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Autore: Signorina Granger    10/10/2016    7 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Capitolo 10: Partenze e cene poco attese 
 
Domenica 3 Febbraio


“Ti prego…”

Fin da bambina, aveva sempre pianto di rado… Non sapeva nemmeno con certezza quando l’aveva fatto per l’ultima volta, prima di quella sera.

Tutto quello di cui era consapevole era che stava versando più lacrime di quanto non avesse mai fatti in tutta la sua vita, mentre era inginocchiata sul marciapiede umido e teneva suo fratello tra le braccia. 

“Mi dispiace Seannie… Mi dispiace tanto.”

Charlotte trattenne a stento un singhiozzo mentre stringeva il corpo del fratello, inerme e freddo come il ghiaccio sotto le due dita che ormai avevano quasi perso la sensibilità a causa del gelo di fine Dicembre. 

Tremando gli accarezzò il volto, sfiorandogli la barba  con le dita sporche del suo stesso sangue, che divampava dalla profonda ferita che aveva lacerato il fianco di Sean Selwyn, ormai senza vita e senza nemmeno l’ombra del suo solito sorriso impresso in volto.

Charlotte guardò gli occhi chiari del fratello, trovandoli vacui e senza vita mentre nemmeno si accorgeva delle persone intorno a lei: c’era una gran baraonda nella piazza, tutti correvano a destra e a sinistra per cercare e aiutare qualcuno… Nessuno sembrava prestare molta considerazione alla giovane  seduta sul marciapiede con un cadavere stretto tra le braccia, o almeno nessuno tranne una donna che si era avvicinata ai due, guardando la scena quasi con orrore.
Stephanie Carsen allungò una mano, sfiorando delicatamente la spalla della sua amica Charlotte, facendola sobbalzare:

“Charlotte… vieni via. Lascialo andare.”

“No.”

Charlotte non si voltò neanche, senza smettere di tremare o staccare gli occhi dal volto del fratello, chinandosi leggermente per abbracciarlo tra le lacrime. 

“Ti prego Sean… Non puoi lasciarmi da sola, non ce la faccio.” Deglutì a fatica, trovando improvvisamente difficile respirare in mezzo a tutta quella calca, a tutto quel rumore… Sentiva distintamente il battito cardiaco notevolmente accelerato rispetto al normale, il cuore batteva tanto velocemente da non riuscire neanche a contare i battiti che sembravano esploderle nel petto.

Stephanie sospirò, cercando di mantenere un timbro di voce fermo mentre evitava di guardare il volto di Sean, chinandosi leggermente accanto all’amica, parlando a bassa voce e cercando di calmarla.

“Charlotte… non puoi fare niente. Dobbiamo tornare al Quartier Generale, ci penseranno i Medimaghi.”

“Senza mio fratello non vado da nessuna parte.” 

Charlotte deglutì senza smettere di guardare il volto di Sean, incurante del freddo, delle lacrime che le scorrevano sul volto e di tutto quello che stava accadendo intorno a lei… l’unica cosa che contava in quel momento era che suo fratello era morto. 

Sentì Stephanie dire qualcosa, ma non riuscì a capire le sue parole… la presa sulle spalle larghe di Sean si affievolì mentre la sua vista si annebbiava, provando un senso di vuoto. 

All’improvviso tutto divenne buio e la fastidiosa sensazione di precipitare la invase, mentre cercava di allungare le braccia per toccare suo fratello e poterlo abbracciare ancora una volta. 

Disse qualcosa ma non sentì nemmeno il suono delle sue parole, che rimbombarono nella sua testa mentre le sembrava di cadere sempre più velocemente.
Aprendo gli occhi di scatto Charlotte emise un lieve gemito, imprecando mentre il dolore alla testa si diffondeva velocemente, diventando più acuto ogni secondo che passava. 

Deglutì, conscia che si era finalmente svegliata… ma non era stata solo una sensazione, era davvero caduta dal letto visto che era finita dritta sul tappeto e probabilmente sbattendo la testa. 

Tremando Charlotte rimase immobile per qualche istante, incapace di muoversi mentre respirava più velocemente del normale, chiudendo gli occhi e cercando di concentrarsi solo sul battito cardiaco troppo accelerato.

Dieci, undici, dodici…

“Stai tranquilla Charlie, non devi avere paura… ti difende il tuo fratellone.” Le parole e la risata di Sean le invasero la mente.

… tredici, quattordici, quindici… 

“Non preoccuparti… andrà tutto bene, fidati di me.”

… sedici, diciassette, diciotto…

Charlotte riaprì gli occhi, iniziando a respirare più piano mentre piegava un braccio, cercando fare leva sul gomito per riuscire ad alzarsi. 

Sospirò nel realizzare che sembrava non avere più nemmeno un briciolo di forza, abbandonandosi di nuovo sul tappeto con arrendevolezza, rivedendo ancora una volta gli occhi cerulei e vacui di Sean proprio davanti a lei.

Incurante del freddo che sentiva Charlotte appogiò la testa sul tappeto, raggomitolandosi su se stessa e chiudendo gli occhi diventati lucidi. 

Te l’ho detto Seannie… senza di te non ce la faccio. 


                                                                                 *
 

Dante teneva lo sguardo sul vetro, appannato dalla pioggia che sembrava destinata a durare fino alla fine della giornata.
Faceva piuttosto freddo e tra il vento e la pioggia nessuno si sarebbe sognato di mettere il naso fuori dal castello, fatta eccezione per i poveri sventurati di Tassorosso che avevano allenamento proprio quella mattina. 

Già, i Tassorosso. 

Lo stomaco del ragazzo si contorse pensando a quella Casa mentre, seduto su un davanzale in Biblioteca con un libro appoggiato sulle gambe, cercava invano di concentrarsi sui compiti mentre se ne stava rannicchiato accanto ad uno dei camini, che lo scaldava quasi in modo rassicurante. 

