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Autore: effe_95    09/10/2016    3 recensioni
Questa è la storia di diciannove ragazzi, i ragazzi della 5 A.
Questa è la storia di diciannove ragazzi e del loro ultimo anno di liceo, del loro affacciarsi a quello che verrà dopo, alla vita. Questa è la storia di Ivan con i suoi tatuaggi , è la storia di Giasone con le sue stelle da contare, è la storia di Italia con se stessa da trovare. E' la storia di Catena e dei fantasmi da affrontare, è la storia di Oscar con mani invisibili da afferrare. E' la storia di Fiorenza e della sua verità, è la storia di Telemaco alla ricerca di un perché, è la storia di Igor e dei suoi silenzi, è la storia di Cristiano e della sua violenza. E' la storia di Zoe, la storia di Zosimo e della sua magia, è la storia di Enea e della sua Roma da costruire. E' la storia di Sonia con la sua indifferenza, è la storia di Romeo, che non ama Giulietta. E' la storia di Aleksej, che non è perfetto, la storia di Miki che non sa ancora vedere, è la storia di Gabriele, la storia di Lisandro, è la storia di Beatrice che deve ancora imparare a conoscersi.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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I ragazzi della 5 A
 
47. Nello stesso modo, Se tu sei felice e Buh!


Marzo

<< Morirò, oddio morirò! Gira tutto, la mia testa … un dottore! Serve un dottore! >>.
<< Una pecora, due pecore, tre pecore … Oddio, taci!>>.
<< Ma quello non si fa per prendere sonno? E poi, non hai resistito nemmeno oltre il tre!>>.
<< Facciamo un altro giro? Dai, un altro giro!>>.
Era da più di dieci minuti che Cristiano li stava osservando, dieci minuti di strazio assoluto.
Quando il gruppo si era sparpagliato nella folla, lui e Sonia erano rimasti bloccati con Telemaco, Zoe, Fiorenza e Igor, le ultime persone con cui si sarebbe mai aspettato di passare la mattinata. Erano appena scesi dalle montagne russe dopo un giro piuttosto movimentato e avevano dato tutti e quattro di matto in maniera differente.
Igor era pallido, sudaticcio, tremolante e non faceva altro che delirare qualcosa a proposito di dottori e di morte violenta traumatica, inoltre Cristiano era piuttosto sicuro che non avesse fatto altro che urlare in maniera stridula per tutta la corsa.
Ne era piuttosto sicuro perché Igor era seduto davanti a lui e l’aveva reso sordo.
Al suo fianco invece, Telemaco contava a squarciagola per cercare di controllarsi ed evitare di stendere Igor a terra con un pugno micidiale, osservando la situazione Cristiano dovette ammettere che Fiorenza non lo aiutava a contenere l’ira rimproverandolo in quel modo.
L’unica che sembrava completamente estranea alla situazione era Zoe, che saltellava sul posto come un grillo con i lunghi capelli biondi elettrizzati dal vento, insistendo affinché facessero un altro giro.
<< Sento che diventerò idiota anch’io se resto ancora un altro minuto con questi qua! >>.
Cristiano sollevò il sopracciglio destro e si girò ad osservare Sonia, che se ne stava accanto a lui con le braccia incrociate al petto e un’espressione infastidita sul viso affilato.
<< Beh, a essere idioti sono idioti, però … non li trovi bene assortiti? >>.
Sonia sollevò entrambe le sopracciglia alle parole di Cristiano, lo guardò come per accertarsi del fatto che avesse le rotelle a posto, e con fare eloquente indicò la pietosa scena che si stava consumando davanti ai loro occhi: Igor che si piegava per vomitare sugli stivali di una Zoe inorridita che tentava inutilmente di soccorrerlo, e Telemaco e Fiorenza che si urlavano contro con tale forza da calpestarsi i piedi senza accorgersene.
<< Tu li trovi bene assortiti?! >> Cristiano osservò per un po’ la scena, poi si lasciò scappare un sorriso che Sonia trovò piuttosto amaro e autoironico.
<< Beh, prima che mi mettessi in mezzo rovinando tutto … Telemaco e Fiorenza se la intendevano alla grande >> Sonia sollevò la testa di scatto quando sentì quelle parole, distolse lo sguardo dai quattro compagni di classe e si concentrò su Cristiano, che tuttavia non la stava guardando, perso in chissà quale amaro ricordo << Ho saputo che sono tornati insieme ma … >>.
<< Ma finché ti porti dietro la tua verità, finché quello che è successo tra te e Fiorenza quella sera in discoteca resterà un segreto, peserà sulla loro relazione come un’ombra scura, ho indovinato? >>. Cristiano trasalì quando sentì le parole di Sonia, quando i loro occhi si incrociarono fu strano come lo sguardo della mora gli risultasse terribilmente familiare.
