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Autore: Signorina Granger    16/10/2016    7 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Capitolo 11: Lethifold e battibecchi 
 
Mercoledì 6 Febbraio



“Che cosa sono?”      Una smorfia di puro disgusto comparve sul volto di Rodericus Lestrange, osservando l’immagina sgradevole che era comparsa alle spalle di Will, dietro alla cattedra e proiettata magicamente sulla lavagna. 

“Lethifold, ma li chiamano anche Veli Viventi. Newt Scamander li ha classificati come XXXXX, molti li reputano più pericolosi degli stessi Dissennatori... hanno le sembianze di semplici mantelli, ma è meglio non avvicinarsi.” 

Will, appoggiato alla cattedra, si voltò per osservare a sua volta l’immagine della creatura di cui avrebbe dovuto parlare e che gli altri studenti di Hogwarts non avrebbero mai trattato durante una normale lezione. 

“Grandioso...” il borbottio sommesso di Dante arrivò alle orecchie dell’insegnante, che si limitò a lanciargli un’occhiata ammonitrice senza dire niente, riprendendo a parlare come se niente fosse:


“Rilassatevi, dubito che avrete mai occasione di incappare in un Velo Vivente in futuro, o almeno lo spero vivamente per voi. Possono essere respinti soltanto con i Patronus e vivono in zone tropicali... ma si nutrono delle persone, a differenza dei Dissennatori.” 

“Non ce ne porterà uno a lezione, vero Professore?” 

Will si voltò di nuovo verso gli studenti, posando lo sguardo su Isabella, che sembrava leggermente nervosa mentre osservava l’immagine di un Lethifold che si nutriva di un uomo con apprensione. 

“Rilassati Isabella, io non attento alla vostra vita, lascio il compito alla Professoressa Selwyn.” 

Qualche risatina echeggiò nell’aula alle parole dell’uomo, che si schiarì la voce prima di riprendere a parlare a voce leggermente più alta per sovrastare le risate e i lievi commenti che le sue parole avevano scaturito:

“Tuttavia, la settimana prossima vi eserciterete con i Patronus... Il Ministero non ha approvato l’inserimento dell’Incanto nel normale programma scolastico, ma suppongo che per voi faremo un’eccezione.” 

Un sorriso compiaciuto comparve sul volto di Antares alle parole dell’insegnante, entusiasta all’idea di poter imparare ad evocare un Patronus a scuola... pregustava il momento in cui si sarebbe pavoneggiato della cosa con i suoi cugini. 

Alla faccia di Orion, Altair e Cygnus


“Sembri allegro. Vedere persone cruentemente uccise ti diverte?”    Rod inarcò un sopracciglio, osservando l'amico con aria accigliata.  Antares fece per replicare la Bella lo batté sul tempo, parlando in tono vago dal banco antecedente come se stesse parlando del tempo:


“Hai a che fare con un Black, Rod... di che ti stupisci?” 

“Grazie per aver sottolineato il disprezzo che provi per la mia famiglia, Isabella... veramente stavo pensando che non vedo l'ora di provare ad evocare un Patronus, Rod.” 

Antares roteò gli occhi mentre alle sue spalle Isabella sfoggiava un sorriso divertito... in realtà non disprezzava i Black, la divertiva solo far credere ai diretti interessati che fosse così.
Rod si accorse dell’espressione della ragazza e le rivolse un sorriso, strizzandole l’occhio come se avesse capito prima di voltarsi di nuovo verso la cattedra, tornando ad ascoltare la spiegazione dell’insegnante. 


Nella fila accanto invece Jane era seduta accanto a Dante e stava prendendo diligentemente appunti, evitando accuratamente di guardare le immagini proiettate alla lavagna che le procuravano fastidiosi brividi lungo la schiena. 
Era più tipo da Unicorni, Crup, Snasi, Puffole Pigmee o Kneazle invece di quelle disgustose Creature... 

