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Autore: Aliaaara    27/09/2016    4 recensioni
A tredici anni ti ho incontrato.
A sedici anni mi hai lasciato.
A diciannove anni ho ancora bisogno della tua presenza.
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Fairy Tail vista dal punto di vista di Laxus e Mirajane da quando si sono conosciuti in poi (MiraxLaxus)
[Partecipa al WhitePaper "The Untold Story"]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mirajane, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Io & Lui - Lei & me




12- Geloso/Impicciona






























Guardavo sorridendo un Natsu in imbarazzo che veniva fatto scorazzare da una parte all’altra mentre Lucy cercava di spiegargli che non era buona usanza pestare i piedi di una signora quando si ballava con lei.

In poco tempo, quella che doveva essere un allenamento privato per Natsu per doversi infiltrare ad una festa per una missione, divenne oggetto di risa per ogni componente della gilda che si fiondò con un partner lì fuori all’aperto accanto alla gilda su uno spiazzo d’erba.

Quella gilda era molto piccola per noi, rovinata e cadeva a pezzi, ma nonostante tutto eravamo felici, continuavamo a divertirci con poco, a festeggiare e continuare il lavoro come avevamo sempre fatto.

Vedere tutta quell’allegria intorno a me mi faceva sorridere, mi faceva sentire molto più leggera e mi faceva volare via le preoccupazioni. Tra le quali i sette anni di vuoto che, certo, in quel momento tutto si era aggiustato, ma per quelli della gilda che erano dovuti rimanere non era stata una passeggiata. In compenso non appena la stampa e i giornali avevano saputo del nostro ritorno ci avevano intervistato e sparso la voce, tanto che le missioni per fortuna erano aumentate rispetto a prima.

Mi avevano anche proposto di riposare in costume per le riviste di magia, come una volta. Non sarebbe stata una cattiva idea, la gilda aveva bisogno di soldi, avrei potuto accettare. Ma qualcosa mi diceva che dovevo prima chiedere a Laxus cosa ne pensasse.

Laxus…, pensai con sorriso amaro.

Il giorno prima con Gildarts non era andato propriamente bene, da quando se n’era andato non si era più fatto sentire. Aveva detto che si sarebbe fatto vivo lui ma era pieno pomeriggio e di lui non c’era stata ancora traccia.




 
–Mhm… no. Mi sa che sei obbligata ad avermi tra le palle per ancora un bel po’ di tempo.-





Mi aveva promesso che non se ne sarebbe andato, e io gli credevo, solo che mi chiedevo quanto tempo sarebbe dovuto passare prima che lo rivedessi.

-Mi dareste l’onore di una danza, giovane signorina?-

Mi ridestai dai miei pensieri, voltandomi sorpresa verso dove venisse quella voce. Per un attimo avevo sperato fosse il biondo ma era impossibile, il suo timbro di voce era troppo differente. Infatti quando mi voltai vidi Macao che mi porgeva una mano con galanteria.

Gli sorrisi cordialmente mentre tiravo su una punta del vestito con una mano e posando l’altra sulla sua -Certamente.- risposi e poco dopo vidi Wakaba arrabbiato arrivare, e insieme iniziarono a lottare su con chi dovessi ballare.

Mi misi a ridere a quella scena, trovandoli buffi. Era solo un ballo alla fine.

-Possiamo sempre ballare in tre.- proposi ad un tratto per farli smettere.

All’inizio obbiettarono, ma alla fine si convinsero e tra le coppie che ballavano noi facemmo un trio che danzava in cerchio.  Era divertente, circa, a meno finché uno dei due non mi pestava un piede.

Mentre ballavamo ad un tratto però sentii come un brivido lungo il corpo, una scarica elettrica anzi. Mi sentivo osservata in modo insistente. Infatti non ci volle molto che individuassi la figura in ombra nel bosco, che guardava la scena da lontano, appoggiato ad un albero, con un espressione per nulla amichevole.

È ancora alterato da ieri?, mi chiesi perplessa mentre osservavo Laxus guardare nella mia direzione con serietà assoluta e due occhi che emanavano una tale intensità che sembrava che per poco non scagliassero saette.

Non sembrava per nulla intenzionato a venire lì o farsi vedere dagli altri, preferiva stare in ombra tra gli alberi ad osservarci con quell’espressione incazzata in volto. Per un attimo mi sembrò di rivedere il Laxus di poco tempo prima, quello sempre alterato e orgoglioso che voleva sbaragliare tutto.

Allo stesso tempo però non mi sembrava neppure più lui, senza le cuffie nelle orecchie, quella canottiera nera col pelo al collo che gli metteva in risalto i muscoli e faceva intravedere il tatuaggio nero sulla spalla sinistra, quei pantaloni sul porpora che gli fasciavano le gambe muscolose. Di sicuro durante l’esilio si era allenato, questo era evidente, forse era stupido ma mi sembrava anche più bello. Per un attimo mi rivenne voglia di chiedergli se avesse fatto anche altro durante quel tempo, ma sapevo già che era tutto inutile domandarglielo.

Convinta che guardasse nella mia direzione provai a sorridergli come gesto di saluto, il risultato che ottenni però fu fargli fare un verso che sembrava proprio uno sbruffo, per poi vederlo staccarsi dall’albero e incamminarsi dentro il bosco, andandosene.

Perché se ne sta andando??

Mi irritai un poco. Il suo atteggiamento era incredibile, insopportabile perfino.

Prima mi diceva che voleva stare per conto suo, preferendo lottare da solo contro i suoi pensieri paranoici, e mi diceva che sarebbe venuto il giorno dopo da me, di conseguenza io lo avevo aspettato perennemente, guardandomi sempre attorno come se potesse comparire da un momento all’altro, e quando finalmente si faceva vivo era scazzato e se ne andava senza neppure salutarmi?

Oh no, adesso basta.

Lasciai di scatto le mani di Macao e Wakaba guardandoli mortificata –Scusate, mi sono ricordata che devo fare qualcosa.- spiegai prima di allontanarmi.

-Oh certo.- risposero un po’ confusi ma io ero già partita spedita verso il bosco.

Mi inoltrai nel punto in cui era sparito Laxus e andai dritto affrettando il passo, cercando di raggiungerlo. Ad un certo punto notai la sua chioma bionda tra gli alberi e in poco tempo riuscii ad arrivare a poco due metri da lui.

