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Autore: Martiverse    12/10/2016    1 recensioni
Raccolta di brevi storie Akuroku per celebrare il mese di Halloween.
➀ “Noi siamo migliori amici…” non c’era ironia nella sua voce, né alcun senso di minaccia... come se l’averlo quasi ucciso rientrasse nelle occupazioni di routine giornaliere. [...]
➁ “Sei qui da solo?” chiese, affabile ed indagatore come il migliore dei lupi cattivi.
Roxas annuì scuotendo la testa un po’ troppo forte, senza perdere il suo sorriso alticcio. [...]
➂ Il cerone bianco, le lacrime disegnate sul volto... sembrava una bambola di porcellana venuta male. [...]
➃ “Sono davvero la cosa più importante nella tua vita?” chiese Roxas.
Conosceva la risposta a memoria, sperava solo che per una volta Axel dicesse di no. [...]
➄ In realtà trovava pietoso il sottomettersi fin da subito, dando una conferma elargita della dipendenza dal suo fascino [...]
➅ Rosso gelido, come la luce accesa del pronto soccorso.[...]
➆ L’aveva assassinato con il proprio amore e condannato con la sua disattenzione. Se solo l’avesse amato di più! Se solo l’avesse amato di meno…[...]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
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Le bien qui fait mal 2 akuroku
NOT MY HAPPY ENDING
Raccolta Akuroku, 30 minuti massimo, canzoni casuali

 ...sono una bollicina di sodio.
Scusate, fino a mezzanotte ero convinta che oggi fosse il 10 e quindi stavo per saltare l'aggiornamento ahaha
 

3But it’s better if you do (Panic! At the Disco)
 
Dopo aver visto Roxas all’entrata del locale, Axel aveva vomitato.
Si era sentito terribilmente sporco, così maledettamente orribile che non ce l’aveva fatta neanche a tenersi il cibo nello stomaco.
Non aveva idea di come avesse fatto a trovarlo, né del perché avesse deciso di assistere al suo pietoso spettacolo… fatto sta’ che si era seduto proprio in prima fila.
Axel fissò la propria immagine allo specchio, il cerone bianco, le lacrime disegnate sul volto… sembrava una bambola di porcellana venuta male: troppo magro, troppo alto, come un quadro di Schiele.
Non si vedevano le sue occhiaie violacee, perfino le fosse sulle guance erano state mascherate dal trucco…
…ma restavano là, segno del suo deperimento fisico e mentale.
Poteva indossare la sua maschera di carne quanto voleva, sotto la pelle non sarebbe cambiato un bel niente.
Quanto puoi essere sbagliato?
Quanto puoi essere stato stupido?
Sei sparito per cosa?
Perché due occhi gialli e dei capelli azzurri ti erano sembrati più interessanti del mix contrario e più consueto?
Forse per questo Roxas era lì: per punirlo.
Per sbattergli in faccia quanti anni di fidanzamento aveva buttato a puttane scappando con un ragazzo incontrato al matrimonio di Larxene.
Per affondare il coltello nella piaga e far sanguinare fuori tutti quegli errori commessi, gli eventi mai spiegati, le telefonate perse ed i messaggi mai risposti…
Axel si guardò negli occhi e non riuscì a sostenere il proprio sguardo.
La bile gli bruciò un'altra volta nella gola. Strinse la mani contro i braccioli della sedia e si piegò di lato per vomitare a terra nient’altro che succhi gastrici e tensione.
Quanto cazzo era sbagliato!
Quanti cazzo di errori aveva commesso!!
Come avrebbe potuto spiegare a Roxas quello che neanche riusciva a spiegare a se stesso?
Come poteva dirgli che preferiva gli schiaffi alle carezze, che i sorrisi lo mettevano a disagio e che pensare alla spazzatura da buttare, al figlio del vicino, alla macchina da lavare era per lui come impiccarsi con le proprie viscere?
Non gli piaceva quando Saïx riversava la propria ira su di lui, non godeva nel sentir dolore… solo che gli era più familiare come sensazione. Per tutta la vita era stato male, circondato da persone abusive e prepotenti. Ci aveva fatto il vizio.
L’essere umano è una creatura d’abitudine, che teme l’ignoto perché ingrandisce le paure.
Così Axel era diventato dipendente dalla tristezza, dalla rabbia, dagli scatti di violenza, perché erano cose che conosceva e sapeva come gestire. Roxas per lui era troppo. Troppo buono, troppo bravo, troppo sveglio, troppo amorevole… erano tutte qualità a cui non era mai stato abituato e ad Axel tenersi per mano faceva più paura che ricevere uno schiaffo.
Aveva resistito per anni, convincendosi che prima o poi sarebbe riuscito ad assuefarsi… che meritava di essere felice
 “Per voi, Soffio di Fiamme Danzanti!” Saïx lo stava annunciando nella sala accanto.
Axel si passò una mano sulla bocca e procedette verso il palco, ondeggiando i suoi arti asciutti come stecchi.
Quando uscì le luci rosse del club lo stordirono per un attimo, costringendolo a socchiudere gli occhi e quando li riaprì lui era lì.
Non stava facendo altro che fissarlo, con quei suoi due occhi grandi come il mare. Non v’era riflesso d’indignazione in lui, neanche di curiosità. Si limitava a guardarlo come se non lo conoscesse, ed Axel era sicuro che fosse proprio così.
Aveva mentito, mentito e mentito, fino a che le bugie non gli erano crollate addosso e non aveva più retto.
Chi voleva ingannare?
Si disegnava lacrime sul viso perché non riusciva a piangere…
Axel afferrò il palo metallico per reggersi in piedi più che azzardar una mossa.
Guardando Roxas sentì un nodo allo stomaco piacevolmente familiare, il dolore a cui era avvezzo e che conosceva.
Sarebbe scappato con lui quella sera, perché la sofferenza che avrebbe provato gli era nota. Sapeva nuotare in questo tipo d’acqua, stare a galla sulle lacrime…poi Saïx sarebbe venuto a riprenderlo e non l’avrebbe trattato con clemenza.
Ma andava bene, perché Axel conosceva solo questo.

   
 
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