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Autore: Signorina Granger    25/09/2016    15 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
I Vincitori hanno votato: dopo la terza Edizione della Memoria ce ne sarà un'ultima... solo che a sfidarsi non saranno i ragazzi dei Distretti, bensì quelli di Capitol City.
Dicono che la vendetta vada servita fredda... e gli abitanti dei Distretti hanno aspettato per più di settant'anni; perciò che gli ultimi Hunger Games abbiano inizio, possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Capitolo 1: La Mietitura (Parte I)

 

“Come sempre, iniziamo dalle ragazze…”

Dio, quanto si sentiva stupida a dire quella frase… Come una delle tante Capitoline che aveva visto alle Mietiture nel corso degli anni, che ripetevano sempre le stesse quattro frasi stentate.
Chi l’avrebbe mai detto, che un giorno anche lei si sarebbe trovata in quella situazione?

Peccato che lei non avesse avuto scelta, a differenza di quelle strane donne agghindate in modi assurdi che non aveva mai compreso fino in fondo.

La Presidentessa Paylor si avvicinò alla grande boccia di vetro posta su uno sgabello alla sua sinistra come le era stato detto quella mattina da Plutarch per estrarre i dieci nomi delle sfortunate che la sorte aveva scelto per i Giochi.
Riusciva quasi a sentire la paura di quelle adolescenti, tutte disposte in file nella parte sinistra della piazza. I ragazzi invece sembravano leggermente più rilassati, forse consapevoli che per il momento potevano ancora stare tranquilli.

Solo mentre infilava la mano nella boccia la donna si rese conto di una cosa: chissà, magari quelle stesse Capitoline che avevano avuto il suo compito per anni ora la stavano guardando con il battito accelerato e sudando freddo, temendo che la loro preziosa figlia potesse essere estratta.

Finalmente capivano come ci si sentiva… Stranamente però, m quel pensiero non la rincuorò come avrebbe sperato.

Sapendo di avere ben 10 nomi da estrarre la Presidentessa decise di non tirarla troppo per le lunghe, sapendo che indugiando avrebbe solo allungato la tortura di quelle povere ragazze: le sue dita sottili e cariche di cicatrici si chiusero intorno ad uno dei primi foglietti che trovò, tirandolo fuori lentamente prima di spiegarlo.

Lesse mentalmente il nome prima di pronunciarlo ad alta voce, quasi per capire se quel cognome le diceva qualcosa… ricordava di averlo già sentito, forse era il nome di un qualche politico di Capitol… senza indugiare oltre però si affrettò a leggerlo a voce alta al microfono, in modo che tutta Panem potesse sentirlo:

“Silver Carly Grace.”

Gli occhi scuri della donna volarono istintivamente sul fiume di ragazze, chiedendosi chi fosse la prima estratta. Ebbe un tuffo al cuore al vedere una ragazzina dai capelli biondi spostarsi dalla fila e avvicinarsi con tutta calma al palco, rimanendo impassibile.

Grandioso. Hai estratto una ragazzina di al massimo 14 anni! Complimenti

Era sempre stata contraria al fatto che anche ragazzine di 12 o 13 anni potessero partecipare… Aveva sempre pensato che solo i più grandi avrebbero dovuto prendere parte ai giochi. In effetti aveva provato a imporsi su quel punto, ma Plutarch non aveva proprio voluto sentir ragioni, sostenendo che quegli ultimi Hunger Games avrebbero dovuto essere come tutti gli altri. Se non altro aveva ottenuto di dover estrarre 20 nomi e non 24…

La ragazzina dai capelli biondi, perfettamente curata dalla testa ai piedi come solo i Capitolini potevano essere, si avvicinò al palco e salì in fretta i gradini, avvicinandosi alla Presidentessa.

“Quanti anni hai?”

“13.”     

Si trattenne dal sospirare e si limitò ad annuire con un cenno del capo, voltandosi di nuovo verso la boccia di vetro.  Accanto a lei la giovane Silver intanto aveva spostato gli occhi su sua madre, in piedi ai margini del palco. Anche la donna stava ricambiando il suo sguardo, restando però impassibile di fronte all’estrazione della figlia. Non che si fosse aspettata altra reazione dalla donna, che era forse la persona più superficiale che avesse mai conosciuto… Se anche era triste, non l’avrebbe mai dato a vedere anche solo per non rovinarsi il trucco tanto elaborato e costoso. Silver spostò i grandi occhi verdi sulla fila dei ragazzi, cercando suo fratello maggiore con lo sguardo. Incontrando gli occhi scuri di Wilhelm provò quasi un modo di sollievo, scorgendo distintamente le sua labbra muoversi per formulare una frase: “Andrà tutto bene, Carly.”

