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Autore: piccolo_uragano_    03/11/2016    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Ad Andrea 
per tutti i momenti in cui ha indossato una maschera 
anche con me, 
e per quel momento in  cui la maschera l'hai tolta 
solo per me. 
Sei la mia persona. 




Ottobre lasciò il posto a novembre con una notte di Halloween non diversa da quella di ogni altro anno, non per chi non avesse qualcosa di davvero brutto da ricollegare a quella data. Martha si chiuse in camera a giocare con Anya cercando di scacciare il pensiero che, più gli anni passavano, più dettagli dimenticava di James e Lily. Dettagli. Non sapeva perché ultimamente fosse così attaccata a cose piccole come i dettagli, ma il pensiero di non ricordare più ogni sfumatura degli occhi di Lily o della risata di James le provocava una strana morsa allo stomaco.
Padfoot partì dopo pranzo da Grimmauld Place e percorse la distanza fino a Godric’s Hollow camminando a quattro zampe sotto una pioggia battente che gli procurò parecchi giorni di febbre, così passò il giorno del suo compleanno a giocare con Anya e Martha, mentre Remus, su insistenza di Rose, finalmente invitò Tonks ad andare a prendere una birra finito il turno di guardia.
Per i ragazzi, Halloween fu diverso: la festa in Sala Grande divenne un raduno di alcolici in Sala Comune e il mattino dopo pochi ricordavano cosa fosse davvero successo; tutti, però, ricordavano che quel giorno ci sarebbe stata la prima riunione ufficiale del gruppo di Difesa.
La Stanza delle Necessità fu una vera scoperta, e Robert ne fu talmente entusiasta che Fred, George e Kayla non poterono fare a meno di immaginare se avesse fatto la stessa faccia entrando nel Tardis. Harry venne eletto capo del gruppo per alzata di mano, e tutti d’accordo scelsero ‘Esercito di Silente’ come nome del gruppo. Partirono dalle basi, con disappunto di molti in un primo momento, ma poi si resero conto che anche gli Incantesimi di Disarmo potevano tornare utili e non dovevano essere scontati. Si esercitarono in coppie: Robert non fece in tempo a terminare la frase “Ma non posso disarmare la mia ragazza!” che Hermione aveva già scagliato un Expelliarmus perfetto e la bacchetta del primogenito Black le era arrivata nella mano libera con un volo degno di nota.
Kayla notò che Neville era rimasto solo, così costrinse Fred ad esercitarsi con lui e lei si divertì con George, che dopo i primi secondi di imbarazzo, iniziò a lanciare la formula ad occhi chiusi o di spalle. Alla fine della lezione Neville riuscì a Disarmare Fred e anche Luna e Colin Canon riuscivano a padroneggiare l’incantesimo in modo notevole. Harry non sarebbe potuto essere più soddisfatto.
Cho riusciva bene nel compito del giorno, ma quando Harry le si avvicinava troppo sembrava perdere colpi. Quando glielo fece notare in modo poco delicato, Kayla vide il fratello cambiare colore in viso e meno di ventiquattro ore dopo lui si stava sfogando con lei di questo.
“Ha detto che la innervosisco!” esclamò, assicurandosi che nessuno sul ponte coperto li stesse ascoltando.
Kayla sorrise. “E allora? Anche a me dava fastidio il fatto che Fred mi guardasse mentre sbagliavo un Expelliarmus.”
“Ma non l’hai sbagliato neanche una volta!”
“Si ma la bacchetta di George cadeva a mezzo metro da lui.”
“Controllo mentale.” Sminuì Harry. “E non dimenticare che Fred e George sono all’ultimo anno.”
Il sorriso di Kayla si spense un po’. “Sai, mi … mi preoccuperebbe, questa cosa, se non fosse che non ho idea di dove saremo tra un anno.”
“Non so tu, ma io sarò ancora qui.”
Lei scosse la testa.
“Ho capito ciò che intendi, Kayla, e non ti devi preoccupare.”
“Perché, tu non sei preoccupato?”
“Moltissimo.” Ammise lui. “Ma mi fido di Martha, di Sirius e …” si guardò attorno. “Dell’Ordine. So che non farebbero mai niente che potrebbe metterci a rischio.”
“Però sei ugualmente preoccupato.”
“Si, lo sono. Ma so che non dovrei. Fidati di loro, Kayla.”
Kayla si girò verso il fratello e sorrise, posando la testa sulla sua spalla. “Cho è fortunata.” Concluse, poi.

