Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Kimberly Horan    23/09/2016    1 recensioni
Sofia si trova a Londra per presentare la mostra a cui ha lavorato per circa tre anni. Giovane, intraprendente e con un carattere forte, sembra non esserci nulla per lei al di fuori del suo progetto e dello studio, questo finché non incontra il principe Harry. Tra i due scatta qualcosa fin da subito, ma far funzionare la loro relazione sarà più complicato del previsto. Cosa saranno disposti a rinunciare pur di coronare il loro sogno d'amore?
Genere: Commedia, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Luglio. Il grande giorno era stato fissato per fine luglio. Subito dopo la laurea di Sofia. Organizzare un ‘’royal wedding’’, come veniva definito, era un’esperienza di portata gigantesca che aveva provocato una sorta di isteria di massa. Nel giro di poco tempo Harry e Sofia dovettero organizzare ogni minimo dettaglio di un evento di portata gigantesca. Già un normale matrimonio era una sfida impegnativa, figuriamoci il matrimonio di un principe!
La cerimonia si sarebbe svolta all’abbazia di Westminster, con entrata ad effetto su un bel tappeto rosso, per poi concludere con il bel saluto dal balcone di Buckingham Palace. Un matrimonio da sogno, insomma.   
Alla confusione generale si aggiunse anche la cerimonia di laurea, che sì, era comunque un evento di portata minore, ma rimaneva comunque un altro importante traguardo nella vita di Sofia. E siccome si sarebbe tenuta poche settimane prima del matrimonio, in sostanza il caos dilagava dappertutto.
Sofia era piuttosto fiera di come lei ed Harry erano riusciti a gestire le cose. Lui l’aveva aiutata a scegliere ogni minima cosa, tranne l’abito che ancora mancava all’appello, e questo, unito a mille impegni ufficiali, aveva fatto sì che i due sperimentassero un assaggio della vita matrimoniale che li aspettava. La cosa le piaceva. Certamente una vita del genere era frenetica e stancante, ma nel complesso non le dispiaceva poi molto. Inoltre, per sua fortuna, Harry era d’accordo sul fatto che continuasse anche nelle sue ricerche personali. Forse non avrebbe potuto lavorare in ambito museale come si era prefissata di fare una volta uscita dall’università, ma dopotutto questo era il prezzo da pagare per coronare il suo sogno d’amore.
La giornata era bella. Il sole era velato e questo era il massimo che ci si poteva aspettare dall’Inghilterra, però andava bene lo stesso. L’ideale per trascorrere una bella mattinata al parco, guardando una partita di polo tra amici.
Sofia avrebbe dovuto lavorare alla tesi, questo lo sapeva, ma Harry aveva insistito tanto affinché si prendesse almeno una giornata di vacanza. Almeno così avrebbero potuto starsene in santa pace seduti sull’erba a rilassarsi un po’. Tanta era la voglia di trascorrere qualche ore in tranquillità, che Harry decise di non partecipare alla partita. Quel giorno era tutto per loro, peccato che le cose non vanno mai come uno le programma.
“George sta attento a non cadere”, gli ripeté Kate tenendolo per mano.
Lei e Sofia erano sedute sull’erba, una accanto all’altra, insieme ai bambini. Mentre i loro cavalieri si erano assentati momentaneamente. In verità William era impegnato con la partita e andava a trovarle solo durante le pause. Per quanto riguarda Harry, invece, era andato a salutare alcuni amici vicino alle tende in cui tenevano i cavalli.
“Credimi, considerando tutte le cose che stai facendo hai una splendida cera”, le disse Kate.
Sofia giocherellò con la manina di Charlotte, che le sorrise. La teneva sulle gambe ed era sicuramente molto più facile da gestire rispetto a George. “Fortunatamente Harry mi ha dato una mano. Ad organizzare tutto da sola non ce l’avrei mai fatta. A proposito, dov’è finito?”
Entrambe si voltarono verso le tende bianche e dopo un po’ di ricerche, lo videro lì, esattamente nello stesso punto in cui l’avevano visto l’ultima volta. Cioè trenta minuti prima. Sembrava piuttosto impegnato a parlare con qualcuno.
Sofia prese Charlotte in braccio e si alzò in piedi per avere una visuale migliore. La vista da lontano era quella che era, e come al solito aveva dimenticato gli occhiali da vista in camera, ma nonostante questo riuscì a distinguere chiaramente la sagoma di una ragazza bionda, con i capelli lunghi.
