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Autore: piccolo_uragano_    23/10/2016    3 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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'Mi basta il bene che mi vuoi 
perchè mi aiuterà.' 
(Marco Masini - rimani così)



“Martha, è un arco. Vuoto. Non può piacere o non piacere, dannazione, è un semplicissimo arco vuoto! E non mi hai ancora detto che diamine ci facessi lì!”
“Pensa un po’ quello che ti pare, Sirius, ma ti dico che quella cosa non mi piace.” Ribatté lei, sedendosi accanto a lui in macchina. “E perché fossi lì non ha la minima importanza, insomma, ciò che conta è che non era naturale quel freddo, e ti giuro che c’era qualcosa di strano.”
“E quindi, cosa dovremmo fare? Chiedere a Caramell di chiamare qualche architetto babbano per ridisegnarlo?”
“Non è una questione di architettura, Black, cazzo, prendimi sul serio!” Martha accese la macchina e scosse la testa. “Perché fingi di non capire? Hai presente … il freddo dei cimiteri?”
“Si, ma quello non è un cimitero. È un’arcata vuota!”
Martha guardò il marito, assottigliando gli occhi. “Va bene, Sirius, va bene. Ignora la cosa. Ignora il problema, è una soluzione fantastica, sono sicura che risolverai moltissime cose agendo in questo modo. Sono Sirius Orion Black e ignoro i problemi!”
“Non sto ignorando il problema, sto dicendo che non ci vedo una logica.”
“Allora lo stai sminuendo.”
“Non c’è logica in quello che dici, Martha.”
“Non deve essere sempre una logica per tutto, sai?”
“Senti, hai sentito un rumore, un po’ di freddo e hai pensato provenisse dall’arcata. In più, il Nono Livello non è esattamente gradevole da visitare; ti sei fatta suggestionare dalle cose, può capitare a chiunque. Perché non accetti con maturità che fosse tutto nella tua testa?”
“Perché non accetto che tu mi dica di accettare una cosa con maturità, Peter Pan dei miei stivali, e poi perché, santissima Morgana, Sirius, non stava tutto nella mia testa!”
“Va bene!” strillò lui.
“Perfetto!” rispose lei con lo stesso tono immediatamente dopo di lui, mostrando l’espressione più arrabbiata che avesse.

“Questo vuol dire che qualcuno sa.” Sussurrò Robert, davanti all’avviso che segnalava che ogni attività di gruppo all’interno della scuola dovesse essere registrata e autorizzata.
“O che ci siamo fidati della persona sbagliata che è inciampata nell’ufficio della Umbridge.” Rispose George. “Senza contare che parla anche del Quidditch!”
“Scommetto tredici falci che è stato Smith. Non mi piaceva proprio, quello.” Replicò Ron.
Robert scosse la testa. “Ti vendi per troppo poco, Ron.”
“Non è possibile.” Replicò Kayla, fredda.
“Infatti.” Le diede corda Hermione.
“Non è che siccome voi due siete tutte onore e lealtà, allora lo siamo tutti!” rispose Fred. “Semplicemente, la tua grande idea non era così grande!”
“Non è per quello che dico che non è possibile, Weasley, e per la cronaca, era un’idea fantastica! Finalmente abbiamo fatto qualcosa anche noi!”
Qualcosa tipo farci scoprire subito, Kayla? Grande idea, davvero, ma la prossima volta gioca a fare la paladina della giustizia in qualche altro  temp-“ Si bloccò “… momento!” concluse poi.
“Dovresti lasciarmi parlare, per una volta in vita tua, Fred.” Rispose Kayla fredda. “Io e Hermione abbiamo stregato la pergamena con le firme. Se qualcuno avesse cercato di metterci mano, beh, lo sapremmo.”
Fred abbassò la testa e borbottò qualcosa. Kayla scosse la testa e incrociò le braccia sul petto.
“Kayla” le disse Harry “potresti andare a controllare se l’avviso è stato messo anche nella tua Sala Comune?”
Lei annuì e, con espressione delusa, uscì dalla stanza, senza rendersi conto che Robert la stesse seguendo.