“Esercito di Silente?” domandò Sirius, sorridendo. “Beh, fanno sul serio.”
Martha annuì, sorseggiando vino rosso dal suo bicchiere. “Sono un po’ preoccupata.”
“Non devi.” Disse Rose, divorando la pasta che Molly aveva cucinato. “I ragazzi sono in gamba.”
“Sono incoscienti.” La corresse Remus. “Ecco cosa sono. Se la Umbridge dovesse beccarli, non …”
“Non ci voglio pensare.” Lo interruppe Martha. “E non ci pensare neanche tu.” Gli disse, puntandogli contro la forchetta.
“Mi ero raccomandata” si sfogò Molly “di non fare nulla di incosciente o che andasse contro le regole.”
“Suvvia, cara” le disse il marito “era ovvio che l’avrebbero fatto.”
Rose sorrise. “Molly, non ci sarebbe dell’altra pasta?”
“Non esagerare, Rose.” Le disse Remus.
“Zitto tu. Questo era il piatto della bimba, adesso tocca a me.”
“Non ho voglia di tenerti i capelli di nuovo mentre vomiti.”
“Bene, non farlo. Non te l’ho chiesto.” Tagliò corto lei.
“Non dargliene troppa, Molly.” Si raccomandò Moony.
Molly sorrise. “Va bene, Remus. Rose, cara, non preoccuparti, anche io quando aspettavo Per …”
Si rese conto che stava per nominare Percy. Si bloccò e scoppiò a piangere.
In quel momento, Rose fece una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Si alzò dal suo posto e, teneramente, l’abbracciò, senza dire nulla, semplicemente stringendola e permettendole di sfogarsi.  Remus la guardò con occhi pieni d’orgoglio: era cresciuta.

Gli incontri dell’E.S. non seguivano uno schema fisso, visto che la stagione di Quidditch si stava avvicinando e Angelina non ammetteva che ci fosse qualcosa di più importante dei Quidditch. Mentre Harry, Ron, Robert e i gemelli erano agli allenamenti, Kayla ed Hermione idearono dei Galeoni finti che diventassero caldi ogni volta che un nuovo incontro dell’E.S., e la data appariva in quella sequenza di numeri sul bordo della moneta che nei veri Galeoni indicavano il folletto che li aveva contati.  I membri del gruppo furono entusiasti di quell’idea e Hermione e Kayla si ritrovarono piene di complimenti per la loro grande idea, e anche i gemelli, inventori di celebri scherzi e metodi di comunicazione alternativi, dovettero ammettere che le due ragazze avevano avuto una grande idea.
La prima partita della stagione fu Serpeverde contro Grifondoro, e Kayla trovò che non c’era partita peggiore per iniziare. Ovviamente avrebbe tifato per la squadra avversaria rispetto alla sua Casa, e Astoria non poté fare a meno di commentare acidamente il fatto che Kayla se ne stesse nella Sala Comune Serpeverde indossando un maglione rosso e oro di Fred. Grazie alla discussione con la sua compagna di stanza, quindi, arrivò nella stanza dei ragazzi già imbronciata, trovando i tre grifoni ancora addormentati. Si sfilò le scarpe e si appisolò accanto a Fred, guadagnando un suo sorriso nel sonno e una smorfia di Robert appena sveglio.
“Potreste anche evitare.” Disse a colazione, dopo che Harry gli aveva chiesto almeno cinque volte cosa avesse.
“Portati Hermione.” Gli disse la sorella.
“Ma è diverso, cazzo, reagirebbe anche lui come me se Hermione fosse sua sorella.”
Fred scosse la testa. “Non lo so, in realtà.”
Cresci, Robert.” Gli disse Kayla, mangiando un toast.
“Si, fammi pure lo sguardo da serpe. Tornerete a casa con la coda tra le gambe, dopo questa partita.”
“Robert ma le serpi non hanno le gambe” rise George. “cioè, hanno solo la coda.”
I ragazzi scoppiarono a ridere e la tensione si alleviò notevolmente.
Ma, come si dice, quella fu solo la quiete prima della tempesta. Grifondoro vinse effettivamente la partita, ma la curva delle Serpi intonò un coro “Weasley è il nostro re” che fece perdere il senno persino a Robert. Nessuno si stupì quando Kayla scese dalla curva per urlare contro a Draco, ma furono tutti sconvolti quando Robert trattenne la sorella dal picchiare il compagno di Casa. Ovviamente, però, non riuscì a trattenere anche Harry, Fred e George, che si scagliarono contro di lui senza alcun timore.
A quel punto fu Kayla che, urlando di calmarsi, riuscì a salvare il naso di Draco dai pugni di George, per finirlo lei stessa con un calcio nei fianchi.
“Tre contro uno! Per non parlare di lei, signorina Black!” sbraitò la McGranitt. “Vergognosi! Davvero!”
Draco si alzò in piedi, spogliato di ogni dignità. “Vi sembra forse un comportamento maturo, questo?” domandò ancora la Capocasa Grifondoro.
“Ma li ha sentiti, professoressa? Sono un branco di stron-“
“A bada il vocabolario, signorina Black!”
Kayla alzò gli occhi al cielo e grugnì qualcosa, prima di raggiungere Piton che le stava facendo segno di avvicinarsi a lui per decidere insieme la punizione.
“Non ho sentito bene, signorina Black.” Disse l’uomo.
“Ho detto: che rottura di palle! Se vuole lo dico più forte, sa?”
“Non c’è bisogno di …”
“Che rottura di palle!” urlò lei, e l’ultima cosa che vide prima che Piton la prendesse letteralmente per le orecchie, fu Fred che le strizzava l’occhio.

