Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Carrie_Whithouse    24/09/2016    3 recensioni
Una caccia alle streghe che va a finire male e un fratello molto protettivo che farà tutto pur di salvaguardare la sicurezza del suo fratellino.
Cosa farà Dean capendo che Sam ha in realtà molto più bisogno di protezione di quanto ne aveva una volta?
A de-aged Sam Story
Genere: Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO QUATTRO

 

“Sammy, per favore... Ne hai bisogno” ripetè stanco ed irritato Dean al suo fratellino.

 

“Posso anco'a fammi il bagno da solo, Dean” rispose indignato e abbastanza incazzato il piccolo Sammy.

 

Non poteva credere sul serio che suo fratello stava aggiungendo questo alla lunga lista di momenti imbarazzanti che gli erano capitati dall'inizio della maledizione. Diamine, era un adulto nonostante tutte le apparenze, poteva farsi ancora un maledetto bagno senza l'aiuto di Dean.

Avrebbe preferito essere sbranato vivo da un licantropo piuttosto che farsi fare il bagno da suo fratello, perciò aveva messo su questa “piccola” discussione sperando di venirne fuori vincitore a pieno titolo.

 

Fino a dieci minuti prima era andato tutto a meraviglia: Sam si era svegliato lentamente sul divano dello studio di Bobby alla debole luce che filtrava attraverso le tende pesanti che dovevano servire ad arrecare una certa oscurità all'ambiente. Era rilassato per la prima volta da secoli e sperava che nonostante tutto sarebbe stata una buona giornata.

 

Poi era arrivato suo fratello tutto contento chiedendogli cosa preferiva per la colazione, aggiungendo che gli aveva comprato anche i Lucky Charms che aveva sempre adorato quando era un bambino. E lui era felice di rispondergli gli andavano bene i cereali e che però prima voleva farsi una doccia rinfrescante per svegliarsi ed affrontare la giornata.

Quello era stato il suo errore: non appena fece per alzarsi ed andare al piano di sopra per la sua attività mattutina, Dean lo aveva preso in braccio dicendogli che lo avrebbe aiutato; in quel momento Sam pensava solo che il suo fratellone iperprotettivo lo voleva aiutare a salire le scale per paura che cadesse, ma non appena lo portò oltre la soglia del bagno capì che Dean intendeva fargli il servizio completo. Ed era così che erano arrivati a questo punto, l'uno gridando all'altro, senza trovare una soluzione efficiente.

 

“Sam. Sto cercando solo di aiutarti, non voglio farti imbarazzare o altro... Solamente non voglio rischiare che tu scivoli e ti faccia del male” Dean tentò ancora di ragionare con il fratello.

 

“E io ti ringrazio per la tua preoccupazione, ma non se've. Ho anco'a il cervello di un adulto e so occupa'mi di me stesso, Dean” Sam continuò irremovibile.

 

“Va bene... Allora facciamo così: ti preparo la vasca e il resto della roba, tu ti fai il bagno e appena hai finito mi chiami e io ti tiro fuori e ti aiuto con il resto... Questo va bene con te, fratellino?” provò ancora speranzoso Dean.

 

Sam sbuffò e rinunciò alla lotta con suo fratello, avrebbe accettato tutto ciò che era in suo favore.

 

“Va bene” rispose rassegnato il piccolo.

 

“Bene allora, inizia a spogliarti mentre io preparo la vasca”

 

Sam fece come gli era stato detto e ben presto si ritrovò tra le braccia di suo fratello mentre lo alzava per poi posarlo nella vasca da bagno dove lui iniziò subito a lavarsi, non volendo sentirsi sporco un minuto di più.

Non voleva farlo sapere a Dean – che nel frattempo era già uscito dal bagno – ma ogni volta chegli cambiava il pannolino e lo toccava in certe zone lui si sentiva... sporco. All'inferno non aveva avuto 'vita' facile e il diavolo aveva aproffittato di lui più di una volta, derubandolo di quella piccola traccia di purezza che non era ancora stata portata via dalla vita che faceva o da tutti gli errori che aveva commesso fino a quel momento. Riusciva quasi ad accettarlo come punzione e pensava di essersi meritato tutto il male che il diavolo aveva arrecato lui, ma ancora aveva paura che Dean l'avrebbe scoperto prima o poi e che per questo sarebbe stato disgustato da lui, abbandonandolo e lasciandolo solo, questa volta, per sempre.