-Laxus!- gridai, una nota di irritazione era percepibile nella mia voce –Dove stai andando adesso? Non ti fai vedere tutto il giorno e quando ti fai vivo scappi?- domandai piccata.

Lui si arrestò di colpo, voltando appena lo sguardo su di me facendomi notare ancora quell’espressione irritata che aleggiava sul suo volto –Non dici niente?- chiesi fermandomi anch’io quando gli fui accanto.

-Io non scappo.- affermò con voce dura.

Alzai un sopracciglio a quelle parole, aveva sentito solo quello. Come al solito Laxus aveva sentito solo una parola di quello che avevo detto, com’era solito a fare da quando lo conoscevo.

-Non mi stai ascoltando.- replicai ignorandolo –Che problema hai adesso?- domandai secca, per ribattere al tono duro che lui stava usando su di me ingiustificabilmente.

-Il mio problema?- ripeté lui, con tono altezzoso.

-Sì, il tuo.- risposi sostenendo il suo sguardo senza timori.

Quello che successe poi mi lasciò incredula, tanto che trattenni il respiro per la paura.

Laxus si fece avanti con uno scatto e io serrai gli occhi mentre sentivo la schiena battere contro il tronco di un albero ed aderire ad esso. Quando riaprii lentamente gli occhi, il viso del biondo era a pochi centimetri da me e mi guardava con rabbia, le mani erano appoggiate all’albero, ai lati della mia testa mentre il suo corpo ingombrante era premuto davanti a me chiudendomi ogni buco o punto di fuga.

-Proviamo a chiedere qual è il tuo di problema.- replicò con arroganza non staccando i suoi occhi dai miei.

Lo guardai confusa –Il mio?- domandai non capendo. Mi sembrava stesse delirando e fosse impazzito di colpo.

-Sì. Cosa cazzo ci facevi prima lì a ballare con quei due idioti, eh?!- domandò alzando la voce.

Lo guardai con incredulità –C..cosa?- affermai leggermente stordita. Mi sembrava impossibile vederlo così arrabbiato per una cosa simile.

-Ti ho vista prima!- affermò –Stavi ballando con quei due pervertiti pedofili davanti a tutti!- mi accusò.

-Stavamo ballando tutti lì!- mi sentii di dovermi difendere –Lucy e Natsu si stavano allenando per una missione e così tutti abbiamo pensato che sarebbe stato divertente mettersi a ball…-

Non finii di parlare che mi interruppe –Non me ne frega niente.- affermò duro ma almeno smise di urlarmi addosso –Non voglio più vederti ballare con loro.- quasi ordinò.

Mi sembrò una pazzia –Tu non mi dai ordini.- ribattei subito, fissandolo sicura negli occhi, potevano essere passati anche anni e io potevo essermi addolcita ma non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da lui –Era una cosa del tutto innocente…- affermai poi.

A me sembra, che lui sia…

Dalle sue labbra ne uscì una risata amara –Fidati, nella loro testa c’erano pensieri tutto fuorché innocenti.- ribatté.

Scossi la testa accigliata –Cosa ne sai tu cosa stess… aspetta. Sei…- mi fermai dal parlare, togliendo la mia espressione corrucciata e guardandolo calma, con pura curiosità, un po’ interrogativa, mentre formulavo i miei sospetti -Geloso?-

-Cosa?- sbottò confuso corrugando le sopracciglia.

-Sei geloso.- affermai allora, più certa.

Vidi la sua espressione rabbiosa trapelare in qualcosa di più calmo, irritazione forse -Geloso? Io? Ah!- rispose con voce derisoria -Non dire sciocchezze!- aggiunse e si allontanò leggermente col viso dal mio, posando per un attimo lo sguardo lì attorno, piuttosto che su di me –Non sono geloso di nessuno io, tantomeno di quei idioti.- volle mettere in chiaro.

Si staccò dall’albero, liberandomi del tutto ed incrociò le braccia al petto assumendo il suo atteggiamento da duro sfrontato.

A me però sembrava tutt’altro, e glielo feci notare -La scenata che mi hai fatto fin’ora mi sembrava volesse dire proprio questo.-

Mi lanciò un occhiataccia -Beh, sbagli.- ribatté presuntuoso, come lo sbruffone spavaldo che era -Laxus Dreyar non è geloso.-

Mi trattenni dall’alzare gli occhi al cielo. Laxus era facile da provocare, e spesso si riusciva ad ottenere le informazioni che si voleva da lui senza alcuna fatica, anche costringendolo ad ammettere ciò che a se stesso non ammetterebbe mai. Perciò agii di conseguenza.

-Oh, va bene…-  affermai noncurante -Quindi non sarà un problema, immagino, se faccio qualche soldo posando in costume per la rivista dei Maghi di Magnolia per l’edizione estiva, giusto?- domandai ovvia.

Lui si voltò incredulo di scatto su di me, con una smorfia irritata in viso -Che? Non ci pensare nepp…-  si bloccò dal parlare, e io potevo giurare che si stesse mordendo la lingua per mantenere vivo il suo orgoglio, rilassò il viso e si finse distaccato e freddo –Tsk. Fai come ti pare, posa anche nuda se ti fa piacere. A me non interessa.- ammise e sciolse le braccia lungo i fianchi.

Mi morsi un labbro per evitare di ridere e mantenere l’espressione seria in volto -Va bene, quindi accetterò.- affermai tranquillamente -Così le persone che compreranno la rivista potranno vedermi…- feci con distacco, facendo pause calcolate -..in pose compromettenti…- con la voce di chi era abituato a farlo -..praticamente nuda…- e gli vidi stringere i pugni lungo i fianchi, facendo sbiancare le nocche, così aggiunsi spudoratamente -..e farsi certi pensieri, immaginandomi nel loro lett…-

Non mi fece neppure finire di parlare, mi afferrò con forza spingendomi contro l’albero, stringendomi per il la vita contro di sé ed afferrandomi il viso per congiungere le nostre labbra in un bacio vorace, feroce quasi.

Tanto che arrivò perfino a mordermi il labbro –Scordatelo.- ordinò, quando si staccò per un secondo da me, per poi ribaciarmi con le stessa foga di prima –Tu sei solo mia.- mise in chiaro, facendomi balzare il cuore in petto, ribaciandomi ancora -Nessuno deve neanche solo posare il suo sguardo su di te, chiaro?- si staccò e mi guardò dritta negli occhi per un secondo, con serietà assoluta, come se volesse assicurasi che io avessi capito.