<< Già … >> Sonia non aveva mai visto un’espressione così carica di colpa sul viso di Cristiano, nemmeno quando erano stati insieme quei pochi mesi del secondo anno di liceo.
Quando erano entrambi ancora innocenti, ancora bambini.
Non conosceva quella nuova versione di Cristiano, lui le sembrava estraneo e familiare allo stesso tempo, era una persona nuova e contemporaneamente lo stesso ragazzo che le aveva spezzato il cuore, che l’aveva trasformata in quello che era adesso.
Sonia si rese conto per la prima volta che la sofferenza lo aveva cambiato.
Il Cristiano che conosceva lei, il Cristiano di pochi mesi prima non avrebbe mai avuto quello sguardo, non sarebbe mai venuto al Lunapark quel giorno, non avrebbe mai parlato con lei in quel modo, non l’avrebbe guardata con quegli occhi …
<< Sai, sei cambiato >> Dirlo ad alta voce glielo fece sembrare ancora più vero.
<< Dici? >> Le domandò Cristiano osservandola con i suoi occhi profondi dal taglio a cerbiatto, Sonia aveva amato quello sguardo alla follia un tempo.
<< Uhm, e oggi sei anche di buon’umore eh? >>.
Cristiano portò nuovamente l’attenzione sui fidanzati, Zoe stava passando un fazzoletto  bagnato in una fontana vicina sulla fronte di Igor, che pallido se ne stava appoggiato a lei come se fosse la sua roccia, mentre Telemaco e Fiorenza avevano finito di gridarsi contro e si baciavano fastidiosamente senza pudore.
<< Sarà perché stasera Marta ha detto che mi prepara la lasagna? >>.
<< Senti … ma poi alla fine ci sei andato davvero a letto con Fiorenza? >>.
Cristiano non sembrò sorpreso di ricevere quella domanda, la guardò di sottecchi e le fece l’occhiolino, un gesto che Sonia non si sarebbe mai aspettata da lui.
<< Che dici Sonia, ce la filiamo? >>
Sonia sapeva che Cristiano non le avrebbe mai dato una risposta, ma la minima curiosità che le era rimasta, e che probabilmente l’avrebbe portata ad insistere sull’argomento, svanì immediatamente non appena il significato di quelle parole le fu chiaro.
<< Cosa? >> La domanda le partì in automatico, con incredulità.
Cristiano fece spallucce, infilò le mani nelle tasche dei jeans e continuò a fissarla con uno sguardo indecifrabile, uno di quegli sguardi che Sonia ancora non conosceva.
Provò uno strano senso di smarrimento e una stretta alla bocca dello stomaco quando si rese conto che stavano parlando in quel modo, con naturalezza, senza insultarsi, senza dirsi cattiverie, senza rivangare il passato o chiamare in causa sentimenti che c’erano stati o non c’erano stati. Le venne spontaneo domandarsi se fosse possibile continuare in quel modo.
Se avesse accettato quella proposta, se si fossero ritrovati da soli, sarebbero stati in grado di lasciarsi alle spalle il passato anche solo per poche ore?
Oppure sarebbero tornati a vomitarsi addosso tutto il rancore, tutto il dolore?
<< Andiamo da qualche altra parte io e te. Tanto ci ritroveremo ad ora di pranzo, no? >>
Sonia non replicò nulla nell’immediato, si limitò a fissarlo a lungo, a scrutargli il viso in ogni dettaglio, notando che Cristiano non era cambiato tantissimo in quegli anni.
Aveva sempre avuto gli occhi dal taglio leggermente orientale, di un marrone intenso che a contatto con la luce del sole creava come dei riflessi dorati, gli zigomi erano alti e sporgenti, quel giorno aveva un leggero strato di barba e le labbra carnose erano screpolate a causa del vento, non doveva aver tagliato i capelli recentemente perché alcune ciocche ricciolute gli coprivano la fronte. Era sempre stata una bellezza grezza la sua.
<< Ma forse dopo tutto il male che ti ho fatto … ok, lo capisco. Considera la proposta ritirata, non … >>.
<< Andiamo, va bene >>.
Sonia fu sorpresa dalle sue stesse parole, aveva reagito per riflesso, non appena Cristiano aveva cominciato a tirarsi indietro il panico aveva preso possesso del suo corpo facendola agire in quel modo impulsivo.
Cristiano si girò a guardarla con le sopracciglia aggrottate e l’espressione interdetta, Sonia sospirò pesantemente, sollevò gli occhi al cielo, lo afferrò per un braccio e lo trascinò via dagli altri compagni di classe che comunque non avrebbero notato la loro fuga.
Mentre camminavano con passo affrettato verso una meta imprecisa, Cristiano non poté fare a meno di notare come la mano di Sonia fosse scivolata dal suo braccio fino al polso e poi di come le loro dita si fossero trovate con la stessa naturalezza di un respiro.
Sonia lo prendeva per mano in quel modo anche quando avevano quindici anni.
