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Autore: eliseCS    31/10/2016    1 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Prima del capitolo un minuto di silenzio per ricordare l'anniversario della morte di Lily e James Potter.





33 – Oltre il velo
 
 
 
Insieme alle due donne, poco più indietro, c’era anche Jack: evidentemente Shayleen si era servita di una delle sue spie all’interno del Ministero per farlo liberare, teoria che ebbe la sua conferma non appena Elise si rese conto che la quarta e ultima figura che faceva parte del gruppetto era senza ombra di dubbio uno degli Auror che aveva partecipato all’operazione a Skelton House.
Ecco come Shayleen aveva fatto a sapere tutto in anticipo.
 
Jack si fece avanti, un ghigno sul volto e uno sguardo pieno di odio negli occhi.
Fece per aprire bocca, molto probabilmente per dire qualcosa di cattivo – e stupido – ma Elise gli impedì di emettere anche solo una sillaba compiendo un gesto di cui non avrebbe mai pensato di essere capace: gli sputò.
Essendo che l’uomo torreggiava su di lei a un paio di passi di distanza mentre lei era ancora incatenata al suolo, seduta, non avrebbe mai potuto sperare di raggiungere la faccia del Puro, ma fu molto soddisfatta quando si rese conto che almeno era riuscita ad arrivare alle scarpe.
Il ghigno si spense all’istante per trasformarsi in una maschera di rabbia; Shayleen intervenne stroncando sul nascere la reazione facendo segno all’uomo di tornare al suo posto.
 
Elise sospirò di sollievo quando Jack, seppur malvolentieri, ubbidì: qualunque cosa avesse voluto farle, lei non avrebbe neanche potuto difendersi visto che, non ci aveva messo molto a rendersene conto, le catene che aveva ai polsi le impedivano di usare i suoi poteri.
Shayleen sembrava aver pensato proprio a tutto.
 
Persa nei suoi pensieri si accorse solo in un secondo momento che la donna stava parlando e aveva appena fatto il suo nome.
“Se pensi che davvero farò qualcosa per te ti sbagli di grosso!” esclamò la ragazza strattonando le catene.
“E poi cosa pensi di ottenere, eh? Continuerai ad andartene in giro a cercare di trasformare tutti i Rigidi in Puri e ucciderai chi non sarà all’altezza? E fammi indovinare: io sono quella che dovrà fare il lavoro sporco…”
Shayleen le si avvicinò abbassandosi appena in modo da avere il viso alla stessa altezza del suo: “Forse non ti ho ancora detto che per il momento non mi interessa più trasformare i maghi in Puri. Da quando sono tornata il mio obiettivo è stato un altro, e quando poi ho scoperto quello che sei in grado di fare… beh, il mio nuovo bersaglio sei diventata tu” disse la donna che venne però presa in contropiede dalla figlia che alzò gli occhi al cielo.
“Ma va’? Guarda, non l’avevo proprio capito che ero io il tuo bersaglio. Pensavo che avessi cominciato a perseguitarmi solo perché ti annoiavi…” esclamò Elise stupendosi di se stessa e della sua sfacciataggine.
Shayleen diventò livida.
Fece un ampio gesto con la mano e intorno a lei, anche loro incatenati al pavimento, apparvero tutti: James e la sua famiglia, Harry e Ginny compresi; Hermione con il marito, Hugo e Rose e perfino Daniel, che fino a quel momento erano rimasti nascosti da un incantesimo di disillusione.
Elise chiuse la bocca all’istante, una lacrima le solcò una guancia: Shayleen l’aveva costretta a prendere i poteri a tutti loro, eccetto Dan che invece era stato portato lì per godersi lo spettacolo.
Come ciliegina sulla torta anche sua zia era presente all’appello e di certo in quel momento Elise non aveva il coraggio di guardarla in faccia nonostante sentisse lo sguardo della donna puntato su di sé.
 
Shayleen le si avvicinò ulteriormente afferrandola poi per i vestiti: “Adesso ti libero dalle catene ma vedi di non fare scherzi altrimenti ti assicuro che stavolta non avrai neanche il tempo per provare a salvarlo” ordinò seria facendo poi cenno a Jack che andò a posizionarsi alle spalle di James prendendolo per i capelli, un coltello – lo stesso usato prima da Nancy – stretto nell’altra mano.
Elise annuì: di colpo le sembrava di avere la bocca troppo secca per rispondere anche solo con un semplice sì.
 
