Videogiochi > Corpse Party
Segui la storia  |       
Autore: Kira Eyler    06/10/2016    4 recensioni
[Raccolta di One-Shots che funge da prequel di "Pazzia"]
[SOSPESA causa motivi spiegabili in MP. Scusatemi tutti.]
Dopo che due autrici mi hanno detto di fare un prequel sui due gemelli apparsi in "Pazzia", mi è venuta l'ispirazione per una raccolta di One-Shots su loro due. Le Shots avranno tutte un prompt diverso e solo a volte saranno collegate.
01. Inizio: "[...] -Souru, sorridi! Li ho uccisi, ti rendi conto!? UCCISI!- esclamò Katsumi, rimettendosi a ridere. Souru scoppiò in un altro forte pianto a dirotto, stringendosi al fratello e battendo i pugni sul suo petto [...]"
03. Maledizione: "[...] Un paio di fiammelle blu scesero, fluttuando, dalle scalinate del Tempio, e con voce infantile e alta parlarono: “Chiunque uccide un bambino accanto al Tempio, verrà ucciso in modo violento”
05. Bambole: "[...] -Bonjiro, giusto in tempo! La governante stava dicendo che mi usi a tuo piacimento, come se fossi la tua bambola!- [...]"
09. Specchio: "[...] -Hai capito il concetto, più o meno...- gli disse, celando la tristezza -... Ricordati di trovare qualcuno che raccolga tutti i pezzi, non solo i più grandi e quelli meno taglienti. D’accordo?-[...]"
Genere: Angst, Dark, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Marionetta pazza'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

03. Maledizione

La fitta nebbia ricopriva tutto il luogo intorno a loro e sembrava non voler andarsene. Le nuvole coprirono la Luna e le stelle, uniche fonti di luce di quel bosco, facendo calare le due ragazze nel buio più totale. La più giovane accese una torcia con mano tremante, mentre l’altra l’abbracciava impaurita.
-Mi dispiace- sussurrò la ragazza con la torcia, prendendo ad avanzare verso il Tempio: il Tempio della Yako.
-Non dovevo fermarmi a parlare con lei! Dovevo mantenere fede al mio giuramento!- continuò a dire, in lacrime.
Abbandonò l’amica ai piedi della lunga scalinata, consegnandole la torcia, e proseguì da sola; un forte vento le scompigliò i capelli, facendole scivolare via dal viso le fredde lacrime. Un coro di bambini iniziò ad intonare una canzoncina, simile ad una ninna-nanna: erano gli spiriti dei bambini morti che la Yako, regina delle Kitsune, aveva accolto. Stavano cantando qualcosa contro di lei.
Si fermò all’entrata del Tempio, davanti alla porta; i bambini cantarono con tono di voce più alto e in modo più veloce. Una grossa ombra grigia cominciò ad avanzare davanti alla ragazza, che indietreggiò spaventata. Sentiva già il respiro caldo della Yako sulla sua pelle, il canto rimbombarle nelle orecchie e le code della Kitsune accarezzarla prima di strapparla alla vita. Dei denti insanguinati apparvero dalla nebbia e...
 
Ayano urlò, scattando giù dal divano; qualcuno l’aveva toccata. Si maledì per aver spento tutte le luci della casa prima di vedere quel film. Prese a lanciare tutto ciò che le capitava a tiro, con gli occhi chiusi in un’espressione terrorizzata, mentre continuava ad urlare.
Le risate allegre di Bonjiro si unirono alle urla terrorizzate della gemella, anche se continuava a schivare gli oggetti che gli lanciava. Era da tempo che non le faceva uno scherzo e, anche se aveva scelto il momento sbagliato, gli era piaciuto farlo.
Ayano si avvicinò al fratello, rossa in viso per la rabbia, e afferrò uno dei cuscini del divano, colpendolo. Questo smise di ridere e abbracciò la sorella, con un sorriso divertito sul volto, prima che questa si staccasse violentemente da lui con fare offeso.
-Sei stato sleale.- disse Ayano, sedendosi sul divano con le braccia strette al petto e le gambe accavallate, gonfiando le guance.