Io avevo gli occhi leggermente socchiusi ed ero ancora intontita dalle sue parole e per tutti quei baci, altrimenti gli avrei risposto che non poteva darmi ordini su cosa dovessi fare o meno. Ma a dirla tutta fu meglio così, visto che il biondo riprese a baciarmi, ad unire le nostre lingue e continuare quel momento di passione irrefrenabile in cui era caduto.

Sorrisi contro le sue labbra mentre incastravo le mie mani attorno al suo collo, una mano la posai sui suoi capelli e li afferrai, tirando leggermente indietro per staccarlo per un secondo –Geloso.- gli soffiai sulle lebbra in modo divertito.

Emise un ringhio, simile a quello di un animale –Zitta.- ribatté ricongiungendo le nostre labbra.

Mi lasciai trasportare, staccandomi solo per confermare -Rimani lo stesso geloso.- e poi riprenderlo a baciare.

Ci baciammo tanto quel giorno, tanto che ad un certo punto non seppi più quale fosse la mia e la sua di saliva. E man mano che andavamo avanti lo sentivo farsi sempre più vicino, contro di me, sentivo entrambe le sue mani strette ai miei fianchi accarezzarmi, passando con noncuranza sulla mia coscia, per poi tastarmi la natica dietro con insistenza.

Si staccò dalla mia bocca, ma solo per poter posare la sua bocca sul mio collo e lambirlo, baciarlo e leccarlo, lasciando una scia umida che col vento mi lasciava dei brividi -Laxus…- gemetti quando arrivò perfino a mordermi la pelle, senza farmi male però.

Mi sento così bene, pensai.

Sentivo il cuore a mille, il respiro irregolare mentre quel piacere si annidava in me con sempre più forza, facendomi stringere con forza i suoi capelli e passargli una mano sulla schiena robusta, cercando di spingerlo ancora più contro di me. Sentivo il bisogno di sentirmelo addosso, di sentirmi avvolgere da lui.

Sembrò capirlo. Le sue mani passarono sotto le mie cosce e mi tirò su, mi aggrappai al suo collo mentre mi faceva salire sul suo addome, facendomi incastrare le gambe attorno la sua vita e spingere del tutto contro il tronco.

Sentivo le mani di Laxus accarezzarmi le cosce da sopra il tessuto del vestito, ero sorretta dall’albero alle mie spalle e con le mani gli stringevo i capelli con forza.

Dio, se ci sa fare…

Gemetti ancora quando lo sentii succhiarmi la pelle -Aspetta, Laxus…- cercai di dire, accorgendomi effettivamente in cosa stessimo finendo -Meglio finirla qui, mi aspettano…- cercai di spiegargli.

Se fosse stato per me, mi sarei fatta scopare lì nel bosco all’istante.

Lui si staccò solo un attimo per rispondermi, prima di tornare al suo lavoro -Lasciali aspettare.-

Non sai quanto mi piacerebbe…, mi ritrovai a pensare, in conflitto con me stessa.

Strinsi gli occhi per farmi forza e non farmi sopraffare dal piacere -Non posso.- riuscii ad impormi di dirgli -Devo aiutare Elfman a vestirsi elegante per la missione al ballo di stasera.- spiegai.

-Non può fare da solo? Mi sembra sia diventato abbastanza grande, devi ancora fargli da balia?- affermò con cattiveria nella voce, ma sapevo che lo faceva solo perché gli stavo chiedendo di interromperci lì.

-Non ricominciare.- ribattei, non volendo litigare ancora con lui su quello -Elfman non sa cosa sia l’eleganza, devo aiutarlo.- aggiunsi.

Sentii lo schioccò delle sue calde labbra sulla mia pelle, e sperai che quell’idiota non mi stesse lasciando dei segni. Poi alzò il viso, incrociando i miei occhi, serio.

-Tu non ci andrai, vero?- domandò solo, duro nel tono.

Sembra più una minaccia.

-No, starò a casa con Lisanna.- risposi, per sua gioia probabilmente.

-Già meglio.- affermò e cercò di baciarmi ma mi tirai indietro, altrimenti non avremmo mai finito e lui fece una smorfia  –Dai, l’ultimo…- provò a convincermi e con sua fortuna glielo lasciai fare, ricongiungendo le nostre labbra per un ultimo bacio, più lieve, più dolce, più intenso.

Nel frattempo mi fece scendere a terra e staccandoci dal bacio non riuscii a trattenermi dal ridere –“Laxus Dreyar non è geloso”, eh?- feci, cercando di imitare la sua vociona.

-Tsk.- ribatté facendo il finto offeso, ma era palesemente divertito -Non imitarmi, non ti viene bene.-

-Se vuoi cambio la mia faccia nella tua così viene meglio.- gli proposi, dato che con la mia magia ne ero in grado.

Lo vidi ghignare a ciò –Se credi che non bacerò la mia stessa faccia, sbagli di grosso. Adoro la mia immagine.- affermò, sbruffone come sempre, facendomi tornare a ridere –Amo più me stesso di te.- aggiunse poi.

Il mio sorriso pian piano andò a scomparire mentre sgranavo gli occhi e lo guardavo incredula per le sue stesse parole –Tu mi… mi ami?- domandai a fatica. Sentivo il cuore battermi all’impazzata e il respiro mancarmi, come se l’aria attorno a me mancasse.

Non poteva averlo detto davvero, dovevo aver sentito male. Ovvio. Mi avrebbe detto che avevo capito male e aveva detto altro, di sicuro, era improbabile che Laxus dicesse cose simili.

Lo vidi sbarrare gli occhi, come se si accorgesse solo in quel momento di quello che aveva detto –È meglio che ti lasci andare ora…- fece staccandosi da me e voltandosi di colpo, allontanandosi già, di fretta.

Quindi ho sentito bene?

Il sol pensiero mi fece girare la testa, letteralmente mi rincoglionì.

Ma comunque rimasi ancora abbastanza in me per trovare la santità per chiedergli -Ti rifai vivo tu?- domandai osservando le sue spalle allontanarsi –Per davvero però, stavolta.- aggiunsi, specificando.

Voltò a malapena il viso in mia direzione quando disse -Sì,sì, tranquilla. Ci vediamo.- e prima di rendermene conto era già sparito.

