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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    28/10/2016    3 recensioni
Elayne O'Connel ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta, e scopre di essere stata scelta come Guardiana della Terza Dimensione, Astrapos, per combattere contro il male.
Perchè Yggdrasil, l'Albero del Mondo, sta morendo, e con lui, anche il sigillo che teneva prigionieri Nidhoggr, la Grande Viverna, sta svanendo.
Solo I Sette Guardiani possono combatterlo, ritrovando l'Aetherna, l'unica anima pura che possa sconfiggere il mostro.
E' però una lotta contro il tempo, perchè, se sarà lui a trovarla, per loro, per tutto il mondo, sarà la fine...
Tratto dal testo:
"Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e booommm … la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei o chi per loro avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Seh … se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi ma … non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io??? Tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse … come no."
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
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Capitolo XXI
Volo verso casa
 

(Elayne)


Venimmo congedati il giorno seguente.
I nostri bagagli ci attendevano presso la rampa di lancio, dove Astrea ci stava aspettando, visibilmente irritata per l’accoglienza inizialmente ricevuta dai nostri ospiti. Per farsi perdonare, e in parte anche per farla stare un po’ zitta, Caesar aveva dato ordine che la servitù si occupasse di tirare completamente a lucido i suoi arredi, così da risparmiarsi ulteriori filippiche da parte del nostro frivolo mezzo di trasporto.
Che in quel momento osservava Gored, il quale ci avrebbe accompagnati nel nostro viaggio, in modo abbastanza critico.
“Ehi.”, fece, improvvisamente, sempre senza smettere di fissare il drago di Castiel in modo sospettoso, “Non vorrete mica rimpiazzarmi con sto’ lucertolone, spero!”
Il drago la fissò male, evidentemente chiedendosi chi cacchio fosse quella e cosa ci facesse li.
Sorrisi: “Tranquilla, sai bene che non potremmo mai sostituirti!”
“E lo credo bene! Sono una nave di classe, io! Mica mi ci trovate ovunque, no?”, iniziò quella, mentre Castiel la osservava, incuriosito.
“Ehm … posso sapere cosa è con esattezza questa tipa? Non mi sembra molto sana di mente.”, fece, cercando di non farsi sentire.
Ovviamente, io cercai di zittirlo, perché a bordo Astrea può vedere e ascoltare tutto ciò che viene fatto o detto, ma non feci in tempo, al che lei si voltò, scandalizzata: “Brutto piccolo impertinente! Si può sapere chi ti credi di essere? Un Guardiano? Tzè, ma fammi un piacere!”
Chrystal sospirò, accostandosi a noi: “Mi spiace rovinarti la festa ma si, lui e proprio un Guardiano. Incredibile l’ironia del destino, eh?”
Quella ci fissò sbalordita: “Che??? E va bene! Però a bordo si fa quello che dico io, per cui il presuntuoso può anche mettersi a pulire il pavimento!”
Jakhaal si unì a noi, osservandola, non senza un pizzico di sollievo: “Non credo che funzionerà questa volta. Hai rotto così tanto le nocciole ai Draconiani che ci hanno già pensato loro a tirarti a lucido.”
Quella fece per protestare, ma alla fine si zittì.
Guardammo verso il basso, dove pian piano il terreno iniziava ad allontanarsi, e un folla di curiosi ci salutava, esultante, sorridemmo, salutandoli di rimando.
Poco lontano, sulla terrazza che dava alla pista, Ariyme corse fuori, scalza, e Castiel  si illuminò.
Come avevamo promesso, una volta tornati alla reggia Ainu si era messa d’impegno per guarire la malattia della sorella, che dopo un periodo di ripresa aveva finalmente iniziato a fare i primi timidi passi.
La vedemmo saltare, salutandoci esultante, con Caesar e gli altri alle spalle.
E fu così che lasciammo Flogon, per tornare finalmente a casa.
 
Il Mausoleum non era minimamente cambiato.
