La svolta
Regulus
non riusciva a
capacitarsi del fatto che la sua carriera scolastica fosse ormai giunta
al
termine. Il suo non era il comune sentimento di nostalgia che
caratterizzava
chiunque finisse a Hogwarts, ma molto di più.
Finchè era stato a scuola, aveva
avuto almeno un punto di riferimento ma ora si sentiva completamente
perso in
un futuro talmente oscuro da non riuscire a vederlo.
Per fortuna, c’era sempre Rachel.
Dopo i M.A.G.O. e il ritorno a casa, i due si vedevano ugualmente tutti
i
giorni al Paiolo Magico.
Lei sapeva che per Regulus quel
periodo era ancora più difficile del precedente: era
dovuto tornare da
Voldemort per non farlo insospettire ma era veramente dura nascondere
tutto
l’odio e il risentimento che provava nei confronti
dell’Oscuro Signore.
Presto però la situazione prese una piega inaspettata, e lui si chiese come avesse fatto a non pensarci prima.
“Allora, cosa mi volevi dire?”
gli chiese Rachel quella mattina presto, raggiungendolo al tavolo che
prendevano sempre al Paiolo Magico.
“So dove continuare a cercare”
le
disse lui sottovoce.
“Cioè? Non credo che ci sia
qualcosa di meglio del Reparto Proibito”.
“Sì, invece. Non so se te
l’ho
detto, ma mia cugina è la moglie di Lucius Malfoy. So per
certo, perché l’ho
sentito dire direttamente da lui, che nella loro villa
c’è una specie di… laboratorio
segreto pieno di oggetti
oscuri e libri proibiti, che chiunque del Ministero sequestrerebbe
all’istante”.
“Ma che carino”
commentò Rachel,
sarcastica. “E vuoi andare a cercare lì,
nell’antro dei Malfoy?”
“Esatto”.
“Ma se lui non volesse?”
“Mi arrangerò. Narcissa non
è
come lui, quindi non devi preoccuparti”.
“E va bene, ma fai attenzione,
d’accordo?” si raccomandò lei,
prendendolo per mano.
“Sta’ tranquilla,
andrà tutto
bene”.
E così, neanche un’ora dopo,
Regulus apparve davanti ad un’enorme villa circondata da un
giardino curato e
pieno di piante rare e costose: più che una dimora, sembrava
una reggia.
Tuttavia non si soffermò ad
osservare l’imponente cancello di ferro battuto, le alte
siepi che
costeggiavano il sentiero interno, la grande fontana da cui zampillava
l’acqua
incessantemente, o i rari pavoni albini che popolavano la zona sud del
parco.
Era del tutto concentrato sul suo
obiettivo, e inoltre aveva voglia di rivedere sua cugina
poiché, da quando lei
si era sposata, i loro incontri erano diventati sempre più
rari.
L’aveva sempre considerata
diversamente da Bellatrix. Se per quest’ultima, un tempo,
aveva avuto un timore
reverenziale, con Narcissa era molto più legato. Anni prima
andava d’accordo
anche con Andromeda ma, da quando lei era scappata con un nato Babbano,
aveva
dovuto dimenticarla.
Alla fine Narcissa era l’unica
della famiglia ad essersi mantenuta sana di mente, per come la vedeva
lui.
Quando bussò al grande portone di legno, poco dopo venne ad aprire un giovane elfo domestico dall’aria spaurita. Doveva essere nuovo, perché Regulus era certo di non averlo mai visto, così si presentò.
“Seguitemi pure, signore. Dobby
andrà a chiamare la padrona” disse
l’elfo con una vocina acuta.
“Grazie” disse Regulus, e la
creatura sembrò quasi sconvolta dalla sua risposta.
Dai lividi che aveva sulle braccia, Regulus intuì che Lucius non dovesse essere molto gentile con gli elfi.
Seguì Dobby fino al salotto,
attraversando l’ingresso pieno di specchi e ritratti con
cornici d’oro, dopo di
che rimase lì ad aspettare, continuando a guardarsi intorno.
Al centro del salotto c’era un
grande tavolo riccamente decorato, alle spalle del quale uno specchio
antico
sovrastava un grande camino di malachite.
Il lampadario sotto il quale si
trovava era grande il doppio di lui e da esso pendevano infiniti
cristalli
lucenti.
Mia cugina non se la passa affatto male, fu la prima cosa che gli venne in mente.