Rimasi lì sul posto ad assimilare tutto, col viso che letteralmente mi stava andando in fiamme, il cuore a mille. Ovviamente non la prendevo per una confessione ufficiale, con Laxus non si sa mai, non era detto che fosse sincero dato l’euforia e l’adrenalina che avevamo sentito fino a quel momento, e soprattutto dato quanto fosse lunatico non bisognava farsi troppi castelli in aria.

Ma, comunque, Laxus non rimaneva il tipo che si lasciava andare facilmente a rivelazioni simili, quindi un sorriso vittorioso sul mio volto si creò, mentre pensavo che in ogni caso qualcosa per me provava, e questo mi andava bene.

Per quanto riguarda il resto, beh… prima Laxus si era mostrato geloso, poi una sottospecie di confessione… erano del tutto cose strane per uno come lui, per quello che ne sapevo poteva avere anche la febbre. Non ne avevo idea, c’era qualcosa di strano nell’aria forse, chi lo sa. Di sicuro il rossore che mi era sembrato di vedergli in viso mentre se n’era andato me lo ero immaginata, questo era sicuro. Due stranezze in un giorno erano più che abbastanza, una terza avrebbe dimostrato che ero io quella con la febbre dei due.


 

Ultimamente ero davvero in un periodo del cazzo. Girovagavo per Magnolia in cerca di un lavoro tutti i giorni, cercando di guadagnare quel poco che mi bastasse per riuscire a permettermi quel buco di appartamento che avevo affittato. Era davvero terribile non dover far parte di una gilda, le commissioni da cercare per sé era più impegnativo, se non seccante. Sarei potuto andare da mio nonno e cercare di convincerlo, come avevo programmato quando ero andato da lui nel bosco sull’isola Tenrou, ma anche se ci pensavo non riuscivo a farlo, come se mi bloccassi.



 
–Forse perché non ti perdoni tu stesso per quello che hai fatto?-





Le parole di quell’ubriacone di Gildarts mi intasavano la testa, provocandomi l’emicrania. Non avevo idea di cosa stesse parlando, erano cose mai sentite quelle che mi aveva detto, ma non appena le aveva pronunciate avevano scattato qualcosa in me, qualcosa che mi aveva parecchio turbato.

Io in colpa? Per quello che avevo fatto? Mai.

Avevo buone intenzioni io, non sopportavo più le prese in giro nei riguardi di Fairy Tail, ero arrabbiato con mio nonno e stanco della situazione. Volevo rivoluzionare tutto, migliorare la situazione. Certo, avrei potuto farlo in un modo migliore, avrei dovuto far andare le cose diversamente, lo ammetto, e così non avrei ferito nessuno quel giorno, né mio nonno, né la gilda e né Mira.

Avrei potuto fare di meglio, lo so. Ma in quel momento non ci avevo visto più, e avevo sbagliato. Dire però che ce l’avevo con me stesso per questo, che “Non riuscissi a perdonarmi” era esagerato se non stupido. Avevo sbagliato, punto, e avevo pagato per quello che avevo fatto, fine. Non c’era qualcos’altro da dire.

Però tutto continuava a passarmi per la testa, tormentandomi. E quel che era peggio, ci si metteva anche Mira.




 
–Tu mi… mi ami?-





Dio, il sol ricordo della sua espressione mentre pronunciava a fatica quelle parole, così piena di speranza, il suo tono di voce così felice mentre le sue guance arrossivano dall’imbarazzo. Era così bella in quel momento che avrei voluto risponderle subito “Si” ed abbracciarla.

Ma come potevo? Cosa ne sapevo io dell’Amore?

Io che non avevo avuto una madre, che ero cresciuto senza l’affetto di mio padre, che avevo creduto che l’amore fosse quello che provavo con mio nonno. Ma se fosse stato davvero quello, allora perché crescendo lo avevo allontanato, trattato male, deriso, fino a ferirlo?

C’era solo una spiegazione: Laxus Dreyar non sapeva cosa fosse l’amore. E per quanto avessi voluto che fosse quello che provavo per Mira, non potevo esserne sicuro, non potevo dirle di Sì, illuderla, se poi sarei arrivato a ferirla. Non avrei mai voluto farle del male, per questo dovevo esserne sicuro prima di fare certe confessioni, dovevo accertarmi del mio legame con lei, di quello che provavo, così me n’ero andato, prima di poter dire qualcosa di cui poi mi sarei pentito di aver detto.

Ho la testa che sta per scoppiare.

Il giorno dopo aver parlato con Mira, mi ero messo a passeggiare per il bosco per far chiarezza nella mia testa, ma non ci riuscivo. In più un scimmione mi era comparso davanti facendomi irritare, in cerca di guai ovviamente, e lo accontentai scagliandogli contro le mie saette.

Questo rilascio di potere magico però mi creò più di una seccatura. E così, dal volere rimaner solo a riflettere mi trovai con da una parte il mio team e dall’altra due idioti che stavano litigando su chi dovesse scontrarsi con me per primo.

-Smettetela di fare i bambini.- feci in loro direzione con rimprovero con le mani in tasca, come se fossi l’adulto che doveva far smettere i mocciosi di litigare. Erano seccanti.

-Laxus, vivi nei dintorni?- mi domandò poi Natsu.

Sembrava una cosa stranissima per tutti lì, che io fossi rimasto nei paraggi. Nessuno sapeva ancora di me e Mira, ovviamente non potevano sapere la mia ragione di esser rimasto, e di certo non glielo sarei andato a dire.

Distolsi lo sguardo –Il posto in cui mi sono trasferito guarda caso è qui vicino.- risposi sul vago.

Gajeel ghignò, come se avesse inteso chissà cosa –Allora tornerai alla gilda.- affermò.

La cosa mi irritò più del previsto e lo guardai male –Preoccupatevi degli affari vostri.- sbottai.

Perché tutti insistono sul mio ritorno in gilda??, mi chiesi. Pensavo di essere insopportabile ed intrattabile, non sarà che da quando me n’ero andato le cose si erano fatte così noiose da renderli disperati.

-Non importa se torni o meno. Ma dato che sei qui, decretiamo il più forte una volta per tutte.-  disse Natsu ignorando totalmente il discorso fatto fin’ora, carico come al suo solito e pronto allo scontro.

-Anche con me.- aggiunse il moro pieno di ferro.