Già… glie l’aveva detto anche quella mattina, prima di andare in piazza.
Peccato che in quell’occasione suo fratello si fosse sbagliato.

                                                                       *

Non riusciva a stare fermo, mentre la Paylor metteva di nuovo la mando dentro la boccia di vetro per estrarre il secondo nome.
Amanda quasi tremava, torturandosi le mani e tenendo gli occhi fissi sulla Presidentessa.

Quando un mese prima era stata divulgata la notizia degli ultimi Giochi e i suoi genitori erano andati a dirglielo, Amanda aveva pianto. Quasi per tutta la notte, calmandosi solo grazie al conforto della sua migliore amica Astrid, che l’aveva chiamata intuendo come dovesse sentirsi.

Era sempre stata contraria ai Giochi, non li aveva praticamente mai guardati… Solo le sfilate, giusto per poter vedere i meravigliosi abiti che i suoi genitori creavano per i Tributi.

Cercò di respirare profondamente mentre la Paylor spiegava il foglietto prima di leggere il nome ad alta voce:

“Astrid Walsh.”

Amanda sgranò gli occhi, chiedendosi se per caso non avesse sentito male prima di voltarsi di scatto verso la fila accanto, posando lo sguardo su una ragazza dai capelli lisci e castani. Astrid si voltò contemporaneamente verso di lei, rivolgendole un debole sorriso prima di avvicinarsi al palco con falcate poco decise, come se sentisse di non avere più le gambe.

Non era possibile… non potevano aver davvero estratto Astrid.  Gli occhi di Amanda divennero all’improvviso umidi, tenendo lo sguardo sulla sua amica che stava salendo i grandini… Astrid evitò di guardarla, forse perché sapeva che vedendola sull’orlo del pianto ci avrebbe messo poco ad imitarla.

Amanda si morse un labbro, intimandosi di non piangere mentre la Paylor metteva nuovamente la mano nella boccia, estraendo in fretta un terzo foglietto:

“Amanda Lace.”

Quasi sorrise, sentendosi chiamare dalla Presidentessa… quasi sorrise nel vedere la smorfia che increspò le labbra della sua migliore amica, provando lo stesso che aveva appena provato lei.

Buffo… insieme fino alla fine, dopotutto.

Amanda si avvicinò al palco con passo leggermente tremante, perdendo all’improvviso tutta la sua solita allegria e vivacità… Chissà, forse non sarebbe più tornata.

Dopo aver salito i gradini si avvicinò ad Astrid, rivolgendole un debole sorriso e scorgendo gli occhi azzurrissimi dell’amica diventare lucidi.

“Quanti anni hai?”

“17.”

Amanda si sforzò di parlare con un tono di voce normale, ma che risultò comunque leggermente incrinato.   La Paylor indugiò per un istante, spostando gli occhi scuri da una ragazza all’altra prima di tronare a conce trarsi sulla boccia e sulla Mietitura più lunga della storia dei Giochi.

Forse aveva capito che le due si conoscevano, e anche molto bene… E forse si stava maledicendo mentalmente per la milionesima volta da quando si era alzata.

                                                                                          *

“Faye Dashwood.”

Africa non batté viglio, limitandosi a voltarsi verso la ragazza che era appena stata chiamata. C’erano diverse persone che conosceva di vista grazie alla scuola ma non sapeva di preciso come si chiamassero… Faye Dashwood non era tra queste: avevano la stessa età e avevano studiato insieme per anni, poste da sempre nella stessa classe… E non si erano mai sopportate.

Quasi le dispiaceva per la gentile, dolce Faye… Non erano mai state amiche, ma Africa nonostante avesse molti difetti non augurava la morte proprio a nessuno, tantomeno ad una persona che conosceva da quando era bambina, nel bene o nel male.

Non avrebbe mai pensato che un giorno i Giochi sarebbero arrivati anche a Capitol… era crescita sotto una campana di vetro, sentendosi costantemente al sicuro e senza porsi troppi problemi.
Ed ora era lei quella a rischio, dopo aver passato l’infanzia a guardare i giochi alla TV insieme ai genitori e alle sue sorelle.

Strano, ma solo guardando Faye salire sul palco Africa ebbe la piena consapevolezza di cosa stava succedendo: forse perché era stata estratta una persona che conosceva, portandole appieno il significato dei Giochi. Era a rischio anche lei, anche se il numero delle ragazze estratte era quasi a metà… ne mancavamo ancora sei dopotutto.

