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Autore: Mary P_Stark    16/09/2016    1 recensioni
2024. Malcolm Hamilton e i suoi amici si apprestano a terminare i loro studi alla Columbia ma il giovane, Guardiano dello Spirito e Fulcro del Pentacolo di Potere della sua famiglia, sente che qualcosa non va, che qualcosa lo minaccia, pur se non direttamente. Niente e nessuno sembra riuscire a comprendere cosa stia curiosando attorno al giovane, neppure un'entità potente come la Fenice Araba, che si è presa personale carico di aiutare l'amico e Guardiano.
Cosa vi può essere che riesce a sfuggire agli occhi di un Dominatore dello Spirito? E sarà un'entità davvero malvagia, o solo incuriosita dal potere di Malcolm e della sua famiglia?
E' difficile scoprirlo, specialmente quando cuore e anima vanno in due direzioni diverse. Se il primo vorrebbe pensare agli occhi dolci di Eiko, la seconda è incuriosita da Rin, le due nuove amiche che Malcolm conosce all'università.
Riuscirà il ragazzo a non cacciarsi nei guai, o saranno i guai a trovare lui? - SPIN-OFF serie 'The Power of the Four' (è necessaria la previa lettura della saga, per comprenderne gli intrecci)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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8.
 

 
Infagottata nel suo cappotto, lo sguardo stanco e il volto pallido, Rin starnutì forse per la ventesima volta ed Eiko, a quel punto, sentenziò: “Basta. Devi andare dal medico. Non puoi continuare a curarti da sola. E’ evidente che hai preso l’influenza, e non puoi andare avanti a vitamina C e tylenol.”

Da quando Rin si era messa sotto con gli studi per passare l’esame di prospettiva, non era quasi più uscita dalla sua stanza, se non per andare a lezione. Aveva disertato tutte le uscite con amiche e amici, e si era persino ritrovata a cacciare fuori dalla sua camera Bobby e Keath.

Anche Malcolm aveva fallito, quando si era presentato da lei per condurla al cinema.

Niente da fare.

Rin aveva deciso di passare quel maledetto esame con il massimo dei voti e nessuno, neppure Eiko, era riuscita a farle cambiare idea.

Così facendo, però, si era evidentemente debilitata, e i risultati erano ora ben evidenti davanti all’amica d’infanzia.

Amica d’infanzia che si vide frizzare dallo sguardo determinato di Rin, ben decisa a puntare i piedi fino all’ultimo. Anche di fronte all’evidenza stessa dei fatti.

“Ce la posso fare, Eiko-necchan. Non sono fatta di porcellana, credimi” brontolò Rin, soffiandosi il naso un attimo dopo.

Sarcastica, l’amica replicò: “Oh, sì, come no! Si vede proprio che scoppi di salute!”

“Non fare l’acida con me, Eiko” sbuffò Rin, prendendola sottobraccio per avviarsi all’interno del campus. “Lo so che ti preoccupi per me, ma davvero… non ho niente di grave.”

A quel punto l’amica cedette e, nel poggiare un momento il capo contro quello di Rin, asserì dolcemente: “So di essere burbera, ma solo perché tengo a te.”

“E io lo so benissimo, ma non voglio che perdi di vista le cose più importanti della vita, solo perché a me cola il naso” ironizzò Rin, ammiccando all’indirizzo del corridoio dinanzi a loro.

Eiko ne seguì lo sguardo e, suo malgrado, non poté evitare un principio di rossore quando vide Malcolm giungere di corsa verso di loro.

Quell’andatura elegante, la falcata lunga e potente, quel corpo tonico e spavaldo che sapeva mandarla letteralmente nel pallone. Non c’era niente da fare. Tutte le volte che lo vedeva, il suo cuore faceva le capriole.

Era un bel ragazzo, e non si poteva negare che i suoi occhi verdi fossero il suo punto forte.

O il suo torace ampio e scolpito?, le rammentò una vocetta nella testa, infastidendola per la verità in essa contenuta.