Sbuffai con scocciatura, c’ero già cascato con Mira, non avevo intenzione di farmi fregare anche da quell’idiota di Natsu –Conosco il tuo gioco.- affermai sorridendo ironico chiudendo gli occhi –Vuoi farmi arrabbiare in modo che combatta con te, ma non ci cascherò.- misi in chiaro riaprendoli e guardandolo serio in viso, rendendo chiara la mia irritazione, voltandomi e apprestandomi ad andarmene. Non nella loro direzione, neppure in quella di Fried e gli altri ma in una tutta mia, dove me ne sarei liberato di entrambi.

-Scapperai via?- mi sentii dire alle spalle dal roseo.

Mi arrestai -Eh?- affermai credendo di aver sentito male.

Era una cosa che non sopportavo. Oltre che  chiedermi di tornare in gilda, nell’ultimo periodo venivo spesso accusato di scappare. Ed io non scappavo, che fosse chiaro.

Alla fine tra una cazzata e l’altra uscita dalla bocca di Natsu, un paio di lamentele di Ever sul fatto che non dovessi dimostrare niente e nessuno, mi fece pensare che alla fine un po’ di botte mi avrebbero fatto bene. Avevo bisogno di rilasciare un po’ di potere magico e distrarmi dai miei pensieri, quindi perché non accontentare i bambini?

Scricchiolai i pugni tra loro mentre ghignavo –I miei pugni metteranno del sale in zucca in quelle teste di coccio.- affermai divertito.

-Musica per le mie orecchie!- affermò il roseo mettendosi in posizione, ma prima ancora che potessi fare lo stesso intervenne Wendy, la ragazzina del cielo, facendoci spostare l’incontro nell’indomani. E la cosa, a dirla tutta mi seccò ma non mi preoccupò più di tanto, gli avrei fatto il culo il giorno dopo.

Quando però mi apprestai nel luogo stabilito, rimasi quasi incredulo degli stand della gente che girava lì nei dintorni emozionata  –Per cos’è tutto questo baccano?- chiesi scocciato.

Bixlow rispose alle mie domande –Non capita tutti i giorni di vedere un tuo scontro, Laxus. Quindi tutti si danno un gran da fare finché è l’ultima notte.- spiegò brevemente, tessendo le mie lodi.

–Probabilmente sono felici di poterti rivedere dopo così tanto tempo.- aggiunse Ever.

Ed io sorrisi, chiudendo gli occhi per un attimo, certo che lo avessero organizzato quelli della gilda, come al solito ogni pretesto era buono per festeggiare per loro –Sono degli sciocchi, come al solito…- affermai, sentendomi appena nostalgico.

Fried mi affiancò –Ma questa è Fairy Tail.- mi ricordò col fare ovvio, poi di scatto gli scesero giù dagli occhi le lacrime, illuminando gli occhi, alzando il pungo in modo convinto, segno che stava per farmi una delle sue solite scenate –Tu lo sai meglio di chiunque altro, Laxus!- affermò vicino a me e io cercai di tirarmi indietro, leggermente spaventato per un suo possibile sclero imbarazzante su di me, stringendo i denti e cercando di guardare da un'altra parte.

Sbuffai seccato facendo una smorfia rassegnata  –Non ne sarei tanto sicuro…- ribattei.

Quando poi il mio sguardo volò alle mie spalle, mi apparve l’immagine di un bambino con suo nonno, facendomi rabbuiare e riempirmi la testa di ricordi –Me lo compreresti?- chiedeva il bambino riferendosi allo zucchero filato.

-Va bene, va bene…- rispondeva il vecchio accontentando il bambino e questo mi fece sorridere malinconico a quella scena, trovando molte similitudini con il me di una volta bambino.

Poco più tardi, quando di radunò più gente per lo scontro, il mio team insistette per farmi sedere su una sedia sotto l’albero in attesa dei miei avversari, sotto lo sguardo della gente radunata che mi osservava con timore.

Tra le teste della gilda che assisteva, vidi anche quella di Mira, accanto a sua sorella, che mi sorrise raggiante, sollevando i pollici in su in mia direzione come chiaro segno di incitamento nei miei confronti e mimandomi con le labbra buona fortuna.

Avrei preferito il bacio della buona fortuna ma mi accontentai di quello, accennando un sorriso per fargli capire che ero contento che fosse lì, per poi assumere un aria da duro, incrociando le braccia al petto e guardando tutti dall’alto in basso, come ero solito a fare. Stare al centro dell’attenzione per me era una cosa che non mi sfiorava neppure, da routine.

Finalmente i miei avversari si fecero vedere, ed io mi alzai dalla sedia, facendo un passo avanti e infilandomi le mani in tasca -Sei pronto?- domandai prima al roseo, quello più carico.

-Sì!- affermò lui.

-Non devo trattenermi, no?- chiesi annoiato.

-Certo che no!- rispose lui carichissimo.

Sbuffai scrollandomi le spalle -Non sarà colpa mia se ci rimani.- misi ben chiaro. La voglia dello scontro mi era per lo più svanita, così decisi che avrei fatto una cosa sbrigativa.

-Lo stesso vale per te, Laxus!- affermò lui prima di infiammarsi e spigionare una forte carica del suo potere, lo stesso feci io facendomi avvolgere da scariche e saette.

Dopo un attimo di tensione, il roseo partì, e subito gli assestai un pugno in testa che lo mise k-o immediatamente. Tutti mi guardarono increduli di vedere Natsu già fuori gioco, mentre io ero pressoché tranquillo, aspettandomelo, mi raddrizzai e feci l’occhiolino a mira che mi guardava con la bocca spalancata, neppure lei si aspettava tanto da me.

Sospirai -Tu sei il prossimo, giusto?-  chiesi voltandomi ma nel punto in cui era prima, Gajeel era sparito. Probabilmente se l’era fatta sotto. I membri della gilda subito si diedero alla sua caccia per trovarlo mentre la gente pian piano se ne andava di lì, dato che era tutto finito.

Capendo che potevo tornare a casa anch’io, stetti per voltarmi ed andarmene, ma prima di farlo incrociai lo sguardo di mio nonno, a poco più di tre metri da me, che mi guardava con severità e durezza.




 
-È tuo nonno. Se tu glielo chiedessi, se ti dimostrassi dispiaciuto, rammaricato, pentito, ti perdonerebbe e ti farebbe rientrare. E tu questo lo sai.-





Ci pensai davvero a provare a chiederglielo, ma qualcosa però mi tratteneva. Lo sguardo che aveva al momento, la durezza che spigionava, mi ricordava quello di mio padre, l’espressione di delusione con cui mi aveva guardato tutte le volte che ero stato in sua presenza.