Cristiano non avrebbe mai pensato di ricordare un dettaglio talmente insignificante anche dopo tutti quegli anni, aveva avuto talmente tante donne tra le mani che per un momento aveva dimenticato cosa significasse volere bene solo ad una di loro.
E a Sonia aveva voluto bene davvero, a modo suo.
<< Per questi ultimi mesi, per avermi prestato la tua spalla la vigilia di Natale, per esserti seduta accanto a me il giorno del funerale di mia madre senza dire nulla, per avermi prestato il tuo grembo quel giorno quando ho pianto … grazie >>.
Cristiano aveva trovato più semplice dirle quelle parole mentre correvano, mentre Sonia si trovava un passo davanti rispetto a lui e non poteva vederle il viso.
Non restò nemmeno troppo sorpreso quando lei si fermò di botto e voltò la testa di scatto fulminandolo con quel suo sguardo verde e limpido, lampeggiante, con le sopracciglia contratte e la posa di un animale selvatico pronto a difendersi.
<< Era da un po’ che volevo ringraziarti, ma non ho mai saputo davvero come farlo >>.
Sonia sembrò notare solo in quel momento le loro dita intrecciate, gli lasciò andare immediatamente la mano e guardò altrove, sconcertata.
<< Non … io non l’ho fatto per essere ringraziata!  >>. Sbottò con impeto.
<< Lo so! Però … non posso ringraziarti nemmeno per avermi amato tutto questo tempo? Per aver amato una persona come me? Una persona che ti ha usato, calpestato, abbandonato e gettato via migliaia di volte? Che ha preso i tuoi sentimenti e li ha trasformati in fumo? >>.
Quando Cristiano smise di vomitare quelle domande che tante volte avrebbe voluto rivolgerle, non rimase nient’altro che il silenzio tra di loro, un silenzio sostenuto dallo sguardo fermo e fisso di Sonia su di lui.
<< No. Non puoi ringraziare una come me Cristiano. >> Il suo sguardo era fermo e stabile quando pronunciò quelle parole << Non puoi ringraziarmi perché il mio amore, se lo vuoi chiamare così, è solamente egoismo. Io non volevo aiutarti, volevo solamente che tu fossi mio. E’ per questo che sono stata così ostinata. E’ per questo che sono stata con tutti quei ragazzi, perché credevo che sarebbe stato l’unico modo per ferirti, perché la mia concezione dell’amore è questa, perché per me l’amore è egoismo >>.
Cristiano si ritrovò a fissare Sonia per alcuni secondi in assoluto silenzio, poi si lasciò scappare una risata amara, allungò una mano e accarezzò Sonia sulla testa.
<< Io e te amiamo proprio nello stesso modo eh? >>.
<< Cosa? Cosa stai … >>.
<< Forse è per questo che non possiamo amare nessun’altro? O forse … >> Cristiano smise di accarezzare Sonia sulla testa lasciando la mano ferma sul suo capo, abbassò leggermente il viso in modo che i loro occhi fossero più o meno alle stesso livello e le sorrise << … o forse è proprio perché non abbiamo amato nessun’altro, che siamo fatti così? >>.
Sotto il tocco della sua mano Cristiano sentì Sonia tremare leggermente prima che si attaccare al suo braccio, con forza, con tutto il peso del suo dolore e di quei tre anni.
<< Non lo so Cristiano. Non so nemmeno se il mio sia amore … >>.
<< Certo che è amore >> La replica di Cristiano fu talmente immediata che Sonia sussultò.
<< E’ un amore egoistico, ma è pur sempre amore. E’ imperfetto, è mutevole, ma l’amore è l’amore. E non esiste qualcosa che ne sia l’imitazione >>.
<< E cosa ne sai tu, che non mi hai mai amata e mi hai mandata via in quel modo? >>.
Cristiano tolse la mano dal capo di Sonia, che tuttavia continuò ad aggrapparsi alla stoffa sintetica della sua giacca a vento, stringendo con forza fino a farsi sbiancare le dita.
<< Ti ho amata moltissimo invece.>> Sonia sgranò gli occhi e sollevò la testa di scatto, Cristiano le stava sorridendo amaramente, con lo sguardo distante e lontano. << Ti ho amata nel modo sbagliato perché nessuno mi aveva insegnato come farlo bene >> Sospirò e fece un piccolo passo indietro, la stretta di Sonia si era talmente allentata per lo shock che la presa sul giubbotto svanì in un istante << Perché mi avevano insegnato che amare significa distruggere l’altro, perché mi avevano insegnato che se ti avessi amata in quel modo totale, violento, avresti fatto la fine di mia madre … e lasciandoti, trattandoti male io … io ho pensato di salvarti e invece … >> Cristiano fece un altro passo indietro << Invece avrei dovuto amarti proprio in quel modo lì, proprio come ti amavo allora, perché era quello il modo giusto di amare, era quello il mio modo di amarti! >> Un altro passo indietro, ancora. << Perché ho capito solo adesso che saresti stata più felice se io ti avessi amata in quel modo. Se non avessi creduto di fare il tuo bene lasciandoti andare, saresti stata più felice vero? >>.