Narcissa comparve sulla soglia del salotto pochi minuti dopo. Era ancora più bella dell’ultima volta in cui l’aveva vista, cosa che a quell’epoca aveva ritenuto impossibile. I lunghi capelli biondi le donavano una dimensione eterea, esattamente come l’abito celeste, che riprendeva il colore dei suoi occhi.
“Regulus!” esclamò
Narcissa,
correndo ad abbracciarlo. “Come stai?”
“Bene” rispose lui, pensando
l’esatto contrario. “E tu?”
“Tutto bene”
confermò lei, ma non
sembrava molto convinta. “Sei pallido e smagrito. Che ti
è successo?”
“Colpa degli esami, immagino, ma
me la sono cavata”.
Narcissa lo invitò a sedersi e lui obbedì: non poteva mostrare troppa fretta.
“Tuo marito non
c’è?” le chiese,
rendendosi conto di aver toccato un tasto dolente. Lei, infatti, si
rabbuiò.
“Non c’è
praticamente mai. Di
giorno lavora, la notte cosa fa lo sai meglio tu di me: missioni o che
so io…
Non fraintendermi, non sono arrabbiata con… Tu-Sai-Chi,
è solo che ho sempre
paura che possa succedere qualcosa a Lucius. E poi da sola
non so cosa fare
tutto il giorno”.
“Credimi, c’è che
preferirebbe
annoiarsi” le disse Regulus.
“Sbaglio, o non mi sembri più
tanto entusiasta di Lui? Bellatrix mi ha detto che sei molto strano
ultimamente”.
Regulus si agitò sulla poltrona, ma cercò di mantenere il controllo.
“Diciamo solo che non è
esattamente come mi aspettavo, ma va tutto bene. Anzi, sono venuto per
chiederti un favore” tagliò corto.
“Di che genere?” chiese lei.
“L’Oscuro Signore mi ha detto
di
fare delle ricerche per lui. Non dirlo a Lucius, perché
vuole che sia solo io a
farlo. Così ho pensato che qui avrei potuto trovare
ciò che mi occorre”.
“Qui?” chiese lei, perplessa.
“Tuo marito mi ha parlato di cosa
c’è qui sotto” rivelò lui,
indicando il pavimento del salotto. Narcissa
comprese.
“Oh, certo. Puoi andarci, anche
se… Io sono scesa solo una volta: non sono molto incline a
queste cose. Tu sei
molto giovane. Sei sicuro di voler leggere quei libri? Sono
spaventosi”.
“Tranquilla, so quello che
faccio” la rassicurò lui.
“Va bene, allora…”
Narcissa chiamò Dobby, il quale
comparve all’istante, e gli disse di far scendere Regulus.
L’elfo si diede un
gran da fare, spostando il tappeto e scoprendo una botola che aderiva
perfettamente al pavimento, tanto che Regulus non l’avrebbe
vista se Dobby non
avesse afferrato la maniglia, aprendola.
Sotto di essa c’era una scaletta
che scendeva dritta nell’oscurità.
“Tu vai pure. Verrò ogni tanto a vedere come stai. Stai attento ai veleni sugli scaffali” lo avvertì Narcissa.
Lui annuì, e infine scese nella
botola. Si ritrovò in una grande stanza semibuia, illuminata
fiocamente solo
dalla luce della torcia che Regulus accese appena vi mise piede. Le
pareti
erano ricoperte da scaffali pieni di libri, boccette di pozioni poco
raccomandabili
e oggetti dall’aria inquietante, chiaramente stregati.
Regulus perse un po’ di tempo a
guardarsi intorno. Non sapeva da dove iniziare, ma aveva la netta
sensazione
che quello era il momento giusto per scoprire la
verità… Tuttavia questo pensiero
lo fece esitare per alcuni istanti. Era davvero così sicuro
di voler arrivare
fino in fondo?
L’esitazione fece presto posto
alla determinazione. Pensò a Kreacher e a quello che aveva
subito, e si disse
che non poteva tirarsi indietro proprio in quel momento.
Così tirò fuori il primo
volume e
cominciò a sfogliarlo pazientemente.
***
Era lì sotto ormai da parecchie ore ma Regulus intuì che dovesse essere l’ora di pranzo quando sua cugina Narcissa lo raggiunse recando tra le mani un vassoio pieno di cibo.
“Ti ho portato qualcosa da
mangiare” gli disse, posando il vassoio accanto a lui mentre
Regulus chiudeva
con disinvoltura il ventesimo libro che aveva sfogliato.
“Grazie” rispose lui, con la
voce
roca.
