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Autore: eliseCS    10/10/2016    1 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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29 – Scoperte e foto
 
 
 
I piedi di Elise toccarono il terreno e la ragazza si affrettò ad appiattirsi contro il muro dell’edificio.
Aveva reputato opportuno non materializzarsi in mezzo al prato come l’ultima volta, dove sarebbe per altro stata in bella vista.
Mentre raggiungeva il portone d’ingresso sentiva le parole che le aveva detto James rimbombarle nella testa.
 
 
“Vai”
Ci fu un lungo istante di silenzio e poi: “Cosa?!” domandò Elise sgranando gli occhi, sicura di aver capito male.
Il ragazzo abbozzò un sorriso a quella reazione pur mantenendo un’espressione seria.
“Mi fido di te, Elise. Quindi vai” spiegò pazientemente.
“Ma… mi hai appena chiesto…”
“Volevo vedere come avresti risposto. E so che eri sincera, so che sei convinta che tornare a Skelton House sia l’unico modo per cercare di sbloccare la situazione…”
“Ma…”
“Solo promettimi, e questa volta dico sul serio, che tornerai indietro. Da me. E possibilmente sulle tue gambe e non ridotta com’eri l’ultima volta” la interruppe reprimendo un brivido al pensiero.
“Sarò di ritorno prima che tu possa sentire la mia mancanza” stabilì la ragazza un attimo dopo per poi lasciare un bacio veloce sulle labbra di James, concentrarsi e sparendo dal parco.
Il ragazzo sorrise tristemente: lui già la sentiva la sua mancanza…
 
 
Raggiunto il portone Elise esitò per un attimo prima di posare la mano sul grande pomello per aprirlo.
Una volta dentro avrebbe dovuto stare molto attenta.
Stranamente al suo arrivo non era scattato nessun allarme, non voleva rischiare di innescarne uno andando a zonzo per la casa.
Soprattutto considerato il fatto che una volta dentro, in caso di pericolo, non avrebbe più potuto smaterializzarsi.
Quasi trattenendo il respiro ruotò il pomello e la porta si aprì.
 
Entrò nell’ampio ingresso in punta di piedi, si sentiva una ladra, richiudendosi il più silenziosamente possibile il portone alle spalle.
Ora non le restava che scoprire dove fosse la Clark, o almeno la sua stanza.
Contrariamente all’ultima volta aveva già una mezza idea di cosa fare.
 
“Silly?” chiamò a mezza voce.
Si era fatta spiegare da James come funzionava la cosa.
Un elfo domestico è tenuto ad apparire quando il padrone lo chiama, e la prima volta l’elfa si era sempre riferita a lei chiamandola padroncina, quindi…
Trattenne un’esclamazione di sorpresa quando con un sonoro schiocco la creatura apparve davanti a lei, gli occhi a palla spalancati in un’espressione di stupore quando si rese conto di chi era stato a chiamarla.
“La padroncina è tornata…” cominciò con la sua vocetta stridula, ma la ragazza le fece cenno di smettere prima che attirasse troppo l’attenzione.
L’elfa ubbidì all’istante.
“Silly, Shayleen è qui?” le domandò come prima cosa.
“La padrona non è in casa” rispose diligentemente Silly che sembrava anche aver capito di dover tenere la voce bassa.
Sua madre non era in casa, non poteva sapere se ci fosse qualcun altro, ma almeno avrebbe potuto fare le cose con più calma: era lei quella che la preoccupava di più.
“Molto bene allora. Mi serve che mi porti alla stanza di Cheryl Clark per favore. Vive qui, vero?”
L’elfa annuì e le tese una mano facendole intendere che la doveva stringere.
Seppur perplessa Elise lo fece, e un attimo dopo non era più nell’ingresso ma nel corridoio di uno dei piani della villa, esattamente di fronte ad una porta chiusa.
“È questa” commentò Silly lasciandole la mano mentre la ragazza la stava ancora guardando confusa: Shayleen era stata chiara sul fatto che lei non potesse smaterializzarsi all’interno della casa.
 