Gli occhi castani della quindicenne si posarono di nuovo sulla Paylor, mentre Faye si fermava accanto alla ragazza estratta prima di lei, di certo di un paio d’anni più grande.
La Presidentessa stava per estrarre il quinto nome, afferrando con un gesto sicuro e sbrigativo uno dei foglietti infondo al mucchio considerevole: dopo aver spiegato il biglietto la donna indugiò per un istante come aveva fatto con gli altro nomi, forse soffermandosi sul cognome per capire se lo conosceva o meno:

“Tonya Aldred.”

Africa quasi sbuffò, questa volta facendo a meno di voltarsi verso la ragazza che era stata chiamata: era forse uno scherzo del destino? Anche Tonya aveva la sua stessa età… Non erano mai state veramente amiche, ma si conoscevano e in un modo o nell’altro avevano passato diverso tempo insieme nel corso degli anni: come Africa sapeva benissimo Tonya aveva quasi il timore di restare sola, e si attaccava a chiunque pur che ciò non accadesse… anche a lei, nonostante a volte non l’avesse trattata propriamente benissimo.

Guardò la coetanea avvicinarsi al palco, i capelli castani ondulati e una gonna a ruota addosso… Era la stessa Tonya Aldred di sempre ma non aveva alcun sorriso dipinto sul volto gentile e innocente, bensì una maschera di quasi inespressività.

Africa spostò gli occhi dalla ragazza, voltandosi verso le colonne dei ragazzi e posando gli occhi su uno in particolare, che conosceva praticamente solo di vista ma di cui aveva ampiamente sentito parlare negli ultimi tempi: anche Martin stava guardando Tonya e Africa quasi sfoggiò una smorfia, chiedendosi se il ragazzo fosse particolarmente dispiaciuto… probabilmente più perché ora non avrebbe avuto una ragazza da sfruttare che per sincero affetto.

Non aveva mai considerato Tonya sua amica, ma quasi le dispiaceva di come Martin la trattasse… non l’aveva mai detto apertamente, ma non lo trovava affatto giusto. Aveva anche provato, come tante altre, a parlarne con la diretta interessata senza però ottenere grandi risultati.

Quando anche Tonya fu sul palco accanto a Faye, che rivolse alla coetanea un’occhiata malinconica come se le dispiacesse che anche lei fosse stata estratta, la Paylor si accinse ad estrarre l’ennesimo nome dalla boccia, facendo di nuovo trattenere il respiro a tutte le ragazze, molti genitori e anche a diversi ragazzi in pena per sorelle, amiche, cugine o fidanzate.


Africa deglutì, sudando freddo mentre la donna posava gli occhi sul nome della sesta “fortunata” dell’ultima edizione dei Giochi.

Quella era l’unica ed ultima edizione ambientata a Capitol... se sfuggiva a quella, non avrebbe più dovuto preoccuparsi di nulla in tutta la sua vita, esattamene come nei precedenti quindici anni.

Eppure, sembrò che il fato ce l’avesse con lei quel giorno, e Africa ne ebbe la consapevolezza quando sentì le parole della Paylor:

“Africa Garrett.”

Una sensazione strana la investì, un moto di paura e consapevolezza insieme che non aveva mai provato.
Era fatta, era stata davvero estratta.

Africa indugiò per un istante mentre tutte le sue coetanee che la circondavano si voltavano verso di lei senza emettere un fiato, ma la ragazza non ci fece molto caso e deglutendo si avvicinò al palco con passo tremante, sentendo le gambe fatte quasi di zucchero filato, come se non avrebbero potuto reggerla in piedi ancora a lungo.

Come diceva sempre sua sorella, non c’è mai il due senza il tre… e lei era la terza fortunata della sua età ad essere stata estratta per i Giochi.

                                                                                   *

Rubinia Flaemus non aveva paura, mentre guardava la Paylor estrarre l’ennesimo nome: molte sue compagne stavano iniziando ad essere più rilassate visto che più di metà dei nomi erano già stati chiamati… ma lei no, lei restava comunque sull’attenti, senza perdersi alcun dettaglio della situazione.

Aveva guardato i Giochi fin da piccola, ormai non faceva nemmeno più caso alle morti Quando aveva saputo dell’ultima edizione aveva avuto paura, che era però scemata con il passare dei giorni fino a sfociare in una consapevolezza diversa, il voler dimostrare qualcosa a tutta Panem: i cittadini dei Distretti li odiavano da sempre, per quello che avevano e perché avevano riso e scommesso sulle morti dei loro ragazzi… Rubinia voleva dimostrare che anche loro valevano qualcosa, aveva preso la situazione quasi come una sfida personale.