Dante abbassò lo sguardo sul libro, sapendo che difficilmente avrebbe combinato qualcosa di produttivo finchè la sua mente era altrove, più precisamente nella Sala Comune dei Tassorosso. 

Non aveva ancora metabolizzato del tutto che Amos se ne fosse andato, la mattina precedente… e Jane avrebbe potuto benissimo imitarlo, visto che stando a quanto aveva detto la ragazza due giorni prima se fosse partita l’avrebbe fatto proprio quel giorno e ne aveva già parlato sia con Silente che con Dippet.

Aveva avuto quasi paura di chiederle cosa avesse deciso di fare, la sera prima… e non si era nemmeno presentato in Sala Grande per la colazione, temendo di non vederla entrare o ancora peggio che lei gli si avvicinasse con gli occhi chiarissimi carichi di tristezza per dirgli che aveva fatto le valige e che era andata a salutarlo.

Forse non era un atteggiamento molto da Grifondoro, ma non sopportava l’idea di vederla andare via proprio da sotto il suo naso, specialmente dopo che anche Amos era stato ritirato per volere dei genitori… Non che fosse l’unico, da quando erano finite le vacanze di Natale non pochi studenti erano tornati a casa… Ma Amos e Jane non erano chiunque per lui e l’idea di perderli entrambi nel giro di due giorni era assolutamente insopportabile. 

La cosa peggiore era che forse Jane sarebbe stata più propensa ad andarsene proprio a causa della partenza di Amos… forse avrebbe valutato che sarebbe stato meno difficile lasciare Hogwarts se avrebbe dovuto salutare in ogni caso uno dei sui migliori amici. 

Un lieve sorriso increspò le labbra di Dante, immaginandosi chiaramente come la ragazza avesse passato gli ultimi due giorni: la vedeva chiaramente a rigirarsi milioni di volte nel letto, coperta fino al naso per stare al caldo mentre cercava di prendere una decisione, andare a casa o lasciare lui da solo ad Hogwarts… 

Il problema era semplice: Jane era troppo buona, difficilmente avrebbe sopportato immaginarsi sua madre da sola dopo l’improvvisa e definitiva dipartita del padre… ma allo stesso tempo di sicuro le dispiaceva lasciare lui.


Povera piccola… non dev’essere stata una bella settimana

Sorrise appena quasi con amarezza, chiedendosi come avrebbe passato gli ultimi mesi di scuola senza i suoi amici… di certo avrebbe stressato i suoi fratelli per giorni, tanto che alla fine Coraline lo avrebbe preso a parolacce mentre il povero Francies avrebbe cercato di fare da mediatore.

In effetti non aveva passato bene gli ultimi giorni: tra la consapevolezza che Amos se ne sarebbe andato e la possibilità che Jane lo imitasse era stato parecchio immusonito… e ogni volta in cui Coraline o Francies gli chiedevano spiegazioni lui si limitava a grugnire, allontanandosi a testa bassa senza voler esprimere ad alta voce quello che provava o rendere i fratelli o chiunque altro partecipi della situazione. Non era abituato a chiedere supporto a qualcuno, nemmeno in un caso come quello. 

Sentendo dei passi, seguiti da una voce appena udibile ma familiare allo stesso tempo, Dante si riscosse in fretta, voltandosi di scatto. 
Non si era sbagliato… avrebbe riconosciuto quella voce gentile e delicata da miglia. 

Vide Jane a metà della corsia, di profilo mentre scambiava due parole con Isabella, che era in piedi con le braccia cariche di libri che dovevano pesare più di lei. 

Jane le rivolse un cenno di saluto e le sorrise prima di voltarsi, puntando dritta nella sua direzione e rivolgendogli un lieve sorriso, quello che lo faceva sciogliere come neve al sole. 

Dante non si mosse, restando immobile e in religioso silenzio mentre osservava la ragazza avvicinarglisi, studiandola e cercando di rendere ogni dettaglio indelebile nella sua testa: Jane camminava verso di lui con le falcate decise di chi sa esattamente dove vuole andare e perché, il colletto della camicia bianca perfettamente piegato sul maglione nero. Teneva le braccia conserte come faceva sempre quando aveva freddo e i capelli castani erano raccolti in una coda alta, permettendo di vederle meglio il suo volto pallido e delicato. 

“Ciao Danny.” Jane si fermò accanto a lui, sorridendogli con calma. Dante si sforzò di ricambiare, senza staccare gli occhi da quelli della ragazza:

“Ciao Jane… sei venuta a salutarmi?” Il tono cupo del Grifondoro sarebbe stato udibile anche a km di distanza e rimase quasi sconcertato nel vedere la Tassorosso accennare un sorriso, guardandolo con cipiglio divertito e intenerito allo stesso tempo:

“Ti ho cercato parecchio, in effetti. Dove ti eri nascosto?”

“Non mi andava di chiacchierare… se devi dirmi che te ne vai fallo subito, per favore.” Dante sospirò, abbassando lo sguardo con aria sconsolata e fulminando il libro di Trasfigurazione con lo sguardo, come se fosse lui il responsabile della situazione di incertezza in cui si trovava. 

“Ok… Pensavo di farti un bel discorso articolato, ma sarò breve se è questo che vuoi.”

Dante alzò lo sguardo di nuovo su di lei, guardandola con tanta malinconia che Jane per un attimo esitò, non sapendo se abbracciarlo o ridere, non potendo non trovare quella situazione divertente almeno in parte: le dispiaceva vederlo giù di morale, ma allo stesso tempo le faceva quasi piacere che l’idea che se ne andasse gli facesse tanto male. 

