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Autore: Mary P_Stark    05/11/2016    1 recensioni
2024. Malcolm Hamilton e i suoi amici si apprestano a terminare i loro studi alla Columbia ma il giovane, Guardiano dello Spirito e Fulcro del Pentacolo di Potere della sua famiglia, sente che qualcosa non va, che qualcosa lo minaccia, pur se non direttamente. Niente e nessuno sembra riuscire a comprendere cosa stia curiosando attorno al giovane, neppure un'entità potente come la Fenice Araba, che si è presa personale carico di aiutare l'amico e Guardiano.
Cosa vi può essere che riesce a sfuggire agli occhi di un Dominatore dello Spirito? E sarà un'entità davvero malvagia, o solo incuriosita dal potere di Malcolm e della sua famiglia?
E' difficile scoprirlo, specialmente quando cuore e anima vanno in due direzioni diverse. Se il primo vorrebbe pensare agli occhi dolci di Eiko, la seconda è incuriosita da Rin, le due nuove amiche che Malcolm conosce all'università.
Riuscirà il ragazzo a non cacciarsi nei guai, o saranno i guai a trovare lui? - SPIN-OFF serie 'The Power of the Four' (è necessaria la previa lettura della saga, per comprenderne gli intrecci)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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15.
 
 
 
Le scarpe da ginnastica strusciavano leggere sui gradini di pietra, mentre i torii parevano come torcersi al suo passaggio. Alcuni sembravano sul punto di spezzarsi, al passaggio di Hashara, ma la volpe non se ne stupì.
 
Lei era la creatura forse più ostile che vi potesse essere, in quel luogo, e anche le preghiere intrise in quei totem protettivi se ne rendevano conto. A lei, però, non importava molto.
 
Una volta che avesse sconfitto Kurama, anche il tempio si sarebbe inchinato a lei, così tutte le reti mistiche che proteggevano quel luogo sacro e tutti gli altri templi in Giappone.
 
Il vecchio Kurumi – che così saggiamente l’aveva lasciata passare – si sarebbe prostrato ai suoi piedi, da quel giorno in poi, e ogni cosa sarebbe stata sua.
 
Era tempo di regnare.
 
***
 
Il controllo del corpo andava decisamente meglio, ma Malcolm avrebbe voluto avere ancora un paio d’ore per esercitarsi. Combattere era ben diverso che fare qualche passo a destra e a sinistra, tenendo spada e scudo tra le mani, senza inciampare nei propri piedi.
Sapeva però bene che, ormai, il suo tempo era agli sgoccioli.
 
Era impossibile non percepire l’aura di Hashara mentre risaliva verso la cima del monte, verso di loro, verso la battaglia finale.
 
Non avvertirla sarebbe stato come non sentire il rombo di un aereo mentre passa sopra la testa dei passanti. Impossibile.
 
Hashara era questo, dentro la sua testa. Un rombo continuo, un tuono che non cessa mai, un temporale senza un inizio e una fine.
 
Peccato che questo temporale terrificante, questa nemesi spaventosa, aveva le sembianze di Rin.
 
Fin da quando erano partiti per Kyoto, quel pensiero gli aveva ronzato nella mente come un tarlo infaticabile. Sarebbe riuscito, in tutta onestà, a levare la mano contro di lei, pur sapendo che non era l’amica a muovere il proprio corpo?
 
Era in grado di scindere lei dalla volpe?
 
La risposta gli era stata chiara fin dal principio. No.
 
Non ne era in grado, né lo sarebbe mai stato. Avendo dentro di sé anche i pensieri consci di Eiko, inoltre, tutto si sarebbe amplificato, tramortendolo.
 
La soluzione era una, e una sola, ma non sapeva quanto gli sarebbe costato, in termini di sanità mentale. L’orrore di ciò che sarebbe successo a tutti loro se avessero perso, però, lo convinse a muovere quell’ultimo, decisivo passo.
 
Era terrorizzato, perché mai si era lasciato controllare fino a quel punto – neppure le poche volte in cui la dea aveva tentato di affondare in lui – ma non vedeva altre soluzioni al suo problema.
 
Quindi, con un sospiro, mormorò: “Kurama?”
 
 
In un lampo, la sua coscienza lo condusse nel bosco e, lì, al fianco della piccola volpe che era Kurama e che, nel sentirsi chiamare, scodinzolò gentilmente, muovendo in sincrono le sue nove code pelose e morbide.
 