Cristiano era indietreggiato talmente tanto che Sonia non riusciva quasi più a sentirlo.
O forse erano le orecchie che le si erano otturate.
O forse era il cuore che stava pompando troppo sangue.
<< Se ti dicessi adesso che ti amo ancora in quel modo, torneresti ad essere felice? >>.
Cristiano si fermò a dieci metri di distanza da lei, raddrizzò la schiena e spalancò le braccia.
Sonia sentì il respiro accelerare freneticamente nel suo petto, una strana stretta alla bocca dello stomaco e i piedi incollati sull’asfalto, immobili.
Ma le fu facile prendere una decisione.
Fece un passo indietro, girò la schiena e scappò via.
 
<< Ehi, ma dove sono finiti Sonia e Cristiano? >>.
Igor sollevò la testa distrattamente quando sentì le parole di Fiorenza, ricordava solo vagamente che con loro erano saliti sulle montagne russe anche Cristiano e Sonia.
Lo ricordava perché il moro era seduto dietro di lui e durante tutto il percorso non aveva fatto altro che imprecare, Igor aggrottò le sopracciglia mentre ci ripensava, doveva essere solamente uno scherzo della sua immaginazione, ma aveva come il sospetto che Cristiano avesse imprecato contro di lui.
No, la cosa non aveva affatto senso!
Aveva ancora lo stomaco sottosopra e gli girava leggermente la testa, quando erano scesi dall’attrazione aveva cominciato a barcollare come un ubriaco e l’intero parco sembrava ruotare freneticamente su se stesso.
Era stato imbarazzante vomitare in quel modo sulle scarpe della sua fidanzata, ma Igor era fortemente convinto che fosse inevitabile per uno dal fisico come il suo non subire i postumi di una corsa sfrenata come quella appena compita.
<< Beh, ma chi se ne frega dove sono quei due? Almeno si sono tolti dai piedi da soli >>.
Igor sollevò gli occhi al cielo quando sentì il commento acido di Telemaco, sapeva benissimo che l’amico risentiva ancora tantissimo di quello che era successo con Cristiano, che non poteva sopportare la sua vista per più di dieci secondi perché il dubbio gli afferrava lo stomaco come una morsa fastidiosa.
E sapeva che nonostante questo Telemaco avrebbe continuato a tacere, a frenarsi, ad evitare con tutte le sue forze di fermare Cristiano e costringerlo a parlare, l’avrebbe fatto solamente per Fiorenza, per provarle che dopotutto ci stava provando a fidarsi di lei.
In un modo del tutto discutibile, ma ci stava provando.
<< Comunque, io e Fiorenza andiamo a fare un altro giro. Venite? >>.
Igor sentì lo stomaco attorcigliarsi nella cassa toracica come se si stesse ritraendo per nascondersi, ma quando lanciò uno sguardo a Zoe, che era saltata in piedi battendo le mani entusiasta, tentò in tutti i modi di dominare il suo pallore ed il tremore.
<< S-si, andiamo >>. Si tirò eroicamente in piedi, sbandò altrattanto eroicamente a destra e si andò a schiantare, sempre eroicamente, nel cestino della spazzatura provocandosi un dolore acuto nel fianco destro. Igor provò uno strano senso di vergogna, e non perché la gente lo stava fissando o altro, piuttosto perché se proprio doveva fare una figura del genere avrebbe preferito che almeno quel maledetto cestino di plastica si rovesciasse. 
Invece era stato lui ad essere “rovesciato”, e come regalino si sarebbe portato a casa un bel livido violaceo.
<< Ha-ha, devo essere inciampato nei lacci delle scarpe >>.
Commentò forzatamente tentando di mettere su un sorriso convincente, poi si accorse che Zoe, Telemaco e Fiorenza gli stavano guardando i piedi, seguì la loro stessa direzione e desiderò sprofondare parecchi metri sotto terra.
Indossava degli stivali di gomma.
Igor ricordò solo in quel momento che aveva deciso di indossarli quella mattina perché il tempo era incerto e non sapeva se avrebbe piovuto o meno.
Beh, dopotutto aveva sempre saputo di non essere affatto abile con le bugie.
<< Ad ogni modo sto bene! Andiamo, Zoe non vede l’ora no? Forza! >>.
Smise di massaggiarsi il fianco, ridacchiò in maniera terribilmente finta e afferrò un braccio di Zoe trascinandola verso l’attrazione, ci avrebbe pensato dopo alle sue fobie.
Tuttavia fu la stessa Zoe a piantare i piedi per terra fermando la sua stupida corsa.