“Silly… io non posso smaterializzarmi qui dentro. Come hai fatto?” domandò esponendo ad alta voce i suoi pensieri.
Le orecchie dell’elfa tremarono mentre quella le rivolgeva un sorriso furbo e timido allo stesso tempo: “Silly è un elfo domestico, per lei non valgono certe regole…” confessò.
Elise esultò internamente: forse allora poteva avere non solo una via di fuga ma anche un modo per far entrare altra gente dall’esterno…
“Ottimo lavoro, grazie davvero Silly” disse poi rivolta all’elfa che si piegò in un profondo inchino, le grandi orecchie a punta che quasi sfiorarono il pavimento.
“Se dovessi avere di nuovo avere bisogno di te verrai?”
“Tutto quello che la padroncina vuole” confermò l’elfa.
Un altro schiocco ed era di nuovo sparita.
 
Elise portò la sua attenzione alla porta.
Concentrandosi un attimo riuscì a sentire che non era protetta in nessun modo: non avrebbe avuto problemi ad entrare.
 
 
La stanza era vuota.
Per un istante Elise aveva quasi sperato di trovarci la proprietaria all’interno, ma almeno così avrebbe avuto il tempo di dare tranquillamente un’occhiata in giro.
Magari avrebbe persino potuto trovare qualcosa che l’aiutasse a far luce sul ruolo di Cheryl all’interno della situazione.
 
La camera era arredata in modo molto simile alla sua, forse era giusto un po’ più piccola e non aveva il terrazzo.
Non mancavano il letto a baldacchino, l’armadio in legno massiccio, il tavolo da toeletta: tutto nei toni del verde e marrone scuro, quasi nero, del legno.
Si posizionò al centro della stanza allargando le braccia e ruotando lentamente su se stessa.
Era un incantesimo molto utile che il signor Potter le aveva insegnato, e che lei aveva riadattato in base alle sua capacità, che serviva ad individuare una qualsiasi fonte di magia in un determinato luogo.
Se in quella stanza qualcosa era stato nascosto da un incantesimo lei l’avrebbe trovata.
 
Peccato che però non ebbe i risultati sperati: in quella stanza sembrava essere tutto assolutamente normale.
Elise alzò le spalle: poco male, avrebbe fatto con il buon vecchio metodo babbano.
 
I primi furono i comodini ai lati del letto: i cassetti vennero esaminati da cima a fondo come anche quelli del tavolo da toeletta.
In uno aveva trovato un doppio fondo che però, con suo gran disappunto, non nascondeva nulla.
La cassapanca ai piedi del letto non conteneva nulla e dubitava fortemente che avrebbe trovato qualcosa nella stanza armadio.
Andò a controllare persino i mobiletti del bagno, ma il risultato era sempre lo stesso.
 
Eppure Elise non capiva: Cheryl doveva avere qualcosa da nascondere.
Pensare che era arrivata fino a lì per niente non era neanche da prendere in considerazione.
Non sarebbe andata via a mani vuote a costo di rimanere lì finchè qualcuno non si fosse accorto della sua presenza.
 
Fu uscendo dalla sala da bagno che lo notò.
Il suo sguardo si era perso nei ghirigori argentati che abbellivano il tessuto da cui era costituito il paravento che anche in quella stanza copriva l’ingresso del bagno.
Nell’angolo in alto a sinistra, quello rivolto verso la finestra, c’era qualcosa, l’angolo di un foglio, che sporgeva appena dall’interno della fodera.
Esaminandolo più da vicino Elise constatò che effettivamente in quel punto lì un lembo di tessuto era stato scucito in modo da ricavare una specie di tasca all’interno del separè.
E all’interno c’era effettivamente un foglio.
 
Tirandolo fuori dovette correggersi, quello non era solo un foglio: era una foto, di quelle magiche per giunta.
 