Si impose però di rimanere seria, allungando una mano per appoggiarla su quella di Dante prima di parlare:

“Dan… Io adoro mia madre. E’ sempre stata il mio punto di riferimento e le voglio molto bene, non si è meritata quello che ha fatto mio padre e odio saperla ad affrontare tutto questo da sola, non è giusto.”

Dante annuì con un debole cenno del capo, l’aria sempre più sconsolata mentre la certezza che Jane avesse deciso di andarsene si faceva strada nella sua testa.

La Tassorosso esitò per un istante ma poi riprese a parlare, ripetendo ad alta voce quello che aveva immaginato di dire molte volte nei giorni precedenti:

“Però… non mi piace neanche saperti qui da solo a tua volta, specialmente visto che Amos se n’è andato. E forse dovrei sfruttare il tempo che mi resta qui visto che ne avrò molto da passare a casa con lei.”

Jane quasi non finì la frase prima che Dante sgranasse gli occhi, guardandola per un attimo con le pupille dilatate prima di sorridere come non l’aveva visto fare da giorni, afferrandola per i fianchi e attirandola a sè con uno strattone, abbracciandola di slancio.

“Grazie piccola Jane… non ci speravo, ma grazie. Sarei perso senza di te.”

Chiuse gli occhi, approfittando di trovarsi alla sua stessa altezza e appoggiando il capo sulla sua spalla, lasciando che il profumo dolce di Jane gli invadesse le narici mentre le circondava la vita con le braccia. 

“E io senza il mio spilungone. Non ti potevo lasciare qui da solo, ti saresti fatto ammazzare in qualche modo…” 

Jane rise appena, ricambiando l’abbraccio senza trattenersi dal sorridere mentre lui sollevava il capo, ricambiando il sorriso e annuendo prima di darle un bacio su una guancia e poi sulla tempia:

“Forse l’avrei fatto apposta per farti tornare. Non mi sottovalutare mai, Jane Prewett.”


                                                                      *


“Ehy, eccoti… Non ti ho vista per tutta la mattina, cominciavo a preoccuparmi… tutto bene?”

Charlotte alzò lo sguardo, annuendo debolmente mentre Regan le sorrideva, sfiorandole la spalla prima sedersi accanto a lei, su una sedia davanti al camino.

“Si, benissimo, ero solo un po’ stanca… E’ da una settimana che non ho notizie di Stephanie, sta bene vero?”

Charlotte alzò lo sguardo dal camino per posarlo sull’amico, che annuì con lieve nervosismo, abbassando lo sguardo sul tappeto mentre cercava un modo per dirle ciò che aveva rimandato per diversi giorni.

Ora però Charlotte glie l’aveva direttamente chiesto e non poteva certo glissare e fare finta di nulla, doveva essere sincero per forza.

“Si, sta bene. In effetti non ti ha risposto perché pensiamo che tu debba… staccarti, per così dire. Credo non ti farà male stare un po’ senza dover pensare continuamente a ciò che accade al Dipartimento, CeCe. In effetti sarebbe quello il motivo del…”

“Puoi dirlo Reg. Congedo.” Charlotte puntò gli occhi sulle fiamme, parlando in tono aspro mentre il silenzio regnava nella stanza, rotto dal sospiro dell’uomo:

“Mi dispiace, ma credo sia meglio così, per un po’ di tempo… dovresti pensare ad altro, ti vogliamo bene ed entrambi vorremmo vederti stare meglio.”

“Si, lo diceva anche mia madre quando ha insistito perché facessi la terapia. Grazie per avermelo detto Reg, almeno non starò ad aspettare qualcosa che non arriverà.”

Charlotte si strinse debolmente nelle spalle e Regan non aggiunse altro, abbassando lo sguardo e sperando che non se la fosse presa… Non gli piaceva l’idea che la donna ce l’avesse con lui, ma agiva solo per il suo bene e perché voleva vedere di nuovo la vecchia CeCe, quella ironica, determinata e più sorridente che aveva intravisto solo per brevi momenti, quando si era seduta sulle sue ginocchia per convincerlo ad andare con lei alla cena di Lumacorno o durante la battaglia di neve con Will. 

I due restarono in silenzio per un po' mentre entrambi osservavano le fiamme danzare nel camino, prima che Charlotte si mosse: allungò una mano per posarla su quella di Regan, rivolgendogli un lieve sorriso che venne ricambiato dall'uomo, che capì che lo stava ringraziando. 

                                                                             *


“Che sta succedendo vicino alla porta?” 

Rod inarcò un sopracciglio, osservando con curiosità la ressa che si era formata nell’Ingresso, accanto alla porta della Sala Grande.

“Credo che abbiano appeso qualcosa… Andiamo a vedere.”

Antares s’infilò le mani in tasca e scese i pochi gradini della scalinata principale che lo separavano dall’Ingresso, seguito dal suo migliore amico. Erano entrambi piuttosto alti e non ci misero molto a farsi largo tra gli studenti più giovani per leggere cosa ci fosse scritto sull’avviso che era stato appeso solo poche ore prima:

“Grandioso, si va ad Hogsmeade, non vedo l’ora!” Un sorriso comparve sul volto di Rod dopo aver letto le prime righe, gongolando all’idea di fare di nuovo visita al paese solo tre settimane dopo. 

“Immaginavo si trattasse di questo, appendono di rado qualcosa che non siano avvisi di questo genere.” Antares fece spallucce senza staccare gli occhi chiari dal foglio, leggendolo per intero a differenza del suo amico, che ormai era già con la testa altrove, giù in paese. 


Alle loro spalle intanto qualcuno non era particolarmente allegro, come ad esempio una ragazza dai capelli color carota che cercava invano di capire cosa stesse succedendo, alzandosi in punta di piedi per riuscire a leggere ma comunque senza grandi risultati.