Le era quasi venuto un mancamento quando un giorno, nell’arrivare all’appartamento dei ragazzi, aveva trovato la porta aperta. Aveva bussato nell’entrare e, quando aveva scorto Malcolm uscire dal bagno con i soli jeans addosso, si era bloccata su due piedi, basita.

Lui le aveva sorriso appena, si era scusato e si era dileguato in camera, ma Eiko aveva avuto tutto il tempo di lustrarsi gli occhi.

Aveva visto le fotografie dei genitori di Mal, e sapeva che suo padre era un Marcantonio pieno di fascino… ma anche il figlio non scherzava.

Questo fatto, però, l’aveva fatta sentire malissimo perché, tendenzialmente, lei non crollava come una pera cotta di fronte a un bel visino e un fisico scolpito.

Eppure, quello di Malcolm le aveva fatto un certo effetto, e per questo si era odiata.

Perché era difficile dare un nome a ciò che sentiva dentro, quando era distratta da tanta bellezza!

Approfittò perciò di quel momento – Mal si era bloccato un attimo a scambiare due parole con un professore – per studiarlo con occhi clinici.

Inflessibili.

Super partes.

E fallì miseramente.

Che volesse ammetterlo con se stessa o meno, tutto era affascinante, in Malcolm.

Dal modo in cui muoveva le mani, al suo sorriso sincero e spontaneo, alla sua voce profonda e vagamente roca.

Ma, più di ogni altra cosa, c’era il suo modo di fare.

Ogni persona era importante, per lui, che fosse un conoscente o l’amico più fidato.

Lui trattava alla stessa maniera tutti quanti, come se fossero equamente indispensabili, equamente unici, nel suo personale universo.

Eiko adorava questo tratto del suo carattere …perciò, sommare questo fatto a tutto il resto, le dava parecchi grattacapi e le rendeva sempre più difficile restare con i piedi per terra.

“E’ inutile che tergiversi… io tenterei la sorte e basta” sussurrò Rin al suo fianco, quando vide Malcolm lasciare il fianco del professore per dirigersi verso di loro.

Eiko la fissò malissimo ma non ebbe il tempo di risponderle perché Mal, nel frattempo, le aveva raggiunte con le sue lunghe falcate.

Il giovane abbracciò spontaneamente Rin, in barba alle proteste della ragazza – che non voleva attaccargli i suoi bacilli – e infine si rivolse a Eiko.

Come al solito, il loro abbraccio fu più impacciato, meno spontaneo, ed Eiko diede la colpa soprattutto a se stessa.

Se fosse stata meno rigida, forse Malcolm si sarebbe sentito più a suo agio anche con lei.

Ma come fare senza sciogliersi in quel calore, in quell’aura meravigliosa che lui sapeva sprigionare?

Un vero rompicapo, poco ma sicuro.

“Allora, come sta la nostra malata?” domandò Malcolm, mettendosi al loro fianco.

Rin gli sorrise dispettosa, asserendo: “Non sono affatto malata. Non dare credito alle paure di Eiko. Starò bene nel giro di pochissimi giorni.”

Sorridendo per un attimo a Eiko, Malcolm replicò: “Sono solo le preoccupazioni di una carissima amica. Io le darei un po’ di credito, dopotutto.”

“Ecco, vedi?” borbottò Eiko, ringraziando Mal con un sorriso caloroso.

Sorriso che, come al solito, gli fece distogliere gli occhi nel giro di un nanosecondo.

Rin lo notò senza alcuna difficoltà e, sbuffando labilmente, diede una gomitata nelle costole a Malcolm, fissandolo poi malissimo.

Lui sobbalzò leggermente, di fronte a quel comportamento improvviso, e le sue Elementali lo sgridarono parimenti per la sua viltà.

“Vi siete messe d’accordo?”, brontolò tra sé Malcolm, cercando di non ricambiare lo sguardo accigliato di Rin.

La mortale ha ragione! Stai tentennando! Un Guardiano non tentenna MAI!, sbraitarono quasi in coro alcune delle fate dello Spirito, impegnate a galleggiare attorno a lui come lucciole impazzite.

