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Autore: Kimberly Horan    15/09/2016    1 recensioni
Sofia si trova a Londra per presentare la mostra a cui ha lavorato per circa tre anni. Giovane, intraprendente e con un carattere forte, sembra non esserci nulla per lei al di fuori del suo progetto e dello studio, questo finché non incontra il principe Harry. Tra i due scatta qualcosa fin da subito, ma far funzionare la loro relazione sarà più complicato del previsto. Cosa saranno disposti a rinunciare pur di coronare il loro sogno d'amore?
Genere: Commedia, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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“Ti prego, dimmi che domani verrai!” La implorò Kate sulla porta della sua stanza.
“Non è il caso, credimi.” Non avrebbe retto di nuovo il confronto con Harry.
Sofia la fece entrare prima che tutto il corridoio potesse sentire quello che aveva da dire.
“Lo so che sei arrabbiata ma devi venire! Sono certa che non sia stata colpa sua se i giornalisti…”
“Ti ha chiesto lui di venire qui?”
“Sì, però sarei venuta lo stesso”, ammise Kate. “Il punto però è che Harry avrà anche tutti i difetti del mondo, ma ti ama”.
“Non ha mai accennato alla parola amore”. Sussurrò con dispiacere. Cosa provasse Harry per lei non ne aveva idea. Era semplicemente una delle tante o qualcosa di più? Scoprirlo sarebbe stato bello. No, non doveva continuare a pensare a lui, si sarebbe semplicemente innervosita.
Tenendo conto che ormai era entrata in quell’ottica, come riuscì Kate a convincerla che doveva esserci alla partita di polo, questo rimase un mistero per entrambe. L’ipotesi più plausibile era che in verità, nonostante tutto, Sofia si lasciò ancora una volta travolgere dalle emozioni. Voleva vedere Harry e si rifiutava di ammetterlo.
Quel pomeriggio il tempo era pessimo. Un classico inglese con pioggerellina costante e cielo grigio di cui solo lei sembrava curarsi. Questa volta Sofia giunse direttamente in compagnia di Kate, la quale aveva insistito affinché andasse con lei per assicurarsi che non cambiasse idea all’ultimo minuto.
William e Harry si trovavano già lì e quando lui la vide arrivare sentì il cuore smettere di battergli nel petto. Non si era più dato pace nel tentativo di capire come si doveva comportare. Sofia era stata piuttosto chiara e un uomo adulto e maturo sa quando è ora di farsi da parte. Il problema era che questa volta non ci sarebbe riuscito. L’unica cosa che desiderava era parlarle; tentare l’impossibile pur di non rovinare le cose.
Alla prima occasione disponibile Harry si avvicinò a Sofia e, assicurandosi che nessuno potesse vederlo, la trascinò letteralmente in una delle tende bianche che erano state allestite per i giocatori.
“Che diamine fai?” Sofia si liberò dalla sua stretta e gli lanciò un’occhiataccia.
“Dobbiamo parlare”, le disse serio.
Lei incrociò le braccia sul petto. “Credevo che avessimo già chiarito l’altro giorno. Non ho nulla da dirti”.
“Non importa, sono io che devo parlarti”. Harry fece una piccola pausa, poi proseguì: “Ascoltami, capisco come ti senti e credimi non pensare che tutto questo mi faccia piacere”. Il suo tono di voce si addolcì leggermente perché non voleva sembrare arrabbiato. “ E’ vero magari un tempo lo trovavo divertente finire sui giornali, però ora non è più così. Il punto è che non è una cosa che posso evitare… magari insieme potremmo trovare una soluzione”. Il suo tono lasciava intuire quanto tutta quella storia lo tormentasse.
“Non posso.” Sofia restò impassibile e Harry si sentì terribilmente vulnerabile.
“E’ perché non provi nulla per me?” La voce gli tremò. Se quella era la verità, non voleva saperlo.
Sentendo quella domanda così inaspettata, Sofia lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. Finalmente si liberò della maschera di indifferenza che aveva indossato fino ad allora. “Certo che provo qualcosa per te! Non…non è questo il problema”. Distolse lo sguardo incapace di guardarlo negli occhi. “Io c’ho messo tanto per trovare me stessa, mi sono impegnata fino allo stremo per arrivare fino a qui e non posso lasciare tutto solo perché ho una relazione con il principe d’Inghilterra. E’ importante per me non mollare proprio ora, non posso”.
Harry rise amaramente. “Ah, giusto: la carriera prima di ogni altra cosa”, commentò sarcastico.
Sofia si sentì quasi male. Era tremendo sentirlo parlare così. Tentò di dirgli qualcosa, ma da fuori la tenda uno dei suoi compagni di squadra lo chiamò dicendogli che stava per iniziare il terzo chukker della partita.
I due si guardarono negli occhi per un’ultima volta, entrambi con la speranza che l’altro parlasse, invece ci fu solo silenzio.
Facendo un profondo respiro Harry si avvicinò verso l’uscita della tenda. “Non ti sto chiedendo di rinunciare a ciò che sei. L’unica cosa che mi importa è se mi ami o no, perché nel caso non lo avessi capito io ti amo”. Senza aggiungere altro o aspettare una qualche reazione da parte di lei, scomparì sotto la pioggia.
Completamente destabilizzata e con il cuore in frantumi, Sofia sentì gli occhi bruciarle e dopo poco scoppiò a piangere.
Non sarebbe dovuta andare a quella stupida partita di polo. Non avrebbe dovuto parlare con lui. Con un enorme peso sul cuore si diresse verso il parcheggio senza guardare in faccia nessuno. Avrebbe preso un taxi e sarebbe tornata in hotel dove avrebbe fatto i bagagli e si sarebbe preparata a partire. Una volta a casa sarebbe riuscita a dimenticare e a lasciarsi alle spalle tutto.
“Sofia, dove stai andando?” Quella voce squillante la fece voltare di scatto.
Sofia guardò Kate e scosse la testa. “E’ stato un errore”.
“Cosa è stato un errore?”
“Venire qui oggi! Essermi fatta coinvolgere in…in tutto questo!” Esclamò con convinzione, ormai sopraffatta dal panico.
“No, non lo è stato!” protestò la duchessa mettendole una mano sulla spalla per cercare di calmarla. Vedendo le lacrime della ragazza l’abbracciò calorosamente ‘’Stà calma, va tutto bene. Vieni, sediamoci e parliamo con calma’’. Le due si sistemarono su una delle panchine lì vicino.
“Cos’è successo?”
“Non saprei nemmeno come riassumerti il discorso”
Kate sospirò dispiaciuta. “So come ti senti. Io e William ci siamo passati prima di voi e a volte mi chiedo come sarebbe stato se non ci fossimo mai sposati”, le disse con un velo di tristezza. “Però, ogni giorno, quando mi sveglio e vedo lui, e i nostri bambini, mi rendo conto che tutto il resto non conta”. Kate le sorrise dolcemente e con l’indice della mano sinistra le asciugò una lacrima. “Tutto il resto non conta…”
Sofia comprese subito ciò che intendeva dire. L’amore era una cosa complicata, fatta di sacrifici e di reciproca comprensione. Perché si era lasciata andare con Harry? Perché la feriva tanto l’idea di averlo perso? Perché il sentirlo dire che l’amava l’aveva resa incredibilmente felice e poi immediatamente triste? La risposta la conosceva bene e quella fu la prima volta in cui ne ebbe la consapevolezza: lei lo amava. Era accaduto tutto così in fretta che si era rifiutata di crederci, ma a quel punto negarlo sarebbe stato da ipocrita.
Se fino a pochi attimi prima aveva desiderato di fuggire lontano, svegliarsi nel suo letto a casa ed avere la sicurezza che fosse stato tutto un sogno, ora non c’era altro posto in cui sarebbe voluta essere se non lì. Scappare sarebbe stato l’errore più grande della sua vita. No, lei doveva restare; doveva tornare indietro e dire ad Harry quello che provava.
Cercando di rimediare ai danni che il pianto aveva fatto al suo trucco, ormai completamente scomparso, Sofia si alzò in piedi e insieme a Kate tornarono indietro.
 