Dante, conoscendola, le rivolse un’occhiata in tralice, chinandosi leggermente per avvicinarsi e parlarle sottovoce:

“Hai la pelle d'oca, Jane.” 

“Sai com’è, non è il mio genere di Creature.” 


“Ovviamente... ma tranquilla, hai sentito Cavendish... solo zone tropicali, quindi noi siamo salvi. Anche se potrebbe comunque esserci un qualche Velo Vivente nascosto nei meandri della scuola... ho sentito che c'è davvero di tutto, nella Stanza delle Necessità. E dopo la Camera dei Segreti, direi che abbiamo la prova che questa scuola è molto più di quel che sembra.” 

Dante si strinse nelle spalle, parlando in un tono volutamente vago mentre si stiracchiava, stendendo le gambe lunghissime sotto al banco mentre Jane si bloccava per un istante, elaborando le parole del ragazzo prima di deglutire a fatica.

“Dan, piantala...” 

“Guarda che dico sul serio... potrebbe anche spuntare qualcosa da dietro l'angolo quando meno te l’aspetti.” 

Dante protese un braccio oltre la schiena di Jane, raggirandola prima di stringere con forza la mano sul suo braccio, quasi come a volerle far credere che qualcuno fosse pronto ad aggredirla alle spalle. 

“DAN, smettila!” 

Il sibillino quasi minaccioso di Jane lo fece sorridere, guardando con affetto la ragazza divincolarsi dalla sua stretta per poi allontanarsi da lui con la sedia di qualche centimetro.

“Dai piccola, scherzavo... se anche ci fosse qualche mostro, ti difenderò io!” 


Jane borbottò qualcosa di incomprensibile, provando a restare imbronciata anche mentre lui sorrideva, dandole un buffetto affettuoso sulla guancia. Alzando lo sguardo Dante sfoggiò un sorriso colpevole in direzione di Will, che li stava osservando con un sopracciglio inarcato, come a volergli chiedere se avevano finito con le effusioni così che lui potesse proseguire con la lezione.

Jane divenne di un’accesa tonalità di bordeaux e si affrettò ad abbassare lo sguardo, maledicendo mentalmente Dante e la sua capacità di distrarla dai compiti e dalle lezioni.     


                                                                              *


“Ciao... cosa stai facendo?” 

Will si voltò, alzando lo sguardo dal libro che stava leggendo e guardando Charlotte chiudersi la porta della Sala insegnanti alle spalle con una tazza di porcellana fumante in mano.

“Ripasso per preparare le lezioni... È the?” 

“Meglio, cioccolata calda. Di che hai parlato oggi?”    Charlotte sedette di fronte a lui al tavolo rettangolare, appoggiando la tazza sul ripiano di legno e sporgendosi leggermente per vedere le illustrazioni sul libro... ma si ritrasse quasi subito, piegando le labbra carnose in una smorfia di disgusto:

“Ok, forse non voglio saperlo.” 

“Sono Lethifold, Charlotte... ma tu dovresti aver visto cose peggiori, no?” 

“È diverso... un conto è vedere qualcuno venire ucciso, un altro è un uomo divorato vivo.” 

La donna si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo sulla tazza come se le fosse quasi passata la voglia di berne il contenuto dopo aver visto quelle immagini... Will la guardò per un attimo ma poi abbassò lo sguardo a sua volta, tornando a posare gli occhi sul libro aperto:


“Ammetto che non è un bello spettacolo... preferirei parlare d'altro, in effetti.” 

“Per esempio? Unicorni scintillanti?”     Il sorriso e il tono ironico di Charlotte le fecero guadagnare un’occhiata leggermente torva da parte del collega, che si sistemò distrattamente i polsini della camicia sotto la giacca. 

“Non proprio, quella è roba da donne.” 

“Tipico. Pensate che siamo tutte delle inutili civette che stravedono per le cose belle e scintillanti... credo che ci vediate come delle Gazze Ladre, infondo. Eppure non sono io quella che indossa gemelli d'oro.” 