L'unico conforto che riusciva a raggiungerlo era che non aveva niente di visibile che avrebbe potuto far sospettare Dean ciò che era successo ed il fatto che riusciva a gestire bene i ricordi e le allucinazioni che ancora qualche volta lo affliggevano lo rincuorava non poco.

Cercando di riprendersi dai suoi pensieri oscuri, Sam si concentrò sul compito di lavarsi e riuscì a farlo nonostante tutte le sue preoccupazioni che ancora gli opprimevano la mente.

 

“Deeeaaan!” urlò, abbastanza forte da farsi sentire da suo fratello, il piccolo Sam.

 

“Sì, Sammy? Hai finito?” chiese Dean entrando nel piccolo bagno.

 

“Mmmh-mmh” mugugnò il bambino porgendo le braccia a suo fratello maggiore per farsi tirare fuori dall'acqua ormai sporca.

 

Dean prese Sam e lo posò su un asciugamano nella loro camera da letto, lasciandolo avvolto lì mentre tornava in bagno a svuotare la vasca.

Dean rientrò presto in camera da letto e preparò Sam, vestendolo con abiti comodi ed adatti alla giornata invernale che li aspettava, prima di prenderlo in braccio e portarlo giù in cucina per la prima colazione.

 

 

SPN

 

 

Quando Castiel tornò in cielo, ricevette subito la visita inaspettata di sei angeli che avevano deciso tempo prima di schierarsi nella sua legione.

 

“Signore, abbiamo riflettuto molto sulla tua politica... e pensiamo che non sia questo che Dio avrebbe voluto per noi” si fece avanti la donna.

 

“Ananchel... Pensavo che almeno tu capissi che ciò che sto facendo è solo per poterci assicurare un posto al fianco di Dio quando deciderà di tornare a casa”

 

“Si, capisco ciò che tu stai facendo Castiel, ma... penso che Dio avrebbe preferito ci preoccupassimo degli umani piuttosto che di noi stessi” cercò di ragionare l'angelo.

 

“Quando avremo risolto le nostre questioni, vi prometto che potremo anche occuparci degli umani, e non nel modo in cui intendeva farlo Raffaele” intervenì Castiel.

 

“Forse Raffaele aveva in parte ragione” intervenì un altro angelo.

 

“Cosa intendi dire con ciò, Nathanael?”

 

“Che forse potremmo costruire il nostro paradiso in terra” rispose serio.

 

“Tu non credi nell'opera del signore; non è forse vero che Dio ha dato la Terra agli uomini perchè potessero abitarla e il Paradiso a noi perchè potessimo proteggere le loro anime? Quando la nostra guerra sarà risolta, allora potrai godere pienamente l'opera di nostro Padre, se lo desideri”

 

“Di cosa stai parlando, Castiel?” chiese intimorito l'angelo del signore.

 

“Sto dicendo che se vorrai vivere sulla terra, non avrai alcuna negazione da parte mia o d'altrui”, poi aggiunse guardando tutti i sei angeli “ma prima avrò bisogno dell'aiuto di voi ancora fedeli alla causa per terminare questa sciocca guerra che portiamo avanti da troppo tempo”

 

Il suo discorso sembrò fare breccia nell'animo di ognuno di quei angeli, che dopo aver annuito e fatto un leggero inchino, tornarono al loro compito principale: costruire il paradiso perfetto.

 

Dopo aver risolto i dubbi che affliggevano i suoi fratelli, Castiel si diresse sulla terra per cercare di risolvere un altro problema di cui lui stesso era la causa: i Leviatani.

Non era intenzionato a liberarli nel mondo, se ne avesse avuto il controllo non avrebbe mai rischiato che essi si diffondessero tra gli uomini causando vittime innocenti.