Certo, in nostra assenza, gli spiriti e gli angeli che lo abitavano si erano dati un gran d’affare, per riparare i danni causati dall’attacco, e ora, dopo quasi un mese di assenza, gli edifici iniziavano a riprendere l’antico splendore.
Non appena atterrammo, prima ancora di risistemare i nostri effetti personali trascinai Castiel a fare un giro turistico per il Mausoleum, senza curarmi troppo dell’occhiata truce che ci riservò Chrys e determinata a tirarlo un po’ su di morale, dopo tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Trascorremmo la giornata in groppa a Gored, volando da un Santuario all’altro, e fermandoci solo per i pasti.
Verso sera, Castiel chiese al suo compagno squamato di lasciarci soli, e lui si congedò, non prima di avermi fatto un occhiolino divertito. Rimanemmo quindi da soli, sulla cupola del Santuario del Fuoco, osservando il cielo tingersi del rosso del tramonto, abbracciati l’uno all’altra.
Senza curarmi troppo delle mie abilità disastrose in fatto di cucina, aveva improvvisato un pic nic all’aperto, con focaccine alle olive e pomodori, formaggi e spremuta, per cui, quando fummo finalmente sazi, ci appoggiammo l’uno all’altra, rilassandoci felici.
Lo guardai, mentre un filo di preoccupazione si faceva strada dentro di me. Pareva tranquillo, ma nei giorni precedenti era stato sempre così silenzioso, a causa della morte dei suoi fratelli, che temevo stesse cercando di nascondermi una verità fastidiosa. Lui si voltò a fissarmi, incuriosito: “Ehi, tutto bene?”
Sospirai, appoggiami nuovamente sul suo petto caldo. Potevo sentire il suo battito forte e deciso attraverso la fine cotta di maglia che soleva indossare quando non combatteva: “Dovrei essere io a chiedertelo. Come ti senti? Hai appena perso tre persone molto importanti per te.”
Lui sorrise, rassicurandomi: “Visto che al momento ci sei tu qui con me, riesco a non pensarci. Con te al mio fianco, mi sembra tutto più semplice, la vita è più tranquilla e mi sento in pace.”
Sorrisi, sporgendomi verso le sue labbra, e fermandomi a un soffio da esse, tanto per stuzzicarlo: “Eee?”, feci, incoraggiandolo.
Lui mi osservò, divertito: “Lo stai facendo apposta, vero? E va bene. Sono innamorato di te, sono pazzamente, unicamente innamorato di questa antenna parabolica spara folgori che mi ha rapito il cuore!”
“Risposta esatta.”, ribattei, baciandolo.
Prima che potessi anche solo muovermi, lui ribaltò la nostra posizione, mettendomi sotto di lui e bloccandomi le mani sopra la testa, mentre si chinava di più per approfondire il bacio. Gli cinsi il collo, stringendolo a me per fargli dimenticare tutto, per cullarlo e per cancellare quel dolore che aveva dentro.
Lasciai che le sue labbra assaporassero le mie, chiudendo gli occhi per godermi appieno quella sensazione senza prezzo.
Rimanemmo li, soli, per molto tempo, nel nostro piccolo rifugio sicuro, fino a quando le ombre non iniziarono a calare sul Mausoleum.
 
Il giorno seguente, ci radunammo presso l'Arena di Addestramento, dove sia io che Castiel saremmo stati assegnati ai nostri maestri. Lui per imparare e controllare appieno il proprio potere, e io per allenarmi nell’utilizzo di Zeus, che da quando mi aveva parlato per l’ultima volta non si era più fatto sentire.
Chrystal comparve, in una nuvola di fiocchi candidi, di fronte a noi, il viso cupo.
Castiel mi si affiancò, guardandolo di sbieco: “Aspetta un secondo, non sarà mica lui ad allenarti, vero?”, chiese, visibilmente contrariato.