 
–Quindi perché non lo fai? Forse perché non ti perdoni tu stesso per quello che hai fatto?-





Aggrottai le sopracciglia e strinsi i pugni lungo i fianchi, mentre quelle parole mi rimbombavano in testa e quei pensieri mi tornavano in mente.

Forse era vero, una voce nella mia testa mi diceva che quello sguardo me lo ero meritato, che qualsiasi cosa avessi potuto fare quell’espressione dal viso di mio nonno non si sarebbe mai addolcita e sarebbe stato inutile rientrare in gilda se per essere guardato in quel modo.




 
–Hai fatto male a molte persone con il tuo comportamento. Persone che hanno sofferto molto.-





Anche se avessi compiuto un miliardo di imprese eroiche, anche se li avessi salvati milioni di volte, non avrebbe mai cambiato quello che avevo fatto.


 

-Il Master è stato male a causa tua. Lui ci teneva molto a te.-





Avevo rotto qualcosa, e quel qualcosa al momento mi sembrava irreparabile. Non potevo semplicemente pensare di poterci mettere del nastro adesivo e fare finta di nulla, non sarebbe servito a niente.



 
-Non hai pensato per un attimo a fermarti? Se ti fossi fermato, anche solo in un qualsiasi momento, non si sarebbe arrivati a questo, ti avremmo perdonato. E tu adesso non te ne staresti andando.-





Ci avevo pensato, davvero. Lo avevo pensato tante volte di fermarmi, ma mi sembrava di essermi spinto troppo oltre per potermi fermare e deporre le armi. Mi ero spinto troppo oltre e avevo accettato le conseguenze.

Lasciai la stretta dei pugni, facendo rilassare le braccia sui fianchi, lasciandole molli e immobili. Chiusi gli occhi, inspirando forte.

Quel viaggio alla fine mi aveva fatto bene. Avevo capito che ero andato troppo avanti per poter tornare indietro, che quello che c’era stato non avrei potuto cambiarlo. Mai più.

E me n’ero fatto una ragione.

Mi girai di lato, e mi allontanai di lì, non parlando e non dando spiegazioni a nessuno. Volevo rimanere da solo ancora, per conto mio.

-Aspetta Laxus!- sentii urlarmi contro da Bixlow.

Ever provò a seguirmi urlandomi –Torna a Fairy Tail!-

Non posso.

Senti la voce arrabbiata di Fried alle mie spalle avercela col nonnetto –Master! È l’ora di ritirare l’esilio di Laxus!- affermò con irritazione -Master!- provò a richiamarlo.

Non sentii la sua voce rispondergli, probabilmente mi stava guardando andare via in silenzio, non dovendo dir nulla per esprimere quello che pensava.

E nonostante io sapessi, che lui avrebbe voluto tanto che mi voltassi e che gli chiedessi di perdonarmi in modo tale che mi avrebbe fatto rientrare in gilda all’istante, non lo feci. Ero io a non volerlo.

Lo capii quel giorno. Non volevo che il nonno mi perdonasse e mi riammettesse in gilda, non volevo che mi perdonasse, e che tutto tornasse come prima.

Ero andato troppo oltre per poter tornare indietro.

Non mi voltai indietro e pian piano sparii dalla loro vista, così come ero entrato nella loro vita.



 

Era stato abbastanza complicato quello che successe dopo la festa. Dopo lo scontro del pomeriggio avrei voluto seguire Laxus per chiedergli se stesse bene, cosa gli fosse passato per la testa poco prima di andarsene ma avevo dovuto dare una mano per sistemare tutto. Bisognava sgomberare tutto e una volta finito si fece sera, accompagnai gli altri in gilda, decisa ad andare da Laxus ma una volta sulla strada del ritorno ci attaccarono.

Erano tre tipi strani, cercavano Lucy, mi indebolirono parecchio, tanto che per un po’ non mi mossi, quando poi riuscii a reggermi in piedi ed accompagnare a casa i miei fratelli, mi diressi verso l’appartamento di Laxus.

Mi aveva lasciato il suo indirizzo, non ci misi molto per trovarlo.

E quando arrivai, e bussai alla sua porta, mi venne ad aprire con una strana espressione seria in volto. Non  era sorpreso, non sembrava neppure che la cosa lo rallegrasse o disturbasse. Era piatto, incomprensibile.

-Ehi.- feci gentile, accennando ad un dolce sorriso.

-Ehi.- rispose lui più monotono -Non ti aspettavo.- affermò.

-Pensavo avessi bisogno di qualcuno in questo momento.- ammisi osservando il suo sguardo  spento -Posso entrare?- domandai incerta. Non volevo forzarlo.

Lui però non fece una piega. Si limitò a voltarsi su un lato, facendosi da parte continuando ad osservarmi, così io lo presi come un invito muto ad entrare e mi feci avanti.

Il posto era piccolo, si racchiudeva tutto in una piccola stanza provvista di letto con un tavolo e una credenza, c’era una porta in fondo che dava sul bagno che era un quarto di tutto l’appartamento. I vestiti erano sparsi un po’ ovunque, ammucchiati su una sedia, sul tavolo, ma comunque non era del tutto disordinato.

-Oh, è carino qui.- cercai di dire guardandomi attorno, lo sentii chiudere la porta e seguirmi dentro -Mi piace.- affermai.

-È una catapecchia.- lo sentii ribattere alle mie spalle.

Cercai di sorridere, anche se il tono piatto che utilizzava mi rendeva abbastanza insicura su cosa dire, voltandomi verso di lui –Non è così male…- affermai facendo un altro passo nella stanza.

Nonostante però mi fosse passato l’intontimento di prima mi sentii mancare lo stesso. E dovetti appoggiare un attimo la mano al ripiano del tavolo sentendomi le gambe cedere. Guardai un attimo a terra, cercando di far passare il giramento di testa che mi aveva assalito per un attimo.

Sentii lui avvicinarsi a me in fretta  –Che hai?- lo sentii dire rapido, una punta di preoccupazione increspò il suo tono piatto -Stai male?- mi domandò.

Alzai lo sguardo su di lui e cercai di sorridergli –Sono solo stanca.- spiegai -Prima a tonare in gilda ci hanno attaccati e…- iniziai a dire ma mi interruppe.