Charlotte inarcò un sopracciglio, accennando al polso del collega con aria quasi scettica. Lui seguì il suo sguardo, stringendosi nelle spalle prima di coprire la manica della camicia con la giacca:

“Mi piacciono le cose belle, che c'è di male?” 

“Niente, le cose belle piacciono a tutti infondo... Mia madre stravedeva per il bello, era convinta che io fossi la sua preziosa bambolona con cui giocare.” 

La donna si strinse nelle spalle, bevendo un sorso di cioccolata mentre spostava lo sguardo fuori dalla finestra, osservando gli alberi che quasi si piegavano di fronte alla pressione esercitata dal freddo vento che tirava dalla sera prima. 

“Non sono materialista, Charlotte... esteta, forse.” 


Will si strinse nelle spalle con noncuranza, non avendo alcun problema ad ammettere che da sempre si era sentito irrimediabilmente attratto dalle cose di bell’aspetto... e anche dalle belle donne. 


“Beh, questo spiega perché ti vesti sempre in maniera molto elegante Cavendish...” 

“Mi stai criticando?” 

“Assolutamente no, non mi permetterei mai.” 

Lei gli sorrise e lui la scrutò con attenzione di rimando: era sempre stato lui quello che sputava frecciatine e battutine, che insultava sottilmente... e ora quella donna caparbia gli fregava lo scettro dalle mani. 

“Ovviamente, non mi offenderesti mai... non è che sotto sotto sei invidiosa del mio incredibile intelletto, Selwyn?” 

“No Cavendish, mi chiedo solo dove tu abbia imparato ad auto-elogiarti tanto bene.” 

“Dote naturale... ma infondo nessuno mi critica mai sotto questo punto di vista, indovina perché Charlotte? Perché tutto quello che dico è vero e nessuno può negarlo.” 


Questa volta spetto a lui il turno di sorridere, mentre Charlotte lo osservava senza particolari espressioni dipinte in volto, come se si stesse chiedendo con che razza di esemplare umano avesse a che fare:

“Ovviamente, ad esempio?” 

“Il mio aspetto, il mio cervello, le mie capacità... sostengo di possedere cose che effettivamente ho, Charlotte. Fattene una ragione, non puoi criticarmi per la mia vanità, perché è fondata.” 

Sorrise, guardandola quasi con soddisfazione perché sapeva che era, per una volta, riuscito a zittirla e ad avere verbalmente la meglio... Charlotte rimase in silenzio per un attimo prima di annuire, sfoggiando un mezzo sorriso quasi amaro:


“Forse hai ragione Cavendish, probabilmente ti invidio... perché in mezzo a tutto questo, con tutto quello che succede, tu pensi davvero quello che mi hai detto... è quasi ammirevole, vorrei essere in grado di farlo anche io.” 

La donna si alzò, facendolo sbuffare debolmente:

“Andiamo Charlotte, hai capito che intendo... so che c'è ben altro di cui preoccuparsi al momento, so quello che hai dovuto affrontare.”    

Mentre gli dava le spalle per uscire dalla stanza la vide fermarsi e voltarsi di nuovo verso di lui, osservandolo con puro scetticissimo. Si maledisse all’istante di aver parlato, non potendo certo dirle che sapeva quello che le era successo... 


“Davvero, Will? Che cosa sai?”     

“Niente di preciso, naturalmente... ma immagino che non sia sempre facile essere un Auror, specialmente adesso. Tutto qui.” 

Mentendo si strinse nelle spalle con finta noncuranza, abbassando lo sguardo e sapendo che lei lo stava osservando con attenzione

 “Sei nervoso, per caso?”

“Cosa?” 

“Per un attimo sei sembrato a disagio...” 

“Davvero?”        William inarcò un sopracciglio, chiedendosi che cosa stesse cercando di dirgli... ma Charlotte si limitò ad annuire, abbassando lo sguardo prima di uscire dalla stanza. 

