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Autore: _apefrizzola_    09/10/2016    6 recensioni

«Sei più pettegolo della buon’anima di Bertha Jorkins, Ramoso»
«Ma come ti permetti, canide perfettamente riuscito?»
«Bertha Jorkins è morta!?»
«No, Peter... era per dire... visto che non è più a scuola...»
«Cosa te ne frega cosa si dicono Bones e McKinnon, James?»
«Se solo ci fossi stato, quel giorno davanti alla porta chiusa dell'ufficio di Silente, adesso staresti origliando dietro quello scaffale come il segugio quale sei»

«Barty, parlo sempre di te a Bella»
«Ma non l'hai ancora convinta! Così come non ho convinto del tutto voi, soprattutto da quando mio padre ha dato agli Auror il permesso di uccidere! Lo vedo nelle vostre facce, non sono stupido. E sappiate che lui non si fermerà, è sempre più pazzo. Svegliati, Regulus, sono quello messo peggio tra voi!»


«Stavo salendo le scale, lui è sprofondato da solo in quel gradino» esordì Liv per mettere subito in chiaro le cose come ogni volta che si ritrovava lì, a spiegare il motivo per cui aveva usato la bacchetta.
"Il Prefetto Malfoy ha detto che ho un cognome da Sanguesporco";
"Mulciber ha attaccato Mary";
"Rosier ha chiamato Dirk Cresswell mancato Magonò";
"Piton ha insultato Lily, l'ha chiamata schifosa Sanguesporco."
Genere: Commedia, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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Mi scuso in anticipo per il vero e proprio papiro qui sotto. Non era mia intenzione riscrivere il Libro dei Morti ma è venuto fuori così (dopo mille camicie sudate e crisi d’isteria acuta).
Non vedevo l’ora di pubblicarlo e, visto che ci tengo particolarmente, spero almeno non sia uscito un totale schifo.

Non finirò mai di ringraziare infinitamente chi commenta, siete la salvezza della storia.
 
 
 
 

 

****

 

 
 

Capitolo 19

PLUFFA D'ORO
 

 

 
 



Remus Lupin si era pentito.


«Ne sei sicuro, Lupin? Sei ancora molto pallido e quel taglio ha ancora bisogno di un po’ di dittamo, fammi rivedere»
«Sicurissimo, Madama Chips, sto meglio. Sono rimasto anche più del solito»

 

«MA QUESTO DISORDINE C’É SEMPRE STATO?!»

 

«Sarebbe meglio, invece, se passassi un’altra notte qui. Domani mattina potrai tranquillamente assistere alla partita come tutti gli altri, non te lo vieterò»
«Le dico che sto bene. Lei è stata magnifica, come sempre. Grazie infinite»

 
 

Pentito amaramente. Il calzino di James, illuminato dalla debole luce dell’alba che entrava dalle finestre,  gli atterrò in piena fronte. Remus, spettinato come non mai, staccò la testa dal cuscino mettendosi seduto con un leggero dondolìo instabile sul suo baldacchino.
Aveva voluto fare il coraggioso, il Grifondoro coraggioso che si sacrificava per Sirius e Peter. Non era rimasto in infermeria per non lasciarli da soli con il pazzo, perché James la mattina della partita era soltanto un pazzo anche se voleva essere chiamato Il Capitano di una squadra che tra poche ore scenderà a combattere per l’onore e la gloria della sua nobile Casata. Nessun legame di amicizia o fratellanza li escludeva dallo sorbirsi attacchi isterici, ordini improbabili e anche colpi di indumenti vari, come il calzino che gli aveva appena augurato il buongiorno.
Remus aveva fatto il coraggioso senza poi esserlo davvero perchè se la sera prima si fosse ricordato che il giorno dopo non sarebbe stato soltanto il giorno della partita ma anche quello del compleanno di Sirius, se ne sarebbe rimasto comodamente ed egoisticamente nel tranquillo letto dell’infermeria senza pensarci due volte. Al diavolo il coraggio.
«AVETE VISTO?»
Visto quanto sei fuori di testa prima di una partita, James? No, non l’abbiamo mai visto... non abbiamo mai subito questa tua qualità che peggiora di anno in anno, dal 1972. 
«CIELO GRIGIO, UN PO’ DI VENTO E QUALCHE GOCCIA DI PIOGGIA... MA VA BENE! NIENTE NEBBIA O SOLE ACCECANTE».
L’informazione metereologica quasi gridata da James che lucidava con attentissima cura la sua Nimbus Mille Uno - mentre calpestava, senza nemmeno vederle, le dozzine di scatoline attorno al letto di Sirius e sparse per l’intera camera- gli fece strizzare con sofferenza gli occhi ancora chiusi.
L’odore inconfondibile del cioccolato schiacciato si espandeva sempre di più nella stanza fredda del dormitorio Grifondoro, ancora immerso nella semioscurità del crepuscolo mattutino. Erano due situazioni molto familiari e spiacevoli che non avrebbero mai e poi mai dovuto accavallarsi l’un l’altra un’altra volta nella stessa mattina: I cioccolatini ripieni di filtro d’amore delle innumerevoli spasimanti di Felpato e le finestre spalancate da James per attivare subito il cervello con nuovo ossigeno prima della partita. Un fondamentale. Che domande sono?
«ANDRÁ BENE! DOVRÁ ANDAR BENE. NO, REM? VOGLIO DIRE, LA POSSIBILITÁ DI VITTORIA É DEL CINQUANTA PER CENTO SE CONSIDERIAMO IL FATTO CHE...»

Remus se lo chiedeva sempre: come poteva un corpo umano racchiudere così tanta energia ed entusiasmo alle cinque e mezzo del mattino? E perchè il nervosismo di James doveva essere sfogato proprio in quel modo?

Perchè la prima partita del torneo doveva svolgersi i primi di novembre? E perchè Sirius era nato i primi di novembre? Perchè mai era venuto al mondo a novembre e con un muso che attirava dozzine di ragazze disposte a fare di tutto pur di averlo, anche se questo significava intasare una camera con scatole ingombranti che sporcavano e che puzzavano di pozioni mal fatte?
Ma soprattutto: perchè diavolo lui non era rimasto in infermeria?
Stava cominciando a fare pensieri scollegati e senza senso, se ne rendeva conto, ma era l’alba e lui non sapeva nemmeno scendere dal letto, tantomeno seguire il filo illogico del discorso di James che, per quanto stava riuscendo a capire, poteva benissimo essere in Antiche Rune.
«COME GLI HO DETTO L’ALTRO GIORNO. CERTO, NON SI PUÓ DIRE CHE SIA INFALLIBILE COME LO SCHEMA NUMERO DUE... SÍ, REMUS, LO SCHEMA NUMERO DUE É INFALLIBILE, ANCHE SE FAI QUELLA FACCIA. LO É SEMPRE STATO E SEMPRE LO SARÁ. COMUNQUE...»
Remus non aveva mosso un lineamento, l’avrebbe potuto giurare su qualsiasi cosa, come poteva aver fatto quella faccia’? Anche perchè erano anni che sentiva di questo schema numero due senza avere la minima idea di cosa fosse o di quali fossero le sue effettive possibilità di riuscita o di fallimento.
«OPPURE GLI SCHEMI ANCORA SEGRETI. QUELLE MERDE DI SERPEVERDE LI AVRANNO VISTI DI CERTO, CON LA LORO SPIA DEL CAVOLO, MA TANTO... SIRIUS, RISORGI! PETER! APPENA FINISCO CON LA SCOPA VOGLIO VEDERVI PRONTI PER SCENDERE IN CUCINA!»
Remus, completamente ignaro di quello che James aveva blaterato per quelle a lui sembravano già ore, rimase seduto spostando prima lo sguardo sul cumulo di coperte che nascondeva Peter e poi su Sirius, miracolosamente (per i comuni mortali, e normalmente per lui) disteso a testa in giù; il viso spalmato sulla Mappa completamente aperta sul pavimento e il bacino con le gambe nascoste dalle coperte vermiglie sul materasso.
Per fortuna, James era troppo agitato e su di giri per accorgersi della bavetta che colava dalla bocca aperta e si depositava sulla pergamena che tanto avevano faticato a disegnare.

«SEMPRE, PERÓ, CON LA FORMAZIONE D’ATTACCO TESTADIFALCO. FELPATO, L’HAI VISTA IERI, SAI ANCHE TU QUANTO É EFFICACE NEL MOMENTO IN CUI...»

Remus si decise a scendere dal letto appena vide Sirius staccare la guancia dalla pergamena, borbottando con voce impastata qualcosa come cos’è questo odorino?”

L’esperienza insegnava sempre, era successo già troppe volte. L’esperienza insegnava e Remus era sempre stato un ragazzo che apprendeva in fretta, non si poteva negare. Sapeva benissimo, infatti, che anche uno solo di quei cioccolatini avrebbe reso Sirius un completo ed insopportabile imbecille da tenere a bada per non vederlo strisciare dietro alla fortunata ragazza che aveva impacchettato con cura la scatola.
Sempre l’esperienza gli aveva insegnato che Sirius appena sveglio non capiva nemmeno dov’era e chi era- “Un mago? Io? Na... sul serio?-, bisognava quindi agire alla svelta.

I piedi nudi però incontrarono le scatole ancora intere e piene di dolci maledetti, camminare all’alba era difficile e farlo senza calpestare cioccolatini era come non sentire sonno durante una lezione di Storia della Magia.
«O ANCHE FATTO ALL’INDIETRO, NATURALMENTE. PERCHÉ ALLA FINE É QUELLO CHE CI CONSENTE DI SEMINARE L’AVVERSARIO IN UN TEMP...» James si fermò di scatto, ammutolendo. Il repentino cambiamento non era dato dall’offesa per il  fatto che Sirius non lo stava minimamente ascoltando, no, James non ci aveva fatto nemmeno caso perchè tutta la sua attenzione era completamente rivolta al suo baldacchino in disordine sul quale aveva appena poggiato con cautela la Nimbus, perfettamente lucida.