“Secondo te con chi sta parlando Harry?”
Gli occhi di Kate si strinsero in una fessura per vedere meglio. “Con Chelsy, credo”, rispose. “Sì, è decisamente Chelsy. Riconoscerei il suo modo di muoversi dappertutto”.
Chelsy. Quel nome le fece salire un’improvvisa nausea.
“Intendi dire quella Chelsy?” Era una domanda retorica, però la fece lo stesso.
“La sua ex sì, non credo che Harry conosca altre Chelsy”.
Sofia sentì una fitta al cuore. La fidanzata storica di Harry era lì, che conversava tranquillamente con lui. Tranquillamente, allegramente e da trenta minuti.
“Harry l’ha invitata al matrimonio, da quel che so”.
Quella notizia le giunse nuova. “Come scusa?”
“Non lo sapevi?” Kate sembrava sorpresa, e questo era nulla in confronto a come si sentiva Sofia.
Lei scosse il capo, quasi sconvolta. “No, Ho esaminato la lista degli invitati due giorni fa e il suo nome non c’era, ne sono sicura”.
“Allora credo che Harry l’abbia fatto aggiungere, insieme a quello di Cressida”.
Ecco, quello non avrebbe dovuto dirglielo. Decisamente non avrebbe dovuto dirglielo. L’avrebbe scoperto comunque, ma in quel momento fu come innescare una bomba. Sofia sentì una gran rabbia montarle dentro. Non poteva credere alle sue orecchie. Fosse stato per lei sarebbe andata lì e avrebbe preso Harry da parte per dirgliene quattro, poi pensò che così avrebbe fatto solo la parte della pazza isterica e lasciò stare. Si limitò a stringere i pugni e ad aspettare che Harry terminasse la sua bella chiacchierata. Che comunque andò avanti per un’altra buona decina di minuti.
“Scusa, torno subito”, disse a Kate dandole in braccio Charlotte. Harry stava tornando e a quel punto era così furiosa che voleva semplicemente stare da sola. Tornò al parcheggio e si nascose letteralmente dietro l’albero che si trovava vicino alla macchina parcheggiata di William e Kate.
“Va tutto bene?”
Sofia chiuse gli occhi, irritata nel sentire la voce profonda di Harry.
“Hai invitato le tue ex fidanzate al nostro matrimonio. E non ti sei degnato nemmeno di dirmelo”. Era furiosa. Il periodo di stress intenso a cui si stava sottoponendo la rendeva ancora più sensibile a questo genere di cose e sentì che quella volta non sarebbe riuscita a mantenere la calma.
“Non potevo non invitarle, fanno parte della nostra cerchia di amici. Inoltre io e Chelsy ci conosciamo da anni”, le rispose come se fosse la cosa più normale del mondo.
Lei lo guardò con rabbia, inarcò un sopracciglio e strinse i pugni con ancora più forza. “Fanno parte della tua cerchia di amici, non della mia”, sibilò.  “E comunque avresti dovuto chiedermelo almeno, questo è il nostro matrimonio, non solamente il tuo”.
Sofia si voltò e fece per andarsene. Se fosse rimasta lì ancora un minuto sarebbe scoppiata a piangere per il nervoso.
“No, aspetta!” Harry la bloccò per la vita e la costrinse a girarsi. “Non credevo che fosse così importante, che differenza fa?”
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso. “Che differenza fa?” Ripeté lei spingendolo via. “Fa differenza eccome! Sai quante settimane ho passato a dover leggere sui giornali il confronto che hanno fatto tra me e le tue ex? Con tanto di foto che vi ritraevano mentre vi baciavate! E ora scopro che le hai invitate al matrimonio senza chiedermi cosa ne pensavo”. Si sforzò di mantenere un tono di voce basso, ma dentro di sé avrebbe voluto urlare.
“D’accordo, avrei dovuto chiedertelo. Però sono certo che non sei arrabbiata solo per questo”. Il tono di sfida che usò Harry contribuì solamente a peggiorare la situazione.
“Io non sono arrabbiata. Sono furiosa! E questo perché nel caso non lo sapessi nessuna sposa vuole vedere le ex fidanzate del marito al proprio matrimonio! Ma per te non ha importanza, giustamente, e ti ci fai pure la bella chiacchierata, al posto di stare con me”
“Allora è questo il problema! Sei gelosa perché ho parlato con Chelsy!”