 

Quando si era accorto di non poter più contenere tutte le anime che aveva in precedenza assorbito, era corso a chiedere aiuto ai Winchester; loro lo avevano aiutato volentieri a liberarsi delle anime, ma non lo avevano completamente perdonato per tutto il casino che aveva fatto con le loro vite. Dean era già pronto ad uno scontro quando, improvvisamente, l'angelo si piegò in due avvolgendo le braccia attorno al suo stomaco e gridando di dolore.

 

“Cas-Cas... Cosa succede?” chiese Dean, spaventato dalla reazione dell'angelo.

 

“I- I Leviatani... erano tra le anime del purgatorio... Sono troppo forti, Dean. Non posso contenerli più” disse Castiel con un immenso sforzo.

 

“Dobbiamo andarcene” disse con fervore Dean prendendo suo fratello per il bicite e spingendolo poi fuori.

 

Castiel annuì un'ultima volta a Dean, dicendogli implicitamente che almeno avrebbe provato a lottare contro quei nuovi mostri che rischiavano di predere il controllo del suo corpo.

Uno alla volta si facevano strada dal più profondo del suo essere e si dirigevano verso l'esterno e lui, come ultimo atto disperato, tirò fuori la lama in possesso solo degli angeli e cercò di uccidersi, impedendo così a quella razza sconosciuta all'uomo di unirsi al mondo infliggendogli non altro che danni. Le bestie dentro di lui non gli permisero di dare fine alla sua vita e così alla propria; presero il possesso del suo corpo e per un breve istante, Castiel pensò di essere giunto al termine della sua esistenza, che il compito affidatogli da Dio fosse stato concluso, mentre invece era solo all'inizio.

 

Castiel cercò di tirarsi fuori dalle memorie che lo affliggevano ancora una volta, non serviva ricordare più del dovuto, lui sapeva già cosa era successo dopo che i due fratelli avevano abbandonato l'edificio: uno ad uno, i leviatani erano usciti dal suo corpo per poi andare a diffondersi nel mondo, intaccandolo con i loro peccati.

Adesso toccava a lui risolvere tutto, non poteva pretendere che qualcun altro rimediasse a ciò che aveva provocato lui soltanto; doveva rimediare da solo ai suoi peccati poiché non era più puro, aveva cercato di riuscire in qualcosa in cui neanche Lucifero era riuscito: diventare Dio. Anche se in un certo senso ora era lui che comandava per la maggior parte in paradiso, non riusciva a definirsi Dio, suo Padre che di certo sarebbe stato disgustato dal modo in cui aveva cercato di gestire le cose.

 

Camminò lentamente nel vialetto che conduceva alla casa di un'apparente anziana, con l'intenzione di ucciderla. Nonostante le sue apparenze, quella donna non era altro che uno di quei mostri che erano usciti da lui, che aveva deciso prontamente di prendere un aspetto amichevole e per niente intimidatorio per poter imbrogliare le persone che le si avvicinavano e poter, di conseguenza, nutrirsene.

 

“Castiel” sentì una voce rauca proveniente da dietro di se'.

 

Girandosi di scatto, chiaramente sorpreso per non aver percepito alcuna presenza, vide un giovane uomo che non poteva avere più di trent'anni; i sui capelli erano biondo platino, gli occhi erano profondi e azzurri – quasi come quelli del suo tramite – e indossava un sorriso amichevole che non avrebbe potuto sembrare minimamente appartenere ad un mostro.

 

Castiel fece spuntare fuori dalla manica del suo trench la lama con cui cercò subito di uccidere il mostro, che però schivò il suo attacco e lo fece sbilanciare spingendolo a terra. La creatura spalancò le sue enormi fauci e si lanciò in avanti pronto a sbranare vivo l'angelo che, anche se preso un po' alla sprovvista, riuscì ad evitare l'attacco e a recidere la testa del mostro.

Castiel prese dei respiri profondi rigeneratori guardando in basso con disprezzo alla creatura che era stata creata molto tempo prima da suo padre. Non riusciva a comprendere come aveva fatto Dio a creare simili mostri, forse solo come sperimentazione prima del vero e proprio capolavoro.

Comunque sia, Castiel aveva un compito da svolgere e dirigendosi nuovamente verso la casa della sua futura vittima, non si accorse che proprio ella era dietro di lui, pronta ad attaccarlo.

