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Autore: MairTonks    15/09/2016    1 recensioni
"-Per coloro che non lo sanno, questa sera e' tra noi Charity Burbage, che fino a poco tempo fa insegnava alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarst-
...
-Si..la professoressa Burbage insegnava tutto sui babbani ai figli di maghi e streghe..spiegava che non sono poi tanto diversi da noi...-
...
-Non contenta di corrompere e inquinare le menti dei bambini maghi, la settimana scorsa la professoressa Burbage ha pubblicato una commossa difesa dei babbani sulla Gazzetta del profera. I maghie, ha dichiarato, devono accettare questi ladri della loro conoscenza e della loro magia.-" (Harry Potter e i doni della morte, capitolo 1)
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Charity Burbage, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Hogwarst, ottobre 1969

-Charity, hai della terra sulla fronte-

Charity sobbalzò trovandosi difronte il volto sorridente di Camdem e la sua mano a pochi centimetri dal viso. Impiegò qualche secondo a capire le parole che il ragazzo aveva pronunciato, momentaneamente incantata a guardare due brillanti occhi osservarla, prima di strofinarsi la fronte per eliminare la traccia di terra.

-Aspetta, faccio io- si propose lui avvicinandosi ancora di più e pulendole con un gesto delicato la fronte. A causa dell’odioso vizio, come amava chiamarlo sua nonna Hortensia, di spostarsi in continuazione le ciocche ribelli dagli occhi, ogni volta che usciva dalle serre si ritrovava l’intero viso sporco con il terreno che era costretta a maneggiare ad ogni lezione di Erbologia. Non aveva mai biasimato Cris per aver deciso di non seguire più le lezioni di Erbologia dopo i GUFO, neanche lei amava sporcarsi le mani di sterco di drago o avere le unghie sporche di terra, ma le piaceva non dover seguire almeno una lezione chiusa in un’aula. E, sterco di drago a parte, stare in mezzo a piante colorate e profumate non era poi tanto male se si imparava a distinguere i vari esemplari.

-Grazie- disse Charity sperando di non essere diventata rossa. Cam era l’unico ragazzo in grado di farla sentire a suo agio quando si ritrovavano a parlare da soli del più e del meno e, allo stesso tempo, mandarla in confusione con piccoli gesti inaspettati come quello. Si erano abbracciati parecchie volte prima di quel giorno ma mai si erano trovati con i volti a pochi centimetri di distanza e lei non aveva mai notato la particolare sfumatura dei suoi occhi. Erano dello stesso colore del bosco, verde e marrone mescolati in quel piccolo spazio. Se Agatha avesse sentito i suoi pensieri le avrebbe dato della dodicenne alla sua prima cotta, Sam sarebbe scoppiata a ridere e Martha le avrebbe sorriso comprensiva come si fa una lontana zia che non fa altro che ripetere la stessa cosa ad ogni incontro. Ma non poteva evitare di arrossire ogni volta che lui le si avvicinava o fare pensieri sdolcinati. -Ti sei presa una bella cotta Char- le fece notare una voce nella sua testa con un tono spaventosamente simile a quello di Agatha. Era stata lei a metterla davanti alla cruda realtà quando, qualche mese prima, aveva raccontato alle sue amiche delle sue uscite con il ragazzo.

-Allora, che ne dici?- le chiese lui all’improvviso. Charity sbatte’ un paio di volte le palpebre come per allontanare il più velocemente possibile i pensieri che le frullavano in testa e si rese conto di essere ancora davanti all’uscita della serra con Cam che la fissava speranzosa. Doveva averle proposto qualcosa ma era stata troppo distratta dai suoi occhi per capire le parole.

-Cos… va bene- rispose alla fine pentendosene subito dopo. L’ultima volta che aveva accettato qualcosa senza sapere di cosa si trattasse si era ritrovata sulla Gufiera insieme a Sam in una ventosa giornata di dicembre ad aiutarla a studiare tutte le varie specie di gufi che possedeva la scuola.

-Perfetto, allora ci vediamo dopo pranzo per studiare insieme- le disse con un sorriso ancora più ampio prima di raggiungere Lud che lo stava aspettando poco distante. Charity rimase per qualche attimo ad osservare il ragazzo allontanarsi ma non arrivò neanche dietro l’angolo che lo vide tornare indietro da solo.

-Non volevo chiederti di vederci per studiare. In verità era solo una scusa per passare del tempo con te- le disse tutto d’un fiato. La guardava negli occhi ma un lieve rossore era spuntato sulle sue guance e Charity non poté fare a meno di trovarlo carino.