«IL MIO KIT DI MANUTENZIONE PER I MANICI DI SCOPA. REMUS»
«Cosa?»
«ERA QUI UN MINUTO FA»
«Non ho idea di dove sia, James... e abbassa la voce» rispose stancamente lui avanzando a tentoni per raggiungere Sirius, già con il collo allungato verso una scatola integra posata vicino alla mappa imbrattata di saliva.
«TI DICO CHE ERA QUI. HO PRESO IL LUCIDO PER LA MIA NIMBUS. CHE SCHERZO É?»
«Cerca bene, non può essere sparito»
«LA SPIA DEI SERPEVERDE DEVE AVERMELO NASCOSTO!»
«Certo, se la spia dei Serpeverde è un minuscolo ed invisibile folletto della Cornovaglia muto» fece ironicamente Remus dando un calcio alla scatola di cioccolatini che Sirius stava per afferrare. Non si prese nemmeno la briga di dirgli che erano ripieni di filtro d’amore perchè tanto era come se Sirius non avesse le orecchie.
«NON É IL MOMENTO DI SCHERZARE, REMUS»
«Non sarebbe nemmeno il momento di urlare, James» ribattè tranquillamente lui sollevando di peso Sirius con non poca difficoltà e gettandolo sul baldacchino senza troppi complimenti.
Non era proprio il momento di urlare e visto che tanto James avrebbe continuato- quella non era di certo la prima mattina di una partita e l’abituale routine prevedeva i toni soavi di James- lui aveva deciso di farne a meno. La gara di urla del quinto anno aveva attirato fin lì un’adiratissima professoressa McGranitt con tanto di lunga treccia spettinata su una spalla e pantofole scozzesi in tinta con la vestaglia.
«SE NON DARÓ UNA SISTEMATA ALLE SCOPE DELLA SQUADRA SARÁ UN DISASTRO! TI RENDI CONTO? LA CODA DELLA STELLASFRECCIA DI CARTER SEMBRA LA SCOPA BABBANA DI GAZZA E LE FORBICI PER SISTEMARGLIELA SONO NEL MIO KIT!»
«Usa la bacchetta» gli consigliò con leggerezza Remus, cominciando a dirigersi con la pelle d’oca verso il suo baule per vestirsi. Tornò subito indietro però, allontanando con una manata un’altra scatola dalle zampe di Sirius che mugugnò contrariato, aggrottando le nere sopracciglia.
«LA BACCHETTA, CERTO, COME NO. HANNO MESSO UN PAIO DI FORBICI PREGIATISSIME IN QUEL KIT SOLTANTO PERCHÉ GLI ANDAVA... COSÍ... AVANZAVA SPAZIO. OH, MA GUARDA, METTIAMO UN PAIO DI FORBICI PERCHÉ CI STANNO BENE».
Remus sospirò pesantemente facendo ricascare Sirius sul letto con uno spintone prima di dirigersi verso il letto di Peter. Schivò per un pelo un ammasso di cioccolato e carta brillantinata ma un enorme fiocco blu gli fece quasi lo sgambetto.
«NON DI CERTO PERCHÉ SONO L’ATTREZZO COSTRUITO APPOSITAMENTE PER SISTEMARE I RAMOSCELLI DELLA CODA CHE DANNO EQUILIBRIO E VELOCITÁ! NO, CERTO CHE NO, PER QUELLO ESISTE LA BACCHETTA CHE CON UN “DIFFINDO” RAPA A ZERO LA SCOPA!»
«Ramoso, non so che dirti, io non ho visto nè nascosto niente. Pete, non complicare ancora di più le cose, ti prego». Peter, ancora mezzo-addormentato, strappò le coperte dalle mani di Remus e si coprì anche la testa, rabbrividendo per il freddo che entrava dalle finestre.
Alzarsi all’alba doveva essere ritenuto illegale dal regolamento della scuola. Sprofondò sul materasso pensando che anche se quella regola fosse stata presente nella lista dei divieti di Hogwarts o di tutti i dipartimenti del Ministero, James se ne sarebbe infischiato altamente così come faceva con tutte le altre già esistenti.
L’unica cosa che rincuorava Peter era il pensiero della Cucina colma di cibo, quel pensiero lo convinse a far sbucare la testa dalle coperte e in un attimo i suoi occhi celeste acquoso si spalancarono, orripilati.

Remus era in evidente difficoltà mentre faceva delle spettacolari spaccate per superare le scatole dall’aspetto familiare che tappezzavano il pavimento. L’ansia cominciò ad invadergli lo stomaco ricordando quando, un altro maledetto tre novembre, si era mangiato i cioccolatini di un’intera scatola ritrovandosi poi in punizione per aver seguito Charlotte Jones fino in bagno con un mazzo di piume trasfigurate in rose da James.
«Mh, raffinati» mormorò Sirius compiaciuto aprendo una scatola ed afferrando un cioccolatino all’arancia senza notare Remus che, passandogli vicino mentre cercava di arrivare di nuovo al suo baule, glielo sfilò dalle dita poco prima di infilarlo in bocca.

Sirius però non si diede per vinto e con nonchalance cominciò a vagare tra le scatole infiocchettate, annusando l’aria con attenzione.
«Hai provato in bagno, James? Il lucido è lì» informò Remus indicando il piccolo barattolo a terra, davanti alla porta del bagno.
James si passò una mano tra i capelli, seguendo con gli occhi l’indice di Remus. La sua espressione perplessa dietro alle lenti rotonde divenne decisamente scontrosa.
«CHE COSA CI FA LÌ?!»
«Stavi allegramente passeggiando mentre lo usavi, ti sarà caduto» rispose Remus recuperando un maglione dal baule. “Stavi allegramente passeggiando con la testa già in aria, al campo” aggiunse mentalemente bloccando con una gamba Sirius, chino su una piramide di pacchetti rosssi.
«Remus, sul serio, vedi qualche somiglianza tra me e il professor Rüf che ti fa pensare che io sia un vecchio bacucco che non ricorda le cose?»
L’abbassamento di voce di James fece esultare internamente Remus che sorrise, vittorioso. La prossima fase del James-pre-partita era quella del perfetto silenzio da super-concentrazione. Certo, se soltanto le due fasi si fossero invertite permettendogli così di dormire tranquillamente fino alle otto sarebbe stato ancora meglio, purtroppo aveva un compagno di dormitorio fatto al contrario.
«Sì, anche tu sei un po’ pallido» rispose infilandosi il maglione e portando via a mo’ di vassoio la scatola appena agguantata da Sirius.
James lo guardò in tralice. «Ma ho la memoria che va una meraviglia. Quindi no, il barattolo del lucido non mi è caduto mentre pulivo la mia Nimbus semplicemente perchè era sul letto affianco a Il Quidditch attraverso i Secoli, così come il kit che per questo non può essere in bagno» sbottò, andando a recuperare il barattolo.

Cercando di non dare troppo nell’occhio, diede una veloce occhiata dentro al bagno allungando il collo oltre lo stipite della porta, giusto per controllare, non di certo perchè Remus aveva sempre ragione e quindi la probabilità che il suo kit fosse lì dentro come aveva detto lui era possibile al novantanove per cento.
«É lì?» gli chiese la voce di Remus dalla camera. James si mise di nuovo dritto, camuffando il movimento.

«No» mentì. Il suo prezioso kit per le scope era sul lavabo, in bella vista, eppure James giurò di averlo lasciato sul suo letto. Se Sirius non fosse ancora rimbambito dal sonno avrebbe detto si trattasse di un suo scherzo idiota.
«Allora prova nel baule, l’avrai rimesso al suo posto senza accorgertene» riprovò Remus saltellando per la camera con un piede dentro una gamba dei pantaloni e una mano aggrappata alla maglia di Sirius, trattenendolo con la forza.
«Non importa, userò la bacchetta» gli rispose di rimando James dal bagno, infilando le preziose forbici in tasca e nascondendo poi il kit dentro lo scaffale degli asciugamani.
Remus, in camera, non restò completamente basito come invece una persona non abituata a dormire in quella stanza sarebbe potuta diventare.
L’umore altamente lunatico stile Sirius-nei-suoi-momenti-peggiori rientrava nei normali standard pre-partita. Il controsenso dato dalla ‘sfuriata professionale’ ricca di sarcasmo su forbici e bacchetta, unita a Non importa, userò la bacchetta’ non fece effetto a nessuno, lì dentro.
Ma Remus conosceva James e quella faccia che adesso aveva e che avevano gli altri suoi due migliori amici quando non volevano ammettere di aver sbagliato.
«James» lo richiamò semplicemente e lui abbassò le spalle, arreso.
James era sempre quello che lo ammetteva per primo, dopo Peter che nemmeno riusciva a mentire. Sirius non si poteva inserire nella classifica: era capace perfino di negare l’evidenza.
«E va bene, Remus, era in bagno! Contento?» fece James, arreso, prima di sentire il cigolìo del baldacchino di Peter che cercava di scendere dal letto senza toccare i pacchetti. Quando una scatolina dorata gli sfiorò un piede risalì goffamente ma ad una velocità allarmante.
«Pete, i cioccolatini sono pericolosi soltanto se li mangi. Toccandoli non succede niente » lo tranquillizzò Remus strattonando ancora Sirius senza rendersi conto che l’amico aveva già tre cioccolatini in mano.
«Buon compleanno, testa di Troll!» fece ridente James lanciando al festeggiato il rotolo della carta igienica preso in bagno. La bassa risata di Sirius, colpito in piena faccia, anticipò la sua voce.

«Tanti auguri a me!» esordì sollevando a mo’ di brindisi un dolcetto, ricevendo l'illuminazione ricordandosi chi era, che gorno fosse e cosa comportava.il tutto. La sua espressione pacifica e assonnata si trasformò repentinamente in sveglia e disgustata facendo sogghignare James. Riabbassò la mano non in direzione delle sue labbra, ma in quella della finestra e in un attimo il  cioccolatino al filtro d’amore volò dritto fuori dalla torre dei Grifondoro.
 «Forza, in cucina! Il sole sta per sorgere!»



 
 


 

 

*

 
 
 



Alle nove la Sala Grande, sovrastata da un cupo cielo plumbeo, cominciava a riempirsi più velocemente dei soliti sabati e con molto più baccano ed allegria.
I tavoli di Tassorosso e Grifondoro, completamente invasi da studenti agghindati con coccarde e bandierine dei colori delle rispettive Case, sprizzavano eccitazione ed euforia.
«BUONA FORTUNA A NOI!» gridò con grinta William Jhonson- la faccia metà rossa e metà oro- sollevando il calice in direzione di Harrison che sorrise, alzando un pugno in aria in segno di vittoria.
«Allora?»
«Allora cosa, Michael? Non è niente di grave. Andiamo, siamo già in ritardo»
«Niente di grave, Harrison? Devono mangiare o si schianteranno a terra svenuti durante la partita! Falli mangiare!»
«Vedrai che tra poco lo faranno».
Il portiere assunse un’espressione incredula e confusa alzandosi dalla panca davanti al battitore veterano, già in piedi con assoluta tranquillità. Ci doveva essere sotto qualcosa.
Provò a ribattere per chiedere spiegazioni sul suo ottimismo fuori luogo ma la brioche ingerita poco prima risalì dallo stomaco in subbuglio per la tensione, facendolo stare zitto.
Almeno io mi sono sforzato per il bene della squadra, si auto incoraggiò afferrando al volo la tazza per cercare di bere un altro goccio di latte.
«Dov’è James?» chiese Carter staccando gli occhi scuri dal piatto praticamente ancora pieno di uova e pancetta. Dall’ansia non riuscì nemmeno ad alzarsi, nelle orecchie aveva ancora le parole velenose e le risate maligne dei Serpeverde che appena aveva messo piede lì dentro l’avevano coperto di battute per la sua magrezza non adatta ad un battitore.
Alan finì di bere tutto il suo succo di zucca prima di rispondergli scavalcando la panca con energia.
«Ci aspetta al campo. Fai un bel respiro e non preoccuparti. SVEGLIA, DAISY!» La ragazza al suo fianco sobbalzò, facendo cadere troppo zucchero nel caffè che in realtà non aveva nemmeno intenzione di assaggiare. 

«Se non avessimo la partita tra un’ora, Alan, ti darei un pugno sul naso» ringhiò sentendo lo stomaco attorcigliarsi.
«Ma Liv dov’è?» le chiese Harrison, adesso un tantino preoccupato. Con le labbra arricciate dalla nausea, Daisy allontanò la tazzina del caffè ancora piena fino all’orlo. «Sono passata nella sua stanza prima ma... ecco... mi ha detto che mi avrebbe raggiunto qui» disse, in evidente imbarazzo.
Harrison corrugò la fronte: ormai era tardi per fare colazione, tardi per l’orario fissato da James che li voleva negli spogliatoi almeno un’ora prima.
«Sta male?» chiese, decisamente inquieto. Giocare senza Cercatore era come affrontare un duello senza bacchetta.
Daisy scosse la testa, incerta se dire la verità o meno. La risposta però arrivò dall’intera tavolata Grifondoro che cominciò a borbottare, per niente entusiasta, e da quella Serpeverde dalla quale si levarono risate di scherno e battutine per niente innocenti.
Harrison sollevò lo sguardo da Daisy per portarlo su Liv, appena comparsa in Sala Grande con il viso livido di rabbia e le sopracciglia ancora colorate proprio come le guance di Wayne Abbott seduto al tavolo dei Tassorosso.
Un’occhiata tagliente dal tavolo dei professori la fulminò in pieno. La professoressa McGranitt, il collo avvolto dalla sciarpa rossa e oro, la stava fissando con rassegnata disapprovazione.
«Anche questo ti sembra niente di grave, Harrison?» chiese ironicamente Michael al battitore seriamente teso. E adesso chi l’avrebbe sentito James?
 
