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Autore: Mirwen    31/10/2016    2 recensioni
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
La guerra infuria i giovani Malandrini appena finita Hogwarts si trovano in quell'inferno. L'Ordine della Fenice, le speranze, gli amori, la fine dell'adolescenza.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Le lacrime della Fenice'
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        Buongiorno a tutti, quale è il giorno migliore per tornare su questi schermi se non Halloween?! Mi scuso per gli anni di assenza ma la mia vita è cambiata molto in questi anni e tutto era troppo veloce per aver tempo di scrivere, ma i Malandrini sono sempre stati là ad aspettarmi... e quindi dopo tutto questo tempo eccoci qui con un nuovo capitolo (ritorniamo alla formula 1 volta al mese ma ho materiale già per un paio di mesi...) un bacio a tutti, vecchi e nuovi! 

 

Capitolo 30: Vie di fuga

 
Dorcas aspettava. Quando era arrivata Hagrid le aveva detto che Remus era appena andato da Silente. Prima o poi sarebbe dovuto uscire dal castello.
 
“Con il branco non può funzionare" stava dicendo Silente "Non si fidano abbastanza di te e Greyback ha troppa ascendenza su di loro..." Remus annuì. Le notizie che aveva portato dai licantropi non erano delle migliori. Due mesi di lavoro per nulla. Greyback non aveva neppure notato il nuovo arrivato, e se non lo notava Greyback, non lo avrebbero fatto neanche i membri del branco. Poteva cercare di convincere i bambini, ma non aveva la certezza che non l'avrebbero venduto. C'erano una decina di cuccioli nel branco di Greyback, per di più bambini rapiti dallo stesso. Li prendeva quand'erano piccoli e li indottrinava. Quando li vedeva, Remus non poteva non ricordarsi di quanto era stato fortunato. Lui aveva avuto la possibilità di scelta. Per quanto la bestia ululasse nel suo petto, pressasse la sua mente quando era arrabbiato, lui aveva scelto di comportarsi da uomo, di fingersi uomo. Inoltre aveva avuto la fortuna che parte del mondo magico per cui stava lottando lo accettasse. Probabilmente, nonostante ciò che diceva James, se non fosse andato a Hogwarts, se non li avesse incontrati, sarebbe finito per distaccarsi da tutti. Cominciava a pensare che senza Silente, senza i Malandrini, senza la sua famiglia avrebbe odiato se stesso e gli altri come quei lupi sfortunati e forse, in quel mondo fatto di se, sarebbe diventato come Greyback. Un uomo solo, arrabbiato, feroce quanto basta per sentirsi così forte da minacciare quello stesso, ostile, mondo che odiava tanto.
"In più la presenza della spia fa aumentare i miei timori." disse Silente grave, la faccenda lo preoccupava più di quanto facesse vedere. 
"Spia?" Remus si riscosse dai suoi pensieri.
"Mentre tu ritornavi al branco, la notte di Natale, i Mangiamorte hanno trovato e ucciso Benji" a Remus spettavano un paio di spiegazioni.
"Nessuno mi ha informato..."  Remus si sentì inutile e turbato, perché nessuno l'aveva avvertito? Perché Silente non l'aveva richiamato prima?
"Temevo che la tua copertura potesse essere in pericolo, se l'avessi saputo..." il preside sembrò leggergli nella mente, Remus guardò gli occhi chiari del preside fissi su di lui... Temi che sia io? Che sia io la spia, vero Silente?
"Io...Mi dispiace..." Benji era morto… era morto e lui non ne sapeva nulla… non aveva potuto fare nulla...
"Remus, per favore, non ti sto accusando, davvero..." il preside lo fissò. Remus abbassò lo sguardo incerto, il preside continuò.
"Se la spia dovesse dire a Greyback della presenza di un informatore, la tua vita sarebbe in pericolo... E al momento attuale ogni vita salvata è una bacchetta in più tra Voldemort e il mondo magico..."
"Vuole che interrompa la missione?" Remus spalancò gli occhi ambrati, Silente voleva proteggerlo, ancora, come sempre...
"Temo sia una via pericolosa e senza scampo… il branco non è si piegherà facilmente... lavorano insieme, vivono insieme, finché Greyback è al potere non abbiamo speranze di far cambiare loro strada… però… forse alcuni singoli possiamo convincerli… possiamo salvarli..."
"Cosa intende?"