Grandioso. Grazie mamma, dovevi farmi con questi capelli ma almeno potevi darmi dieci cm in più!

Isabella sbuffò, maledicendo mentalmente sua madre mentre cercava di leggere quanto scritto da Dippet sull’avviso. 
Un moto di malinconia la invase nel ricordare molte situazioni del genere che le era già capitato di vivere… quando era piccola e non riusciva a vedere uno spettacolo e simili suo fratello rideva e la sollevava, facendo in modo che riuscisse a vedere nonostante la bassa statura. 

Non sembrava l’unica ad avere problemi di quel tipo, comunque: accanto a lei si era fermata anche Charlotte, che aveva un’aria torva probabilmente per il medesimo motivo.

“Alla faccia della galanteria, qui non si spostano neanche a pagarli…”

La donna sbuffò, borbottando sommessamente e facendo spuntare un lieve sorriso sul volto della sua allieva, che però non osò emettere un fiato mentre l’insegnante si guardava intorno, cercando con lo sguardo due precise persone. 

Individuando Regan e Will a pochi metri di distanza, intenti a commentare ciò che avevano davanti agli occhi, l’Auror sorrise con aria soddisfatta, avvicinandosi ai colleghi.

“Scusate, permesso, devo raggiungere quei due…”

Tra una gomitata e l’altra, Charlotte riuscì a raggiungere i due colleghi, che però non si erano accorti della sua presenza intenti com’erano a parlottare. Roteando gli occhi la donna alzò un braccio, puntellando le dita sulla spalla di Will per attirare la sua attenzione:

“Salve. Perché voi spilungoni non vi rendete utili e informate le persone meno avvantaggiate? Che succede?”

Entrambi si voltarono verso di lei, Regan sorridendo appena alle sue parole mentre Will le scoccò un’occhiata leggermente accigliata:

“Ciao Charlotte… ti eri rinchiusa nei tuoi appartamenti questa mattina?”

“Si Cavendish, so che ti traumatizzerà saperlo ma la mattina non mi sveglio con l’obbiettivo di vederti. Puoi dirmi invece, per cortesia, che c’è scritto su quel foglio?”

Charlotte inarcò un sopracciglio, parlando una nota di impazienza nella voce che lo fece sorridere con aria beffarda, guardandola con una nota di divertimento negli occhi castano-verdi:

“Che cosa c’è, Charlotte… non riesci a leggere?”

La donna assottigliò gli occhi e probabilmente stava per minacciarlo di non prenderla in giro ma Regan la batté sul tempo, intromettendosi e impedendo che si scatenasse il putiferio in mezzo agli studenti:

“Gita ad Hogsmeade, CeCe… sabato 23.”

Charlotte gli rivolse un sorriso carico di gratitudine, scoccando invece un’occhiataccia in direzione di Will prima di parlare:

“Grazie Reg… Ora vado a bermi un the prima dell’Ultima Cena… ci vediamo più tardi.”

Con un cenno di saluto la donna si dileguò, imitata da Regan e Will che si allontanarono dalla calca, permettendo così ad un’allegra Isabella di leggere l’avviso. 

“Grazie tante… mi hai tolto tutto il divertimento!” Will sbuffò, seguendo brevemente Charlotte salire le scale con lo sguardo prima di voltarsi vero il collega, che roteò gli occhi con aria esasperata:

“Dovresti ringraziarmi, ho evitato che voi due distruggeste il castello a suon di maledizioni… Credimi, non vuoi vedere Charlotte Selwyn con una bacchetta in mano quando ce l’ha con te, non è uno spettacolo piacevole.”


                                                                                *


“Dobbiamo parlare.”

Francies quasi si strozzò con l’acqua che stava bevendo quando sentì la voce di sua sorella proprio accanto a lui, voltandosi di scatto e trovandosi davanti una Coraline dall’aria molto risoluta, come se dovesse dirgli qualcosa di vitale importanza.

“Cora, che ci fai qui?”

“Te l’ho detto Fran, ti devo parlare! Hai notato che Dante ha cambiato umore più velocemente di una ragazza con le sue cose? C’è qualcosa sotto, dobbiamo indagare!”

“Neanche morto.”

“Come sarebbe? Mi devi aiutare, sei mio fratello!”

“Se vuoi un aiuto-detective chiama Anthony, io non mi immischio negli affari di Dan.”

Il Tassorosso alzò gli occhi al cielo mentre la sorella sbuffava, guardandolo come se proprio non lo capisse:

“Ma guardalo… insomma, hai visto? Sorride come un beota, è evidente che c’è qualcosa sotto… e fino a stamattina aveva un muso lungo come la barba di Silente!”

Francies si voltò verso il tavolo dei Grifondoro, scorgendo il fratello intento a chiacchierare amabilmente con Rodericus Lestrange tra un boccone e l’altro. In effetti sorrideva parecchio e sembrava particolarmente di buon umore, in netto contrasto con i giorni precedenti.

“Beh… forse era solo triste per via di Amos e gli è passata.”

“Può essere, ma secondo me c’è altro…” Coraline spostò lo sguardo dal fratello maggiore, puntandolo su una ragazza che mangiava a poca distanza da lei mentre chiacchierava con le sue compagne di Casa.

Una lampadina si accese nel cervello della Serpeverde, che sorrise con aria trionfante prima di assestare una gomitata allo stomaco del fratellino, rischiando per la seconda volta di fargli andare l’acqua di traverso:

“BINGO. Jane Prewett a ore 4.”

“CHE?”

“Mio dio, ma devo insegnarti tutto! Guarda lì, genio!”

La ragazza sospirò, indicando la ragazza al fratello che inarcò un sopracciglio, come se non capisse il suo ragionamento:

“Ok… e allora?”