“Lasciami in pace.” Disse, dopo due rampe di scale.
“No, ascoltami Kayla, lui è fatto così, insomma, non …”
“So come è fatto, Robert, davvero.”
“Davvero?” si stupì lui. “E allora con chi ce l’hai?”
“Con me stessa.” Ammise lei, fermandosi.
“Oh.” Si stupì Robert. “Cioè, insomma … oh. Non vuoi urlarmi contro che siamo tutti dei cretini e piangere e prendermi pugni facendoti male alle nocche?” Kayla scosse la testa, con le lacrime agli occhi. “No, davvero? Una volta ti divertivi, insomma, ti faceva bene!” Kayla scosse di nuovo la testa. “Sei sicura? Insomma, non vuoi neanche provare?” Lei continuò a fare cenno di no. “Oh, piccola Kayla.” le posò una mano sulla spalla per attirarla a sé ed abbracciarla. Lei si lasciò cullare dal fratello, noncurante della gente che stava passando o dei quadri che bisbigliavano.

Martha si svegliò di colpo, rendendosi conto di una cosa terribile quanto vera: Sirius non era nel letto con lei.
Si mise seduta immediatamente e venne involontariamente presa dal panico. Non riusciva a dormire senza di lui, non più. Non da quando era tornato. “Sirius!” chiamò, immediatamente. Si alzò e prese la vestaglia, infilandosela senza allacciarla. Con un colpo di bacchetta accese la luce e spalancò la porta, per uscire e catapultarsi nella stanza accanto, appartenuta a Regulus, in cui ora il lettino bianco di Anastasia faceva a pugni con tutte le cose verdi-argento e vecchie che popolavano la stanza.
Il lettino era vuoto, ma posandovi una mano, sentì che non era vuoto da tanto. “Sirius!” strillò, di nuovo, per catapultarsi giù dalle scale. Aprì tutte le porte, senza dare retta all’elfo o al rumore che avrebbe svegliato il quadro di Walburga. Quando arrivò al pianterreno, spalancò anche la porta della cucina.
Tooooonks. Forza, piccola. Dì Tooooonks.”
“No, no. la sua prima parola sarà papà.”
“Non siate sciocchi, per favore: non esiste che la sua prima parola non sia Moony.”
Sirius, Tonks e Remus stavano guardando Anya, che stava seduta dritta sulle ginocchia del padre, e sorridevano allegramente.
“Oh, buongiorno Redfort.” Disse Sirius, notando la moglie sulla soglia.
“Tu sei completamente idiota!” disse lei. “Mi sono svegliata e non c’eri! E la bambina era sparita!”
Lui la guardò come se cercasse di capire ciò che volesse dire in realtà. “Oh. Hai ragione. Mi dispiace.” Fece segno a Remus di prendere la bambina per avvicinarsi a lei e baciarle la fronte. “Sono qui.” Sussurrò, stringendola. Lei prima oppose resistenza, poi si lasciò abbracciare.
“Odio quando te ne dimentichi, Padfoot.” Borbottò.
“Hai ragione, non ci ho pensato.” Rispose lui, accarezzandole i capelli.