"Ci sono licantropi che non seguono i branchi, gente che come te tenta di mimetizzarsi..."
"Vuole che li cerchi?"
"Vorrei che parlassi loro in mio nome, prima che Greyback lo faccia per Voldemort..." Remus li aveva visti ogni tanto, mai osando avvicinarsi, reietti li chiamavano i maghi, cani li chiamavano i licantropi. Troppo umani per vivere nei branchi, troppo animali per vivere tra gli uomini.
"Non sarà facile trovarli..." nella mente di Remus si aprirono paesaggi di sobborghi malfamati, condotti fognari, periferie abbandonate, i limiti di quel mondo umano che quei licantropi non volevano lasciare, ma che allo stesso tempo non volevano ferire.
“È per questo che conto su di te..."
"E per la spia?" era una dannata, brutta situazione, Remus se ne rendeva conto, in qualunque caso sarebbe stato da solo...
"Faremo in modo che l'Ordine creda che tu sia ancora tra i licantropi... Anzi li metteremo a conoscenza della cosa..."
"Crede sia sicuro?"
"Dì a Lord Voldemort dove trovarci e attirerai le api sul miele... Se fosse al corrente che c'è una spia tra i licantropi potrebbe tentare di tenerli lontano dal campo aperto."
“Crede che funzionerà?” Silente annuì e Remus si trovò a immagine Greyback sbraitare contro i suoi alla ricerca della spia di quei "portatori di bacchette".
 
Silente era preoccupato, la situazione doveva essere più grave di quello che sembrava. Remus si passò stancamente una mano sugli occhi mentre attraversava il parco. Se da un lato era contento per la fine della missione, una parte di lui gli diceva che avevano mollato troppo presto, che “l’irlandese” avrebbe potuto fare di più. Forse Silente era davvero in crisi per colpa della spia… forse era meglio essere cauti… la vita era una sola purtroppo.
“Remus?” il licantropo sobbalzò.
“Dorcas?” era sorpreso di vederla… immaginava che James e Sirius le avessero detto di averlo visto e forse anche che la cercava, ma non immaginava di trovarla ad aspettarlo all’ingresso della scuola.
La ragazza fece un passo in avanti fermandosi, indecisa se abbracciarlo o meno.
“Sono felice di vederti…” disse incerta guardandosi attorno. Ora che l’aveva raggiunto aveva paura, una dannata paura. 
“Anch’io… stai bene?” anche la voce di Remus era incerta.
“Io sì… hai saputo di Benji?”
“Me l’ha detto adesso Silente…” vi fu un attimo di silenzio.
“Ti va di fare quattro passi?” chiese infine Remus, trovando il coraggio di parlare. Dorcas annuì mentre s’incamminavano per le vie di Hogsmaede.
“James ha detto che volevi parlarmi…” disse Dorcas. Era nervosa, non la finiva di toccarsi i capelli, Remus si trovò a sorridere di quel gesto. Era ancora più bella di come se la ricordava, le mani gli tremavano appena...
“Sì… io… insomma, sì, sono stato un cretino…” Dorcas lo guardò scettica.
“Solo cretino?”
“Tanto cretino…” ammise “e che… ogni giorno là fuori io... io credevo di morire… e credevo che sarei morto più sereno se tu…”
“Se io non ci fossi stata?”
“Non sopporto di vederti piangere…” disse con semplicità, scuotendo la testa.
“Remus, sappiamo tutti in che pericolo siamo… insomma a me bastava stare assieme… essere parte della tua vita così come tu fai parte della mia…”
“Lo so… io… io… perdonami ma…”
“Remus come posso perdonarti se non capisco?”
“Ho paura Dorcas…”
“Tutti hanno paura…” Remus la fermò erano in mezzo alla via, i pochi maghi che passeggiavano a quell’ora non li degnavano di uno sguardo.
“Non è per me che ho paura! È per te!” rispose con foga passandosi una mano tra i capelli. La neve iniziò a scendere, stavano lì in mezzo alla strada, Remus non osava guardarla negli occhi mentre lei la sua Dorcas aveva sgranato gli occhi leggermente umidi.
“Sei tu quello in missione accanto al nemico…” esclamò lei sorpresa
“E per questo non ero al tuo fianco…” Remus scosse la testa “avevo così paura di non essere lì a difenderti che preferivo lasciarti piuttosto che perderti... sono un egoista, lo so…ma...”