Avrebbe dovuto essere normale e accettabile, per lui, vista la famiglia in cui era nato e cresciuto, eppure… ormai il vaso era colmo persino per Malcolm.
 
“Hai deciso?” gli domandò la kitsune, forse già sapendo cosa gli frullava nella mente.
 
E come poteva essere diversamente, visto che la volpe si trovava proprio dentro di lui?
 
Eiko lo fissò a sua volta, turbata, e gli strinse la mano per dargli coraggio.
 
“Prendi i miei occhi e le mie orecchie. Anzi, prendi tutti i miei sensi, è meglio. Qualsiasi cosa potrebbe trarmi in inganno, e non voglio che questo succeda” riuscì infine a dire Malcolm, lasciandosi andare a un sospiro tremulo.
 
“Sarebbe una possessione totale, te ne rendi conto, vero?” gli fece notare la volpe, strofinando il muso contro la sua gamba per fargli comprendere quanto comprendesse il suo disagio, e non si sentisse offesa dalle sue paure.
 
Malcolm annuì, sapendo bene cosa volesse dire affidare tutto se stesso, e non solo il braccio della spada, alla volpe. Non sarebbe più stato lui a combattere, ma Kurama.
 
Lui sarebbe stato soltanto un involucro vivente, niente più di questo. Relegato in un angolo nella sua stessa mente, e controllato da un kami di incommensurabile potere.
 
Una cosa quasi insopportabile da accettare, ma non vedeva altre soluzioni, se voleva raggiungere lo scopo che si riproponeva.
 
“Non posso combattere contro Rin, pur sapendo che non sarà lei a levare la mano contro di me. Non riuscirei a essere lucido, lo so perfettamente… e non posso permettermelo.”
 
“Lo so, bambino. E so anche quanto ti costi lasciare a me la guida della battaglia. Non potresti dirmi come agire, cosa fare, perché non vedresti cosa sto facendo, o sentire cosa sto dicendo” sospirò la volpe, acciambellandosi a terra e guardandolo spiacente.
 
“Devo fidarmi di te ciecamente. Nel vero senso della parola” le sorrise mesto Malcolm, annuendo e allungando una mano per carezzarla.
 
Era morbida e calda, pur se era solo un’emanazione della vera Kurama. Quella vera, enorme e feroce, era stesa in forma spettrale sullo specchio ghiacciato del lago, a protezione del corpo di Eiko.
 
“E io non ti deluderò, te lo prometto. Ami la mia bambina, la mia allieva, e io farò quanto mi è possibile per non commettere errori. Sdraiati, ora, e lasciati completamente andare. Prenderò il tuo posto alla guida, e non è mai piacevole perdere i sensi da una posizione eretta.”
 
Malcolm assentì suo malgrado ed Eiko, nell’inginocchiarsi accanto a lui, domandò a Kurama: “Potrò prendermi cura di lui, mentre combatti?”
 
“Il tuo scudo è sempre elevato, cara, perciò sì. Inoltre, prendendoti cura di lui, lo renderai più saldo, perché sai che questo aiuterà me e proteggerà il tuo amato” assentì la volpe, divenendo più grande e maestosa sotto gli occhi sorpresi di Eiko.
 
Malcolm, al tempo stesso, si lasciò completamente andare e il suo corpo divenne flaccido, come se non si trovasse più lì.
 
Eiko lo sfiorò sul torace, ma lui non diede adito di accorgersi di nulla. La giovane poteva solo percepire il suo respiro e il battere tiepido del suo cuore.
 
Nel frattempo, la volpe divenne gigantesca e, quando ebbe raggiunto la sua forma primigenia all’interno del mondo onirico in cui si trovavano, disse: “Eiko, bambina, chiudi un momento gli occhi. Ora mi collegherò ai centri nervosi di Malcolm, e diventerò assai brillante per qualche attimo.”
 
La giovane assentì e, pur con gli occhi serrati e il corpo steso a protezione di quello di Malcolm, avvertì un calore enorme, e le palpebre le bruciarono per l’intensa energia sprigionata.
 
Fortunatamente, il processo durò solo alcuni attimi, …diversamente, avrebbe avuto non poche difficoltà a sopportarlo.
 