<< Igor, smettila, va bene così >>. Igor si girò a guardarla con le sopracciglia aggrottate, lei gli sorrise dolcemente e poi si rivolse a Fiorenza e Telemaco << Voi andate, noi vi aspettiamo qui, va bene? Dopo possiamo andare a provare la casa degli specchi, uhm? >>.
Igor spalancò la bocca quando Telemaco e Fiorenza li salutarono con fare svogliato dopo aver sentito le parole di Zoe e si incamminarono verso la fila dell’attrazione.
<< Ma come … ma tu guarda quei due! Forza, seguiamol… >>.
<< Igor, hai mal di stomaco vero? Ti fa male il fianco, provi vertigini lungo tutto il corpo e tremi al solo pensiero di salire li sopra! Cosa credi, che non l’abbia capito che ci sei salito solo per me? >> Igor si fermò di botto quando sentì quelle parole, sospirò pesantemente e si voltò per guardare Zoe negli occhi << Avevi paura, ma hai visto che io desideravo andarci a tutti i costi e ti sei morso la lingua. Come ogni volta che voglio fare qualcosa che a te non va, hai messo da parte i tuoi desideri e sei andato contro i tuoi principi fino a stare male >> Zoe fece un passo avanti e afferrò Igor per la giacca, stringendo le dita sottili attorno alla stoffa grezza della giacca a vento << Ho permesso che tu lo facessi una volta per me, ma adesso va bene sai? Adesso tocca a me fare un passo indietro ok? Adesso sono io che faccio qualcosa per te, uhm? >> La stretta si fece ancora più salda, ma Igor continuò a guardarla negli occhi, ad ogni modo, continuò a farlo perché amava con tutto se stesso guardare dritto in quegli occhi che sapevano leggerlo meglio di chiunque altro.
<< Sai Zoe, a volte penso che io e te siamo davvero troppo diversi >> Zoe aggrottò leggermente le sopracciglia quando sentì quelle parole e Igor sorrise, accarezzando con l’indice della mano sinistra la ruga di preoccupazione comparsa sulla sua fronte << E a volte penso che questa differenza dipenda essenzialmente da me. So di non essere il tipo giusto per te, continuo a domandarmi perché tu ti sia ostinata e inevitabilmente sento di privarti di qualcosa continuando ad essere egoista fino a questo punto, continuando a tenerti con me. È per questo che cerco di fare tutto quello che vorresti fare tu, perché tu possa sentirti libera. Perché tu non sia delimitata dalle mie fobie o dalle mie paure, sai, un mal di stomaco lo posso gestire bene … se tu sei felice >>. 
Igor accennò uno dei suoi rari sorrisi e la carezza sulla ruga scese sul naso fino alle labbra, seguì il profilo della mascella e la linea pulsante della carotide fino a fermarsi nell’incavo dello sterno, poco al di sotto della gola.
Zoe rabbrividì leggermente ma continuò a tenere lo sguardo fisso su di lui, era davvero raro che Igor si aprisse in quel modo nei suoi confronti, erano passati solo pochi mesi da quando stavano insieme e lei avrebbe potuto contare sulla punta delle dita le volte in cui lo aveva sentito parlare in quel modo di ciò che provava per lei.
Erano momenti preziosi, che avrebbe custodito nel futuro.
<< Ci mettiamo seduti su quella panchina? >>.
Igor accontentò il desiderio di Zoe senza aggiungere altro, la prese per mano ed entrambi si misero seduti su quella panchina verde scorticata, spalla contro spalla.
Seduta da quella posizione Zoe riusciva a vedere Fiorenza e Telemaco ancora intrappolati nella lunga fila, sbadigliò sfacciatamente e appoggiò la testa sulla spalla ossuta del fidanzato, fu in quel momento che si accorse per la prima volta del fatto che Igor si fosse portato dietro la cartella. La zip era leggermente aperta e dall’interno riusciva ad intravedere un paio di quaderni, più uno di quei libri preparatori per i test d’ingresso alle università pieno zeppo di post-it.
<< Che cos’è quel libro? >>.
Igor uscì dal mondo dei pensieri in cui si era rintanato e seguì l’indicazione del dito puntato di Zoe, notò la cartella aperta e il libro in bella mostra, aggrottando le sopracciglia aprendo del tutto la zip e lo tirò fuori mettendolo in bella vista.
<< Io … sto iniziando a studiare per i test d’ingresso a medicina >>.
<< Davvero? Non mi avevi detto che volevi entrare a medicina >>.
Zoe aggrottò la fronte e prese il libro tra le mani sfogliando superficialmente alcune pagine, Igor arrossì leggermente e fece spallucce.
<< Beh, è un’idea recente. Mi piacerebbe diventare neurologo … credo >>.
<< Credi? La trovo una bella idea, e va bene se ti piace >>.
Zoe gli restituì il libro e sorrise mettendo in mostra le fossette, Igor si imbambolò alcuni secondi a fissarla prima di riprendere il libro.