 



 

*

 
 
 



«Pensavo che la marmellata di fragole tenesse...»
«Non.Toccarle.Più. Hai peggiorato la situazione, Harrison»
«La mia idea era perfetta»
«Tu dici, Alan?! Attaccatele tu due fette di bacon con l’adesione permanente... ma dove dico io però!»
«Basta, ormai rimangono così. Non si può fare niente. Stiamo aumentando l’ansia di tutti!»
«Tanto la strigliata la beccherò io. Vero, Michael?»
«Sssst, Liv! Guardate che ci sente, questa porta è come pergamena».
Daisy aveva assolutamente ragione: la porta degli spogliatoi era davvero poco spessa e James la stava fissando con cipiglio concentrato, ascoltando il mormorìo agitato dei suoi sei giocatori proveniente da dietro il sottile legno scuro. Era successo qualcosa, a parte il ritardo di due minuti, era successo qualcosa e questo non andava affatto bene.
Abbassò di scatto la maniglia e li trovò tutti raggruppati attorno a Liv, visibilmente scocciata e con le sopracciglia appiccicose e lucide.
Ok. Fare come se niente fosse, James. Come se niente fosse. Quella è la tua Cercatrice con ancora le sopracciglia sostenitrici della squadra avversaria ma tu sei assolutamente e perfettamente calmo. Non gliele strapperai con la forza, non distruggerai l’intero spogliatoio con la mazza di Harrison e non sfonderai la porta con una testata. Niente e nessuno può portarti via la tua concentrazione adesso. 
«Wow!» L’esclamazione di Michael alla vista del piccolo tavolo fatto di panche, imbandito con ogni genere di cibo, rimbombò per l’intero spogliatoio.
Sirius, seduto per terra con l’aria di chi si era appena svegliato bruscamente, si strinse nelle spalle rabbrividendo dal freddo.
«Se non vi mangerete tutto questo di vostra spontanea volontà lo frullerò e ve lo farò bere con l’imbuto. Non mi sono lasciato trasportare all’alba nelle cucine per vedere questi piatti rimanere pieni» mugugnò con risentimento, scoccando occhiatacce minacciose ad ognuno.
James afferrò per un braccio Liv mentre Harrison e Alan spingevano con la forza le nuove reclute verso il cibo.
«Ricorda, Potter, che la colpa è tutta del tuo cretino migliore amico» sibilò Liv lasciandosi trascinare verso l’armadietto che Madama Chips riempiva con pozioni di pronto soccorso la sera prima delle partite.
James non parlò, tenne la bocca chiusa con espressione furente. La fece sedere su una sedia sgangherata e aprì con nervoso la piccola anta in legno per recuperare una benda.
«Potresti benissimo chiedere a quel Vermicolo di eliminare l’incantesimo» continuò Liv stringendo i pugni. Le corte unghie le si stavano conficcando sui palmi delle mani non solo per le sopracciglia ma anche, e soprattutto, per l’adrenalina data dall’ansia per la partita.
Non aveva chiuso occhio durante la notte, il suo stomaco le si era attorcigliato e adesso lo sentiva come un enorme gomitolo di lana fermo in pancia.
«Possibile tu sia d’accordo con Black anche in questa situazione!?» ruggì ancora osservando il Capitano picchiettare con la punta della bacchetta la benda che si colorò in un attimo di rosso e oro.
Senza emettere alcun suono, James la legò attorno alla testa di Liv, facendola accuratamente poggiare sopra le nemiche sopracciglia come un’appariscente fascia per capelli. Lo sguardo assassino di Liv non riuscì ad impedirgli di farle uno storto fiocco malconcio sulla nuca, sotto l’alta coda di cavallo scura.
«Potrei benissimo eliminare da solo l’incantesimo o trasfigurarti queste sopracciglia in due secondi, McAdams, ma il fatto è che non saboterò la battaglia di scherzi di Sirius. Questa mi sembra una soluzione più che accettabile» esordì lui finalmente, sistemandosi gli occhiali sul naso. «E le fasce vanno di moda tra i babbani, no? I fiori di qualcosa... dei figli... o era al contrario?» aggiunse, facendola alzare con la forza per trascinarla dagli altri.
«Ti vomito addosso, Alan! Giuro che lo faccio»
«Solo due brioche, un tortino di zucca, tre muffin ai mirtilli e il succo, Daisy»
«Le fasce in fronte non sono più tanto di moda, Potter. I Babbani si evolvono in fretta, al tuo contrario» lo corresse Liv, infastidita dal dover fare colazione a tutti i costi.
«Adesso c’è il Punk... non è vero, Olivia? I Sex Pistols» s’intromise Sirius accogliendola con un sorriso al ‘banchetto forzato’.
Liv non potè rispondere per via del muffin che Sirius le aveva avvicinato senza preavviso alle labbra, facendole fermare il respiro. Lo prese, guardinga, dandogli un morso forse troppo grande.
«O la Disco Dance» continuò lui mettendole nell'altra mano un calice pieno di succo di zucca. Liv, così come tutti gli altri, rischiò di soffocare osservandolo accennare due o tre movimenti di ballo con disinvolto umorismo demenziale. Perfino James si lasciò andare ad un largo sorriso divertito.
Quando Liv riuscì a mandar giù lo stopposo dolce ai mirtilli Sirius riprese, sollevandole la mano con il bicchiere per farla bere senza darle nemmeno il tempo di ribellarsi.
«Il Rock rimane il meglio. Hai sentito alla radio l’ultima dei Queen? We Are the Champions... se volete ve la canto, è perfetta per quest...»

«Se accenni anche una sola nota, Gramo» lo bloccò James che ‘grazie’ alla radio appositamente truccata per ascoltare programmi babbani e non magici di Sirius aveva già sentito quella canzone attira sfortuna. «Ti renderò adatto a cantare insieme alle voci bianche nel coro di Vitious».
Lasciò il motivo all’immaginazione del suo migliore amico che per istinto mollò Liv portandosi una mano a proteggere il cavallo dei pantaloni.
 
 




 

*

 
 
 



«Non è colpa tua se Liv è una mezza Tassorosso in faccia, Lily» fece Mary sollevando l’orlo del mantello per salvarlo dall’erba fangosa sul pendio che dal Castello scendeva fino al campo da Quidditch.
Il tragitto era percorso da gruppi di studenti sempre più esaltati e carichi; i più previdenti si erano portati dietro gli ombrelli insieme a striscioni, enormi cappelli e bandiere. Corvonero e Serpeverde erano gli unici ad apparire normali, se non si faceva caso alle spille piene di insulti per i Grifondoro appuntate con malizia sulle sciarpe verdi e argento.
Risate e prove di quelli che dovevano essere i cori da usare durante la partita si disperdevano nell’aria umida che sapeva della pioggia caduta durante la notte. Tra la folla rumorosa, c’erano anche Lily e Mary con due patriottiche strisce rosso-oro sugli zigomi e le sciarpe degli stessi colori.
«Vuol giocare a nascondino quel testardo di un boccino, ma Stevens è il meglio, per Merlino! Soltanto suo sarà il bottino!»
«Black, certo, la colpa è sua ma avrei dovuto saper eliminare una sua stupida fattura» sbottò con astio Lily aumentando il passo per superare un gruppetto di ragazzi Grifondoro del terzo anno che cantavano con forse un po’ troppa rabbia in risposta al coro dei Tassorosso dietro di loro.
«Potter il nostro salvatore, contro il tasso fa furore! La pluffa al Grande Cacciatore, sulle vostre facce leggiam il terrore!»

«Non mi va giù»
«Hai trovato anche tu le uova di oggi più pesanti del solito?»
«Sempre in piedi Tassorosso! Avanti, non mollate l’osso!»
«Non la colazione, Mary! Il fatto che non sono riuscita ad eliminare l’incantesimo di Black!»
«É sempre stato bravo a fare Incantesimi, purtroppo, che ci vuoi fare»
«Con la grinta dei leoni, Grifondoro, forza campioni!»
«Con questa canzoncina si potrebbe fare un’altra rima molto più veritiera». La voce di Avery e le annesse risate di Piton, Mulciber e Regulus, qualche cespuglio più in là, fecero imbufalire i ragazzi che avevano cantato.
Lily si bloccò all’istante per capire se ci fosse bisogno o meno di un suo intervento da Caposcuola. Fortunatamente, il gruppetto Grifondoro si limitò a trucidare con gli occhi i Serpeverde, troppo più grandi di loro e famosi tra gli studenti per la fama di lanciatori di fatture ‘oscure’.
Si sentirà potente immagino, pensò con stizza Lily scorgendo una punta di compiacimento negli occhi neri di Piton puntati sui ragazzini del terzo anno che indugiavano ad attaccarlo, leggermente intimoriti.
Potente e finalmente rispettato da tutti. In che modo, però, quello non se lo chiede? Non di certo per stima, sincera ammirazione o simpatia. 
«Andiamo» sbottò secca facendo segno a Mary di riprendere a camminare quando lo sguardo di Piton si posò sui suoi occhi verdi e le labbra di Mulciber si stirarono e aprirono come quelle di un serpente.
Lily non riuscì a sentire le sue parole ma loro videro chiaramente la sua fredda maschera d’indifferenza che Regulus trovò molto familiare.
 
 

 

 

*

 
 
 


Gli aderenti pantaloni bianchi, centro assoluto della segreta attenzione degli occhi grigi di Sirius, la fecero sentire a suo agio ed era una soddisfazione enorme leggere ‘McAdams’ ricamato in oro sopra il numero sette su quella tanto desiderata stoffa rossa. 
Ma si sentiva un’incapace. La consapevolezza di essere la Cercatrice dei Grifondoro ormai era spaventosamente conscia, così come il suo stomaco-palla di lana, palla di lana zuppa d’acqua perchè non era assolutamente leggera. I pensieri non facevano altro che vorticare, instancabili, chiedendole insistentemente se fosse davvero all’altezza di quel ruolo così pieno di responsabilità.
Si infilò i guanti di pelle che lasciavano scoperte soltanto le dita, rendendosi conto che stavano tremando leggermente.
«Cagarella, Olivia?» le chiese in tono divertito Sirius, arrivandole alle spalle avvicinando pericolosamente il viso al suo collo. Liv, presa alla sprovvista, agì d’istinto mollando un guanto a terra per sfilare la bacchetta dalla tasca dei jeans sulla sedia e vendicare le sue sopracciglia colorando di verde e argento i denti nel largo sorriso di Sirius.
Harrison, che stava aiutando Carter a liberarsi dal maglione infilato nel verso sbagliato, l'ammonì indicandole con lo sguardo James, per fortuna girato di spalle mentre controllava le scope di tutti.
«’La guerra di scherzi non si può sabotare’» si giustificò a voce forse non troppo bassa lei, ripetendo le parole del Capitano.
La cosa che le diede maggior fastidio non fu l’occhiataccia indagatrice di Potter ma il sorriso ‘Serpeverde’ di Black  che non si abbassò di un millimetro.
«Perchè mi hai preso in squadra, James?» ringhiò Carter, senza fiato, appena Harrison riuscì a fargli sbucare la folta zazzera nera di capelli dalla divisa.
James, staccando lo sguardo da Liv, strappò la scopa dalle dita rigide di una Daisy rossa e già sudata poggiandola sulla panca insieme alle altre.

