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Autore: effe_95    16/09/2016    3 recensioni
Questa è la storia di diciannove ragazzi, i ragazzi della 5 A.
Questa è la storia di diciannove ragazzi e del loro ultimo anno di liceo, del loro affacciarsi a quello che verrà dopo, alla vita. Questa è la storia di Ivan con i suoi tatuaggi , è la storia di Giasone con le sue stelle da contare, è la storia di Italia con se stessa da trovare. E' la storia di Catena e dei fantasmi da affrontare, è la storia di Oscar con mani invisibili da afferrare. E' la storia di Fiorenza e della sua verità, è la storia di Telemaco alla ricerca di un perché, è la storia di Igor e dei suoi silenzi, è la storia di Cristiano e della sua violenza. E' la storia di Zoe, la storia di Zosimo e della sua magia, è la storia di Enea e della sua Roma da costruire. E' la storia di Sonia con la sua indifferenza, è la storia di Romeo, che non ama Giulietta. E' la storia di Aleksej, che non è perfetto, la storia di Miki che non sa ancora vedere, è la storia di Gabriele, la storia di Lisandro, è la storia di Beatrice che deve ancora imparare a conoscersi.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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I ragazzi della 5 A
 

46. Chi manca?, Questo filo … e Specchio specchio.


Marzo

<< Chi manca ancora?! >>
Italia era stanca di sollevare l’ombrellino rosso ed agitarlo in aria come se fosse una guida turistica, era stanca anche di ripetere la stessa domanda e di alzare la voce.
Era il 21 Marzo, il primo giorno di Primavera, e avevano organizzato un’uscita di classe.
Avevano deciso di andare al Luna Park fuori città perché aveva offerto un prezzo ridotto per le grandi comitive che si sarebbero presentate in quel weekend, tuttavia, non era stato affatto facile organizzarsi per orario e luogo d’incontro.
Avevano fatto un disastro totale e ognuno si era presentato ad un orario diverso.
<< Nessuno, siamo tutti qui. Ho controllato io >>
Italia si ritrovò a sospirare di sollievo quando Ivan le si avvicinò per sussurrarle quelle parole all’orecchio con voce pacata, il moro le appoggiò una mano sulla spalla e tutto il nervosismo di Italia sparì in un istante, sostituito da un profondo senso di serenità.
Ivan aveva sempre il potere di tranquillizzarla quando era agitata o esasperata.
Era come se le passasse quella calma che si portava sempre dietro per natura, in qualsiasi situazione. Anche quando si trattava di gestire una classe scalmanata come quella.
<< Miki, Aleksej e Gabriele sono già in fila per prendere i biglietti! >>
La voce di Romeo risuonò forte e chiara nel marasma della folla e Italia gli rivolse un’occhiataccia che il migliore amico non colse, troppo impegnato a farsi largo tra la gente con la carrozzina di Fulvia, che se ne stava piuttosto imbronciata nella sua giacca rossa.
<< Cosa?! Ma ci sono andati anche Igor e Telemaco a prenderli! >>
Zoe scattò su come un grillo e indicò come una forsennata le quattro file delle casse che arrivavano fino alla fine del grande piazzale come un lungo serpente contorto.
Italia si schiaffò una mano sulla fronte, alzò gli occhi al cielo e invocò la pazienza tra i denti, gesto che Ivan interpretò più come un digrignare.
<< Bloccateli immediatamente, no?! >> Fu l’uscita acida di Sonia, che incrociò le braccia al petto e fece una smorfia piuttosto interpretativa, del tipo: “ banda di incompetenti”.
<< Calma, calma. Ci vado io a cercarli. Aleksej, Miki e Gabriele sono molto più avanti >> Esclamò Oscar portando una mano sugli occhi per scrutare attentamente nella folla alle casse, dalla posizione accanto all’ingresso dove si trovavano era in grado di osservare solo la fila della prima cassa, quella dove per pigrizia si erano inseriti  Aleksej, Miki e Gabriele all’incirca una mezz’oretta prima.