Sua madre armeggiò per un attimo con le manette finchè la ragazza non sentì uno scatto e i suoi polsi furono liberi.
Fino a quel momento si era sentita stanca, quasi spossata, ma senza quelle restrizioni una volta che si fu alzata in piedi si trovò quasi a barcollare a causa di tutto il potere che sentiva avere dentro di sé.
I poteri che aveva acquisito le avevano dato una carica che non avrebbe mai immaginato: altro che curare ferite da Maledizione, con tutta quell’energia avrebbe potuto resuscitare un morto!
Aveva paura di scoprire per cosa voleva usarla Shayleen.
 
La donna le arpionò la spalla con la mano guidandola poi finchè entrambe non si trovarono davanti al velo dell’arco.
Ora che ci era così vicina le sembrava quasi che da là dietro provenissero dei sussurri, delle voci, che la chiamavano.
Ma quello era semplicemente impossibile visto che dietro non c’era assolutamente nulla!
Shayleen mollò la presa spingendola in avanti restando alle sue spalle.
“Adesso entri lì e lo riporti indietro” disse semplicemente sottolineando il concetto dando un’altra leggera spintarella alla ragazza.
Elise non mosse un passo e si girò a guardarla, interrogativa, mentre nello stesso momento un forte “No!” risuonava nella sala.
 
Ad urlare era stato il signor Potter, Elise non lo aveva mai visto così sconvolto.
 
“Sai che non tornerà…”
“Ma infatti non è lei che deve ritornare” per Elise fu come essere colpita da un pugno allo stomaco.
Nessuno torna indietro da lì, e tu lo sai!”
Shayleen alzò gli occhi al cielo scocciata: “Io so che ho passato gli ultimi quindici anni a studiare questo maledetto arco: lei può farlo! Adesso, grazie al potere che ha raccolto, può farlo tornare indietro” l’ultima parte della frase l’aveva pronunciata quasi urlando.
 
Elise era parecchio confusa, e come lei tutti gli altri ragazzi. A quanto pareva solo gli adulti sapevano di cosa si stava parlando.
“Cosa vuol dire che nessuno può tornare da lì? È solo uno stupido arco con un velo attaccato, dove mai potrei andare passandoci sotto?” domandò la ragazza dando voce ai suoi dubbi, nonostante fosse consapevole che chiaramente la struttura non era la cosa banale che aveva appena detto essere.
“E poi chi mai dovrei riportare indietro? Da dove?”
Il signor Potter scosse la testa cercando le parole per rispondere; James si mosse a disagio sul posto, ancora stretto nella presa di Jack, il coltello in posizione.
 
Ci fu un lungo istante di silenzio durante il quale i sussurri provenienti dall’arco erano l’unico suono che Elise sentiva.
 
Fu un attimo.
 
Elise, che per distrarsi dall’arco aveva deciso di concentrarsi su James, vide l’espressione del ragazzo cambiare in una spaventata e raggelata allo stesso tempo, e prima che potesse chiedersi il motivo di tale cambiamento sentì due mani spingerla con forza.
Presa alla sprovvista non riuscì a mantenere l’equilibrio finendo con lo sbilanciarsi in avanti.
 
Solo che la sua caduta non venne fermata dal pavimento ma da qualcosa di decisamente meno duro: le sembrava di essere passata attraverso qualcosa dalla consistenza fluida e gelatinosa allo stesso tempo che l’aveva rallentata permettendole di ritrovare l’equilibrio senza finire per terra.
 
Con orrore si rese conto che quando Shayleen l’aveva spinta lei era finita dritta addosso al velo, passando sotto l’arco.
E adesso, inspiegabilmente, non si trovava più nella sala dove erano tutti gli altri.
 
L’ambiente intorno a lei era ancora più buio di quello che aveva lasciato.
L’unica luce, che però non si diffondeva come sarebbe dovuto succedere in condizioni normali, proveniva da una specie di finestra a pochi passi da lei.
Guardarci attraverso era stranissimo, sembrava di guardare una fotografia con il filtro negativo: le cose scure erano chiare e le cose che sarebbero dovute essere chiare erano scure.
Il suo stupore si spense all’istante come se qualcuno le avesse appena rovesciato addosso un secchio di acqua gelida non appena realizzò pienamente quello che stava realmente osservando.
 
Dall’altra parte dell’arco Shayleen ghignava soddisfatta mentre James, stranamente senza manette, si era liberato dalla presa si Jack ed era in ginocchio davanti all’arco con le lacrime agli occhi.
Erano uno di fronte all’altra, ma lui sembrava non essere in grado di vederla.
Elise allungò una mano verso il confine che divideva in qualche modo i due luoghi, ma si trovò costretta a ritirarla velocemente quando, dopo averlo toccato, il suo braccio fu percorso da una scossa tutt’altro che piacevole.
Era evidente che non poteva tornare indietro, non da lì.
 
