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Autore: DaniNTI    21/10/2016    1 recensioni
"Lo spazio tra ogni punto" è il racconto interiore in prima persona di un anonimo giovane in un periodo della sua vita caratterizzato da un incontrastabile vuoto esistenziale e da un profondo sconforto.
Attraverso il racconto di momenti di vita quotidiana, che coinvolgono altri personaggi, tra cui una donna con cui egli ha una relazione di natura prevalentemente sessuale, due amici e il suo gatto, il protagonista dà voce alle sue riflessioni e ai suoi pensieri, i quali si configurano come una sorta di "flusso di coscienza" che intervalla la descrizione delle giornate.
Citazione dal testo:
"La mia quotidianità stantia è il limbo che mi spetta, e chissà chi l’ha deciso. Ho smesso di aver voglia di lottare per diventare ciò che non sono. Non porterebbe a nulla e la ragione è molto semplice: la mia coscienza è incredibilmente lucida, ma fottutamente debole. O forse sono le turbolenze con cui conviviamo ogni giorno nella nostra segreta interiorità ad essere troppo forti per chiunque provi a contrastarle".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Appoggiai le mie labbra sulle sue in modo rapido e sfuggente. Lei pareva un po’ sorpresa ma rispose accompagnando il gesto ed io, ottenuta la conferma che speravo, presi a sfiorare con la punta della lingua le sue labbra rinsecchite dal freddo. Continuai a giocherellarci teneramente fino ad umidificarle tutte e con perfetta sincronia la afferrai stringendo il mio braccio attorno alla vita, mentre la mia lingua si addentrò nella sua bocca con un movimento deciso, ma non tale da risultare brusco. Accompagnai il tutto con un respiro intenso.
Lei, ormai semidistesa sul divano, stava al gioco inseguendo la mia lingua con la sua mentre cercava in modo un po’ maldestro ma simpatico di accennare un sorriso. Era un gesto molto tenero, ma non potevo permettermi di fermarmi proprio quando quella magica sensazione di inebriamento stava finalmente prendendo il sopravvento su di me.
Puntai quindi il collo, volevo assaporare quella pelle pallida e liscissima, mi ci avvicinai mentre lei, rispondendo ai miei movimenti, alzava le spalle e faceva quindi in modo che la mia testa si incastrasse perfettamente tra la sua guancia e la parte superiore del petto. La baciavo sul collo in modo quasi impetuoso mentre annusavo i capelli che cascavano sul mio viso.
Mi concentrai a seguire il suo respiro affannoso, che si bloccò per un istante nel momento in cui la afferrai all’altezza del seno, stringendolo come se avessi paura che potesse scapparmi di mano da un momento all’altro.
Lei indossava un maglioncino di lana sottile. Mi piaceva la sensazione del materiale al contatto con la mia pelle.
Ad un certo punto alzai di colpo la testa e poggiai entrambe le mie mani sui suoi fianchi, spostando tutto il suo corpo in avanti e facendo in modo che lei poggiasse la testa sul bracciolo del divano.
Ero in ginocchio con le mie gambe incastrate tra le sue e le tolsi le scarpe; subito dopo le sfilai i jeans e la fissai con sguardo serio godendomi la sua reazione.
 Poggiai i suoi pantaloni per terra con cura e subito dopo, come per rimediare a quest’ultimo mio gesto insolitamente pacato, mi lanciai su di lei con veemenza, quasi come un leone sulla sua preda.
La assaporavo inebriato dalla sua profumata umidità, mentre lei cercava di seguire con lo sguardo ogni mia mossa.
Mi sembrava quasi di conoscerlo già quel corpo, mi sentivo a mio agio e avevo capito subito da ogni sua reazione come variare l’intensità dei miei movimenti.
Lei pareva fidarsi di me. Mi afferrò la nuca e iniziò ad accarezzarmela, sfregando il palmo della sua mano sui miei capelli rasati e accompagnando tutti i miei gesti.
Mi distesi del tutto e mi avvicinai al suo viso sino a toccare la mia fronte con la sua.
