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Autore: Trick    04/05/2009    8 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Diario di un Lupo

in un Branco di Lupi

(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice)

CAPITOLO CINQUANTACINQUESIMO

D'ira funesta, d'odio e d'angoscia

°°°°°°°




«Ed è realmente vestito di rosso?» esclamò divertita Tyne.

Scambiò uno sguardo attonito con Calima, seduta a gambe incrociate accanto a lei, e scoppiarono entrambe a ridere.

«Nessuno può fare il giro del mondo in una notte sola!» affermò questa, asciugandosi gli occhi con il dorso di una mano. «O sì?» domandò improvvisamente, rivolgendogli uno sguardo pensieroso.

Ridacchiando appena, Remus riprese a parlare:

«Alcuni dicono che abbia il potere di fermare il tempo. Altri, invece, dicono che sia la sua slitta ad avere incredibili poteri magici».

Calima lo fissò a lungo, rabbuiata.

«Deve essere la prima» disse, infine.

«Perché?».

Lei fece le spallucce.

«Hai detto che questo Babbo Natele porta dei regali ai bambini buoni, no? Quindi non può fare magie» concluse con semplicità.

Tyne annuì piano.

«Gli umani fanno le magie» aggiunse flebile. Si grattò distrattamente la nuca e continuò: «Se usa la magia non può essere buono».

Remus sbatté le palpebre un paio di volte, stupito dalla disarmante genuinità delle loro voci. Nelle sue mente tornarono a balenare i ricordi più ostici e umilianti della sua vita, quando era costretto a fuggire da un capo all'altro dell'Europa per evitare il disprezzo e la rabbia della comunità magica.

Non fare i capricci”, gli era capitato di sentir dire da una donna dal collo taurino in un malridotto ostello dalle parti di Kiev diversi anni prima, “o chiamerò un lupo mannaro e gli ordinerò di mangiarti”.

Luride creature!” sbottava qualcun altro, in qualche altro posto. “Darei tutti i miei Galeoni per vederle sparire dalla faccia della Terra!”.

Schietti, sicuri e convinti con tanta fermezza da fare male. Nascosto nella penombra o avvolto in pesanti e logori mantelli di stoffa grezza, ascoltava quelle malignità con aria a tratti pigra e a tratti affranta, incapace di difendere una categoria della quale era costretto a far parte. Nemmeno lui, dopotutto, era mai riuscito a vedere i licantropi come qualcosa di difforme da un mostro. E nemmeno lui, in fondo, si era mai visto diversamente.

Non sono altro che un reietto, Ninfadora” risuonò l'eco della sua voce roca nella sua mente. “Una creatura maledetta. In me non c'è nulla di ciò che stai cercando»”.

Perché non poteva essere tutto più semplice?

Questa è la mia vita. La mia condanna”.

Se solo mi permettessi di cambiarla--”.

Non puoi cambiarla. Nessuno può farlo”.

Tu ci hai mai provato o hai semplicemente evitato di vivere fino ad oggi?”.

«Bizèt?» lo ridestò la voce preoccupata di Calima. «Avevi lo sguardo perso. A cosa pensavi?».

«Nulla di particolare» s'affrettò a rispondere lui, sorridendole gentile. «Mi stavo immaginando Fenrir con la calzamaglia rossa e la lunga barba bianca».

Tyne e Calima scoppiarono nuovamente a ridere e Remus, suo malgrado, finì per unirsi alla loro allegria. In un angolo indistinto della sua testa, però, la voce cristallina di Tonks continuava a tormentarlo.

°°°°°°°






«Va bene. Ho detto che va bene!» esclamò per l'ennesima volta Tonks, irrequieta. «Malocchio, porca vacca, va bene!».

«Non va bene niente, signorina!» ruggì di rimando Moody, picchiando con foga il bastone per terra.

In piedi l'uno dinanzi all'altra e separati solo dal lungo tavolo della cucina della Tana, i due si fronteggiavano ormai da diversi minuti, gridando improperi e picchiando i pugni con forza sempre maggiore.

«Non chiamarmi “signorina”!» strillò lei.

«Non dirmi come devo chiamarti, Ninfadora!».

«Non chiamarmi Ninfadora!».