<< Ti accompagno >> Catena gli afferrò con sicurezza una mano e entrambi si incamminarono verso l’immensa folla alla ricerca di Telemaco ed Igor.
<< Ma che cosa sta combinando Gabriele?! >>
La voce alterata di  Alessandra, venuta in compagnia di Zosimo come fidanzata ufficiale, fece girare tutti quelli che si trovavano in attesa all’entrata.
<< Oddio! Sbaglio oppure ha appena alzato il dito medio a quel tizio? >>
Alessandra lanciò un’occhiataccia in direzione di Zosimo quando notò nel tono della voce del fidanzato un accenno di divertimento e ilarità, mentre lei non riusciva a capacitarsi del perché suo fratello dovesse essere talmente idiota da attaccar briga con uno della fila.
<< Oh cielo! Quello l’ha afferrato per la collottola della camicia! Finiranno per darsele … >>
La voce di Fiorenza era carica di apprensione mentre afferrava convulsamente la manica della giacca di Zoe e scrutava il litigio attentamente, sollevandosi sulla punta dei piedi per vedere meglio attraverso la folla movimentata.
<< Ma perché deve essere così idiota, perché? >>
Il brontolio di Giasone fu più che altro una lamentela personale e privata, perché il ragazzo era piuttosto impegnato ad impedire a Muriel di saltare addosso ad un bambino che le stava facendo la linguaccia. Era esasperante assistere a quella scena raccapricciante, a Giasone sembrava di avere a che fare con due bambini mentre osserva Muriel ricambiare il gesto.
Era decisamente più interessante prestare attenzione a Gabriele.
<< Oh! Adesso si è messo in mezzo anche Aleksej >>
La voce di Lisandro era piuttosto pacata mentre pronunciava quelle parole, era quello più distante dal gruppo, se ne stava in silenzio con le braccia incrociate, ma nemmeno lui riusciva a fare a meno di osservare il putiferio che si stava andando a creare nella fila.
<< Così ci cacceranno ancora prima di entrare! >>
Commentò Beatrice con esasperazione incrociando le braccia al petto, al suo commento Italia cominciò a sventolarsi con la mano, era rossa in viso e sembrava pronta ad esplodere da un momento all’altro per l’ansia.
<< Ci penso io, ho capito >>
<< Lasciate fare a me >>
Enea e Cristiano avevano pronunciato quelle parole nello stesso identico momento e avevano mosso il primo passo in sincrono, si bloccarono entrambi nello stesso istante e si studiarono per alcuni secondi con un sopracciglio sollevato.
<< Oh, ci cacceranno di sicuro adesso >>.
Il commento lugubre di Katerina, invitata quel giorno da Aleksej e Gabriele, mentre osservava Enea e Cristiano che si incamminavano verso il posto del litigio, non fece altro che demoralizzare ancora di più la compagnia degli aspettanti.
<< Non posso guardare! >> Mormorò Fiorenza portandosi le mani sugli occhi, anche se ogni tanto apriva degli spiragli tra le dita e osservava ugualmente la scena con avidità.
Nel frattempo, Catena ed Oscar avevano appena fatto ritorno in compagnia di Igor e Telemaco, giusto in tempo per vedere Cristiano fare un piccolo inchino di scuse in direzione dell’uomo con cui stavano litigando ed inveire con foga nei confronti di Gabriele, che si prendeva la ramanzina con le mani nelle tasche dei jeans in una posa da bimbo mortificato. 
<< Ne avrà combinate un’altra delle sue >>
Il commento esasperato di Katerina si perse nel chiasso della folla.
 
<< Accidenti! Lo sapevo che in mezzo a tutta questa gente ci saremmo persi >>
Romeo decise di smettere di girovagare quando si ritrovò nuovamente al punto di partenza.
Quando erano entrati finalmente del Luna Park avevano trovato talmente tanta gente che era bastato davvero poco per perdersi di vista, Romeo era rimasto indietro trascinando la carrozzina di Fulvia, una famiglia piuttosto numerosa aveva tagliato loro la strada, e quando si erano finalmente spostati del resto del gruppo non c’era più alcuna traccia.