Dalla superficie liscia un ragazzo e una ragazza le sorridevano mentre salutavano agitando le mani.
Si guardarono negli occhi, scoppiando a ridere per qualcosa che verosimilmente sapevano solo loro per poi girarsi di nuovo di fronte, lui con un braccio sopra le spalle di lei, e salutare ancora.
Avranno avuto sì e no quindici anni, la ragazza sembrava essere più piccola.
Entrambi con una divisa pressochè identica se non per i colori dello stemma che entrambi esibivano cucito all’altezza del cuore.
Un grifone rampante su sfondo rosso e oro lui, un’aquila con le ali spiegate su fondo blu e nero lei.
Quello che la colpì di più fu però il fatto che lei quei due ragazzini li conosceva entrambi.
Suo padre non era poi così diverso da come lo aveva visto anni dopo nei ricordi del Primo Ministro: i capelli neri e lisci, i lineamenti dolci e sereni e gli occhi che lei stessa aveva ereditato.
Ed era un Grifondoro.
 
Venirlo a sapere le aveva dato un immediato senso di sollievo.
James le aveva ben raccontato le varie caratteristiche delle case della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, e nonostante tutto era riuscito a rimanere piuttosto imparziale dicendo che, in linea di massima, non c’era una Casa migliore dell’altra: ognuna ha i suoi elementi buoni e quelli meno (suo fratello Albus dopotutto era un Serpeverde…).
Sapendo però che sua madre era stata una Serpeverde lei aveva segretamente sperato, in un eventuale Smistamento che per lei non sarebbe comunque mai avvenuto, di essere in una casa diversa.
Non voleva aggiungere anche quello alla già lunga lista di cose in cui assomigliava a Shayleen.
 
Tornò ad osservare la foto cercando di dare una spiegazione a quello che vedeva.
 
Capelli neri, tanto quanto quelli del ragazzo al suo fianco, legati indietro in una lunga coda che le ricadeva sulla spalla, occhi scuri tanto che la pupilla quasi si confondeva nell’iride, labbra sottili però piegate in un sorriso che trasmetteva felicità e spensieratezza.
Non c’era alcun dubbio: quella era la versione quattordicenne della signorina Clark.
 
Vederli così vicini, uno di fianco all’altra, le fece finalmente capire come mai l’altro giorno al parco l’espressione seria ma allo stesso tempo quasi rassegnata della donna le era sembrata tanto familiare.
Era la stessa che aveva suo padre nel ricordo del Primo Ministro quando aveva avvisato Shacklebolt che Shayleen non si sarebbe fermata davanti a nulla.
 
 
Quando era nata Evan l’aveva portata via da sua madre lasciandola all’orfanotrofio.
E se lasciarla lì non fosse stata una scelta casuale?
Se l’avesse portata proprio lì non per l’orfanotrofio in sé per sé ma per una certa persona che ci lavorava?
Perché più guardava la foto più Elise se ne convinceva: ci avrebbe scommesso i suoi poteri, quei due erano…
 
“Allora sei davvero qui, pensavo che quell’elfa stesse cominciando ad immaginarsi le cose…”
Una voce la fece sobbalzare ed Elise si girò di scatto verso l’ingresso della camera, le mani dietro la schiena per nascondere la sua scoperta.
La Clark entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle accennando un sorriso all’espressione sconcertata che la ragazza aveva fatto nel sentire che era stata Silly a dirle della sua presenza.
“Non ti preoccupare, credo sia stata una cosa involontaria. Stava parlando tra sé e sé di quanto fosse contenta che la padroncina fosse tornata a fare visita e non si è accorta della mia presenza. Sarei venuta prima se non avessi perso tempo a cercare di trattenerla dal punirsi… le ho assicurato che la padroncina sarebbe stata alquanto contrariata se si fosse chiusa le dita nello sportello del forno… ho fatto bene?” sembrava quasi la stesse prendendo in giro.
 
