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Autore: MairTonks    18/09/2016    1 recensioni
"-Per coloro che non lo sanno, questa sera e' tra noi Charity Burbage, che fino a poco tempo fa insegnava alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarst-
...
-Si..la professoressa Burbage insegnava tutto sui babbani ai figli di maghi e streghe..spiegava che non sono poi tanto diversi da noi...-
...
-Non contenta di corrompere e inquinare le menti dei bambini maghi, la settimana scorsa la professoressa Burbage ha pubblicato una commossa difesa dei babbani sulla Gazzetta del profera. I maghie, ha dichiarato, devono accettare questi ladri della loro conoscenza e della loro magia.-" (Harry Potter e i doni della morte, capitolo 1)
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Charity Burbage, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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Hogwarst, 16 ottobre 1969 (parte 1)

Da quel giorno di inizio ottobre erano cambiate molte cose.

Martha non poteva più andare in giro per la scuola visto che, da quando era uscita dall’infermeria, non faceva altro che attirare quelli che lei chiamava ‘semplici incidenti’. Ma di semplice non avevano nulla e, soprattutto, non si trattava di incidenti. Forse i primi tre potevano definirsi tali ma, dopo l’ennesima visita da Madama Chips, tutti loro avevano convenuto che qualcuno sembrava averla presa di mira.

Il primo pensiero di Agatha e Sam era andato a Demetra, la gelosissima fidanzata di Oliver, che non aveva mai risparmiato a loro scherzi di pessimo gusto. Ma Demetra non aveva mai colpito Martha, neanche la sua estrema gelosia poteva portarla a fare dei dispetti all’unica persona che non aveva ostacolato in alcun modo la sua relazione con Oliver e che, soprattutto, si era sempre sforzata di essere gentile con lei.

Charity aveva pensato che si trattasse di qualche brutto scherzo che qualche ragazzo di Serpeverde avesse deciso di tirare a Martha. La sua amica era una delle allieve più brillanti del loro anno, era un genio in pozioni e ciò aveva portato molti Serpeverde ad essere invidiosi del trattamento speciale che Lumacorno le riserva. Qualche piccolo incidente era già capitato negli anni precedenti, ma si era sempre trattato di semplici manomissioni alle pozioni che preparava.
Gabe aveva azzardato anche a qualche vendetta nei suoi confronti da qualche ragazzino a cui Martha aveva tolto punti o assegnato punizioni in quanto Caposcuola ma era davvero impossibile che qualcuno potesse avercela così tanto solo per motivi banali come questi. D’altronde Martha era buona e toglieva punti solo quando era costretta.

Ma c’era un’ultima ipotesi che nessuno aveva il coraggio di dire ad alta voce. Non era raro che in quegli ultimi mesi molti nati babbani subissero stupidi scherzi da parte di tutti coloro fissati con la purezza di sangue. Nessuno aveva dimenticato il ragazzino del terzo anno di Tassorosso che, l’anno precedente, era stato trovato privo di sensi in un bagno senza un apparente motivo. Solo tempo dopo si era scoperto che era stato vittima di due ragazzi di Serpeverde che lo avevano preso di mira a causa delle sue origini. Nessuno di loro aveva più visto quel ragazzino per i corridoi e, da quello che si diceva, probabilmente aveva abbandonato la scuola per paura.

Questo portava di conseguenza al secondo grande cambiamento avvenuto ad inizio ottobre. Di comune accordo tutti loro avevano stabilito che Martha non doveva più essere lasciata andare in giro da sola. Questo non serviva ad impedire che gli incidenti giornalieri accadessero ma, almeno, permetteva loro di aiutare subito la povera Martha in qualsiasi momento della giornata.

Il terzo cambiamento era avvenuto nel rapporto tra Charity e Camdem che, nonostante il mancato appuntamento il giorno dell’incidente di Martha, avevano preso a vedersi regolarmente tutti i giorni. Camdem era stato molto gentile e comprensivo quel giorno e non si era arrabbiato quando lei si era completamente dimenticata di lui. Così, ogni volta che Charity non era impegnata con Martha e con i suoi amici, lei e Camdem trascorrevano il tempo facendo lunghe passeggiate nel parco della scuola o, se il tempo non era clemente, stando semplicemente seduti nella loro sala comune.