“Beh, secondo me c’è di mezzo lei! Non mi avevi detto che forse se ne sarebbe andata? Dan era di pessimo umore fino a stamattina e la Prewett è ancora qui… Ci scommetto 100 punti che ha deciso di non tornare a casa e Dante è felice proprio per questo.”

Un sorriso soddisfatto comparve sul volto della ragazza, che guardò il fratellino come se si aspettasse un mare di complimenti per le sue “geniali intuizioni”. Francies invece la guardò con aria scettica, esitando prima di parlare a sua volta:

“Sei sicura che non mi abbiano adottato, vero?”

“Sicurissima, ma a questo punto credo che forse mamma e papà abbiano adottato me…”


                                                                                 *


“Ehy, ciao! Che muso lungo… è successo qualcosa?”

Lyanna sorrise in direzione di Charlotte, che si trascinò fino al tavolo con aia cupa, sedendosi davanti alla collega prima di stringersi nelle spalle:

“No, ma la prospettiva della cena mi deprime. A te non fa questo effetto?”

“Non proprio, anche perché sono sicura che Lumacorno si occuperà più che altro di te e Will, di me si curerà molto meno.”

“Che bella prospettiva… Per tirarmi su ho bisogno di qualcosa da bere.”

“Mia madre dice sempre che una tazza di the risolve praticamente tutto.” Lyanna sorrise gentilmente e Charlotte la imitò appena, guardandola con aria divertita mentre si versava del the nero in una tazza.

“Credo sia una tipica convinzione inglese… ma se fosse davvero così, il mondo sarebbe praticamente perfetto.”

“Immagino che sia vero, ma a volte è bello pensare che i problemi possano sparire di fronte a qualcosa di caldo… salute.”

Lyanna sorrise, sollevando leggermente la tazza di porcellana quasi a voler brindare, facendo sorridere di rimando anche la collega:

“A cosa si brinda, se posso chiedere?”

“Ad Horace Lumacorno, naturalmente! Che possa organizzare cene a lungo, Amen.”

“Amen.”


                                                                           *


“Sai, sono davvero felice che tu alla fine sia rimasta... Non avrei mai retto a frequentare le lezioni extra come unica ragazza, probabilmente sarei scappata a gambe levate!”

Jane rise alle parole di Isabella, seduta di fronte a lei ad un tavolo in Biblioteca, intente a finire i compiti per il giorno successivo:

“Immagino... al tuo posto avrei fatto lo stesso.” 

“Ma per favore, tu sei intoccabile... hai la guardia del corpo!”       Bella roteò gli occhi, facendo arrossire, suo malgrado, la Tassorosso che la guardò con gli occhi fuori dalle orbite:


“Se ti riferisci a Dante...” 

“Ovvio che mi riferisco a Dante!” 

“Si beh... è molto dolce con me.”    Un lieve sorriso spontaneo incurvò le labbra sottili di Jane mentre pensava con affetto alla sua “guardia del corpo”, cosa che in sfuggi allo sguardo della sua interlocutrice:


“Oh si, lo so. Lo sanno anche le armature, credo.”     Un sorrisino comparve sul volto di Isabella, che guardò la Tassorosso con l'aria di chi la sa lunga e facendola così sbuffare: non era certo la prima volta che le facevano un discorso simile... persino Amos aveva detto una cosa del genere, subito prima di andarsene. 
Senza contare che Yaxley definiva sempre Dante come “il fidanzatino della Prewett”. 

“Possiamo cambiare argomento, per favore? Credevo stessimo parlando della Pozione Polisucco.” 

“In teoria si, ma alla fine facendo i compiti in compagnia di finisce sempre per parlare d'altro, io e Bree andavamo a finire sugli argomenti più disparati.”

Isabella sorrise, ricordando con aria divertita gli innumerevoli pomeriggio passati con Brianna a fare i compiti e chiacchierare del più e del meno allo stesso tempo.


“Ti manca?” 

“Si, certo... ma ci scriviamo più di due volte a settimana, potrebbe andare peggio. E non vorrei mai vivere la situazione al contrario, se mia madre volesse riportarmi a casa credo che non lo reggerei proprio.”     Isabella abbassò lo sguardo, parlando con un tono cupo poco velato che non sfuggì alle orecchie di Jane, che la osservò prima di parlare con il tono gentile che usava sempre quando poneva una domanda personale:


“Non vai d'accordo con la tua famiglia?” 

“No. Adoravo mio fratello, ma... beh, il destino si è messo in mezzo e ha deciso, molto ironicamente, di portarmi via l'unico che mi capisse e apprezzasse per ciò che sono.” 

“Non dire così, sono sicura che i tuoi genitori ti vogliono bene.” 

“Mio padre non mi ha mai considerata molto, infondo sono solo una ragazza... che utilità rappresento, a parte sposarmi con qualcuno che possa tornare utile alla mia famiglia? Quanto a mia madre... lei è diversa da me, troppo per potermi capire. Tu sei Purosangue, Jane... Forse capisci cosa intendo.” 

“Mia madre non è così, lei crede nel matrimonio... o almeno, ci credeva fino all'anno scorso. Non mi forzerebbe mai a sposarmi, ne sono sicura.” 


Isabella sorrise quasi con un velo di tristezza alle parole della Tassorosso, abbassando lo sguardo sui libri mentre due parole uscivano dalle sue labbra a voce così bassa che Jane le udì a stento:

“Beata te...” 


                                                                           *


“Ok, ora che ci siamo tutti possiamo andare... coraggio, non è poi la fine del mondo!” 

Lyanna alzò gli occhi al cielo, prendendo Charlotte sotto braccio e facendo per portarsela dietro lungo il corridoio, seguite da Regan e Will che sembravano diretti ad un funerale più che ad una cena.

“Aspetta, ho scordato in camera...” 