-Quindi riformulo la domanda. Charity, questo pomeriggio ti andrebbe di passare del tempo con me?- le chiese. Nel tempo che avevano trascorso insieme Charity aveva avuto modo di notare che, ogni volta che Camdem era agitato, aveva l’abitudine di mettere le mani in tasca e iniziare a dondolarsi sui talloni.

Sorrise e senza neanche pensarci un attimo accettò la proposta del ragazzo. Era rimasta piacevolmente sorpresa dal suo comportamento e non poteva negare di voler passare del tempo con lui. L’ultima volta che si erano trovati da soli era stato durante il viaggio di andata verso Hogwarst e lei si era stupita di come il tempo sembrasse volare quando era in sua compagnia.

-Fantastico, allora possiamo andare subito dopo pranzo- le disse e, con un gesto inaspettato, le prese la mano. Fissarono per diversi secondi le loro mani intrecciate e, come se Charity avesse risposto ad una sua muta domanda, Camdem si diresse verso la Sala Grande.

-Ti ho detto che non voglio più avere a che fare con te, sono stato chiaro?- urlò una voce poco distante tremendamente simile a quella di suo cugino Evander. Non poteva esserne certa, non lo aveva mai sentito urlare, neanche quando aveva affrontato il nonno quel primo settembre, ma aveva alle spalle diciassette anni trascorsi in sua compagnia.

-Sono tua sorella Evander, non puoi evitarmi per sempre- ribatte’ una voce più bassa ma tagliente.

Charity girò l’angolo trovandosi i suoi due cugini talmente vicini da permettere ai loro nasi di sfiorarsi. Camdem accanto a lei si fermò, la guardò come per chiederle se volesse cambiare strada ma lei scosse la testa e si voltò verso i suoi cugini. Nessuno dei due sembrò accorgersi della loro presenza, troppo impegnati a litigare.

Era strano vederli discutere, non solo per il fatto che erano sempre andati d’accordo, piuttosto per il fatto di trovarsi davanti la copia femminile e maschile della stessa persona. Non erano uguali solo fisicamente, ma anche i loro movimenti e le loro espressioni erano le stesse. In quel momento entrambi avevano una profonda ruga sulla fronte, gli occhi verdi ridotti in fessure e l’indice puntato contro il petto dell’altro.

-Te lo ripeto per l’ennesima volta, smettila di vederti con quella sanguesporco e inizia a conoscere Imogene Yaxley. Il nonno non sarà contento di sapere che continui a rifiutarla- Ethalyn non urlava ma aveva usato un tono che avrebbe intimorito anche il barone sanguinario.

-Riferisci a lui e a nostro padre ogni singola mossa? Sanno anche quante cioccorane mangio e quante volte vado in biblioteca? Ti hanno nominata spia dopo aver quasi fatto fuori a suon di incantesimi?- Evander faceva paura, aveva un’espressione feroce dipinta in volto e guardava con disgusto la sorella. Charity notò Ethalyn vacillare un attimo, forse anche lei aveva avuto paura quando il suo gemello era stato brutalmente colpito dal padre e dal nonno. Non poteva darle torto, Charity si era spaventata solo a vedere i segni sul volto del cugino e ad immaginare ciò che li aveva procurati.

-Sto solo cercando di aiutarti, dannazione! Lo sto facendo per te, per evitare ti farti cacciare dalla famiglia per colpa di una schifosa sanguesporco!- Ethalyn aveva alzato la voce e per la prima volta Charity la vide perdere la freddezza che tanto la caratterizzava. Fin da bambina sua cugina aveva imparato ad imitare gli atteggiamenti freddi e distaccati che osservavano tutte le donne della sua famiglia. Era da sempre stata l’orgoglio di sua nonna Hortensia e di sua madre Hepsie.

-Se ti importasse davvero di me mi appoggeresti, non rischieresti di farmi ammazzare!-

-Che cosa ci guadagni stando con quella? Perderai tutto, il tuo futuro e la tua famiglia, Evander. Davvero preferisci lei a noi? Preferisci lei a me?-

Ethalyn aveva definitivamente perso il controllo, urlava contro il fratello colpendolo ripetutamente al petto, i lunghi capelli neri che ondeggiavano sulla sua schiena ad ogni colpo e una piccola lacrima aveva iniziato a scendere lungo la sua guancia. Evander non sembrò farci caso, continuò a risponderle mantenendo lo stesso tono furioso. Charity, invece, per la prima volta capì che anche sua cugina aveva un cuore.

