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Autore: fenris    16/09/2016    2 recensioni
E se ci avessero sempre mentito?Cos'è veramente successo in Egitto più di tremila anni fa?Una storia di lotta e dolore,dove due popoli dovranno imparare ad appianare le divergenze e combattere assieme per fronteggiare un male più grande di loro.Riuscirà Mosè a vincere e restare fedele al suo voto di non uccidere nessun essere umano?
Ispirato in larga parte da Il principe d'Egitto/I dieci comandamenti,Kane's chronicles e Il dio del fiume
Nota: La storia non presuppone in alcun modo di descrivere una società storicamente fedele poichè non era il mio obbiettivo all'epoca in cui la scrissi. Mi scuso per ogni inesattezza storica che troverete e sarò più che grato se leggerete in ogni caso chiudendo un occhio. Le critiche a riguardo sono comunque ben accette.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel cortile del tempio di Thoth due eserciti si stavano scontrando all'ultimo sangue. Dieci babbuini correvano di qua e di là cercando di portare la palla nei canestri attaccati ognuno a due statue del dio(1), il tutto mentre gli allenatori urlavano impartendo ordini e due ragazze ridevano sguaiatamente. “Difendete, miseria nera, ci stanno massacrando.” urlò il povero Mosè sperando di riuscire a recuperare almeno metà dello svantaggio, ma era ormai troppo tardi. Il capitano della squadra di Ramses rubò la palla a uno dei rivali e dopo aver superato gli altri andò in schiacciata e proprio in quel momento il verso di un ibis decretò la fine della partita.

Uno delle scimmie saltò sulla spalla di Mosè e gli diede una pacca. Il ragazzo neanche se ne accorse, demoralizzato com'era, settimane a fare strategie e veniva fregato così, per di più era stato fregato di fronte a una ragazza. Ramses intanto se la rideva nella grossa:”Dai, fratellino, non puoi sempre vincere. Comunque non vedo l'ora di dire ai nostri genitori come hai perso la faccia davanti a una ragazza per la prima volta. Oh, e ovviamente dovranno saperlo anche i tuoi soldati, penso che la cosa ti renderebbe un pò più umano.”. Mosè adorava suo fratello maggiore e avrebbe dato la vita per lui. Ma in quel momento ci vide rosso dalla rabbia, ricobrì le braccia di spuntoni di roccia e con un pugno lo spedì contro la statua di Thoth.

Quando Ramses si rialzò aveva un ghigno soddisfatto, ricoprì il pugno di fuoco e aria e si mise in guardia:”E così hai voglia di litigare, fratello? Bene,avevo proprio voglia di sgranchirmi i muscoli.”. I due principi si scagliarono l'uno contro l'altro e i loro pugni a breve si sarebbero scontrati con i denti dell'altro se Sefora non si fosse messa in mezzo. La ragazza, stufa desisti vedere tale dimostrazione di orgoglio maschile aveva colpito i due con un pugno infuso di luce a testa: “ Avevo sentito da dei miei amici che gli uomini della famiglia reale erano gentili, educati e di gran classe. Beh, felice di saper che anche loro sono esseri umani. A conti fatti non siete poi diversi da quei cazzoni che girano dalle mie parti.”,disse la guerriera scrocchiando le nocche, mentre i due si massaggiavano la testa.

Qualche minuto dopo Mosè stava accompagnando Sefora all'accampamento dei suoi e lei si era fermata a osservare dei bambini che giocavano:”Stento a credere che tra qualche anno saranno frustati e costretti a trasportare pietre grandi tre volte loro. Perchè non potete finirla con questa storia?. Mosè sospirò:” Ci hanno provato in molti, compreso mio padre, ma gli schiavi purtroppo esistono dagli albori dell'Egitto, forse un giorno quando saremmo veramente civilizzati non ce ne sarà più bisogno.”. “Alcuni di voi si vantano già di quanto la vostra civiltà civilizzata, date la prova di questo al mondo. Comunque se ho quel che ho sentito è vero vostro padre è stato molto misericordioso rispetto a certi sovrani che ho avuto il dispiacere di incontrare. Spero che voi e vostro fratello un giorno lo siate altrettanto.”. Mosè rimase zitto, il giorno dopo il processo un ragazzo di non più di quattordici anni l'aveva cercato e lo aveva implorato di salvare la vita a Khemeth, ma non aveva potuto promettere niente. Quel ragazzo- Giosuè aveva detto di chiamarsi- aveva due o tre anni meno di lui ed era già costretto ad assistere alla morte di colui che considerava quasi un padre.