Romeo aveva cominciato a vagare a caso, era passato due volte davanti la ruota panoramica, la casa degli specchi e quella degli spettri, aveva visto le montagne russe e anche i giochi acquatici ma in nessuna di queste attrazioni aveva scorso qualcuno che conosceva.
Alla fine si era ritrovato all’entrata da dove era partito, sospirò pesantemente, fermò la sedia a rotelle ed estrasse il cellulare dai jeans, guardò lo schermo con aria avvilita e imprecò tra i denti. Perché aveva dimenticato di ricaricare il cellulare proprio quel giorno?
Perché quell’affare doveva scaricarsi proprio in quel momento?
Guardò con fare afflitto lo schermo nero, tamburellò distrattamente con le dita sulla coscia, si guardò attorno passandosi una mano sul ciuffo decolorato e poi lo sguardo gli ricadde su Fulvia. La ragazza non aveva aperto bocca da quando avevano messo piede nel Luna Park, in realtà non aveva detto niente nemmeno durante il tragitto in macchina, Romeo non ci aveva fatto caso perché quando guidava si concentrava talmente tanto sulla strada da estraniare tutto il resto. Non era abituato a portare un’auto, preferiva decisamente la moto, ma quel giorno suo padre si era offerto di prestargliela, e per portare Fulvia non aveva avuto scelta.
Romeo non avrebbe mai ammesso ad alta voce che caricarla sulla macchina da solo era stato faticoso, aveva avuto paura di farle del male, di non essere abbastanza forte o preparato.
Eppure la soddisfazione che aveva provato nel trovarsela accanto, con la cintura e tutto, come se fossero una coppia normale, era valsa tutta la fatica che aveva fatto.
Era fiducioso, avrebbe imparato senz’altro.
<< Ehi Fulvia, mi dai il tuo cellulare? Provo a chiamare Italia, ti sei segnata il suo numero prima, vero? >>.
Romeo allungò una mano ed attese con pazienza che Fulvia aprisse la borsa e gli consegnasse l’apparecchio, ma la ragazza non fece assolutamente nulla, rimase ferma con le braccia incrociate al petto, il volto ostinatamente fisso davanti a se e la borsa ben chiusa.
Romeo aggrottò leggermente le sopracciglia, posò nuovamente il cellulare nella tasca dei jeans e fece il giro della carrozzina per trovarsi davanti la fidanzata, perché nella posizione in cui si trovava in quel momento non poteva vederle il viso.
Si immobilizzò immediatamente quando Fulvia sollevò il suo sguardo di ghiaccio ricolmo di lacrime su di lui, aveva provato fino all’ultimo a trattenere il pianto e anche in quel momento le lacrime non le avevano ancora bagnato le guance appannandole solamente gli occhi, ma i tratti del viso erano terribilmente rigidi e le mani bianche a furia di tenerle strette convulsamente attorno alla tracolla della borsa.
<< Ohi Fulvia! Che succede? Ti fa mal … >>
Romeo rimase di sasso quando a raggiungerlo fu uno schiaffo, si era chinato leggermente in avanti per arrivare all’altezza del viso di Fulvia, ma quest’ultima aveva sollevato una mano per colpirlo con violenza, una violenza tale da arrossargli il viso e farglielo bruciare.
<< Perché? >> Quando Romeo girò nuovamente il volto in direzione nella fidanzata, la voce gli uscì più calma di quanto si fosse aspettato, le lacrime avevo finalmente bagnato il viso di Fulvia che si mordeva convulsamente il labbro inferiore fino a farlo sbiancare.
La mano colpevole se l’era portata al petto come per nasconderla.
<< Come ti è venuto in mente di portarmi in un posto del genere eh? >>
Fulvia esplose come un fiume in piena, afferrò Romeo per le maniche del giubbotto e lo strattonò, non riusciva a guardarlo negli occhi perché si sentiva un’egoista, perché Romeo aveva ancora il segno delle sue dita sulla pelle e perché lo amava talmente tanto da impazzire nel sapere di non potergli dare tutto quello che meritava.