 

SPN

 

Sam e Dean erano riusciti ad andare d'accordo per quasi tutto il giorno; Sam non aveva obiettato quando suo fratello si era proposto ad aiutarlo a mangiare il suo pranzo (una minestra di brodo) ed era riuscito perfino ad accettare il fatto di dover sedersi su dei cuscini per riuscire ad arrivare con la testa alla tavola, l'unica cosa che non riusciva ad acettare era ciò che il fratello gli stava proponendo in quel momento.

 

“Sul seio, Dean?” urlò ancora una volta il bambino.

 

“Si, Sammy... Non sto scherzando, se vuoi uscire di casa devi fare come ti dico io” rispose serio il fratello maggiore.

 

“Ma-”

 

“Niente ma Sammy. Devi seguire le mie regole” interruppe subito Dean.

 

“Sono un fottuto adulto, Dean! Non puoi tattarmi in que'to modo!” urlò Sam sull'orlo del pianto.

 

“Sì che posso e continuerò a farlo se tu ti comporti come un bambino”

 

“Ma io non tono-”

 

“So che non sei un bambino, ma finchè ti comporterai come tale e farai i capricci io ti tratterò come se ne fossi uno”

 

Sam a quel punto sembrò rinunciare, come se non ne valesse la pena. Prese la mano tesa che gli stava tendendo Dean e si avviò verso il corridoio di casa, avvicinandosi attentamente al motivo del loro litigio: un fottuto passeggino per bambini.

 

Se Dean pensava di passarla liscia dopo questo si sbagliava di molto.

 

Sam aveva deciso che prendere un po' d'aria fresca avrebbe fatto bene ad entrambi e così, nonostante il freddo che aleggiava fuori casa di Bobby, aveva proposto l'idea a Dean, trovandolo pienamente d'accordo. In seguito alla sua risposta affermativa, suo fratello era corso su per le scale, promettendo di ritornare presto e che doveva solo prendere una cosa che gli serviva. Quando era tornato giù, teneva in mano un vecchio passeggino polveroso che, probabilmente, apparteneva al periodo in cui avevano sostato da Bobby quando erano ancora entrambi piccoli.

Nonostante Sam avesse cercato di controbattere, Dean diceva che era ancora piccolo e che poteva camminare se voleva, ma per non farlo stancare molto, avrebbe portato il passeggino per permettere a Sammy di riposarsi quando avrebbe ammesso lui stesso che si era stancato.

 

“Okay, possiamo andare” disse improvvisamente Dean, riportando al presente Sam.

 

“Hai avvisato Bobby?” chiese il piccolo.

 

“Sì, ha detto anche di passare a prendere la cena dato che il parco non è molto lontano dalla pizzeria”

 

“Okay” disse Sam prima di avviarsi con Dean ( e il passeggino maledetto) verso l'Impala.

 

Avviando il motore, Dean non potè fare altro che pensare a tutto ciò che sarebbe potuto accadere al suo fratellino, così piccolo e vulnerabile.

Dean aveva paura, nonostante non lo dimostrasse a suo fratello, che sarebbero stati attaccati da qualcosa mentre erano soli e allo scoperto, ma Bobby gli aveva assicurato che nemmeno la sua casa era a prova completa di mostri e che se non erano stati attaccati da qualcosa fino a quel momento, di certo non lo sarebbero stati presto.

Cercando di rincuorarsi con ciò che il cacciatore più anziano gli aveva detto, Dean continuò a guidare verso la sua meta; il parco non era distante più di venti minuti da casa e si ricordava benissimo la strada grazie alle innumerevoli volte che Bobby aveva portato Sam e lui a rilassarsi e giocare, era in quel parco che aveva imparato a giocare a baseball invece di allenarsi, come aveva detto di star facendo a suo padre. Doveva tutto a Bobby: una quasi infanzia, innumerevoli aiuti che il vecchio cacciatore gli aveva dato nel corso degli anni, consigli per la caccia e non, la parvenza di avere, per una volta nella sua vita, una casa e un padre che dimostravano di essere tali.