Bonjiro rispose con una scrollata di spalle. Raccolse il telecomando che Ayano aveva lanciato, insieme a tutti gli altri oggetti, e spense la Tv; sospirando, lo appoggiò sul bracciolo del divano, e si avvicinò alla finestra per osservare il cielo buio della notte.
-Però mi mancava sentirti ridere, sai?- parlò Ayano, con un sorriso sincero sul volto.
Bonjiro sgranò gli occhi gialli e osservò la sorella confuso, perdendo il sorriso. Non sapeva se prenderlo come un complimento o come un rimprovero; non sapeva cosa rispondere.
-Muoviti- le disse solo, tornando ad osservare fuori la finestra, riprendendo il tono freddo e distaccato –Oppure ci perdiamo l’intera festa.-
Ayano si batté una mano sulla fronte, prima di sorridere in modo nervoso. Si mise in piedi e aggiustò al meglio il kimono rosso che indossava; si sciolse lo chignon e, tenendo i fermagli neri stretti tra le labbra, prese a rifarlo. Si tolse i fermagli dalle labbra e fermò i capelli bicolore, correndo davanti allo specchio del corridoio: non si sentiva per niente a suo agio con quel kimono, ma non poteva farci niente. Era la festa della Yako e doveva per forza indossare quell’abito; l’avrebbero fatto tutti, maschi e femmine, e lei non sarebbe stata l’unica ridicola.
Avvicinandosi all’attaccapanni, appoggiato affianco alla porta d’entrata, prese il suo michiyuki* color rosso chiaro e lo appoggiò su un braccio.
-Andiamo, Bonjiro!- esclamò allegramente, prima di aprire la porta e di scendere in strada senza aspettare il gemello.
Con gli occhi che luccicavano di gioia e le labbra piegate in un ampio sorriso, Ayano unì le mani davanti al petto e si ritrovò ad osservare la strada: appena davanti casa sua c’era una gran folla di gente in abiti cerimoniali che avanzavano, parlando gioiosamente, verso la piazza centrale. Bambini e ragazzi correvano in gruppo, e alcuni si portavano dietro cani, gatti o vaschette con all’interno dei pesci rossi appena vinti ad una giostra, o ad una bancarella.
L’aria di festa si sentiva eccome.
Si sentì appoggiare delle mani sulle spalle e, perdendo il sorriso, si voltò a guardare chi fosse: sperava vivamente uno dei suoi amici, ma si ritrovò Bonjiro che con lo sguardo le intimava di proseguire. Senza farselo ripetere due volte, si gettò nel fiume di gente insieme al fratello.
Le strade della città di Osaka erano molto illuminate, decorate e “vive”: c’erano delle lanterne ovunque, che sostituivano la luce dei pali, e alcuni bambini le facevano volare in cielo, creando uno spettacolo meraviglioso; sembravano palle di fuoco che si allontanavano man mano dal terreno. Ai rami degli alberi erano appesi dei bigliettini colorati, e la gente continuava a scriverli e ad appenderli: su quei bigliettini si scrivevano i desideri che una persona aveva.
Ayano non credeva che i desideri potessero avverarsi, se scritti su quei biglietti, ma non poté non sorridere con malinconia al pensiero che, con i suoi genitori, si era sempre divertita a farli. E, spesso, quei desideri si avveravano, ma solo perché i suoi genitori erano ricchi abbastanza da permettersi di comprare quei desideri materiali; solo uno, nella sua infanzia, non si era avverato: avere genitori più amorevoli e presenti.
Il suo sguardo passò alle varie giostre e bancarelle messe per strada, dove vi erano numerosi bambini e ragazzi. Osserò i deliziosi kimono colorati dei bambini: le bambine sembravano principesse, con quei kimono decorati da disegni floreali di ogni colore, e con dei fiori bianchi tra i capelli. Si lasciò scappare una risata divertita, all’osservare una “coppietta” di bambini litigare, con la bambina che mise il broncio e il piccolo che dondolava tra l’orgoglio e la voglia di far pace.