Dorcas gli mise una mano sulla bocca.
“Sta zitto, Remus… davvero…” la ragazza stava sorridendo appena, nonostante avesse gli occhi lucidi.
“Ma…”
“Non voglio più sentirti dire qualcosa di così stupido…” disse sicura
“Non posso dartene la certezza…” sorrise appena lui, incerto se scherzare o meno
“Figurati, se non fossi un po’ paranoico non saresti tu…” sorrise lei. Lei si guardò attorno sorridendo… il suo stupido, caro, gentile licantropo… osservò i fiocchi di neve scendere leggeri e posarsi sui capelli di Remus, gli sorrise appena, togliendoglieli con dolcezza.
“Ricominciamo da capo?” chiese lui incerto
“Vuole ricominciare a uscire a pranzo, signor Lupin? Pensavo che quella fase l’avessimo superata da un pezzo…” ridacchiò lei prendendolo sottobraccio.
“Non sapevo quanto avevo perso…” ammise… quanto la rivoleva al suo fianco… A Remus sembrò di aver ricominciato a respirare dopo una vita in apnea.
“Sempre meno di quanto immaginavi, credo…” disse lei sdrammatizzando… era stata anche colpa sua, l’aveva messo alla prova e lui era fuggito… appunto mentale, si disse, mai mettere alla prova Remus Lupin se non vuoi inseguirlo per tutto il paese.
“Ma come hai fatto ad indovinare?”
Risero. Remus si sentiva sereno e felice, erano settimane che non si sentiva vivo come in quel momento… era stato stupido e folle ma ora forse... forse in quella guerra e in quei giorni bui la sua luce era Dorcas e lui non avrebbe più permesso che quel faro si spegnesse. Dorcas dal canto suo voleva sperare, voleva farlo con tutta se stessa.
“Quando ripartirai?” chiese infine mentre passeggiavano sotto la neve, senza una meta. Remus rimase in silenzio… non poteva cominciare da subito con le bugie, però…
“Non starò più via per lunghi periodi… qualche giorno al massimo…”
“Come mai?” chiese guardandolo “No, lascia stare… dimentica la domanda… immagino Silente ti abbia chiesto di non parlarne… e fa bene…” aggiunse subito…
“Lo dici per via della spia?”
Lei annuì. Si morse le labbra era stata così preoccupata… lui era là in mezzo al nemico e la spia poteva venderlo da un momento all’altro…
“Silente ti ha detto cos’hanno fatto a Benji?” chiese infine… doveva sapere… doveva sapere cosa quella talpa stava facendo a tutti loro…
“No, mi ha solo detto che è morto la notte di Natale…” Remus era dispiaciuto, si vedeva da un miglio di distanza. Dorcas si guardò attorno nervosa, la strada era deserta. Ripensare a quello che avevano fatto la faceva infuriare. Non erano umani, erano loro i veri mostri. Si avvicinò di più a lui in modo da poter parlare sottovoce.
“L’hanno fatto a pezzi, Remus… e hanno recapitato un pezzo ad Emmeline prima che venissimo attaccate… questa volta è certo… c’è una spia fra noi… nessun altro avrebbe potuto sapere dove abitava Ben… non ho idea di chi sia ma io… non gliela posso far passare liscia!” ringhiò rabbiosa.
“Attaccate? Tu… Emmeline… siete state ferite? Tu stai bene?” chiese preoccupato, lo sapeva… sapeva che lei era in pericolo…
“Nulla di serio… la credevano sola… disarmato uno, sfigurato l’altro e i tre se la sono data a gambe… non credevano fosse in compagnia… non ci siamo fatte nemmeno un graffio…” Remus si rincuorò nel sentirlo.
“Dorcas… vedrai che Silente riuscirà a farla scoprire… cattureremo la spia…” ne era certo ora, era chiaro il motivo per cui Silente l’aveva fatto rientrare… la situazione era peggiore di quanto aveva immaginato.
“Silente ha già tanti problemi, Remus! Non può pensare anche alla spia e Alastor non si fida più di nessuno di noi… sembrano esenti dai sospetti solo Alice, Frank, James e Sirius… sai, i suoi pupilli…”  raccontò ancora lei. Remus si trovò a sorridere. Moody non lasciava mai trasparire cosa provasse davvero, ma si vedeva lontano un miglio come si fosse affezionato ad Alice, Frank, James e Sirius.