«Perchè anche se sei magro hai tutta la forza che serve, Carter, e perchè niente e nessuno può metterti i piedi in testa, intesi?» lo incoraggiò, riaprendo il suo Kit per Manici di Scopa e dare così il via alla veloce sistemata anche a quell’ultima scopa.
Nessuna delle precedenti, a parte quelle di Harrison e Morgan, erano in forma. James si sarebbe strappato i capelli davanti a tutti mentre pensava con rimpianto alla sua prima vera scopa- ‘mia preziosa primogenita’-  Nimbus Mille lasciata a casa dai suoi genitori; l’avrebbe volentieri prestata a Carter o a McAdams che purtroppo cavalcavano quelli che sembravano esausti manici di scopa d’antiquariato.
«Mi sudano le mani, perchè mi sudano le mani? La Pluffa scivolerà via... e sto per vomitare»
«Se vomiti te lo farò rimangiare, Daisy».

Quelle parole del capitano la vecero diventare verde. Abbassò subito lo sguardo orripilato anche per evitare di incontrare gli occhi ridenti di Sirius, divertito come sempre nel vedere i giocatori farsela addosso.
«Michael, ferma quella gamba o te la taglio» sbottò Alan trucidando con gli occhi il portiere colpito dal tic nervoso seduto al suo fianco. Michael annuì, infilandosi il casco in testa e alzandosi per cominciare a camminare e saltare sul posto con un sorriso euforico stampato in faccia come se si fosse fatto il bagno nella Felix Felicis.
Liv, finendo di infilarsi i guanti, assottigliò lo sguardo in direzione di Sirius che nemmeno con i denti verdi smetteva di sorridere.
«É stato un piacere farvi da balia» esordì lui, ironico, incamminandosi verso l’uscita e schivando per un pelo Michael, saltellante a braccia aperte. «Ed assistere ai vostri faticosi allenamenti per due mesi, disteso al sole sul prato. Sarà un vero peccato non vedervi più gareggiare per la vittoria. Perderemo, pure di tanto, è così che andrà. Non ci possiamo fare niente. Che tutti i vostri sforzi siano vani come quelli del vostro Capitano quando prova a pettinarsi i capelli. Buona Sfortuna, ragazzi». 
Di passaggio, diede volontariamente una leggera spallata ad un James ridente e consapevole del vero significato di quel loro spalla contro spalla, e sparì con disinvoltura oltre la porta.
Michael, ormai fermo sul posto, aveva la stessa faccia allibita di Liv, Daisy e Carter. Soltanto James, Harrison e Morgan ridevano sapendo benissimo che Sirius aveva appena ugurato buona fortuna a tutti senza scomodare la iella che scatenava ogni volta.
Nessuno riusciva a spiegarsi quella sfortuna a parte James che per prenderlo in giro diceva fosse data dal sue essere un Gramo in versione animale.
 


“Cosa credete che possano fare i Tassorosso? Stevens e gli ultimi battitori allenati da Bagman quattro anni fa sono gli unici in gamba in quella squadra. Buona fortuna, idioti!”

GRIFONDORO 50 – TASSOROSSO 160
Febbraio 1973  


“Sempre queste facce da unicorni rimbambiti! Sveglia! I Corvonero sono campioni di resistenza in biblioteca e basta! Li stracceremo. In bocca al ‘lupo’...”

GRIFONDORO 40 – CORVONERO 180
Giugno 1975  


“Inutile dirvelo. Ci vediamo in Sala Comune per la festa. SerpePerde. É la regola. Che il boccino sia con voi”

GRIFONDORO 60 – SERPEVERDE 210 Novembre 1976
 
 


«Ripassiamo velocemente la tattica prima che Sir Cadogan inizi a blaterare idiozie su se stesso» spezzò il silenzio James, riferendosi ad Allock. «I Tassorosso: squadra con cercatore e battitori come punti di forza. Portiere incostante e Cacciatori non particolarmente veloci. Il loro unico obbiettivo sarà quindi catturare il boccino. McAdams, il tuo compito?»
Liv sospirò. «Distrarre Stevens il più possibile»

«Sbottonati la divisa, sciogli i capelli...» le mormorò sorridente Daisy, dandole una leggera gomitatina. Liv soffiò un Taci ma James sembrò non sentire, troppo concentrato sugli schemi di gioco, e riprese a parlare come se niente fosse.
«La sua Scopalinda4 è più veloce della tua Comet180 ma potrai benissimo rallentarlo con le mosse che hai provato in allenamento»
«Stevens ha una Scopalinda4? Non aveva anche lui una Comet?
«L’ha cambiata, Alan»
«E che cavolo farà oggi, Stevens?! Esibizioni da circo in aria?»
«Non farà niente, Daisy, se McAdams lo rallenterà come le ho insegnato. Perchè è vero che loro hanno il Cercatore migliore ma qui voi avete il miglior cacciatore in assoluto
«Complimenti per la modestia» commentò sarcasticamente Liv.
«Il nostro obbiettivo è tempestare di Pluffe i loro anelli! Siamo una squadra in perfetta forma» mentì James spudoratamente perchè gli sembrò l’unica cosa da fare ormai (Daisy sembrava sull’orlo di una crisi di nervi). «E se tu, McAdams, bloccherai Stevens per darci il tempo di segnare il più possibile potremmo benissimo vincere anche senza il boccino! Tieni sempre sotto controllo il punteggio»
«Praticamente devi fare la calcolatrice e non la cercatrice, Liv»
«Morgan...»
«Perchè deve calcolare la differenz...»
«L’avevo  capita, Alan.... grazie»
«George, qual è la primissima regola nella Bibbia del Battitore di Scrimgeour che ti ho prestato?»
«Buttare fuori il Cercatore avversario, James»
«Ottimo! Quindi indirizza tutti i bolidi su Stevens. Per precauzione, visto che la tua mira non è ancora precisissima, punta su Ned soltanto se non ha vicino McAdams, intesi? Per non rischiare di darle qualche mazzata, non difenderla... quello lo farà Harrison».
Harrison fece un breve saluto militare a Liv che per un istante si sentì al sicuro.
«E Michael...»
«Non ti preoccupare, James, se riesco a parare qualche tuo tiro, quelli degli altri saranno una passeggiata».
James non riuscì a trattenersi e gli saltò addosso, afferrandogli le spalle per massaggiargliele con vigore cameratesco. 

«Così mi piaci, Cooper! Vinceremo senza boccino, una vittoria che vale il doppio!»
«La smettiamo di sottolineare questo fatto?» sbottò Liv, stizzita.
 
 




 

*

 


 

 



 Lily e Mary, con il fiatone dovuto alla fatica data dalle scale appena fatte per arrivare alla rumorosa tribuna riservata ai Grifondoro, passarono a stento in mezzo ad un gruppo di ragazzi del quarto anno che cercavano di appendere un enorme stendardo rosso-oro con un feroce leone disegnato sopra.
«Sembra più un cane spettinato che un leone» borbottò Mary seguendo Lily tra le gradinate in legno.
Il chiacchiericcio eccitato, colmo di trepidante attesa, si mischiava ai richiami tra amici, al vocione di Hagrid e ai colpi di tosse di qualche studente che non aveva voluto saperne di perdere la partita per uno stupido raffreddore.
Remus le salutò da lontano con un sorriso, indicando due posti liberi accanto a lui, Peter e Sirius che aveva appena scavalcato tre ragazzine estasiate per raggiungerli.
«Buongiorno!» salutò allegramente Mary.
Lily ricambiò  il sorriso di Remus e Peter, ancora mezzo addormentato, rispose agitando debolmente una mano guardando le due nuove arrivate sedersi a peso morto sulla panca.
Sirius, mettendosi comodo vicino a lui, mugugnò un “Grazie” agli auguri emozionati di una ragazza seduta davanti prima di fischiettare il ritornello di quella che Lily riconobbe essere una canzone dei Creedence.
«Speriamo non si metta a piovere» tentò ingenuamente di rompere il ghiaccio Remus sollevando lo sguardo sul cielo completamente coperto.
Il piccolo litigio alle loro spalle salvò tutti- a parte Sirius che se ne fregava altamente- dal leggero imbarazzo.
«Ma che fai, Lucy! Stendilo là! Qui non si vede!» esclamò la ragazza mora dispiegando un grande lenzuolo con estrema difficoltà.
«Si vedrà anche da qui! Di là non c’è spazio! Si può sapere perchè non ti va mai bene niente!?» ribattè l’amica strattonando la stoffa e facendosi sfuggire per sbaglio un lembo dell’intero striscione che cadde inesorabilmente sopra Lily.
«Se pioverà io sarò al riparo, Remus» commentò sarcasticamente lei da lì sotto, facendolo ridere.
Mentre le due ragazze cercavano di liberarla Lily riuscì ad intravedere, tra fiori e cuori disegnati con colori appariscenti,  alcune lettere in stampatello. Da quello che riuscì a dedurne, la scritta riportata sul tessuto era a dir poco ridicola e non esitò a sbracciarsi con furia per velocizzare la liberazione.
Dopo nemmeno due secondi, lo striscione “JAMES, SPOSAMI!” fu prontamente gettato a terra con profondo rancore delle due aspiranti signore Potter.
«Evans! Ci abbiamo messo ore per crearlo!»
«Allora riprenditelo, Bonnie! Se lo farete sventolare qui dietro, però, gli darò fuoco. Vi ho avvisato».
Remus si chinò leggermente nella loro direzione, mormorando dietro la schiena coperta di svolazzanti capelli rossi di Lily che si era già voltata di nuovo verso il campo. «Non vi conviene metterlo qui. James penserà che l’abbia scritto Evans e voi non volete questo, no?» Sorrise, malandrino, osservando le facce improvvisamente verdi d’invidia delle due che racattando tutto si spostarono parecchi posti più in là.
Mary lo fece arrossire vistosamente sbucando all’improvviso dall’altra parte della schiena dell’amica con un gran sorriso divertito mentre Sirius dava voce ai pensieri di Lily.
«L’Elvis Presley dei poveri sarà ancora in bagno a staccarsi i bigodini dai capelli, presumo» sentenziò senza scoprire troppo la sua dentatura. Assottigliò gli occhi in direzione della lontana postazione vuota del cronista accanto ad un’accigliata professoressa McGranitt, con le mani sui fianchi, sul punto di esplodere d’impazienza.
«Perchè stai mugugnando come il proprietario della Testa di Porco?» gli chiese Remus, osservando le labbra strette di Sirius che rispose alla domanda sorridendo apertamente.
Gli occhi di Peter si spalancarono, orripilati, mentre Remus tossiva per colpa della saliva andata di traverso a quella vista. Mary e Lily non riuscirono a trattenere una bassa risata con il pensiero rivolto a Liv, quella era sicuramente opera sua.
Il vociare degli spalti arrivava ovattato negli spogliatoi immersi in un silenzio di tomba. Tutta la squadra, ormai pronta, lo sentiva chiaro ed amplificato dalla tensione.
James seguì con lo sguardo la mano nervosa di Carter che afferrava la mazza da una panca e guardò i suoi giocatori in rosso e oro, in piedi davanti a lui.
Il sorriso di Michael si era abbassato diventando una linea dritta mentre continuava a mettere e togliere il casco da portiere dalla testa. Daisy sembrava davvero stesse per vomitare, le trecce castane tenute ferme da due elastici rossi che facevano pendant con la fascia che Liv continuava a sistemarsi malamente sulla testa. Carter si stava sforzando davvero molto per cercare di apparire sereno, la mazza da battitore dondolava al suo fianco con piccoli movimenti a scatti, tutta l’opposto di quella immobile nella mano ferma di Harrison, piazzato accanto ad un Morgan dallo sguardo concentratissimo, inchiodato sul Capitano.
 «Togliamoci dalla testa la gentilezza, la simpatia, i sorrisi cordiali e i Buon allenamento, ragazzi! dei Tassorosso» cominciò James, in tono duro. Se non fosse stato per la pura adrenalina che si respirava nell’aria, Liv sarebbe scoppiata a ridere sentendo Potter alterare la voce in modo esageratamente acuto per imitare quelle degli avversari.
«DOBBIAMO ODIARLI, LÁ FUORI. Niente sensi di colpa: i Tassorosso non sono delle vere palle di pelo bianche e nere, ingenue fatine dei boschi, indifesi unicorni appena nati, soffici cuccioli di Ippogrifi e sdolcinatezze varie. Stevens è un MOSTRO, ANZI, UNO SNASO... ECCO COS’É NED STEVENS. AFFETTUOSO E GENTILE MA UNA FURIA  QUANDO VIENE ATTIRATO DAL LUCCICANTE E PREZIOSO BOCCINO D’ORO CHE RIESCE A TROVARE IN UN SECONDO! PER OTTENERLO FAREBBE QUALSIASI COSA! ANCHE MORDERE! E vogliamo parlare dei battitori allenati da quell’indemoniato di Ludo Bagman per cinque anni di fila? Vogliamo davvero parlarne?! Ci hanno battuto l’anno scorso e quello precedente. Vi sembra giusto?! Lo trovate corretto!? É un’ingiustizia bella e buona e noi odiamo le ingiustizie, non è vero? Hanno umiliato il nostro orgoglio in campo, siamo offesi ed indignati. Tiriamo fuori gli artigli e le zanne dei leoni!»
Il feroce grido di battaglia successivo riempì d'orgoglio James che seppe di aver fatto centro del tutto guardando le mani dei suoi sei giocatori strette con forza attorno ai manici di scopa dalle code perfettamente risistemate: le nocche bianche e le ferme espressioni sui visi combattivi (compreso quello di Carter) emanavano ondate di rabbiosa determinazione.
«Perfetto» commentò il Capitano, immensamente soddisfatto. Il fastidiosissimo fischio del megafono che fece inveire la folla fuori spinse James a voltarsi ed avanzare di un passo verso la porta con tutta la squadra al seguito.
«NO, PROFESSORESSA, NON C’È BISOGNO DI FARE ALTRE SELEZIONI PER IL CRONISTA! HO AVUTO UN PICCOLISSIMO IMPREVISTO CON UN MOLLICCIO CHE... non è una bugia!»

