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Autore: LaVampy    20/10/2016    3 recensioni
e se Max ormai abbastanza grande non riuscisse a controllare il suo potere? c'è una scelta da fare farlo diventare un apprendista stregone come vorrebbe Magnus o lasciarlo vivere come un semplice bambino come vorrebbe Alec?
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood, Max Lightwood-Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Malec's family'
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siamo anche qui, ai capitoli finali, vi aspetto, sotto, e ricordate che.... vi voglio bene...
LaVampy
 

Invocò il giorno e la notte ed improvvisamente le pareti della stanza iniziarono a tremare, melma nera usciva dalle venature. Osservò la sua mano dove lento scendeva il sangue , si raggruppava tutto in un calice in alluminio.  attinse ad ogni sua più antica magia, sentendola crescere dentro di lui.  Sentì nelle vene la potenza dell'immortalità, la forza della morte che richiamava anime. Una falce apparve di fronte a lui, allungò una mano per afferrarla, ma questa svanì.

- Resisti padre- gli sussurrò una voce dentro la testa, mentre una nuvola gialla iniziò a danzare di fronte a lui. E tutto avvenne in un attimo,  la stanza avvolta da una nuvola nera.

Milioni di occhi che lo osservavano. -Io ti controllo- disse lo stregone allungano la mano di fronte a lui. -Io ti controllo e non ti temo-. 

 
-Nemmeno noi ti temiamo, figlio di Asmodeo- disse una voce nell'ombra, facendo vibrare la pelle dello stregone. 
 
-Esatto, sono il figlio di Asmodeo, e non temo nemmeno mio Padre, nelle mie vene scorre il suo sangue, ho ucciso demoni superiori senza timore, ma soprattutto io sono il  Sommo Stregone. Non vi è forza alcuna che io temo. Cammino nella terra alla luce del sole senza paura. Ora ascoltatemi-. 
 
E la nuvola di fronte a lui si trasformò in un vecchio, con i capelli ormai grigi, appoggiato ad un lungo bastone fatto  legno di tasso, che si curvava sotto il peso dell'uomo, mentre un filo di alluminio avvolgeva il tutto con maestria. L'uomo si fermò per riprendere fiato, mentre la figura davanti a lui diveniva più dettagliata. Ora si intravedevano sulle braccia i segni delle rune, e di cicatrici antiche. Ma quello che colpì lo stregone, togliendogli il fiato , fu lo sguardo. Profondi occhi blu lo osservavano. Eri li davanti a lui, anziano, con la pelle rugosa, i capelli radi ancora disordinati, e lo osservava con odio, mentre cercava di mantenersi in equilibrio. Lo stilo cadde dalle sue mani, e fece un passo per muoversi come ad aiutarlo, ma lui non era Alexander. Era la sua magia, più oscura che attingeva dalla sua più grande paura, l'immortalità. L'immortalità che lo condannava ad osservare la gente che amava morire, vinta dalla vecchiaia. Per i cattivi, i demoni e anche i mezzi demoni come lui, il lieto fine non esisteva.

-Ti sbagli padre- sussurrò una voce dentro la sua testa, -Il lieto fine esiste per tutti coloro che cambiano, il lieto fine tuo , siamo noi. Io, Alec e chiunque si unirà. Credici Padre e lotta contro di lei, non mi abbandonare di nuovo-. 

 
-Max- sussurrò lo stregone, e la figura davanti a lui, iniziò lentamente a muoversi nella sua direzione. Si toccò la manica, sentendo il freddo della lama appoggiata al suo fianco, ed attese. 
 
-Mi hai lasciato morire- disse l'uomo davanti a lui, sussurrando, strascicando le parole e tossendo. -Potevi salvarmi, rendermi immortale come te, ed invece hai scelto Max, il bambino, hai sempre preferito lui a me, mi hai detto di amarmi, di essere importante per te, ma hai sempre mentito- disse ancora, - Sei fuggito dalle tue responsabilità, tu figlio di un Principe dell'inferno, tu potente e oscuro, mi hai fatto morire, mangiato dalla vecchiaia. Tu egoista e bastardo, sei un assassino. Hai preferito vedermi morire, mi hai ucciso, assassino!! Assassino!!-. -Io ti amavo e ho creduto in te, fino all'ultimo. Mi hai lasciato morire, sei un assassino- ripeteva la figura avvicinandosi pericolosamente allo stregone, bloccato dai sensi di colpa.

Poi all'improvviso sentì una pressione calda sulla mano e vide un'ombra, forse tutto frutto della sua mente, ma sentì dentro di se una forza nuova, una sensazione di benessere dentro a quella oscurità. E osservando davanti a lui, la figura che lenta avanzava, la vide per quello che era realmente. Melma nera e maleodorante, pronta ad attaccare.  

 
- Tu non sei lui- disse Magnus, la voce rotta dalla tensione. -Lui è vivo e sta dormendo- disse ancora, mentre una sfera azzurra attraversava la melma, che uno sfrigolio sparì in una nuvola azzurra e si riformò poco dopo.

Ora si trovava davanti Alec giovane, i capelli neri, l'arco in mano. E allo stregone mancò un battito al cuore, mentre osservava quegli occhi che amava , guardarlo con odio. Odio profondo che li rendeva ancora più blu, come una lama di ghiaccio.

