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Autore: Kimberly Horan    09/10/2016    1 recensioni
David e Philip hanno ormai sedici anni. Tanto uguali nell'aspetto quanto diversi per carattere ed indole.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Philip si piegò leggermente sulle gambe. Si concentrò affinché il respiro fosse regolare nonostante la maschera schiacciata sul volto. Poteva sentire la tensione espandersi ad ogni muscolo del suo corpo. Era pronto a scattare non appena fosse stato dato il via di partenza. Fu nel giro di un istante, un battito di ciglia, che si sporse in avanti con un passo, dando la stoccata finale al suo avversario.
I due contendenti si strinsero la mano in un gesto amichevole, poi Philip si tolse la maschera mentre tornava alla panchina. Si passò una mano tra i capelli infradiciati dal sudore e ripose da lato il fioretto.
Gli allenamenti di scherma si tenevano ogni giovedì pomeriggio e quello era il momento migliore per pensare e riflettere. Non sapeva bene il perché ma la scherma lo aveva sempre fatto pensare. Il che di per sé era un bel controsenso, dal momento che in teoria bisognerebbe concentrarsi solo sull’avversario, quando si è in pedana.
Da Harry lui e David avevano certamente ereditato la comune passione per il polo, anche se quella non era una novità considerando l’amore che in famiglia avevano per i cavalli. Per loro sfortuna a Eton c’erano molti club sportivi ma niente che riguardasse il polo, così lui aveva scelto la scherma, mentre David si era totalmente dedicato al tennis.
Philip prese la borsa e si incamminò verso gli spogliatoi. Una bella doccia, dopo circa tre ore e mezza di allenamento, gli ci voleva proprio.
Fece appena in tempo a lavarsi e a mettersi i pantaloni, quando un suo compagno di classe lo raggiunse in tutta fretta.
“Philip, devi venire subito!” Gli disse senza respiro. Se non avesse ripreso fiato gli sarebbe venuto un infarto da un momento all’altro. “Si tratta di David”, continuò.
“Che è successo?” Chiese lui improvvisamente serio. “Lascia perdere non ho tempo, dimmi solo dov’è”. Si infilò la maglia e si incamminò verso l’uscita quasi correndo.
“Ai campi di tennis”, gli gridò dietro l’altro mentre lui stava già correndo via. Sicuramente David si era fatto male. Aveva esagerato con gli allenamenti e ora si era infortunato, sì, si disse che sicuramente era così. Mentre pensava già al peggio, pronto a chiamare i genitori se fosse stato necessario portarlo in ospedale, arrivò ai campi da tennis, ma ciò che vide non fu esattamente quello che si era immaginato.
David aveva il naso sanguinante e si stava azzuffando con uno. Philip corse a dividerli, prendendo il fratello per il colletto della maglia bianca, a metà insudiciata di terra e di sangue. “Di un po’, ma sei impazzito?” David non rispose, si limitò ad asciugarsi il naso colante di sangue e a guardare con odio il tizio con cui aveva fatto a pugni.
L’avversario in questione altri non era che Edward Forster, un tipo biondo e di corporatura imponente, con una faccia da scemo. Philip e David lo conoscevano bene, perché erano stati in classe con lui fin da quando erano piccoli, e non l’avevano mai potuto sopportare. Era talmente tanto snob che guardava dall’alto al basso persino i suoi genitori.
Questo però, rifletté Philip, non giustificava il fatto che David gli si fosse fiondato addosso con tale ardore. Non che gli avesse fatto particolarmente male, anzi, tra i due suo fratello era quello che ne aveva prese di più, però aveva agito con tutta l’intenzione di stenderlo.
“Avanti, vieni con me”, disse a denti stretti. Una scazzottata era proprio l’unica cosa di cui non avevano bisogno. Un inconveniente derivante dal fatto di essere i nipoti del re. Fece per trascinarsi dietro David, che nel frattempo si dimenava per liberarsi dalla sua stretta.
“Sì, bravo scappa David!” Disse Edward con quel suo tono di voce stridulo.
“Falla finita Forster!” Gli strillò Philip di rimando, dandogli la schiena.
“Ah guarda chi c’è! Sei venuto a salvare il fratellino? Sai, gli stavo giusto spiegando quanto fosse idiota, forse è a causa del sangue borghese che avete ereditato da vostra madre, Philip”.
Philip si fermò improvvisamente. Si girò verso Edward, che in quel momento aveva fatto le uniche due cose al mondo che nessuno avrebbe mai dovuto fare in sua presenza: prendersela con suo fratello e tirare in ballo sua madre.
Lui e David si guardarono. Lui gli sorrise divertito, poi si rivolse a Edward e gli assestò una capocciata dritta dritta in faccia, mettendoci tutta la forza che aveva in corpo. Quello barcollò all’indietro tenendosi la fronte sanguinante.
“Prima di tutto mia madre è la duchessa di Windsor. E comunque sia è Vostra Altezza per te, Forster!”
La scazzottata riprese e assunse proporzioni gigantesche, arrivando a coinvolgere anche l’allegra combriccola che Edward si portava sempre dietro. Come andò a finire? Tre persone andarono all’ospedale e tra di loro non rientravano di certo i royal twins.
 
