Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Ninfea Blu    15/05/2009    7 recensioni
1 - Mai più sola
2 - La dama nera (storia modificata in data 23/9/2010)
3 - Dolore di madre (storia modificata in data 30/10/2010
4 - Petali come lacrime (aggiornata in data 12/03/2011)
5 - Ti amo sorella... (aggiornata in data 16/04/2011)
6 - Morire dentro (storia modificata in data 22/04/2011)
7 - L'arco della tragedia
8 - Notizie da Parigi
Tema molto doloroso. ATTENZIONE : La morte in VNB .
Come inizio, mi sono lasciata ispirare da una canzone che a me personalmente, piace molto. Sono i pensieri di Oscar dopo la morte di André. Seguono altre storie con altri personaggi e momenti dell'anime. Alla larga i più sensibili.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, Generale Jarjayes, Jeanne Valois, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rose appassite'
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NOTIZIE DA PARIGI

Eccoci arrivati alla fine; quello che vi apprestate a leggere è necessariamente il brano più lungo della raccolta.

Ho visto che è rimasto qualche dubbio su “L’arco della tragedia” e non si è ben capito chi era il protagonista. Forse è colpa mia che non sono stata abbastanza chiara; il racconto si presta a qualche ambiguità, perché volevo che foste liberi di interpretarlo a vostro piacimento. Diciamo che con quel piccolo racconto ho voluto dare voce a un soldato anonimo (non importa il suo nome) uno di quelli che di solito stanno in trincea di cui non si sa mai nulla, un eroe anonimo come ce ne sono ancora oggi, ma non passano alla storia come i generali… oppure gli occhi di quel soldato potrebbero essere anche i tuoi, lettore/spettatore dell’anime e di quella scena, perché come ho detto alla fine siamo anche noi sotto quell’arco…

e ora vi lascio all’ultima one-shot. Buona lettura.

 

 

NOTIZIE DA PARIGI

 

 

 

Era il tramonto.

La reggia troneggiava sullo sfondo del vasto parco di Versailles.

Il vento sollevava in mulinelli impazziti, petali di rose variopinte ormai sfiorite contro il cielo rossastro; in quello scenario denso di rimpianto, il sipario si chiudeva sull’addio definitivo tra la regina Maria Antonietta e madamigella Oscar. Il peso degli ultimi fatti drammatici che sconvolgevano Parigi, aveva portato le due donne ad assumere posizioni diametralmente opposte. A entrambe restavano lacrime fisse sui loro cuori, che mai si sarebbero asciugate; restavano parole che sarebbero cadute nel vuoto, inascoltate. Finiva così, come portata via dal vento, quella che era stata per 20 anni, una profonda e duratura amicizia.

 

                                                    

****

 

La regina era nei suoi appartamenti; con lei solo una dama di compagnia, quando nel tardo pomeriggio, un suo messo venne a comunicarle la notizia che il popolo aveva assaltato e preso la fortezza della Bastiglia.

La notizia le provocò un fremito di paura, dopo che le ebbero descritto come la testa del comandante della guarnigione era stata portata in trionfo su una picca.

Ma ben altro doveva sconvolgere il suo cuore.

“Maestà, con dolore vi porto la notizia della morte di una persona che vi fu molto cara. Si tratta del comandante dei Soldati della Guardia che hanno tradito la corona…”

La regina si era alzata allarmata dalla sua poltrona, aveva già capito di chi si trattava, ma sperava ancora di sbagliarsi. Il messo proseguì inesorabile col suo resoconto.

“ …Oscar Francois De Jarjayes si era unita ai ribelli ed è rimasta uccisa questa mattina durante l’assalto alla fortezza…”

Al sentire il nome della sua amica, la regina trasalì senza poter nascondere lo sgomento, mentre sentiva lacrime pungenti ferirle gli occhi. Con un fruscio di seta fece qualche passo per allontanarsi, e nascondere la commozione. Si fermò alla finestra a guardare l’orizzonte lontano, ma tormentava il fazzoletto ricamato con le iniziali del principe che teneva in mano.

Il pensiero della morte di Oscar le sembrava orribile e assurdo e altro dolore andava ad aggiungersi a quelli che già provava.

“Siete proprio certo che si tratti di lei?” chiese ben sapendo l’inutilità della domanda.

“Purtroppo sì Maestà, non ci sono dubbi.” Rispose mesto l’uomo.

A quelle parole la regina perse la sua ultima debole speranza.

“Lasciatemi tutti…anche voi madame.”