Sbuffando tra sé di fronte a quella coalizione sproporzionata e ingiusta messa in piedi contro di lui, Malcolm si limitò a dire ad alta voce: “Hai bisogno di parlarmi, Rin?”

“Oh… sì, in effetti sì” assentì subito la ragazza, notando l’istante seguente un pallore sospetto comparire sulle gote di Eiko.

“Ci puoi scusare un attimo, Eiko? Non vorrei rimetterci un’altra costola” disse a quel punto Mal, sorridendole contrito.

“Certo… c-ci vediamo alla caffetteria, allora” mormorò terrorizzata la ragazza, lanciando un’occhiata disperata all’amica che, per contro, si limitò a sorridere ingenua.

Non potendo fare altro, Eiko se ne andò, le spalle ripiegate e l’aria di una a cui sia stata appena inflitta la peggiore delle punizioni.

 
***

Riuscito finalmente a trovare un angolino relativamente tranquillo tra i tanti corridoi dell’università, Malcolm domandò dubbioso: “A cosa era dovuto quel colpo basso? Mi verrà un discreto livido, entro domani.”

Rin lo fissò torva, notando il doppio senso contenuto nelle sue parole – lei era molto più bassa di Malcolm – e, sbuffando, borbottò: “Non è colpa mia se sei alto come una pertica. E poi te lo meriti, il livido.”

“Verissimo per l’altezza… un po’ meno per il livido” assentì lui, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

La ragazza sorrise, divertita dai suoi modi da fratello maggiore. Malcolm si era comportato così, con lei, fin dall’inizio.

Era un atteggiamento che, in un primo momento, l’aveva infastidita – quando cerchi di far colpo, ti dà noia che un ragazzo ti tratti come sua sorella.

Alla fine – neanche troppo tardi, comunque – aveva compreso di vederlo allo stesso modo, e questo le aveva dato un piacere singolare.

Studiarne poi la famiglia, scoprire tutti gli aneddoti su di loro e venire a sapere quanto fosse sviluppata nel tempo, le aveva dato una mano a comprendere meglio Malcolm.

Era stato affascinante aggirarsi tra personaggi curiosi e affascinanti, intervallatisi nei secoli tra i vari rami della sua famiglia, così come era stato sorprendente notare come quasi tutti fossero stati degli studiosi o dei saggi.

La cultura doveva essere stata una base importantissima, all’interno del loro millenario clan, e Malcolm era solo l’ultimo di questa stirpe.

Rin aveva notato praticamente subito come il ragazzo se ne facesse carico, e tenesse a mantenere alto il nome della famiglia.

Non era il classico giovane scapestrato con la fissa per le donne e le auto veloci, ma una persona attenta e capace …ma anche assai impacciata.

Per lo meno, si era dimostrato esserlo con Eiko, con la quale tradiva un’insicurezza quasi fastidiosa ma che, forse, aveva radici assai profonde proprio per il legame che stava creandosi tra di loro.

Era giunto perciò il momento di chiarire un po’ di cose, o entrambi i suoi amici si sarebbero fatti molto male, di questo passo.

Non era una cosa che potesse accettare con così tanta leggerezza perciò, anche se era un po’ barbaro ficcare così il naso, lo avrebbe fatto comunque.

Si sarebbe fatta perdonare in un secondo momento.

“Chiariamo un punto, noi due” dichiarò quindi Rin, stringendo le braccia sotto i seni con fare – lei sperò – minaccioso.

Malcolm assentì, tutto serio in viso, attendendo paziente che lei proseguisse.

“Ti piace Eiko?” gli gettò in faccia la ragazza, vedendolo impallidire di colpo per poi diventare color delle ciliegie mature.

“Ma… m-ma che razza di domande mi fai? Sì, certo che mi piace. Ma anche tu, se è per questo” borbottò il giovane, grattandosi nervosamente la nuca.

Sbuffando sonoramente, ed esibendosi in una smorfia tale da far ridacchiare Mal, Rin esalò esasperata: “Dio santissimo, Mal… non intendo dire come una sorella! Vorresti portartela a letto?”