All’esterno, nel frattempo, Winter si accorse immediatamente del cambiamento avvenuto nel corpo del figlio.
 
Gli occhi di Malcolm si tesero, assumendo una forma leggermente a mandorla, mentre le labbra si arricciavano per lasciare spazio a due piccole zanne lucenti.
 
“La volpe…” mormorò sommessamente l’uomo, temendo per il figlio.
 
Cosa diavolo stava succedendo, là dentro?
 
Autumn fissò sia il fratello che il nipote con aria turbata, mentre Summer e Spring borbottavano: “Ma cosa cavolo…”
 
Malcolm si volse infine verso il padre ma, quando egli parlò, Winter udì solo la voce della volpe, non quella del figlio.
 
“Stanno tutti bene, ma tuo figlio ha preferito lasciare il governo a me. Non poteva, in tutta coscienza, levare la mano su Rin.”
 
“E tu potrai, volpe?” replicò l’uomo, mostrando non poca fatica nell’accettare quel mutamento in Malcolm.
 
Essere soggiogati era pericoloso, oltre che oltremodo straziante. Alla fine di tutto, Malcolm avrebbe accettato le decisioni prese da Kurama, o si sarebbe straziato a vita per la scelta presa in quel momento?
 
“Sono un kami, Dominatore, e la mia visione del mondo è diversa dalla vostra. Posso combattere, e lo farò ma, per amore di Eiko e del tuo bambino, cercherò di non distruggere colei che loro amano.”
 
Ciò detto, tornò a fissare il tempio sulla cima del monte, mentre Summer faceva i debiti scongiuri e Spring si faceva il segno della croce.
 
Tutte pratiche assurde, ma comprensibili. Anche Winter fu tentato di innalzare una preghiera alla dea ma, in quel momento, Arianrhod non avrebbe potuto aiutarli.
 
L’unica che poteva avere successo in quella lotta era Kurama, e da lei dipendevano le sorti di tutti loro. Del mondo intero, a ben vedere.
 
Ma era così difficile dimenticare che anche lei era una volpe millenaria, al pari di quella contro cui si sarebbero dovuti scontrare!
 
***
 
Hashara fu colta di sorpresa quando, approssimandosi alla radura sulla vetta del monte, trovò il cerchio di stregoni nel mezzo del lago, reso ghiaccio spesso e consistente dal potere del Dominatore dell’Acqua.
 
Con il corpo di Rin si avvicinò perciò alle sue rive, sorrise tutti loro e si avventurò su quella superficie ruvida, asserendo: “Bentrovati, miei cari. Esattamente, cosa pensate di fare, standovene qua sopra come allocchi?”
 
“Contenerti, Hashara, e permettermi di combattere più agevolmente” esordì Kurama, attraverso la bocca di Malcolm.
 
Rin si guardò intorno dubbiosa e, nel tornare a fissare lo sguardo sul viso distorto di Malcolm, Hashara dichiarò divertita: “E come pensi di farlo, Kurama? Grazie a questi Dominatori? Sai che non basterà mai. Io li spezzerò subito, e tu non avrai più nulla.”
 
“Solo con loro? Ovviamente. Ma con il contributo di Inari, sarà possibile tenere entro questo cerchio la nostra battaglia” replicò serafica Kurama, sorridendole attraverso il volto del giovane Dominatore.
 
Ciò detto, Malcolm fece un cenno ai suoi cari che, richiamati i loro Elementali, eressero la prima barriera contenitiva.
 
L’attimo seguente, a malapena visibile entro le pareti di quella cupola multicolore, una seconda barriera si elevò dalle basi del monte, avvolgendo l’intera montagna.
 
Un comune passante non avrebbe visto nulla. Forse, se la sua mente e il suo corpo fossero stati particolarmente percettivi, avrebbe avvertito un lieve formicolio, ma nulla più.
 
Per la volpe, invece, quella doppia barriera aveva un significato dannatamente diverso.
 
Hashara fissò quindi rabbiosa la sua nemica e, ringhiando, esclamò irritata: “Ti sei abbassata a chiedere aiuto a quello spaventapasseri di Inari?! Tu? Una kitsune del tuo lignaggio? Sei davvero caduta in basso.”
 