Era stato in quelle occasioni che Charity aveva scoperto la fotografia. Camdem, in quanto figlio di due importanti giornalisti della Gazzetta del Profeta, era praticamente cresciuto con in mano una macchina fotografica e aveva ereditato quella passione dai genitori. Da quando aveva mostrato la sua macchina fotografica a Charity, la ragazza lo aveva praticamente costretto a portarla ogni volta che andavano a passeggiare nel parco e lo aveva eletto a suo insegnante privato. Il ragazzo aveva accettato e si divertiva parecchio a mostrarle il modo esatto con cui immortalare i soggetti che Charity voleva fotografare. Aveva anche ammesso che le sue fotografie non erano male e le aveva permesso di tenere per se tutte quelle che voleva e insieme ad alcune che lui le aveva scattato di nascosto.

Ce ne era che la ritraeva mentre si girava verso di lui sorridendo felice per aver finalmente trovato il suo prossimo soggetto e, nonostante Charity fosse molto critica verso il suo aspetto, non poteva negare che quella foto fosse davvero bella. Camdem aveva colto il momento esatto in cui si voltava verso di lui sorridendo e il vento, per una volta dalla sua parte, le aveva allontanato i capelli dal viso permettendo ai suoi occhi di essere finalmente visibili.

Charity la stava fissando proprio in quel momento chiedendosi se fosse davvero lei quella ragazza sorridente della fotografia. Lui le aveva confessato di trovarla bellissima e, anche se lei stentava a crederlo, non aveva potuto controbattere davanti a quella fotografia. Si trovò a pensare che, se in quel momento era davvero bella, era solo per merito di Camdem. Era lui l’unica persona in grado di farla stare bene in quel periodo, i suoi amici erano troppo tesi e nervosi per potersi divertire come un tempo che, nonostante fossero trascorsi solo poco giorni, sembrava terribilmente lontano.

-Che stai facendo?- le chiese Gabriel buttandosi a peso morto sulla sedia davanti a lei.

Era l’ora di pranzo ma Charity era andata in biblioteca per poter finire il tema di babbanologia che avrebbe dovuto consegnare l’indomani. O meglio, quella era una bugia che aveva rifilato ai suoi amici per poter stare un po’ in pace. Non avrebbe retto ancora a lungo davanti all’espressione triste di Martha che, in quegli ultimi tempi, aveva smesso di sorridere e fare qualunque cosa. Non mangiava, dormiva poco e trascorreva la maggior parte del tempo in infermeria a farsi curare da Madama Chips le ferite della giornata. L’infermiera, dopo il terzo giorno in cui aveva dovuto medicare una distorsione al polso della ragazza, aveva avvertito gli insegnanti e il preside ma nessuno di loro era riuscito a sistemare la situazione. Ogni volta che accadeva qualcosa a Martha nessuno poteva accusare qualcuno di essere stato il colpevole. Martha era caduta in corridoio deserto, un bicchiere le era esploso in mano, dei libri erano caduti addosso da uno scaffale in biblioteca e la sua sedia si era spostata all’improvviso mentre si sedeva. Nessuno poteva negare che si trattassero di incidenti e l’unica cosa che faceva sospettare il contrario era la frequenza con cui accadevano.

-Il tema di babbanologia per domani- rispose cercando di nascondere la foto senza farsi notare. Non sapeva il motivo ma preferiva non raccontare a nessuno di quello che accadeva con Camdem. Era una cosa solo loro e aveva paura che potesse finire tutto se qualcuno ne fosse venuto a conoscenza.

-Pensi di scriverlo sul tavolo?- le chiese indicando il punto in cui sarebbe dovuta esserci la pergamena su cui aveva già iniziato a scrivere le prime righe il giorno precedente. Charity spostò lo sguardo dal tavolo al volto perplesso del suo amico, che la fissava con un sopracciglio alzato, nella speranza di trovare qualcosa da dire per rompere il pesante silenzio che era calato dopo la sua domanda.

-Devo ancora finire di sistemarmi- si giustificò Charity mentre si chinava per prendere la pergamena nella sua borsa.