Charlotte girò sui tacchi ma non ebbe il modo di svignarsela, trovandosi davanti un Will che non sembrava avere intenzione di ammettere fuggitivi quella sera:

“Te lo ripeto, Selwyn. Dovrai passare sul mio cadavere.” 

“E io ti ripeto che non vedo l'ora di poter duellare contro di te così da toglierti il sorrisetto arrogante dalla faccia.” 

“La vedremo.” 

“Quando vuoi!” 

“Bene.” 

“Benissimo.” 


I due si guardarono in cagnesco per qualche istante, mentre Lyanna alzava gli occhi al cielo con aria esasperata e Regan sorrideva quasi nervosamente, mettendo una mano sulla spalla di entrambi:

“D’accordo... che ne dite di arrivare tutti vivi all’ufficio di Lumacorno? Domani tu hai lezione CeCe, quindi se volete darvele di santa ragione potrete farlo domani pomeriggio... ma ora andiamo, su!” 

Regan sorrise, mettendo un braccio intorno alle spalle di Charlotte per condurla lungo il corridoio mentre la donna borbottava qualcosa di incomprensibile a mezza voce sul fatto che Will si credesse migliore di tutti in qualunque cosa. 

Will sbuffò e li seguì, camminando accanto s Lyanna che invece sembrava parecchio divertita. L'uomo se ne accorse e la guardò di traverso, inarcando un sopracciglio:

“Perché ridi sotto i baffi?” 

“Niente Will, niente...” 


                                                                                  *


“Ok, non voglio essere indiscreto ma quando è troppo è troppo. Che succede?” 

Rod chiuse il pesante tomo di Trasfigurazione con un gesto quasi teatrale, posando gli occhi chiarissimi su Dante quasi con fare accusatorio attraverso le lenti degli occhiali.

Il compagno di Casa, seduto davanti a lui ad un tavolo nella Sala Comune quasi deserta visto che molti erano ancora a cena, inarcò un sopracciglio, guardando Rod come se non capisse la sua domanda e il suo tono quasi accusatorio:

“Ehm... a che ti riferisci, Rod?” 

“Che domande, al fatto che oggi sembri colpito dal fulmine del buon umore e del sorriso, non ti vedevo così schifosamente felice da quando Tassorosso ha battuto Serpeverde!” 

Dante si accigliò e aprì la bocca per ribattere, ma Rod non gliene diede il tempo e riprese a parlare mene si sfilava gli occhiali, che portava sempre quando leggeva o faceva i compiti:

“Ieri sembravi in lutto, oggi invece svolazzi a mezzo metro da terra... che è successo, si può sapere?” 

Dante esitò per un attimo, pensando a come rispondere mentre un sorrisino compariva sul volto dell’altro Grifondoro, come se in realtà già sapesse la risposta:

“È possibile, anche se ovviamente la mia è solo un’ipotesi azzardata, che il tuo improvviso cambio d’umore abbia a che fare con il fatto che una certa ragazza abbia deciso di restare qui?” 

“Come fai a sapere..,” 

“Non importa, lo so e basta. Ma certo che è per questo, che domande stupide faccio oggi!” 


Rod sorrise con aria divertita, gongolando per la consapevolezza di avere ragione e facendo arrossire leggermente Dante, che boccheggiò prima di rispondere:

“Beh... certo che ha a che fare con Jane, le voglio bene e mi dispiacerebbe molto se se ne andasse, specialmente dopo che Amos si è ritirato! Ma non per il motivo che pensi tu, Lestrange.” 

“Sì sì, certo...” 


Dante lo fulminò con lo sguardo, abbassando gli occhi per andare avanti con i compiti e maledicendo mentalmente Antares Black per non essersi preso la custodia di Rodericus quella sera... gli stava simpatico, ma quando voleva sapeva essere molto pettegolo. 

Dopo qualche istante di silenzio in cui Dante Julius pensò che il discorso fosse stato chiuso Rod parlò di nuovo, osservando con attenzione il compagno per non perdersi la sua reazione a ciò che stava per chiedergli:


“Ok, quindi Jane non ti piace proprio per niente, ho capito.” 

“Mi piace eccome, ma non come intendi tu...” 

“Sì, ho afferrato il concetto... Perciò, non ti darebbe fastidio se qualcuno dovesse invitarla a passare la gita ad Hogsmeade insieme, no?” 


Rod fece del suo meglio per restare serio ma fu difficile non sorridere di fronte al lampo poco rassicurante che attraversò gli occhi eterocromatici di Dante per un istante, prima che si stringesse nelle spalle con finta noncuranza:

“No... solo sapendo di chi si tratta, ovviamente. Chi è che la vuole invitare?” 

“Perché dovrei dirtelo, tanto non ti interessa...” 

“Lestrange, ti avviso. Non provocarmi, potresti pentirtene.” 

Il tono e lo sguardo minaccioso di Dante fecero quasi sorridere Rod, che seppe di non aver affatto preso un granchio... Dante di certo non poteva fregarlo, anche se dal suo sguardo sembrava pronto a daglierle di santa ragione se non avesse sputato il rospo. 


                                                                                  *


“Signore, siamo solo al primo e già imploro aiuto divino...” 


Will sospirò, tagliando le lasagne con gesti secchi e quasi automatici, mentre accanto a lui Charlotte sghignazzava, divertita dalle smorfie che stava sfoggiando il collega. 

“Lo trovo divertente, Selwyn? Davvero?” 

“Diciamo che sono abituata a cose del genere, i miei genitori invitano a cena i loro pomposi amici più spesso di quanto non vorrei. Fortunatamente ormai riesco a stare alla larga da quelle situazioni, però.” 

Charlotte fece spallucce mentre allungava una mano per prendere il pane in contemporanea con il collega, che sbuffò quando si accorse che avrebbe dovuto combattere pure per dei carboidrati:

“Oh, ma dai! Lasciamelo!” 

