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Autore: Kimberly Horan    08/10/2016    1 recensioni
David e Philip hanno ormai sedici anni. Tanto uguali nell'aspetto quanto diversi per carattere ed indole.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Per i primi anni della loro vita, David e Philip erano stati i bambini più tranquilli del mondo. All’inizio erano due fagottini con le guance rosee e i grandi occhi curiosi, poi si trasformarono completamente.
Erano identici, ma dai tre anni i medici diagnosticarono un’eterocromia oculare a Philip, e questo fece in modo che lo si potesse facilmente distinguere dal fratello. In sostanza aveva un occhio marrone e un occhio azzurro chiaro. Ad ogni modo si sarebbe riusciti a distinguere Philip anche senza questa sua particolarità, visto che il suo carattere si intuì fin dai primi anni. Era un ribelle nato. In tutti i sensi. E non era mai stato particolarmente affabile come bambino.
Per quanto riguarda David, beh lui era più dolce e comprensivo del fratello, che invece perdeva la pazienza con niente. Entrambi comunque non ascoltavano mai nessuno. Non erano delle pesti, e anzi erano anche piuttosto tranquilli, ma se qualcuno gli faceva una sgarberia o li infastidiva, era inutile fuggire perché quei due, Philip in prima persona, gliel’avrebbero fatta pagare di certo. Della serie: non ti do dei problemi, ma se li vuoi te ne faccio pentire.
In sostanza, le uniche persone a cui davano retta erano i genitori. Una sola parola di mamma e papà e i due tornavano docili come degli agnellini.
Fisicamente parlando avevano ereditato i capelli color pel di carota di Harry e, tralasciando Philip, il colore azzurro dei suoi occhi. Per il resto erano il ritratto di Sofia. Con i lineamenti del volto delicati e belli, la pelle chiara e il volto tempestato di lentiggini. Sì, le lentiggini le aveva avute anche Harry da bambino, ma poi erano diminuite o comunque si notavano di meno. A David e Philip invece rimasero sempre.
 
Tutto ebbe inizio quella famosa mattina, quando la sveglia suonò rumorosamente. David allungò una mano e tastò sul comodino per spengerla, ma alla fine non ci riuscì e la sveglia cadde miseramente sul pavimento. Lui dal canto suo si tirò su di scatto e sbadigliò assonnato. Sì, decisamente le lentiggini non erano ancora scomparse dal suo volto.
Si guardò intorno ancora addormentato e poi raccolse la sveglia. Guardò l’orario e sgranò gli occhi. “Maledizione!”
Si alzò immediatamente dal letto ma inciampò nel lenzuolo e cadde a terra come un sacco di patate. “Maledizione!” Ripeté tirandosi su. Corse in bagno, accese la luce e si lavò in fretta e furia la faccia. Peccato che nel farlo il sapone gli andò a finire in un occhio provocandogli un tremendo bruciore. Fece un’espressione di profondo dolore e attese qualche minuto. Poi una volta finito di lavarsi si vestì ed uscì dalla camera.
“Sei un disastro su tutta la linea, lo sai?” A braccia conserte Philip lo stava aspettando sulla soglia della porta accanto, già pronto.
“Buongiorno anche a te”, rispose David. “Sei spinoso come al solito”.
Philip lo guardò male. Se la storia che nelle coppie di gemelli c’è sempre il fratello dominante era vera, Philip ricopriva appieno quel ruolo. Peccato che ogni tanto David si ribellasse al suo modo di fare.
 