Grida gioiose si mischiarono al festoso vociare: bastò alzare lo sguardo sulla sinistra per vedere un gruppo di ragazzi sulle montagne russe. Fu lì che Ayano ricordò di dover cercare Akio e Yuuki, con cui si era data appuntamento in quella piazza.
-AYANO-CHAAAAAN!- gridò una gioiosa voce femminile, con tono dolce, come se avesse letto i pensieri della ragazza.
Ayano sgranò gli occhi e perse il sorriso, fermandosi insieme a Bonjiro. Solo una persona che conosceva metteva quei maledetti suffissi ad ogni nome: Yuuki, sua migliore amica e compagna di classe. Girò il capo a destra e a sinistra, cercandola con lo sguardo, ma non la vide. Si guardò allora alle spalle e la vide, ferma alla bancarella dei pesci rossi, insieme ad Akio, che agitava una mano per indicare la loro posizione. Ayano sbatté le mani gioiosamente e corse verso la sua migliore amica; questa iniziò a correre a sua volta e andò incontro all’amica, abbracciandola forte appena la ebbe davanti.
-Non riuscivo a trovarti!- disse Ayano, staccandosi da Yuuki e poggiandole le mani sulle spalle.
Yuuki rise, chiudendo i grandi e dolci occhi castani. Piegò le labbra rosee e sottili in un sorriso, prendendo a fare il segno di vittoria con una mano; la manica lunga del suo kimono rosa confetto ondeggiò.
-Ha tolto la coda... e si è fatta lo chignon!- parlò Akio, con tono quasi dispiaciuto, intromettendosi nella conversazione e indicando i capelli castani di Yuuki, raccolti in un morbido chignon.
Yuuki mise il broncio e strinse le braccia esili sotto al seno sodo, borbottando un “Ho lasciato la frangetta, devi essermi grato per questo!”; come se per lei la frangetta che portava sugli occhi fosse un impiccio!
-Per me, Yuuki con lo chignon e il kimono rosa sta benissimo!- si complimentò Ayano con l’amica, con tono sincero, facendola sorridere.
Voleva bene a Yuuki, con tutta se stessa, eppure c’erano molte cose di lei che odiava: il suo mettere “-chan” e “-san” dietro ogni nome, il modo in cui scherzava e la sua cotta per Bonjiro, cotta che durava ormai da tre anni. Inoltre la invidiava, la invidiava da morire: aveva un fisico magro ed esile, dovuto al suo hobby da ballerina, la pelle morbida e delicata e i tratti del viso e degli occhi dolcissimi. La invidiava per le attenzioni che Akio le dava, anche con un semplice “posso farti la coda di cavallo più alta?”; i capelli di Yuuki erano sempre in ordine, liscissimi, e di un castano ramato che Ayano, e anche Akio, amavano.
Anche quella volta, Akio sembrava dare più attenzioni a Yuuki, invece che a lei.
-Bonji’-san!- esclamò d’improvviso Yuuki, con tono ancor più gioioso, battendo le mani e arrossendo lievemente.
Sotto lo sguardo deluso di Akio e preoccupato di Ayano, la castana si avvicinò a Bonjiro, che era rimasto tutto quel tempo a braccia conserte e in silenzio; d’improvviso, prese a fargli i soliti complimenti, ai quali il ragazzo non rispondeva, ma si limitava a sbuffare ogni tanto.
L’espressione preoccupata di Ayano diventò malinconica e sospirò pesantemente: vedere suo fratello in quello stato la faceva star male. Bonjiro non stava male e non era ferito in alcun modo, ma Ayano con “in quello stato” intendeva lo stato di solitudine in cui il fratello si era chiuso: non parlava mai con nessuno, tendeva ad allontanarsi da tutti con la classica scusa “odio la confusione” e non sorrideva, o rideva, mai di gioia, escluso rarissime volte.