Tutte quelle letture lo avevano colpito più di quanto si fosse aspettato. I libri del Reparto Proibito al confronto erano roba da bambini. C’erano ricette di pozioni letali, immagini raccapriccianti che illustravano gli effetti d’incantesimi oscuri e tutta un’intera gamma di maledizioni che lo facevano rabbrividire al solo pensiero.
“Hai trovato qualcosa?” gli
domandò la cugina.
“Quasi”
mentì lui. “Lucius
starà via ancora per molto?”
“Credo di sì”
rispose lei
abbattuta ma Regulus non potè non sentirsi sollevato. Poi
Narcissa aggiunse:
“Non credo di riuscire a sopportare ancora questa situazione.
Reg, tu sei uno
di loro e non mi capirai, ma mi sono stancata di questa
guerra…”
Aveva tutta l’aria di volergli confidare i pensieri che la assillavano, e lui capì che era la prima volta che si sfogava con qualcuno.
“Ti capisco, invece. Ti prometto che prima o poi finirà tutto. Anch’io sono stanco”.
Narcissa lo guardò con stupore.
“Davvero? Ed io che pensavo che mi avresti
rimproverata…”
“Macché… Ma ora
non pensarci, è
meglio. A proposito, non hai bambini in arrivo, vero?”
“Lo vorrei tanto” rispose
Narcissa sorridendo. “Ma ancora non sono incinta”.
“Allora fammi un favore” disse
Regulus, diventando terribilmente serio. “Quando e se avrai
un figlio, cerca di
tenerlo il più possibile lontano da tutto questo…
Tu-Sai-Chi e i Mangiamorte…
Fallo vivere sereno”.
Non poteva sopportare il pensiero che un altro commettesse il suo stesso errore. Narcissa dovette capirlo, perché lo abbracciò con più slancio di quanto avesse mai fatto in tutta la sua vita, lei che era sempre stata attenta a mantenersi fredda e impassibile.
“Te lo prometto” si limitò a rispondere. Poi si riprese, gli suggerì di mangiare qualcosa, e lo lasciò di nuovo solo, riflettendo sull’ultimo consiglio che suo cugino le avrebbe dato.
Regulus tornò ad aprire il volume
in cui si era immerso (Formule Oscure
Dimenticate) e in cui aveva trovato degli aspetti
interessanti della
questione. Lo sfogliò distrattamente, fino a che non si
ritrovò davanti ad una
pagina che al centro presentava un trafiletto con una formula in
caratteri
runici.
Regulus non aveva mai brillato
nella traduzione delle rune, ma quella volta non ne ebbe bisogno.
Regulus lesse la didascalia.
Formula da
usarsi se si ha l’intento
di creare un Horcrux.
Si sentì assalire
dall’eccitazione. Qualunque cosa fosse un Horcrux, sentiva di
essere sul punto
di scoprirlo.
Svuotò le scaffalature per lunghi
minuti di febbrile trepidazione, finchè non trovò
un volume con un capitoletto
che parlava proprio degli Horcrux. Aprì la prima pagina e si
mise a leggere.
Di
tutte le magiche invenzioni esistenti, un Horcrux è la
più potente e
terrificante in assoluto. Ben pochi maghi vorrebbero usare questa magia
e
ancora di meno sono stati coloro che, nel corso dei secoli, hanno
provato a
farne uso.
Viene
definito Horcrux un oggetto o un essere vivente nel quale un mago ha
nascosto
parte della propria anima.
L’unico
modo in cui è possibile dividere l’anima
è di commettere un omicidio, l’azione
malvagia per eccellenza. Accompagnando l’assassinio a una
formula ben precisa,
è possibile riversare metà dell’anima
in un oggetto designato.
La
creazione di un Horcrux conduce a una condizione di
semi-immortalità. Difatti,
se il corpo viene colpito o distrutto, il suo possessore tuttavia non
può
morire, perché parte dell’anima è
ancora presente sulla terra, legata
all’oggetto che la ospita.
L’unico
modo per uccidere un mago che abbia creato uno o più
Horcrux, è quello di
distruggere dapprima tutti gli altri frammenti di anima, e poi quello
risiedente nel corpo.
Sta
di fatto che nessun mago abbia mai creato più di un Horcrux:
difatti, la
perdita di una porzione di anima contribuisce alla perdita di
umanità per il
mago che ha attuato un simile rituale.
Seguiva la disquisizione sulla maggiore affidabilità degli oggetti inanimati che degli esseri viventi riguardo alla creazione di un Horcrux.
