Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Namielly    29/09/2016    1 recensioni
Abbandonato contro il tronco di un ciliegio, Sasuke giaceva addormentato. Continuai ad avanzare, dapprima attonito, poi eccitato. Cominciai a saltare sul posto, presi la mia borsa e cominciai a rovistarci dentro freneticamente. Avevo l’occasione di impasticciare il suo brutto muso da perfettino!
…Ma niente. Non avevo un pennarello. Nemmeno un pennarello! Cavolo, proprio adesso che mi serviva!
Maledii mentalmente la mia sfortuna, sbuffando sonoramente. Infine, il mio sguardo cadde di nuovo su di lui. Anche in quel momento non era scomposto. Aveva sempre quel qualcosa di ricercato, di elegante, di composto, che non poteva avere nessun altro. Dormiva col suo respiro regolare, la bocca leggermente schiusa e un’espressione quasi tranquilla. Sembrava… forse meno intimidatorio del solito. Meno teme, si.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jiraya, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Ho paura di perderti”



Il giorno dopo decisi di non andare in Accademia. Avevo passato la nottata sveglio, e la mattina la trascorsi dormendo. Il pomeriggio lo passai, invece, avviluppato tra le coperte facendo zapping. Guardavo (molto spesso perdendomi) lo schermo pixelato e grigio della mia vecchissima tv. Quando l’avevo comprata con a malapena qualche soldo, avevo festeggiato con il mio ramen istantaneo e invitando Sas…

Scossi freneticamente il capo. Mi imbambolai a fissare il telecomando per forse mezz’ora prima di spegnere tutto e riaffondare tra le coperte. Me le tirai fin sopra la testa, rintanandomi in quel rassicurante tepore.

Doveva essere un incubo. Si, forse era tutto un incubo. Dovevo solo aspettare che finisse…

I giorni passarono, e sto incubo non finiva. Il ramen in casa cominciava a scarseggiare, ma non avevo il coraggio di mettere il naso fuori. In realtà, ci avevo provato, ma non appena ero uscito di casa, la fresca aria autunnale mi aveva ricordato quel dannatissimo giorno in cui avevo deciso di non farmi i fatti miei.

Addirittura i ciliegi, di cui la casa di fronte disponeva, mi ricordavano Sasuke. Anche il sole mi ricordava Sasuke. Anche la mia casa stessa spesso mi ricordava quel maledetto Sasuke! Il divano, il tavolo, i bicchieri, l’acqua, addirittura il ramen! Il mio amato ramen rovinato così. E poi… Oddio, non fatemi ripensare al divano.

“Cazzo!” imprecai, strizzando gli occhi e cercando di togliermi quell’orrenda immagine dalla testa.

Sasuke che… Dio… Ti prego, dammi la forza di superare tutto questo.

Ma forse… forse ci doveva essere una spiegazione! A quel, punto mi issai da sotto le coperte maldestramente e scattai in piedi, per poi riammosciarmi quasi immediatamente sul letto.

Anche se fosse stato un semplice sogno, comunque non era una bella cosa che Sasuke sognasse cose simili. E, seconda cosa… Come diavolo dovevo fare a chiedere all’ero-sennin spiegazioni? Avrei… dovuto… raccontare tutto…

Nell’incertezza e nella paura passarono quattro giorni.

Era mattina presto, forse le 8. Sentii suonare il campanello. Rotolai giù dal letto, ritrovandomi incastrato tra le coperte. Mi sbrogliai da esse con qualche difficoltà e sistemandomene una sulle spalle (manco fossi realmente ammalato… Ma un po’ mi ci sentivo, ecco) mi avviai verso la porta. La aprii, coprendomi gli occhi con un braccio. La luce era fortissima, in netto contrasto col tetro buio che troneggiava in casa mia. Non aprivo le porte e le persiane da quattro giorni.

“Puzzi di chiuso.” Sentii il tono neutro di Sasuke prima ancora di riuscire a vederlo. Lo indicai teatralmente con un dito, con la faccia più spaventata del mondo.

“T-t-t-t-t-t-t-ttu-tu!!!!” balbettai con voce acuta, mentre Sasuke sbuffava.