Sì, era gelosa. Era gelosa perché lui aveva dato attenzioni a lei, quando quella giornata era stata organizzata per poter stare insieme.
“Quanto sei geniale Sherlock! Ti daranno una laurea per questo! Il prossimo passo quale sarà: decidere che mi facciano da damigelle?”
Stavolta Sofia se ne andò sul serio e Harry ci rimase di sasso.
“Dove stai andando?” Le disse praticamente urlando.
“Da William! Non ho intenzione di rimanere qui con te neanche un minuto in più!”
Nel sentire quella frase Harry divenne rosso per la rabbia. “Bene!” Disse praticamente furioso.
Il motivo per cui Sofia corse da William era semplice: voleva che la portasse via da lì, il prima possibile. Gli chiese di accompagnarla in centro, dove Enea aveva affittato una casa da due settimane.
Nel sentire tutta la storia, Enea scoppiò a ridere. “No, ma davvero ha fatto una cosa del genere?” Le chiese poi tornando serio.
Sofia si limitò ad annuire. Aveva un sacco di cose da dire, però farlo davanti a suo fratello che l’avrebbe portata dall’altra parte del mondo pur di piazzare quanta più distanza possibile tra lei ed Harry, non era proprio il caso.
“Se vuoi si fa sempre in tempo ad annullare tutto, lo sai?” Lei lo guardò malissimo. Se avesse avuto un coltello a portata di mano glielo avrebbe lanciato addosso. “Era solo per dire!” Fece Enea alzando le mani.
Lei sospirò, tristemente. Si sentiva vuota, triste e ferita dal comportamento che aveva avuto Harry. Per lui era facile: nessuno lo aveva messo a confronto con un altro uomo. Non che si sentisse inferiore a Chelsy o a Cressida, semplicemente era gelosa. Quale ragazza non lo sarebbe stata. Vedere lui e Chelsy parlare era stata la cosa peggiore. La loro relazione era durata degli anni e se si fossero riavvicinati Sofia non lo avrebbe potuto sopportare. Nel profondo sentì di provare una grande paura che Harry potesse ancora avere dell’interesse verso di Chelsy. I ritorni di fiamma erano crudeli.
“Ascolta, l’autocommiserazione non ti si addice per niente, perciò ecco cosa faremo: stasera resterai qui e ce ne andremo a farci una bella bevuta in un pub”, le propose Enea poggiando entrambe le mani sulle ginocchia della sorella e guardandola fissa negli occhi. “Che ne dici bambina?” Seduta su quello sgabello sembrava proprio una bambina. Piccola e imbronciata. Era la sua sorellina dopotutto.
“Noi non siamo mai stati tipi da pub”, obbiettò lei. “E poi non voglio che Harry si preoccupi”, abbassò lo sguardo, chiedendosi se si sarebbe preoccupato seriamente.
Enea sbuffò. “Stai per sposarti e sei depressa quindi, anche se non è una cosa che faremmo normalmente, andremo in un pub stasera. Per quanto riguarda il tuo bel principe ci penso io: lui sarà anche il tuo futuro marito, ma io sono tuo fratello maggiore e se vieni con me in un pub non c’è motivo di preoccuparsi”.
Ah, su questo non c’erano dubbi, si disse Sofia. Enea era sempre stato iperprotettivo nei suoi confronti. Sarà perché l’aveva desiderata tanto una sorellina, che dal giorno in cui era nata l’aveva sempre difesa a spada tratta. Anche quando sbagliava, per lui aveva sempre ragione. O meglio, lui era il primo a rimproverarla su tutto, ma gli altri non ci dovevano nemmeno provare.
Sofia consegnò il cellulare al fratello, che in pratica glielo sequestrò.
 
 
Harry non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere. Sofia era sempre calma, eppure la questione di Chelsy l’aveva mandata su tutte le furie.
Disteso sul divano sospirò, passandosi una mano sul volto. Era assurdo. Per cosa aveva litigato con lei? Per un motivo così stupido! Non ci teneva nemmeno particolarmente ad avere Chelsy e Cressida al suo matrimonio. L’unico motivo per cui le aveva invitate era perché alcuni mici gli avevano fatto notare che sarebbe sembrato strano invitare tutti tranne loro, e se il problema era davvero quello le avrebbe cancellate dalla lista degli invitati il più presto possibile.