Malcolm sorrise pacifico, replicando con la voce di Kurama: “Per proteggere le genti dal tuo tocco? Avrei strisciato fino al Tempio di Ise, chiedendo di essere ricevuta da Amaterasu in persona. E tu sai bene quanto io la detesti.”
 
Rin, guidata dall’ira di Hashara, sforbiciò l’aria con un braccio, esclamando per contro: “Poco importa! Avete salvato Kyoto, per il momento, ma non otterrete altre vittorie, in questa battaglia. Malcolm sarà comunque mio e, dopo di lui, tutti gli altri! Le barriere non mi impediranno di divorarlo e, anzi, impediranno ai Dominatori di aiutarlo.”
 
Malcolm rimase impassibile di fronte allo scenario proposto da Hashara, ma Winter si lasciò andare a un ringhio irritato, mentre Autumn fissava malissimo Rin.
 
Lei allora sorrise, soddisfatta di averli colpiti dove faceva più male, nel loro amore per Malcolm. Fu Summer, però, che tentò di portarla a più miti consigli. A modo suo, per lo meno.
 
“Pensi che siamo così insensibili da non pensare a nostro nipote? Beh, allora, cara mia, hai vissuto veramente male, in queste migliaia di anni! Noi ci preoccuperemo sempre per lui, perché lo amiamo, e questo non potrà mai essere visto come un nostro discredito, bella mia! L’amore ci rende più forti, non più deboli!”
 
Rin si volse verso la Dominatrice del Fuoco e, accentuando il sorriso, replicò: “L’amore è per i deboli, Guardiana della Fiamma, perché si spreca solo del tempo a condividere ciò che si ha con gli altri. Il vero potere deve essere detenuto da una sola persona.”
 
Spring fece per rincarare la dose, ma Malcolm levò una mano a bloccarla, dichiarando lapidario: “E’ inutile parlare con lei. Hashara non ha mai amato la compagnia di nessuno, men che meno quella degli umani.”
 
“E ho fatto bene, a quanto pare, visto che hai avuto la brillantezza di spirito di abbassarti ad affezionarti a quella misera mortale…” ribatté sardonica Hashara, indicando Eiko, stesa accanto al corpo mistico di Kurama. “… finendo con il metterti contro di me per aiutare loro! Sei debole, Kurama, e lo sai!”
 
Malcolm non la stette ad ascoltare e, nel far comparire scudo e spada, lanciò un’occhiata ferale alla nemica, replicando: “Non sprecherò altro tempo con te! Lascia quel corpo, Hashara, e torna nell’ombra da dove sei venuta!”
 
La kitsune non la ascoltò e, imitata Kurama, richiamò una lunga spada ricurva, con cui si avventò contro Malcolm.
 
***
 
Il primo colpo tra le due spade d’energia riverberò nella mente di Malcolm, facendo trasalire Eiko, ancora accucciata accanto al giovane.
 
Era così strano pensare di essere lì solo con il pensiero, mentre il suo corpo reale era steso contro quello possente di Kurama.
 
Erano passati così pochi giorni da quando aveva scoperto ogni cosa, da quando il mondo si era praticamente capovolto su se stesso.
 
Ogni evento, ogni particolare era parso ai suoi occhi sotto una luce nuova, diversa, e tutto ciò che aveva dato come certo – Malcolm, suo nonno, il tempio – aveva preso forme strane e mai immaginate.
 
In un breve battito di ciglia, aveva visto frantumarsi tutte le sue certezze, e il mondo della magia aveva fagocitato quello della realtà in cui era vissuta fino a quel momento.
 
Aveva scoperto – o riscoperto – di esservi addentro più di quanto non avesse mai pensato, e ora si ritrovava a vivere in prima persona una battaglia all’ultimo sangue.
 
Nel carezzare il petto di Malcolm, privato dei cinque sensi e del tutto ignaro di ciò che stava accadendo al suo corpo, là fuori, Eiko però sorrise.
 
Sì, tutto il suo mondo ora ruotava in modo diverso.
 
Sì, la sua vita non sarebbe mai più stata la stessa.
 
Sì, avrebbe perso Rin per sempre, pur non volendolo.
 
Ma non avrebbe mai rinunciato a Malcolm per tornare alla sua solita vita, perché ormai aveva compreso che solo con lui avrebbe potuto viverla in modo completo.
 
Fu per questo che levò il capo e, attraverso gli occhi di Malcolm – guidati da Kurama – affrontò finalmente la visione di Rin che combatteva contro di loro.
 
