Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellery    11/10/2016    1 recensioni
Dei passi, appena oltre la soglia della propria stanza, lo indussero a rannicchiarsi sotto le coperte, tirando il lenzuolo sin sul viso. Strinse il libro al petto, modulando un respiro pesante e ritmico. Chiuse gli occhi quando sentì la porta cigolare sui cardini e l’ombra di una figura – contornata solo dal bagliore di una lanterna – scivolare verso di lui.
«Sei ancora sveglio» la voce profonda dell’uomo gli provocò un leggero sussulto, obbligandolo a sollevarsi su un gomito. Lo sguardo azzurro incrociò quello del genitore, condito di una nota preoccupata.

Le ff partecipano alla Erwin Week (dal 10 al 16 ottobre 2016)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanji, Zoe, Irvin, Smith, Mike, Zakarius, Nile, Dawk
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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II. Happiness


Erwin storse leggermente le labbra, in una sottile smorfia invidiosa.
“Potevo esserci io” sospirò tra sé e sé, battendo delicatamente le mani quando l’officiante presentò agli invitati i novelli sposi.

Marie era splendida nel lungo abito bianco, che fasciava perfettamente il suo fisico generoso. Il pizzo contornava una delicata scollatura, risalendo poi verso le spalle e le maniche a sbuffo. La gonna si apriva appena sotto il seno, cadendo verso terra in un candido e morbido drappeggio. Alcuni fiori bordavano gli orli, abbinati alla corona di margherite colorate che spiccava tra i riccioli bruni.

Accanto a lei, Nile sorrideva beato. Nile era… beh, Nile. Non era cambiato affatto e nemmeno l’elegante vestito nero era riuscito a migliorare la sua figura allampanata e scarna. Aveva sicuramente cercato di regolare il pizzetto, ma il risultato non era un granché: lungo il mento si scorgevano delle aree meno fitte, dove la barba scemava in una ispida peluria. Gli occhi erano circondati da vistose occhiaie, segno delle passate notti insonni. Dopo tutto, essere diventato capitano della Polizia Militare a pochi giorni dal matrimonio era… snervante, forse. Nile avrebbe dovuto curarsi più del suo aspetto, specie in vista della cerimonia.

«Stai bene?» la voce di Mike arrivò ad interrompere quei pensieri.

«Certo. Perché me lo chiedi?»

«Mi sembravi preoccupato…»

Scosse il capo. No, affatto… non era preoccupato, solo geloso. Dopo tutto, Marie era stata il suo primo ed unico amore; era strano vederla accanto ad un altro uomo, malgrado questi fosse un amico. Mimò un leggero sbuffo, lasciando scemare il proprio applauso. Si sforzò di ignorare lo sguardo curioso di Mike, ma senza grande successo. Fu costretto a scoccargli una frettolosa occhiata. Per l’occasione avevano entrambi indossato l’alta uniforme, ma la lunga giacca scura donava molto più al collega che a lui: la stoffa nera contornava perfettamente le spalle, scendendo a fasciare le braccia robuste e ricadendo morbida lungo la schiena. D’altronde, la sarta aveva fatto uno splendido lavoro con quel pastrano: cucito pazientemente e rifinito con passamanerie dorate e bottoni di madreperla. Il problema, ovviamente, era il suo di abbigliamento: la giacca gli stava larga, perché la donna aveva confuso le sue misure, basandosi esclusivamente su quelle di Mike; e, benché non fosse poi molta la differenza, i centimetri in eccesso pesavano sul tessuto, rendendolo sgraziato e spiegazzato. Aveva tentato di rimediare a quell’errore facendola ripetutamente stirare, ma a nulla erano valsi quei tentativi.

«Non lo sono» sussurrò, ma quella semplice bugia non bastò affatto a scacciare i sospetti dell’altro.

«Non ti credo.»

«Va tutto bene, invece»

«è per Marie?»

Quel nome lo obbligò a riportare l’attenzione sulla sposa. Era davvero bellissima. Ancora una volta, Erwin si chiese come avesse potuto essere tanto ambizioso ed idealista da rinunciare ad un simile fiore: l’abito candido slanciava quella figura, il cui viso radioso era atteggiato in un sorriso sincero. Gli occhi nocciola fremevano per la gioia e l’impazienza d’assaporare il nuovo cammino che, ben presto, si sarebbe aperto. La mano delicata era scivolata tra le dita tozze di Nile, ora bardate da un modesto anello dorato.