Sentire Sofia che ammetteva di essere gelosa gli faceva piacere, ripensandoci bene. Però il modo in cui gliel’aveva detto l’aveva mandato su tutte le furie. E poi, come se non bastasse era corsa dal fratello, che aveva pensato bene di portarla in un pub, di notte.
Che razza di idea era quella? Sofia non era fatta per i pub, era troppo….delicata. Lei non si sarebbe minimamente distratta e lui sarebbe morto per la preoccupazione.
L’idea che potesse rientrare tardi dopo essere stata fuori tutta la notte lo mandò in paranoia. Si alzò di scatto e iniziò a camminare avanti e indietro per tutta la stanza.
Odiava litigare con lei e doveva risolvere quella situazione al più presto. Prese la giacca, poi uscì e si diresse verso l’auto. Fortunatamente era riuscito a farsi dire il nome del pub dove l’avrebbe portata, anche se c’aveva messo tutto il pomeriggio per convincere Enea a dirglielo. Sapeva dove era e doveva andare da lei.
 
 
Il fatto che Enea fosse sempre stato in grado di tenere l’alcool l’aveva sempre saputo. Tuttavia non poté fare a meno di stupirsi di come fosse ancora lucido dopo tutta la birra che aveva bevuto. Persino in quel momento sarebbe stato in grado di ripetere a memoria nomi e datazione di tutti gli imperatori romani, e la cosa era inquietante.
Sofia non era proprio tipo da pub. Se l’idea era stata quella di portarla lì per distrarsi, suo fratello aveva toppato in pieno. Certamente una serata insieme era sempre divertente, ma nulla poteva distrarla da quello che era accaduto quella mattina.
Si alzò in piedi e si diresse verso il bancone delle bevande per ordinare qualcosa che non fosse della birra. Fu lì che vide l’ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere in quel posto.
Alto, con i capelli rossicci tendenti più al biondo e gli occhi di un azzurro scuro e intenso, Lucas era lì a neanche quattro metri da lei. La testa prese a girarle forte e il cuore sembrò come impazzito.
Incredula, Sofia si girò di scatto e tornò immediatamente indietro. No, non poteva essersi sbagliata. Quel volto, quei lineamenti praticamente perfetti da modello, li conosceva troppo bene. Li conosceva a memoria e per lei erano inconfondibili.
“Che cosa ci fa Lucas a Londra?!” Disse al fratello, una volta tornata al loro tavolino.
Enea ci rifletté su. “Perché c’è un convegno sul periodo Amarniano e lui è un egittologo: perciò dove altro dovrebbe essere?”
Sofia sgranò gli occhi. “Aspetta, e tu lo sapevi?”
“Tesoro, io e Lucas lavoriamo insieme perciò era ovvio che lo sapessi. Che problema c’è?”
“Il problema è che questa mattina ho fatto una sfuriata ad Harry per via delle sue ex, e ora mi ritrovo il mio ex fidanzato qui!”
Enea alzò gli occhi al cielo. “Non essere noiosa. E comunque ora è un po’ tardi per far finta di non averlo visto, perché sta venendo proprio verso di noi, e qualcosa mi dice che non sia con me che vuole parlare”. Il suo cellulare suonò proprio in quel momento ed Enea fu costretto a rispondere lasciandola da sola. Lui e Lucas si fecero un cenno di saluto reciproco con la testa.
“Sofia”. Erano anni che non sentiva il suo nome pronunciato in quel modo.
Lei fece un sorriso. Erano trascorsi anni dall’ultima volta che l’aveva visto e adesso gli faceva uno strano effetto. Di circa tre anni più grande, l’aveva conosciuto alle superiori e lei si era presa fina da subito una cotta per lui. Si erano messi insieme, poi erano andati alla stessa università e lì le cose erano cambiate. Di comune accordo si erano lasciati e anche se Sofia sapeva che lui ed Enea lavoravano ancora insieme, non aveva mai provato il desiderio di incontrarlo di nuovo. Il ricordo di Lucas le era sempre rimasto dentro, e nulla più di un ricordo doveva rimanere.
“Come stai? Ho saputo che ti sposi”.
“Sì, sarebbe stato un po’ improbabile non saperlo”.
“Sì, è vero. Non mi aspettavo di trovarti qui, tu hai sempre odiato i posti come questo”.