Dopo alcuni istanti di totale
smarrimento, Regulus si accorse di avere i sudori freddi. Le mani gli
tremavano
e, se si fosse guardato allo specchio, si sarebbe reso conto di essere
pallido
come un cencio.
Era più, molto più di quanto
si
fosse mai aspettato di trovare. Non si trattava della semplice
acquisizione di
una parvenza d’immortalità. Aveva fatto ben altro:
aveva trovato il modo di
uccidere Lord Voldemort.
Il solo pensiero gli fece cedere
le ginocchia, tanto che dovette trascinarsi fino ad uno sgabello e
sedersi.
Rimase per alcuni eterni minuti a ricomporre i pezzi del puzzle. Ora
tutto
tornava. Il medaglione era un Horcrux, e conteneva un frammento
dell’anima di
Voldemort.
Per la prima volta si rese conto
di essere entrato in faccende molto più grandi di lui. E non
era solo lui a
rischiare: a chiunque avesse rivelato quanto aveva appena scoperto
sarebbe
toccata una sorte atroce.
Voldemort avrebbe ucciso chiunque
avesse solo una vaga idea della verità. Era evidente che gli
Horcrux fossero
stati nascosti nel modo migliore possibile.
A chi si sarebbe potuto
rivolgere? Silente? Regulus esitò, ma poi scosse la testa:
non gli avrebbe mai
creduto. L’Ordine della Fenice avrebbe ritenuto che la sua
storia fosse una
trappola architettata da Voldemort in persona.
E anche se qualcuno gli avesse
creduto, chi sarebbe andato a recuperare l’Horcrux e
distruggerlo? Silente era
troppo vecchio, a suo avviso, e nessun altro si sarebbe suicidato
così.
Perché Regulus era sicuro che
Voldemort avesse installato degli incantesimi di
anti-Smaterializzazione
intorno al medaglione, altrimenti lui stesso si sarebbe potuto
Smaterializzare,
invece di andarsene senza l’ausilio della magia, abbandonando
Kreacher al suo
destino.
Ma nella sua superbia aveva dimenticato che la magia elfica fosse diversa da quella umana.
Non aveva alternative. Il
medaglione doveva essere distrutto, e solo Kreacher sapeva dove si
trovasse.
Non poteva chiedere a qualcun
altro di andarvi al posto suo: non era un vigliacco. Era stato lui a
cominciare, e doveva essere lui a finire.
Anche se ora sapeva che quell’impresa gli sarebbe costata la vita.
*Angolo autrice*
Purtroppo,
il capitolo in cui Regulus scopre la
verità prima o poi l'avrei sovuto scrivere. Spero che il
modo in cui è venuto a sapere degli Horcrux vi abbia
soddisfatto!
Le rune sono del tutto inventate,
chissà cosa avrò mai scritto! XD
Alohomora
(visto, sono riuscita ad aggiornare presto, oggi? I momenti
più tristi stanno per arrivare purtroppo, ma non si sa mai,
magari in una prossima storia andrò fuori dal canon!)
LMP
(anche io ho indovinato subito chi fosse RAB, e anche che Piton non
poteva essere un traditore, sospettavo che ci fosse qualcosa che ci
sfuggisse, e infatti... Sono contenta di aver colmato, a modo mio,
certo, la lacuna che la Rowling ha lasciato, e sono altrettanto
contenta che ti piaccia!)
dirkfelpy89
(tu dici, eh? Bè, nel prossimo capitolo darò una
mia personalissima versione dei fatti, perchè non voglio che
Sirius e Regulus si lascino così...)
Hermione
Jean Granger (figurati, purtroppo capita che i genitori si
arrabbino con i figli che stanno troppo al pc, me per prima! Davvero lo
stamperai? Che onore!)
Pervinca
Potter 97 (anche a me dispiace che questi capitoli avranno
ben poco di allegro, ma spero di non deludervi!)
MEISSA_S
(eh sì, me lo sono sempre immaginato un po' "brontolone"
come dici tu! Hai proprio ragione, la Row poteva proprio risparmiarsi
di far morire tanta gente, come anche Remus e Dora, o Dobby...ho un
debole per gli elfi domestici, a parte Winky, ma Dobby e Kreacher li
adoro proprio!)
_Mary
(anche io mi sono affezionata a loro due, e più scrivo
più mi affeziono e non vorrei che finisse come deve finire,
uffa...)
Al prossimo capitolo! Giulia