Eccoci arrivati alla fine; quello che vi
apprestate a leggere è necessariamente il brano più lungo della raccolta.
Ho visto che è rimasto qualche dubbio su
“L’arco della tragedia” e non si è ben capito chi era il protagonista. Forse è
colpa mia che non sono stata abbastanza chiara; il racconto si presta a qualche
ambiguità, perché volevo che foste liberi di interpretarlo a vostro piacimento.
Diciamo che con quel piccolo racconto ho voluto dare voce a un soldato anonimo
(non importa il suo nome) uno di quelli che di solito stanno in trincea di cui
non si sa mai nulla, un eroe anonimo come ce ne sono ancora oggi, ma non
passano alla storia come i generali… oppure gli occhi di quel soldato
potrebbero essere anche i tuoi, lettore/spettatore dell’anime e di quella
scena, perché come ho detto alla fine siamo anche noi sotto quell’arco…
e ora vi lascio all’ultima one-shot. Buona
lettura.
NOTIZIE
DA PARIGI
Era il tramonto.
La reggia troneggiava sullo sfondo del vasto
parco di Versailles.
Il vento sollevava in mulinelli impazziti,
petali di rose variopinte ormai sfiorite contro il cielo rossastro; in quello
scenario denso di rimpianto, il sipario si chiudeva sull’addio definitivo tra
la regina Maria Antonietta e madamigella Oscar. Il peso degli ultimi fatti
drammatici che sconvolgevano Parigi, aveva portato le due donne ad assumere
posizioni diametralmente opposte. A entrambe restavano lacrime fisse sui loro
cuori, che mai si sarebbero asciugate; restavano parole che sarebbero cadute
nel vuoto, inascoltate. Finiva così, come portata via dal vento, quella che era
stata per 20 anni, una profonda e duratura amicizia.
****
La regina era nei suoi appartamenti; con lei
solo una dama di compagnia, quando nel tardo pomeriggio, un suo messo venne a
comunicarle la notizia che il popolo aveva assaltato e preso la fortezza della
Bastiglia.
La notizia le provocò un fremito di paura,
dopo che le ebbero descritto come la testa del comandante della guarnigione era
stata portata in trionfo su una picca.
Ma ben altro doveva sconvolgere il suo cuore.
“Maestà, con dolore vi porto la notizia della
morte di una persona che vi fu molto cara. Si tratta del comandante dei Soldati
della Guardia che hanno tradito la corona…”
La regina si era alzata allarmata dalla sua
poltrona, aveva già capito di chi si trattava, ma sperava ancora di sbagliarsi.
Il messo proseguì inesorabile col suo resoconto.
“ …Oscar Francois De Jarjayes si era unita ai
ribelli ed è rimasta uccisa questa mattina durante l’assalto alla fortezza…”
Al sentire il nome della sua amica, la regina
trasalì senza poter nascondere lo sgomento, mentre sentiva lacrime pungenti
ferirle gli occhi. Con un fruscio di seta fece qualche passo per allontanarsi,
e nascondere la commozione. Si fermò alla finestra a guardare l’orizzonte
lontano, ma tormentava il fazzoletto ricamato con le iniziali del principe che
teneva in mano.
Il pensiero della morte di Oscar le sembrava
orribile e assurdo e altro dolore andava ad aggiungersi a quelli che già
provava.
“Siete proprio certo che si tratti di lei?”
chiese ben sapendo l’inutilità della domanda.
“Purtroppo sì Maestà, non ci sono dubbi.”
Rispose mesto l’uomo.
A quelle parole la regina perse la sua ultima
debole speranza.
“Lasciatemi tutti…anche voi madame.”
Aggiunse rivolta alla sua dama di compagnia,
la voce incrinata dal pianto che cercava inutilmente di trattenere. Solo quando
fu sola si lasciò andare alla disperazione che la travolse come un' ondata.
Scivolò sul divano nascondendo il volto su uno dei cuscini di broccato, mentre
dava sfogo alla sua pena. Aveva saputo del tradimento di Oscar e ne era rimasta
addolorata; non si capacitava né riusciva a capire le ragioni che avevano
spinto l’amica ad abbracciare la causa popolare, ma l’avrebbe sempre perdonata
com’ era già accaduto in passato, quando per la prima volta si era ribellata ad
un ordine del Re. Ma non era preparata alla sua morte.
Pianse con dolore infinito, l’amica più fedele
che avesse mai avuto e che ora aveva perso per sempre. Sentiva il cuore
appesantito, come se fosse atterrito da qualcosa di insostenibile.
Ora era veramente sola.