Si costrinse a distogliere lo sguardo dalle facce dei presenti che l’avevano vista sparire sotto i loro occhi voltando le spalle alla finestra creata dall’arco.
Davanti a lei c’era solo il buio e non riuscì a trattenere un sospiro quando le tornarono in mente le parole della profezia che sua zia le aveva recitato mesi addietro.
Alla fine non ci aveva più pensato, convinta che quella volta Jade l’avesse usata solo per spaventarla, ma era ormai evidente che invece la profezia era vera e che si era pure avverata.
 
Ecco la luce che come una stella dal buio nasce
Crescendo con l’ombra amica che sa e ricorda.
 
La luce era lei, l’ombra amica era ovviamente Jade che l’aveva cresciuta.
 
Cose taciute e mezze verità faranno parte del suo cammino
Finchè contro il suo volere imparerà ciò che non è mai stato imparato.
 
Non aveva saputo di essere una strega fino all’ultimo e le verità che le erano state raccontate erano sempre a metà: solo negli ultimi giorni aveva scoperto come stavano davvero le cose e solo pochi minuti prima aveva capito che i piani si Shayleen erano cambiati rispetto a quello che avevano pensato tutti.
Immaginava che ciò che non è mai stato imparato si riferisse al fatto di saper guarire le persone come faceva lei in primis e all’assorbire l’energia degli altri in secondo luogo.
 
Il buio cercherà insistentemente di farla tornare a lui
E con altrettanta insistenza sarà rifiutato
 
Shayleen aveva cercato di farla schierare dalla sua parte con le buone e con le cattive e lei aveva sempre rifiutato…
 
Ma il buon cuore prevale anche quando tutto sembrerà perduto
E la luce si spegne senza poter fare ritorno nonostante l’aiuto.
 
Nonostante sapesse che stava facendo il suo gioco aveva guarito prima Daniel, poi tutti gli altri: il suo buon cuore non avrebbe mai lasciato che morissero.
 
E il risultato?
Adesso era lì, spenta e immersa nel buio, conscia che non sarebbe potuta più tornare indietro.
Scrollò la testa per scacciare le lacrime che minacciavano di scendere e cominciò ad incamminarsi senza nemmeno sapere dove stava andando.
La luce proveniente dall’arco fu ben presto un ricordo lontano.
 
 
 
***
 
 
 
Nella sala regnava il silenzio più assoluto.
Nel momento in cui Elise aveva oltrepassato il velo James aveva cominciato a dimenarsi e Shayleen aveva pensato che sarebbe stato divertente liberarlo dalle manette per vedere cosa avrebbe fatto, se avesse avuto il coraggio di seguirla.
Una volta libero il ragazzo si era precipitato verso l’arco senza pensarci due volte ma, con grande sollievo di tutti, ci si era fermato davanti.
 
Quando il signor Potter aveva detto che nessuno, quindi nemmeno Elise, poteva entrare lì e poi tornare indietro James aveva capito.
Seppure non fosse l’argomento di conversazione preferito tutti in famiglia sapevano che Sirius Black, il padrino di Harry di cui aveva preso il nome, era morto quando suo padre era al quinto anno a Hogwarts per mano della Mangiamorte Bellatrix Lestrange, durante uno scontro nell’Ufficio Misteri.
E James si era appena ricordato che ciò era avvenuto perché Sirius era passato oltre il velo di un arco che si trovava nella sala dove lo scontro stava avvenendo.
Non ci aveva messo molto a fare due più due e a trarre le sue conclusioni: Elise era passata oltre il velo proprio come Sirius.
La profezia alle fine si era avverata: la luce si era spenta, Elise era morta.
 
 
 
***
 
 
 
Non sapeva da quanto tempo stava camminando.
Immersa in quel buio aveva perso la concezione dello spazio e del tempo.
 
Certo che se quella era la morte allora era proprio noiosa: insomma, aveva almeno sperato di poter diventare una fantasma per tormentare Shayleen per tutto quello che le aveva fatto…
Pensare alla donna la fece ribollire di rabbia: era evidente che fosse impazzita, il potere che aveva e la determinazione a portare a termine i suoi assurdi piani –qualsiasi essi fossero – doveva aver dato il colpo di grazia alla sua mente instabile, ma Elise non riusciva proprio a vedere la cosa come una giustificazione o come un fattore che potesse in qualche modo indebolire la donna.
Anzi, proprio per questo secondo lei era ancora più pericolosa e imprevedibile.
 