-Ok- si limitò a dire lui senza smettere di fissarla scettico, come se stesse cercando di smascherare la sua bugia. Non era raro che uno di loro si allontanasse non appena erano sicuri che Martha non era sola sussurrando scuse che nessuno ascoltava veramente. Era l’unico modo che avevano per evitare di esplodere davanti a Martha o di farle capire quanto quella situazione fosse davvero pesante.

Martha continuava a ripetere che non era necessario essere scortata in qualunque momento della giornata ma, col tempo, si era arresa e accettava la loro compagnia esattamente come si era rassegnata agli incidenti quotidiani. Tutti loro cercavano di non farle pesare la cosa e di tirarla su di morale sforzandosi di comportarsi normalmente.

-Cris e Sam hanno smesso di litigare- la informò Gabe dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio. Charity aveva preso a sfogliare il libro senza sapere esattamente cosa stesse cercando mentre il ragazzo continuava ad osservarla con la testa appoggiata sulla mano.

-Bene- disse senza neanche alzare gli occhi. Avrebbe dovuto essere sollevata dalla notizie, invece era semplicemente indifferente. Ormai i litigi tra loro sembrava all’ordine del giorno e nascevano per i motivi più futili.

Quel giorno era stata la volta di Cris, solitamente calmo e ragionevole, di perdere la pazienza. Dopo la lezione di pozioni, che seguiva insieme a Martha, doveva recarsi nell’aula di Trasfigurazione. Sam avrebbe dovuto dargli il cambio con Martha ma la ragazza si era attardata a parlare con Hagrid di un cucciolo di unicorno che il guardiacaccia aveva trovato nella foresta. Cris era un ragazzo estremamente puntuale ed era andato su tutte le furie quando Sam si era presentata venti minuti dopo l’orario previsto. La discussione era sfociata nella pausa pranzo, Cris aveva dato a Sam dell’irresponsabile e l’aveva accusata di perdere tempo dietro a stupide creature piuttosto che aiutare una sua amica. Se non si poteva scherzare con la puntualità con Cris, allo stesso modo non si poteva dire a Sam che trascorrere il tempo con le creature magiche era inutile. Così la situazione era definitivamente degenerata e i due avevano passato tutto il tempo ad urlarsi ai due lati del tavolo. Agatha era stata l’unica ad accorgersi dell’espressione mortificata di Martha che, mentre i suoi due amici urlavano, sembrava voler sprofondare. Aveva sbattuto violentemente un pugno sul tavolo mentre si alzava e trascinava con se un’inerte Martha.

-Oliver ha dovuto farli tacere con un incantesimo. Quando sono arrivato io lui stava mangiando come se nulla fosse successo e Sam stava uscendo il lacrime dalla Sala Grande- continuò.
Quindi i due non avevano smesso di litigare di loro spontanea volontà ma era stato Oliver che, probabilmente al limite della sua già infinita pazienza, li aveva costretti a stare in silenzio.

-Non possiamo continuare così- disse Charity smettendo di sfogliare inutilmente il volume di Babbanologia e guardando negli occhi il ragazzo.

-E cosa proponi? Non possiamo lasciare Martha da sola, ti ricordo che solo ieri ha rischiato volare giù per le scale e Oliver ha fatto non so che tipo di incantesimo per bloccare la sua caduta-

-Lo so. Ma così rischiamo di impazzire tutti quanti e di metterci a litigare per ogni cosa- insistette Charity. Doveva già sopportare le sue compagne di dormitorio che litigavano continuamente, non poteva anche sopportare che i suoi amici si urlassero continuamente contro.

-L’unica cosa che possiamo fare e’ capire chi c’è dietro a tutto questo e fermarlo- propose Gabe e Charity notò la luce di determinazione accendersi nei suoi occhi azzurri.

-Charity!- la chiamò Ophelia senza curarsi di mantenere un tono basso e sbucando da dietro uno scaffale. Sembrava sconvolta, doveva aver corso per venire da lei e fu costretta a prendere fiato prima di riuscire a parlare.

-Agatha ha portato Martha in infermeria, Oliver mi ha detto che qualcuno l’ha fatta cadere nel lago- ma la piccola Ophelia non aveva finito la frase che sia lei che Gabe erano scattati in piedi e si erano diretti verso l’infermeria.
  
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