Aveva sempre amato il viso a forma di cuore di Zoe, la curva delle labbra, il piccolo neo sotto l’occhio sinistro e il naso macchiato da due o tre lentiggini, di lei amava anche quei capelli sottili come spaghetti, biondi come il grano e sempre elettrizzati.
E amava terribilmente quel sorriso sincero.   
<< E … e tu cosa vorresti fare dopo? >>.
<< La maestra d’asilo! Quindi farò pedagogia >>.
Igor si sorprese della velocità con cui Zoe aveva risposto alla sua domanda, non aveva esitato nemmeno un secondo a dargli la sua risposta e l’aveva fatto con fierezza.
Come se avesse deciso la sua strada già da molto tempo.
Igor stava imparando con il tempo che a dispetto dell’apparenza e del suo carattere frizzante,  Zoe era una ragazza decisa, molto più decisa di lui, decisamente più decisa di lui.
<< Sarai un’ottima maestra >>.
<< E tu un ottimo dottore >>.
 
<< Perché la casa degli spettri? Perché? >>.
Italia non poteva proprio fare a meno di avere quella voce lamentosa, né di attaccarsi al braccio di Ivan in quel modo morboso che sarebbe risultato estremamente intimo e imbarazzante se Italia fosse stata padrona di se stessa.
Dal lato suo Ivan non provava nessun tipo di fastidio nell’avere Italia così vicina, gli era diventata così familiare con il passare del tempo che avrebbe potuto anche considerarla come un prolungamento del suo stesso cuore.
<< Non è così terrificante come sembra, te lo assicuro >>.
Ivan pronunciò quelle parole sussurrandole dopo essersi chinato verso di lei e averle messo un braccio attorno le spalle con fare protettivo, Italia si era sentita stranamente meglio quando la voce calda e roca del fidanzato le aveva sfiorato l’orecchio con familiarità.
<< Ma perché deve essere un percorso a piedi? >>.
Domandò Catena afferrando con entrambe le mani una manica della giacca di Oscar, che camminava qualche passo più avanti borbottando qualcosa tra i denti.
Sembrava talmente concentrato da non accorgersi nemmeno di quel gesto.
<< Per farci morire meglio dalla paura! >>.
La replica di Beatrice risuonò lugubre lungo il corridoio buio e spoglio che stavano attraversando in quel momento, procedevano con estrema cautela ignorando le finte ragnatele o le luci fluorescenti che ogni tanto apparivano dal nulla facendoli sobbalzare.
<< Andiamo Bea, questa roba è finta! >> La voce di Enea era rilassata e ironica come al solito, lui e Beatrice camminavano uno affianco all’altra senza toccarsi, lei era perfettamente imbronciata e non faceva altro che fulminarlo con lo sguardo.
<< Io mi sto annoiando alla grande! Perché non succede nulla? >>.
Al commentò urlato di Muriel, sia Catena, Italia che Beatrice si voltarono a guardarla come se fosse impazzita, come se avessero a che fare con una strana creatura di un altro pianeta.
In realtà era stata proprio Muriel ad insistere perché entrassero nella casa degli spettri, dopo che Italia aveva smesso di urlare e telefonare i dispersi senza successo, li aveva trascinati lì dentro controvoglia. Eppure lei non aveva trovato nulla di spaventoso in quella specie di villa fatiscente costruita ad arte, lanciò un’occhiata divertita a Giasone, ma lui le camminava accanto accigliato e irritato, Muriel aggrottò le sopracciglia.
<< Cosa vuoi che succeda? Al massimo spunterà qualche scheletro di plastica e … >>.
La frase di Enea venne bruscamente stroncata nel momento in cui, voltando finalmente l’angolo del corridoio buio, si erano ritrovati in un’ampia stanza piena di spettri finti e una mummia si era sollevata dal pavimento, senza preavviso, fermandosi ad un millimetro di distanza dal viso di Enea. Catena, Beatrice e Italia strillarono balzando indietro, Giasone sobbalzò imprecando a denti stretti, Ivan si passò fugacemente una mano sul cuore, mentre Muriel saltellava eccitata, Oscar continuava a mormorare qualcosa senza scomporsi minimamente e Lisandro si piegava sulle ginocchia per nascondere il sudore freddo.
Quando tutti ebbero più o meno ritrovato il contegno, voltarono lo sguardo su Enea, che nel frattempo era rimasto immobile, fermo, anche se la mummia si era ritirata nel pavimento.
Tutti puntarono lo sguardo esitante sulla sua schiena, non potevano vedergli il viso perché si trovavano dietro di lui quando erano entrati nella nuova sala, ma la sua immobilità era eccessiva.
<< Enea, stai … >>.
<< Ha-ha-ha! Davvero esilarante! >>.
Enea stroncò bruscamente le parole di Beatrice e senza voltarsi continuò a camminare, gli altri si guardarono negli occhi, fecero spallucce e presero a seguirlo.