Proprio mentre rimuginava su questi pensieri arrivarono a un pozzo dove c'erano due uomini in attesa,un uomo e una donna. Quest'ultima sorrise vedendo Sefora e le venne incontro, aveva la pelle molto scura, dei capelli neri molto corti e occhi dello stesso colore e l'uomo sembrava la sua versione al maschile. Le due donne si abbracciarono calorosamente e Sefora diede all'altra quello che sembrava un semplice pezzo di roccia, ma a un'esame più attento Mosè si accorse che era stracarico di energia luminosa, la stessa emanata dai due individui. “Scusate se mi intrometto, ma cos'è quella pietra?” chiese sospettoso. La ragazza per poco non cadde dalla sorpresa dopo aver capito chi aveva davanti, fece per rispondere ,ma ci pensò Sefora:” Mio signore- fece in tono sarcastico-, quella che avete sotto gli occhi è una pietra del monte Sinai, dove vive la mia tribù. È lì che gli angeli e i demoni si allenano, quando vengono qui sul piano mortale e le pietre che si rompono al loro solo passaggio sono impregnate del loro potere.”. La ragazza si affrettò a zittire Sefora e poi si inchinò al principe:”Comunque, mio signore, le utilizziamo solo per qualche rituale di livello nelle nostre festività e di rado, per far sbloccare a qualcuno dei nostri guerrieri l'elemento della luce. I tentativi di fuga sono finiti".

Ma Mosè la zittì con un gesto della mano:”Solo gli sciocchi si giustificano, e certo non avete bisogno di farlo per quanto è successo. Comunque posso sapere i vostri nomi?”. L'uomo intanto si era avvicinato alla donna, che lo indicò:” Io sono Miriam e questo è mio fratello Aronne. Siamo gli ultimi esorcisti del ghetto.”. Mosè squadrò i due, gli ricordavano qualcuno, ma non avrebbe saputo dire chi:” Ci siamo già incontrati per caso?”. Miriam e Aronne negarono e i quattro si separarono, ma mentre si allontanavano il principe delle due terre sentì un dolore alla testa e imprecò, probabilmente avrebbe avuto un'altra nottata d'inferno.
                                                                                                       **************

Quel giorno il cielo era scuro persino per i canoni dell'Inferno, le nuvole avevano lo stesso colore di un cielo senza stelle e i loro fulmini erano neri come la pece. Ciononostante da nessuna parte si vedeva una qualche fonte di illuminazione, d'altronde i demoni non ne avevano il benchè minimo bisogno. In quel momento in un castello su una catena montuosa Asmodeus stava ascoltando il rapporto di due suoi sottoposti, simili a un rospo e a un triceratopo. Dopo aver sentito tutto li congedò e sospirò, quella che era sembrata una banale operazione di tutti i giorni si era trasformato in un mistero insolubile, e chiunque vi fosse dietro probabilmente stava ridendo di lui e Gremory, i primi a investigare e gli ultimi a continuare a cercare(gli angeli dopo il primo rapporto se n'erano fregati bellamente).

Si prese da bere da un armadietto vicino al suo trono e cominciò a osservare il cielo da una finestra, ma una voce lo distolse dai suoi pensieri:”Deluso dai tuoi sottoposti, Asmodeus?”. Il generale infernale si voltò e vide uno dei suoi pari, un corvo umanoide con occhi arancioni dotato di sei ali e con un ghigno sul becco. Sospirò e rispose”Deluso da me steso, Malphas, sono anni che percepisco un pericolo che ci sovrasta tutti e non riesco a fare nulla per impedirlo. Comunque scusa, non dovresti essere ad azzuffarti con Phenex?”.