 

- - -

 

Il parco era molto spazioso, con varie aree di gioco sia per bambini che adolescenti, un'area di solo spazio verde che permetteva di poter correre, giocare a calcio, baseball oppure freesbee ed un'area riservata principalmente ai picnic. Tutto intorno correva una strada di sassi per poter permettere alle persone di passare da una zona all'altra o semplicemente fare jogging.

 

Dean spense il motore non appena parcheggiato (il più vicino all'entrata possibile, non poteva permettersi di non avere alcuna via di fuga nel caso di un attacco), scese dall'auto e, prima di tirare fuori Sam dal seggiolino, prese dal sedile posteriore il passeggino di suo fratello, aprendolo correttamente e mettendo nello scomparto che aveva incluso, tutto ciò che gli sarebbe potuto servire per le sucessive ore.

 

Quando fece per prendere Sam in braccio, il piccolo gli diede uno sguardo piuttosto arrabbiato accompagnato da uno sbuffo frustato.

 

“Cosa c'è, Sammy? Hai avuto un incidente?” chiese Dean con sarcasmo.

 

“No, Dean. Sto bene” rispose Sam, ignorando il sarcasmo di suo fratello maggiore.

 

“Bene, allora possiamo andare” disse, infine, Dean sorridendo a suo fratello.

 

Sam si lasciò prendere in braccio facilmente da Dean, ma quando fu il momento di entrare nel passeggino iniziò a scalciare ed urlare.

 

“Lasciami, Dean! Posso ancora camminare!”

 

“Va beeene!” disse Dean, mettendo poi suo fratello a terra e cominciando a camminare verso l'ingresso del parco spingendo il passeggino vuoto.

 

Controllò suo fratello con la coda dell'occhio; sembrava abbastanza complicato, per lui, camminare agilmente, infatti continuava a dondolarsi su entrambi i lati e le sue gambe tremavano leggermente ad ogni passo che compiva.

Dean sogghignò felicemente alla scena: suo fratello presto si sarebbe stancato e lui avrebbe potuto avere il controllo completo dell'intera situazione.

 

Vedendo suo fratello sempre più in difficoltà, Dean gli tese la mano, pronto ad aiutarlo, anche se sapeva che la reazione di Sam non sarebbe stata delle migliori.

 

“Sul 'terio, Dean?” chiese sorpreso e leggermente irritato, il piccolo.

 

“Dai, Sammy. Se non vuoi usare quest'aggeggio sono d'accordo, ma almeno lascia che ti dia un piccolo supporto”

 

Sam sembrava inizialmente dubbioso, ma dopo un paio di minuti passati a guardare la mano tesa di Dean, decise che la situazione non poteva essere più ridicola di così e prese la mano tesagli, stringendola saldamente.

 

“Mi sento cotì tupido”

 

“Bhe, in effetti lo sei- uh” iniziò a dire Dean, prima di essere colpito da Sam.

 

“Cazzo, anche da così piccolo, sei forte” disse soffocando una risata, Dean.

 

Sam non rispose, ma Dean, guardando attentamente, notò che aveva abbassato lo sguardo e stava sorridendo.

 

Sorrise a sua volta e continuarono a camminare.

 

Arrivati vicino ad una panchina, Dean rallentò il passo fino a fermarsi.

 

“Okay, Sammy. Possiamo stare un po' qui se ti va bene”

 

Il posto sembrava abbastanza isolato e tranquillo, ideale se volevano fare un po' di chiacchiere tra di loro.

 

“Va bene” iniziò a dire il bambino.

 

“Ehm, Dean” cercò di attirare l'attenzione di suo fratello, Sam.

 

“Mh, cosa c'è, Sammy” chiese preoccupato.

 

“Secondo te troveremo una soluzione? Non voglio rimanere così per sempre” chiese sull'orlo delle lacrime il piccolo.

 

“Aw, Sammy. Certo che troveremo una soluzione, niente è duraturo, e come tutto il resto, risolveremo anche questo. Ti fidi del tuo fratellone, vero?”

 

“Si, Dean. M-ma ho p-pauva c-che-”

 

“Sssh, sta calmo, Sammy. Andrà tutto bene. È una promessa” disse Dean prendendo tra le sue braccia il suo piccolo e fragile fratellino.

