Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Kimberly Horan    30/09/2016    1 recensioni
L'intera vicenda si svolge dopo gli eventi narrati nella storia ''The prince and the princess''. Sofia ed Harry sono sposati e hanno avuto due splendidi gemelli: David e Philip. Come saranno i loro primi anni da genitori? I due innamorati si troveranno ad affrontare un altro importante capitolo della loro vita insieme!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sofia aprì gli occhi. Era mattina e si era appena svegliata. La testa era appoggiata sul petto nudo di Harry e ne poteva sentire il respiro regolare mentre lui stava ancora dormendo. Il battito del suo cuore l’aveva cullata per tutta la notte.
Accoccolandosi ancora di più a lui sospirò. La loro vita era sempre piena di impegni, perciò attimi come quello erano quelli che preferiva di più. Solitamente era sempre Harry a svegliarsi per primo. Rimaneva lì a guardarla dormire senza fare rumore, ma per una volta fu il contrario e Sofia provò una certa soddisfazione in questo.
Harry aprì gli occhi e le sorrise ancora mezzo addormentato. “Buongiorno”, le disse.
“Buongiorno a te”, rispose lei baciandolo.
“Dormito bene?”
In realtà non avevano dormito poi molto loro due, però in compenso avevano trascorso una splendida notte insieme. In quel periodo Harry aveva viaggiato parecchio e i momenti di intimità erano stati pochi. Inoltre, dopo la nascita dei gemelli, i pianti notturni e le corse frenetiche nella stanza dei bambini erano state piuttosto frequenti.
“Decisamente”, rispose Sofia con voce dolce.
Lui sorrise e la baciò mentre lei incrociava le gambe con le sue.
Voltandosi verso il comodino lesse l’orario sulla sveglia. “Dovremmo alzarci”, osservò Sofia.
“Giusto. Piuttosto, hai notato?” Harry si guardò intorno, rimanendo in ascolto.
“Sì. I nostri pulcini non si sono ancora svegliati”, rispose Sofia a bassa voce.
“E allora dovremmo svegliarli noi”.
Si vestirono e con molta attenzione a non fare rumori inutili, si diressero verso la stanza dei bambini. Harry aprì delicatamente la porta, che scricchiolò leggermente. Da dietro le sue spalle, Sofia si sporse per vedere i piccoli.
L’interno era tutto buio, la luce tentava di filtrare attraverso le finestre ma le persiane e le tende tirate glielo impedivano. Ad ogni modo le sagome dei due lettini, con le trapuntine a quadrettoni celesti e bianchi, si potevano distinguere chiaramente.
Sempre con molta delicatezza, Harry si avvicinò al letto di David e Sofia a quello di Philip.
“Sveglia, sveglia amore mio”, Sofia sussurrò quelle parole all’orecchio del figlio, massaggiandogli la schiena, e il bambino aprì lentamente gli occhi.
Harry fece lo stesso con David, che mugugnò e si tirò su a fatica. Sembrava che dovesse ricadere addormentato da un momento all’altro, ma il padre lo sostenne per poi prenderlo in braccio. Il piccolo avvolse le braccia intorno al collo di Harry e nascose il volto, ancora assonnato.
Sofia prese in braccio Philip e poi diede un bacio sulla testa a David. Tre anni….avevano già tre anni e la cosa era incredibile. Tralasciando i capelli rossi che avevano preso da Harry, era ancora troppo presto per dire a chi somigliassero di più. Di fatto però, i nasini all’insù e gli occhi grandi, li rendevano comunque bellissimi.
Li portarono fino al bagno, dove gli lavarono il volto con dell’acqua tiepida per farli svegliare del tutto. Era un buon metodo. Non troppo traumatico e comunque a loro sembrava piacere.