«Sì» ammise infine, senza riuscire ad abbandonare la purezza di quella scena «Avrei potuto esserci io accanto a lei, ora.»

«Invece sei qui con me…»

«Già, e questo non è molto confortante…» si lasciò sfuggire una leggera ironia, che raramente si concedeva. Tuttavia, Mike lo capiva meglio di chiunque altro. Il giorno del diploma avevano scelto entrambi di arruolarsi nella Legione, di sostenere quelle ali che spuntavano sulle loro schiene. Nile, invece, aveva optato per la Polizia Militare, per la possibilità di un futuro dentro le mura, per la certezza di una famiglia, per le braccia di una donna anziché quelle della morte.

«Vuoi che ti baci e ti chieda un ballo?»

Lasciò scattare una gomitata verso il costato dell’altro, sogghignando al sentire un seccato “Ahi”.

«Quanto sei cretino!» mormorò, permettendo finalmente all’ombra di un sorriso di piegargli le labbra «Decisamente no. Mi dispiace, ma non sei abbastanza avvenente per i miei gusti.»

«Preferisci le locandiere riccioline?»

«Senza dubbio»

«Potrei presentartene qualcuna. Marie non è l’unica donna su questa Terra»

«Lo so, ma è l’unica che ho desiderato e che desidero ancora. Credo d’essere…»

«… un idiota, sì. Hai scelto di servire una causa impossibile, invece che farti avanti con una ragazza. Non hai tutte le rotelle a posto, sai?»

«Anche tu, allora… mi sembra che ti sia arruolato nel Corpo di Ricerca o nella notte hai cambiato idea e ti sei venduto agli unicorni?»

«Che scemenze. Io non avevo una graziosa cameriera a corteggiarmi»

«Ha sempre avuto occhi per Nile.» ammise infine, crollando mestamente il capo «Forse è più bello e simpatico…»

«Forse è bravo a letto»

Si sentì in dovere di allungargli un’altra gomitata, proprio mentre il celebrante dichiarava conclusa la cerimonia e l’apertura del banchetto nuziale.
Trattenere Mike, a quel punto, fu completamente impossibile.


***
 

Il banchetto durò solo un paio d’ore. Le portate erano intervallate da balli improvvisati, musica campestre e qualche bicchiere di troppo. Decise di accantonare il vino dopo il secondo, nonostante le insistenze dell’amico.

«Se non bevi, non diventerai mai grande» gli aveva sussurrato Mike, il naso completamente paonazzo ed i baffi ancora umidi del rosso corposo e fresco.

Era rimasto, da allora, in disparte, limitandosi ad osservare il danzare degli invitati, il cibo generoso ed i bianchi tendaggi sotto cui erano state allestite le lunghe ed immacolate tavolate. Immacolate prima che Mike rovesciasse un bicchiere colmo di succo di mele.

Erwin allungò una mano, servendosi di un pasticcino alla marmellata. Erano buoni quei dolcetti: riconosceva un leggero retrogusto di farina, affatto sgradevole, mescolato allo zucchero ed alla confettura. Riconosceva ogni singola sfumatura di sapore: il dolce delle albicocche, la cremosità dell’impasto, sfumando infine nella lieve acidità espressa da un pizzico di sale. La signora Dok lo ripeteva sempre: ci vuole una punta di sale, anche nella migliore delle torte.

Era curioso come quel dolce avesse il potere di trasportarlo indietro nel tempo, di permettergli di rivivere i lunghi pomeriggi domenicali passati ad osservare la mamma di Nile stendere la pasta con il mattarello o rimescolare in un paiolo le mele appena colte. Era strana quella sensazione: come se lo stomaco fosse improvvisamente vuoto e leggero, pronto ad accogliere ancora mille di quei piccoli e deliziosi dolci. Mamma Dok gliele teneva sempre qualcuno da parte, passandoglieli di nascosto dalla finestra della cucina: “Presto! Prima che Nile ti veda” sussurrava sempre, consapevole dell’egoistica golosità del figlio.

«Ti piacciono? Li ha fatti mia madre» una voce, alle sue spalle, lo distolse da quei ricordi. Nile e Marie li avevano raggiunti: la sposa stava consegnando una scatoletta bianca a Mike. Nile, invece, tendeva lo stesso pacchetto verso le sue mani.

