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Autore: Kimberly Horan    24/09/2016    1 recensioni
Sofia si trova a Londra per presentare la mostra a cui ha lavorato per circa tre anni. Giovane, intraprendente e con un carattere forte, sembra non esserci nulla per lei al di fuori del suo progetto e dello studio, questo finché non incontra il principe Harry. Tra i due scatta qualcosa fin da subito, ma far funzionare la loro relazione sarà più complicato del previsto. Cosa saranno disposti a rinunciare pur di coronare il loro sogno d'amore?
Genere: Commedia, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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“L’ultima volta che mi hai detto di non farti domande alla fine mi hai portata a Parigi”, disse Sofia seduta sul sedile anteriore dell’auto. Dopo tutti quei mesi le faceva ancora uno strano effetto il modo di guidare degli inglesi.
Harry si mise a ridere. “Guarda e vedrai, ho in mente una bella sorpresa!”
Sofia arricciò il naso. “E’ questo quello che mi preoccupa”.
Lui le fece una linguaccia. “Stavolta ti stupirò”.
Lei alzò gli occhi al cielo. Harry si comportava sempre così: doveva stupirla ad ogni costo, come se dovesse ancora fare colpo su di lei. “Non ci riuscirai mai”.
Era una sfida tutta loro. Se anche Sofia qualche volta rimaneva colpita dai suoi comportamenti, no lo dava poi molto a vedere. Harry però capiva sempre quando era veramente riuscito ad impressionarla oppure no. Questa cosa aveva una logica che capivano solo loro, che erano testardi ed orgogliosi allo stesso modo.
L’auto svoltò a destra ed entrò in un vialetto che sembrava essere privato. Il rumore dei pneumatici sopra la ghiaia li accompagnò lungo tutto il percorso, finché Harry si fermò spengendo il motore.
“Siamo arrivati”.
Sofia si slacciò la cintura di sicurezza ed uscì dalla macchina. Era una casa costruita in pietra, con il tetto spiovente color rosso mattone. Era piuttosto grande e a vederla dal di fuori appariva proprio come una classica casa di campagna inglese, solo che molto grande.
“Mi hai portato a vedere una casa?” Gli chiese un po’ titubante. Ci aveva riflettuto su, ma non riusciva a capire il motivo per cui l’aveva portata lì.
 “Questa casa”, le disse Harry abbracciandola da dietro. “E’ la nostra futura casa”.
Sofia lo guardò con un sopracciglio alzato. “Credevo che la nostra futura casa sarebbe stata a Kensington”.
“Quella di Kensington è la residenza ufficiale. Ma questa, questa è solo nostra”.
“Hai comprato una casa! E quando ne hai avuto il tempo?” Negli ultimi tempi erano sempre stati insieme, salvo in rare occasioni in cui lei era impegnata con l’università. E comunque non si erano mai divisi per più di un giorno o due.
Harry ridacchiò soddisfatto. “L’ho trovato nonostante gli impegni”. La baciò delicatamente. “Ho pensato che ci serviva una casa del genere. L’idea mi è venuta dopo quella storia tra gli ex”.
Come fosse riuscito a collegare le due cose, effettivamente lo sapeva solo lui, però Sofia non disse nulla in merito.
“Volevo un posto che fosse tutto nostro. Un posto dove poter essere una famiglia normale senza troppi problemi”.
Già, ora Sofia lo capiva bene cosa significasse essere ‘’una famiglia normale’’. Negli ultimi mesi aveva assaggiato una minima parte di come avrebbe vissuto per il resto della sua vita, ed effettivamente c’erano momenti in cui la sua vecchia vita le mancava.
“E’ bellissima. Sembra una di quelle case che si vedono nei film”, gli disse lei mettendogli le braccia intorno al collo.
Lui la sollevò appena da terra e la baciò di nuovo. “E questo è niente! Vieni: andiamo a vedere l’interno”.
La casa era praticamente immensa. Al piano terra c’era un grande open space, con le travi a vista sul soffitto, che dava su una cucina abbastanza grande con un’isola al centro. La sala da pranzo era ampia e ben illuminata da porte finestre che davano sull’esterno. L’arredamento era un misto tra il classico e il moderno, e il tutto aveva un’aria accogliente e stranamente familiare.
“Quante camere da letto hai detto che ci sono?”
“Sei”, rispose Harry incrociando le braccia sul petto con soddisfazione. Vedere Sofia girare per quella che sarebbe stata la loro futura casa era incredibilmente bella. E buffa, dal momento che si guardava intorno curiosa ma allo stesso tempo titubante. Le serviva tempo per realizzare la cosa.
“Scusa, ma cosa ce ne facciamo di tutto questo spazio?” Gli chiese ingenuamente.
“Credimi, ci servirà”. Le sei stanze da letto erano il meno. L’intera proprietà si estendeva per un totale di cinque acri e mezzo tra: giardini; piscina; una casetta depandance con cinque camere da letto che avevano ristrutturato per ospitare i domestici; un campo da tennis; due garage e altre cose accessorie.
“Harry, non starai pensando davvero di fare cinque figli, dico bene?”
Una domanda così diretta era tremendamente invitante. “E chi lo sa”, rispose malizioso lui attirandola a sé. “Potremmo sempre prendere in considerazione la cosa. Ad ogni modo una delle attuali stanze ho pensato di utilizzarla per qualcos’altro”.
Sofia non fece domande e lasciò che Harry la guidasse al piano di sopra. In fondo al corridoio aprì la porta dell’ultima stanza e le mostrò una cosa che fece sussultare il cuore di Sofia tanto forte che le sembrò quasi di avere un infarto.