“Io? Tu, semmai! Il detto “prima le signore” non ti dice nulla, suppongo.” 

Il tono velenoso di Charlotte scaturì un’espressione di vaga sorpresa sul volto di Will, che la guardò come se non capisse a cosa si stesse riemergendo:

“Naturale che lo conosco... però non mi sembra di avere una signora davanti.” 

Charlotte sgranò gli occhi e probabilmente avrebbe detto qualcosa di assai poco elegante se Lyanna non si fosse provvidenzialmente messa in mezzo, sporgendosi leggermente per avvicinarsi a Will e mettergli una pagnotta in mano:

“Bambini, smettetela! Will, eccoti del pane.” 

La donna alzò gli occhi al cielo, sentendosi quasi catapultata nelle cene di famiglia dove doveva sempre dividere i suoi nipoti che litigavano per ogni cosa. 

Nel frattempo, di fronte ai tre, Lumacorno sembrava non avere alcuna intenzione di mollare Regan, chiedendogli di Stephanie in quanto si ricordava benissimo anche di lei.

“Poverino... ma immagino che dopo toccherà a noi.” 

Lyanna sospirò, parlando in tono grave mentre con la coda dell’occhio avrebbe potuto giurare di aver visto Silente ridersela, seduto accanto a lei. 

In effetti c'era stata una specie di lotta tra i quattro, visto che tutti volevano accaparrarsi il posto vuoto accanto al Vicepreside... e Lyanna era risultata vincitrice, mentre il povero Reg si era dovuto sedere accanto proprio a Lumacorno. 

“Piuttosto, perché diamine siamo seduti vicini, noi due?” 

“Non lo so, ma stavo per chiederti lo stesso! Lyanna, puoi fare scambio con me?” 


Will si voltò verso la collega con fare speranzoso, ma l’ex Corvonero sfoggiò un sorrisino e scosse il capo, guardandoli con aria divertita:

“Mi spiace, ma sono felicissima dove mi trovo! Se sperate di prendervi il posto accanto a Silente, vi sbagliate... professore, mi parla degli studenti dell’ultimo anno? Mi piacerebbe conoscerli meglio tramite qualcuno che li ha seguiti per anni.” 

Con un gran sorriso la donna si voltò verso Silente, decisa a non farsi soffiare il posto per niente al mondo mentre gli altri due sbuffavano, a bocca asciutta e consolandosi con le lasagne.


“La prossima volta mi siedo io accanto a lui... era l'unico insegnante che non mi detestava.” 

“Solo se riuscirai ad arrivare prima di me, Cavendish. Comunque, credo che dovrebbero ricordarlo nelle Figurine delle Cioccorane solo per questo.” 


                                                                                *


“Andiamo, non è poi così difficile!” 

“Ok, ci riprovo. Una lucertola?” 

“Fuochino...” 

“Camaleonte?” 

“Ci sei vicino...” 

Antares sbuffò, osservando con attenzione l’animale che fluttuava davanti a lui, disegnato in aria con della polvere argentata uscita dalla bacchetta di Isabella, che era seduta accanto a lui sul penultimo gradino della Scalinata Principale.

“Ehm... una specie di varano?” 

“Ma no, è un’iguana! Come fai a non capirlo?” 

“Quella sarebbe un’iguana? Ho seri dubbi a riguardo.” 


Antares sbuffò, accennando al rettile con aria risoluta mentre Isabella alzava gli occhi al cielo, facendo dissolvere l'immagine con un colpo di bacchetta:

“Non è colpa mia se hai scarse conoscenze sui rettili! Coraggio, tocca a te...” 


La Corvonero sospirò, appoggiando il capo alla parete mentre Antares rifletteva per qualche istante, pensando a quale animale scegliere di disegnare. 

“Non capisco proprio perché ci facciano fare queste ronde... nessuno esce a farsi due passi, fa troppo freddo nei corridoi in questo periodo. Come fate nei Sotterranei, si può sapere?” 


Antares inarcò un sopracciglio, voltandosi verso di lei con il braccio sollevato e la bacchetta puntata dritta davanti a se, mentre la sottile polvere chiara andava a creare una figura a mezz’aria:

“Come fai a sapere dov’è la nostra Sala Comune?” 

“Di che si stupisci Antares, io so tutto!” 


Isabella sfoggiò un sorriso che gli fece alzare gli occhi al cielo, sapendo che non gli avrebbe di certo detto come aveva quell’informazione. 

Tecnicamente il ragazzo non avrebbe avuto alcun turno quella sera, ma a causa della cena di Lumacorno tutti gli insegnanti erano impegnati e quindi l'avevano incastrato... non aveva alcuna voglia di perlustrare il castello e alla fine lui e Bella si erano messi quasi a giocare nell’Ingresso. 


“D'accordo, lasciamo stare. Però devo dissentire, c'è spesso qualcuno che decide di farsi una passeggiatina in tarda serata.” 

“Sia come sia, non credo sia questo il modo giusto di fare le ronde.”   Isabella sorrise appena, sentendosi quasi in colpa per il modo in cui stavano passando il tempo: tecnicamente avrebbero dovuto gironzolare per i corridoi, ma sembrava che nessuno dei due avesse voglia di farlo quella sera.

Antares annuì mentre teneva gli occhi fissi davanti a se, osservando con attenzione l'anima che stava “disegnando”. 

“Probabile, ma abbiamo tempo per pattugliare i corridoi... prima voglio batterti a questo gioco però. Ok, che animale è?” 

Il Serpeverde si voltò verso la ragazza quasi con aria soddisfatta, come se fosse sicuro che non l'avrebbe mai indovinato. La ragazza osservò il mammifero per qualche istante prima di parlare in tono pacato, senza nemmeno staccare gli occhi dalla figura:

“Bufalo Texano.” 