“Che aveva Martha, oggi?” domandò Remus.
“Oh.” Rispose Sirius. “Non … non riesce a dormire, se non ci sono io nel letto. Insomma, dice che le ricorda troppo quando … quando non c’ero.”
Rose scosse la testa e fece per tirare fuori il pacchetto di sigarette, trovandosi due Malandrini che la guardavano come si guarda un bambino che ha appena rubato la marmellata. “Oh, dai. Vi prego. Ne ho bisogno.”
“La mia figlioccia no.”
“Kayla sarà molto gelosa di questo titolo.”
Remus scosse la testa. “Ho parlato un po’ con Damian, oggi.”
“Si beh anche io ho parlato molto con Tonks, prima, a cena.”
“Bambini, smettetela.” Li richiamò Sirius. “Mi pare abbiate confuso dei piccoli particolari, nel senso, da quando Remus ha un rapporto civile con Damian?”
“Mi ha chiesto come stesse Rose. Ha detto che non gli parla da qualche giorno.”
“Ha detto che non ce la farei, da sola con la bambina, non parlargli è il minimo.”
“Oh.” Rispose Sirius, portando la testa all’indietro. “Questa è pesante. Non pensare nemmeno di fumare dentro casa, Rosalie, o ti giuro che … si più picchiare una donna incinta?”
“No. Insomma, non puoi picchiare una donna, figurati due in una.”
Rose sorrise. “Credo le darò il mio cognome.”
“Oh, bene. E quale nome?”
“Non lo so ancora. Credo chiederò a Gabriel di scegliere.”
“Dalle il nome di tua madre.” Suggerì Remus.
“No, una sola Marie Redfort per secolo è abbastanza.”
“Se avessi una figlia” sospirò il licantropo “la chiamerei come mia madre.”
Rose lo guardò, intenerita. “Remus John Lupin” disse “non avrei mai pensato di sentirti dire ‘se avessi una figlia’, sai?”
“Non avrei mai pensato di dirlo nemmeno io.” replicò lui. “Ma sai, ora che ti sei messa a fare figli tu non so più a cosa credere.”
“Cattiva, questa.” Commentò Sirius. “Davvero. Degna di me o di James. Sono fiero di te.”
“Sai, stavo per dire, potrei dare a mia figlia il nome di tua madre, insomma, adoro tua madre, ma ora sono convinta che anche tu avrai una figlia un giorno.”
“Oh, si, credici.” Ribatté lui.
“Eccome se ci credo. Anzi. Sto rinunciando a un nome fantastico come Hope Redfort, quindi ti costringerò a chiamarla Hope.”
“Ancora non le hai chiesto di uscire e già Rose ti parla di nomi di bambine. Magari avranno dodici figli maschi!”
“Ce lo vedi, con dodici figli maschi?” rise Rose. “Insomma, sarebbe esilarante!”
“Pagherei per vederlo.”
“Perché parlate di me come se io non ci fossi?” domandò lui. “Oh, maledetti. Ora capisco cosa prova Martha, ogni tanto.”  Ma nessuno dei due lo sentì, perché i due Grifondoro stavano ridendo troppo forte.

“Ho immediatamente ottenuto il permesso per rifondare la nostra squadra di Quidditch, ovviamente.”
Fred e Kayla, che camminavano abbracciati, furono fermati dal tono arrogante di Draco Malfoy.
“Non so se i Grifondoro avranno la nostra fortuna. Tu cosa ne pensi, Black?”
Fred sentì le spalle di Kayla, sotto al suo braccio, irrigidirsi. “Penso che la cosa non ti riguardi, Draco.”
“Perché mio padre entra ed esce dal Ministero come gli pare, ma sai, tuo padre si è beccato un bel richiamo la scorsa settimana, e, beh, il padre dei Weasley … aspettano solo una scusa per farlo fuori e spedirlo dritto al San Mungo …”
Fred gonfiò il petto, ma Kayla si mosse quel tanto che bastava per mettersi tra i due. “Mi fa piacere che la squadra si sia riformata, Draco, tanto lo sappiamo tutti che senza le scope di papino non stareste a nemmeno tre metri da terra per più di cinque minuti.”
“Quel dannato che ti ostini a chiamare ‘fratello’, poi … è questione di poche settimane prima che lo mandino nel reparto speciale per chi ha il cervello rovinato dalla magia …”
La giovane Serpeverde stava riuscendo a trattenere Fred (ben più alto e più muscoloso di lei e di Malfoy) quando si accorse che ad essersi scagliato contro Malfoy non era Fred, ma Neville Paciock. In quel momento,  tolse la mano dal fianco di Fred per lasciare che fermasse Neville e poi si posizionò davanti a loro per puntare la bacchetta contro il viso di Malfoy con la sua solita eleganza innata.
“Prendi i tuoi amici idioti e vattene, Draco, o giuro che lascerò che vi ammazzino.”
“Non mi faresti mai del male.” la attaccò lui, sorridendo.
“Vuoi scommettere?”
Kayla sfoggiò il sorriso più Malandrino che ci fosse.
“Black! Malfoy! Weasley! Paciock!” tuonò la voce di Piton, all’improvviso. “Cosa state facendo?”
“Difendo l’onore delle persone a me care, professore.” Rispose Kayla, senza abbassare né lo sguardo né la bacchetta.
“Lasciando che i tuoi amici dietro di te facciano a botte?”
“Posso spiegarle, professore, noi …”
“Zitto, Weasley. Dieci punti in meno a Grifondoro per voi due.” Decretò, indicando con disprezzo Fred e Neville. “E cinque punti in meno a Black per aver puntato la bacchetta contro un compagno!”
“Chiamarlo compagno è un complimento, professore: Malfoy è un verme!”