Aggiunse rivolta alla sua dama di compagnia, la voce incrinata dal pianto che cercava inutilmente di trattenere. Solo quando fu sola si lasciò andare alla disperazione che la travolse come un' ondata. Scivolò sul divano nascondendo il volto su uno dei cuscini di broccato, mentre dava sfogo alla sua pena. Aveva saputo del tradimento di Oscar e ne era rimasta addolorata; non si capacitava né riusciva a capire le ragioni che avevano spinto l’amica ad abbracciare la causa popolare, ma l’avrebbe sempre perdonata com’ era già accaduto in passato, quando per la prima volta si era ribellata ad un ordine del Re. Ma non era preparata alla sua morte. 

Pianse con dolore infinito, l’amica più fedele che avesse mai avuto e che ora aveva perso per sempre. Sentiva il cuore appesantito, come se fosse atterrito da qualcosa di insostenibile.

Ora era veramente sola.

 

Molti nobili erano fuggiti dalla Francia appena avevano capito che la situazione stava diventando pericolosa. Anche la contessa di Polignac se n’era andata, salutandola con un abbraccio triste e doloroso. Adesso avrebbe voluto essere tra le braccia di Fersen, per ricevere un po’ di consolazione, ma il conte era partito già da qualche mese per la Svezia. Ma sapeva in cuor suo che lui sarebbe tornato, se lei lo avesse chiamato a sé.

La sua mente corse all’ ultimo incontro avuto con Oscar solo pochi giorni prima, una sera nel parco di Versailles. Ricordò la richiesta fattale in quell’occasione di togliere le truppe straniere da Parigi, ripensò alle lacrime di Oscar che non aveva mai visto, perché di lei conosceva solo la forza e il coraggio, non aveva mai scorto alcuna esitazione o debolezza fino a quel momento.

Maria Antonietta si sentì in colpa per l’ennesima volta, una sensazione che aveva già avvertito spesso ultimamente; da troppo tempo aveva la percezione che la sua vita fosse stata una serie innumerevole di errori. Aveva sempre e solo ascoltato i consigli sbagliati di persone che avevano parlato solo per compiacerla; aveva sempre creduto che bastasse favorire e appoggiare i personaggi più illustri della corte, concedere onori e ricchezze a coloro che le chiedevano per assicurarsi stima e fedeltà.

Bastava avere l’illusione di essere felice, donando qualcosa agli altri. Oscar non le aveva mai chiesto nulla per sé e l’unica volta che lo aveva fatto in tanti anni, le era stato opposto un rifiuto. La regina aveva il sospetto e la paura che fosse ormai tardi per rimediare e non sapeva a chi chiedere aiuto.

 

Se vi avessi dato ascolto… perché non l’ho fatto? Perché non ho voluto fidarmi di voi, del vostro giudizio che è sempre stato più assennato del mio? Avete parlato sempre solo per il mio bene. Ho l’impressione di avere commesso solo sbagli… se avessi esortato il Re a ritirare i soldati da Parigi, voi oggi sareste ancora viva e al mio fianco…

ma io non potevo fare diversamente! Perdonatemi Oscar! Perdonatemi vi prego!

 

Pensando a madamigella Oscar, con tristezza si chiese se l’avesse mai capita davvero.

Cosa sapeva di lei, dei moti del suo cuore, era stata felice della vita che aveva condotto?

Per cosa aveva sofferto? Da cosa era stata delusa?

La sovrana si rese conto per la prima volta che c’erano stati degli aspetti ignoti e misteriosi della sua personalità che neppure lei aveva saputo intuire.

Le loro strade avevano iniziato a dividersi quando Oscar aveva deciso di lasciare la Guardia Reale. In quell’occasione la regina aveva cercato di sondare il cuore dell’amica che si era mostrata assai reticente a parlare dei motivi della sua scelta.

Era una scelta dettata dall’infelicità?

Le cose erano precipitate con l’apertura degli Stati Generali.

In quel periodo era morto il delfino di Francia e Maria Antonietta era caduta nella più cupa disperazione; era la seconda volta che il cielo le toglieva un figlio. Oscar anche in quel momento aveva cercato di portare il suo conforto alla regina.

Ma gli eventi incalzavano e l’atteggiamento del terzo stato era diventato dichiaratamente ostile alle decisioni del Re. Fu inevitabile prendere le misure opportune per soffocare una possibile ribellione popolare, ma Oscar si era scontrata con i suoi superiori e per la prima volta non aveva voluto rispettare gli ordini.

Proprio lei, che aveva giurato fedeltà assoluta alla Corona e in tanti anni non era mai venuta meno ai suoi doveri, anche quando ubbidire voleva dire entrare in conflitto con se stessa. Non aveva mai fatto nulla del genere, e seppure consapevole della sua colpa, era così convinta di essere nel giusto, che sarebbe stata pronta ad accettare qualunque punizione avessero deciso di infliggerle, fosse anche il plotone d’esecuzione.