“Si.” 

Avrebbe voluto chiederle spiegazioni ma la porta si chiuse alle spalle della donna, lasciandolo di nuovo solo nella stanza. Confuso, abbassò lo sguardo sul libro che giaceva ancora aperto accanto a lui, posando gli occhi sulle macabre illustrazioni... 
Non seppe come, ma l’idea gli baleno in testa all’improvviso, senza un mero motivo... le labbra di Will si piegarono in un debole sorriso, non accennando neanche lontanamente a provare a scacciare quel pensiero. 


                                                                        *


Imprecò a mezza voce, sentendo solo di sfuggita le urla del Capitano Thomas Rudd quando la Pluffa sfuggì alla sua presa, finendo dritta dentro all’anello di sinistra. 

Tirava un bel po’ di vento quel tardo pomeriggio, e anche se adorava il Quidditch in quel momento Dante avrebbe di gran lunga preferito trovarsi altrove, magari rannicchiato vicino ad un camino per scaldarsi. 

In più, non riusciva minimamente concentrarsi e non stava affatto dando il meglio di sé... aveva la mente altrove, lo sapeva. 
Dante sospirò, passandosi una mano tra i capelli e arruffandoli ancora di più, spostandosi verso l'anello centrale mentre l'aria sferzava prepotentemente la sua divisa scarlatta, facendola svolazzare quasi come se fosse una fiamma in mezzo al cielo grigio. 

Perché non riusciva a smettere di pensare a quello che gli aveva detto Rod qualche giorno prima? Aveva finto di non darci molto peso sul momento, ma da domenica non riusciva a darsi pace, chiedendosi chi potesse essere interessato alla sua Jane senza però avere il coraggio di chiederle se avesse ricevuto qualche invito per la gita ad Hogsmead. 

Aveva provato in tutti i modi di far parlare Rod, arrivando anche a minacciare di affogarlo nel Lago Nero... ma il compagno di Casa non era certo uno sprovveduto e l'aveva accuratamente evitato nei giorni precedenti. 
Due giorni prima, quando si erano esercitati a duellare, Rod si era persino tenuto a debita distanza da Dante, sapendo che anche se non era bravo quanto lui negli scontri di quel tipo avrebbe potuto benissimo tirare fuori gli artigli e mandarlo al tappeto pur di farlo parlare. 

Per l'amor del cielo, chiedilo a lei e basta, che vuoi che sia? 

Dante sbuffò mentre cercava di concentrarsi sugli spostamenti della Pluffa che passava di Cacciatore in Cacciatore davanti a lui, rimpiangendo la presenza di Amos... se ci fosse stato lui, sarebbe stato tutto più facile e avrebbe potuto chiedergli consiglio o aiuto... magari gli avrebbe chiesto di indagare per conto suo. 

Purtroppo però non aveva più Amos su cui contare... e avrebbe dovuto pensarci da solo. In fondo si trattava di una semplice domanda, eppure si sentiva tremendamente a disagio e quasi stupido all’idea di porla a Jane.

Sbuffando sommessamente Dante saettò di due metri a sinistra, afferrando con una mano sola la Pluffa. 
Abbassò lo sguardo sulla palla di cuoio prima di lanciarla di nuovo si compagni, dandosi mentalmente dell’idiota per tutte le paranoie che si stava facendo... glie l'avrebbe chiesto e basta, non appena terminato l’allenamento. 


Una vocina nella sua testa gli suggerì che forse temeva la risposta più che la domanda in se... ma il ragazzo non ci diede molto peso, ordinandosi di concentrarsi sul Quidditch per altri venti minuti prima di sferrare con forza la Pluffa in direzione di Thomas, che sembrò sollevato di vederlo di nuovo concentrato. 


                                                                                     *


“Non vorrei fare la figura della codarda, ma questa roba è un po’ inquietante... non trovi?” 