Al piano di sotto, in salotto, Sofia ed Harry erano seduti a far colazione. Erano trascorsi quindici anni da quando avevano avuto i gemelli, eppure il loro amore non era diminuito. Erano rimasti sempre gli stessi e non sembravano per niente cambiati. Lui portava a periodi al barba lunga e lei aveva sempre quella fisionomia snella e il volto da bambola di porcellana. Nel complesso entrambi dimostravano molti meno anni di quelli che avevano.
“Secondo te quanto ci mettono prima di scendere?” Gli chiese Sofia.
Harry ci pensò su facendo delle smorfie buffe. “Secondo me arriveranno tra tre…due…uno…”, indicò le scale.
“Buongiorno!” li salutarono i royal twins.
Lei inarcò un sopracciglio. “D’accordo, la cosa è inquietante, sappi solo questo”.
Harry le fece l’occhiolino, sorseggiando un po’ di thé.
“David, va tutto bene? Ho sentito dei rumori nella tua stanza, prima”.
“Sì mamma, ho avuto soltanto uno scontro con il lenzuolo e sono finito a terra”, le spiegò mettendosi seduto a tavola.
“Hai la delicatezza di un elefante”, intervenne Philip. “E negatelo se avete il coraggio!” Aggiunse rivolto agli altri.
Sofia ed Harry si guardarono. Philip somigliava ad Enea. Sì, aveva il suo stesso brutto caratteraccio.
David gli tirò un calcio sotto al tavolo, quando si sedette, e Philip gli lanciò un’occhiataccia. In verità avrebbe voluto lanciargli un coltello ma non gli sembrò il caso.
“Allora, siete pronti per il grande giorno?” Chiese Sofia.
I due gemelli ed Harry fecero una faccia schifata. “Oh avanti! Che diamine avete da fare quell’espressione?”
“ Se trascorressi qualche tempo ad Eton allora potresti capire”, le disse Harry alzandosi e baciandole la testa prima di dirigersi verso la finestra.
Eton. Già! Era naturale che David e Philip frequentassero l’Eton College, ma il solo pensiero faceva venire la nausea ad entrambi.
“Siete esagerati!” A scuola c’era andata anche lei e si disse che se era riuscita a sopportare cinque anni di ragioneria, i suoi figli potevano benissimo sopportare Eton. “Comunque ora finite di fare colazione e poi andate a vestirvi per bene”.
“Sì mamma”, risposero i gemelli all’unisono. Quando lo facevano erano adorabili. Erano già più alti di lei, ma sarebbero rimasti sempre e comunque i suoi due bambini.
Sofia si alzò da tavola e raggiunse il marito. “No, ma seriamente si troveranno bene secondo te?” Quella domanda gliela faceva ad ogni inizio anno.
Harry lanciò un’occhiata veloce ai figli. “Non ne ho idea”. Le preoccupazioni? Semplice: David era troppo sensibile e di compagni odiosi se ne trovano sempre. Philip dal canto suo invece si sarebbe estraniato da tutti. Per ultima cosa, se qualcuno li avesse presi di mira si sarebbero coalizzati e allora addio.
Sia Harry che Sofia si raccomandarono con loro durante il tragitto in macchina. I due ascoltarono attentamente le parole dei genitori e promisero di comportarsi bene. Quando poi finalmente arrivarono a destinazione, trovarono come sempre i giornalisti ad attenderli.
La cerimonia d’inizio anno fu qualcosa di molto elegante e Sofia sorrise fiera nel vedere i suoi due bambini camminare in fila come soldatini, indossando quelle belle divise scolastiche. Sì, facevano proprio un bel figurino.
“Per qualsiasi cosa chiamate, d’accordo?” Harry abbracciò i ragazzi e gli scompigliò i capelli rossi.
“Sì, papà”, rispose David.
Philip abbracciò Sofia e la strinse forte. Era strano pensare che un tipo come lui fosse in verità piuttosto affettuoso con la madre.
“Philip ce la fai a non litigare con nessuno?” Sofia conosceva bene il suo ragazzo.
Lui arricciò il naso. Un’abitudine che aveva decisamente preso da lei. “Ci proverò”.
Sofia lo guardò inarcando un sopracciglio, poco convinta. Però non insistette oltre.
David e Philip presero le loro cose e si diressero vero l’entrata del dormitorio. Harry e Sofia rimasero lì finché non li videro scomparire oltre la porta.
“Speriamo bene”, disse lei abbracciando il marito.
“Sta tranquilla, se anche quest’anno riusciamo ad evitare che Philip uccida qualcuno, non dobbiamo preoccuparci più di tanto”, rispose scherzando Harry.
“Come sei spiritoso Harry”. Gli diede un leggero pizzicotto sul fianco e lo trascinò via tenendolo per mano.
 
 
 
“Sei nella stanza dell’anno scorso?” Chiese David mentre guardava il foglio d’entrata.
“Sì, la tua è quella di fronte. Ho già controllato”, gli rispose Philip. “Ecco: camera numero 715”. Gli aprì la porta per farlo entrare. “Prego principessa”.
David lo guardò male. “Molto spiritoso Pip”.
Philip odiava essere chiamato così perché quello era il soprannome che Dickens aveva usato per il protagonista di Grandi Speranze. E lui lo odiava. Non aveva mai letto il romanzo, ma aveva visto molte versioni cinematografiche e nella trama l’odiato Pip non fa altro che correre dietro al personaggio femminile più detestabile in assoluto: Estela, che in pratica non è altro se non una sadica e psicopatica ragazzina senza cuore. In sostanza una noia mortale in grado di far venire l’urto di enrvi anche ad un santo.
Philip si tolse il borsone dalla spalla e gli diede una botta che lo fece spostare, poi si diresse in camera sua. Le stanze di Eton erano tutte uguali: quadrate, piccole, con un letto che scricchiolava, un armadio poco affidabile, un cassettone ridotto in pessimo stato e una minuscola scrivania che sembrava più uno scrittoio. La vera tragedia? Non cerano librerie. Il primo anno era stato il delirio perché sia lui che David arrivarono con una valigia ciascuno piena zeppa di libri, poi però dovettero ridimensionarsi sempre id più e ora si portavano dietro solo quelli di scuola. Philip odiava Eton.
“Hey grande genio! Hai preso la mia borsa”. David comparve sulla soglia della porta e gli lanciò il borsone.
“Questo non accadrebbe se tu ti decidessi a metterci il tuo nome su questa dannatissima borsa”.
David non gli rispose, si lasciò cadere sul letto e si limitò a fissare il fratello mentre iniziava a mettere a posto le sue cose. “Già mi manca casa”, ammise.
“Sì, anche a me.”

SPAZIO DELL'AUTRICE
Sì, lo so che sto facendo ua saga familiare che sembra non giungere mai veramente alla fine, ma progettavo di scrivere sui royal twins fin dall'inizio di tutto!! Ora che sono diventati grandi, Sofia ed Harry passano il testimone dei protagonisti a loro!!!
  
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