Malcolm aveva fatto bene a lasciare tutto nelle mani della volpe. Lei era l’unica a poter combattere senza cedere al dolore di colpire Rin.
 
Per quanto fosse difficile vedere quel combattimento, lei non avrebbe desistito. Il suo scudo sarebbe rimasto saldo finché lei avesse creduto in Malcolm e in Kurama. Doveva pensare soltanto a questo.
 
Poteva difenderli. Questo poteva farlo.
 
***
 
“Non riesco quasi a seguirne i movimenti…” mormorò Autumn, gli occhi puntati sullo scontro tra Malcolm e Rin. “… sono davvero troppo veloci.”
 
“Penso che Kurama voglia puntare su questo” replicò Winter, lo sguardo fisso unicamente sul figlio. “Malcolm può sopportare maggiormente lo sforzo di un combattimento prolungato rispetto a Rin che, di fatto, è solo umana.”
 
“Mal sta usando l’energia delle anime?” esalò Autumn, vagamente sorpreso.
 
Impegnati com’erano a reggere lo scudo – che perdurava da più di mezz’ora sulle loro teste – era difficile comprendere cosa stesse accadendo realmente.
 
“Mi stupirei del contrario. Kurama mi sembra abbastanza intelligente per aver capito come sfruttare al meglio i doni di Mal. Ivi compreso l’assorbimento dell’energia dagli esseri viventi” mormorò Winter, accigliandosi suo malgrado.
 
Non era pratica gradita ad Arianrhod, poiché sottintendeva una prevaricazione forzosa nei confronti delle creature, inermi di fronte agli Elementali dello Spirito. Winter sperava soltanto che Kurama non eccedesse nel prelievo, e Arianrhod avesse più pazienza rispetto al solito, altrimenti sarebbero stati guai.
 
Non voleva vedere il filo della vita di Malcolm spezzarsi perché Kurama aveva infranto le regole al posto suo. Ma non poteva neppure intervenire per mettere in guardia la volpe su ciò che stava facendo.
 
Farlo, avrebbe voluto dire mettere in allarme anche Hashara, oltre che distruggere la seconda barriera contenitiva del Cerchio.
 
Se ciò fosse avvenuto, lo scudo creato da Inari non sarebbe bastato a salvare Kyoto.
 
Certo, se Hashara fosse riuscita a colpire uno solo di loro, il risultato sarebbe stato lo stesso. Kyoto sarebbe caduta.
 
Ma le mosse di Kurama erano state così leste e veloci, fin dall’inizio che, di fatto, Hashara poteva occuparsi solo di lei, e lei sola.
 
Quanto fosse durato quello scontro, però, era difficile dirlo. Soprattutto, Winter non aveva idea di come avrebbero fatto a dividere Rin da Hashara.
 
Non v’era stato tempo per parlarne, e l’unico piano che gli era balenato in mente lo terrorizzava perché sapeva benissimo che, se ciò che aveva in mente fosse avvenuto, Malcolm ne sarebbe rimasto traumatizzato a vita.
 
***
 
Come aveva previsto, il corpo fisico di Rin, pur sovralimentato dall’energia della volpe, stava cominciando a cedere.
 
Hashara l’avrebbe consumata fino all’ultima stilla di vita, pur di riuscire a penetrare nelle difese di Malcolm.
 
Se fosse stata in una situazione diversa, l’avrebbe lasciata a consumarsi fino a far perire il suo involucro umano, ma stavolta la faccenda era più complessa.
 
Sapeva bene di non poter salvare la vita a Rin; quella era stata persa fin da quando Hashara si era impadronita di lei. Però, poteva almeno tentare di salvare il suo spirito.
 
Non avrebbe permesso che esso si perdesse nel nulla eterno, dove neppure la luce poteva giungere.
 
Un’anima così candida, forte e pura non meritava una fine del genere e, così facendo, forse avrebbe salvato le menti di Malcolm ed Eiko dalla follia.
 
Hashara, invece, non meritava simili riguardi.
 
Non si stava minimamente preoccupando del suo involucro umano, lo stava sfruttando senza ritegno, così piena di sé da non rendersi conto dell’inevitabile.
 
La brama di potere della sua simile la stava conducendo alla sconfitta, lei talmente sicura di sé da pensare di poter tenere in vita Rin per sempre.
 