S’immaginò sua madre, di certo molto più preoccupata di lei, guardare la Paylor spiegare il biglietto per poter leggere il nome. Di certo anche suo padre stava seguendo la Mietitura dal carcere… chissà se era in ansia per sua figlia, che aveva sempre viziato e coccolato parecchio fin da bambina.

“Brittany Dask.”

Molte teste si voltarono verso la suddetta ragazza, Rubinia inclusa: non conosceva benissimo Brittany, ma aveva un anno in meno di lei e l’aveva vista un milione di volte a scuola o a delle feste…
Erano diverse e non erano mai state amiche, avendo due visioni della situazione completamente diverse: mentre Rubinia adorava guardare i Giochi, quasi la divertivano, Brittany non aveva mai nascosto di essere profondamente contraria… Le dispiaceva per gli abitanti dei Distretti, sostenendo che non fosse giusto il modo in cui veniva trattati e puniti.

Rubinia guardò la ragazza muoversi e avvicinarsi al palco, i lunghi ricci castani che le ondeggiavano sulle spalle mentre camminava con passo un po’ incerto ma dalle lunghe falcate, quasi come se volesse arrivare in fretta a destinazione per chiudere quella storia.

Rubinia la seguì con lo sguardo, guardandola salire sul palco e avvicinarsi alla Paylor, fermandosi accanto alle tre ragazzine che erano state precedentemente chiamate.
Non era ancora stata estratta nessuna sua coetanea… sarebbe uscita anche qualche fortunata di 18 anni che non era riuscita a scampare, anche se di poco, a quello strazio?

La Paylor sembrò quasi non battere ciglio e si affrettò ad estrarre un altro biglietto, leggendo il nome ed esitando per un istante: Rubinia la vide distintamente indugiare sul nome prima di chiamarlo ad alta voce, quasi come se l’avesse riconosciuto:

“Rubinia Flaemus.”

Le labbra di Rubinia si piegarono quasi in un sorriso, sentendosi chiamare: certo che la Paylor aveva indugiato nel leggere il suo cognome… probabilmente l’aveva riconosciuto, ricordando di quando avevano arrestato suo padre poco più di un mese prima.

La ragazza si mosse con disinvoltura, avvicinandosi al palco con i lunghi e lisci capelli rossi che si muovevano sinuosamente sulle sue spalle, ignorando gli sguardi che stava ricevendo e tenendo gli occhi chiari fissi davanti a se.

Salendo sul palco si fermò accanto a Brittany, che le rivolse un’occhiata cupa mentre la Paylor osservava per un istante la ragazza appena chiamata.
Rubinia ricambiò lo sguardo, rimanendo impassibile prima che la Presidentessa si voltasse di nuovo verso la boccia.  Probabilmente non ne poteva più di estrarre nomi su nomi… Quella era la Mietitura più lunga di sempre.

La diciottenne spostò lo sguardo, tenendo gli occhi dritti davanti a se: era stata estratta ed era del parere che disperarsi non servisse… di certo piangere non avrebbe aiutato proprio nessuno.

Era stata chiamata, tanto valeva iniziare con la consapevolezza di quello che sarebbe successo… Quella era una specie di sfida, e aveva tutta l’intenzione di accoglierla a braccia aperte.

                                                                       *

Rivolse a quella maledetta boccia un’occhiata torva, prima di estrarre l’ennesimo nome: non era nemmeno a metà e già non ne poteva più… Avrebbe tanto voluto dare a quell’affare un calcio e guardarlo rotolare giù dal palco, infrangendosi ai piedi di quelle ragazze.

Infilò un braccio all’interno della boccia con un gesto secco e ormai automatico, dicendosi di sbrigarsi per chiudere almeno una parte di quella storia: il compito più brutale spettava proprio a lei, quella che si era opposta per prima a quel macabro teatro.

Non poteva essere Plutarch ad estrarre i nomi? O la Ghiandaia Imitatrice, visto che aveva votato affermativamente?

Afferrando un biglietto in cima al mucchio la donna lo spiegò in fretta, leggendo mentalmente il nome prima di ripeterlo a voce alta:

“Erica Reyes.”

Gli occhi scuri della donna saettarono ancora una volta sulle colonne di ragazze, cercando una che si spostasse per capire chi aveva appena condannato a morte.