Irrigidendosi di colpo, Malcolm replicò serissimo: “Non credo proprio che siano argomenti da trattare, se non con la diretta interessata. Inoltre, sarebbe davvero spiacevole pensare a qualsiasi donna in questi termini.”

Ops. Scelta sbagliata di parole.

Rin si mangiò metaforicamente la lingua – e dire che aveva capito che Mal era un gentiluomo d’altri tempi! – e ribatté più gentilmente: “Scusa, mi sono espressa malissimo. Volevo dire… non porteresti fuori Eiko? Non vorresti baciarla? O stare con lei?”

Malcolm la fissò dubbioso per diversi secondi, secondi in cui le sue Elementali lo fecero impazzire per i mille e più consigli propinati contemporaneamente.

Da quando in qua si comportavano come tante comari?!

Alla fine, comunque, Malcolm le domandò con calore: “Rin, …perché mi stai facendo queste domande? Cosa succede?”

Aggrappandosi alle braccia di Malcolm con espressione turbata, lei mormorò: “Succede che vi state girando intorno come in una giostra, ma nessuno fa il primo passo! E siete snervanti!”

Il giovane sobbalzò leggermente, a quelle parole e Rin, ancora una volta, si diede dell’idiota.

Dov’era finita tutta la sua diplomazia?

E quando mai l’hai avuta?¸le rinfacciò una vocina nella testa.

Mandando al diavolo la vocina, giusto per sottolineare quanto fosse diplomatica, Rin aggiunse: “Okay, faccio schifo nel fare la sensale, ma ti dico questo. Chiedi a Eiko… solo a Eiko di uscire. Dovete parlare sinceramente l’un l’altra, perché vi state evitando per non ferire l’altro, per motivi a me del tutto sconosciuti, ma fate l’esatto contrario!”

Fu in quel momento che Rin capì fin dove si fosse spinta… e temette di aver esagerato.

La maschera di calma che ricopriva il volto di Malcolm, letteralmente, si sgretolò di fronte ai suoi occhi, lasciando intravedere la paura autentica che era rimasta nascosta fino a quel momento.

Paura di fallire, di non essere ricambiato, di aver sbagliato clamorosamente a interpretare una persona …mille paure diverse, e tutte concentrate in quelle iridi scintillanti.

“Oh, Mal…” sussurrò Rin, abbracciandolo di slancio.

Lui la tenne avvinta a sé per un tempo indefinibile, quasi che la piccola, delicata Rin, fosse la sua unica ancora di salvezza dal baratro.

E lei lo trattenne, pur se il suo animo andò a fuoco, nel farlo, procurandole inspiegabilmente un dolore tale da toglierle quasi il fiato.

Quando infine si scostarono, Rin percepì un secco tonfo al cuore, come se qualcuno – o qualcosa – avesse desiderato proseguire quell’abbraccio, ma non vi badò.

In quel momento, era più importante capire quali, e quanti, danni avesse fatto.

“Chi ti ha fatto soffrire tanto, Malcolm? Chi ti ha fatto perdere fiducia in te stesso?” sussurrò Rin, stringendogli una mano con affetto.

Lui le sorrise appena rispondendo a quella stretta e, nel calare su di lei per un bacio sulla guancia, disse soltanto: “Non ha importanza, Rin …ma grazie. Hai ragione. Se non parlo, come farò a sapere? Nel bene e nel male, dovrò pur fare qualcosa, no?”

“Avrei dovuto tacere. Non erano affari miei e…” tentennò la giovane, scuotendo il capo con espressione contrita.

Aveva immaginato che il ragazzo avesse preso una cotta, o volesse soltanto iniziare una relazione superficiale con Eiko, invece c’era ben altro.

Come Eiko, anche Malcolm aveva visto qualcosa che l’aveva incatenato all’altra, e aveva creato quel muro insormontabile di paura per diretta conseguenza.

Sperò soltanto di non aver causato un danno irreparabile, avendo parlato con quell’irruenza non richiesta.