“No.”, la voce di Jakhaal ci sorprese alle spalle, mentre si avvicinava a noi, Magmaar in mano. Era la prima volta che vedevo il suo Frutto, e non c’era che dire: sprigionava forza e potenza da tutti i pori. “Lui si occuperà di te, per Elayne, ci penserò io a farle da maestro.”
Castiel fece per protestare, ma Chrystal lo zittì: “Non dire niente. Nemmeno a me va molto a genio questa soluzione, ma gli ordini di Chosmos non si discutono, per cui cerchiamo di fare quello che dobbiamo fare senza ucciderci a vicenda, Ok?”
Quello lo fissò male, poi annuì, sospirando rassegnato.
Io lo abbracciai da dietro, per consolarlo: “Tranquillo, quando avrete finito mi racconterai com’è andata, Ok?”
Mi sorrise, stampandomi un bacio giocoso sul capo, mentre io e Jak ci dirigevamo verso un’altra area delle Arene.
La Casa della Roccia era il campo di addestramento dove, solitamente, si allenavano di Guardiani di Vrach, ma che sarebbe potuta essere utile anche per me, visto che dovevo abituarmi a combattere anche in altri tipi di terreno. Aveva l'aspetto delle classiche Arene da Combattimento Romane, con gli spalti e le armi ordinatamente allineate sul limitare dell'area da combattimento, e il terreno coperto da sabbia fine. Qua e la sporgevano dei grandi massi, che solitamente potevano essere utilizzati per proteggersi così come, dai Guardiani della Roccia, per attaccare gli avversari. L'aria trasudava odore di sudore e sabbia, dando all'atmosfera un non so che di esotico e caldo, e rendendo il tutto ancora più interessante.
“Allora … posso sapere perché il mio Frutto non vuole prestarmi il suo pieno potere?”, chiesi, improvvisamente.
Lui annuì: “Vedi, i Frutti possiedono una volontà a parte, e sono come delle guide per noi Guardiani. Già il poterli utilizzare in battaglia ci da un notevole vantaggio, anche senza ricorrere al loro pieno potere, ma finchè il tuo compagno non ti riterrà pronta per ricevere il suo pieno contributo dovrai limitarti a usarlo per amplificare appena le tue capacità. Sempre meglio di un’arma normale, comunque, visto che tutte le altre armi si deteriorano in breve tempo se usate da noi.
Per ora, comunque, io ti insegnerò a combattere col tuo Frutto. Per te, ha preso le sembianze di una katana elettrica, ma finora ti sei sempre addestrata con normali gladi o stocchi, e in alcuni casi claymore, più pesanti e tozze di quella. Per me, che già prima di ricevere Magmaar combattevo utilizzando martelli di grossa taglia, la differenza è minima, ma di certo avrai notato come sia difficile combattere con un’arma a cui non si è abituati.”
Annuii. Effettivamente, durante lo scontro con Lilith, avevo notato come il filo unico della katana ne rendesse difficile l’utilizzo. Anche se più leggera, infatti, richiedeva una precisione e una destrezza maggiori e quelle cui ero abituata.
“E quindi? Come farò a ottenere il suo pieno potere?”, chiesi, dopo un po’.
Lui sospirò: “Questo dovrai chiederlo a lei.”
Ehi …
La voce infastidita di Zeus mi sorprese, facendomi abbassare lo sguardo.
Di al tuo amichetto cornuto che sono un maschio, se c’è una femminuccia, qui, sarà quello stupido coso che si porta appresso. È ridicolo! Come diamine si fa a combattere con qualcosa di simile?
Sospirai: “Almeno potresti salutare, e dirmi perché non mi credi pronta, no?”
Quello parve sbuffare.