“Non ti sei mai soffermata a pensare a come sono i corpi e le menti di coloro che hai divorato nei secoli, sorella… e ora perirai per questo tuo errore” dichiarò Kurama, scagliandosi per l’ennesima volta contro Rin, che schivò a stento il fendente, finendo però con il crollare a terra stremata.
 
“La consumerò finché non vincerò… terrò insieme il suo corpo con il mio potere, se necessario, ma ti batterò!” replicò Hashara, sorda a qualsiasi parola detta da Kurama.
 
“Non puoi… e lo sapresti, se conoscessi le creature viventi come le conosco io. Hai perso fin dal momento in cui ti sei impadronita di Rin. Un semplice umano non può nulla, contro un Dominatore.”
 
“Tu menti!” ringhiò Hashara, rialzandosi a fatica per poi slanciarsi contro Malcolm.
 
Il giovane, guidato dall’abilità di Kurama, schivò il fendente di Rin, che ruzzolò di nuovo a terra, ormai priva di forze.
 
“Hai la verità dinanzi agli occhi. Se avessi pensato meno alla tua brama di potere e più al veicolo entro cui ottenerlo, avresti capito che Rin non ti sarebbe mai bastata” asserì Kurama, avvicinandosi a Rin un passo alla volta, mentre quest’ultima tentava invano di rialzarsi.
 
Hashara urlò, imprecò, infangò i nomi di dèi e spiriti, ma niente valse a fermare l’avanzata di Malcolm che, levata la spada sul corpo di Rin, esclamò: “Muori per sempre, Hashara!”
 
Ciò detto, calò la lama di luce sul corpo sfiancato di Rin, penetrandole le carni del ventre con un unico, fluido fendente.
 
Rin urlò, Hashara urlò e Kurama, trattenendo a stento la lama nel corpo della giovane, esclamò: “Ora, Malcolm! Non riuscirò a trattenere Hashara ancora per molto!”
 
Lo scambio fra loro fu immediato quanto feroce.
 
Fu come essere strattonati nel sonno, gettati a terra e calpestati, ma Malcolm non ebbe il tempo di lagnarsi per quel trattamento poco gentile.
 
La rapidità era tutto, in quel momento.
 
Fin da quando aveva lasciato il governo del suo corpo a Kurama, sapeva già cosa avrebbe dovuto fare in caso di vittoria. E a cosa si sarebbe trovato di fronte, rientrando in possesso dei suoi sensi.
 
Una Rin morente, sotto di lui, mentre implorava pietà.
 
Ugualmente, non si lasciò prendere dallo sconforto – Kurama aveva già fatto a sufficienza, per lui – e, allungata la sua mano spirituale verso l’anima di Rin, strattonò.
 
Tirò così forte che, quasi, temette di spezzarne anche il corpo, non soltanto il suo legame con Hashara.
 
Sentì gli artigli della volpe graffiargli le braccia, le gambe, ma non mollò la presa sullo spirito di Rin che, fremente, si era aggrappato a lui non appena il contatto spirituale era avvenuto.
 
La spada affondata nel corpo della ragazza serviva a questo; rendere possibile quel contatto tra anime, con il conseguente distacco forzoso tentato da Malcolm.
 
“Aggrappati a me più forte che puoi, Rin!” urlò Malcolm, sperando che il suo spirito fosse abbastanza in forze per sentirla.
 
L’entità spirituale della giovane parve comprendere le sue parole, perché le sue braccia si strinsero attorno al collo di Malcolm, che diede l’ultimo strattone per liberarla da Hashara.
 
Quando ciò avvenne si udì uno schiocco fortissimo, come di un bang sonico, e Rin fu con lui, libera, non più costretta dalla presenza di Hashara.
 
Malcolm, allora, ritirò l’arma e si allontanò di qualche passo dal corpo ora inerme di Rin.
 
Nella sua mente, nel frattempo, crollò a terra stremato, ancora circondato dal bosco placido eretto da Eiko.
 
L’anima di Rin, pura e candida, era assieme a lui.
 
Stretto a lei, tremante e ferito, mentre Eiko scoppiava a piangere di sollievo, Kurama riprese il controllo della voce di Malcolm – ma non del corpo – e disse a Hashara: “Ora muori, sorella… il vuoto ti attende.”
 