“Io non posso lasciare la spia là fuori… non posso aspettare che uccida me, o te, o che venda James e Lily… non posso permetterlo…” concluse la ragazza seria.
“E la vuoi trovare da sola?”
“Beh potrebbe essere l’unica persona su cui mi piacerebbe provare la maledizione cruciatus… ma credo che mi accontenterei di passarla alle mani di Moody e dei dissenatori…”la ragazza parlava con foga, aggrappata al suo braccio, mentre lentamente si allontanavano dal centro.
“Immagino non ti possa dire di non cercarla… quindi solo… fa attenzione…” lei gli sorrise.
“Grazie… starò attenta… piuttosto… che facciamo? Insomma ci salutiamo così facendo finta che questo mese non sia esistito o…” disse lei cercando di cambiare argomento
“Io direi proprio di non salutarci…” disse Remus dandole un leggero bacio sulla guancia
“Signor Lupin! Non era lei quello che avrebbe voluto lasciarmi, piuttosto che impegnarsi di più?” lo stuzzicò lei
“Mi sei mancata troppo per lasciarti andare ora…” disse poggiandole una mano sulla vita.
“Da quando è così ardito, signor Lupin?” rise lei sorpresa
“Da quando ho capito che non avrei potuto vivere un secondo in più senza di te…” lei rise. Le sembrava troppo bello per essere vero… l’illusione poteva durare un giorno, un mese o anche per sempre ma voleva viverla fin tanto che era viva. In quel periodo si era resa conto fin troppo bene che la vita era più breve di ciò che appariva. Dorcas si strinse a lui appoggiando la testa sul suo petto.
“Portami in qualsiasi luogo… mi basta stare con te…”
Remus sorrise. Poi, ancora abbracciati, si smaterializzarono.
 
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“Peter è pronta la cena! Vieni?” Peter si riscosse dai suoi pensieri. Buttò il sacchetto con le falci sotto il cuscino e scese. Non era ancora riuscito a spendere quel denaro, non ce la faceva. Era il prezzo della vita di Benji… non poteva spenderlo! Eppure ormai ce l’aveva tra le mani e oramai Benji era morto. Ed era morto in modo terribile anche! Il racconto di Fabian ed Edgar gli rimbombava ancora nella testa. A pezzi, aveva fatto a pezzi un amico! No, no, no… i mangiamorte lo avevano fatto a pezzi… e poi non era neanche un amico, un conoscente, ecco! Una persona che si fidava di te però… disse una vocina nella sua testa. La scacciò con uno sbuffo. Non doveva pensare a quello! Ormai Benjii era morto e altri lo avrebbero seguito ed era giusto così… sì, giusto così… anche se… no! Non doveva avere dubbi! Voldemort era potente, Voldemort avrebbe vinto e lui e sua madre sarebbe stati risparmiati.
Mentre si sedeva a tavola ebbe la consapevolezza di cosa significava sopravvivere.
Alla fine sarà chiaro che sono io la spia… maghi migliori di me moriranno uno dopo l’altro mentre il “povero” Peter sarà risparmiato… Moody ci arriverà subito!
Doveva trovare un piano B, una via di fuga sia dall’Ordine che da Voldemort, perché le cose possono sempre finire male...
Sua madre gli mise davanti il piatto. Peter lo guardò distrattamente tagliando il polpettone con la forchetta.
Il Ministero non sapeva che era un animago e neanche i Mangiamorte non lo sapevano… avrebbe potuto funzionare… ma i Malandrini sapevano… non si sarebbero fermati… James e Sirius non ci avrebbero messo molto a trovarlo… se le cose fossero andate male doveva trovare il modo di sparire quasi immediatamente.
“Peter, va tutto bene? Non hai toccato cibo…” Danielle lo fissava preoccupata. Sua madre! Se lui se ne fosse andato che ne sarebbe stato di sua madre?!
“Non ho molta fame oggi…” disse mangiando a stento un boccone.
“Sei pallido, Peter… Non è che lavori troppo, vero? Per il minimarket, per Silente, insomma rientri sempre tardi…”
“Sta tranquilla mamma… è solo un po’ di mal di stomaco…”
“Sei sicuro?”