“Vostra Altezza, il comportamento dei suoi figli è inaccettabile!” Esclamò il direttore di Eton quando Harry andò a parlargli, dopo essere stato convocato a causa della rissa.
“Prima di giudicarlo tale vorrei sapere il motivo per cui è accaduto e chi è stato ad iniziare”. Il duca di Windsor gli rispose a tono. Conosceva i suoi ragazzi e se si erano comportati così ci sarà stato certamente un motivo ben preciso.
“Anche io vorrei sapere il motivo, provate voi a parlare con i vostri figli perché a noi non hanno detto una sola parola”.
“Quindi li state accusando senza nemmeno conoscere i fatti?”
Il direttore sembrò avere un attimo di titubanza, sapendo di essersi dato la zappa sui piedi da solo. Cosa credeva? Che Harry avesse dato contro ai suoi figli solo perché lui diceva che erano i responsabili?
“Beh, ad ogni modo vi pregherei di parlare con loro, Altezza. Non ammettiamo simili comportamenti qui a Eton e voi dovreste saperlo bene”.
“Lei piuttosto pensi a fare il suo dovere e ad indagare a fondo sulla questione, poi io penserò ai miei figli”. Detto ciò si alzò dalla sedia ed uscì dallo studio del direttore sbattendosi la porta dietro.
Harry camminò a passo spedito fino all’infermeria che a quell’ora del pomeriggio era praticamente deserta, fatta eccezione per i due diavoli dai capelli rossi che aveva messo al mondo.
“Mi aspetto una spiegazione. E che abbiate una buona scusa!” Disse ad entrambi guardandoli con aria di profondo rimprovero. Davanti al direttore li avrebbe difesi fino alla morte se gli si davano colpe ingiuste, ma rimaneva comunque il discorso che avevano fatto a botte, senza contare di come si erano ridotti. Philip aveva un gigantesco segno rosso in fronte, causato dalla colluttazione con Edward, e un labbro rotto. David era messo meglio, con solo qualche graffio sparso per il volto.
I royal twins sedevano difronte al padre con le braccia conserte, lo sguardo basso e l’aria docile. Si guardarono per un istante e poi rimasero in silenzio.
“Ragazzi sto perdendo la pazienza, qualcuno di voi due vuole dirmi il perché vi siete accaniti con così tanta rabbia su quei tizi?” Detestava quando si coalizzavano in quel modo.
“Hanno iniziato loro”, obbiettò David con un filo di voce. Con la gamba Philip gli diede un leggero colpo sul ginocchio, per fargli capire di chiudere la bocca. Accidentaccio a lui e al suo brutto vizio di dire sempre la verità!
Harry se ne accorse subito. Conosceva troppo bene i suoi figli e capì che era Philip quello che bisognava prendere di petto. “Allora Philip, sto aspettando”.
“Non ho nulla da dire”. Rispose serio.
“Tua madre ne resterà molto delusa quando verrà a sapere che avete provocato la rissa”. Colpì i ragazzi in pieno. Avevano sempre avuto una gran paura di deludere Sofia. Lei era il loro punto debole.
Vide Philip alzare lo sguardo e fissarlo dritto negli occhi, con un’espressione che lasciava intendere che avrebbe voluto dirglielo ma che non poteva farlo.
Harry sospirò. “Philip dimmi che è successo”.
Non voleva farlo. Non voleva che la mamma sapesse che l’avevano tirata in ballo solo per dare fastidio a loro. Non c’era nulla di male nelle sue origini borghesi e anzi, questo la rendeva migliore di tutti gli altri, ma né lui né David volevano che le cattive intenzioni di Edward potessero turbarla.
“Ha tirato in ballo la mamma”, ammise infine, sapendo che suo padre non si sarebbe arreso tanto facilmente. “Ha detto che David era uno stupido a causa del suo sangue borghese”. Ripetere quelle parole gli faceva venire la nausea.
Lo sguardo di Harry si addolcì, capendo che i suoi ragazzi avevano agito per difendere Sofia. Aveva sempre saputo che c’era stato un motivo valido e quello lo era senza ombra di dubbio. Anche lui gli avrebbe spaccato la faccia se qualcuno avesse osato dire qualcosa su di lei. Alla fine Sofia era anche il suo punto debole.
“Sei ancora arrabbiato papà?” Chiese David convinto che avessero agito nella maniera giusta.
Lui scosse la testa. “Fare questa rissa vi è costata una settimana di sospensione”, gli spiegò. Con un gesto della mano scompigliò i capelli ad entrambi. Quegli stessi capelli rossi che avevano preso da lui. “Ora andiamo a casa”. Era dannatamente fiero di loro.
“Certo che c’hai dato giù pesante Philip”, rifletté mentre tornavano all’auto. “Una capocciata…” Harry trattenne un sorriso.
“E’ stata una gran bella capocciata”, concluse David. “A proposito, come è messa la tua fronte?”
“Non mi fa male”, rispose Philip con spavalderia. “Ha sentito molto più dolore lui credimi”.
“Ah, davvero?” Harry inarcò un sopracciglio e poggiò un dito proprio al centro della fronte di Philip, che ovviamente sobbalzò al minimo tocco. David e Harry scoppiarono a ridere.
“Papà ma che fai! Cha male!” Si lamentò strofinandosi il punto dolorante.
Harry gli diede una pacca sulla spalla. “Tranquillo, domani andrà peggio”.
Arrivati al cancello centrale, incontrarono il padre di Edward, un uomo basso tarchiato e pelato. “Andate alla macchina intanto”, disse Harry ai ragazzi.
A passo spedito si diresse verso il signor Forster, che sembrava ansioso quanto lui di scambiare due parole.
“Vostra altezza, questo è stato un increscioso episodio”, gli disse l’uomo.
“Su questo siamo d’accordo. E mi aspetto delle scuse da parte di suo figlio”.
“Come dice?” Chiese il signor Forster senza capire.
“Lo chieda a suo figlio quando si riprende, sono certo che le racconterà la vicenda nei minimi particolari. E a proposito signor Forster: se per caso si azzarda ancora a dire una sola parola su mia moglie, o a toccare i miei figli anche solo con un dito, stavolta dovrà vedersela con me, e mi creda io non ci vado leggero come hanno fatto i miei ragazzi”. Senza nemmeno aspettare una risposta gli voltò le spalle e tornò da Philip e David, che avevano sentito tutto e ora stavano ridacchiando soddisfatti.
 