Elise continuò a guardarla, sospettosa e indecisa.
Fra le varie cose c’era anche quella di parlare con la donna, ma ora che se la trovava davanti non sapeva come incominciare.
Inoltre il suo atteggiamento così diverso da quello che aveva tenuto al parco quel pomeriggio l’aveva lasciata perplessa: era cambiato qualcosa?
 
“Certo che hai fatto bene” disse infine decidendo di rispondere alla sua provocazione. “In effetti venendo qui speravo proprio di parlare con te” aggiunse cercando di mostrarsi più sicura di quanto non fosse in realtà.
“Ah sì? E sentiamo, di cosa volevi…”
“Tu lo sapevi. Sapevi cosa sarebbe successo se avessi guarito Dan, perché non me lo hai detto?” la interruppe subito.
Ne aveva abbastanza di essere presa in giro.
L’espressione canzonatoria abbandonò il visto della donna che si fece di colpo più serio: “Non credo che avrebbe fatto molta differenza visto che alla fine hai comunque deciso di fare di testa tua” rispose piccata.
“Avrei potuto trovare un’altra soluzione, avrei…”
“No che non avresti potuto. Mettiti il cuore in pace ragazzina, non puoi salvare tutti… almeno non più, a meno che tu non sia disposta ad accettarne le conseguenze” ribattè.
Elise richiuse la bocca che aveva aperto per risponderle per le rime: alla fine dei conti aveva ragione.
“E non c’è un modo per far sì che le cose tornino come prima?” domandò quasi senza rendersene conto.
Cheryl la guardò attentamente: che fosse riuscita a capire dal tono di voce che lei non intendeva solo la faccenda della guarigione ma anche tutto il resto.
 
“Temo di no” fu la sua risposta dopo un lungo attimo di riflessione.
“Dovresti andare prima che Shayleen ritorni” le consigliò poi. “Adesso che ha visto che l’incantesimo che ha posto su di te l’ultima volta che sei stata qui ha funzionato non credo che ti lascerebbe andare tanto facilmente se riuscisse ad avvicinarti di nuovo”
“Perché io riesco a guarire le persone e voi no?” domandò Elise ignorando completamente le ultime cose che Cheryl aveva detto.
La donna si era intanto seduta sul letto mentre lei era ancora in piedi con la foto nascosta dietro la schiena.
Non se ne sarebbe andata finchè non avesse fatto luce su quella faccenda.
“Tu sei nata da due puri, Elise” cominciò intanto a spiegare la Clark. “Due puri piuttosto potenti, aggiungerei. È evidente che questo abbia in qualche modo influito sulla portata dei tuoi poteri… tutti noi siamo nati da genitori maghi, abbiamo tutti iniziato usando la bacchetta, Shayleen compresa. Abbiamo smesso di usarla solo col tempo, imparando a conoscere i nostri poteri. A quanto mi risulta tu invece non hai mai avuto bisogno di una bacchetta, non hai idea di quanto potresti essere potente se lo volessi”
“Ma io non voglio!” si affrettò a precisare la ragazza.
 
“Sai invece cosa vorrei?” aggiunse poi. “Vorrei che qualcuno mi spiegasse come stanno davvero le cose, una volta per tutte”
“Credo che in questo caso tu ti stia rivolgendo alla persona sbagliata, Elise. Stavolta non posso aiutarti” la blandì la donna con sarcasmo.
“Non puoi o non vuoi?” rilanciò svelta la ragazza. “Perché altrimenti non mi spiegherei come mai hai cercato di fermarmi dal guarire Dan, o come mai mi sei sempre sembrata la meno entusiasta quando si arrivava allo scontro… come mai mi hai tenuta nascosta in orfanotrofio per tutti quegli anni” concluse soddisfatta notando che nonostante l’espressione apparentemente impassibile della donna nei suoi occhi era passato un lampo di preoccupazione e forse anche… paura?
 