Quando si lasciarono alle spalle la stanza della mummia presero ad attraversare un altro corridoio, molto più ampio, in cui se ne stava una riproduzione piuttosto realistica di una strega che consultava una sfera di cristallo che emanava bagliori violacei.
Mentre Catena, Beatrice, Oscar, Ivan, Giasone, Muriel e Italia si fermavano incuriositi ad osservare la fattucchiera, Enea ne approfittò per allontanarsi leggermente e tirare un sospiro di sollievo, era bianco come un cencio.
<< Sei morto di paura, vero? >>. Sobbalzò vergognosamente portandosi una mano al cuore quando Lisandro spuntò alla sua destra all’improvviso.
Era calmo e serafico come al solito, anche lui un po’ pallido per lo spavento, ma non lo guardava con ilarità o con indifferenza, nonostante le cose tra loro non stessero più andando nel verso giusto, Lisandro aveva sempre lo sguardo curioso di un bambino.
Senza rancore, senza odio né altro.
<< Non sai quanto! >>.
Si ritrovò a mormorare Enea accennando un sorriso forzato.
Non sapeva realmente spiegarsi perché avesse deciso di dire la verità a cuore così aperto, ma con Lisandro non aveva mai dovuto fingere nulla prima, prima che si innamorassero della stessa persona.
<< Me ne sono accorto perché avevi le mani strette a pugno. Quando ti spaventi o hai paura, il tuo viso rimane più o meno impassibile, ma le mani … me ne sono accorto con il tempo. Ho capito che per scoprire cosa ti passa per la testa devo evitare di guardarti negli occhi. Sai, a differenza degli altri, i tuoi occhi sanno mentire piuttosto bene Enea, ma le mani … non tanto, lo sapevi? >>.
Enea spalancò leggermente gli occhi e rimase in totale silenzio, osservando l’amico che giocherellava distrattamente disegnando con la punta della scarpa qualcosa di astratto sul pavimento del corridoio, la gomma bianca delle calzature spiccava sinistramente a causa della luce psichedelica che emanava la sfera della strega.
Nessuno gliel’aveva mai detta una cosa del genere.
Nemmeno Beatrice l’aveva notato.
<< Ma per Enea Colombo è troppo, vero? Sarebbe una sconfitta colossale ammettere di aver avuto paura, giusto? Il guerriero che non ha mai …>>.
<< Ohi Lisandro! >> Enea alzò deliberatamente la voce e Lisandro smise di parlare di botto, sollevando finalmente il viso da terra per fissarlo negli occhi, in quello sguardo fiero e contemporaneamente amareggiato << Lo sai che ho paura di tantissime cose. Lo sai, vero? E sai anche che davanti a Beatrice non mostrerei mai le mie paure, no? Perché vedi … se le lascerò credere che non posso avere paura di nulla, che posso proteggerla da tutto, allora lei sarà più felice, non credi? >>.
Lisandro non replicò nulla a quelle parole, e i due si limitarono a fissarsi in silenzio fino a quando non vennero raggiunti dal resto del gruppo, che finalmente aveva smesso di analizzare nei minimi dettagli una scultura che tra l’altro Enea trovava piuttosto scadente.
Avanzarono fino all’angolo successiva e questa volta ci misero più cautela nello svoltare.
La prima a farsi avanti fu Muriel, che strascinava un riluttante Giasone per la manica della giacca, tuttavia la stanza successiva non fu affatto come se l’aspettavano.
Si ritrovarono su una sorta di balcone che affacciava su una sala da pranzo in stile vittoriano in cui alcune proiezioni di fantasmi d’epoca ballavano un valzer perpetuo.
<< Wow è … bellissimo! >>
Commentò Italia aggrappandosi alla ringhiera per osservare meglio la scena.
<< Wow, non fa per nulla paura nemmeno questo! >>.
Il commento di Muriel accompagnò immediatamente quello di Italia e Giasone si ritrovò a sbuffare sonoramente e appoggiarsi a sua volta alla ringhiera con fare depresso.
<< Perché sbuffi? >>. Domandò Ivan, che non si era lasciato sfuggire il gesto.
<< Perché a volte vorrei avere una fidanzata un po’ più ... normale >>.
<< Normale? Credi che Muriel non lo sia? >>.
Bisbigliò Ivan abbassando il tono della voce dal momento che Oscar si era appena sistemato accanto a loro, continuando a mormorare qualcosa tra i denti, concentrato.
<< Uhm, trovami un’altra ragazza che si emoziona per una casa degli spettri o che non vede l’ora di morire di paura! Preferirei di gran lunga che saltasse dallo spavento e si aggrappasse al mio braccio! Sarebbe molto più … gratificante? >>.
Ivan non riuscì a trattenere una risata nel sentire quelle parole, tuttavia non ebbe modo di replicare nulla perché gli altri li incitarono a proseguire.