“No, hai fatto bene a dirmelo. Anche Bobby e Keath mi hanno detto che stavo tergiversando troppo” la rassicurò Mal, dandole un buffetto sul naso. “Forse, mi serviva una lavata di testa anche da parte tua, per capire.”

“Sono la solita schiacciasassi” sospirò Rin, contrita.

Malcolm, allora, allargò il suo sorriso, la baciò sul naso e aggiunse: “Mia zia Summer è più schiacciasassi di te, ma la amo lo stesso.”

Ciò detto, Mal la salutò con la promessa di comportarsi da uomo, e non più da fifone dopodiché, a grandi passi, si diresse verso la caffetteria dell’ateneo.

Quando Rin lo perse di vista, si accasciò contro il muro, stremata, ed esalò: “Ho davvero bisogno di un medico… non mi reggo in piedi.”

 
***

Era più che evidente che Rin aveva parlato. Non ci voleva un genio per sapere che, messa di fronte a Malcolm, avrebbe spifferato tutto.

Ma in fondo, non era meglio così? Dopotutto, lei voleva che sapesse. Però, sarebbe stato preferibile dirglielo di persona, non passare tramite l’amica del cuore.

Così, dimostrava solo di essere una codarda, senza spina dorsale e…

Sobbalzando quando Malcolm le si approssimò all’improvviso e le sfiorò una spalla con la mano, Eiko si volse a fissarlo col volto paonazzo, incapace di parlare.

Lui, allora, si limitò a prenderla per mano, senza dirle nulla e, scevro di spiegazioni, la condusse fuori dall’università.

Insieme attraversarono la strada, imboccarono le scale che conducevano al Morningside Park e lì, dopo aver scelto una delle passeggiate, si incamminarono.

Ancora, Malcolm non parlò ed Eiko, seguendolo fiduciosa come aveva fatto fino a quel momento, si chiese nervosamente cosa gli stesse passando per la mente.

I suoi occhi sembravano stranamente calmi, eppure il suo comportamento denotava un certo nervosismo.

Che pensare, dunque?

Proseguirono speditamente, sempre senza parlare, fino a raggiungere il Morningside Pond, in quel momento ricoperto di neve.

Lì, il giovane si fermò, scrutò per un momento le sagome spoglie dei salici piangenti, le panchine attorno al lago ghiacciato e, dopo un momento, disse: “Ho avuto un inizio dell’anno piuttosto confuso…”

Un po’ sorpresa da quella frase, Eiko si rilassò impercettibilmente e assentì, attendendo che proseguisse.

“Sei mesi fa è morto mio nonno. Non è stata una brutta morte; semplicemente, non si è svegliato” le spiegò Malcolm, vedendola ammantarsi di dolore genuino.

I suoi occhi si riempirono di lacrime, ma lui scosse il capo, aggiungendo: “Non te l’ho detto perché ti preoccupassi. Davvero, sto bene. Ma serve per farti capire… una cosa.”

Pur non comprendendo esattamente cosa, Eiko assentì ancora e Mal, nel calare lo sguardo, afferrò delicatamente le sue mani inguantate e piccole, tra le sue.

Lynne era completamente diversa.

Giunonica, un’autentica guerriera celtica, dalla folta chioma biondo rossiccia e gli occhi azzurri.

L’aveva vista crescere, diventare donna, e lui aveva pensato di amarla.

Si era fidato del suo istinto di ragazzo innamorato, preferendo non far intervenire i suoi Elementali, e si era ritrovato con il cuore dilaniato dal dolore.

Incontrare Eiko e Rin, conoscerle e diventarne amico, era stato come una catarsi.

Grazie a Rin, aveva potuto scoprire un nuovo genere di legame affettivo, qualcosa di molto simile all’amore fraterno, ma con un’anima così pura da ricordargli i suoi spiriti.

Con Eiko, invece, aveva riscoperto se stesso e, forse, compreso per la prima volta cosa volesse dire amare davvero.