-Ti hanno toccata?- mi domandò brusco, serio in volto. Avvertii uno scintillio nei suoi occhi, forse di rabbia.

-Uhm… una magia strana.- cercai di spiegare in modo tale che non sembrasse niente di che  –Mi ha tolto tutte le forze di colpo.- ammisi perdendo il sorriso -Non sono riuscita a combattere.-

-Chi erano?- domandò lui aggrottando leggermente le sopracciglia.

-Gildarts parla di una legione di Zentopia, una specie di crociata…- dissi in modo vago, neppure io ci avevo capito molto di quella storia -Centra qualcosa Lucy e suo padre… una storia lunga.- sintetizzai.

Mi passò lo sguardo per intero velocemente -Siediti.- ordinò poi.

-Sto bene, davvero.- risposi, non mi piaceva farmi vedere debole da lui -Mi sono tornate le forze.- affermai.

Lui insistette -Siediti.- ribatté con voce più dura e feci come mi disse per timore di una scenata, e mi sedetti sul bordo del letto, poi alzai lo sguardo e lo osservai mentre faceva una smorfia –Perché sei venuta qui se dovevi riposarti?- quasi sembrò accusarmi.

Sembrava che avessi fatto qualcosa di male andando lì, mettendo prima lui davanti a me.

-Ero preoccupata… per te.- risposi, esitando un attimo mentre lo guardava nei occhi.

Rimase zitto e pensieroso per un attimo nello scrutarmi, così continuai -Nei prossimi giorni potrei essere impegnata in questa cosa… questa crociata si è messa contro Fairy Tail... mi assenterò un po’…- feci cauta.

Non volevo che si sentisse male nel sapere che Fairy Tail correva dei guai e lui non poteva interferire aiutandoci in quanto non erano più problemi suoi. Nonostante potesse nasconderlo, io sapevo che gli avrebbe fatto male, stare a guardare e non poter far nulla.

-Capisco.- rispose solo, facendo una pausa -Va bene.- aggiunse in un leggero sospiro -Purché tu stia attenta.-

Sorrisi leggermente alle sue parole -Starò attenta.- promisi –Tu invece… come stai?- provai a chiedere.

-Bene.- rispose immediatamente, schietto –Alla grande.- aggiunse.

Lo guardai con tristezza, si vedeva lontano un miglio che mentiva, e sentirlo mentire a me mi faceva male -Laxus…- provai a dirgli.

-Sto bene, Mira.- affermò più bruscamente voltandosi e dandomi le spalle, si avvicinò al tavolino e si mise a sistemare dei vestiti, come se dovesse tenersi occupato per non dovermi guardare.

-Non è vero.- volli insistere -Sei distante.- affermai con voce più decisa -Lo sento.-

-Sono fatto così.-

Scossi la testa -No, non lo sei. Io lo so.- affermai  sicura -Ti conosco e…- provai a dire ma mi interruppe.

-Forse allora non mi consci affatto.- affermò in tono duro e freddo, fermandosi dal suo lavoro e rimanendo semplicemente immobile dandomi le spalle.

Quelle parole mi avevano fatto male, mi avevano demoralizzata e per un secondo fatta ricredere del rapporto che stavo istaurando con lui. Che mi fossi sbagliata su tutto? Era impossibile, per quanto Laxus trovasse strano quel nostro legame, che gli fosse troppo insolito, c’era. Io non mi ero immaginata nulla. Potevo capirlo, a volte perfino intendere cosa gli girasse per la testa e viceversa, per questo stavamo così bene quando eravamo insieme.

Ma quello che stava cercando di fare in quel momento, buttare parole false solo con lo scopo di allontanarmi e ferirmi, mi deluse. Molto.

Abbassai lo sguardo sulle mie gambe, dove posavano le mie mani congiunte, dove le dita giocavano tra loro per il nervosismo che quella situazione mi stava creando.

Davvero volevo stare con una persona così lunatica e distruttiva? Mi sembrava fattibile prima, credevo di poterlo superare tranquillamente. Ma i suoi sbalzi d’umore, il suo muro di indifferenza che innalzava tutte le volte che mi avvicinavo troppo a lui. Ad un tratto mi sembrò di tornare ad anni prima, ai miei sedici anni, quando il giorno prima ci baciavamo e quello dopo eravamo due sconosciuti.

Forse non era detto che due persone che provino lo stesso sentimento l’uno per l’altra riescano a stare insieme lo stesso. Avevo sempre pensato che bastasse quello per tenere due persone insieme, invece c’era molto di più.



 

–Amo più me stesso di te.-





Sorrisi con amarezza, cercando di non piangere come invece i miei occhi minacciavano di fare -Sì, forse hai ragione.- dissi con tono triste, basso e floscio  –Credevo che finalmente si fosse abbattuto quel muro che ci divideva, che ci fossimo avvicinati.- affermai con amarezza, guardandomi sempre le mani.

-Ti sbagliavi.- affermò sempre freddo.

Deglutii a vuoto, a fatica, annuii con tristezza, mi sentivo a pezzi in quel momento –Sai che se hai qualche problema o preoccupazione me ne puoi parlare vero?- provai a chiedere, speranzosa, rialzando lo sguardo un attimo su di lui.

-Questi non sono affari che ti riguardano.- ribatté duro, con una punta di ostilità -Non vedo perché dovrei parlarne con te.- aggiunse, facendomi ancora più stare male.

Ho davvero creduto che potesse esserci qualcosa tra noi, che potesse funzionare…, pensavo.

-Lo hai sempre fatto.- cercai di ribattere -Non ricordi?- domandai, guardandogli quelle spalle che giorni prima stringevo, speranzosa che si voltasse, che mi sorridesse con quel ghigno ironico e mi deridesse dicendomi che c’ero cascata un'altra volta.

Ci fu un attimo di silenzio -Ricordare cosa?- disse spezzandolo, il tono fermo e piatto -Io ricordo solo una mocciosa impicciona che non si toglieva mai dalle palle.- rispose distaccato.

Ma forse…

-Non lo pensi davvero.- ribattei con più decisione, non volendo credere che lo pensasse davvero.

Non era possibile. Doveva starlo facendo apposta trattarmi così, ma perché? Che bisogno c’era di staccarmi così da lui, di ferirmi in quel modo?