Peter annuì, immergendosi di nuovo nei suoi pensieri… forse il denaro dei Mangiamorte non sarebbe stato sprecato… sapeva che c’erano alcuni maghi che organizzavano fughe dal paese… nuove identità, cose così… forse avrebbe potuto essere quello il suo piano B, soprattutto se chi restava lo ritenesse morto...
 
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“Ho un idea…” Remus si voltò a guardarla. Dorcas teneva la testa sul suo petto, accoccolata al suo fianco sotto le coperte
“Sentiamo…” sorrise lui. Gli sembrava un sogno. Dorcas era tornata da lui nonostante tutto… non avrebbe più commesso l’errore di lasciarla andare. Mai più!
“Sposiamoci!” disse lei con voce sicura. Remus si mise a ridere.
“Ehi ero seria! Parlavo sul serio!” disse dandogli un leggero pugno sul petto.
“Dorcas… non credo sia il momento adatto…” disse lui, nonostante avesse un sorriso stampato in volto.
“Perché no? Insomma, non sappiamo cosa succederà domani quindi dobbiamo cogliere l’attimo!”
“Proprio perché non sappiamo cosa succederà domani dobbiamo aspettare…” disse lui. Dorcas si puntellò sulle mani alzando il busto. Lo guardò dall’alto con un’aria un po’ imbronciata.
“Aspettare cosa?”
“Che finisca la guerra…”
“Se ci saremo ancora alla fine della guerra…” disse lei accigliandosi. Si rimise distesa dandogli le spalle.
“Dorcas…” Remus si sporse verso di lei. Stava guardando la finestra.
“Scusa, sono una sciocca… ti ho lasciato, ci siamo appena ritrovati e io ti chiedo di sposarmi… se non vuoi lo capisco… e…”
“Dorcas, non è che non voglio… cioè in futuro… di certo…” Remus si grattò una guancia imbarazzato… “se devo essere onesto non pensavo nemmeno di poterla avere una ragazza… insomma... figuriamoci una moglie…” lei si voltò di nuovo
“E perché scusa?”
“Dimentichi quello che sono? Beata te… io me lo ricordo ogni giorno…” disse lui abbassando lo sguardo. Dorcas sorrise dolcemente passandogli una mano sulla guancia.
“Sei troppo duro con te stesso…”
“Sono un mostro, Dorcas… inutile tentare di nasconderlo…”
Dorcas sbuffò…
“Se lo dici tu…” la ragazza sembrò ignorare la protesta di Remus sistemandosi meglio al suo fianco. “Insomma se tu ne sei così convinto chi sono io per dirti che sbagli… ti conoscerai da più tempo di quanto io ti conosca… insomma magari sono io che non lo vedo questo mostro…”
“Dorcas…”
“Remus… sul serio non ho voglia di litigare perché tu hai poca fiducia in te stesso….” Disse lei “non voglio rovinare questo con stupide chiacchiere…” disse indicando loro due.
Remus sorrise.
“Forse hai ragione… dovrei smetterla di preoccuparmi di cosa sono…”
“Può darsi…”
“E dovrei piuttosto concentrarmi su di te…”
“Fuochino…”
“Ti amo Dorcas…”
“Fuoco…” ridacchiò lei dandogli un bacio.
“Sai potrei abituarmi a passare così il tempo…” disse lui stringendola tra le braccia. Lei rise stampandogli un bacio sulla guancia.
“Potremmo passare così tutto il tuo tempo libero…” rise lei
“Non è poi una cattiva idea…”
 
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Sirius prese Lily per un braccio.
“Devo chiederti una cosa…” Lily lo fissò sorpreso. Enif stava giocando con Harry e James, beh James sembrava più bambino di Harry.
“Si tratta di Enif? C’è qualche problema?” chiese Lily allarmata mentre lo trascinava in cucina.
“No, no, nessun problema solo che… ecco…” Sirius prese a grattare con un unghia il bordo del tavolo della cucina, nervoso.
“Paddy mi preoccupi…”
“Senti... siamo quasi in febbraio e sarà il compleanno di Enif… volevo chiederti consiglio… cioè vorrei prepararle qualcosa di speciale… mi chiedevo se tu sapessi se avesse qualche desiderio particolare… sai com’è fatta, pur di non dare pensieri alla gente si terrebbe tutto dentro…”
Lily sorrise, aprendo il frigo per prendere dell’aranciata.
“Chiedile di sposarti…” disse con semplicità la rossa. Sirius rimase senza fiato, mezzo imbambolato fissando il vuoto. Lily si mise a ridere quando voltandosi lo trovò con quell’espressione sconvolta sul volto.