“In effetti avrebbero potuto omettere le illustrazioni, fanno un po’ senso.” 


Isabella piegò le labbra in una smorfia, rivolgendo un’occhiata quasi disgustata alle immagini di Lethifold disegnate sul libro che avevano preso in prestito dal Reparto Proibito della Biblioteca per scrivere una relazione. 

“Già... spero solo di non dovermi mai scontrare con creature del genere.” 

“Per nostra fortuna, stando a quanto dice qui vivono solo in zone tropicali... non mi addentrerò mai in qualche giungla, dopo questa relazione.” 

Le parole di Isabella fecero sorridere appena Jane, che s’immaginò la compagna incappare in un Velo Vivente in Amazonia per poi darsela a gambe alla velocità della luce. 


“Io non l'avrei fatto comunque, non sono tipo da escursioni. Si sta molto meglio seduti di un divano davanti ad un bel caminetto scoppiettante invece di andarsene a zonzo per le giungle!” 

Isabella rise, annuendo e guardando la Tassorosso seduta di fronte a lei con aria divertita:

“Non ti ci vedo per niente a vagare per una foresta, Jane... sei troppo... delicata.” 

“Probabile. Tu invece, che ne pensi delle escursioni?” 

“No grazie, preferiscono i libri... anche se questo è a dir poco rivoltante, ne ho abbastanza.” 


Quasi rabbrividendo Isabella chiuse il pesante e antico tomo con un colpo secco, cercando di allontanare l’immagine di un Lethifold che divorava un povero viaggiatore dalla sua mente. 

Le due ripresero a scrivere sulle rispettive pergamene in silenzio per qualche minuto, mentre l'unico rumore nella Biblioteca praticamente deserta era lo scoppiettare del camino e i passi di Madama Jones che metteva a posto qualche libro o controllava i registri.

Le due stavano approfittando dell’ora buca per prendersi avanti con i compiti di Difesa Avanzata, ovvero scrivere una relazione sulle creature di cui avevano parlato quel giorno stesso. 


All’improvviso un rumore di passi affrettati riempì la Biblioteca, quasi come se qualcuno stesse correndo.
Jane si accigliò, sollevando il capo e chiedendosi chi fosse tanto matto da mettersi a correre per gli scaffali... di certo la Jones avrebbe fulminato seduta stante il malcapitato. 

In effetti la voce piuttosto irritata della donna giunse alle orecchie delle due studentesse, che trattennero le risate mentre i passi si facevano sempre più vicini, come se il nuovo arrivato stesse andando nella loro direzione.

“Povera Madama Jones... qualcuno deve avere molta fretta, a quando pare.” 

Isabella inarcò un sopracciglio, sporgendosi leggermente per riuscire a vedere chi fosse appena arrivato alle spalle di Jane. La Corvonero sorrise appena nel riconoscere la fonte dei passi, trattenendosi però dal fare commenti mentre tornava a scrivere chinando il capo, limitandosi a parlare a bassa voce:


“Si, a quanto pare qualcuno ha molta fretta...” 

Jane fece per chiederle a cosa si stesse riferendo, ma una voce familiare la fece quasi sobbalzare:

“Jane...”           la Tassorosso si voltò di scatto, trovandosi davanti Dante che la osservava senza sorridere, con cipiglio quasi serio.

Ma perché anche quando parlava normalmente aveva la voce così forte? Ogni volta in cui la chiamava alle spalle le faceva perdere cinque anni di vita. 

“Dan, ciao! È successo qualcosa?” 


Jane inarcò un sopracciglio, osservandolo meglio e accorgendosi che indossava ancora la divisa della squadra di Grifondoro, aveva i capelli completamente spettinati e sembrava che avesse quasi corso fino alla Biblioteca dal Campo. 