«Lo so. Riconosco la ricetta» mormorò, mimando un leggero sorriso.

«è per te…»

«Mh?» prese delicatamente la scatola, iniziando a svolgere il nastro argentato che la chiudeva. Il novello sposo lo stava fissando con un misto d’ansia e speranza dipinte sul volto; Si sentì in dovere di aggiungere qualcosa: «Sono molto felice per te, davvero! Tu e Marie siete molto belli e…»

«Sono contento che siate qui. So che avete dovuto rinunciare ad impegni importanti, ma vedervi in questo giorno e… ritrovarci tutti uniti dopo tanto tempo è impagabile. Mi sono sposato, capisci?! Oh, ancora non riesco a crederci» colse la voce del moro affievolirsi «Ho sempre pensato che non avevo alcuna speranza con lei. Guardala! È stupenda. Ancora non capisco come abbia potuto scegliere uno come me…»

“Neanche io” si pentì immediatamente di quel pensiero, concentrandosi sulla scatoletta. Nile non meritava tanta cattiveria, men che meno nel giorno delle sue nozze. Non avrebbe rovinato quel momento, non per una stupida gelosia improvvisamente riemersa.
«Sembrate fatti l’uno per l’altra» mentì, sollevando il coperchio di cartone spesso «E…» gli occhi si abbassarono sul regalo: una statuetta in vetro, a forma di unicorno rampante e rigorosamente di un colore verde acceso «Cos’è?»

«La mia bomboniera. Non è adorabile?»

“No. È terribile” si disse, inscenando un sorriso convincente:
«è splendida» mentì, richiudendo frettolosamente la scatoletta.

Quella cosa avrebbe sicuramente trovato la giusta collocazione nella sua stanza: sotto il letto oppure sul fondo dell’armadio. Non avrebbe esposto quell’oscenità per niente al mondo.
 

***


Il sole era calato già da qualche ora, quando Erwin sentì bussare alla porta della sua camera. Scese controvoglia dal materasso, stiracchiando pigramente le braccia e le gambe. Aveva mangiato decisamente troppo: si era disfatto della camicia – troppo aderente sul ventre, ormai – accontentandosi dei pantaloni e di un vecchio maglione.

Scivolò sino all’uscio, tirando il chiavistello:
«Avanti» mormorò, mentre il volto paonazzo di Mike faceva capolino nella stanza «Hai ancora del vino in corpo lo sai?»

«Certo!» la risposta sincera dell’amico gli strappò un leggero sorriso «E infatti… tadam!» nell’aria comparve l’orribile unicorno di vetro «Sono un unicorno verde e volo nel cielo stellato. Volo! Volooo…»

Mike era indiscutibilmente ubriaco: stava facendo galoppare il cavallo nel nulla, muovendolo su e giù come fosse una barca in preda alla tempesta. La voce impastata conteneva una sfumatura irriverente e sarcastica, mentre lo sguardo faticava a staccarsi dall’orribile dono.

«Sei proprio un idiota, lo sai? Hai sfidato il coprifuoco per questa stupidata?» in fondo, l’ora di cena era trascorsa da un pezzo e, malgrado il comandante avesse accordato loro un permesso speciale per partecipare alle nozze, non avrebbe tollerato della baraonda gratuita in piena notte.

«Certo! Volevo vedere come stavi. Se eri ancora depresso o…»

«Non sono depresso!»

«… ti eri ripreso. Non pensarci, Erwin. A quest’ora Nile si starà soltanto godendo la sua notte di nozze, ma… beh, puoi sempre trovarti una titana avvenente anche tu e…»

Gli lanciò un cuscino in faccia. Mike diventava maldestro quando beveva, tanto a parole quanto a fatti: le sue mani non smisero di far galoppare l’unicorno, mentre le parole sgorgavano incontrollate dalla sua bocca:
«Non rifarlo! Hai rischiato di rompere il mio preziosissimo naso. Quando mi sposerò…»

« Non ti sposerai.»

«…riceverai una bellissima bomboniera a forma di naso!»

Erwin non riuscì a trattenere una piccola risata: l’idea che Mike si sposasse era ridicola. L’idea che oltre a sposarsi potesse davvero creare bomboniere con dei nasi lo era ancora di più.