“Ti pare il caso di dire una cosa del genere?!”
“Lo so Remus, hai ragione, ho sbagliato, ma Draco …”
“Non mi interessa nulla di Draco! Non è lui il mio figlioccio!”
“Che frase da nonna!” sbuffò Sirius, seduto dall’altro lato del tavolo rispetto a Remus, che parlava con Kayla attraverso lo Specchio Gemello.
“Senza contare che la Umbridge ha cacciato Fred, George e Harry dalla squadra! Renditi conto!”
Remus fece una strana smorfia. “Può farlo?”
“A quanto pare, si è fatta fare un decreto apposta. Io non ho parole, insomma, non …”
“Kayla, mi sembri giusto un pochi arrabbiata, sai?”
“Sono furiosa! Quella vuole lentamente arrivare ad avere anche più potere di Silente secondo me.”
“Non dire sciocchezze.” La riprese il padrino, non credendo per nulla a ciò che lui stesso stava dicendo.
“Oh, parola mia, Remus, segnati che l’ho detto. Ci manca poco, potremmo anche scommettere, volendo, non …”
Kayla fu interrotta da un brusco rumore alle sue spalle. “Ha detto Fred che Robert ha detto di dirti che Hagrid è tornato.” Disse una voce maschile sconosciuta alle sue spalle.
L’espressione sul viso di Kayla passò da furiosa ad euforica. “Sei sicuro, Jack?”
“Sicurissimo.”
“Kayla, chi è Jack?” domandò Remus, perplesso.
“Hagrid è tornato, Remus!” rispose lei. “Devo correre da lui! Subito!” chiuse il contatto con l’altro Specchio, lasciando i due Malandrini perplessi nella cucina di Grimmauld Place.
“Non guardarmi così.” Disse Sirius. “Non voglio sapere niente dei maschi che frequenta. Niente.”
“Che nome è Jack?” domandò Remus.
“Non voglio sapere niente.” Ripeté lui. “Piuttosto, sbaglio o tu e Tonks uscirete ancora questo venerdì?”