La regina, con slancio dettato da affetto sincero e generoso l’aveva perdonata, però non aveva saputo spiegarsi il comportamento di Oscar e un’amicizia che durava da vent’anni non era bastata a saldare una frattura ormai inguaribile; quello era stato il momento in cui Maria Antonietta aveva iniziato a percepire che Oscar si stava allontanando da lei.

Sentiva che era vero, ma aveva sperato fino all’ultimo di ingannarsi.

Così fra le due donne si era creata una distanza che si esprimeva in un silenzio carico di parole non dette e indicibili. E la regina per prima, aveva frainteso quel silenzio; l’aveva preso per un sentimento diverso, quasi una sorta di rancore.

“…il momento è molto difficile Oscar: la monarchia è in pericolo e i Borboni devono essere pronti a tutto… forse sarà necessario combattere contro i rivoltosi… se questo accadrà, io vi vorrei al mio fianco…”

Alla richiesta di Maria Antonietta, Oscar non aveva risposto, ma il suo sguardo le era parso velato di cupo rimprovero. E quell’atteggiamento aveva molto turbato la regina, presagendo con timore l’inizio della fine.

Era stata intrapresa una strada da cui non v’era ritorno.

Quale inquietudine l’aveva spinta  a rinnegare tutto e a schierarsi dalla parte dei rivoltosi?

 

Quanto vi è costata la vostra decisione, Oscar?

Quale lotta avete dovuto ingaggiare con voi stessa, cosa può avervi sconvolto tanto da indurvi a rinunciare al vostro nome e alla vostra posizione? Perché lo avete fatto? Perché vi siete messa contro di me? Mi avete odiato anche voi?

Vorrei che ci fosse una ragione più nobile… deve esserci, perché voi siete sempre stata troppo leale anche verso voi stessa…

 

Tali domande la assalivano per la prima volta, ma non riusciva a trovare le risposte e ciò la gettava nello sconforto.  La regina, benché conoscesse la nobiltà d’animo di Oscar, la devozione assoluta che le aveva sempre dimostrato in svariate occasioni, sentiva con dolore che qualcosa le era sfuggito.

Certo non poteva sapere che le scelte di Oscar erano state dettate dal cuore e dall’amore per André, ne poteva sapere che mai Oscar era stata tanto sicura di essere per la prima volta dalla parte giusta.

Il suo nobile cuore l’aveva spinta in quella direzione. Non poteva sapere che era morta con l’unico rimpianto di non aver amato abbastanza quando poteva.  Maria Antonietta ignorava tutto ciò, e questo non sapere la verità era per lei uno strazio. Inoltre una strana angoscia le pervadeva l’animo, come un presagio funesto che annunciava il declino di un tempo che stava per finire.

Si alzò e si avvicinò alla finestra, l’ora volgeva al tramonto di quel 14 luglio, infuocato come quello del loro ultimo incontro…

 

 

***

 

Erano passati pochi giorni dalla presa della Bastiglia. La situazione a Parigi era sempre più drammatica: la rivoluzione vera e propria era iniziata e nulla l’avrebbe arrestata ormai.

Lo scandalo del tradimento di Oscar in qualche modo, era stato messo a tacere con la sua morte.

Maria Antonietta aveva avuto modo di parlare col generale Jarjayes, che seppur straziato dal dolore, non aveva risparmiato parole dure verso la figlia che si era macchiata di tradimento.

Al suo risentimento, la sovrana aveva risposto con  parole pietose e piene di dignità regale, che lo avevano lasciato interdetto.

“Generale, nonostante tutto la morte di madamigella Oscar mi addolora profondamente. Abbiamo perso qualcosa di assai prezioso. Per la pace della vostra anima vi invito a perdonare le azioni di vostra figlia come ho fatto io. Oscar ha pagato a caro prezzo le sue scelte e solo Dio può giudicare.”

Dopo le consuete condoglianze, aveva voluto sapere tutti i particolari circa la morte dell’amica e dove era stato sepolto il suo corpo.

Il generale le disse che la figlia era stata sepolta su una collina ad Arres, insieme al suo amico di sempre André, morto il giorno prima di lei. Senza esitare Maria Antonietta diede ordine che fossero portati dei fiori freschi sulla sua tomba. L’uomo ringraziò la sovrana, ma chissà per quale strano pudore, non le rivelò quello che aveva scoperto solo dopo la loro morte; non le parlò dell’amore tra sua figlia e Andrè, sentimento che li aveva spinti ad abbandonare tutto per seguire gli ideali della rivoluzione. O forse, fu solo orgoglio personale di un uomo che non poteva accettare i cambiamenti di un mondo che si era sempre fondato su certe regole ferree.