«Certo… e immagino che Hanji le userà per trapiantarle sui titani»

«Naturalmente! E avremo dei titani nasoni, che mi assomiglieranno»

Per un istante, la sua mente formò una scena grottesca: vide Mike tramutato in gigante, racchiuso in un enorme corpo ballonzolante, intento ad attraversare le sterminate praterie oltre le mura. Il naso, naturalmente, occupava quasi tutto il volto, mentre un vistoso paio di baffi delimitava il contorno della bocca. Se lo immaginò ancheggiare a destra e a manca, richiamando a raccolta altri giganti nasoni.
Era sciocca ed infantile, come immagine, e non poté evitare di ridere. Non un semplice sorriso o una pallida ilarità, ma una risata sincera e spontanea. Era strano come Mike riuscisse sempre a strappargli qualche attimo di serenità e di allegria, senza che neppure se ne rendesse conto. Nessuno avrebbe mai detto, ovviamente, che dentro all’austero e testardo soldato si nascondesse un animo così leggero, a tratti sciocco ed ancora infantile. Era curioso come, in quei momenti, Erwin si ritrovasse involontariamente proiettato in un dolce passato, fatto di ricordi e giornate spensierate: i pomeriggi trascorsi a giocare nelle strade e le sere davanti al caminetto ad assaporare dolci.

«Il tuo unicorno dove lo hai cacciato?» la voce dell’altro lo riportò alla realtà.

«Sotto al letto»

«è lì che metti la spazzatura?»

«Già» sbuffò, nuovamente sogghignando «Povero Nile! Probabilmente, è convinto d’aver scelto una bomboniera perfetta e invece…»

«è una cagata!» Mike riemerse con la seconda statuina e si diresse alla porta «Facciamole scivolare in corridoio. Chi arriva più lontano vince»

«Che scemenza. E se passasse il comandante?»

«Gli regaleremo un unicorno per farci perdonare»

«Non funzionerà mai»

«Lo so. Chi perde paga da bere»

Erwin si affrettò a seguirlo, accovacciandosi accanto all’amico. Afferrò la propria statuetta: pesava quanto uno di quei vecchi ferri da stiro a carbonella. La soppesò piano sul palmo, prima di spingerla lungo il pavimento lucido.

«Direi… che siamo a metà corridoio. Prova a fare di meglio!» sfidò, atteggiando le labbra in un sorriso saccente che, però, si spense immediatamente quando l’unicorno di Mike superò il suo, finendo dritto contro la parete di fondo. «Come diamine… hai barato! Quel coso non può arrivare così lontano!»

«Sono solo più forte di te!»

«Sono solo più forte di te!­» piegò la voce in un indelicato falsetto, che sfumò in una nuova ed incisiva risata.

Era strana quella sensazione: come se nulla potesse rompere quei momenti spensierati, neppure l’ombra severa del comandante che si allungava nel corridoio; neppure le parole severe, il rimprovero e la successiva punizione: dopo tutto cos’era un pomeriggio in cucina a pelare patate? Ne aveva passati tanti così, troppo spesso per via delle trovate assurde di Mike.

Non aveva importanza; in fondo, la felicità era una cosa semplice: si celava nei momenti più improbabili, nelle sciocchezze e negli attimi appena sfumati che il tempo regalava. Oppure, più semplicemente, oltre gli zoccoli di un unicorno di vetro.
 

Angolino: buonasera! Ecco il secondo capitolo dedicato alla Erwin Week. Non so quanto possa essere azzeccato con il tema generale ("Happiness"), ma l'idea del matrimonio di Nile mi allettava, almeno quanto il poter riutilizzare l'amatissima bomboniera verde. Ho preferito lasciare un piccolo scorcio sul passato, con Mike ed Erwin come protagonisti.
Purtroppo, nonostante mi sia sforzata di rileggerlo più volte, sono certa che alcuni errori e ripetizioni mi siano sfuggiti (più del solito, intendo ^^''). Additerò la stanchezza serale per espiare le mie colpe. Al solito, se avete consigli o pareri, scrivetemi liberamente ^^
Ri-purtroppo, il prossimo Prompt non è ancora pronto (CanonDivergence mi mette in seria difficoltà): non so se riuscirò a scribacchiare qualcosa domani oppure se sarò costretta a passarlo ed a recuperarlo in un secondo momento.
Ancora grazie per aver letto fin qui ^^

E'ry
  
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