Non solo aveva capito di non aver mai realmente amato Lynne – quanto meno, non di un amore maturo e consapevole – ma aveva ammesso anche con se stesso di aver mal interpretato i segnali.

Con Lynne, era stato procedere come da un punto a un altro, lei consapevole di lui, lui di lei, perché entrambi nati sotto la guida di Arianrhod. Non c’era stato il vero balzo nel vuoto.

Forse, l’errore di entrambi era stato di aver dato troppo peso alle cose sbagliate.

Con Eiko, tenendo ben a freno i suoi istinti, aveva scorto una ragazza sensibile, dal cuore generoso, disponibile col prossimo e infinitamente bella.

Se Rin si era dimostrata un’anima pura quanto rara, da proteggere a qualsiasi costo, Eiko si era rivelata invero una guerriera, un porto sicuro in cui riposare, il bosco tranquillo ove nascondersi.

Era mille e più cose, e tutte destinate a coloro che le stavano vicino.

Non aveva paura di sbagliare, immaginandola nel brandire una spada per difendere coloro che amava.

Come gli aveva confidato Rin una volta, nel passato di Eiko i guerrieri e i sacerdoti la facevano da padroni.

Una stirpe di nobili intenti, di potenti anime trapassate. Lei ne era la summa, senza alcun dubbio.

Perciò, chi aveva creduto di essere, per pensare di non innamorarsi di lei?

Solo, come spingersi oltre quel vuoto che tanto lo terrorizzava? Come ammettere con la fonte dei suoi patimenti, che il suo cuore le apparteneva?

Ma, come tutti gli avevano ripetuto fino alla nausea, doveva tentare.

Zia Spring, zia Summer e zio Autumn avevano tentato. Si erano fidati di coloro che i loro cuori avevano scelto.

Tra Kimmy e papà era stato diverso. Loro si erano amati fin da principio, fin da quando erano piccoli. Era stato più semplice, tutto sommato, poteri magici a parte.

Lasciando perciò perdere le sue ultime paure, Malcolm levò il capo e cominciò col dire: “Senti, Eiko, vorrei…”

Non terminò mai la frase.

La ragazza si levò in punta di piedi e, in barba a tutti suoi timori, lo baciò.

Fu un bacio casto, solo labbra contro labbra, ma bastò tanto per infiammare lo spirito di Malcolm.

Non riuscendo a padroneggiare i propri sentimenti, la avvolse tra le braccia e fece diventare quel bacio qualcosa di più.

Le mordicchiò le labbra, spingendola a lasciarsi andare, e il suo corpo divenne creta malleabile contro il proprio.

Eiko ansimò, avvolse le braccia attorno al collo di Malcolm e il giovane, non potendo impedirselo, ascoltò.

Quello che percepì superficialmente lo mandò quasi a fuoco.

C’era una passione rovente, la sorpresa di essere ricambiata, una sorta di timidezza a proseguire, un fondo di passione sessuale… mille pensieri, affastellati l’uno sull’altro.

Si disconnesse alla svelta, prima di penetrare troppo dentro di lei e, scostandosi da quella bocca che lui voleva divorare, Mal gracchiò: “Oookay… volevo dire più o meno questo.”

Lei scoppiò a ridere, arrossì come un peperone maturo e si scostò quel tanto per riappoggiare i piedi a terra… letteralmente.

Poggiando una mano sulla bocca tumida, Eiko mormorò: “Dio, scusa… è stato così… barbaro, saltarti addosso a quel modo.”

“Oh, no, credimi… ho gradito. Io sarei stato inutilmente prolisso e, forse, avrei fatto un gran casino” replicò lui, sorridendo nervosamente nel grattarsi la nuca.

Quando avrebbe smesso di farlo, quando si agitava? Forse mai.

Eiko ancora rise, di fronte alla sua candida ammissione e, nel mordersi il labbro inferiore, gli domandò: “Cos’avresti detto? La versione stringata, intendo.”

“Avrei decantato la tua bellezza, esteriore e interiore, poi ti avrei chiesto di uscire, o qualcosa del genere. Come vedi, tu sei stata più brava di me” le spiegò Malcolm, sfiorandole i capelli con un dito, all’altezza dell’orecchio.