Il corvo rise di cuore, fin da quando erano stati eletti generali infernali circa cento anni fa lui e Phenex non facevano altro che combattere per stabilire chi fosse il più forte dei demoni uccello e visto che quest'ultimo era in svantaggio di due sconfitte stava facendo di tutto per recuperare.”Sono circa tre giorni che mi sta cercando a cento kilometri da qui, ho tutto il tempo per riposarmi in santa pace. Cosa che dovresti fare anche tu, probabilmente quei flussi sono opera di qualche mago che fa esperimenti un po' troppo pericolosi, e conoscendo come vanno queste cose ne finirà vittima.”. Asmodeus sospirò, avrebbe voluto condividere l'ottimismo dell'amico, ma qualcosa glielo impediva:”Grazie per il tentativo, ma ci vorrà molto di più per tranquillizzarmi. No, c'è qualcosa di più dietro, quell'energia appare sempre in coincidenza di morti tremende e soprattutto mi ricordano decisamente troppo LUI. Mi dispiace, ma fino a quando non andrò in fondo a questa storia non potrò riposare.”.

Malphas sbuffò, come al solito il senso del dovere( o come la chiamava lui cocciutaggine) di Asmodeus era a dir poco leggendario:”Te lo ripeto,lascia perdere, tanto LUI per ora è tenuto a bada da Ra e dai suoi guardiani, quindi se tutto va bene lo rivedremo solo quando sarà il momento. Dai, molliamo tutto e andiamo a berci un goccio!”. Asmodeus stava per dirgli in primis, che se tutto sarebbe andato bene il momento di cui parlava sarebbe stato comunque l'ultimo momento e in secundis che il goccio lo avrebbe preso solo se pagava lui, ma proprio in quel momento una cometa infuocata cadde sul palazzo, radendolo al suolo. In pochi secondi tutto ciò che rimaneva erano macerie in fiamme su cui si ergeva un altro uccello umanoide, ma questo aveva le piume rosse e occhi rossi di collera:” MALPHAS, DOVE CAZZO SEI?! TI RENDI CONTO DI NON POTERMI BATTERE DA SOLO E PERCIò VAI A CHIEDERE AIUTO? SMETTILA DI NASCONDERTI COME UN VIGLIACCO E AFFRONTAMI!”.

Dopo qualche istante un mucchio di macerie si sollevò in aria e sotto di loro si trovava proprio Malphas,che aveva uno sguardo più furente del suo avversario:” Grave errore insultarmi così, Phenex. MALPHAS NON FUGGE!”. I due si squadrarono per un lungo istante e poi si scagliarono l'uno contro l'altro, ma prima che potessero scontrarsi vennero afferrati da decine di tentacoli provenienti dalle rovine e allontanati l'uno dall'altro. Un'esplosione d'oscurità polverizzò le macerie e Asmodeus riapparve, con le basi dei tentacoli attacati ai fianchi e alle spalle. Emanava un'aura talmente forte da bruciare l'aria e il suo sguardo sembrava perforare i due demoni uccello che si dimenavano tra i suoi tentacoli.”FOTTUTISSIMI IMBECILLI, GIURO CHE DOPO QUELLO CHE VI FARò NON POTRETE MUOVERVI FINO AL TERZO MILLENNIO! NON PRIMA DI AVER AGGIUSTATO CASA MIA,S'INTENDE(2)!”.

Malphas riuscì a liberare la gola e prese fiato:”Ok, calma, Asmy, ne possiamo discutere. Ti faccio tutte le stanza idromassaggio e vuoi se prometti di ridurmi meglio di quest'essere.”. Purtroppo il generale infernale non era molto in vena di patti e strinse ulteriormente la presa sulla gola del demone corvo:” Non ci siamo capiti, coglione, vi riduco tutte e due allo stesso modo e mi farai comunque tutte le stanze idromassaggio che voglio.”.

(1)sì, i miei personaggi sono molto rispettosi nei confronti degli dei.

(2)Malphas è il titolare della più grande ditta di costruzione degli inferi.

Ok,finalmente ce l'ho fatta, ho fatto questo capitolo essenzialmente per porre le basi dei prossimi e per strapparvi qualche risata,sperando di essere riuscito nell'intento,come sempre un abbraccio a tutti i lettori.
  
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