 -Mi hai ucciso Magnus Bane. Ero giovane e bello, avevo tutta la vita davanti ed ora sono polvere. Perché il mio uomo, colui che diceva di amarmi, in realtà non mi ha mai amato. Mi ha sempre e solo usato, per poi lasciarmi morire, chi sarà il prossimo, sarà sempre un cacciatore o tornerai a scoparti ogni cosa che cammina? Ubriacandoti fino a perdere la cognizione delle cose e del tempo? Dimmi Sommo Stregone, perché mi hai lasciato morire?-. 

E di nuovo una pressione calda, questa volta sulla spalla e stavolta lo vide, non ebbe dubbi. Una mano era appoggiata alla sua pelle ad infondere coraggio . Prese il coltello che aveva nel fianco e fece un passo in avanti con la mano tesa.  

 
-Ora ti ho ucciso- urlò con rabbia, -Tu non sei e non sarai mai Alexander-, e la nuvola di fronte a lui, evaporò in una risata sarcastica. Si osservò la mano piena di melma pesante e appiccicosa.

-Che schifo- esclamò, pulendosi la mano nella sua casacca. Riprese fiato, mentre osservava la stanza intorno a lui, doveva continuare , doveva capire chi fosse il colpevole, doveva andare avanti, era resistito alla magia oscura, adesso sarebbe stata più semplice.

Quasi al limite delle forze, fece un enorme sospiro e riprese  il suo rituale, evocando di nuovo il buio e la notte: "Io invoco la mia natura, di figlio del Principe dell'Inferno, io Sono Magnus Bane e ordino che mi sia fatto vedere colui o coloro che hanno attaccato la mia famiglia. Nel nome di mio Padre, e di Marbas, e della grande creatrice Lilith, io vi ordino di mostrarmi quanto richiesto". 

 
-Sei una delusione per tutti noi- rispose una figura vestita di nero, le mani splendenti. -Ti stavo aspettando- disse lo stregone,- Non sei più parte di me-. 
-Io sarò sempre parte di te, Magnus Bane, mi hai sconfitto oggi, vero. Ma cederai a ma, una piccola parte di me, resterà sempre dentro di te, sono nel tuo sangue, nel tuo DNA, io sono te- . 
 
-Ti ho sconfitto oggi, ti sconfiggerò domani. Ora mostrami quanto ti ho chiesto e poi vattene, non ho paura di te- .
 
-Ogni cosa ha il suo prezzo Magnus Bane, e tu lo sai- . 
 
-Io posso renderti libera, puoi lasciare definitivamente il mio corpo-. 
 
-Ma così perderesti la tua immortalità-  
 
-Morirei accanto alla mia famiglia, alle persone che amo, e che proteggerò sempre a costo della mia vita, e non mi importa se te non puoi capire, sei parte di me, siamo stati insieme per secoli, ma ora ho scoperto l'amore- disse lo stregone, con rabbia. 
 
-Non me ne andrò mai Magnus Bane, non mi è permesso. Lui non vuole-. 
 
-Chi?- chiese Magnus, anche se conosceva già la risposta. 
 
-Tuo padre, Non ti permetterà mai di divenire mortale, lui ti conosce, sei come lui-. 
 
-Vattene- disse Magnus, lanciando una serie di sfere azzurre, e la figura davanti a lui diventò un fumo azzurro che entrò dentro di lui, lasciandolo senza fiato, in ginocchio 
 
"Io sono te" sentì dentro la sua testa, mentre si rialzava appoggiandosi alla mobile. 
 
Attese pochi secondi e unì nel calice di alluminio, delle bacche di belladonna e polvere di fata, e mischiò tutto con la punta del coltello di Jace, che aveva trafitto Elyass. Per una volta tanto l'indole collerica del cacciatore era servita, ma non l'avrebbe mai ammesso davanti a lui.  Una nuvola azzurra si espanse, avvolgendolo. Si sentì sollevare e poi tutto divenne improvvisamente buio, chiuse gli occhi ,attendendo il colpo che ne sarebbe derivato, ma sentì solo una piccola pressione sul fianco. Si osservò intorno, il calice adagiato per terra mentre liquido nero fuoriusciva, spostò lo sguardo e osservò se stesso svenuto a terra. Poi come spinto dal vento si sentì trasportare in un altro posto. 
 
Viaggiò per lo spazio e per il tempo, sballottato come una nuvola, per tempo indefinito, fino a quando non  giunse all'interno di una stanza buia e maleodorante, senza finestre. L'Aria densa di fumo di qualche locale spacciatore. Urla provenivano in lontananza, mugolii di piacere indistinti misti a dolore, vittima di alcool e droga. Le pareti macchiate da bombolette spray, con strani simboli che i mondani avrebbero fatto bene a non ripetere, gli angoli intrisi di urina e feci, rendevano l'ambiente ancora peggiore di quanto già fosse. Un conato di vomito lo attraversò, ma resistette alla sensazione poco piacevole, mentre il suo corpo riprendeva il suo stato naturale. 
 
Una sfera rosso fuoco lo costrinse a scattare di lato, facendolo scivoalre sul pavimento melmoso, le mani appoggiate al sudicio pavimento. 
 
-C'è ne hai messo di tempo per trovarmi, Warlock- disse una voce sprezzante, che lui conosceva molto bene. -L'amore ti ha proprio rammollito- disse una voce dietro di lui. 
 
E per Magnus ci fu solo dolore e buio.
   
 
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