“Ho una teoria” riprese Elise dopo aver lasciato il tempo alla Clark di metabolizzare quello che aveva detto.
“Ma davvero?” le domandò l’altra con tono divertito per cercare di mascherare il crescente disagio.
“Oh sì” assicurò la ragazza. “Io penso che ci sia un motivo preciso per cui mi hai tenuta nascosta per tutto quel tempo. Perché te l’ha chiesto una persona…” disse sicura.
La Clark alzò gli occhi al cielo.
Quando parlò cercò di tenere salda la voce nonostante fosse ormai evidente che quello a cui erano alla fine arrivate dovesse essere un argomento tabù per lei.
“E di grazia chi mai avrebbe dovuto chiedermi di tenere una neonata nascosta in un orfanotrofio per…”
“Lui” disse semplicemente Elise interrompendo la donna e tirando fuori la foto da dietro la schiena.
 
Cheryl sgranò gli occhi di colpo, sgomenta: quello non se lo aspettava.
Non avrebbe dovuto venirlo a sapere, non così.
 
 
“La padrona è tornata a casa!”
Silly si era appena materializzata al centro della stanza facendo prendere un colpo ad entrambe.
 
“Non riuscirai ad uscire dalla casa senza che lei non se ne accorga” fu il commento della Clark.
Elise si sforzò di sorridere nonostante avesse il cuore che le batteva ad un ritmo spropositato.
“Non sarà necessario uscire dalla casa”
“Ti sei già dimenticata che tu non ti puoi smaterializzare finchè sei dentro?”
“Io no, ma lei sì” concordò la ragazza indicando Silly.
 
Si chinò avvicinandosi all’orecchio dell’elfa per spiegarle dove avrebbe dovuto portarla.
Non le piaceva quello che stava per dire ma doveva farlo.
“Ti ordino di non raccontare niente di tutto questo a Shayleen, specialmente del fatto che con te mi posso smaterializzare liberamente” cominciò. “E ti proibisco di punirti se Shayleen dovesse essere scontenta di te perché non rispondi alle sue domande. Capito?”
Silly annuì timidamente: avrebbe ubbidito.
“Grazie” sospirò Elise lasciandole una carezza gentile sulla testolina calva, gesto che lasciò l’elfa alquanto sorpresa: Shayleen non la trattava troppo male, ma di sicuro non con tutto quel rispetto.
 
“Finiremo questo discorso” disse alla fine Elise guardando negli occhi la Clark.
Duplicò la foto, nella sua i due ragazzi erano immobili come nelle foto babbane ma andava benissimo così, per poi appoggiare l’originale sul ripiano del tavolo.
 
“Silly, andiamo per favore…”













Ma salvee...!
Per vostra fortuna (o sfortuna, questo dovete dirmelo voi) non mi sono dimenticata di questa storia.
E vorrei ricordarvi che maledizioni potenzialmente letali, nel caso in cui dovessero avere effetto, mi impedirebbero di pubblicare i prossimi capitoli, quindi attenti... :)
I pomodori penso siano più innoqui o sopportabili.
Comunque...
Teoricamente si dovrebbe capire qual è la "scoperta" che fa Elise in questo capitolo, ma nel caso qualcuno avesse ancora dei dubbi la cosa verrà definitivamente chiarita la prossima volta.
A questo proposito stavo pensando: un capitolo infrasettimanale potrebbe bastare per farmi perdonare per queste due settimane di silenzio?
Ormai che l'esame è andato (come ancora non si sa visto che come al solito avremo i risultati tra millemila anni) non dovrei avere problemi ad aggiornare puntualmente la storia come ho sempre fatto.
Vi lascio l'anticipo del prossimo capitolo!

La donna rispose stringendola ancora di più.
Elise non poteva vederlo ma sul suo visto era appena spuntato un sorriso come non ne faceva da anni.
Un sorriso che sapeva di sollievo e felicità.
Un sorriso che sapeva di famiglia.

Chi è che sta abbracciando Elise? (Dai che è facile!)
A mercoledì/giovedì :)
E.


 
   
 
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