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Autore: MusicDanceRomance    22/10/2016    11 recensioni
"Era quasi l’ombra di un gioco. Lottavano sul filo della scacchiera ed erano giunti alla casella finale. L’ultimo anello della catena, il fulcro della partita, il mattone di vetro di un amore che stentava ad esplodere.
Hermione non aveva cercato altro che un rifugio personale, e la sua barriera di cristallo che la proteggeva dai conflitti del mondo corrispondeva alle braccia di Harry."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Sentimento del mare
 
A Petunia il mare era sempre piaciuto.
Lei e sua sorella, quando non erano altro che due bambine innocenti e giocose, trascorrevano le loro vacanze estive sguazzando in acqua e rincorrendosi a riva, fingendo, e forse rimanendo segretamente convinte, di essere spiriti magici a loro volta, che con un paio di schiumate e due schiaffi d'acqua generati dai loro tuffi avrebbero potuto risolvere tutti i problemi del mondo.
L'eleganza dell'acqua le faceva sentire vive, potenti, invincibili. Due sorelle per una magia.

Ma con il passare degli anni i flutti si erano smussati di freddo dietro sentimenti  che non accettavano più giochi e familiarità infantili, ed uno strato di ghiaccio nel cuore aveva represso quei pochi ricordi lieti che Petunia conservava di sua sorella.
Dopo la morte di lei, Petunia al mare non ci era mai più tornata.
Odiava il mare. Lo odiava con tutta se stessa.
Perché il mare rimaneva l’unica cosa a ricordarle che un tempo lei aveva davvero voluto bene a Lily.
 



In punta di piedi
Gellert/Ariana


Quando l’aveva incontrata per la prima volta non era altro che una bambina malata. Malata e pericolosa.
Perché Ariana a dodici anni già si era sentita troppe mani addosso, che le avevano graffiato l’innocenza, l’equilibrio, la ragione e che invano, nel girotondo dei ricordi soppressi, aveva tentato di rimuovere dall’anima.


Cammina, Ariana, su un tappeto di margherite. Le calpesta senza ritegno, perché se le altre ragazzine della sua età si divertono a fare il conto del “m’ama non m’ama” lei al contrario preferisce strappare petali e steli senza evocare alcun sentimento. In fondo non sono altro che fiori, non potrebbero sopravvivere alle spaccature del mondo, alla violenza di una stretta, ad un cuore lacerato che non sa cosa farsene di boccioli e canzoni.
Gellert è a due passi da lei e la osserva.
Ariana adesso ha sedici anni ed è tutti i sogni che una ragazzina può ancora custodire, grazie al potere nero di cui Gellert l’ha riempita.
Lui non agisce per pietà se le somministra ogni trenta giorni una pozione che gronda magia oscura per restituirle la ragione. Lo fa esclusivamente per tenere Albus allacciato a sé. Da anni Silente gliene è grato.
Ma quella piccola bambina pericolosa è cresciuta. Tra gli scatti della sua consapevolezza lo ha travolto nelle spire di una passione accecata d’innocenza.
Ariana avanza verso di lui in punta di piedi, le labbra sottili di fragola scandiscono parole di desiderio:
-Mi hai permesso di sbiadire i ricordi d’orrore del mio passato.
-Un effetto positivo del mio intruglio.- replica Gellert mantenendosi sul vago.
-Non è merito della tua pozione.
-Non c’è posto per me nei tuoi ricordi.- ribadisce, glaciale.
-Sei il mio primo pensiero appena recupero memoria e sanità. Sei la prima spina che non fa male ma con la quale mi pungerei continuamente.
-Nessuno ama le spine, Ariana.
-Le spine danno le rose. Ti prego, Gellert... non andartene così.
-No. Quella era l’ultima volta.
-Non permetterò che sia l’ultima.
Li separa un istante, muto, lacerante, che segna la fuga.
Gellert si smaterializza, scappa come fa sempre, lascia che sia il suo silenzio ad affrontare Ariana.
Forse deve raggiungere Albus, pensa Ariana. Forse deve recitare anche con lui.
Forse Gellert è troppo indeciso tra lei e Albus, e forse in verità Gellert detesta l’idea dell’amore, perché esso sarebbe un intralcio ai suoi obiettivi.
Il sentimento corrode l’affetto di Ariana e toglie a Gellert la freddezza che gli è necessaria per realizzare il suo disegno più importante.
Un disegno troppo grande, che non può trascrivere sulla pelle di Ariana con le dita, quando sotto le coperte si stringe a lei.


Sono passati due mesi.
Gellert se ne è andato per sempre, dice, le ha lasciato scorte di pozione oscura per altri due anni. Non vuole vederla, non vuole esporla a pericoli, ha un piano machiavellico da portare a termine e l’amore è un impiccio che non può inebriare un uomo come lui.
Non vuole che Ariana si perda in sé stessa per sempre, la vuole vera, viva, sana e felice.
Ma non è ciò che desidera Ariana, che non sa rinunciare al crimine maggiore di Grindelwald: il suo abbandono.
I ricordi dei suoi sedici anni si preparano a sbiancarsi nuovamente. Ariana sa che i trenta giorni sono scaduti, sa che dimenticherà ancora una volta il sapore della pelle di Gellert e i suoi baci infiammati di desiderio.
Si sfiora le labbra e comincia a danzare, in punta di piedi, perché quando la confusione tornerà a dominare nella sua mente sente che potrà controllare i deliri con immagini fasulle e ombre di desideri.
Gellert è con suo fratello? Cosa stanno facendo mentre lei sta per perdere la capacità di riflettere e dimenticherà di essere una ragazza innamorata?
Albus, lui ti tradirà. Lui ama me e fugge per questo.
Ariana sogna un mondo in cui Gellert accetta di rinunciare alla lusinga del potere, in cui le permette di recuperare la ragione per tutta la vita, in cui i suoi ricordi non affossano nello strazio del passato, in cui tutte le notti può fare l’amore con lui senza il terrore di vederlo sparire.
Ariana immagina un futuro che le hanno strappato e sogna un cuore che possa saziarsi d’amore.
E pensa che forse, se adesso il marcio della sua malattia si intromette e le fa dimenticare la sua coscienza, può sentirsi l’anima più leggera.
Perdonami, Albus.
Perché Gellert amerà sempre lei.










 
   
 
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