Si guardarono in cagnesco per diversi secondi, agitati, poi, senza che nessun altro occupante della cucina avesse aggiunto altro, si sedettero in silenzio. Tonks scivolò lungo lo schienale, incrociò le braccia al petto e rimase a fissare ostile il suo vecchio mentore in quella posizione stravaccata, mentre quello, intrecciando le mani sull'impugnatura del bastone nodoso, teneva entrambi gli occhi saldamente puntanti su di lei.

Arthur Weasley scambiò un'occhiata eloquente con Kingsley Shacklebolt, appoggiato alla credenza nell'angolo. Questi voltò il capo verso Minerva McGranitt, che annuì nervosamente e si raddrizzò gli occhiali squadrati.

«Bene» scandì con durezza,. «Direi che avete spiegato in maniera fin troppo chiara i vostri differenti punti di vista. Torniamo all'oggetto iniziale di questa riunio--».

«Non credevo che il senso della giustizia potesse andare in pensione» buttò lì Tonks, acida.

Moody sbatté il proprio bicchiere con un tale impeto che questo si frantumò sulla superficie legnosa del tavolo. Molly si ritrasse con un gridolino spaventato, guardando apprensiva in direzione del marito.

«Come osi!?» tuonò Moody, alzandosi nuovamente in piedi.

La giovane imitò il suo gesto e rovesciò la sedia, facendola cadere con un colpo secco alle proprie spalle.

«FINITELA!» gridò anche la McGranitt, rizzandosi con autorevolezza a sua volta. «Alastor, Ninfadora, non siamo qui per--!».

«Ti è mai interessato qualcosa di diverso da questa guerra, Malocchio!?» riprese Tonks, senza dar segno di aver udito le parole dell'altra strega.

«Questa guerra potrebbe rivelarsi la fine del mondo!».

«E questo Decreto potrebbe essere la mia!».

«Tu sei un'Auror, maledizione, non--!».

«Se essere un'Auror significa dimenticare di possedere un cuore, allora tanto vale unirsi ai Mangiamorte!».

«NON-AZZARDARTI-A-RIPETERLO!».

«Sei solo un cinico bastardo!» sbraitò furiosa Tonks, scuotendo con foga il capo e fissandolo con gli occhi brillanti di rabbia. «Fingere che non stia accadendo nulla è esattamente come aiutare quei figli di una cagna!».

«Non possiamo fare niente, Ninfadora! Niente! Vedi di farlo entrare in quella tua testa dura o dovrò infilarcelo dentro a forza!» tuonò con violenza Moody. «Sempre che tu una testa ce l'abbia ancora, dannazione!».

«Vigliacco!» ribatté con altrettanto animo lei. Guardò uno per uno tutti i membri dell'Ordine presenti, fermandosi un attimo in più verso Kingsley. «Siete tutti dei vigliacchi...» mormorò fra i denti, tremando di collera. «Con che coraggio vi considerate ancora gli uomini di Silente?».

Kingsley le si avvicinò pacatamente e le posò una mano sul braccio.

«Non toccarmi!» strillò lei, liberandosi con uno strattone dalla sua presa.

«Tonks, calmati» cercò di rassicurarla. «In questo modo non arriverai a nessuna conclusione».

«Ah, certo!» sbottò lei, malignamente ironica. «E voi?» si voltò nuovamente verso gli altri astanti. «A quale conclusione volete arrivare standovene seduti!?».

«Ninfadora, basta» le disse determinata la McGranitt, facendo fremere con stizza il naso. «Stai--».

«NON-MI-CHIAMO-NINFADORA!» gridò ancora la giovane, sferrando un violento calcio alla sedia. Camminò con ferocia verso la porta, senza voltarsi verso nessuno di loro. Aveva già mosso un piede nel corridoio quando, con stupore di tutti, si fermò improvvisamente. Attesero qualche istante, febbrili, mentre Malocchio, stringendo con forza i pugni, fissava i frammenti del bicchiere con aria apparentemente assente.

Lentamente, Tonks volse il viso rabbioso all'indietro.

«Non avete intenzione di muovere un dito» affermò con voce tagliente. «Nessuno di voi farà qualcosa per fermare quest'ingiustizia. È questa, dunque, l'ultima parola dell'ardito e nobile Ordine della Fenice?» pronunciò le ultime parole quasi con disgusto.

Altrettanto lentamente, Moody sollevò gli occhi – entrambi – su di lei, fissandola con folle intensità.

«Sì» decretò, infine. «Non possiamo fare nulla».

«Non volete fare nulla» lo corresse lei con un mezzo sorriso amaro. Scosse il capo un paio di volte, sconcertata.