 

Rimasta sola Maria Antonietta ebbe modo di riflettere sulle parole del generale.

 

Oscar e il suo servo sepolti vicini su una collina… Cosa può voler dire?

 

Si chiedeva stupita.

Quello era stato il desiderio espresso da Oscar in punto di morte. Così aveva detto il generale.

Certo poteva sembrare una richiesta strana, indubbiamente vi si celava dietro un significato che era impossibile per la regina non intuire e che pure la sorprendeva.

André lo ricordava, l’attendente di madamigella Oscar, che l’aveva seguita per una vita.

Morto il giorno prima di lei.

Le veniva alla mente un episodio accaduto prima di diventare regina, quando Oscar aveva sfidato re Luigi XV per salvare la vita al suo amico, condannato a morte per l’incidente dove lei era caduta da cavallo. All’epoca non vi aveva badato, ma un gesto così estremo da parte dell’amica non poteva essere stato dettato da un sentimento molto più profondo dell’amicizia? [1]

Cosa c’era stato veramente tra madamigella Oscar e quell’uomo?

Servo e padrona, amici, fratelli o cos’altro?

 

Doveva essere molto importante per lei, sapevo che le era caro quanto un fratello, lei stessa una volta mi confidò questo fatto in via eccezionale… Oscar quella volta mi sorprese veramente… non era una persona facile alle confidenze con nessuno… ma forse…?

 

Oscar non aveva mai mostrato alcun interesse verso nessun uomo che frequentasse la corte e questo atteggiamento era stato varie volte frainteso.

Si sapeva solo dell’amicizia con il conte di Fersen e nessuno l’aveva mai interpretata come qualcos’altro. Comunque nulla che avesse una parvenza con un sentimento come l’amore.

L’ unica volta che qualcuno aveva tentato di chiederla in moglie, aveva ricevuto un secco e deciso rifiuto. Tutti, compreso la regina, avevano sempre creduto che madamigella Oscar fosse una donna insensibile ai turbamenti del cuore. Ma era stato davvero così?

 

Avete mai amato Oscar? È la prima volta che mi pongo una domanda del genere. Non mi sono mai preoccupata di cosa passava per il vostro cuore; egoisticamente sapevo soltanto che mi eravate fedele e questo mi bastava. Come vorrei che aveste provato la felicità che può dare l’amore… io ho la speranza che l’abbiate provato almeno una volta nella vostra vita, anche se non ho mai saputo leggere così profondamente nel vostro sguardo… ma chi avrebbe saputo farlo?

Eravate così riservata e diversa da chiunque… sembrava che per voi non esistesse altro che il dovere, io vi ammiravo anche per questo vostro rigore… eppure in certi momenti, quando vi vedevo con Andrè… mi sembrava che… tra voi…

ah, forse le mie sono solo sciocche fantasie…

 

Nel cuore di Maria Antonietta, si faceva largo un sospetto che per quanto apparisse assurdo e incredibile, poteva davvero essere reale. E neppure sarebbe stata capace di immaginare una volgare tresca di sesso tra madamigella e un suo servo per quanto intimo; no, questo avrebbe offeso la sua memoria.

La profonda moralità di Oscar per la regina era indiscutibile.

Forse Oscar era stata innamorata di André, quell’uomo che le era sempre stato accanto. Forse lo aveva amato da sempre. Di nascosto da tutti. Forse lui l’aveva riamata.

L’amore poteva avere spinto madamigella Oscar, a fare quello che aveva fatto? 

Maria Antonietta si sorprese a sperare che fosse così e che fosse stata felice.

Felice di scegliere quella strada che lei non era stata libera di seguire.

Se quella era la verità che si celava dietro le scelte di Oscar, immaginava cosa poteva aver provato quand’era morto. Immaginava l’angoscia e la disperazione che l’avevano assalita.

Ricordava cosa aveva provato lei quando Fersen era partito per l’America, la paura di non vederlo tornare l’aveva tormentata per anni e il pensiero che potesse morire era stato terribile.

Le avevano raccontato come era morta Oscar, in prima linea sotto la Bastiglia, si era esposta direttamente al fuoco della guarnigione. Come se cercasse la morte, le aveva detto il generale.

 

Si può cercare la morte solo per disperazione, quando la nostra vita non ha più senso… quando non c’è più niente per cui valga la pena vivere.

 

Lei sapeva bene cosa volesse dire; la disperazione, quel vuoto assoluto che sembra mangiarti l’anima lei lo provava e l’aveva provato con la morte di suo figlio. L’assenza totale di ogni speranza.