La residenza ufficiale del duca e della duchessa di Windsor a Kensington era suntuosa ed elegante. Classica, a sentir molti, ma l’arredamento si trovava già lì quando Sofia ed Harry iniziarono a viverci. C’erano grandi quadri attaccati alle pareti, un pianoforte, mobili in legno scuro, lucidi e antichi; divanetti e tende damascate regnavano sovrani e, ovviamente, questo stile era particolarmente apprezzato da Sofia.
Quando si recarono nella sala, la colazione era già pronta in tavola. Quello era senza alcun dubbio il momento di Harry. Sì, perché solitamente della colazione se ne occupava lui. Sofia rimaneva lì a guardarlo giocare con i due gemellini, facendo facce buffe per farli ridere. E una cosa era certa: i suoi piccoli ridevano tanto con il loro papà.
 
 
“Stavo pensando che magari potremmo portare i bambini con noi alla parata militare di domani”, disse Harry mentre finiva di sistemarsi la cravatta davanti allo specchio.
“Credevo che fossero troppo piccoli per partecipare a questi eventi ufficiali”. Era norma, secondo il protocollo, che i bambini iniziassero a comparire agli eventi ufficiali dai quattro o cinque anni in poi. Probabilmente perché a quell’età erano più controllabili e non avrebbero rischiato di mettere in cattiva luce la famiglia reale.
“Io credo che si divertiranno. Sarebbe un’esperienza nuova per loro, non credi?”.
Che David e Philip si sarebbero divertiti, su questo non c’erano dubbi. Erano molto curiosi e la prima volta che videro Harry indossare una divisa ne furono talmente entusiasti, da stare lì a fare mille domande. Il fascino della divisa era irresistibile, si disse Sofia.
“E poi sono certo che con la divisa starebbero benissimo”
“Come il loro papà?”
“Beh, non so”. Harry cinse i fianchi di Sofia. “Il loro papà è bello con la divisa?”
“Decisamente bello”, lei gli circondò il collo con le braccia e lo baciò.
“Ora devo andare, William mi sta aspettando”. Disse lui staccandosi controvoglia. Era decisamente meglio riprendere quel discorso la sera, altrimenti suo fratello lo avrebbe ucciso se avesse fatto tardi.
La mattina trascorse tranquilla: Sofia rimase nello studio per finire di controllare il discorso che Harry avrebbe dovuto fare alla serata di gala tra qualche settimana, mentre David e Philip erano seduti sul tappeto, proprio davanti alla scrivania.
Philip alzò lo sguardo verso la madre. Lei si portò due dita alle labbra e poi gli lanciò un bacio silenziosamente. Il bambino si mise a ridere e la sua vocina cristallina riecheggiò per la stanza, attirando l’attenzione del fratello, il quale si girò anche lui. Sofia lanciò un bacio anche a lui, che arrossì mentre schioccava un bacio di rimando alla mamma. Vedendolo fare così anche Philip le rimandò un bacio, e questa volta fu Sofia a ridere.
Adorava avere i bambini intorno mentre lavorava. La loro presenza le faceva sentire meno nostalgia, quando Harry non c’era. Nel complesso poi, erano sempre tranquilli quando stavano con lei nello studio. Amavano starsene lì buoni e tranquilli a guardare i libri pieni di figure. A tre anni erano piuttosto precoci e, oltre che a parlare e ad esercitarsi molto in questo, conoscevano già molte parole. La loro curiosità e l’interesse che sembravano avere per lo studio, di certo lo avevano preso da Sofia.
Qualcuno bussò alla porta interrompendo la sua attività.
“Avanti”, disse lei seria. Chissà perché detestava quando qualcuno interrompeva quei momenti con i gemelli.
“Chiedo scusa signora, ma c’è la duchessa di Cambridge che chiede di vederla”
Sofia assunse un’espressione più rilassata. “Certamente, falla entrare”.
Kate le faceva visita spesso, quando si trovava a Kensington. Le due si facevano compagnia a vicenda e in quelle occasioni potevano essere loro stesse in tutta tranquillità, senza dover nascondere i loro stati d’animo. Erano libere di essere felici o tristi, e quel giorno Kate era decisamente triste.