Da quando aveva lasciato la casa dei nonni, la mattina del primo settembre, si era chiesta perché mai Ethalyn avesse svelato davanti a tutti il segreto di suo fratello sapendo quali sarebbero state le conseguenze per lui. Semplicemente sua cugina aveva paura di perdere l’unica persona a cui teneva veramente. Lei ed Evander avevano condiviso tutto fin dalla nascita, ogni passo, ogni gioco e ogni momento. Era stata la gelosia della cugina nei confronti del gemello a spingerla a rivelare al padre e al nonno il suo segreto nella speranza di convincerlo a cambiare idea. Ma non aveva tenuto conto dei sentimenti del fratello e Charity si ritrovò a chiedersi chi fosse questa misteriosa ragazza in grado di trasformare il freddo Evander in un ragazzo che lottava per amore.

-Ti avverto Evander, allontanati da quella o ci penserò io ad allontanarla da te- la minaccia fu poco più di un sussurro appena udibile ma fu in grado di pietrificare Evander che, in momento di rabbia, aveva afferrato il braccio della sorella.

-Non provare neanche a toccarla-

Il tono di Evander era più tagliente di un’ascia ma Ethalyn non mostrò il minimo segno di cedimento, neanche quando la stretta del ragazzo si fece più forte sul suo braccio.

-O lei o me, Evander- furono le sue ultime parole prima di liberarsi e allontanarsi dal fratello più lontano possibile. Evander rimase ad osservare la figura della gemella allontanarsi lungo il corridoio e Charity immaginò che anche lui dovesse soffrire per la frattura del suo rapporto con la sorella.

Camdem attese che Evander si allontanasse lungo il corridoio prima di parlarle. Anche lui sembrava sconvolto e lei non poteva dire che quello a cui avevano appena assistito fosse stato un bello spettacolo.

-Chi e’ la ragazza di cui stanno parlando?-

-Non lo so, non mi ero mai accorta che Evander frequentasse qualcuna- rispose Charity sinceramente. Le conversazioni con suo cugino si limitavano a brevi frase pronunciate nelle rare occasioni in cui si trovavano insieme. Aveva sempre pensato che se non fossero nati nella stessa famiglia e non condividessero lo stesso cognome non si sarebbe mai accorti l’uno dell’altro.

-Nessuno lo avrebbe mai detto. Probabilmente questo era il suo intento, tenere la relazione segreta per evitare qualsiasi ritorsione verso la ragazza. Non deve essere una situazione facile la sua- continuò Camdem mentre si dirigevano verso la Sala Grande. Charity notò che, per tutto quel tempo, il ragazzo non le aveva lasciato la mano e adesso, immerso nei suoi pensieri, aveva preso ad accarezzarla distrattamente. Quel contatto riuscì ad allontanare i brutti pensieri riguardanti la reazione del nonno allo scoprire che il nipote continuava a frequentare quella ragazza.

Raggiunsero finalmente la Sala Grande ma, sull’ingresso, notarono un campanello di persone. Entrambi si avvicinarono, Charity sempre saldamente aggrappata alla mano di Camdem e finalmente riuscirono a vedere cosa stava succedendo. Gabriel teneva stretta Martha che, con gli occhi sgranati, fissava un’enorme pietra che sembrava essersi staccata dal soffitto ed era caduta proprio davanti a lei. Se non fosse stato per il ragazzo che la teneva stretta, probabilmente Martha sarebbe stata colpita in pieno.

Da quello che sentiva dire dai ragazzi accanto a lei, Charity apprese la dinamica di ciò che era appena successo. Mentre la maggior parte degli studenti si stava recando a pranzo, un pezzo del soffitto sembrava essersi staccato e avrebbe rischiato di finire direttamente in testa alla povera Martha che passava proprio li se Gabe non l’avesse spostata appena in tempo. Tutto faceva pensare ad un incedente ma Charity dubitava che, per quanto vecchia, la scuola potesse cadere a pezzi.

Facendosi largo tra la folla riuscì ad arrivare proprio davanti ai frammenti di pietra del pavimento. Notò che anche Cris e Sam erano riusciti a farsi strada ma erano tenuti a distanza di sicurezza del piccolo professor Vitious che aveva iniziato a dare ordini agli studenti più vicini.

-Signor Fawley, porti la signorina MacAdams in infermeria. Madama Chips potrà darle qualcosa per farla riprendere dallo spavento e assicurarsi che non sia stata ferita da qualche frammento. Voi altri andate a pranzo, non c’è niente da guarda qui- ordinò il professore mentre si sbracciava per farsi notare anche dagli studenti più lontani. Gabe trascinò di peso Martha lontano dalla folla, senza badare ai piedi che pestava o alle gomitate che tirava. Lei, Cris e Sam lo seguirono immediatamente e lo aiutarono a raggiungere l’infermeria.



Note:
rieccomi! Scusate la piccola pausa ma non sono riuscita ad aggiornare prima.
Non ho molto da aggiungere, volevo solo ringraziare tutti coloro che dedicano parte del loro tempo a leggere la mia storia. Grazie!
MairTonks.
  
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