Era una biblioteca. La scrivania in legno massiccio era situata davanti alla grande finestra che dava sui giardini e da cui si vedeva il fiume in lontananza. Per il resto, le pareti erano completamente ricoperte da enormi scaffalature ricolme di libri. I suoi libri.
Sofia li riconobbe dai corposi volumi di storia che aveva usato durante i suoi studi, e in particolare dal manuale di Storia Greca che in pratica era come una scrittura sacra per lei.
Si avvicinò di corsa ad una delle librerie ed esaminò i dorsi dei suoi amati libri. “No, aspetta questi sono i miei libri! Tutti quanti! Come diamine hai fatto?”
“Tranquilla, so che sei fissata per la manutenzione dei tuoi libri per questo ho chiesto aiuto ai tuoi genitori. Sono degli antiquari perciò hanno organizzato il tutto con la massima cura”.
Sofia aveva un amore maniacale per i libri. Molti erano antichi, altri erano delle edizioni che non si trovavano più sul mercato, altri ancora avevano un valore affettivo inestimabile. In sostanza non c’era un volume che non fosse prezioso per lei. L’amore per la lettura l’aveva avuto fin da piccola e già da allora collezionava libri su libri. Per lei l’idea di fare shopping non era andare per negozi a comprare vestiti o borse firmate, ma quello di passare ore ed ore in libreria.
Harry non amava leggere, ma amava vedere lei farlo. A volte si incantava nel guardarla girare le pagine una ad una. Era semplicemente stupenda.
Sofia puntò il dito verso il fondo della stanza. “Quello è il mio scrittoio!” Un oggetto in mogano, originale dell’Ottocento in stile Chippendale, che i suoi genitori le avevano regalato per il diploma. “E quelle sono le mie foto!” Continuò sorpresa di vedere tutti suoi oggetti lì.
Si avvicinò allo scrittoio ed esaminò le cornici d’argento in cui erano state riposte con cura tutte le foto antiche che aveva collezionato. Molte erano foto di famiglia, dei suoi nonni, poi c’erano altre che risalivano alla fine dell’Ottocento o all’inizio del Novecento. Anche quella era una passione a cui Sofia aveva dedicato tempo e denaro. Fra tutte spiccava, messa in una posizione quasi d’onore, la famosa foto del soldato che aveva menzionato nel discorso tenuto in occasione della mostra sulla Prima Guerra Mondiale.
Con la punta delle dita le sfiorò delicatamente, sorridendo senza rendersene conto. “Grazie”, disse ad Harry con gli occhi che brillavano. Lui arrossì. Gli capitava sempre quando lei lo guardava in quel modo.
Avere tutte le sue cose lì, in quella che sarebbe stata la loro casa, era semplicemente meraviglioso.
“Così avrai anche uno studio dove lavorare”, le disse Harry. “Comunque le sorprese non sono ancora finite”.
Tornando al piano inferiore, Harry la condusse sul retro della casa.
“Harry, hai fatto mettere le scuderie?”
“Ma certo! Sono un grande appassionato di cavalli, ricordi?”
Harry si fermò e le fece chiudere gli occhi. “Non barare”, le disse allontanandosi di poco per poi tornare quasi subito. Le prese una mano e fece in modo che la posasse su qualcosa.
Sofia aprì gli occhi e si ritrovò davanti un bellissimo cavallo color baio ciliegia, dal pelo lucido e la folta criniera. L’animale era imponente, bellissimo e aveva un portamento regale.
“E’ tuo”, disse Harry sorridendo. “E’ il mio regalo di matrimonio”.
Lei lo guardò stupita. “Cosa?”
“E’ una cosa originale, non credi? Insomma, quante persone regalano alla propria futura sposa un cavallo! Ti piace?”
Sofia spostò rapidamente lo sguardo da Harry al cavallo. “Sì, è bellissimo. Ma non posso accettarlo”. Quell’esemplare gli sarà costato una fortuna.
“D’accordo se non lo vuoi non importa, però questo vuol dire che vieni con me e scegliamo un altro anello di fidanzamento che abbia un valore maggiore di quello che porti al dito”. Quando aveva scelto l’anello di fidanzamento sapeva che Sofia non avrebbe mai voluto un anello troppo costoso. Era stato anche questo a mandarlo in crisi, perché l’anello avrebbe dovuto essere prezioso ma cin modo contenuto.
“A te la scelta, amore mio”, le disse Harry mettendosi le mani in tasca.
Sofia fece rimase in silenzio, visibilmente imbarazzata. “Ma io non so nemmeno cavalcare”, obbiettò a voce bassa.
Harry le si avvicinò e le prese il volto tra le mani. “Ti insegnerò io, ovviamente”.
Sofia sbuffò. “Grazie, allora”, si arrese infine.
Harry sorrise trionfante, poi la baciò tenendola stretta. Tra non molto avrebbe vissuto in quella casa e Sofia sarebbe diventata sua moglie. In quel momento seppe che non sarebbe mai potuto essere più felice di così.
“Riesci ad immaginare la faccia che farà Enea quando saprà che ti ho regalato un cavallo?”
A Sofia venne da ridere, ma cercò di trattenersi. “Ti prego, diciamoglielo insieme alla mia proclamazione di laurea”. La cosa sarebbe stata molto più divertente e Sofia sperò che suo padre avrebbe immortalato il momento con una bella foto. Con una cosa del genere avrebbero potuto prenderlo in giro per anni. Lei e suo padre avevano sempre fatto i bulli con Enea.
“A proposito della proclamazione di laurea…”. Harry abbassò lo sguardo. “Non credo di poter venire”.
  
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