Isabella smise di scrivere, chiedendosi se non ci fosse un modo per squagliarsela senza che nessuno dei due se ne accorgesse... d'altra parte però moriva dalla voglia di sapere che cosa volesse Dante: a giudicare dalla sua faccia, sembrava qualcosa di importante.

“No, io... volevo solo chiederti una cosa. Il 23 c'è la gita ad Hogsmead, ci vieni con me come al solito o hai... altri programmi?” 

Dante guardò la ragazza quasi con aria sconsolata, come se temesse di venire abbandonato... Isabella non riuscì a trattenersi dal sbuffare, mentre si diceva di non lanciare il tomo appoggiato sul tavolo in faccia al Grifondoro e urlargli che era ovvio che ci sarebbe andata con lui, che erano uno più ottuso dell'altra.

Jane sembrò sorpresa da quelle parole, accigliandosi leggermente ed esitando per un attimo di annuire, stendendo le labbra nel suo solito sorriso dolce:

“Certo che ci vengo con te Danny... sempre che tu non voglia passare il pomeriggio con qualcun altro, naturalmente.” 

Immediatamente il volto di Dante si illuminò è un sorriso allegro comparve sul suo volto, annuendo con veemenza:

“Certo che vengo con te, piccola Jane... pensavo solo che... niente, non importa. Ora vado a cambiarmi, la Jones mi ucciderà se resto qui con la divisa sporca... ci vediamo a cena, ciao Bella!” 

“Ciao Julius...” 

Senza smettere di sorridere neanche per un attimo Dante girò sui tacchi e si allontanò, mentre Jane tornava a concentrarsi sui compiti come se niente fosse e Isabella seguiva brevemente il ragazzo con lo sguardo prima di spostare gli occhi azzurri sulla compagna, guardandola con aria inquisitoria:

“Secondo te perché ti ha chiesto una cosa del genere? Sembrava avesse paura che potessi andarci con qualcun altro.” 

“Non saprei... in effetti ho ricevuto un invito, ma preferisco andarci con Dan come sempre.” 

Jane si strinse nelle spalle e la risatina di Isabella non le sfuggi, lasciandole un’occhiata eloquente come a volerle dire di lasciar perdere. 
La Corvonero colse il messaggio è alzò le mani in segno di resa, sorridendo con aria divertita:

“Come vuoi Jane... fingi pure di non cogliere l’evidenza, ma prima o poi sarai messa alle strette, credimi.” 

“Sbaglio o ultimamente ti sei promossa a Grillo Parlante, Bella?” 

“Che vuoi che ti dica, quando mi annoio vado in giro a dare consigli, a quanto pare.” 


                                                                             *


“Cattive notizie?” 

Regan si limitò ad annuire quasi con aria sconsolata alle parole di Lyanna, ripiegando la lettera che aveva appena finito di leggere. 

“Già... le cose non vanno bene, là fuori.” 

“Ti capisco, anche mio fratello è un Auror... spero solo che non gli succeda niente di male.” 


Non posso perdere anche lui


Le parole restarono sospese a mezz'aria, ma Lyanna fu certa che il collega avesse capito benissimo cosa voleva dire... 

“Anche io. Dopo quello che è successo a Dicembre ho il terrore che possa succedere qualcosa del genere anche a Stephanie. Fortunatamente lei non era a Londra, quella sera.” 

Sapeva che la moglie si sentiva quasi in colpa per non essere stata presente, ritenendo che magari avrebbe potuto fare in modo che le cose non finissero tanto make... ma lui aveva ringraziato il fato che aveva deciso di non mandarla in missione a Londra, non quella sera. 


“Neanche mio fratello... e ora nessuno di quelli che erano a Covent Garden possono raccontarlo, a parte Charlotte. Secondo te ne parlerà mai apertamente?” 

“Non lo so, non l'ha mai fatto finora... quello che so me l'ha detto Stephanie, ha portato lei Sean e Charlotte al San Mungo, quella sera. Hanno quasi dovuto usare la magia per togliere il corpo di Sean dalle mani di CeCe.” 