Non lo ricordava così, prima di quell’avvenimento: era sempre stato un ragazzo introverso, che non faceva amicizia facilmente, ma qualche parola e sorrisi non sadici li donava sempre. Da quella volta aveva iniziato ad “odiare la confusione”: se andava alle feste, era per seguirla. Ayano aveva capito che Bonjiro odiava le persone e non la confusione, come voleva far credere. Se voleva farlo parlare doveva portarlo in un luogo dove dovevano esserci solo lui, lei e un’altra persona che lei conosceva. Odiava com’era diventato.
Sgranò gli occhi, sbattendo le palpebre ripetutamente, osservando la mano di Akio muoversi a qualche centimetro dal suo viso. Si fermò a guardarlo, confusa.
-Stai bene?- le chiese lui, con dolcezza -Non rispondevi più e fissavi chissà cosa con una faccia...-
Ayano sorrise timidamente, annuendo con forza e decisione.
-Sto benissimo, stavo solo pensando!- gli rispose, cercando di nascondere la malinconia che provava.
Akio non sembrò convinto di quella risposta; piegò leggermente la testa di lato, facendo ondeggiare le corte ciocche di capelli rossastri, osservando Ayano dritta negli occhi. Gli occhi verdi di Akio sembravano voler arrivare in profondità dell’anima della corvina, che non accettò questa cosa.
Lo prese sotto braccio e si strinse improvvisamente a lui, facendogli emettere un “Oh” di sorpresa, prima di farlo sorridere intenerito. Ayano poggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi ambrati.
-Vedo che abbiamo l’abito dello stesso colore!- parlò, cercando di sviare il discorso.
Prese a camminare con lui sottobraccio e con Yuuki che, staccatasi da Bonjiro, aveva preso a camminare al loro fianco; come tutti e tre sospettavano, la fonte dei pensieri cupi di Ayano si era messo dietro di loro in disparte, come un’ombra silenziosa ed inquietante.
Alla fine, i tre comprarono oggetti dalla maggior parte delle bancarelle in piazza: Ayano e Akio avevano comprato solo dolci e caramelle di ogni genere e dimensioni, e la prima aveva vinto anche un peluche della sua stessa altezza; Yuuki e Akio, quando l’aveva vinto, erano rimasti parecchio sorpresi dell’abilità dell’amica con le armi da fuoco. Yuuki, oltre qualche pupazzo di medie dimensioni, qualche manga e dei dolci, aveva comprato anche due pesciolini rossi. Tuttavia, a causa del loro voler sembrare grandi, nessuno andò, o propose di fare un giro sulle giostre.
Si erano fermati così all’interno di un ristorante, sedendosi ad uno dei tavoli che stavano fuori, poiché non avevano più voglia di portare le buste e poiché Ayano aveva iniziato a fare i capricci, stanca di doversi portare “quell’ingombrante orso di peluche sulle spalle”. Akio aveva deciso di chiamare i suoi genitori e Yuuki sua madre, così Ayano rimase quasi in silenzio, a canticchiare una ninna-nanna mentre osservava i due pesci di Yuuki muoversi nella busta di plastica riempita d’acqua.
Notò il colore carino che “indossavano” e sorrise come una bambina; appoggiò un dito sulla busta di plastica, cercando di accarezzarne uno, ma quando si rese conto della cosa stupida che stava facendo smise, ridendo sommessamente e scuotendo la testa. La mano di Yuuki afferrò la busta dei pesci rossi e la alzò, per guardarli meglio; aveva smesso di telefonare proprio in quel momento.
-Mia madre non vuole i pesciolini- sussurrò malinconica, posandoli sul tavolo. Guardò Ayano negli occhi: -Li vorresti tenere al posto mio?-
Ayano sgranò gli occhi e scosse la testa.
-Ho un gatto, ricordi?- le disse, tutto d’un fiato, alzando un sopracciglio e abbassando l’altro.
Aveva un gatto e aveva paura di tenerlo a casa, non poteva tenere anche dei pesci. Poi avrebbe dovuto stare attenta a non far uccidere il suo gattino dal fratello, e anche a non far uccidere i pesci dal gatto; lei amava gli animali, anche un pesce rosso che moriva la faceva scoppiare a piangere.