<< Perché mi hai portato in un posto dove non sono altro che un peso? >>
La voce le si abbassò impercettibilmente, smise di strattonare Romeo, lasciò andare lentamente il suo giubbotto e sollevate le mani tremanti le appoggiò sulle sue guance, facendo particolarmente attenzione con quella arrossata dallo schiaffo.
<< Perché non sei venuto da solo, senza di me? Perché non fai qualcosa solo per te? Per una sola volta Romeo … per una sola volta, perché non fai qualcosa per te? Non ti avrei detto niente, lo sai che ti avrei lasciato fare quello che volevi! >>.
Romeo sospirò pesantemente dopo aver sentito quelle parole, afferrò con poca grazia le mani di Fulvia, le imprigionò tra le sue e si chinò ancora di più su di lei.
Fulvia trasalì quando vide la sua espressione, era irritato e arrabbiato.
<< A volte penso che dovrei proprio lasciarti! >>
Nel sentire quelle parole Fulvia scosse involontariamente la testa, sembrava una bambina estremamente testarda, Romeo sbuffò e le picchiettò la fronte con l’indice.
<< Sei un idiota, ecco cosa sei! Perché ti dimentichi sempre tutto quello che ti dico?! Quel giorno, quando ci siamo messi insieme, ti ho detto che potevi essere egoista e non ti avrei detto nulla. E poi … come vuoi che mi diverta se non ci sei tu? >>
<< Eh? >> Romeo si lasciò scappare un sorriso quando Fulvia lo guardò con quegli occhi chiari grandi e confusi, ancora bagnati di lacrime e dolore.
<< Cosa credi, che me ne importi qualcosa del posto in particolare? Sapevo benissimo che questo posto non era adatto per te! Ma ho voluto portarti lo stesso, perché io e te non abbiano nulla di diverso dagli altri. E cosa importa se non possiamo salire sulla ruota panoramica? Non ti basta stare qui con me? Non ti basta proprio? >>.
Fulvia non ebbe nessuna reazione a quelle parole, continuava a fissarlo, Romeo sospirò pesantemente, sollevò finalmente la schiena e si guardò attorno con le sopracciglia aggrottate.
Si trovavano all’entrata proprio di fronte all’enorme cancello dipinto in oro, di fronte ad una serie di bancarelle che vendevano di tutto, fu proprio verso una di quelle che Romeo si incamminò, Fulvia lo seguì con lo sguardo e lo vide comprare un gomitolo di lana rosso.
Una volta tornato da lei Romeo le afferrò la mano, legò il filo di lana al suo mignolo e cominciò a scioglierlo lentamente allontanandosi, lo fece passare attorno al palo di una luce, attraverso una panchina, lo srotolò sulle sedie di alcuni tavolini e quando finalmente ebbe in mano l’altro capo, si avvicinò nuovamente a Fulvia e legò l’ultima parte al suo mignolo.
<< Conosci questa leggenda orientale? >>.
Le domandò chinandosi nuovamente su di lei, afferrò la mano legata al filo e la sollevò così che lei potesse averla davanti agli occhi.
<< No … >>
<< E’ una vecchia storia in cui si racconta che due persone, quando sono destinate a stare insieme per la vita, sono legate da un filo rosso del destino … >> E tirò leggermente il filo di lana legato al suo mignolo << … e questo filo può arrotolarsi, legarsi, incrociare tantissimi ostacoli, ma alla fine non si spezza mai, alla fine … quelle due persone sono destinate ad amarsi ugualmente, non c’è storia che non sia così! >> Romeo indicò il groviglio che aveva creato con il gomitolo di lana, Fulvia seguì il suo sguardo ignorando le lamentele e le occhiate degli altri occupanti del Luna Park << Ecco, il nostro filo rosso è un po’ incasinato, forse un po’ di più rispetto a quello degli altri, ma non importa. Alla fine, questo filo rosso è comunque legato alle nostre dita e non si spezza, non si spezzerà, ok? >>.