Eppure neppure la morte poteva spezzare quel legame inscindibile che la legava al sangue del suo sangue e tante volte, aveva sentito il desiderio di raggiungere suo figlio.

C’era qualcosa di ineluttabile in quella vicenda. In quelle due vite.

Forse per Oscar e quell’uomo era stata la stessa cosa.

Due persone erano vissute insieme tutta la vita, tanto da creare un legame talmente forte e saldo che neppure la morte può spezzare; l’amore più che il destino comune, li rende inseparabili.

Due anime indivisibili che la sorte accomuna.

Ecco la semplice verità che la regina sentiva di aver compreso non senza sforzo e molti turbamenti.

Dopo la morte del figlio, la sua mente aveva preso a vagare in regioni profonde e sconosciute che non sapeva di possedere e che a volte le facevano intuire delle verità che in passato non avrebbe mai saputo cogliere, troppo abbagliata dal mondo dorato e  falso in cui era sempre vissuta.

Pensare che quella potesse essere la verità che stava dietro le scelte di Oscar, dava un po’ di sollievo alla sovrana, ma ciò era vero solo in parte.

 

Cara amica, riposate in pace, io non vi dimenticherò mai.

Ho la speranza che mi abbiate sempre voluto bene, fino alla fine, e che ciò che avete fatto, non sia stato dettato dalla volontà di farmi del male. Voglio credere che ci sia stato un motivo più grande e nobile che fa onore al vostro cuore, Oscar.

Se potete continuate a proteggermi da dove siete, ne ho un bisogno estremo, adesso che tutto sembra volgersi contro di me…

 

Con questa preghiera che le infuse un po’ di serenità, la regina si asciugò gli occhi umidi di pianto. Ormai anche questo giorno volgeva al termine, mentre all’orizzonte fiammeggiante si affacciava la storia che veniva a reclamare nuove vittime. Fossero colpevoli o innocenti, a lei non importava.

Era solo questione di mesi ormai, prima che le donne affamate e stanche di Parigi, venissero a bussare violentemente ai cancelli di Versailles…

 

                                                                    

 

PARIGI 1793

 

 

La vedova Capeto era nella sua cella umida e fredda.

Il suo destino ormai era già segnato: il processo aveva decretato la sua condanna a morte. 

Presto avrebbe condiviso la sorte di suo marito.

Si concedeva un po’ di consolazione solo attraverso il ricordo di un amico ormai lontano, che aveva rischiato tutto per salvarla dal suo terribile destino. Pregare per lui era il solo conforto rimastole.

Pensava ai suoi figli che non avrebbe più rivisto, alla piccola Sofia e a Joseph, morti serenamente qualche anno prima, a cui era stata risparmiata la triste sorte dei loro fratelli.

E pensava ancora ad Oscar e ai lontani giorni passati con lei. E a come le cose sarebbero potute essere diverse, se avesse dato ascolto a chi la consigliava sinceramente e saggiamente per il meglio.

La porta della cella si aprì ed entrò una giovane donna, non era la solita che ultimamente si occupava di lei. La prigioniera ebbe la sensazione di averla vista in un'altra occasione, ma non ricordava dove.

Forse era la moglie di una delle guardie, pensò.

Poi la donna le parlò gentilmente, come nessuno faceva più da tempo.

“Buongiorno madame…scusate se mi permetto di chiamarvi così, ma è proibito usare il termine Maestà…” disse esitando la donna.

“Siete molto gentile ma non vi dovete scusare. Potreste avere delle noie.”

“Non temete, ho chiesto io di potermi occupare di voi, e se potrò cercherò di alleviare le vostre sofferenze. Mi chiamo Rosalie Lamorielle. Ditemi madame, che posso fare per voi?”

“Vedete Rosalie, ho delle forti emorragie… Avevo chiesto aiuto alla donna che veniva qui prima, ma ho sempre ricevuto solo rifiuti. Voi potete fare qualcosa?”

Rosalie notò il pallore della prigioniera; doveva essere molto debole.

“Vedrò quello che posso fare, intanto perché non mangiate un po’ di minestra calda?” disse Rosalie e prima di andarsene  posò sul piccolo tavolo di legno della cella un piatto di brodo fumante in cui galleggiavano pezzi di una misera patata.

Tornò qualche ora dopo con panni puliti e un catino di acqua tiepida perché la donna potesse lavarsi. Rosalie prese la biancheria sporca e ne fece un fagotto  da portar via.

“Volete che vi aiuti a sistemare i capelli?”

“Grazie, Rosalie.” rispose la donna porgendole la spazzola.