Hashara gridò contro di lei, ma fu un suono flebile, sempre più debole e, quando il corpo mortale di Rin ebbe esalato l’ultimo respiro, anche la volpe esalò il proprio.
 
Lo scudo di Inari si sciolse alcuni attimi dopo e, a quel punto, Winter slegò il loro cerchio, rilasciando le braccia ormai esauste lungo i fianchi.
 
Malcolm, però, ancora non si muoveva. Sembrava come in trance.
 
Quando infine lo spirito di Malcolm riuscì a concedersi il lusso di liberare Rin dal suo abbraccio, desiderò piangere di fronte alle inequivocabili ferite che l’anima dell’amica recava.
 
Ma sarebbe stato ingiusto e da codardi, visto l’enorme coraggio dimostrato da Rin fino a quel momento.
 
Lei sorrise appena su quel volto che non era corporeo ma solo composto di pulviscolo dorato, e mormorò: “Alla fine, mi hai liberata…”
 
“Non avrei mai voluto che ti usasse per arrivare a me… è tutta colpa mia…” sospirò Malcolm, carezzandola in viso con delicatezza.
 
Eiko fece lo stesso e Rin, nel volgersi verso di lei con quel corpo formato da pura energia, sorrise maggiormente e disse: “Il tuo ragazzo è testardo. Dovrai convincerlo tu che non ha colpa di nulla.”
 
“Ci proverò, amica mia, ma sarà difficile” sussurrò Eiko, tentando di non piangere a sua volta.
 
Kurama guardò i tre giovani, l’oscurità che cominciava a calare sul bosco attorno a loro, e disse spiacente: “La stanno chiamando, Malcolm… è ora di lasciarla andare.”
 
Malcolm, però, scosse il capo e, rivolto a Rin, disse: “Posso legarti a una delle mie fate, se tu lo vuoi. Non posso ridarti il tuo corpo, perché abbiamo dovuto ucciderlo, per imprigionarvi dentro Hashara in modo tale che morisse per sempre… ma potresti rimanere con noi con altre sembianze.”
 
Eiko spalancò la bocca per la sorpresa, prima di esalare: “Come tua madre!”
 
Mal assentì, continuando a osservare una stupefatta Rin che, confusa, mormorò: “E’ davvero possibile? Potrei rimanere qui… come fata?”
 
“Per sempre. Sarai per sempre una fata dello Spirito, pur se non potrai più essere una ragazza come Eiko” le propose Malcolm, continuando a carezzarle il viso.
 
Pur essendo solo spirito, manteneva ancora intatta la sua dolce bellezza e il suo candore.
 
Rin, allora, si volse a guardare l’amica con espressione turbata e mormorò: “Dovrò… dovrò vedervi morire, un giorno?”
 
“Preferiresti di no?” le domandò Malcolm.
 
La giovane anima scosse il capo, replicando: “Rimarrò qui solo il tempo concesso a Eiko. Non di più. Non sopporterei di vivere senza di lei.”
 
“Allora, che sia così” assentì il giovane, chiudendo gli occhi. “Ti lego alla sua anima come, un tempo, mio padre legò alla mia quella di mia madre. Il suo tempo sarà il tuo tempo e, quando uno terminerà, anche l’altro cesserà.”
 
Ciò detto, lanciò un’occhiata a Kurama che, avvoltolando Eiko con le sue code, asserì: “E’ tempo di tornare, bambina. Reggiti a me.”
 
***
 
Eiko riprese coscienza del suo corpo come se stesse respirando per la prima volta.
 
Ansò, divorando l’aria attorno a sé al pari di una persona che stesse annegando e, nel rivoltarsi di lato, rimise acidi e bile.
 
Anche per Malcolm, recuperare l’uso completo del proprio corpo non fu esente da danni.
 
Crollò in ginocchio, colpito da una tosse violenta e dolori un po’ ovunque, finché non scoprì di avere pesanti ferite da artiglio su gambe e braccia.
 
Ciò che era successo all’anima si era trasferito al corpo, quando aveva strappato Rin dalla presa di Hashara.
 
Non fu però questo a farlo cedere di schianto. Fu la vista del corpo esanime e bellissimo di Rin, steso sul ghiaccio, ormai freddo e pallido.
 
Non riuscì a controllarsi. Fu più forte di lui.
 