Altri tremendi fischi echeggiarono per l’intero campo ovale e per tutta la vallata, mischiandosi all’amplificata voce affanosa ed oltraggiata di Allock con le onde bionde in testa leggermente spettinate e le guance rosse per la corsa.

«SE NON FOSSE PER IL MIO TEMPESTIVO AIUTO ADESSO LA RAGAZZA DEL PRIMO ANNO SAREBBE ANCORA DAVANTI AD UN VAMPIRO! ... Opsil megafono era acceso?»
Questa volta i fischi arrivarono dagli spettatori che fino a quel momento si erano tappati le orecchie con facce sofferenti.
«Non l’ho fatto per vantarmi, professoressa! Le giuro che non sapevo... VA BENE, COMINCIAMO SENZA LE MIE... non sono frivole presentazioni
«BENVENUTI ALLA PRIMA PARTITA DELLA STAGIONE, SIGNORE E SIGNORI!» gridò allegramente  James, decisamente stufo per l’attesa, entrando in campo con l’intera squadra Grifondoro alle spalle. «MI SIETE MANCATI! COME ANDIAMO, LASSÚ?»
Alla sua vista tutte le tribune, eccetto quelle dei Serpeverde, reagirono nel modo che Allock aveva tanto cercato di ottenere: urla eccitate e sonori applausi esplosero nell’aria; gli spalti rossi e oro divennero un unico mosso mare di bandiere, stendardi e striscioni tremolanti.
Mentre Allock al megafono ripeteva con sdegno le parole di benvenuto, James, con nelle vene l’adrenalina trasformata in pura felicità, montò sulla scopa e spiccò il volo insieme ai suoi sei giocatori.


«LA QUASI TOTALMENTE NUOVA SQUADRA DEI GRIFONDORO, CAPITANATA COME AL SOLITO DA POTTER! MOLTO EGOCENTRICA A PARER MIO... è la veritá, professoressa. Nemmeno lei puó fare favoritismi, si ricordi».
Liv tenne il manico di scopa con così tanta forza da sentire dolore. Il vento sul viso teso, la svolazzante e lunga veste scarlatta come lo stendardo con un’enorme G dorata tra il pubblico che esultava davanti a lei, era davvero come nei sogni che le rallegravano le notti da ormai anni. Tutta l’euforia, però, sembrò trattenuta da una pungente ansia che in quegli stessi sogni non aveva mai provato.
James le si affiancò, salutando i compagni di Casa con una mano e un sincero sorriso che partiva da un orecchio per finire nell’altro.

«E I TASSOROSSO CHE DOPO CINQUE LEALI ANNI CON FENWICK SI RITROVANO STEVENS COME CAPITANO... no, non mi esprimo, professoressa... mi ha preso per un villano?»
La squadra giallo-nera fece la sua comparsa con in testa Ned Stevens, in perfetta forma, e fu il turno delle tribune Tassorosso esplodere in canti e sventolii di bandiere giallo canarino.
Madama Bumb, in piedi sull’erba al centro campo, richiamò con un forte soffio sul fischietto i quattrodici giocatori che atterrarono sul prato schierandosi in fila gli uni davanti agli altri, accanto a lei.
Liv sentì Daisy mugugnare tra sè e sè un ‘Come faccio ad odiarla? mentre fissava una serena Bettie Wood, Cacciatrice avversaria, che le sorrideva davanti.
«Capitani, stringetevi la mano» ordinò Madama Bumb subito dopo. James e Ned fecero un passo avanti per stringersi vigorosamente la mano.
«Che vinca il migliore» disse James intensificando lo sguardo deciso da dietro gli occhiali. Ned sorrise, annuendo con gioia.
Entrambi sapevano che sarebbe stata una battaglia contro il tempo ed entrambi sapevano anche che acciuffare un boccino dava in un secondo i punti che si potevano ottenere soltanto con quindici goal.
Ci credo che sorridete come Asticelli in un mare di Onischi, pensò con astio James dando un’ulteriore stretta alla mano del mostro.
«Sulle scope!» fece Madama Bumb chinandosi per aprire il piccolo baule ai suoi piedi. Bolidi e Boccino d’Oro schizzarono via nel cielo sopra le loro teste e le due squadre montarono sulle scope dandosi una forte spinta per sollevarsi dal prato.
Liv fece appena in tempo ad intercettare lo sguardo d’intesa di James prima di sentire il secco fischio di Madama Bumb vibrare per l’intero campo. La Pluffa venne lanciata in aria e le divise giallo sole e rosso fuoco si mischiarono in un turbinìo colorato.
«E LA PARTITA HA INIZIO! FINALMENTE
«Finalmente dovremmo dirlo noi, Allock»
La McGranitt scoccò un’occhiata per niente rassicurante al giovane corvonero che però sorrise, smagliante, stringendo con orgoglio il megafono viola e mettendosi pomposamente comodo sulla sua postazione ben in mostra.
«POTTER NON PERDE TEMPO E CONQUISTA LA PLUFFA PER PRIMO... COME GLI HO MODESTAMENTE SUGGERITO DI FARE IO GIORNI FA... VAI, JAMES! SFRECCIA TRA WOOD E STEBBINS MA MCMILLAN GLI LANCIA UN BOLIDE CONTRO - CONTINUA AD INGIGANTIRTI, MCMILLAN, MI RACCOMANDO. COSA MANGI IN ESTATE? - ... BOLIDE PRONTAMENTE INTERCETTATO DA HARRISON. BENINO, HARRISON, PUOI SEMPRE MIGLIORARE SE NON TI ABBATTI... I CERCATORI STANNO GIÁ LITIGANDO?»
«Litigando un corno, Allock!» ringhiò sottosforzo Liv, appiattendosi sulla scopa mentre tagliava la strada ad un Ned sorpreso. Non aveva avuto nemmeno il tempo di fare un bel respiro dopo il fischio di Madama Bumb perchè Stevens era immediatamente partito in perlustrazione. Non che non se lo aspettasse- grazie a dio Potter gliel'aveva ripetuto allo sfinimento ad ogni inizio allenamento- ma era stato davvero veloce.
Come James le aveva sapientemente insegnato, però, Liv aveva subito preso la direzione opposta a quella di Ned per arrivargli di fronte e cominciare subito a rallentarlo (‘Perchè rincorrerlo non servirà a niente, non riusciresti a raggiungerlo con la tua Comet’).
Aveva funzionato, certo, ma mettere in pratica gli altri consigli adesso sembrava impossibile. ‘Marcalo stretto, stagli alle calcagna, incollata alla sua scopa. Pedinalo, tamponalo, non lasciare mai più di dieci centimetri tra te e lui, sbarragli la strada volando a zig zag’.
«VORREI FAR PRESENTE A TUTTI... non mi sto distraendo, professoressa... VORREI FAR PRESENTE CHE LE INTENZIONI DI STEVENS SONO PRESSOCHÉ OVVIE. NATURALMENTE VUOLE FAR CREDERE A TUTTI DI AVER GIÁ TROVATO IL BOCCINO... UN PÓ TROPPO PRESUNTUOSO... sì che il cronista può criticare, professoressa»