Quando smise di parlare Romeo si chinò ancora di più su di lei e le sorrise, le sorrise come sorrideva pochissime volte, facendo vedere tutti i denti bianchi e mettendo le fossette in bella mostra, Fulvia rimase imbambolata un istante ad osservarlo, soffermandosi in particolar modo sulla guancia ancora arrossata.
Guardò nuovamente il filo intrecciato ai loro mignoli, poi lo afferrò per le spalle e se lo tirò addosso. Romeo rimase talmente sorpreso che quando le loro labbra si scontrarono si fecero parecchio male entrambi, ma continuarono a baciarsi nonostante il dolore.
Romeo si rese conto che Fulvia non lo aveva mai baciato in quel modo, non riusciva nemmeno a respirare per quanto lei lo stava tenendo stretto.
Quando smisero di baciarsi si aggrappò talmente tanto alle sue braccia che Romeo rimase ugualmente imprigionato, stretto in un abbraccio forzato.
<< Ehi … >> Protestò Romeo, ma Fulvia lo zittì immediatamente.
<< Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo idiota! Ti amo! >>
<< Ok, ok, ho afferrato il concetto >>
Romeo scoppiò a ridere e ricambiò la stretta, rimasero in quel modo per un po’ di tempo, in assoluto silenzio, respirando a vicenda il proprio odore.
<< Romeo, senti … >>
<< Uhm >>
<< E adesso come lo sbrogli il casino che hai creato con quel filo? >>
<< Cazzo! >>
 
<< Ma dove diamine si sono cacciati gli altri eh? I cellulari li hanno per bellezza?! >>
Gabriele stava strepitando più o meno da dieci minti e Aleksej osservava un cartellone dei gelati valutando seriamente se fracassarlo sulla testa del cugino o meno.
<< Gabriele taci! Altrimenti il cellulare te lo rompo in testa! >>
Katerina era l’altra persona a cui Aleksej avrebbe volentieri tirato qualcosa in testa, camminava poco più avanti al fianco di Gabriele e non faceva altro che strepitare a sua volta.
I due non la smettevano di battibeccare, prendersi a parole e tirarsi spintoni, quella era più o meno la routine per Aleksej, che li osservava attentamente da quando avevano cominciato a bisticciare, eppure c’era qualcosa di strano in loro.
La loro sembrava una rabbia … intima.
<< Ohi, ohi, non agitiamoci eh? Nel frattempo perché non saliamo su qualche attrazione? Dato che ci siamo … >>
Zosimo aveva parlato con tutte le buone intenzioni del mondo, immediatamente stroncate dalle occhiatacce minacciose che Gabriele e Katerina gli rivolsero contemporaneamente.
<< Oppure potremmo continuare a vagare per il Luna Park tutto il giorno, come volete! >>
Si affrettò a continuare il folletto alzando le mani in segno di resa.
<< Oh andiamo, Zosimo ha ragione! >> Intervenne bruscamente Alessandra andando in aiuto al fidanzato, Zosimo le rivolse un’occhiata sorpresa e si lasciò scappare un sorriso.
Era tutta rossa in viso e si stringeva al suo braccio con trasporto, come se volesse sfidare chiunque a dire anche solo una parola contro di lui.
<< Oh, per te qualsiasi cosa dica Zosimo è legge! >>
La stuzzicò Gabriele facendole una linguaccia che Alessandra ricambiò immediatamente.
<< Beh oggi la sua parola è legge anche per me! >> Intervenne bruscamente Aleksej incrociando le braccia al petto, era stufo di camminare in tondo in quel modo << Andiamo a farci un giro, ci ritroveremo con gli altri sicuramente ad ora di pranzo >>. Continuò strattonando il braccio del suo migliore amico, Gabriele guardò ancora una volta il cellulare, poi sospirò pesantemente e lo ripose nella tasca dei jeans.