Eiko glielo aveva visto fare tante volte, con Rin …ma non a quel modo, non con quello sguardo caldo, che avrebbe potuto sciogliere la neve di tutto il parco.

Si sentì ribollire il sangue, nel ritrovarsi vittima di quegli occhi smeraldini, preda e predatrice al tempo stesso.

A quel punto, sapeva bene che, se avesse spinto un po’ sull’acceleratore, Malcolm le avrebbe concesso qualsiasi cosa.

Ma perché volerlo?

Gli carezzò il viso, che risultò caldo nonostante fossero sottozero, e mormorò: “Cosa successe dopo la morte di tuo nonno?”

Lui le sorrise appena, apprezzando il suo interessamento e, nell’avvolgerla in un abbraccio, poggiò il mento sul suo capo e sussurrò turbato: “Stavo con una ragazza… la conoscevo fin da quando eravamo piccoli. Finii con l’andarci a letto. Non ricordo neanche se ci ubriacammo, prima, ma tant’è…”

“Non andò come speravi?” gli domandò lei, sentendo il cuore di Malcolm sotto il suo orecchio.

Batteva nervosamente, come se si vergognasse di quel ricordo.

Istintivamente, lo strinse più forte, e il battito si chetò, tornando normale.

Eiko sorrise soddisfatta. Era bello sapere di poterlo calmare con il semplice tocco.

“Diciamo che scoprii qualcosa che mi ferì, e questo mi portò a lasciarla. Volevamo cose diverse, da quel rapporto…” ammise lui, sospirando leggermente.

“Per questo, ci sei andato con i piedi di piombo? Ferite troppo fresche?”

“Anche ma, soprattutto, paura di sbagliare. E ferirti” ammise Malcolm, scostandola per guardarla negli occhi. “Stavolta, non ne sopporterei il peso.”

Eiko sgranò lentamente gli occhi, quando comprese le implicazioni di quelle semplici parole.

Malcolm stava ammettendo con straziante sincerità che quel bacio era più di semplice desiderio, era più di mera attrazione fisica.

Aveva paura, esattamente come lei, era terrorizzato dalle implicazioni di una loro relazione. Esattamente come lei, aveva compreso che, stavolta, ogni cosa sarebbe stata diversa, più profonda, e perciò più pericolosa.

Lappandosi lentamente le labbra, Eiko lo ringraziò con un bacio dolcissimo per quella tenera verità e, nello scostarsi, mormorò: “Neppure io ne sopporterei il peso. Per ora, però, proviamo a portarlo insieme.”

Lui tremò per un istante, la giovane poté avvertirlo senza alcun problema e, ancora una volta, si domandò quanto a fondo fosse andata la lama che la giovane del suo cuore aveva brandito contro di lui.

Nuovamente, quindi, lo strinse a sé, tentò di chetarne le paure e, dopo aver abbandonato il suo abbraccio, lo prese per mano e sorrise.

Non aveva la più pallida idea di quello che sarebbe successo in seguito, ma lo avrebbero affrontato assieme.

Fu in quel momento che il cellulare di Eiko squillò e, sorpresa, la ragazza lo estrasse dalla tasca del cappotto.

Malcolm si preoccupò immediatamente e, quando lesse il messaggio che era giunto alla giovane, impallidì suo pari.

Rin era stata ricoverata.



 

 

 

Note: finalmente - sarebbe il caso di dire - Malcolm ed Eiko si sono spiegati, e Rin ne è stata la fautrice principale, dopo le imbeccate di Bobby e Keath in tal proposito.

Si è giunti infine al dunque, ed Eiko pare decisa a chetare una volta per tutte i dubbi e le paure di Malcolm, pur se a sua volta è spaventata dalla portata dei propri sentimenti.

Il ricovero improvviso di Rin, però, getta un'ombra scura sul loro amore appena nato.

Che cos'avrà la ragazza? Sarà una semplice influenza, o ci sarà qualcosa di più?

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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