Vide una ragazzina bionda e dai grandi occhi azzurri avvicinarsi spostarsi dalla fila e avvicinarsi al palco, i capelli che si muovevano ad ogni passo fatto su un paio di assurdi tacchi rossi.

La Paylor si ritrovò ad inarcare un sopracciglio con scetticismo, chiedendosi ancora una volta cosa passasse per la testa dei Capitolini per far indossare a delle adolescenti scarpe del genere… e quella non era di certo una diciottenne, doveva avere al massimo quindici anni.

Quasi si chiese se sarebbe inciampata sui gradini, ma a quanto pare Erica era piuttosto allenata su quelle scarpe e la raggiunse senza problemi, rivolgendole anche un debole sorriso non troppo allegro.

Incapace di resistere la Paylor parlò, ponendole la stessa domanda che aveva già fatto un paio di volte:

“Quanti anni hai?”

“14.”    Erica rivolse alla donna un’ultima occhiata curiosa prima di avvicinarsi alle sue compagne, che restarono in silenzio e pressoché impassibili di fronte alla nuova arrivata.

La Paylor indugiò per un attimo ma poi si ridestò, realizzando che doveva estrarre l’ultimo nome, almeno per quanto riguardava le ragazze.

Si avvicinò alla boccia quasi con sollievo, scrutando i numerosi biglietti e chiedendosi quale avrebbe scelto. Infilò la mano nel mucchio e ne prese uno posto quasi sul fondo, estraendolo e spiegandolo prima di parlare ad alta voce:

“L’ultimo Tributo femmina di questa edizione è… April Fisher.”

Alzando lo sguardo vide un mucchio di teste voltarsi verso una ragazza dai capelli di un acceso viola, vestita completamente con abiti scuri.
Eccola, l’ultima “fortunata” estratta per gli Hunger Games… Guardandola rimanere impassibile mentre si avvicinava al palco passando davanti a tutti i suoi compagni di scuola la Paylor si sentì tremendamente in colpa, conscia che anche se l’idea non era stata sua era lei che stava condannando quelle ragazze… e la Mietitura era soltanto a metà, aveva ancora ben dieci nomi da estrarre.

Vide i volti pallidi di divere ragazze quasi illuminarsi mentre April saliva sul palco, visibilmente ancora scosse la sollevate… la loro gioia, il sollievo di non essere state scelte arrivò anche alla Presidentessa, che però scorse anche diversi occhi lucidi e smorfie cariche di malinconia e tristezza mentre guardavano sorelle e amiche in piedi su quel palco, messe in mostra davanti a tutti quasi come un branco di animali prima di essere destinati al macello.
La Paylor si voltò, spostando gli occhi scuri sulla boccia che conteneva i nomi di tutti i ragazzi di Capitol City… la sua tortura era solo a metà, mentre quella di quei ragazzi era appena iniziata.

“Ed ora… passiamo agli uomini.”








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Angolo Autrice:

Buonasera! Eccomi finalmente con la scelta, anche se ho diviso in due parti il capitolo perchè altrimenti sarebbe diventato troppp lungo... Cercherò di aggiornare in fretta con la Mietitura dei ragazzi!
Grazie a tutti per la partecipazione e per le schede, spero che chi non è stato scelto non se la prenda troppo...
Ricordo a tutti che deciderò io chi, quando e come uccidere... ma se iniziate a sparire il vostro OC morirà seduta stante.

Scusate se il capitolo non è granchè ma ho sempre qualche difficoltà con la Mietitura avendo un mucchio di OC nuovi da gestire tutti insieme. Più avanti avrete modo di conoscere meglio i personaggi!

Vi metto qui sotto la lista completa degli OC scelti:

Rubinia Flaemus, 18 anni
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Brittany Dask, 17 anni

Astrid Walsh, 17 anni
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Amanda Lace, 17 anni
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April Fisher, 16 anni
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Tonya Aldred, 15 anni
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Faye Dashwood, 15 anni
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Africa Garrett, 15 anni

Erica Reyes, 14 anni

Silver Carly Grace, 13 anni 
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Sean Thorn, 18 anni
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Kalem Schweinson, 18 anni
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Aaron Bradshaw, 17 anni
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Black Hole, 17 anni
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Caius Gold, 17 anni
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Wilhelm Grace, 17 anni
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Cyrus Dennim, 17 anni
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Julian Bradshaw, 16 anni
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Louis Peterson, 15 anni
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David Whittemore, 12 anni
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Scusate se non ci sono tutti i PV, ma alcuni link non mi si aprivano e altri erano personaggi di cartoni/anime

Spero di aggiornare in fretta, a presto!


Signorina Granger

 

   
 
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