“Non è possibile. Stai barando!” 

“Io non baro Antares, vinco ma gioco pulito, sempre.” 


                                                                           *


Will si sporse sul tavolo, prendendo una bottiglia di vino perché, come aveva appena borbottato a Lyanna, aveva assolutamente bisogno di bere per arrivare con piene facoltà mentali a fine serata. 

La collega sorrise, osservando Regan per un attimo prima di parlare a bassa voce:

“Poveraccio, non lo molla proprio... è davvero curioso, il nostro professore.” 

“Sempre stato... di certo mi chiederà di mio padre entro fine serata, ci scommetto tutto quello che ho.”  Il tono cupo di Will incuriosì Lyanna, che si voltò verso di lui:

“Tuo padre è...”

“Eric Cavendish. Figuriamoci se Lumacorno si sarebbe fatto sfuggire il figlio di un Duca da sotto al naso.” 

L'uomo si strinse nelle spalle quasi a voler chiudere l'argomento e capendo l’antifona Lyanna seguì la sua volontà, sorridendo debolmente prima di parlare di nuovo:

“In tal caso, credo che tu abbia ragione... ma probabilmente ci farà anche domande inerenti alla nostra vita privata, visto cosa sta chiedendo a Regan e il terzo grado che ha già fatto a Charlotte. Probabilmente ci chiederà se siamo sposati eccetera...” 

Lyanna si strinse nelle spalle, facendo cadere l’occhio sulla mano sinistra dove non c'era più la fede... il segno bianco era ancora visibile, ma si era schiarito leggermente. 
Non moriva dalla voglia di sentirsi chiedere di suo marito e sperava che Lumacorno avrebbe afferrato l’antifona... 
Per evitare di pensarci la donna si rivolse di nuovo al collega, guardandolo con lieve curiosità:


“Tu cosa gli dirai, Will?” 

“Non mi metterò a parlare della mia vita privata con lui, poco ma sicuro. Quando ero un suo studente poteva anche avere una presa su di me, ma ormai sono passati quasi dieci anni, quei tempi sono finiti. E comunque, non ci sarebbe molto da raccontare.” 

“Vuoi dire che non hai una ragazza? Strano, sei un bel ragazzo.” 

“Diciamo che ne ho avute tante, ma niente che valga la pena di raccontare.” 


Will si strinse nelle spalle e le sue parole fecero quasi sorridere Lyanna, che si astenne dal far notare che si era aspettata una risposta del genere. 


Nel frattempo Charlotte si stava consolando con una generosa fetta di torta, sostenendo che solo grazie agli zuccheri si sarebbe comportata bene e non avrebbe risposto male all’ex professore, intimandogli di farsi gli affari suoi quando le aveva chiesto della sua famiglia, argomento che la donna aveva glissato il più velocemente possibile. 

“CeCe, me ne passi una fetta? Will, vuoi della torta anche tu?” 

“Ma che domande fai, Lyanna! Mi stupisco di te.”    Charlotte sgranò teatralmente gli occhi mentre passava il piatto alla donna oltre Will, che la guardò con aria rassegnata mentre si preparava alla frecciatina in arrivo:

“Insomma, Cavendish deve mantenere la linea, non può mica mangiare dolci come noi mortali!” 

“Ridi pure, Selwyn... Sai cosa diceva Giovenale? Mens sana in corpore sano.” 

“Che dica quel che gli pare, intanto lui è nella tomba e io mangio, quando mi va!”  


Lyanna si trattenne dal ridere alle parole risolute della collega, che affondò la forchetta nella torta con aria determinata, come se si trattasse di una questione di vitale importanza.

Will avrebbe aggiunto qualcosa ma non ne ebbe il tempo visto che Lumacorno si rivolse proprio a lui, cessando la tortura inflitta ad un Regan molto sollevato.



“Allora William... come sta tuo padre?” 


Non rispondere male, Will
Comportati bene, per questa volta... 

William si trattenne dal sospirare, alzando lo sguardo sull’ex insegnante seduto di fronte a lui e sapendo di non avere scampo: la mezz'ora successiva della vita di Horace Lumacorno era interamente dedicata a lui. 















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Angolo Autrice:


Buonasera! Eccomi di ritorno con il nuovo capitolo e la tanto attesa per voi e meno per i diretti interessati cena XD 

Ovviamente ho intenzione di farne una anche per i nostri cari studenti, non se la caveranno neanche loro... nessuno sfugge a Lumacorno! 

Detto ciò, grazie come sempre per le recensioni, immagino sarete felici che Jane resterà nella storia. In realtà non ho mai pensato di eliminarla visto che la sua autrice è più che presente (ciao Sesilia) ma è stata una specie di “esigenza di trama”, per così dire. 

Però dite la verità, leggendo il titolo avete pensato che l'avessi eliminata XD Ve l'ho fatta! *l’autrice se la ride mentre le altre affilano i coltelli*

Mi ha comunque fatto molto piacere vedervi così interessate alla causa, Jane è decisamente un personaggio molto apprezzabile ma non mi aspettavo persino proposte di adozioni! XD 
Ma vi capisco, l’adoro anche io.

Jane, rassegnati, tutti ti vogliono bene qui! 
Ad ogni modo, avete appurato che c'è stata comunque un’”eliminazione” in questo capitolo... mi spiace perché mi si stanno dimezzando gli studenti, ma la presenza in questo caso è stata altalenante fin dall’inizio. 
Spero davvero di non dover eliminare altri personaggi perché davvero, mi piacciono molto tutti... insomma, dipende da voi. 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci sentiamo tra qualche giorno con il seguito! 

Signorina Granger 



   

   
 
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