<< Ok, così mi passa l’arrabbiatura. Allora, dove andiamo? >>
<< Perché non andiamo nella casa degli specchi? >> La proposta di Miki fece fermare tutti quanti, la ragazza aveva appena indicato l’attrazione con il pollice facendo spallucce << Beh, le montagne russe non le possiamo fare con Gabriele in quelle condizioni >> Continuò indicando il braccio ancora bendato del compagno di classe.
<< Direi che allora è deciso, no? Andiamo! >>
Si affrettò a dire Aleksej, poi afferrò il cugino per il braccio sano e lo trascinò verso l’attrazione con forza, tanto che Gabriele protestò apertamente ad alta voce.
Aleksej l’aveva trovata un’ottima idea all’inizio, trascinare il cugino per il braccio sano era l’unico modo per coinvolgerlo attivamente in quella cosa senza che continuasse a borbottare come un vecchietto lamentoso, ma se ne pentì immediatamente quando si rese conto che nella foga si erano immediatamente persi nel labirinto di specchi.
Aveva sempre detestato quei tipi di attrazione, bastava distrarsi per un solo secondo e non sapevi più ritrovare la strada per l’uscita, si fermò di botto, lasciò andare il braccio a Gabriele e si guardò alle spalle per vedere se miracolosamente qualcuno li avesse seguiti.
Ovviamente non era andata in quel modo.
Sospirò teatralmente, alzò gli occhi al cielo e tornò a guardare il cugino e migliore amico, che nel frattempo stava rimirando una delle sue molteplici immagini riflesse dagli specchi in cui appariva eccessivamente magro ed eccessivamente alto.
<< Beh, se fossi uno spilungone di due metri sarei orribile non trovi? >>
Aleksej sospirò pesantemente e si appoggiò con la schiena ad uno specchio, era fastidioso e strano allo stesso tempo osservare tutti quei sé diversi che i vari specchi rimandavano, in uno era troppo alto, in un altro chiatto, in un altro ancora magrissimo, eppure in tutti compariva con una faccia aggrottata e tesa.
<< Gabriele … >> Il suo richiamo fu debole, appena accennato.
<< Uhm >> Gabriele replicò con distrazione, continuando a fissarsi allo specchio.
<< Quella cosa di cui non hai mai voluto parlarmi … quel problema che hai avuto. Insomma, quando abbiamo litigato tu … è qualcosa di cui ti vergogni? >>.
Gabriele smise di rimirarsi quando sentì quelle parole e si girò per guardare il cugino, ancora appoggiato con la schiena ad una delle tante superfici di vetro.
Aleksej avevo uno sguardo limpido mentre lo scrutava con curiosità, uno sguardo velato dall’ansia di essere respinto ancora una volta.
<< Non più ormai. Non ha senso vergognarmi di amare qualcuno >>.
Aleksej tentò in tutti i modi di non far trasparire la sorpresa che gli dipinse il volto nel sentire quelle parole, nascose la meni dietro la schiena e strinse forte i pugni, sopprimendo il desiderio di mordersi il labbro inferiore o prorompere in esclamazioni volgari.
Gabriele fece finta di non aver notato la reazione sorpresa di Aleksej, e incrociate le braccia al petto appoggiò la spalla sinistra su uno specchio decidendo finalmente di affrontare quello scoglio.
Dopotutto era stanco di quella situazione, non voleva mai più deludere Katerina, non voleva mai più lasciarla andare o separarsi da lei, e sebbene sapesse di non essere ancora abbastanza forte per sopportare tutte quelle cose che lo avevano fatto tirare indietro, decise che quella volta avrebbe voltato le spalle a tutte le sue paure.
Anche se significava perdere il suo migliore amico o l’appoggio della sua famiglia.
<< Si Alješa, sono innamorato di questa persona più o meno da un anno ormai >>
<< Un anno?! >> Aleksej non riuscì a trattenere quell’esclamazione.