Scoppiò in un pianto dirotto e, stringendosi le braccia attorno al corpo, lasciò che le lacrime colassero sul suo volto distrutto.
 
Eiko lo raggiunse a fatica, gatton gattoni, e si strinse a lui per piangere l’amica, mentre il resto dei Dominatori li raggiungevano nel mezzo del lago ghiacciato.
 
Tutti si strinsero intorno a loro, persino Kurama, ma fu la mano diafana di Rin a bloccare il pianto del giovane.
 
Malcolm levò il capo di scatto e, quando si ritrovò a scrutare il volto traslucido dell’amica, le sue piccole ali piumate e il sorriso tranquillo, esalò: “Rin…”
 
“Hai fatto quanto potevi… anzi, di più, visto che ora sono qui. Asciuga le lacrime, amico mio, e prenditi cura di Eiko, come lei si prenderà cura di te.”
 
Ciò detto, scrutò le persone attorno a lei, sorrise ai Dominatori e a Kurama e, infine, osservò spiacente il suo corpo.
 
“Mi spiace soltanto per mamma e papà. Potrò mai dire loro cosa sono diventata?”
 
“Penserò io a parlare con loro e, quando sarò sicuro che ne avranno la forza, ti chiamerò… ma penso che non dovremo attendere molto” le promise Malcolm, levando una mano a stringere quella dell’amica. “Se sono forti e coraggio solo la metà di te, riusciranno a comprendere.”
 
Rin allora gli sorrise, danzò per un istante con il suo nuovo corpo e fluttuò fino a raggiungere Eiko, che abbracciò con forza, mormorando: “Ora, mi avrai davvero tra i piedi finché non esalerai l’ultimo respiro. Spero che la cosa non ti scocci troppo.”
 
Eiko, nonostante tutto, scoppiò a ridere e, nel replicare all’abbraccio dell’amica, replicò: “Sarà molto difficile che io mi stanchi di te… basta che tu non ficchi il naso nei momenti sbagliati.”
 
Rin scoppiò in una fragorosa risata, e questo bastò perché la tensione formatasi dopo la sua morte fisica scemasse del tutto.
 
Summer prese in giro il nipote, ipotizzando scenari hot l’uno più perverso dell’altro, mentre Autumn batteva una mano sulla spalla di un imbarazzato nipote, dandogli il suo sostegno morale di uomo.
 
Il tutto proseguì per diversi minuti finché Kurama, tossicchiando, richiamò tutti all’ordine e disse: “E’ tempo che vada anch’io…”
 
“Grazie di tutto, Kurama. Senza di te, Hashara avrebbe avuto gioco facile, contro di me” asserì Malcolm, rimettendosi in piedi per carezzare la volpe.
 
“Hashara non ha mai compreso come fossero gli umani, e questo è stato il suo più grande limite. Prosperare in questo luogo e crescere con la famiglia di Eiko, nel corso dei secoli, mi ha insegnato molto, e questo ha fatto la differenza. Diversamente, anch’io avrei potuto danneggiarti.”
 
“Davo per scontato che, visto che avevi già fatto qualcosa del genere con l’avo di Eiko, sapessi il fatto tuo” ironizzò Malcolm, facendo ghignare la volpe.
 
“Scusati con la tua dea da parte mia… ho cercato di essere il più delicata possibile, quando ho prelevato le energie degli abitanti di Kyoto per tenerti su, ma non so se lei abbia gradito il mio piano.”
 
“Credo che Ariahnrod lo sappia e…” cominciò col dire Malcolm, prima di volgere sorpreso lo sguardo.
 
Evidentemente, le sorprese non erano finite, per quella notte.
 
 

 

 

 

Note: Prima che vi venga il panico, vi avverto che la sorpresa è tranquilla, perciò non innervositevi.

Detto questo, direi che ormai i nostri eroi possono tirare un sospiro di sollievo, pur se Rin è dovuta morire per poter fermare Hashara.

Ho ancora qualcosa da dire, sul combattimento, perciò tutto verrà maggiormente spiegato nel prossimo capitolo, tranquille.

Spero che la soluzione che ho trovato per Rin possa alleviare il dolore per la sua perdita come persona. Diversamente, non avrei potuto fare. Era l'unico modo per salvare almeno una parte di lei.

Alla prossima!

  
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