Mentre Rosalie le pettinava le lunghe chiome ormai bianche, la prigioniera la osservava con una leggera perplessità nello sguardo. Quella giovane donna aveva un aria stranamente famigliare, ma non riusciva a immaginare dove e come avesse potuto incontrarla. Era una donna del popolo, ma pareva avere modi e atteggiamenti troppo eleganti, per essere una semplice popolana.

Dopo qualche attimo di incertezza, si rivolse a Rosalie che non immaginava di aver destato la curiosità dell’infelice prigioniera.

“Scusate madamoiselle, ma noi non ci siamo già incontrate, per caso? Avverto la strana sensazione di avervi già conosciuto, anche se può sembrare assurdo.”

“Non è assurdo, ma sono sorpresa, non credevo vi ricordaste di me. Vedete, una volta, molti anni fa sono venuta a corte…”

“A corte? Oh… Ma sì certo, ora ricordo, veniste a un ballo insieme a madamigella Oscar!”

La donna dai capelli bianchi, precocemente invecchiata, che un tempo era stata la donna più affascinante di Versailles, si era alzata dalla sedia con un’ espressione animata sul viso, quasi un lampo di gioia venuto a darle una leggera scossa.

“Sì, è esatto, venni accompagnata da lei.”

“Oh…quanti ricordi! Certo, voi siete quella fanciulla che viveva con lei! Vi prego Rosalie, potete parlarmi di Oscar? Ne sarei così felice!” esclamò quasi con tono allegro.

“Lo farò con piacere, se questo può essere per voi motivo di gioia, anche in un frangente come questo. Sapete, madamigella Oscar era la persona più buona e generosa che io abbia mai incontrato. Ha fatto davvero molto per me.”

“Come vi siete incontrate?”

Rosalie prese una sedia e iniziò a raccontare la sua storia.

Rievocare quei fatti del passato, era certamente doloroso per Rosalie, ma lo fece ugualmente, pensando che comunque la pena di Maria Antonietta era ben maggiore.

Così Rosalie raccontò del suo incontro bizzarro con Oscar, di come l’avesse scambiata per un uomo, di come fosse andata a vivere con lei. Raccontò dei momenti di gioia che avevano condiviso e di quanto Oscar l’avesse aiutata, sostenuta e consolata; raccontò di aver trovato una nuova famiglia e di quanto fosse stata felice in quegli anni. Ma non le parlò mai della contessa di Polignac e delle vicende ad essa legate, si limitò a parlare di Oscar.

E mentre Rosalie parlava, la prigioniera si perdeva nei suoi ricordi lontani; immagini, profumi e colori le tornavano alla memoria e intanto percepiva di Oscar un quadro intimo e segreto che lei aveva sempre ignorato. Alla luce del racconto di Rosalie, la figura della vecchia amica le appariva sotto molteplici aspetti diversi; coglieva per la prima volta la sensibilità, la dolcezza e la generosità  di un animo più femminile di quanto avesse sempre creduto.

Le dispiaceva non aver saputo vedere appieno quelle qualità.

“…Mi ricordo che eravamo sempre insieme, noi tre, io lei e André, il suo attendente. Ricordo le splendide estati che passammo in Normandia, lunghe giornate passate a cavallo in riva al mare. Eravamo una specie di famiglia, strana e bellissima. Anche André è sempre stato molto gentile con me. Oscar e André sono state le persone più straordinarie che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita. Mi hanno sempre aiutato e sostenuto perfino nei momenti più difficili, che pure ci sono stati e ho dovuto affrontare in quel periodo. Nonostante questo, finché vissi con loro in quella casa, fui molto felice. Ho sofferto molto quando molti anni dopo fui costretta ad andar via…” [2]

La donna aveva ascoltato tutta la storia con attenzione, mentre il suo sguardo si era fatto remoto e vagamente malinconico. Si era persa per qualche attimo nei suoi ricordi lontani, poi fece un sospiro e tornò in sé. Era profondamente commossa, ma c’erano altre cose che avrebbe voluto sapere di Oscar, e quella ragazza che le era vissuta accanto per tanti anni, non  poteva ignorarle.

“Rosalie, io debbo chiedervi una cosa su Oscar, che in molti anni non ho mai avuto modo di comprendere… ecco, voi credete che Oscar sia stata felice della sua vita? “

Di fronte all’espressione perplessa della ragazza, Maria Antonietta volle confidarsi con la giovane e rivelarle i dubbi che agitavano il suo cuore da molto tempo.