«Stevens non avrà scampo» rise Sirius osservando dagli spalti la macchia gialla e quella rossa sfrecciare nell’aria tra cacciatori e bolidi. «Se Olivia sfodera tutto il suo essere ‘pedinatrice rompipalle’, lui non avrà proprio scampo»
«Pedinatrice rompipalle?» chiese indagatrice Lily spostando lo sguardo dalla partita per portarlo su di lui chei si limitò a sorridere con i denti verde-argento prima di rivolgersi in modo tranquillo a Remus.
«Perchè ci siamo seduti qui, Lunastorta?»
Lily assottigliò gli occhi verdi diventati immediatamente taglienti, pronta a ribattere con un astio che, lo riconosceva, era fin troppo esagerato; l’incantesimo impossibile da eliminare di Black le era rimasto sullo stomaco come un fastidioso rospo.
Non riuscì a parlare perchè un boato di urla gioiose attorno a sè la rese momentaneamente sorda. La canzone Potter il nostro salvatore’ sovrastava addirittura le grida di protesta rivolte al cronista provenienti dalla vicina tribuna dei Tassorosso.
«POTTER SEGNA! DIECI A ZERO PER GRIFONDORO
James, senza sorriso per la troppa concentrazione, superò l’anello appena oltrepassato dalla sua pluffa e si avvicinò ad Harrison per battergli un composto cinque di ringraziamento. Non c’era da festeggiare, non ancora per lo meno.
«JAMES, NON TIRARTELA TROPPO PERÓ!... riferisco quel che vedo, professoressa. PLUFFA IN MANO AL GIALLO-NERO STEBBINS CHE... SALUTA UN BOLIDE DI CARTER CHE NEMMENO LO SFIORA. HO VISTO BENE, SIGNORI?... JAMES, MA ERI UBRIACO ALLE SELEZIONI? Mi scuso immediatamente, professoressa... POTTER PROVA A RIPRENDERSI LA PLUFFA MA FALLISCE, UN BOLIDE DI MACMILLAN LO COSTRINGE AD ABBASSARSI... CAPITA QUANDO NON SI É PROFESSIONISITI... STEBBINS LANCIA ALLA COMPAGNA DIGGORY...»
«Fai l’altezzoso, Black» sibilò Lily. «Continua a fare quel che ti pare ma non ti permetto di insultare Liv»
«E tutte le volte che tu hai insultato James, Evans?» ribattè Sirius senza perdere la sua calma, seguendo con gli occhi la minuscola pluffa volare da una parte all’altra del campo.
Lily parve gonfiarsi. «Ma vuoi mettere?!» scoppiò venendo interrotta di nuovo, questa volta da un ‘NO!’ abbastanza contrariato unito al lontano ed allegro coro Sempre in piedi Tassorosso’.
«DIGGORY SEGNA... 10 A 10... LA FAMA PRIMA O POI FINISCE... LO SAPPIAMO TUTTI... VERO, JAMES? MI ‘SPIACE AMICO»
«Mi dispiace! Non so cosa mi sia preso! Io... io non so...» balbettò Michael con gli occhi spalancati e letteralmente spaesati mentre scorrevano tra la folla sotto di lui senza nemmeno vedere quelli nocciola e determinati del suo Capitano a pochi centimetri di distanza dal suo naso.
«Calmati econcentrati... concentrati sulla pluffa e basta. Sei un grande portiere. Mi hai sentito? Ritrova il tuo ottimismo, non ascoltare l’allocco, non seguire le azioni di McAdams e non guardare il pubblico... mi stai ascoltando? Michael, guarda me e non di sotto». Non pensare che non possiamo permetterci di subire nemmeno un goalnemmeno un misero e squallido goal. Non pensare che ce ne mancano ancora sedici, sempre se non ne lasci passare un altro. James si morse la lingua per non parlare.
Gli sorrise incoraggiante- o almeno così pensava di far apparire il suo sorriso disperato- e si allontanò da lui per ripartire all’attacco sotto la pioggia di bolidi precisi che miravano sempre e soprattutto lui.
«PLUFFA A MORGAN CHE SUPERA DIGGORY E LANCIA A SMITH... SMITH CHE NON RIESCE A FARE NEMMENO MEZZO METRO PERCHÉ DERUBATA  DA UN’AGGUERRITA BETTIE WOOD. RAGAZZE, NIENTE SMORFIE DI RABBIA O VI VERRANNO LE RUGHE PRIMA DEL TEMPO!»
«Per l’amor del cielo, signor Allock»
«Daisy!» le gridò Alan, sconvolto, non perdendo altro tempo e seguendo James, già alle calcagna della cacciatrice giallo-nera. 
Daisy, rossa come la sua divisa, non riuscì nemmeno a rispondergli dalla furia incontrollabile che la fece chinare sul manico di scopa per partire in picchiata verso la ‘ladra’. Eccome se riusciva ad odiarla adesso, certo che poteva odiarla, quella.
«OH, SEMBRA PROPRIO CHE SMITH SI SIA ARRABBIATA... TROPPO PERMALOSI QUESTI GRIFONDORO, IO L’HO SEMPRE DETTO... PER UN PELO, MORGAN
«Allock, deve spiegare nei dettagli...»
«UN BOLIDE DEL GIGANTE RICKET LO SFIORA...  sì, stavo per dirlo professoressa... MA GUARDAVO I CERCATORI... AVANTI RAGAZZI, SIETE NOIOSI! RIESCO A VEDERLO IO IL BOCCINO DA QUI! DOV’É TUTTA QUESTA BRAVURA, STEVENS!? MI SENTITE LASSÚ?... I Cercatori sono più importanti, professoressa...»
Con la coda dell’occhio- e con un sorriso orgoglioso- Liv vide Daisy, trecce al vento, sfrecciarle accanto per raggiungere James e Alan ma non riuscì a seguire l’azione perchè Stevens sterzò improvvisamente per cambiare direzione. Strinse le ginocchia per aggrapparsi meglio alla scopa e lo seguì prima che lui potesse sgusciare via.
Il guaio fu che lui sgusciò effettivamente via. Liv si vide già in infermeria con un braccio rotto non dal bolide di Carter che l’aveva appena sfiorata- Dio mio, Carter! Dannazione!- ma da Potter in persona.
«AVETE CONTROLLATO LA SCOPA DI STEVENS PRIMA DELLA PARTITA? PERCHÉ QUEL MOVIMENTO ERA DEL TUTTO SOSPETTO»
«Allock! Non accetto insinuazioni del genere!»
«Non sono insinuazioni, professoressa... HARRISON RALLENTA LA TENTATA FUGA DI STEVENS CON UN BOLIDE...»
Dieci anni di vita persi. Dieci. James aveva il triplo del fiatone normale dato dallo sforzo appena fatto per rubare la pluffa a Bettie Wood e passarla ad una Daisy che l’afferrò con prontezza e sguardo folle; per schivare il bolide di Macmillan e per la mossa di Ned sopra alla sua testa.
Lanciò uno sguardo a Liv di nuovo attaccata a Stevens grazie ad Harrison- ‘Santissimo e benedettissimo Harrison’- e poi sfrecciò dietro Alan e Daisy, inspiegabilmente già di fronte agli anelli.
A James bastò vedere la posizione del braccio della sua compagna di squadra per riprendere i dieci anni persi prima. Era fatto.
«20 A 10 PER GRIFONDORO! SMITH SPIAZZA DISCRETAMENTE BENE IL PORTIERE TASSOROSSO...  QUASI QUANTO ME PRIMA CON IL VAMPIRO-MOLLICCIO. AVRESTE DOVUTO VEDERMI!»
Le assordanti grida esultanti dei Grifondoro coprirono la frase poco gentile di Daisy rivolta ai Tassorosso che le fischiarono contro e quella di Sirius sputata in faccia ad una Lily sconvolta.
«Come scusa, Black?»
«Mi hai sentito benissimo, Evans»
«Perchè non la smettete di punzecchiarvi e vi godete la partita?!» consigliò Mary, entusiasta per il punteggio, appaludendo con forza insieme a tutti gli spalti in subbuglio. Remus la guardò come per dirle che quei due non l’avrebbero ascoltata nemmeno se avesse avuto tra le mani il megafono di Allock.
«CON LA GRINTA DEI LEONI... !»
«Mi hai davvero chiamata pazza psicopatica
«...GRIFONDORO!»
«Sì, è proprio questo che ho detto. Non saprei come altro chiamare una che insulta James un’infinità di volte e...»
«FORZA CAMPIONI!»
«... e poi quando mi ‘permetto’ di farlo io con Olivia scoppia con un nervoso fuori dal normale»
«Forse perchè Liv non è allo stesso livello di ‘criminalità’ di Potter, vero? E quindi quegli insulti lui se li meritava tutti dal primo all’ultimo! Forse è per quello! Fatti un dettagliato esame di coscienza, Black, anche se posso capire che cercare una coscienza dentro a quella testa che ti ritrovi è davvero difficile!»
«Ragazzi, James ha di nuovo la pluffa in mano!» s’intormise Peter con occhi emozionati ed eccitati in direzione di James che con un abile volo a zig-zag riuscì a superare due cacciatori Tassorosso e un bolide prima di lanciare la pluffa all’indietro con la totale certezza di passarla ad Alan, Alan che infatti si fece trovare perfettamente ed immancabilmente in tempo alle sue spalle.
James sorrise vedendolo con la pluffa sottobraccio mentre lui teneva a bada Stebbins. Inutile dire che Sirius e Lily non videro Alan segnare subito dopo.
Non videro nemmeno una rabbiosa Daisy che per la totale gioia del suo capitano era diventata una feroce macchina da guerra, perdendo così i suoi tre goal e i successivi quattro di Alan.
Le cinque parate di Michael le notarono di sfuggita soltanto perchè la folla attorno aveva gridato e cantato così forte da farli tacere.   
«POTTER SEGNA ANCORA! A QUANTO SIAMO?»
«É la sua ultima cronaca, Allock, quanto è vero che Silente è il Preside di questa scuola!»
«MA OVVIAMENTE SCHERZAVO, PROFESSORESSA! LA PREGO DI CALMARSI.  SIAMO... 120 A...»
«140 A 10 PER GRIFONDORO!» ruggì la McGranitt sul megafono.
James sorrise sentendo una punta di trattenuta e pura euforia nel tono apparentemente neutro della professoressa.
La Coppa, Potter, la Coppa del Torneo. Quella Coppa dovrà rimanere nel mio ufficio, a giugno. Questo sarà il tuo obiettivo per quest’anno! E i tuoi M.A.G.O, certo...”
Stavano dando il massimo, lo sapeva, vedeva il sudore e lo sforzo nei visi di Daisy e Alan e lo strazio su quello di Liv. Più di una volta la sua Cercatrice gli aveva urlato ‘POTTER, MUOVETEVI, PER GODRIC O PER CHI CAVOLO VUOI!’ passandogli accanto insieme ad un Ned distrutto, ma resistente.
«CARTER!» richiamò a gran voce il suo battitore che aveva appena dato, senza nemmeno accorgersene, una mazzata sulla spalla di Macmillan mentre entrambi miravano allo stesso bolide.
James non riuscì a dire cosa gli diede più ansia tra il fischio di Madama Bumb che segnalava il fallo e le gocce di pioggia che cominciarono a picchiettare sugli occhiali.
«MACMILLANTUTTO BENE? NON PREOCCUPARTI, SE VUOI TI RIMETTO A POSTO IO LA SPALLA! CONOSCO UN INCANTESIMO...»
«NON L’HO FATTO APPOSTA!» urlò mortificato il battitore Grifondoro mentre le tribune giallo-nere si sbizzarrivano con sonori ‘BUUU’ e fischi di protesta che si spensero appena Madama Bumb soffiò un’altra volta sul fischietto per dare il via a Emily Diggory, pronta a tirare la punizione.
James chiuse gli occhi, Ned Stevens frenò bruscamente e Liv quasi ci andò a sbattere sopra.
‘Sei un grande portiere, Michael. Mi hai sentito?’ Michael l’aveva sentito eccome e il suo sguardo concentrato lo diceva chiaramente nonostante la divisa e il casco che cominciavano a bagnarsi di pioggia.
Tutto il suo ottimismo però volò via insieme ad un fruscio che gli sfiorò la schiena, distraendolo proprio mentre la pluffa di Diggory c’entrava l’anello dietro di lui.
James si sentì crollare il cielo addosso ascoltando i Tassorosso esultare.
«140 A 20 PER GRIFONDORO... E STEVENS STA CERCANDO DI FARCI CREDERE DI AVER VISTO IL BOCCINO DIETRO GLI ANELLI DEI GRIFONDORO... SÍ, SÍ... GUARDATE TUTTI STEVENS CHE CERCA DI FARCI CREDERE DI AVER VISTO IL BOCCINO VICINO A COOPER...»
‘Ricorda, McAdams: il mostro non usa mai le finte, mai. Se si butta in picchiata è perchè ha visto davvero il boccino.’
«NO, LIV, NON CASCARCI! CI FOSSI IO LÍ...»
«Stia zitto, Allock!»
Ingoia il megafono, pensò con rabbia Liv scendendo in picchiata nella stessa direzione di Stevens. 140 A 20... se Ned prendeva il boccino era la fine. I Tassorosso avrebbero vinto la partita  e lei invece un biglietto di solo andata per l’aldilà.
«Io non riesco a capire come fate a fregarvene di quello che sta succedendo in campo!» sbottò istericamente Mary saltando in piedi come la maggior parte dei tifosi. «Davvero! Lily! Non riesco proprio a capirvi!»
«Ma non puoi parlare di criminalità, Evans! Sei esagerata, punto!»
«Non cambiare argomento! Quello l’ho detto mezz’ora fa!»
«James non schiaccerebbe nemmeno un Celestino. Senti, Evans, è meglio se guardi la partita. Sul serio» sbottò Sirius portando lo sguardo su Remus che si era alzato in piedi con un Peter saltellante, aggrappato spasmodicamente al suo braccio.
«ENNESIMO BOLIDE DI HARRISON CHE SFIORA STEVENS E LO DISTRAE... PERCHÉ HAI ANCORA MOLTO DA IMPARARE, NED
«Carter, Allock, era di Carter! Benedetto ragazzo!» si lasciò sfuggire la McGranitt mettendosi di nuovo a sedere compostamente senza accorgersi di essersi sfilata la sciarpa rossa e oro dal collo per stringerla con forza.
«OTTIMO!!» gridò James, euforico, sollevando un braccio in direzione di un emozionato Carter e poi verso Harrison che con mira precisa aveva rispedito indietro il bolide di Ricket destinato a Liv.
Il fischio di Madama Bumb fece schizzare James verso la pluffa, di nuovo in aria a centro campo. I punti da raggiungere sembravano non finire mai e Stevens era carico. Non c’era tempo da perdere.
«STEBBINS AFFERRA LA PLUFFA PER PRIMO E LA LANCIA A... SMITH LA INTERCETTA E LA PASSA A MORGAN... MORGAN A POTTER... MA IO VOLEVO RIPORTARE L’ATTENZIONE SUI CERC... va bene, professoressa... POTTER... EVITA UN BOLIDE E GRAZIE AD UN COMPLICATO WOLLOOGNOGN SHAMMY SEMINA WOOD...»
«Un cosa?»
«UN WOOLLOG... GNOG... PROFESSORESSA, QUESTI SONO TERMINI DA PROFESSIONISTI»
«Quello che ha detto lei di certo non lo è, signor Allock. Lasci i termini da professionisti ai professionisti appunto»
«MA GUARDATE POTTER AGLI ANELLI
La bellissima sensazione nel vedere la scia rossa superare la gamba tesa di Bones e oltrepassare l’anello ricaricò James e insieme a lui tutti i Grifondoro.
«150 A 20 PER GRIFONDORO
Tutti i Grifondoro tranne Sirius e Lily perche l’unica cosa che li stava ricaricando in quel momento era l’antipatia provata l’uno per l’altra, ormai palese.
«L'unico criminale sono io, Evans, se proprio vogliamo dirla tutta. Quindi lascia stare James»
«A cosa ti riferisci? Quando mai non avete collaborato insieme come criminali?»
«Mi riferisco a determinati scherzi sotto determinati alberi, come sicuramente ti avrà riferito il tuo ex migliore amico che mangia bile ed invidia a colazione» fece Sirius, la mascella serrata quanto i pugni lungo i fianchi.
«Nè Piton e nemmeno Potter hanno parlato di scherzo» esalò Lily, scioccata. «Potter ha detto che ha visto Piton raggiungere il Platano, dopo aver spiato Remus e Madama Chips».
Sirius restò interdetto, anche se con un sorriso che cominciò ad affiorare sulle labbra comprendendo anche gli occhi grigi molto più intensi e luminosi come se racchiudessero un sentimento immenso. «James ti ha detto...?»
«Sì, ‘mi ha detto’. Quindi cos'è questa storia?»
«La storia è che devi smetterla di insultare James perché è tutto fuorchè criminale. James non ha e non avrebbe mai partecipato a quello scherzo, James non l’ha nemmeno lontanamente pensato, e invece di tentare di uccidere una persona, l’ha salvata. Nonostante fosse quel viscido ficcanaso» rivelò tutto, Sirius, ricambiando quella lealtà e fratellanza cieche che James non mancava mai di dargli, anche alle sue spalle.
Lily ammutolì, spalancando i verdi e grandi occhi a mandorla.
«James che non mi ha rivolto la parola per più di un mese per questo motivo. Quindi, come vedi, gli unici criminali qui siamo io e i tuoi insulti a James perchè sono completamente infondati e, appunto, da Pazza Psicopatica»
«Sirius» lo ammonì Remus per bloccare il risentimento che vedeva crescere negli occhi grigi dell’amico, per bloccare anche quell'ammissione di gravi colpe che evidentemente gli facevano ancora male dato il volto cinereo.
Lily non riuscì più a ribattere, si accorse di avere le labbra schiuse soltanto perchè il vento ci infilò dentro un ciuffo rosso di capelli che lei si affrettò a rimettere a posto sotto alla sciarpa.
Come se non fosse stato abbastanza, il coro Potter il nostro Salvatore’ echeggiò ancora una volta per l’intero campo come a farsi beffe di lei.
 «160 A 20 PER GRIFONDORO! JAMES, IO E TE NELLA NAZIONALE FAREMO FAVILLE!»
Sirius, sotto l’occhio preoccupato di Remus, si rimise seduto composto imitando Lily che portò la sua attenzione sul campo, aggrottando le sopracciglia rossicce per fingere indifferenza e nascondere tutto il suo stupore.
«Se vinceremo, le feste saranno due?» squittì Peter, zittito immediatamente dallo sguardo di Remus.
«Due?» chiese Sirius in tono indagatorio avvicinando il viso a quello a disagio di Peter.