Sapeva che la mamma di Yuuki non poteva badare a quei pesci che, seppur erano piccoli e non impegnativi animali, necessitavano di cibo e di altre piccole cose. La povera donna faceva già fatica a far mangiare i suoi cinque figli, dopo la morte tragica del marito... che si occupava del manicomio di Tokyo e del caso “Harada”.
Yuuki annuì debolmente, dispiaciuta. Si guardò intorno all’improvviso, prima di scattare in piedi facendo cadere la sedia. Akio, che aveva smesso di telefonare in quel momento, la guardò con aria di rimprovero.
-Che succede?- le chiese in imbarazzo, a causa di alcuni giovani che si erano fermati ad osservarli.
-Bonjiro-san non c’è!- sbottò Yuuki, mettendosi una mano sul petto e stringendola a pugno. Gli occhi castani iniziarono a diventarle lucidi e il cuore iniziò a batterle forte nel petto; -Eppure era qui!-
Ayano perse un battito; non aveva paura di dove fosse finito Bonjiro, ma di sapere se fosse con qualcuno. Balzò in piedi e, abbandonando tutta la roba che aveva comprato al tavolo, corse tra la folla urlando in modo disperato il nome del fratello. Akio cercò di richiamarla, ma sgranò gli occhi allibito quando Yuuki la imitò, abbandonando come lei tutto sul tavolo. Akio strinse i denti: Bonjiro poteva badare a se stesso, no? Quelle due non potevano farlo rimanere lì con tutta quella roba posta su un tavolo, da solo.
Nel frattempo, all’interno di un boschetto dove era stato costruito il Tempio della Yako, una voce infantile e gioiosa chiacchierava animatamente. Bonjiro teneva la mano ad un bambino, forzando un sorriso e di stare a sentire ciò che diceva, ma in realtà non gli importava niente.
Si era seduto su una panchina per allontanarsi da Yuuki, Akio e dalla sorella, quando quel brutto moccioso gli si era avvicinato dicendo, come se niente fosse, che assomigliava ad un tipo che aveva visto in telegiornale durante la sua permanenza a Tokyo. E, se prima Bonjiro aveva fatto finta di non ascoltarlo, conoscendo il carattere dei bambini, quando il bambino aveva continuato non aveva avuto altra scelta che decidere di ucciderlo; quel bambino l’aveva chiamato “Katsumi Harada” in strada, e conosceva troppo bene la storia del manicomio.
Camminavano ora per il bosco verde e rigoglioso, dove le uniche fonti di luce erano la Luna piena e le poche stelle che si vedevano, dritti alla cima del Tempio della Yako. Arrivarono davanti alla lunga scalinata del  Tempio; dopo un urletto di gioia, il bambino aveva preso a salire saltellando i gradini, lasciando la mano del ragazzo che lo seguiva con un sorriso sadico sul volto.
-Qui- parlò il bambino, continuando a saltare di gradino in gradino -salì le scale Kagome prima di essere mangiata dalla Yako!- alternò ogni parola ad un salto su un gradino.
Bonjiro annuì, pur sapendo che il piccolo non poteva vederlo. Lui conosceva la leggenda di quel demone, ed era per questo che l’aveva portato sul Tempio.
I gradini terminarono: sulla piattaforma, formata da mattonelle bianche e quadrate, lisce e splendenti, vi era l’enorme statua dorata della volpe a nove code. Sotto la statua, il bambino si fermò a leggere i nomi dei bambini morti e che i genitori avevano seppellito nel Tempio, sperando che la leggenda fosse vera: “La Yako si prende cura dei bambini morti”.
-Ecco che volevo vedere! Grazie!- esultò il bambino, saltellando sul posto.
Bonjiro allargò il sorriso: convincere quel bambino a seguirlo era stato facile, siccome voleva leggere i nomi dei bambini morti e seppelliti lì. Regalò un fugace sguardo alla volpe dorata, che puntava gli occhi dritti davanti a lei, dove si stava svolgendo la festa. Osservò di nuovo il bambino, allo scuro del destino che era stato scritto per lui.
-Vuoi vedere la vera Yako?- gli chiese, abbassandosi alla sua altezza.