Quando dicembra avvolse l’Inghilterra in una fredda coltre di neve, qualche giorno dopo, nessuno sembrava euforico come gli anni precedenti. Le cose a Grimmauld Place procedevano lentamente, e le uniche gioie erano date dalle cene tutti insieme in ricordo dei vecchi tempi e dall’ingenuità di Gabriel che ogni sera, chiedeva a Rose la favola della buonanotte.
Lei e Damian avevano raggiunto un rapporto più o meno civile dopo l’ultima litigata, e gli abitanti nella casa ne furono davvero sollevati.
Alex e Zoe passavano lì la metà della settimana, e lei si trovava davvero bene con i Malandrini e le sorelle Redfort. L’unica con cui fece fatica ad allacciare fu Tonks, perché lei non era riuscita a perdonare la Corvonero per il male che aveva fatto al suo migliore amico, ma dopo qualche settimana, scoprirono nell’altra una giovane complice e Martha, guardandole, non poté essere più felice.
La vera novità che dicembre portò, fu che Anya iniziò a parlare.
La prima parola in assoluto fu ‘mamma’, seguita pochi minuti dopo da ‘papà’, e in pochi giorni la piccola era in grado di formare delle frasi più o meno corrette. Tonks aveva giurato che quella bambina sarebbe diventata Tassorosso prima ancora che il Capello si posasse sulla sua testa, ma quando Martha le ricordò che aveva giurato la stessa cosa anche con Kayla, Tonks fu costretta ad ammettere che anche lei, a volte, poteva sbagliarsi.
Così, il primo dicembre, davanti a una tipica nevicata, Martha si concesse di sedersi su una poltrona del salotto con una tazza di tè bollente in mano, a guardare la neve e pensare. Aveva notato che la rilassava pensare a come sarebbe stata Anya da grande: l’idea che avrebbero avuto un futuro lontano da lì le dava pace. Immaginava Anya come una vera guastafeste, ma le si scaldava il cuore pensando che quegli occhi grigi avrebbero visto moltissime cose meravigliose, diverse dalla guerra e dal salotto dei nonni Black.  La immaginava crescere a braccetto con la figlia di Damian e Rose, la immaginava mentre i suoi fratelli più grandi si prendevano cura di lei. Sapeva che sarebbe successo, sapeva che non doveva avere dubbi sul fatto che, se fosse successo qualcosa, i suoi figli avrebbero dato alla piccola Anastasia ciò che lei non avrebbe più potuto dargli.
Il fatto era, però, che dopo quattro figli e diciassette anni di matrimonio, voleva comunque sentire di avere ancora un futuro anche lei.
Sirius entrò nel salotto con aria sfinita. “Remus ha detto che sei chiusa qui da ore.” Esordì, baciandole la fronte. “Va tutto bene?”
“Sirius” disse lei “ma noi ce l’abbiamo ancora un futuro?”
Lui sembrò pensarci su. Le fece segno di alzarsi dalla poltrona per lasciare sedere lui, e lei si sedette sulle sue gambe. Posò la testa sulla spalla della moglie e ne baciò la maglietta scura. “Certo che abbiamo ancora un futuro, bimba.”
“E come è, il nostro futuro?” domandò di nuovo lei.
“Pieno.”
“Pieno?”
“Pieno di belle cose.”
Martha, per la prima volta nella giornata, sorrise. Prese la mano del marito nella sua e giocò con le loro fedi. “Hai smetto di dirmi che mi ami.”
“Ma se te l’ho detto ieri sera!” si lamentò lui.
“Nel senso … quanto mi ami?”
Lui sogghignò. “Più di ieri e meno di domani.” Rispose, sicuro. “Vent’anni insieme e hai ancora bisogno che te lo dica?”
“Ne avrò bisogno sempre.” specificò lei. “Almeno un paio di volte al giorno.”
Lui scoppiò a ridere, incastrando la testa perfettamente tra il collo e la spalla della moglie. “Ah! Cercherò di ricordarmelo. Però ogni tanto dimmelo anche tu che mi ami.”
“Sei un idiota.”
“Ecco, ecco la mia ragazza.”
Chiunque li avesse visti in quel momento, seduti su una vecchia poltrona a guardare la neve, non avrebbe visto altro che due anime che si appartenevano da sempre. 



Due parole veloci: buon Siriuscompleanno!
Vi amo immensamente 
C xx

 
   
 
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