«Assurdo» aggiunse debolmente, prima di svanire oltre la porta. «E dire che una volta desideravo diventare un'Auror della tua pasta, Malocchio».

°°°°°°




«Perdonami, ma non riesco a seguirti» disse Remus, osservando confuso la propria borsa scucita che Rouge gli aveva appena lanciato fra le braccia.

Senza rispondergli, la donna gli voltò la schiena e iniziò a camminare verso l'argine dello Shannon.

«Rouge!» la chiamò Remus, sempre più perplesso. «Rouge!».

«Muoviti!».

Camminava talmente spedita che Remus, per raggiungerla, fu costretto a correre. Una volta affiancatosi a lei, chiese:

«Rouge, dove siamo diretti? E perché la mia borsa è così pesante? Cosa c'è dentro?».

«Qualche provvista» tagliò corto, evitando con un guizzo agile un masso sporgente.

Nel tentativo di allacciarsi la tracolla sulle spalle senza perdere il passo, Remus rischiò quasi di inciamparci sopra.

«Rouge...» ripeté con vaga veemenza. «Ti prego, puoi cortesemente--?».

«Credo che Lynn abbia oltrepassato le radure di Trivia».

Remus si fermò di colpo e sgranò gli occhi.

«Le radure di Trivia? Avevi detto che era impossibile che--».

«So perfettamente cosa avevo detto, Damerino!» sbottò nervosamente lei, voltandosi di colpo e fissandolo con forza. «Aulos e Alceus dicono di aver trovato delle impronte che s'inoltrano al di là dei loro confini».

«Credi siano di Lynn?».

«Ne sono certa».

«Molto bene» annuì con decisione Remus. «Hai qualche idea?».

«No».

«Fantastico» disse lui con una punta di ironia. «Adoro improvvisare».

Rouge parve trovare il suo inappropriato sarcasmo molto irritante, perché ribatté, ostile:

«Chiudi la bocca e muovi le gambe, se non vuoi che ti riempia di botte».

°°°°°°°





°°°°°°°


Lo so, è corto. Ma non me la sentivo di aggiungere altro.

Anyway. Il capitolo è stato un parto estremamente rapido e, sì, vedrò di farmi perdonare per la lunghezza.

Per quanto riguarda la reazione di Tonks, comunque, non ho idea di come sia saltata fuori (nei parti rapidi, spesso e involontariamente, ci si dimentica di orecchie e alluci, ma tant'è che si può vivere anche senza...). Nel caso non si fosse capito – spero proprio di no o dovrò riprendere in considerazione l'idea di darmi all'allevamento di pesci rossi (ippica sarebbe troppo complicato e botanica si rivelerebbe una tragedia) – è successo che... ho perso il filo. Sono un essere inutile.

Dicevo: nel caso non si fosse capito, Tonks e Moody hanno appena terminato di discutere sulla recente apertura del Centro di Riabilitazione di Aberdeen e, ovviamente, i loro pareri sono opposti. Ed essendo la sottoscritta autrice palesemente certa che i geni Black non abbiano trascurato/risparmiato nemmeno la giovane Tonks, ho irrazionalmente deciso di farle avere una crisi isterica.

C'è poco da fare: è tipico di chi scrive fan-fiction fare del male fisico-psicologico ai personaggi.


Mirwen: Per quanto riguarda la fatica, non saprei proprio che dirti. Questa storia dura da così tanto che ormai ho scritto sotto qualunque intemperia. Ad ogni modo, sono felicissima che ti piaccia così tanto.

SakiJune: Non sapevo che esistesse uno sciopero delle recensioni, ma sono contenta che tu sia tornata. «La presenza disturbante di Lynn si sente anche quando non c'è». Ecco. Appunto. E lo vieni a dire a me? Comunque, sì: quando ho creato Lynn volevo che apparisse misteriosa, se non più di Rouge, almeno al suo stesso livello. Credo che, essenzialmente, Lynn non sia cattiva. Ma è attaccata alle tradizioni più radicate del branco molto più di chiunque altro e, fin da piccola, ha visto in Rouge qualcuno in grado di demolirle. È a quelle regole che Lynn deve il suo ruolo di Pandia e tutto ciò che esso rappresenta. Non ho mai avuto modo di precisare meglio la cosa, ma suppongo che tu non abbia difficoltà a immaginare quanto prestigio comporti essere la madre del capobranco. Voglio dire... nessuno obietta contro la mamma! Sono contenta che la detesti. Dico sul serio. Era quello che volevo.