 
 
“Henry Charles Albert David, non cercare di scusare i tuoi figli!” Esclamò Sofia togliendosi la vestaglia da notte in raso. Prese a camminare avanti e indietro davanti al letto, mentre Harry la osservava. Non poteva credere che David e Philip fossero stati coinvolti in una rissa a scuola.
“Non li sto scusando, ti sto solo dicendo che è accaduto tutto per un motivo”.
“Che né tu né i nostri figli volete dirmi!”
“Sofia, è stato solamente uno scontro con dei compagni di scuola, tutto qui”.
“No Harry è stata una rissa in piena regola! E vorrei sapere quantomeno cosa è successo!”
Harry la prese per mano e la fece sedere sulle sue gambe. “Ti fidi del mio giudizio?”
Lei sbuffò. “Sì”, disse riluttante. “Immagino che ora mi dirai che non devo sgridargli e che non devo metterli in punizione, vero?”
“E che non devi nemmeno andare a Eton domani mattina per prendertela con il direttore. Ho sistemato tutto io”. Sofia sarebbe stata capace di scatenare una guerra.
“Hanno picchiato i miei bambini”, disse a denti stretti. “Loro non avrebbero dovuto reagire così duramente, ma sappiamo entrambi che se sono arrivati a tanto è perché sono stati provocati”.
Lui sorrise nel sentire che nonostante avessero sedici anni, Sofia li chiamava ancora i suoi bambini.
Lasciandosi ricadere sul letto, Sofia sbuffò di nuovo, guardando il soffitto. Il solo pensiero di rimanersene con le mani in mano le faceva venire l’urto di nervi. Harry si stese al suo fianco e le baciò il collo abbracciandola stretta. “Fidati, ho già sistemato tutto io”.
Sofia arricciò il naso. “E va bene”.
 
SPAZIO DELL'AUTRICE
I royal twins hanno un bel caratterino. Davvero, davvero un bel caratterino. La capocciata epica di Philip mi ha fatta ridere parecchio mentre la scrivevo, anche se so che non è la cosa migliore da far fare ad un principe, però i nostri royal twins sono dei principi un po' particolari!
  
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