“Sirius stavo scherzando!”
“Lo so… però… insomma prima dopo dovrò… sì, insomma… decidermi… James mi tormenta con questa storia… dice che vuole che Harry abbia un cugino malandrino con cui giocare…” dissi Sirius sorridendo appena. Lily scosse la testa
“Non ascoltare James quando dice queste cavolate…” disse appogiandogli una mano sul braccio “devi esserne convinto tu…” Sirius sospirò, Lily studiò il suo volto, era da tanto che voleva chiederglielo
“La tua non è solo paura del matrimonio, vero? Avanti sfogati!” sorrise lei. Sirius la guardò sorpreso, poi rise.
“Che c’è?”
“Nulla è solo… avresti mai immaginato di trovarti in una cucina con me mentre mi chiedi confidenze?” Lily lo guardò scettica, poi scoppiò a ridere.
“Mai… non me lo sarei mai immaginato!” disse ridendo “Ma la sai una cosa?” Sirius la guardò.
“Sono contenta che sia accaduto! Da ragazzina non volevo nemmeno accettare un appuntamento con James, figuriamoci se immaginavo di sposarlo e di avere un figlio con lui… eppure… non tornerei indietro neanche per un istante…” disse allegra
“Diciamo che non ti avevamo dato molti motivi per fidarti di noi…”
“Diciamo che vi divertivate a torturare il mio migliore amico…” disse ironica Lily
“Diciamo che lui faceva lo stesso, ma era abbastanza furbo da non farlo in tua presenza…” Lily rise.
“Comunque… sbaglio o stai cercando di sviare il discorso?”
“Non so a che ti riferisci…”
“Sirius…”
Sirius sospirò, lo sguardo un po’ triste.
“È per la mia famiglia...” Lily lo guardò sorpresa “ogni tanto ho paura di essere come loro, non intendo credere nei loro ideali o cosa… ma… loro sono sempre stati così freddi che ho paura di esserlo anche io, ho paura di farla soffrire e basta di non essere capace di far parte di una famiglia…”
“Sirius, tu non sei una persona fredda… e tu fai già parte di una famiglia: la nostra...”
“Forse hai ragione ma…”
“Ehi che combinate qui in cucina?” Enif entrò nella stanza con un sorriso.
“Sirius aveva sete…” disse Lily porgendo l’aranciata al ragazzo.
“Già…” rispose forse troppo frettolosamente il ragazzo
“Non me la raccontate giusta voi due…” commentò Enif inarcando un sopracciglio
“Non ti fidi del tuo ragazzo e della tua migliore amica?” chiese Lily ridendo
“Di lui? Per niente…”
“Enif, mi ferisci così!” la ragazza gli fece la linguaccia.
Sirius si finse offeso lasciando la stanza.
“Che combinava?” chiese Enif guardando l’amica sorridere.
“Niente…”
“Lily…”
“Cercava idee per il tuo compleanno… tu ne hai qualcuna…”
Enif arrossì appena
“Che non prenda in considerazione un anello e una proposta…”
“Ma Lily! Non stavo pensando al matrimonio… so già che non me lo chiederà mai…” disse divertita Enif “vorrei solo… sì, passare una giornata da soli… noi due… niente guerra, niente Ordine, niente lavoro… niente di niente…”
Lily sorrise…
“Che dici, pensi che Remus e Dorcas abbiano fatto pace?”
“Mi stupirei del contrario! Dorcas non aspettava altro…”
 
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Peter si guardò attorno. Erano passati un paio di giorni da quando aveva deciso. Quel posto gli metteva i brividi, ma doveva cominciare a prepararsi. Le cose avrebbero potuto precipitare da un momento o l'altro. Era indispensabile che quando quel momento fosse giunto lui fosse pronto per sparire. Si era quindi travestito ed era uscito di casa di nascosto diretto a Diagon Alley.