 
 
La partita di polo era finalmente terminata. Harry aveva giocato per obbligo, contro voglia e senza passione. Se non fosse stato che era un evento di beneficenza, si sarebbe ritirato immediatamente. Non ascoltò nemmeno una parola del discorso di premiazione e quando dovette ritirare il trofeo sfoderò il più falso e svogliato dei suoi sorrisi.
All’improvviso vide Sofia tra la folla. Aveva gli occhi arrossati, come se avesse pianto. Sicuramente era stata colpa sua e si disse che era proprio un idiota. Un grosso idiota che aveva sbagliato tutto.
Finalmente libero dal flash dei fotografi, Harry lasciò il trofeo a William ignorando quello che gli stava dicendo in quel momento. Le andò incontro quasi correndo e una volta raggiunta le prese il volto tra le mani e la baciò con passione.
“Mi dispiace”, le sussurrò poi facendo in modo che le loro fronti si toccassero.
Lei scosse la testa. “No, sono io che devo scusarmi: il mio non è stato un comportamento maturo”.
“Siamo stati tutti e due degli immaturi”.
Risero entrambi. “Ho avuto paura”, ammise Sofia. “Mi sono lasciata sopraffare dal panico e ho combinato un disastro”. Alzò lo sguardo e si perse negli occhi di Harry. “Non pensare che non ricambi i tuoi sentimenti’’.
Il principe sorrise ed abbassò lo sguardo leggermente imbarazzato, sentendosi come un adolescente che riceve la prima dichiarazione d’amore. “Lo so. Sarei dovuto correrti dietro e lasciar perdere la partita di polo”.
“Fortuna che Kate lo ha fatto al posto tuo, altrimenti saresti dovuto venire a cercarmi in un posto più lontano del parcheggio”
Harry le sorrise felice come non mai. La tirò nuovamente a sé in cerca delle sue labbra mentre la stringeva forte. La pioggerellina si fece più fitta e l’aria più umida, nonostante questo Harry se ne accorse a mala pena. In quel momento non si sarebbe mosso da lì, nemmeno se fosse venuto giù il diluvio universale. 
“Cosa succede adesso?” Gli chiese Sofia notando che la gente intorno a loro li fissava.
Harry le diede un altro bacio appena accennato. “Un bel po’ di casino!”
  
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