Nonostante avesse sempre riposto grande fiducia in loro, dubitava che le persone che si era lasciata alle spalle nella sala con l’arco, soprattutto nella loro attuale situazione, potessero fare granchè per fermare Shayleen.
La loro unica speranza era lei.
Ed era morta.
 
Avrebbe almeno voluto sapere chi era che Shayleen voleva riportare indietro dalla morte con così tanta tenacia da far passare addirittura in secondo piano il suo proposito di trasformare in Puri il maggior numero di maghi possibile.
 
 
Si fermò di colpo nel bel mezzo del nulla che la circondava.
Avrebbe tanto voluto prendere a pugni qualcosa per sfogarsi.
Non era da lei arrendersi a quel modo eppure tutto – attorno e dentro di lei – le diceva che ormai non c’era più niente da fare.
 
Era morta, e tra le varie cose le sembrava anche che tutta la sua felicità e la sua voglia di vivere le fosse stata risucchiata via.
 
In quel momento un ricordo le attraversò la mente come un lampo.
Era quella volta che Hermione le aveva spiegato i Patronus.
Tralasciando il fatto che non era mai riuscita a vedere che forma avesse il suo in quanto aveva prodotto solo una luce fortissima che aveva abbagliato tutti per qualche minuto, la strega in quell’occasione le aveva recitato una frase molto singolare, dicendole che era stato il vecchio preside di Hogwarts, Albus Silente, a dirla ai suoi studenti quando un anno i dissennatori erano stati messi a guardia della scuola con il rischio di fare incontri poco graditi.
 
La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce.
 
Il detto l’aveva colpita particolarmente e le era piaciuto per il ragionamento che vi era sottointeso.
Le situazioni difficili possono capitare, a tutti, ma la differenza sta in come si reagisce a esse.
È facile rimanere fermi a piangersi addosso senza fare niente, lamentandosi che le cose non migliorano mai.
 
Vuoi che le cose cambino?
Cambiale.
Sei al buio?
Accendi la luce.
 
Ecco, in quel momento lei di sicuro non aveva a disposizione lampadine, interruttori o legna per accendere un fuoco, ma aveva di meglio.
Lei era una strega.
E che senso aveva avere tutto il potere che Shayleen le aveva fatto guadagnare se poi non ne approfittava quando ne aveva bisogno?
 
Sorrise per la prima volta da quando il piano disastroso – così l’aveva ribattezzato lei per cercare di sdrammatizzare – aveva avuto inizio.
 
Nel giro di pochi secondi una luce si era formata tra i palmi delle sue mani, avvicinate tra loro davanti al cuore.
Dopotutto nella profezia la paragonavano a una stella, e cosa fanno le stelle se non brillare?
 
Allontanando le mani la luce crebbe di intensità finchè non raggiunse una luminosità tale da costringere la ragazza a chiudere gli occhi per non restare abbagliata, una sensazione di pace che aveva cominciato pian piano a pervaderla.
 
 
Ad un certo punto la sensazione cominciò a scemare e quando cautamente riaprì gli occhi Elise scoprì con sua grande sorpresa che l’ambiente non era più immerso nel buio: adesso era chiaro e luminoso, innaturalmente bianco.
 
La cosa però più strana era che però lei sapeva benissimo dove si trovava.
Quello davanti a lei era senz’ombra di dubbio l’orfanotrofio Wool, e lei stava osservando l’edificio dal marciapiede dall’altra parte della strada.
 
Tutto era calmo e silenzioso.
Non c’era traccia di pedoni o automobili.
Persino le fronde degli alberi che bordavano la strada attorno a lei erano ferme e non emettevano il minimo fruscio.
 
In tutto quel silenzio Elise ebbe il suo bel daffare a capire come avesse fatto a non sentire il suo arrivo.
Questo ovviamente dopo essersi ripresa dal colpo che le aveva fatto prendere.
 
 
 
“Ti stavo aspettando”













Buona sera a tutti!
Oggi fortunatamente non mi sono dimenticata di aggiornare e quindi eccovi puntuale il nuovo capitolo.
E così Elise è stata letteralmente spinta sotto l'arco, la Profezia si è avverata e la storia sembrerebbe finita.
... E invece no!
Come sempre sono aperte le scommesse per vedere chi riesce ad indovinare chi è che stava aspettando Elise dall'altra parte del velo. In palio 50 punti per la coppa delle case :)
Grazie a chi continua a seguire la storia e, lo so che ormai l'avrò detto fino alla nausea, mi fareste davvero felice se lasciaste un commentino (anche piccino picciò) per farmi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima settimana!
E.

 
   
 
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