“Mi ha convinto Enea. Avevo…bisogno di uscire”.
“Non ti chiederò altro”. Lucas la conosceva bene e di sicuro aveva intuito quale fosse il problema. Superato l’imbarazzo inziale, i due si misero a sedere e parlarono del più e del meno, come ai vecchi tempi.
Si disse che l’atteggiamento di Harry la giustificava almeno in parte a parlare con Lucas, peccato che quando ad un certo punto si voltò e vide Harry non la pensò più così.
Improvvisamente si sentì gli occhi di lui trafiggerla e il suo cuore smise di battere. Harry non disse nulla, semplicemente si girò intento ad andarsene via.
“Harry aspetta!” Senza pensarci nemmeno una volta, Sofia lo rincorse facendosi largo tra la gente.
Usciti fuori dal pub Harry si fermò. In silenzio iniziò a camminare nervosamente mentre lei lo raggiungeva. “Mi dispiace di averti interrotta! Stavi facendo una bella chiacchieratina?”.
“Guarda che non è quello che stai pensando tu”.
“Oh, davvero?” Harry fece una pausa per cercare di calmarsi. “E allora potresti gentilmente spiegarmi. Capisco che eri arrabbiata, però questo non ti autorizza a startene seduta ad un tavolo in compagnia di uno sconosciuto”.
“Non era uno sconosciuto”.
Harry la guardò preoccupato. Aveva un sospetto. “E chi era, un amico? O qualcosa di più? Perché sembravate molto… intimi”. Dire quell’ultima parola fu come darsi un pugno da solo. Però aveva notato il modo in cui quel tizio la stava guardando fino ad un momento prima e la cosa non gli era piaciuta affatto.
“E’ il mio ex fidanzato. Ora lavora con Enea ed è per questo che si trova qui”.
Harry impiegò qualche secondo per realizzare appieno la cosa. Il suo ex fidanzato? Sentì un enorme peso sul cuore: una sensazione orribile. Stava per risponderle, quando improvvisamente il rumore di vetri infranti, proveniente dall’interno del locale, attirò la loro attenzione.
Una rissa. Ci mancava anche quello! Loro due non avrebbero dovuto assolutamente essere lì, per nessuna ragione al mondo! Harry prese Sofia, le mise un braccio intorno alle spalle e la portò via. Si fecero largo tra la folla e raggiunsero la macchina il più velocemente possibile. Harry disse all’autista di mettere in moto e di partire.
La stringeva forte. Era una cosa che gli veniva sempre naturale, esattamente come a lei veniva naturale ricambiare la stretta. Tra le sue braccia sembrava indifesa e quasi spaventata, anche se faceva di tutto pur di non darlo a vedere. Era turbata, esattamente come lo era lui. Fu in quel momento che Harry comprese quello che aveva provato Sofia quando lo aveva visto parlare con Chelsy.
Faceva male, un male cane. E ora lui lo sapeva perché lo aveva provato sulla sua pelle. Vedere la sua Sofia con il suo ex fidanzato, gli aveva fatto perdere il controllo. La sola idea di loro due insieme lo faceva impazzire di gelosia. Come diamine aveva fatto a non capire quello che provava Sofia? Come aveva potuto essere così insensibile?
“E’ strano come venga naturale, vero?” Sofia lo guardò negli occhi. “Fare un confronto con gli altri”.
Lo aveva appena colpito in pieno. Il confronto Harry lo aveva fatto, non aveva potuto evitarlo. Non ci aveva mai pensato che potesse succedere una cosa del genere, poi aveva visto quel ragazzo vicino a Sofia e non aveva potuto evitarlo. Si era sentito improvvisamente inferiore a lui, senza una vera ragione.
Harry non rispose. L’attirò ancora di più a sé e poi la baciò, perché aveva il disperato bisogno di un contatto con lei. “Tu non puoi essere messa a confronto con le altre”, le disse. “Tra me e Chelsy è finita da anni e con Cressida non siamo mai nemmeno stati veramente insieme. Tu sei un discorso totalmente a parte”.
Sofia sorrise. “Lo sono perché mi ami?” Le veniva da piangere, probabilmente, ma non sarebbe crollata per non dargli la soddisfazione. Una donna sensibile che aveva un orgoglio di ferro.
“Sì, e perché sono sicuro che tu ami me”.
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Kimberly Horan