 

“Ora” aggiunse Dean, quando Sam si fu calmato abbastanza “ti va di andare sulle altalene? Da piccolo ti divertivi sempre molto”

 

“Tono un adulto, Dean”

 

“Bhe, mi potresti ingannare, sai?” chiese con un sorrisetto Dean.

 

Tirando un'ultima volta su con il naso, Sam annuì debolmente, lasciandosi prendere in braccio ed essere trasportato fino alle altalene con i rinforzi per i più piccoli.

 

Il resto della giornata, i due fratelli, la passarono come una famiglia normale, come se il mondo non gli fosse crollato addosso più e più volte schiacciandoli e lasciando a loro nulla se non l'amore che provavano l'uno per l'altro.

Sam capì finalmente come era essere un bambino con un padre normale, con tutta una vita davanti di cui non preoccuparsi, senza il peso dell'inferno sulle spalle. Avrebbe voluto potersi godere di più il momento, rilassarsi tra le braccia di Dean e non pensare a tutto ciò che non aveva potuto avere che suo fratello aveva sempre cercato di dargli.

 

I suoi pensieri lo portarono sino ad il lato più oscuro della sua mente, quello cui Dean gli aveva raccomandato di non scavare mai a fondo perchè lui non poteva immaginare cosa si celasse dietro. Sam lo sapeva bene; dentro tutta quella oscurità si nascondeva l'inferno - letteralmente – e lui ci stava sempre più sprofondando dentro, senza sapere come uscirne.

 

In un attimo il freddo lo avvolse, neve iniziò a cadere tutt'intorno a lui e ghiaccio corse nelle vene. Sam rimase fermo, congelato sul posto, avendo paura che qualsiasi movimento, avrebbe potuto causare il diavolo di scagliare la sua ira su di lui; non dovette attendere molto, il suo respiro si fece sempre più frenetico attirando l'attenzione indesiderata del suo carnefice.

 

No, no, nonononononononononoNO!

 

Questo non poteva accadere, non qui, non ora. Lui ne era uscito, Dean glielo aveva giurato, Dean aveva detto lo avrebbe protetto... Dov'era Dean, però?

 

Iniziò a tremare violentemente mentre cercava di recuperare il suo respiro. Perchè non riusciva a sentirlo più?

 

Un suono frenetico di pulsare riempì tutto ciò che lo circondava, era il suo battito cardiaco? Oppure era solo un'altra invenzione creata dal suo aguzzino?

 

“-AM! Sammy! Andiamo respira, amico!”

 

“Dean?” disse con voce incerta e lacrime agli occhi. Voltando leggermente lo sguardo, riuscì a distinguere Dean da tutta quella foschia che lo circondava.

 

“Hei Sammy, sono io” disse con un sorriso forzato, “Stai bene?” aggiunse preoccupato.

 

Sam abbassò lo sguardo e negò lentamente con la testa, era ancora traumattizzato dal ricordo che aveva appena subito.

 

“Dove sono stato?” chiese il piccolo.

 

“Sei sempre stato qui, qui con me, Sammy” rispose confuso Dean.

 

“Per quanto tempo?” continuò Sam.

 

“Forse un paio di minuti... A te quanto è sembrato?”

 

“N-non lo so. Ma pev tvoppo tempo” rispose incerto Sam.

 

“Va bene, possiamo risolverlo” rispose a se stesso Dean “Stai bene ora?”

 

“Cvedo di si” rispose con sguardo lontano.

 

“Okay.. Allora penso sarebbe meglio andare ora” suggerì il fratello maggiore.

 

Sam annuì e non replicò quando Dean lo prese in braccio per stabilirlo, poi, nel passeggino iniziando a camminare verso l'auto.

 

Dean avrebbe potuto risolverlo. Suo fratello lo avrebbe salvato.

 

Lui aveva fiducia in Dean.

 

 

Note autrice: Allora? Cosa ne pensate? Forse la sto facendo andare troppo per le lunghe, anche adesso che con la scuola non ho molto tempo per scrivere... se qualcuno di voi vorrebbe che succedesse qualcosa di preciso ai nostri protagonisti può scrivermelo ed io lo farò accadere... Alla prossima! :D

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Carrie_Whithouse