Gli occhi del bambino luccicarono di gioia, e non di paura, come aveva pensato Bonjiro. Al suo annuire, si rimise in piedi e gli indicò la rampa di scale che avevano appena salito. Il bambino corse e si mise ad osservare sotto di lui, alla fine di quei grandini che sembravano piccolissimi a causa della grande distanza d’altezza. Però, non vide nessuna volpe dorata, o grigia. Si alzò sulle punte e provò ad osservare meglio... e si sentì cadere nel vuoto. Senza emettere alcun suono, vide i gradini avvicinarsi alla velocità della luce; poi si sentì un suono sordo e vide il buio.
Bonjiro rise sommessamente. Prese a scendere di corsa i gradini, per vedere se quel moccioso fosse davvero morto dopo quella fatale caduta. Quando gli fu vicino, si sedette sulle ginocchia e lo guardò con attenzione: aveva la testa spaccata, era impossibile che fosse sopravvissuto.
-T... Tu...- sentì sussurrare. In modo impercettibile, affaticato, ma era pur sempre un sussurro.
Strinse i denti, incredulo, ma stette in silenzio per sentirlo continuare; non ottenne altro: il piccolo era morto con gli occhi e la bocca spalancati. Si alzò, e puntò lo sguardo alla cima del Tempio, ampliando il sorriso sadico così tanto da sembrare un pazzo.
-Consideralo un mio regalo, Yako- parlò ad alta voce, quasi urlando. Poggiò le mani sui fianchi e continuò: -Se esistessi sul serio, distruggeresti questa festa in tuo onore. Sei un demone, non hai bisogno di gioia... ma di sangue-
Stette in silenzio per qualche secondo, fissando il bambino morto. Sospirò pesantemente, posandosi una mano sul petto, cercando di calmarsi: non poteva farsi vedere in quello stato da Ayano e gli altri, o avrebbero sospettato qualcosa. Quando il battito del cuore tornò regolare, si avviò per ritornare dalla sorella, pensando a cosa dirle per giustificare la sua assenza.
Il bosco tornò silenzioso, fino all’uscita di Bonjiro. Quando il ragazzo uscì, un coro di voci infantili si levò dal tempio mentre intonavano una triste ninna-nanna; dopo di loro, a quel triste canto, se ne unì un altro che sembrava borbottare qualcosa contro il giovane appena uscito dal bosco. Un paio di fiammelle blu scesero, fluttuando, dalle scalinate del Tempio, e con voce infantile e alta parlarono: “Chiunque uccide un bambino accanto al Tempio, verrà ucciso in modo violento”.

*michiyuki: giacchetta a maniche lunghe che si mette sopra i kimono femminili, quando le donne hanno freddo.

Angolo Autrice:
Salve! Lo so, sono in un ritardo enorme e che non accetta giustifiche, ma il mio pc si è rotto e ho perso tutto ciò che avevo scritto. Questo capitolo l'avevo scritto anche su un foglio e quindi, grazie anche ad un pc piuttosto vecchio (ma che funziona xD), sono riuscita ad aggiornare. Avviso già che, se trovate errori, un po' è colpa del computer temporaneo, l'altra delle mie terribili condizioni di salute x"D come sempre, ditemi se li trovate e correggerò.
La storia della Yako non l'ho inventata, ma l'ho presa da una leggenda giapponese; per la descrizione del Tempio, mi sono basata su alcune fotografie. In questo capitolo spiego anche il perché della morte di Bonjiro (coltellata, taglio di lingua, taglio della testa e venir mangiato), e anche la maledizione l'ho presa dalla leggenda. Tuttavia, trattandosi di Corpse Party, ho reso la maledizione e la leggenda reali.
Se volete ascoltare la ninna-nanna che viene tanto cantata in questo capitolo, cercate "Kagome, Kagome" su Youtube (se volete ascoltarla coi sottotitoli inglese, cercate "Circle you, Circle you"). Io ho finito; spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento! 
Kira-chan.

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Corpse Party / Vai alla pagina dell'autore: Kira Eyler