“Scusa se ti ho disturbata”, le disse. Aveva l’aria stanca ed era piuttosto pallida. Le occhiaie intorno agli occhi lasciavano intuire che non riusciva a dormire bene.
Sofia l’abbracciò calorosamente. “Ma no, sai che puoi venire quando vuoi”.
David e Philip si alzarono in piedi e si avvicinarono alle due donne. “Ciao zia Kate!” Salutarono all’unisono.
La duchessa di Cambridge si piegò verso di loro sorridendogli. “Oh, ma come siete cresciuti! Ogni volta che li vedo mi sorprendo sempre di quanto crescano in fretta”.
Sofia abbassò lo sguardo, sorridendo rossa in volto. Era vero: i due crescevano a vista d’occhio e la cosa la rendeva decisamente fiera.
“Ragazzi, perché non andate di là a fare un bel disegno per zia Kate e lo zio William, poi dopo venite a farcelo vedere che ne dite?”
Philip fu il primo ad annuire. “Sì mamma”. Prese David per mano e camminando tranquillamente uscirono dalla stanza. Sofia rimase in attesa, vegliando su di loro finché non li vide entrare nella nursery in fondo al corridoio.
“Sono adorabili”, le disse Kate.
Le duchesse si sedettero sul divanetto che si trovava vicino alla finestra dello studio, e poco più tardi venne servito del thé con i pasticcini.
“C’è qualcosa che non va? Sembri piuttosto preoccupata”, le disse Sofia arrivando subito al sodo.
Kate si rabbuiò e si prese qualche istante prima di parlare. “Io e William…siamo in crisi. Ecco, l’ho ammesso! Ho trascorso gli ultimi mesi a fare finta di niente ma ora diventa sempre più difficile convincersi che vada tutto bene”.
Sofia era sconvolta. Kate e William….in crisi? Loro erano la coppia perfetta per definizione! Una crisi matrimoniale era proprio l’ultima cosa che ci si sarebbe aspettati da loro.
“Aspetta, hai detto crisi? Ma….che succede?”.
“William vuole un terzo figlio, ma io non voglio. La questione era già uscita fuori qualche anno fa e ora ne abbiamo riparlato. Il punto è che io non voglio un altro figlio: sono sempre via e già non riesco a dedicarmi a George e a Charlotte come vorrei, figuriamoci con un altro bambino. Non è che io non lo voglia, però non me la sento di affrontare un’altra gravidanza”.
Sofia poteva capirla. Quando era rimasta in cinta di Philip e David, i nove mesi trascorsero in tutta tranquillità, mentre per Kate la gravidanza di Charlotte fu persino più pesante di quando ebbe George.
“Mi dispiace tanto…”, disse Sofia sincera. Non le piaceva vederla così e soprattutto non le piaceva l’idea di tutta quella faccenda. “Hai provato a parlarne con William?” Domanda idiota: erano sposati se non ne parlava con lui con chi doveva parlare?
“Sì, però non vuole ascoltarmi! Non riusciamo più a dialogare”. Kate tirò su con il naso, ricacciando indietro le lacrime. “Magari potresti provare a convincerlo tu. So che ti sto chiedendo una cosa strana, però a te darà ascolto”.
In questo forse Kate aveva ragione. Sofia e William si erano avvicinati molto negli ultimi anni ed erano piuttosto uniti, perciò avrebbe anche potuto convincerlo a cambiare idea sul terzo figlio.
In fondo era anche merito di Kate se Sofia si trovava lì. Era stata lei a convincerla a restare a Londra e a portare avanti la relazione con Harry, perciò glielo doveva.
Sofia posò la mano su quella di Kate. “Sta tranquilla, ci parlo io con Will”.
 
SPAZIO DELL'AUTRICE
Scusate l'assenza ma in questo epriodo sono piena di cose da fare XD ad ogni modo cercherò di aggiornare quanto prima!! Il capitolo è breve ma spero che lo apprezziate comunque.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Kimberly Horan