Kayla si buttò sul divano della Sala Comune rossa e oro. “Che palle!” esclamò. “Mi ha messa in punizione, Robert! In punizione! Ha messo in punizione me!”
Robert le sorrise, porgendole una tazza piena di tè bollente. “Capita.”
“No, non capita, lui lo fa capitare!”
“Anche Harry è stato messo in punizione, il mese scorso.”
“Si, ma … uffa Robbie, cosa c’entra?”
“Che io sono il più furbo dei tre!” esclamò lui.
Lei scosse la testa. “Ti odio.”
“Si, anche io.” le sorrise lui, sedendosi accanto a lei.
In quel momento, Harry Ron e Hermione entrarono in Sala Comune con espressioni imbronciate. “Mi ha dato un tema di punizone!”
Robert allargò le braccia. “Vedi?”
Kayla scosse la testa, in risposta. “Piton?” domandò a Harry.
“E chi, sennò?”
“Eri distratto, Harry.” Gli disse Hermione, sedendosi accanto a Robert. “In più, avevi sbagliato giusto un paio di ingredienti, e …”
“E comunque non meritavo due pergamene di punizione!” esclamò lui.
“Lo sapevate che Piton in realtà punta alla cattedra di Difesa?”
“Meglio Piton del rospo.” Decretò Kayla. “E prendete nota, perché non credo esista qualcosa o qualcuno peggiore di Piton.”
“Fred mi ha detto che ti ha messo in punizione.” Le disse Ron.
“Si! Per colpa di quel cretino di Draco Malfoy!” si spazientì lei.
“Dove sono Fred e George?” domandò Harry.
Kayla alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. “Non lo so, insomma, non- oh, Salazar. No.”  Hermione vide il terrore negli occhi dell’amica. “Non può averlo fatto. No, non può.”
“Cosa?” domandarono Robert, Harry e Ron.
Hermione si alzò e le fece segno di seguirla fuori. “Andiamo a prendere un po’ d’aria fresca, Kayla?”
Kayla, con sguardo furioso, raccolse il mantello e sciarpa verde-argento per uscire insieme all’amica.
Appena furono uscite, Robert guardò il fratello e l’amico. “Solo io a volte non le capisco, le ragazze?”
A volte?!” domandarono i due insieme.