Se non me l'avessi detto tu, non avrei mai notato che il nome Luma ricorda Slughorn. (Hai visto come sono brava? L'ho scritto in inglese per non farti avere un rigurgito di bile). Non so da dove mi sia uscito ''Luma''. Mi pare di ricordare di averlo letto, tanti anni or sono, in uno dei primi fumetti della WITCH che quella disgrazia di mia cugina comprava. Non saprei, comunque. Ad ogni modo, essendo il nome preso a caso, prego di non aver violato nessun particolare copyright. Anche Rouge, comunque, ha avuto lo stesso problema di Luma. Quando ho deciso il suo nome, ero appena tornata da una folle escursione a Parigi, ergo è al Moulin Rouge che si deve il suo appellativo. Sette capitoli dopo, tuttavia, mi sono resa conto che il nostro amato Severus Snape, in francese, viene tradotto in Severus Rogue, che significa qualcosa come ''persona indipendente'', mi pare.

Dico mi pare perché io di francese non parlo un'emerita mazza, ergo non l'ho fatto apposta.

Comunque.

Ho riflettuto a lungo su ciò che hai detto. Non dirmi più cose simili, o finirò per mummificarmi nel tentativo di arrivare ad un qualche valido e utile risultato. Sì, è a Trick che ho deciso di dare il mio nome. L'ho dato a lui in onore/disprezzo delle troppe Mary Sue che vagano ancora indisturbate, affrancate come una confezione di patatine San Carlo con gli stessi nomi delle autrici. Non avrei mai osato chiamare Rouge con il mio – oltremodo stupido, oserei aggiungere – nickname. In virtù di ciò, no, l'unica cosa che mi accomuna al mio omonimo è l'allegria pressoché perenne. Ci ho riflettuto a lungo, dicevo, e sono arrivata alla conclusione che, in effetti, ci sono tanti tratti del carattere di Rouge che ricordano il mio quanti che gli si oppongo drasticamente. Rouge è sempre convinta di avere ragione, come dimostra la sottoscritta per le questioni che ritiene seriamente importanti. Ha un forte senso pratico e una grande stima di sé e, sebbene a volta appaia cinica, è seriamente decisa a salvaguardare il proprio branco. Tuttavia, Rouge ha anche molta costanza e determinazione, ed è competitiva e orgogliosa. Io non sono niente di tutto questo. La mia risposta definitiva, quindi, è: «sì, è indubbiamente il personaggio che più mi rispecchia».

jaja_chan: Ripeto per l'ennesima volta: attenzione nel leggere tutti i capitoli in una volta sola! XD C'è gente che ha rischiato di vedersi gli occhi ribaltati al contrario. Mai provato a raggiungere il bagno con gli occhi al contrario? Ecco, appunto.

Sono contentissima che ti piaccia, e lo sono doppiamente nel sapere che ho convertito un'altra fan di Harry Potter alla coppia Remus/Tonks.

Tzè. Grande genio... magari. Sono solo pigra.

P.s.

Alphònse Urecha stava per ringraziarti, ma il calcio ha interrotto la comunicazione. Gliene ho tirato un altro, comunque. Di questo passo si convincerà di essere una star e mi causerà un attacco nevrotico. Non fargli più i complimenti, ti prego.

_Mary: Spero che nel prossimo capitolo parte della tua curiosità venga soddisfatta. Fino ad allora, però, non posso dire niente, mi spiace. Per il momento, grazie mille.

arya87: La mia sveglia è snervante, non credo ti farebbe piacere possederla. Intenditori, dici? Bah. Io l'ho comprata in virtù del suo essere un'inutile pacchianata ed mio essere devotamente attratta dal genio immodesto di Dalì, ma tant'è... Sono contentissima che ti sia piaciuto il capitolo, ho grande considerazione delle tue recensioni. P.s. Non preoccuparti. Io sono famosa per essere logorroica e di tanto in tanto fa piacere parlare con i propri simili...!

PinkMoonlightPrincess: Grazie di cuore, sono contentissima che la storia continui a piacerti. Per il momento, non preoccuparti per la fine: dista ancora una (quasi) ventina di capitoli.


Un bacio a tutti quanti da parte mia e uno extra da parte di Alphònse,


Trick


P.s.

Credo che ora andrò a prenderlo a pugni. Giusto per cambiare routine.

   
 
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