Tutt’a un tratto mi sembrò che lei non si sentisse più a suo agio , pareva non riuscire a gestire il piacere, come fosse sopraffatta da esso.
Allora la fissai con sguardo penetrante ma rassicurante al contempo, mentre le nostre fronti erano ormai praticamente incollate grazie al sudore di entrambi.
I nostri respiri entrambi affannosi vivevano in sincronia e parevano dipendere l’uno dall’altro. Mi fermai del tutto per qualche secondo e la baciai intensamente; poi le tolsi il maglione che ancora indossava e il reggiseno. I suoi seni non erano grandi, ma avevano una bella forma ed erano in perfetta armonia con la sua corporatura. Mi piacevano molto. Lei era ora completamente nuda, e io ancora completamente vestito, al che lei mi guardò per un momento con quel suo sguardo furbesco ma tenero, come per farmi capire che ero ormai ancora vestito da troppo tempo e che non era il caso che lei fosse la sola ad esser nuda. Quindi poggiò le labbra sul mio collo, mentre mi slacciava i pantaloni con delicatezza: io la osservavo scrupolosamente curandomi di “annotare” nella mia mente tutte le sue mosse e tutti i suoi modi di fare.
Mi è sempre piaciuto dedicare una certa attenzione al modo in cui le donne si comportano a letto. Ogni volta è diverso. Mi piace cercare in una partner la perfetta combinazione di finezza e spirito d’iniziativa, con quel pizzico di maliziosità che può diventare la ciliegina sulla torta nel momento in cui la donna stessa la intende come esaltazione della propria femminilità e non come mero strumento da utilizzare ai fini di un facile controllo del proprio uomo.
Fino a quel momento nessuna partner aveva avuto con me quell’atteggiamento ideale che forse esisteva solo nella mia mente, e neanche oggi saprei dire se Elaine lo avesse o meno, ma certo è che lei mi intrigava molto: nei modi, negli sguardi, persino nei silenzi. Elaine sapeva quando non parlare, e la sua abilità stava appunto nel riuscire sempre a trovare quel qualcosa con cui sostituire la parola. Elaine non lasciava vuoti. Riempiva sempre tutto, e nel modo più adeguato, semplicemente nel modo che la situazione del momento richiedeva, nulla di più.
Ed era lì a baciarmi sul petto, mentre mi accarezzava sulla schiena per arrivare poi alle spalle ossute e spigolose e alle braccia. Io avevo gli occhi sempre fissi su di lei, e quando lei alzò lo sguardo e si accorse che esaminavo ogni suo movimento si sentì forse come messa alla prova: era un po’ imbarazzata. Le lanciai quindi un sorrisino simpatico, come per scusarmi della mia invadenza. Lei rispose con un’espressione simile alla mia, ma leggermente più ironica, per poi riprendere a baciarmi dappertutto senza sosta con una passione sincera e autentica.
Morivo dalla voglia di entrare dentro di lei, e credo per lei fosse lo stesso, ma eravamo entrambi intenti a procrastinare quel momento in modo da pregustarlo e da goderne del solo pensiero il più possibile.
E quando il momento era arrivato, riuscimmo a capirlo entrambi, bastò uno sguardo come per tutto il resto.
Fu tutto molto bello. I nostri gesti nascevano e si alimentavano da soli, tutto ciò che facevamo non doveva fare i conti con i filtri della nostra coscienza, non necessitava della sua approvazione e della sua supervisione perché veniva da sé: era tutto genuino e spontaneo. Non c’era bisogno di chiedersi nulla o di pensare a nulla. I nostri gesti erano vita.
Negli ultimi istanti lei era in estasi. Ricordo ancora il sorriso sul suo volto in quel momento. Io però non permisi che la mia serietà venisse turbata, nonostante il forte coinvolgimento di quegli attimi.
Ricordo ogni cosa di quella notte. Non mi va di chiedermi perché se mi concentro riesco persino a riportare alla mente le esatte emozioni di quei momenti. Ma in fondo mi fa piacere non saperlo, mi affascina quasi per certi versi.
Non riesco a credere che siano già passati tre anni.
   
 
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