Rose stava seduta in cucina sfogliando un vecchio libro dei nomi, accanto al piccolo Gabriel.
“Ma Rose,” disse il bambino “quindi nella tua pancia c’è una bambina come Anya?”
“Esatto.” Rispose Rose. “Solo che non possiamo chiamarla Anya.”
“Ah no?”
“No.”
“E come la chiamiamo?”
“Questo dobbiamo ancora deciderlo.”
Gabriel annuì, pensieroso. “Ma dovrò darle i miei giocattoli?”
“No, non dovrai.”
“Ma vivrà qui o a Parigi?”
“Vivrà dove vivrò io.”
“E papà? E io? Vivremo vicini?”
“E tu e papà vivrete dove vorrete, ma potrete venirci a trovare in ogni momento.”
“Ma adesso viviamo insieme!” replicò il bambino, confuso.
“Si, piccolo, ma te lo ha spiegato papà, è per …”
“Si, lo so, è per un’emergenza vera.” Disse lui, annoiato; poi, si illuminò. “Possiamo chiamarla Emergenza Vera?”
Rose scosse la testa, sorridendo. “Non credo proprio.”
“Oh.” Si scoraggiò lui. “Ma se tu e papà vivete ancora nella stessa casa, perché non dormite più nella stessa stanza?”
Rose ci mise un attimo per rispondere. “Perché i grandi ogni tanto litigano.”
“E non fanno pace?”
“Ci mettono del tempo.”
“E voi, quanto tempo ci mettete?”

“Come sarebbe ‘niente Quidditch’?!”  Nessuno aveva mai visto Robert Black tanto arrabbiato da non mangiare.  “Insomma, non c’è motivo per non darci il permesso!”
“Lo so, Robert” replicò Angelina “ha solo detto che ci deve pensare.”
“Ci deve pensare? Ma le do io qualcosa a cui pensare!” s’infuriò lui, mentre Hermione gli faceva segno di calmarsi.
“Secondo me ci gode” disse Harry “a tenerci in sospeso, intendo.”
“Oh, senz’altro.” Gli diede corda Ron.
Ventisei galeoni, Kayla, non puoi non-“
Sai che non sono i ventisei galeoni a darmi fastidio!”
L’ingresso di Kayla e dei gemelli in Sala Grande fu tanto rumoroso quanto teso.
“E tu sai che dovevo farlo!”
“No, affatto! Era una cosa tra me e te!” si sedette al tavolo dei grifoni e poi abbassò il tono di voce. “Senza contare che non è esattamente consentito dalle regole della scuola!”
“E quindi? Avrei dovuto chiederti il permesso?”
“Certo che sì!” sbraitò lei, rifiutando il cibo.
“Assolutamente no, insomma, io e George abbiamo sempre condiviso tutto!”
Kayla mosse la testa e incarnò un sopracciglio. “Oh, davvero?”
“Davvero!”
Con le mani, si indicò il volto. “Davvero?!”
“Oh, per Merlino, Kayla, non parlavo di te.”
Kayla scosse la testa. “Odio quando fai così.”
“Sì, lo hai già detto. Tipo venti volte.”
“Ora sono ventuno!” strillò lei, alzandosi. “Scusatemi, non ho fame.” Accettò uno sguardo dispiaciuto di Robert e scosse la testa guardando Hermione. “Ho bisogno di stare da sola.” E uscì.
“Ma che hai fatto?” domandò Robert.
“Una cazzata.”
“Niente Quidditch.” Comunicò Ron, visibilmente a disagio con dei sentimenti di mezzo.
Che cosa?!” esclamarono i gemelli all’unisono.
“Ecco” rise Robert, soddisfatto “ecco i miei amici.”


So che solo un paio di mesi fa non mi sarei mai sognata di pubblicare un capitolo ogni venti giorni, e mi dispiace davvero moltissimo, ma sappiate che faccio ciò che posso. Davvero. 
E per rispondere ai dubbi di molti: Martha si è addentrata nell'ufficio Misteri fondamentalmente per controllare che la profezia fosse ancora al suo posto. Non so voi, ma io ho la brutta abitudine di dare corda alle mie insicurezze, e un rimedio è controllare spesso che le cose importanti siano dove devono essere. 
Detto questo, ringrazio moltissimo _ginnyweasley_, Always_Potter (ma dai), Kicchan7, felpato8, e Distretto_9_e_34 per aver pazientemente aspettato e recensito anche lo scorso capitolo. Tanto bene a voi!
xxx 

 
   
 
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