«Hai sentito male, Felpato» bofonchiò lui strattonando la sciarpa di Remus che quasi soffocò.

«Due?» continuò con sorrisetto inquietante Sirius, punzecchiandogli la spalla con un dito insistente.
«Remus...» pigolò Peter, in agitazione.
«Ormai l’hai detto, Codaliscia» rispose al richiamo d’aiuto Remus.
«James mi ha organizzato la festa di compleanno, non è vero?» chiese Sirius completamente certo. Peter annuì lasciandosi andare ad un sorriso eccitato.
Gli avete detto voi che non stavo affatto preparando una festa?Sirius non fece quella domanda e Remus non si aspettò certo di sentirla perchè Felpato conosceva James come nessun’altro e sapeva benissimo quindi che Ramoso aveva capito da solo che non ci sarebbe stata nessuna festa e che proprio per questo si era rimboccato le maniche per organizzargliela lui, tra offesi borbottii come ‘Non mi dice dove va, quel cogl...aggiungi cinque pacchi di Calderotti alla lista, Remus, sono i suoi preferiti... che i Centauri lo portino con loro nella Foresta!’ ; La prossima Luna Piena gli staccherò la coda a cornate’; ‘Pete, servirà della Burrobirra extra per buttargliela addosso insieme alla torta’.
Lo sguardo luminoso e ridente di Sirius parlava da solo e Remus non potè far altro che scuotere leggermente la testa. Quei due erano più in simbiosi di due vecchie comari.
L'aveva stupito ancora meno il fatto che Sirius fosse andato in difesa di James, contro Lily, in quel modo così brutale e a discapito di se stesso.
«BONES PARA... MORGAN CI RIPROVA E... NIENTE, IL BOLIDE DI MACMILLAN COLPISCE ANCORA E LA PLUFFA VA A STEBBINS... DEVO AMMETTERE CHE STEVENS E MCADAMS SI STANNO RIVELANDO DELUDENTI... AH, SE POTESSI SALIRE LASSÚ... NATURALMENTE, IO AGIREI COME...»
La McGranitt non si accorse che Allock si era lanciato in un prolisso discorso di auto elogio, troppo presa a non staccare gli occhi da Liv che aveva appena dirottato la scopa di Ned in mezzo al caos dei cacciatori e dei bolidi.

Liv non era sicura che immergere Ned nella lotta tra Cacciatori fosse servito a fargli perdere di nuovo il boccino che lui aveva avvistato pochi secondi prima. Non ne era affatto sicura perchè Stevens sembrava schivare bolidi e giocatori con una meta precisa, ma almeno l’aveva rallentato, le era sembrata la cosa migliore da fare dato che il punteggio non era ancora favorevole per la sua squadra.
«MCADAMS, RESISTI! STAI FACENDO UN OTTIMO LAVORO!» La voce di Potter le arrivò chiara alle orecchie nonostante il vento e le urla degli spalti.
Resistere? Più il tempo passava e più si rendeva conto di non riuscire a stare dietro a Ned. Era al limite e se Stevens stava davvero seguendo il boccino la sconfitta era certa perchè il punteggio finale sarebbe stato 160 A 170 per Tassorosso. Le venne quasi da urlare per la rabbia e la frustazione mentre s’insinuava tra Diggory e Alan, cercando di non urtarli per non perdere velocità.
Si abbassò per non intralciare la pluffa lanciata da chissà chi e sbarrò ancora una volta la strada al cercatore avversario, notando soltanto in quell’istante l’inconfondibile sbrilluccichìo del boccino a pochi centimentri di distanza da lei e da Ned. Gli occhi scuri le si spalancarono, catturati dalla pallina dorata così vicina.
“Praticamente devi fare la calcolatrice e non la cercatrice, Liv” Ma io sono Cercatrice, si disse con rabbia ed orgoglio decidendo di allungare il braccio quando vide quello decisamente più lungo di Ned al suo fianco.
Dargli una leggera spallata fu un istinto improvviso ed entrambi barcollarono; il boccino sprizzò via, curvando oltre la coda della scopa di Wood e sparendo poi dietro la schiena di Alan che passò la pluffa a Daisy.
«SMITH LANCIA.... PLUFFA PARATA DA BONES... MA, SBAGLIO O I CERCATORI HANNO VISTO FINALMENTE QUALCOSA? CE NE AVETE MESSO DI TEMPO! SAPETE QUANTO CI HO MESSO IO AD ELIMINARE IL MOLLICCIO...?»
Scoppiò il delirio nelle tribune, tutte rivolte verso i due Cercatori, ma l’urlo rabbioso di James riuscì lo stesso a farsi sentire.
«ALAN! NON FERMATEVI!» McAdams non sarebbe riuscita a durare ancora per molto, Harrison non poteva lanciare bolidi in mezzo a quel caos e mancavano ancora due punti per accaparrarsi la vittoria senza boccino.
«É praticamente persa»
« Black, sei pregato di spargere ondate negative da un’altra parte! Grazie! E NON... GUARDARMI... COSÍ... NON STO PIANGENDO»
«Ma, Mary? Stai piangendo sul serio»
«É Liv quella, Lily! La sua prima partita... era un suo desiderio da... oh, insomma, sono due lacrime di emozione e tensione! Non guardatemi se vi dà fastidio!»
Remus sorrise, osservandola asciugarsi le guance rosse come due ravanelli.
«Conserva quelle lacrime per dopo, Macdonald, siamo sotto con i goal e Stevens ha praticamente il boccino in mano» continuò ad infierire Sirius, concentrandosi con tutto se stesso per non pensare il contrario o il ‘potere del Gramo’ avrebbe prevalso.
«Liv è distrutta» commentò con tono preoccupato Lily seguendo la piccola macchia rossa volare tra i cacciatori al fianco di quella gialla come due palline in un flipper babbano.
«E quindi la vittoria non è logicamente fattibile» completò la frase per lei Sirius.
«Evviva il pessimismo per voi due»
«Si chiama realismo, Remus» lo zittirono in contemporanea Lily e Sirius, guardandosi in cagnesco subito dopo.
«STEVENS É IL MEGLIO, PER MERLINO! SOLTANTO SUO SARÁ IL BOTTINO!»
Quei Tassorosso avevano ragione, Stevens era il meglio ed aveva un braccio più lungo del suo, adesso ne era certa.
Liv sentì la sua coda di cavallo svolazzare al vento insieme alla divisa mentre spingeva al limite la scopa per smettere di fissare i ramoscelli della Scopalinda del suo avversario. Soltanto con un braccio allungabile sarebbe riuscita ad acchiappare il boccino che continuava a cambiare repentinamente direzione tra fruscii di stoffa rossa o gialla, bolidi e pali degli anelli.
«MORGAN, SEGNA! 170 A 20 PER GRIFONDORO! ALLOCK, SE NON LA PIANTA DI PARLARE DI SE STESSO NON RIAVRÁ MAI PIÚ IL MEGAFONO! NON SONO MAI STATA PIÚ SERIA DI COSÍ!»