Si, ciao. Contenta ora? Per la storia del pronta o non pronta, semplicemente penso che tu sia ancora all’inizio. Non hai la minima idea di cosa significhi essere un’Eletta, anzi, nemmeno di cosa sia comandare un team. Dimmi, cosa avresti fatto per i tuoi amici? Non sei capace di mettere da parte le emozioni quando serve, sei sempre occupata e pensare al Ghiacciolino o al Fiammifero, e perdi di vista l’obiettività con cui dovrebbe comportarsi un leader. Anche mentre ti scontravi con la figlia del mostro, eri così preoccupata per i tuoi amici che commettevi errori su errori, e se non ci fosse stato il tuo amichetto a pararti il culo, ora non saresti certo qui!
Mi bloccai, senza sapere cosa dire.
Era vero, sia di fronte ad Apophis, che con Lilith, io ero sempre stata peggio che inutile. Dovevo guidare quella squadra, ma ero la più debole del gruppo, persino Castiel era in grado di superarmi senza problemi. Era ovvio quanto fosse grande il divario che ci separava, erano si e no quattro mesi che avevo iniziato a combattere, e ancora non sentivo quella strada come mia.
Anche se in molti mi erano stati accanto durante il mio percorso, ancora, in fondo al cuore, qualcosa in me rigettava quel destino.
Non potevo certo dargli tutti i torti. Molto probabilmente, se fosse stato necessario non sarei nemmeno riuscita a uccidere veramente un nemico.
Jakhaal mi fissò, preoccupato: “Ehi, tutto bene?”
Scossi il capo, cercando di riprendermi: “Si, non ti preoccupare. Iniziamo?”
Quello annuì, deciso.
 

(Castiel)

Quando, quella sera, io ed Elayne ci ritrovammo nel nostro posto segreto, sul tetto del mio Santuario, la prima cosa che riuscii a dire fu: “E’ ufficiale, io odio quel tizio!”
Mi lasciai cadere a terra, massaggiandomi indolenzito i generosi lividi che il signorino non si era risparmiato di donarmi. Una cosa era certa: quel Ghiacciolo non ci andava affatto piano con i novellini.
Lei mi si accostò, osservando critica le chiazze violacee che, lentamente, iniziavano a formarsi nei punti in cui ero stato colpito più duramente. Sospirò tirando fuori una crema color seppia, e iniziando a spalmarla sulle ferite: “Temevo che sarebbe finita in questo modo, e ho fatto preparare questa da Ainu. Non può guarirti, ma almeno allevierà il dolore.”
Sbuffai, mentre un’idea cattivella si faceva strada.
“Io so come potrei essere guarito, esiste una medicina semplice semplice.”, buttai li, osservando la sua reazione.
Alzò un sopracciglio: “Ossia?”
Mi sporsi verso di lei, facendole cenno di avvicinarsi appena.
Lei mi si accostò, ma prima che potesse fare qualcosa le balzai alle labbra, rubandole un bacio scherzoso.
Lei si ritirò appena, sorpresa: “Ehi!”
Ridacchiai, divertito, fuggendo via mentre lei iniziava a inseguirmi.
Ero ancora parecchio furioso col simpaticone refrigerato, per cui ebbi la geniale idea di indirizzarmi verso la Casa del Ghiaccio, dove a quell’ora si stava sicuramente addestrando, per poi rallentare e permetterle di raggiungermi.
L’Arena di Ghiaccio era ben diversa da quella del fuoco, in cui ci eravamo allenati per affinare il mio potere. Era costituita da un’ampissima grotta completamente ricoperta da ghiaccio e brina, con appuntite stalattiti che pendevano precarie dal soffitto e profonde pozze di acqua cristallina ed estremamente fredda che si intervallavano qua e la.
Non appena lei mi saltò addosso, lasciai che mi atterrasse, sporgendosi divertita per sfiorare le mie labbra.
Potevo sentire la sue presenza, li intorno, per cui la tirai a me, strappandole un bacio più profondo e passionale e assaporando esultante il sapore quasi elettrico delle sue labbra, morbide e accoglienti.