“Me lo sono chiesta spesso dopo la sua morte… come avete detto anche voi, Oscar era una persona molto riservata, non parlava volentieri della sua vita neppure con me, nonostante l’amicizia che ci legò per 20 anni. Mi sono resa conto troppo tardi di quanto poco la conoscessi, in verità. Quando tradì la Corona non mi spiegai perché lo avesse fatto e ne fui delusa, lo ammetto. In seguito mi venne il dubbio o forse la speranza che l’amore l’avesse spinta a compiere quella scelta, ma le mie erano soltanto supposizioni e forse solo voi ora potete sciogliere l’ansia che mi porto dentro da tanto tempo. Ho bisogno di sapere la verità, Rosalie vi prego… ditemi che Oscar fece quella scelta per delle ragioni profonde e più nobili dell’odio…“

La prigioniera aveva pronunciato l’ultima frase come se quasi non avesse fiato a sufficienza. Rosalie sgomenta, era rimasta in silenzio un attimo a contemplare quegli occhi impauriti che la fissavano ansiosi.

“Non angustiatevi madame. Oscar ha fatto ciò in cui credeva, ma non per fare un torto a voi. Sono sicura che non avrebbe voluto che le cose andassero in questo modo, non avrebbe voluto vedervi soffrire, ne vedere tutto questo sangue versato per la Francia. Voleva solo costruire un mondo più giusto, che le permettesse di vivere vicino a chi amava… credo che abbia fatto quella scelta per amore…”

“Allora, anche Oscar ha conosciuto l’amore… ha amato come una donna…?” chiese con un sospiro quasi emozionata.

“Oh, sì! Oscar ha amato ed è stata molto amata, da tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerla bene. Soprattutto una persona la amata con tutto il suo cuore. Quando vivevo a Palazzo Jarjayes ho avuto modo di notare il legame profondo che c’era tra Oscar e il suo attendente, André, il ragazzo che era cresciuto con lei come un fratello.”

Lo sguardo di Maria Antonietta si fece attento e parve animarsi.

“Sì, mi ricordo di André, erano sempre insieme. Lo sospettavo, ma non ero sicura, credevo di sbagliarmi. Dunque si amavano davvero?”

“Di Oscar in verità, non era facile capire cosa provasse… penso che fosse molto affezionata ad André, anche se lei non manifestava mai i suoi sentimenti.  Al contrario André, credo ne fosse da sempre innamorato. Lo si capiva da come la guardava che l’amore muoveva ogni suo gesto. André era sempre molto premuroso con lei, gentile, attento e molto protettivo. Lei non sembrava notarlo, ma credo che in fondo al cuore a modo suo, lo abbia amato sinceramente. Non so cosa sia accaduto fra loro in seguito, ma sono certa che Oscar debba aver scoperto i sentimenti di André e li ha ricambiati. La mattina che lei e André vennero a Parigi con gli altri soldati per unirsi al popolo, appena li vidi insieme, capii che erano uniti come non lo erano mai stati. Ricordo che di lei mi colpì il suo sguardo: era quello di una donna innamorata, che aveva abbandonato tutto per seguire l’uomo che amava…”

“Allora Oscar… ha fatto tutto per amore? Voi Rosalie mi state dicendo questo? Oh…”

Rosalie sentiva la voce della poverina incrinarsi di commozione a stento trattenuta.

“Sì, solo per questo… per amore di un uomo  e perché credeva in un possibile mondo migliore…”

“Non ha mai avuto un sentimento d’odio verso di me? È così dunque?” proseguì la donna che non riusciva più a trattenere le lacrime e se non fosse stato per il contesto, avrebbero potuto essere di gioia.

“Oh, madame! Come avrebbe potuto odiare voi? No… no, assolutamente. Non c’è mai stato un simile sentimento nel suo cuore. Oscar vi ha sempre rispettato e ora, se vi potesse vedere, soffrirebbe della vostra situazione, sarebbe infelice per voi. Non avrebbe mai voluto tutto quello che è accaduto fino ad oggi. Non era per questo che ha combattuto. Credetemi se vi dico che Oscar ha sempre voluto solo il vostro bene e nient’altro!”

Rosalie aveva parlato con una certa enfasi; era sorpresa del turbamento che aveva preso la povera donna e non avrebbe saputo immaginare i dubbi che l’avevano agitata chissà per quanto tempo.

“Oh, Rosalie, voi non sapete cosa rappresentino per me le vostre parole…” a questo punto Maria Antonietta si coprì il volto con le mani, incapace di trattenere i singhiozzi, mentre la ragazza tentava di calmarla.

“Io… io capisco come vi sentite… non piangete vi prego…” le disse porgendole il suo fazzoletto perché si asciugasse il viso bagnato. Attese alcuni minuti. Maria Antonietta si ricompose un po’, poi proseguì.