L’applauso scoppiò per la McGranitt e subito dopo tutti gli spalti non poterono trattenere grida infervorate: i Grifondoro per James già con la pluffa sottobraccio e i Tassorosso per Ned con la mano poco distante dal Boccino d’Oro. Non avevano più importanza la voce critica e saccente di Allock e le urla incitanti parecchi metri più giù; era la voce di Potter che le rimbombava in testa ad avere la sua totale attenzione: “Distrailo il più possibile, McAdams”.

Sbandò non poco dando un’altra spallata al Tassorosso che oscillò leggermente mancando per un soffio il boccino improvvisamente svettante verso l’alto, fuori dalla nuvola di cacciatori intenti a cercare di fermare James appiattito sulla scopa, testa china e sguardo fisso sugli anelli avversari come testardo ariete deciso a sfondare il portone del nemico.
Harrison gli aprì la strada intercettando il bolide di Macmillan e spedendolo con precisione e forza dritto verso Stevens, di nuovo dietro la scia dorata.

Liv si abbassò per non essere travolta dal Cercatore che con espressione risoluta virò velocemente verso di lei schivando il bolide con maestria.
Prima che lui potesse riallungare il braccio, Liv gli andò sotto sollevandosi poi di scatto per farlo spostare un’altra volta. Funzionò, ma con la coda dell’occhio si vide un bolide di chissà chi arrivarle dritto in faccia.
Il sordo rumore della palla in ferro sulla mazza di Harrison la fece respirare di nuovo. Il bolide sfrecciò in basso verso Stebbins, dietro James che con una capriola e uno scatto a zig zag schivò un altro bolide, Wood e la mano di Emily Diggory che tentava di appropriarsi della Pluffa, saldamente ancorata sotto al suo braccio.

Carter provò a raggiungere il bolide schivato da James ma Macmillan arrivò prima di lui ed automaticamente Harrison salì in alto, a proteggere Liv, Liv che chiamò a gran voce James con la gola ormai ridotta ad un unico nodo e il braccio allungato al fianco di quello di Ned, a pochissimi centimetri di distanza dal boccino.
Harrison allontanò il bolide, ma quando portò la sua attenzione verso il basso per vederlo colpire Diggory, il sangue gli si gelò nelle vene: James aveva appena lanciato con forza la pluffa verso gli anelli e contemporaneamente il bolide di Ricket si era scagliato contro la sua spalla.
Il fischio di Madama Bumb vibrò anche dentro al petto ansimante di Liv che fermò la scopa con il cuore in gola e gli occhi incatenati alle ali argentate del boccino, impazzite ai lati del pugno chiuso di Ned. Era finita, non ce l’aveva fatta.
«TASSOROSSO PRENDE IL BOCCINO MA GRIFONDORO VINCE 180 A 170!»
Il boato che seguì il grido di Madama Bumb fu così forte da sovrastare anche la voce amplificata di Allock.

Liv non riuscì a credere alla proprie orecchie, si ritrovò a sorridere per poi ridere apertamente con una bellissima sensazione a scaldarle lo stomaco e riempirle il petto.
Stevens fu accerchiato dai suoi giocatori giallo-neri e lei, accorgendosi soltanto adesso di avere la pioggia anche nelle mutande, fu travolta da un forte abbraccio che la fece sbilanciare e dondolare pericolosamente sulla sua Comet. «PERFETTO, MCADAMS! PERFETTO!» Sentendo la voce di Potter spalancò gli occhi, incredula. Quando James si staccò per osservarla con un largo sorriso, Liv rivide il suo vecchio peluche di Bambi davanti a sè. Gli occhi nocciola di Potter non le erano mai sembrati così grandi, luminosi e vivaci come in quel momento. Il contagioso sorriso del suo Capitano le stirò ulteriormente le labbra.
«CE L’HAI FATTA, MCADAMS! CE L’ABBIAMO FATTA! SEI STATA GRANDE!» gracchiò lui tenendosi la spalla rotta con una mano. Il luccichìo nello sguardo era di sicuro dato dalle lacrime che stava trattenendo per il dolore bruciante.
«Potter, stai continuando ad urlare» ridacchiò Liv afferrandogli il braccio sano per portarselo sulle spalle ed aiutarlo così a scendere di quota.
«NON É NIENTE! LA MIA POPPY LA RIAGGIUSTERÁ PRIMA CHE I SERPEVERDE SI RINTANERANNO NEL LORO ANTRO A RODERSI IL FEGATO PER IL RESTO DELLA LORO VITA!».
Liv non riusciva a smettere di ridere sentendo il cuore esplodere di felicità come la tribuna rossa e oro da dove i loro compagni di Casa sventolavano striscioni e gridavano nella loro direzione.
Era la prima volta che si sentiva addosso un’attenzione tutta positiva. Perfino la McGranitt le sorrideva, applaudendo con orgoglio.
«TI RIMETTO A POSTO IO LA SPALLA, JAMES! I MIEI INCANTESIMI FANNO MIRACOLI!»
«Preferirebbe gettarsi sul Platano Picchiatore, idiota di un Allocco» commentò Sirius, ridente, scansando un braccio di Peter che applaudiva con le braccia sopra la testa al suo fianco e le bandierine delle ragazze davanti pericolosamente vicine ai suoi occhi.
«Tiè, Black! A te e alla tua iella!» esclamò un’emozionatissima Mary facendogli le corna.
«Sirius, vorresti portare iella lo stuzzicò Remus perfettamente consapevole della sfiga del ‘cane nero’.

Lily scoppiò a ridere, continuando a battere le mani senza preoccuparsi di spostarsi i ciuffi di capelli rossi dal viso luminoso di allegria, il sorriso radioso le si abbassò leggermente soltanto al sentire un dito picchiettare sulla sua spalla. Voltandosi, trovò due occhi azzurri familiari a guardarla con bisognosa urgenza.
«BEN FATTO! BEN FATTO, JAMES!» esultò con il suo vocione Hagrid, dietro lo striscione ‘JAMES, SPOSAMI!’, sollevando un enorme pugno in aria quando James lo salutò con entusiasmo prima di mettere i piedi sull’erba insieme a Liv. L’intera squadra lo circondò per abbracciarlo.
«I miei tesorucci!» pigolò lui in una perfetta imitazione di Gazza con Mrs. Purr. «Siete stati decisivi, tutti e sei! Grandi!»

«James, quella spalla fa impressione devi andara in infermeria»

«Zitta e abbraccia il braccio ancora intero, Daisy! Sei stata fenomenale!»
«Ehi, Liv! Complimenti!»

Liv sciolse l’abbraccio con Harrison, si tolse la fascia fradicia dalla fronte e si voltò verso Ned che con ancora il boccino in mano si stava avvicinando a lei.
«Grazie, Ned! Ma il boccino è nella tua mano» lo salutò con un sorriso aperto. Ned sorrise a sua volta, abbassando per un attimo lo sguardo sul pugno che stringeva la preziosa pallina d’oro.

«Mi hai fatto sudare sette divise» commentò, riportando i suoi occhi blu su Liv che rise di cuore.
«Belle sopracciglia, comunque» continuò, sollevando la mano libera per indicare le sopracciglia giallo-nere di Liv che un fastidioso impulso possessivo appena nato nello stomaco di Sirius desiderò colorare di rosso e oro.
«Sirius?» lo chiamò con una voce stranamente ansiosa Peter, strattonandogli il mantello. Ma Sirius non riuscì a staccare gli occhi da Liv e da quel ‘Bamboccio travestito da ape’.
«Stasera ti potrai saziare con soli dolci, Pete, senza il brontolìo di James-modalità perdente!» s’inserì gioiosamente Remus, scrollando l’amico rotondetto sempre più preoccupato. «Cos’è quella faccia?» aggiunse poi con il sorriso che si spense all’istante davanti al viso del suo amico improvvisamente pallido.
«Remus... quella... quel...»
«Cosa?» chiese lui sempre più stranito da quel comportamento.
«Stai male, Peter?» chiese pacatamente Mary.
Remus si guardò attorno e quando i suoi occhi si posarono su Lily e John Owen che parlavano poco lontano da loro capì.

«Oh, no....»

«No, Remus, non quello! Quella cosa... cos’è quella cosa?!» squittì sempre più agitato Peter indicando il cielo verso il castello. L’unica a seguire la direzione dell’indice di Peter fu Mary che sollevando lo sguardo rabbrividì.
Evidentemente anche gli altri cominciarono ad accorgersi che c’era qualcosa che non andava perchè Remus vide qualche faccia puntare lo sguardo verso l’alto o ragazzi guardarsi attorno con confusione, Lily e Owen compresi. «Remus» mormorò Mary facendolo voltare dalla parte giusta. Gli occhi ambrati di Remus si spalancarono come quelli di Jane Phillips alle sue spalle.
«Ma che succede?» borbottò Sirius staccando gli occhi da Ned per seguire una grossa capra argentata galoppare sopra le teste allarmate delle due squadre e di Madama Bumb.
Qualche risata di allegria per la partita si abbassò lentamente tra le tribune. Sirius seguì lo strano Patronus fino a quando non raggiunse Silente, improvvisamente in piedi sugli spalti. Imitando lo sguardo del Preside, gli occhi grigi di Sirius si ritrovarono a guardare il cielo sopra Hogsmeade.
Tra i nuvoloni temporaleschi si stava creando un enorme teschio color smeraldo e quando dalla bocca cominciò a fuoriuscire un serpente come una sinuosa lingua, le ultime grida felici per la vittoria si trasformarono in urla di terrore e paura.
La McGranitt si alzò in piedi, tremante ma decisa, strappando il megafono dalle mani di un pallido Allock.
«NIENTE PANICO! TORNATE TUTTI AL CASTELLO SENZA SPINGERVI! I PREFETTI E I CAPISCUOLA MANTENGANO L’ORDINE!»










Note:


Il megafono del cronista di Hogwarts per le partite, nei libri, è viola. Il viola/lilla è il colore preferito di Gilderoy Allock (lo dice nel secondo libro).
Nel mio immaginario, al settimo anno la McGranitt ha dato ad Allock il ruolo di cronista (non è canon) per placare la sua ricerca di fama e voglia di essere al centro dell'attenzione che lui sfogava mettendo in atto imprese negli anni (non ottenendo nulla). La professoressa ha preferito vederlo come cronista, sacrificandosi durante le partite (molto Grifondoro da parte sua), piuttosto che vedere la scuola subire le pazzie di Allock (a volte anche pericolose, come vedrete a San Valentino).
Ma non temete, Allock farà altre due o tre cosette che la Rowling ha messo nella sua biografia su Pottermore xD





   
 
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