E non appena varcarono la soglia successiva accadde più o meno il finimondo.
Una serie di zombie morti motorizzati si sollevarono dal pavimento e cominciarono ad avanzare verso di loro, Beatrice fu talmente colta dal panico che saltò come un koala addosso ad Enea, che impreparato precipitò a terra trascinandola con sé.
Italia si accovacciò a terra nascondendo la testa sulle ginocchia, mentre Ivan scivolava in una sorta di spaccata nel tentativo di allontanarsi di fretta da uno zombie troppo vicino.
Lisandro rimase pietrificato dalla paura, fermo sul posto, mentre Oscar gridò a tutta voce:” Ohi vista, ohi conoscenza!” rendendo finalmente noto a tutti il motivo del suo continuo mormorio. Stava ripetendo le battute per il Tancredi e Clorinda, lo spettacolo teatrale.
Catena rimase talmente scioccata dalla reazione del fidanzato che non pensò nemmeno di urlare, sebbene si fosse spaventata a morte anche lei.
Oscar non le aveva detto che aveva deciso di interpretare la parte.
<< Doveva essere una sorpresa! >> Si lamentò il ragazzo in un attimo di panico totale.
L’unica che non urlò affatto fu Muriel, e di controparte nemmeno Giasone perché si era accorto per primo che gli zombie non potevano raggiungerli, essendo il percorso che dovevano seguire delimitato da sbarre di ferro.
E poi erano finti, non potevano fare paura comunque.
Quello fu in assoluto il momento più imbarazzante della giornata.
Quando si furono ricomposti ed ebbero attraversato anche quella sala, si resero conto che il percorso terminava lì e che lo strazio era finalmente finito.
Accolsero con gioia la luce del sole, lasciandosi alle spalle quella psichedelica, le ragnatele finte, le voci spaventose e il buio. Si erano appena allontanati dalla villa fatiscente quando Muriel cacciò un urlo disumano, fece un balzò indietro di due metri e si nascose dietro la schiena di Giasone, stringendolo con una tale violenza che al ragazzo mancò il respiro.
<< Cosa c’è?! >>. Gridò il biondo dopo aver ripreso fiato, tentando inutilmente di convincere Muriel a staccarsi dalla sua schiena.
<< Una … una farfalla! >> Mormorò Muriel strillando un’altra volta quando l’insetto colorato volteggiò sulle loro teste, Giasone spalancò talmente tanto la bocca che rischiò di slogarsi la mascella. Com’era possibile che la sua fidanzata avesse paura delle farfalle?
Perché delle farfalle e non degli zombie?
Perché?!
<< Beh, guarda il lato positivo. Alla fine ti è saltata tra le braccia >>.
Giasone non ebbe nemmeno la forza di ridere quando Ivan lo prese in giro qualche minuto dopo, sghignazzando di lui senza ritegno. 


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Effe_95

Buonasera a tutti! :)
Oh, non credevo di riuscire ad aggiornare entro oggi e invece ce l'ho fatta!!
Allora, questo capitolo è stato stranamente divertente da scrivere, soprattutto la seconda e la terza parte, mentre la prima mi ha portato parecchi problemucci xD
Non è stato facile scrivere di Sonia e Cristiano perchè hanno entrambi dei sentimenti molto complessi, spero comunque di essere riuscita a trasmettere una sorta di "cambiamento", soprattuto in Cristiano. E spero possiate capire perchè Sonia sia scappata in quel modo nonostante lo ami.
Per quanto riguarda Igor e Zoe, volevo far si che per una volta Igor tirasse fuori seriamente quello che prova per lei, senza filtri, inoltre ne ho anche approfittato per cominciare ad inserire uno dei temi che sarà alla base dei prossimi capitoli, ovvero: il futuro. 
La terza parte è un delirio totale, me ne rendo conto, la mia intenzione era far si che fosse divertente e non troppo seria, ma ho lasciato qui e lì alcuni indizi su ciò che succederà nei prossimi capitoli. Per la descrizione della casa degli spettri ho preso ispirazione da quella che c'è a Disneyland, io ci sono stata e anche se non era un percorso a piedi (meno male xD), la scena dei fantasmi che ballano nella sala in stile vittoriano è assolutamente reale.
Io ne sono rimasta talmente colpita che ho pensato di riproporla.
In fine, le battute che Oscar urla a squarciagola in un atto di vero eroismo xD, sono prese dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, per tanto non sono mia invenzione. 
Il prossimo capitolo comincerà con il mese di Aprile, io farò concludere la storia intorno al mese di Luglio, quindi ci avviciniamo ai mesi caldi e pian piano alla fine, ma ci vorrà ancora un pochino ;)
Grazie mille come sempre per le recensioni, giuro che appena avrò tempo risponderò.
Grazie mille ancora, alla prossima :)

 
  
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