Ad una riunione dell'Ordine aveva sentito parlare di un certo "Nicolay Britanov" un russo che abitava in Inghilterra dai tempi di Grindelwald. Sembrava che avesse organizzato una rete di contatti per far lasciare di nascosto il paese a chi avesse offerto la cifra giusta. Peter si sarebbe presentato come Jordan Lewis, un figlio di babbani minacciato dai Mangiamorte... Logicamente avrebbe dato dati finti in caso Britanov fosse in contatto con i Mangiamorte stessi... Anche se lo dubitava. Era più facile avvertisse Silente... Se non sbagliava Mundungus Fletcher, uno degli informatori di Moody, era suo socio nella "tratta della salvezza". Peter aveva scelto il nome di un ragazzo che aveva frequentato Hogwarts qualche anno prima di loro, aveva anche cercato di farsi assomigliare a lui. Jordan era stato prefetto del Grifondoro, gliene avevano fatto passare parecchie... E adesso, solo Peter era a conoscenza del fatto che fosse morto... Avery e i suoi amici lo avevano fatto letteralmente a pezzi e buttato nel Tamigi il giorno prima. Non sarebbe stato ritrovato e se Britanov e Fletcher avessero contattato Silente la sua sparizione dalla vita pubblica avrebbe avuto un'altra spiegazione. Lewis sarebbe stato irrintracciabile perché voleva lasciare il paese... Sì era perfetto per il momento... A meno che i pezzi di Lewis non fossero venuti a galla, letteralmente. Peter vagò per qualche ora e fu solo quando stava per perdere la speranza di trovare Fletcher o Britanov quando intravide uno dei due.
Fletcher stava seminascosto in un vicolo a pochi isolati dal Paiolo. Era vestito di stracci e assomigliava ad una vecchia mummia... Ma Peter era sicuro fosse lui. Ora doveva stare attento... Entrò nel vicolo lentamente. Fletcher gli lanciò un'occhiata. Peter si avvicinò
"Buongiorno... Sa per caso dirmi che tempo fa a Inis Witrin?" era il saluto in codice, una frase senza senso, Inis Witrin era l'isola di vetro, era Avalon una terra scomparsa con Morgana e Merlino.
"Migliore di qui..." rispose Fletcher "una bella vacanza ci vorrebbe proprio sulle sue spiagge beate..."
"Magari raggiungere Tír na nóg ..." altre frasi concordate... Piene di nomi antichi per confondere le acque.
Fletcher si alzò avvicinandosi a Peter, fece per urtarlo.
"Cerca Nicolay... nei pressi di Doufor’s Place…" Peter annuì e Fletcher sparì nella strada principale. Peter aspettò di esser certo che nessuno controllasse il vicolo e poi sparì.
Conosceva la Londra Babbana abbastanza bene da trovare Carnaby Street in pochi minuti... Trovare Doufor’s Place era un altro discorso. Anche quando la trovò di Nicolay non c'era traccia. Camminò avanti e indietro per la strada per alcuni minuti, controllando i vicoli... Poi…
"Mostrami che non sei armato..." disse una voce dal riconoscibile accento russo. Peter sentiva la bacchetta puntata in mezzo alle scapole. Lentamente alzò le mani, mostrando di non impugnare la bacchetta
"Bene, armato non sei..." Peter sentì la mano dell'uomo serrarsi sul suo polso. Il russo lo bloccò contro un muro, scoprendogli il braccio.
"Bene, bene, non sei un Mangiamorte... A che devo la visita?" Peter ringraziò il cielo che Voldemort era abbastanza intelligente da non farlo marchiare per il momento…
"Voglio scappare..."
“Da chi?”
“Da tutti…” Il russo sembrò ponderare le parole di Peter… nessuno scappava da tutti a meno che non avesse qualcosa da nascondere…
"Il prezzo sarà alto..."
"I Galeoni non sono un problema..." doveva apparire sicuro di sé, doveva apparire forte
"Bene..."
"5 mila Galeoni... Da pagare metà prima di partire e metà dopo... Nuova identità e nuova vita al sicuro compresa..."
Peter sapeva che il russo chiedeva molto meno di solito, ma immaginava di non avere molta scelta...
"2 mila… sempre in due rate…”
“2 mila in un'unica rata…. Non mi fido di te…” Peter capì che non sarebbe riuscito ad abbassare di più il prezzo… annuì
"Partirai quando li avrai..." detto questo il russo mollò la presa... Peter sentì un incantesimo e si rese conto di riuscire a muoversi a malapena.
"Tu puoi trovarmi qui..." disse il russo “preparerò la tua fuga, quando hai i galeoni vienimi a cercare…”.
Quando Peter riuscì a muoversi nuovamente il vicolo era vuoto, e di Nicolay nessuna traccia.
   
 
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