<< Già … >> Gabriele ridacchiò beffardo e si passò una mano dietro la nuca, era davvero difficile confessare tutti quei segreti, mettere a nudo tutte le sue colpe << Lo so cosa stai pensando, io ti ho fatto una testa tanta con la storia di Miki, e poi non ho nemmeno il coraggio di confessarti una cosa del genere >> Aleksej non replicò nulla a quelle parole, non sapeva come comportarsi e Gabriele d’altro canto non voleva fermarsi, altrimenti non avrebbe parlato mai più probabilmente, non ci sarebbe stata un’altra occasione come quella << Ma vedi Alješa, è facile aiutare le persone a cui vuoi bene, ma è davvero difficile aiutare se stessi >> C’era amarezza nel tono di voce di Gabriele, un’amarezza che Aleksej aveva percepito raramente, fin da quando erano bambini era sempre stato Gabriele quello coraggioso, quello pieno di vita, solare, Aleksej non era abituato a vederlo in quello stato.
<< Ma … >>
<< E no, non è nemmeno facile chiedere aiuto e lo sai benissimo! >> L’interruzione brusca di Gabriele stroncò immediatamente il flebile tentativo del biondo di protestare << Se non ti avessi cavato le parole di bocca con Miki non mi avresti detto nulla. E questo perché io e te l’orgoglio ce lo mangiamo a colazione vero? >>
Gabriele sospirò e si grattò nuovamente la nuca in chiaro segno di disagio, non avevano mai avuto una conversazione così seria, negli ultimi mesi il loro rapporto aveva preso una strada differente, una strada che nessuno dei due aveva previsto prima. 
Una strada che portava alla maturità.
Avevano cominciato a lasciarsi alle spalle i pomeriggi passati davanti alla playstation, le serate a fare gli stupidi con le ragazze, le prime esperienze.
Avevano cominciato a lasciarsi alle spalle l’infanzia e l’adolescenza dove tutto era stato più semplice, più facile.
Gabriele si stava domandando in quel momento se in quella nuova strada intrapresa, piena di curve, salite, buche e vicoli ciechi, Aleksej sarebbe stato al suo fianco per aiutarlo ad evitare i pericoli come aveva sempre fatto anche prima.
Oppure era stato lui a lasciarlo indietro quando aveva svoltato sul lato sbagliato?
Gabriele si rese conto che Aleksej non aveva fatto altro che inseguirlo con il fiatone per tutto quel tempo, da quando avevano litigato nella saletta delle macchinette, aveva cercato di raggiungerlo, gli aveva allungato la mano più volte, ma Gabriele gli aveva mostrato sempre le spalle ignorando i suoi avvertimenti.
E così non aveva fatto altro che cadere, sbagliare ed inciampare.
Si ritrovò a sorridere con amarezza quando si rese conto di quanto sarebbe stato tutto più facile se avesse avuto il coraggio di dire al suo migliore amico quelle semplici parole:
“ Amo tua cugina Katerina più della vita, accettalo di prego”.
<< Avrei dovuto dirti tutto fin dall’inizio, lo so. Ma a quanto pare sono più codardo del previsto. Pensavo che questa persona che amo fosse sbagliata per me, che non andasse bene. Mi sentivo in colpa per questo sentimento perché lo ritenevo sbagliato e si, me ne vergognavo da morire. E’ per questo che l’ho lasciata, ed è per questo che sono stato intrattabile per tutto quel tempo. >> Gabriele, che nel frattempo aveva abbassato lo sguardo per nascondere la colpa che aveva negli occhi, lo rialzò e fissò Aleksej con intensità, con un messaggio implicito di scuse << Credevo che tu non potessi aiutarmi. Ero sicuro che tu non avresti capito. E adesso mi chiedo da quand’è che ho perso la fiducia in te. Da quand’è che sono diventato così scemo >>.
Gabriele smise di parlare e cadde un silenzio pesante, carico di quelle parole che non potevano svanire facilmente,
<< Scemo lo sei sempre stato, comunque >>.