“Vedete, negli ultimi anni io ho conosciuto solo l’odio spietato di quello che era il mio popolo. Sapeste quante volte mi sono sentita sola, abbandonata da tutti. Pensavo che anche Oscar…- si fermò perché la voce le tremava, poi riprese a parlare più debolmente - Che cose orribili ho dovuto vedere e cosa devo ancora sopportare… quando la morte arriverà sarà una liberazione per me… mi hanno accusata dei più turpi delitti, di essere stata la rovina di questo paese, mi hanno tolto i miei figli, morirò senza poterli vedere e questo è l’unico rammarico che ho. Ma se penso un momento ad Oscar, alla sua stima, al bene che ha sempre avuto per me… io adesso capisco davvero, capisco tutto… e provo quasi sollievo. Grazie Rosalie, di cuore. Le vostre parole hanno portato un raggio di luce all’interno di questa tetra cella.”

Furono interrotte dai passi pesanti di una delle guardie.

“Cittadina, il tempo è scaduto; dovete andare via…”

“Sì, per favore, solo un momento…” pregò Rosalie. La guardia si allontanò senza aggiungere altro.

Nonostante la commozione da cui Rosalie era presa, si avvicinò alla donna e l’abbracciò tra le lacrime. 

Maria Antonietta si lasciò cullare da quell’abbraccio, il primo che riceveva dopo molto tempo.

“Madame, vorrei poter fare di più per voi…”

“Avete già fatto molto, credetemi…grazie… grazie davvero…”

Rosalie continuò a cullare fra le braccia la sfortunata infelice finché non si calmò un poco. Poi dopo un po’ di tempo la prigioniera ritrovò una certa compostezza; aveva quasi smesso di piangere.

“Vi ringrazio tanto, pensare a madamigella Oscar, mi fa sentire più sollevata…ringrazio Dio di aver avuto accanto una persona come lei. È un peccato che non l’abbia capito in tempo.”

 

Venne la mattina dell’esecuzione di Maria Antonietta.

Prima di lasciare la cella per salire sulla carretta dei condannati, la vedova di Luigi XVI consegnò una rosa bianca di stoffa a Rosalie. L’aveva fatta pensando alla sua amica. Al suo animo forte, generoso e leale.

“Vi prego fatemi un ultimo favore, colorate questa rosa con il colore preferito da Oscar e deponetela sulla sua tomba. “

E prima che la mannaia cadesse pesantemente sul suo collo, quella che era stata l’ultima regina di Francia, rivolse il suo ultimo fugace pensiero al ricordo di uno sguardo orgoglioso e affascinante di una quattordicenne come lei; ricordava del loro primo incontro sul suolo francese, due occhi azzurri come il cielo d’estate che la scrutavano severi, ma sinceri.

Rosalie tornata a casa, ripensò alla richiesta della regina. Guardando la rosa sentì un vago senso di tristezza e rimpianto.

Avrebbe esaudito quell’ultimo desiderio.

Sarebbe tornata su quella collina ad Arres, su quelle tombe dove aveva già versato tutte le sue lacrime, dove riposavano due persone che erano state importanti per lei, che in qualche modo avevano cambiato la sua vita. Pensando ad Oscar, si rese conto che neppure lei, che pure le era vissuta accanto tanti anni, conosceva il lato più intimo e segreto del suo cuore. Solo una persona aveva avuto il privilegio di poter leggere l’anima di Oscar, un uomo che da sempre le era vissuto accanto e ne conosceva l’animo nel profondo.

Un animo puro e candido… ma intenso come il profumo delle rose, che lei amava tanto.

 

 

Fine                                        

 

 

La mia raccolta finisce qui. Questo ultimo racconto si lega in qualche modo alle memorie di Alain, infatti era stato scritto tempo fa sull’onda di quella tematica. Rivisto e corretto di recente, ho pensato che potesse chiudere nel modo giusto questa serie di storie; mi sembrava necessario approfondire ulteriormente il discorso con gli ultimi momenti di vita della regina, con i suoi ricordi legati a Oscar. Come sempre spero che vi sia piaciuto e per un po’ non vi stresserò più con le mie storie tristi, anche perché penso di essermi ampiamente sfogata, per ora. Tornerò magari con una storia più felice, credo. Grazie ancora a tutte per le recensioni che avete lasciato, grazie alle persone che hanno messo la raccolta nei preferiti, grazie a tutte per avermi seguita fin qui.

 



[1] Su questo fatto ho scritto un altro racconto dove cerco di sviluppare meglio questa teoria.

[2] Ho scritto un altro racconto più ampio: “Le memorie di Rosalie” che prima o poi pubblicherò, per tutte le fan della piagnola.

   
 
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