“Wow, che ne dite di spogliarvi anche? Così vi divertite di più, temo però che rischiereste di morire congelati, viste le basse temperature della MIA Casa.”, fece una voce, cogliendoci di sorpresa.
Elayne balzò in piedi, fissandolo sorpresa, mentre io sghignazzavo, divertito.
Potevo quasi vederlo, rodersi d’invidia!
Elayne si riprese, raggiungendolo ad ampie falcate per poi fissarlo, visibilmente furiosa. Balzai di lato, mentre leggere scariche elettriche si propagavano per il pavimento, e Chrystal iniziava a guardarla, interrogativo.
“Tu!”, esordì infine lei, dandogli quasi addosso, “Si può sapere che diamine hai in quel cervello! Ok, forse non vi amerete chissà quanto, ma non credi di aver esagerato giusto un pochetto, con quei lividi?!? Avevate deciso di collaborare! E questo certo non significa cogliere l’occasione per umiliarlo e ferirlo!”
Quello sbuffò, scostando lo sguardo: “Ehi! È un Guardiano, ormai! Cosa credi? Che in combattimento saranno gentili con lui solo perché è alle prime armi? Faccio solo il mio dovere, ossia abituarlo agli scontri reali!”
Lei alzò lo sguardo, esasperata.
Quella situazione iniziava a farsi veramente interessante, per cui pensai bene di accomodarmi, osservandoli divertito.
“Si, certo! E si può sapere perché invece, con me, non ti sei mai comportato in questo modo? Anch’io ero alle prima armi appena sono venuta qui! E di certo non ci sei mai andato così pesante. Questo come me lo spieghi?!?”
Quello fece per protestare: “Si, ma … ecco … tu sei una ragazza!”, mi morsi il labbro, decisamente, il commento sessista era l’ultime scusa che avrebbe dovuto inventarsi, “Non potevo mica fare sul serio!”
Lei si bloccò, fissandolo scandalizzata.
“Una ragazza? È così quindi, tu pensi che io non sia degna di essere presa sul serio, perché sono una ragazza?!?”, iniziai ad alzarmi, mentre una tripudio di scariche bluette le copriva il corpo.
Divertimento a parte, le cose non si stavano mettendo affatto bene.
Intervenni, mentre una scarica repentina spediva Chrystal qualche metro più in la, e presi, incurante del dolore dell’elettricità che la ricopriva, Elayne per la vita, portandola fuori.
Lei si dimenava, ma la costrinsi e fissarmi: “Ehi, ehi … va tutto bene, Ok? Lascia perdere, è inutile prendersela tanto per uno come lui. Ora fa un bel respiro. Brava.”, le sorrisi, mentre lei accennava a calmarsi.
La strinsi a me, tranquillizzandola, mentre vedevo Chrystal allontanarsi.
Ci fissammo.
Mi devi un gran bel favore, testa di rapa.



Note dell'Autrice:
Eccomi qui di nuovo.
So che è il secondo capitolo in un giorno, ma boh...ho avuto un improvvisa lancio d'ispirazione per cui ho pensato bene di buttarmi un pochetto avanti con la stesura della storia.
Finalmente i nostri amici sono tornati al Mausoleum, e li attende ora una bella e impegnativa sessione d'allenamento. Dopotutto, con tutte le cose successe è normale che abbiano bisogno di distrarsi, quindi sia questo che il successivo capitolo, ve lo anticipo, saranno in larga parte dedicati alla loro permanenza presso la sede. Ne vedremo delle belle, visto che come sappiamo tra Castiel e Chrystal non scorre affatto buon sangue!
Spero veramente che questa storia vi abbia preso, e ringrazio quindi tutti quelli che continuano a seguirmi. Se avete domande, non esitate a chiedere, io ci sono sempre e le critiche sono ben accolte in qualsiasi momento! Ringrazio anche coloro che continuano a recensirmi assiduamente, siete fantastici e senza di voi non saprei cosa fare!
Alla prossima!
Teoth
   
 
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