Al commento di Aleksej Gabriele scoppiò a ridere immediatamente, era una risata cristallina e sincera, una risata che non sentiva da tantissimo tempo, una risata che sembrava essere stata trattenuta da tantissimo tempo.
Era un riso liberatorio.
<< Ma lo scemo non sei solo tu. Ti conosco da una vita, e non è solo questo che ti ha impedito di parlarmene vero? Non si tratta solo d’orgoglio o di vergogna, vero? >>.
Gabriele smise di ridere, ma il sorriso continuò comunque ad accarezzargli le labbra, sapeva che Aleksej ci sarebbe arrivato prima o poi, era inevitabile.
Allora aspettò.
<< Gabriele … chi è questa ragazza? >>
<< E’ Ka … >>
<< Accidenti! Ecco dove erano finiti, meno male! Non ne potevo più di girare >>
Sia Aleksej che Gabriele sobbalzarono quando Zosimo e Alessandra comparvero nel corridoio dove si erano fermati a parlare, si erano talmente estraniati da trovare quella situazione piuttosto allucinante.
<< Uhm, forse abbiamo interrotto … >>
<< Vi stavamo aspettando in realtà >> La replica immediata di Aleksej alle parole di Alessandra fece sussultare Gabriele << Abbiamo pensato fosse meglio non muoverci >>.
<< Ok … andiamo a cercare Katerina e Miki allora? >>
Mentre si muovevano nella stessa direzione per andare a cercare le due ragazze, Aleksej e Gabriele si guardarono per un istante e sorrisero di sottecchi.
Su quella nuova strada Gabriele si era finalmente fermato e Aleksej l’aveva raggiunto.
Questa volta senza fiatone, con una promessa tra le mani.

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Effe_95

Buonasera a tutti!
Allora, arrivo da un periodo pieno zeppo di guai che mi sono crollati come una valanga molto rumorosa sulle spalle, e sto preparando l'esame più difficile della mia vita ( che paura! xD) 
Quindi vi chiedo scusa se questo dovesse essersi ripercosso sul testo e anche per il ritardo.
Era da un po' che avevo in mente questo capitolo ambientato al Luna Park e spero vi sia piaciuto. Nella seconda parte, quella dedicata a Romeo e Fulvia, ho avuto finalmente l'opportunità di inserire una delle leggente orientali che mi piacciono di più, quella del Filo Rosso del Destino.
Non so se la conoscevate già prima, ma io la trovo davvero bellissima.
E ho pensato che per una coppia come quella di Romeo e Fulvia, così piena di scogli lungo il cammino che porta al futuro, fosse perfetta :)
Spero piaccia anche a voi e che abbiate capito la reazione di Fulvia, andando oltre il gesto dello schiaffo, cercando bene tra le righe ;)
La terza parte invece, è quella che mi ha dato più filo da torcere, essenzialmente perché Gabriele ha messo in tavola più o meno tutte le carte ( insomma, lo so che mi odiate perché sul momento più bello sono comparsi Alessandra e Zosimo xD) e ormai manca davvero poco.
Io sono convinta che arrivati ad un certo punto della vita, quelle amicizie che abbiamo coltivato da bambini raggiungono un punto di svolta, e così è successo anche ad Aleksej e Gabriele.
Siccome a me non è andata proprio bene in quel senso, ho voluto che fossero almeno loro due ad intraprendere insieme quella "nuova strada", come la chiama Gabriele :)
Spero di postare il prossimo capitolo il prima possibile, esame permettendo, ma quando riprendo i corsi paradossalmente dovrei avere più tempo per scrivere quindi conto di velocizzarmi un po'.
Nel prossimo capitolo troveremo tutte le altre coppie che passeranno tantissimi guai nella casa degli spettri, ma non vi dico altro ;)
Risponderò alle vostre fantastiche recensioni appena potrò, promesso.
Alla prossima, grazie mille di cuore sempre per la vostra costanza, per il vostro tempo.
Semplicemente perché siete voi e siete fantastici <3 

 
  
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