Il tono cupo di Regan costrinse Lyanna ad immaginarsi la scena, anche se le risultava tremendamente difficile: faceva fatica a figurarsi Charlotte in lacrime e disperata, visto che solitamente non si scomponeva più di tanto. 

“Sai, quasi mi spiace di sapere cosa le è successo senza che lei lo sappia.” 

“Lo so, ma credo sia stato meglio dirvelo onde evitare spiacevoli episodi... spero solo che stando qui si distragga, anche se essere fuori dal mondo la rende molto nervosa.” 

Regan continuò a rigirarsi la fede, pensando all’amica e chiedendosi se lui e Stephanie avessero scelto bene quando avevano deciso di non parlare più di quanto succedeva al Dipartimento... Charlotte odiava sentirsi impotente, gli risultava difficile immaginarsela buona buona a fare lezione senza cercare di indagare su cosa succedesse fuori da Hogwarts. 


“Credo che le farà bene stare qui.., se non altro sarà impegnata a battibeccare con Will.” 

Lyanna sorrise, cercando di sdrammatizzare mentre pensava ai numerosi battibecchi a cui aveva assistito tra i due, che si colpivano spesso a suon di frecciatine... Anche se stava iniziando a domandarsi se per caso un girono Charlotte non avrebbe tirato fuori la bacchetta per maledire il collega, e allora sarebbero stati guai seri oltre che uno spettacolo molto divertente. 

“Non lo metto in dubbio... credo che potrebbero fare cabaret, sono piuttosto comici a volte... ma non dire a nessuno dei due che ho detto così, altrimenti si alleerebbero per uccidermi e il mio cadavere verrebbe ritrovato sul fondo del Lago Nero, probabilmente.” 


                                                                            *


“Non hai ancora finito i compiti, Roddy?” 

Antares si lasciò cadere su una poltrona, sfinito dopo l’allenamento. Rod lo fulminò con lo sguardo prima di tornare a scarabocchiare velocemente sul suo rotolo di pergamena, borbottando a mezza voce:

“Evita di chiamarmi così... e comunque si, sono alle prese con Storia della Magia.” 

“Beh, puoi sempre non finirli e uscirtene con una delle tue citazioni... com'era quella della settimana scorsa? “Mi appello al diritto di oziare”? Credo che ormai gli insegnanti tengano un registro con i tuoi aforismi, Rod.” 

“Sei solo invidioso perché questo brillanti idee vengono a me e non a te, Black... pensa ai tuoi preziosi allenamenti invece, credo che la mia Casa sia molto impaziente di battervi alla Semifinale.” 

Il Grifondoro abbassò lo sguardo sui compiti, sapendo che i Grifondoro non avevano alcuna intenzione di perdere proprio contro i Serpeverde nella partita di Marzo. 

Il Caposcuola però si strinse nelle spalle come se non fosse affatto preoccupato:

“Ne sono certo, ma nemmeno noi ci faremo battere dai palloni gonfiati... senza offesa, naturalmente.” 

“Tranquillo, nessuna offesa... non ho mai capito tutto questo accanimento tra le case, comunque. Serpeverde che odiano i Grifondoro e viceversa, Serpeverde che disprezzano i Tassorosso... ma c'è qualcuno che vi va a genio?” 

“Non saprei dirti... forse ci sentiamo leggermente superiori agli altri.” 

“Se vi sentite solo leggermente superiori io sono William Shakespeare.” 









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Angolo Autrice:

Scusate il lieve ritardo rispetto al solito, ma negli ultimi giorni mi sono concentrata di più su un’altra storia visto che era arrivata alla fine... ad ogni modo grazie mille per le recensioni come sempre :) 

Questa volta ho una piccola domanda per voi: 
Quand’è il compleanno del vostro OC? 

Ci sentiamo in settimana con il seguito, a presto e buona serata! 

Signorina Granger

   
 
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