-Scommettiamo?- rispose solo, il tono arrogante, lo stesso che poco prima dell’esilio aveva in gilda.

-Non scommetto niente con te!- ribattei alzando la voce, arrabbiata -Perché stai facendo così!- gli chiesi.

Ero arrabbiata con lui, che faceva così. Con me, che mi dimostravo così fragile davanti a lui. E mi sembrava impossibile che tutto quello stava succedendo due giorni dopo che eravamo praticamente incollati l’uno all’altro.

Si voltò, serio, freddo, impassibile, mi sentii piccola di fronte a lui, fragile e spezzabile –Non urlare, stai iniziando a seccami.- mi intimò.

Afferrai con le mani la veste che avevo sulle gambe, stringendole in due pugni -Allora rispondimi!- ribattei.

Inarcò un sopracciglio -A cosa? Se lo penso veramente?- domandò con noncuranza -Sì, lo penso.- rispose.

Sentii dentro di me qualcosa rompersi. Il suono di qualcosa di vetro che cade a terra e si frantuma.

Rimasi zitta e lo guardai, cercando di vedere in lui traccia di quella persona di cui mi ero innamorata.

Forse semplicemente Laxus non riesce a provare amore per chi gli vuole bene.

Lo guardai muta, immobile mentre lui continuava –Impicciona.-  ripeté, sta volta come se mi stesse insultando –Non ti sei mai fatta gli affari tuoi. Come ora, in effetti. Pretendi sempre di voler sapere tutto, che ti parli di quello che mi giri per la testa.- affermò con tono sprezzante, con uno sguardo così affilato che mi trapassò da parte a parte -Ma sai una cosa? Sono problemi miei questi, non tuoi. Pensa ai tuoi, non hai miei per una volta. E sarà meglio per entrambi.- concluse infine.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani, non riuscendo a reggere più il suo. Sbattei le palpebre un paio di volte, dato che gli occhi iniziavamo ad appannarsi e io cominciavo a non vedere nulla.

Ho davvero creduto che sta volta andasse bene, che non mi avrebbe ancora ferita.

-Okay…- annuii con lentezza, alzai lo sguardo su di lui a fatica –Se è questo che vuoi.- affermai.

Mi guardò per un attimo senza dire niente con serietà, poi vidi il suo viso piegarsi in una smorfia –Tsk.- affermò voltando da una parte il viso per non guardarmi, come se non riuscisse a vedere come mi stava distruggendo parola per parola, incrociò le braccia e chiuse gli occhi –Piangi ancora, sei incredibile.- affermò con tono seccato -Finiscila, sei noiosa.- mi rimproverò.

Sono solo una stupida.

Mi passai velocemente  una mano sugli occhi togliendomi le lacrime –Giusto.-  affermai con voce più sicura –Avrei dovuto aspettarmelo.- dissi alzandomi dal letto in gran fretta, desiderosa di uscire da lì il prima possibile, non volevo dargli la soddisfazione di vedermi crollare –In fondo, non è niente di nuovo. Lo hai già fatto varie volte, non vedo perché ora doveva essere diverso.- aggiunsi poi, osservandolo nella sua espressione dura e irremovibile.

Stupida.

Gli sorrisi con amarezza, forse perché alla fine non sapevo fare altro, lui tornò a guardarmi –Tu devi sempre far del male a chiunque cerchi di starti vicino, vero?- domandai, ma non mi aspettai una risposta sul serio.

Mi allontanai verso la porta -Scusa il disturbo.- affermai, prima di chiudermi la porta alle spalle e lasciarlo da solo.

Aspettai un secondo fuori dalla porta, cercando di riprendermi, mentre le lacrime di colpo scorrevano veloci sulle mie guance, cercando di trattenere un singhiozzo.

Sentii alle mie spalle oltre il legno della porta alcuni versi accompagnati da oggetti che si frantumavano a terra.

Aspettai finché quel rumore non cessò, chiusi gli occhi con forza per impormi di non voltarmi e tornare lì dentro, mi feci coraggio e mi allontanai di lì, desiderosa di fuggire via da tutto.



















Angolo dell’Autrice:

Ed ecco perché Laxus quando dice di dover stare da solo, dovrebbe star da solo. So che mi avete mandato degli accidenti per tutto il capitolo, e spero che con l’andare della storia mi possiate perdonare per ciò che vi sto facendo patire.
Prima di tutto dico che sono tutte parti mie inventate che avvengono durante i filler (tranne battute ovvie prese dall'opera originale), dato che lì appaiono poco e mi danno accesso alla fantasia. Okay, avrete pensato che sto correndo troppo coi due, lo so, ma è intenzionale, hanno passato anni a volersi senza aversi e sono esplosi così, ma fidatevi che dopo di questo le cose si stagnano abbastanza. La loro relazione io la vedo piena di alti e bassi, difficoltà di comprendersi, scarsa fiducia e troppo orgoglio. Laxus soprattutto lo vedo come un personaggio complicatissimo, se non avete inteso nel capitolo da voi lasciate che vi spieghi le mie intenzioni: per prima cosa non l’ho fatto confessare amore, affatto, gli ho fatto ammettere che adora se stesso (e sfido voi contraddirmi), Laxus mi pare molto una persona che dice le cose così come gli vengono senza pensarci quindi non dateci molto peso all'accaduto, infatti poi ho messo i suoi pensieri confusi per tutta la situazione che sta avvenendo; dalla scena del filler che guarda suo nonno, Laxus mi pareva soffrisse molto per la situazione, e per me perché si sente in colpa e parte di lui non vuole essere perdonato; infine Laxus non sa esprimersi, è chiaro a tutti credo dal suo sfogo di potere del Phantasia, ha intenzioni di un tipo e fa tutt’altro, si mostra gentile e poi fa lo stronzo e ferisce sempre chiunque, perfino Mira, semplicemente lunatico? Boh, forse, è un mistero anche per me per ora ma con lui ci andrò piano, con molta calma… per quanto riguarda la gelosia… io lo vedo un tipo assolutamente possessivo, non so voi.

Grazie infinite chi ha letto fin qui le note! Siete dei prodigi, io stessa non ci riuscirei (infatti non rileggo cosa ho scritto ora, scusatemi per eventuali errori o la lingua decelebrolese)! Grazie chi segue e chi legge, gentilissimi, davvero.
Grazie di tutto! Alla prossima,
Bye-bye




 
  
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