“Si, dobe. Io. Chi ti aspettavi? Con permesso.” Fece, spostandomi con poca grazia e entrando come fosse casa sua. Quel… quel bastardo! Non solo infestava i miei sogni e i miei pensieri, ora pure casa mia!

“Ehi! Questa non è casa tua.” Lo rimproverai, mentre chiudevo la porta.

“Perché, tu come ti comporti a casa mia? Entri addirittura dalla finestra. Io almeno suono.”

Cadde un (per me) imbarazzante silenzio. Mi sentii come se dovessi assolutamente colmarlo, quindi lo ruppi in fretta.

“Che cavolo vuoi da me, teme?”

“Ehi ehi ehi. Nervosetto, eh? Volevo vedere se eri vivo, o se ti avessero rapito gli alieni.”

Calò nuovamente il silenzio

“Sono vivo, adesso puoi andartene.” Il tono mi uscì gelido. Vidi Sasuke fissarmi sorpreso, ma il suo sguardo divenne in fretta torvo. S’alzo, aprì la porta e uscì, richiudendola con forza. Rimasi impalato a contemplare l’uscio per dieci minuti buoni.

Che. Cretino. Imbecille. Dobe. Senza. Cervello.

Si era preoccupato per me. Era il mio migliore amico. Io… Cosa… Cosa mi era venuto in testa? Mi abbandonai sul divano, e affondai la testa tra le mani. Non volevo perdere Sasuke per colpa della mia stupidità. Che fosse gay, o non lo fosse, io gli volevo bene comunque…

Rimasi a darmi dello stupido bambino per tutta la mattina. Verso le due di pomeriggio sentii nuovamente trillare il campanello. Corsi ad aprire la porta, quasi gridando “Sasuke mi dispiace, io!...” ma non era Sasuke. Venni afferrato prepotentemente per l’orecchio dall’ero-sennin, che entrò trascinandomi dentro e borbottando: “Tu, fannullone dormiglione, che diavolo stai facendo chiuso in casa invece che andare a scuola e allenarti?! Eh?!”

“P-posso spiegare!” esclamai, alzando mestamente le mani in segno di resa. Mi lasciò andare, e io presi a massaggiarmi la parte lesa.

“Allora?! Quando torni a scuola?! Quando ricominci ad allenarti?! Non volevi diventare più forte?!”

“Smetti di aggredirmi, ero-sennin!” sbottai, scansando appena in tempo la mano che mi si stava per stampare in faccia.

“HO USATO LA TECNICA!” urlai, e il Maestro si bloccò. Infine, fissandomi intensamente, si sedette su una sedia, poggiando le braccia sul tavolo.

“Hai usato la tecnica dei sogni?”

Silenzio.

“Si.” Esitai. “Ero… curioso.”

“Su chi l’hai usata?”

Silenzio.

“Su chi l’hai usata?”

“Su Sasuke!” confessai, abbassando lo sguardo sulle mie mani strette in grembo.

“Perché? Perché ti impicci degli affari degli altri? Ti piace fare il ficcanaso? Mmm? Ti fa sentire meglio?”

Non sapevo davvero come replicare. Mi sentivo molto triste. E molto stupido.

“E poi non mi pare che questo possa interferire col tuo studio e i tuoi allenamenti. Lo sai che se Sasuke lo sapesse ti picchierebbe così forte da non farti più alzare da terra? E non pensare che io ti verrei a raccogliere. Sei un irresponsabile. Nessuno vorrebbe essere messo a nudo in questa maniera meschina.”

Mi sentivo davvero uno schifo.

“Io volevo solo… conoscere tutto di Sasuke. Non mi ha mai raccontato… Di Itachi… della sua famiglia… del perché desiderasse tanto ucciderlo. E nessuno voleva parlarmene! Quindi…”

“… Hai pensato bene di agire come un bastardo? Bene. Bravo. Adesso? Perché questo dovrebbe impedirti di andare a scuola?” presi un profondo respiro, e cominciai a raccontare. Raccontai di quanto avessi preso tutto come un gioco, di come fossi curioso di vedere cosa sognasse… Non volevo entrare così tanto dentro la sua psiche. Raccontai dei ricordi di cui mi aveva bombardato. Arrivato alla narrazione dell’alba e del compleanno di Sasuke, vidi Jiraya prendere a grattarsi il mento con fare pensieroso.

“Devi essere più importante per Sasuke di quanto potessi immaginare… Ti spiego. Inizialmente, la tecnica fa un excursus delle debolezze della persona. E’ come se entrassi nella sua mente, e dapprima ti vengono mostrate tutte le debolezze reali e tutto ciò che ha reso debole il soggetto. Compresi i ricordi più brutti, e questa tecnica focalizza l’attenzione sulle persone importanti. Ha mostrato prima di tutto Itachi, e la morte dei suoi genitori. Deve essere stato… Davvero traumatizzante per la sua psiche. Poi, i giudizi delle persone, la gente che lo allontana, la sua solitudine voluta ma al contempo non desiderata. E infine… Quel giorno. I suoi 12 anni. Quell’alba che gli hai dedicato… Tu.”

“… Aspetta. Non ho ancora finito.” Passai alla parte che davvero non comprendevo.

Gli raccontai l’episodio della morte orribile di Itachi, del suo mi dispiace, e della sofferenza di Sasuke.

“… Dopo aver visionato le debolezze, si iniziano a mostrare i desideri.” Spiegò semplicemente Jiraya “Probabilmente Sasuke desidererebbe uccidere Itachi, e vorrebbe anche che lui si pentisse del male che gli ha inflitto. La sofferenza finale di Sasuke penso sia rappresentazione della sua attuale, oppure è di quella che lui crede proverebbe dopo averlo ucciso.”

“Ma perché uccidere qualcuno, se poi questo ti fa soffrire?”

“… Forse Sasuke preferisce vendicare sua madre e suo padre, piuttosto che lasciare impunito quello stronzo del fratello. Nonostante questo lo faccia soffrire.”

“Come mai non ho visto bei ricordi riguardanti Itachi e gli Uchiha?”

“Probabilmente sei rimasto troppo poco tempo nella sua mente. Ci sei rimasto giusto un’oretta, e in quell’oretta è come se avessi dato un’occhiata veloce alla sua mente. Di solito quando utilizzavano questo tipo di tecniche, ci restavano tutta la notte per spremere ben bene le menti delle vittime.”

Vittime… Ignorai il senso di colpa che sentivo, per ricominciare a raccontare. Dopo aver detto della dichiarazione di Saske, mi fermai.

Jiraya rimase in silenzio, poi alzò gli occhi su di me.

“I miei complimenti. Adesso sai che Sasuke ti ama…”

“NO! Ti prego, non dirlo.” Balbettai spaventato “Saske non l’ha mai detto espressamente!”

“Anche un idiota come te lo capisce perfettamente.” Silenzio. “Ebbene? E’ finito così?”

“… Non proprio… Ecco… L’ultima cosa che ho visto era… Sasuke e io che ci baciavamo!” mentii, sospirando di sollievo poi dopo. Non era necessario raccontar tutto… Insomma…

“A riprova di quello che ti dicevo.” continuò freddamente il Maestro “Per questo non vai a scuola? Non vuoi incontrare Sasuke… vero?” aveva centrato in pieno il punto.

“Ti pesa… Incontrarlo… Adesso che sai… Adesso che sai che ti ama in silenzio.”

Non risposi.

“Affronta la situazione da uomo. L’hai voluto tu.”

“Ma… Ho paura.” Bisbigliai, senza guardarlo mai negli occhi.

“Paura? Di perdere la vostra amicizia?” annuii forte, mentre sentivo gli occhi bruciare. Mi sentivo un grandissimo bastardo.

“Non rovinerai nulla, perché non gli dirai nulla.” Alzai lo sguardo, e Jiraya, s’era alzato in piedi, sistemandosi la veste. “Non dirgli nulla, continuate a far finta di nulla. Se lui, un giorno, dovesse decidere di dichiararsi, dovrai essere sincero e dirgli come la pensi, sia che tu non ricambi…” mi gettò un’ultima occhiata prima di prendere una sigaretta e uscire nell’aria fresca di ottobre, che mi portò all’orecchio l’ultima frase dell’ero-sennin.

“… O che tu ricambi.”

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Namielly