Molti nobili erano fuggiti dalla Francia
appena avevano capito che la situazione stava diventando pericolosa. Anche la
contessa di Polignac se n’era andata, salutandola con un abbraccio triste e
doloroso. Adesso avrebbe voluto essere tra le braccia di Fersen, per ricevere
un po’ di consolazione, ma il conte era partito già da qualche mese per la
Svezia. Ma sapeva in cuor suo che lui sarebbe tornato, se lei lo avesse
chiamato a sé.
La sua mente corse all’ ultimo incontro avuto
con Oscar solo pochi giorni prima, una sera nel parco di Versailles. Ricordò la
richiesta fattale in quell’occasione di togliere le truppe straniere da Parigi,
ripensò alle lacrime di Oscar che non aveva mai visto, perché di lei conosceva
solo la forza e il coraggio, non aveva mai scorto alcuna esitazione o debolezza
fino a quel momento.
Maria Antonietta si sentì in colpa per
l’ennesima volta, una sensazione che aveva già avvertito spesso ultimamente; da
troppo tempo aveva la percezione che la sua vita fosse stata una serie
innumerevole di errori. Aveva sempre e solo ascoltato i consigli sbagliati di
persone che avevano parlato solo per compiacerla; aveva sempre creduto che
bastasse favorire e appoggiare i personaggi più illustri della corte, concedere
onori e ricchezze a coloro che le chiedevano per assicurarsi stima e fedeltà.
Bastava avere l’illusione di essere felice,
donando qualcosa agli altri. Oscar non le aveva mai chiesto nulla per sé e
l’unica volta che lo aveva fatto in tanti anni, le era stato opposto un
rifiuto. La regina aveva il sospetto e la paura che fosse ormai tardi per
rimediare e non sapeva a chi chiedere aiuto.
Se vi avessi dato ascolto… perché non l’ho
fatto? Perché non ho voluto fidarmi di voi, del vostro giudizio che è sempre
stato più assennato del mio? Avete parlato sempre solo per il mio bene. Ho
l’impressione di avere commesso solo sbagli… se avessi esortato il Re a ritirare
i soldati da Parigi, voi oggi sareste ancora viva e al mio fianco…
ma io non potevo fare diversamente!
Perdonatemi Oscar! Perdonatemi vi prego!
Pensando a madamigella Oscar, con tristezza si
chiese se l’avesse mai capita davvero.
Cosa sapeva di lei, dei moti del suo cuore,
era stata felice della vita che aveva condotto?
Per cosa aveva sofferto? Da cosa era stata
delusa?
La sovrana si rese conto per la prima volta
che c’erano stati degli aspetti ignoti e misteriosi della sua personalità che
neppure lei aveva saputo intuire.
Le loro strade avevano iniziato a dividersi
quando Oscar aveva deciso di lasciare la Guardia Reale. In quell’occasione la
regina aveva cercato di sondare il cuore dell’amica che si era mostrata assai
reticente a parlare dei motivi della sua scelta.
Era una scelta dettata dall’infelicità?
Le cose erano precipitate con l’apertura degli
Stati Generali.
In quel periodo era morto il delfino di
Francia e Maria Antonietta era caduta nella più cupa disperazione; era la
seconda volta che il cielo le toglieva un figlio. Oscar anche in quel momento
aveva cercato di portare il suo conforto alla regina.
Ma gli eventi incalzavano e l’atteggiamento
del terzo stato era diventato dichiaratamente ostile alle decisioni del Re. Fu
inevitabile prendere le misure opportune per soffocare una possibile ribellione
popolare, ma Oscar si era scontrata con i suoi superiori e per la prima volta
non aveva voluto rispettare gli ordini.
Proprio lei, che aveva giurato fedeltà
assoluta alla Corona e in tanti anni non era mai venuta meno ai suoi doveri,
anche quando ubbidire voleva dire entrare in conflitto con se stessa. Non aveva
mai fatto nulla del genere, e seppure consapevole della sua colpa, era così
convinta di essere nel giusto, che sarebbe stata pronta ad accettare qualunque
punizione avessero deciso di infliggerle, fosse anche il plotone d’esecuzione.
La regina, con slancio dettato da affetto
sincero e generoso l’aveva perdonata, però non aveva saputo spiegarsi il
comportamento di Oscar e un’amicizia che durava da vent’anni non era bastata a
saldare una frattura ormai inguaribile; quello era stato il momento in cui
Maria Antonietta aveva iniziato a percepire che Oscar si stava allontanando da
lei.
Sentiva che era vero, ma aveva sperato fino
all’ultimo di ingannarsi.
Così fra le due donne si era creata una
distanza che si esprimeva in un silenzio carico di parole non dette e
indicibili. E la regina per prima, aveva frainteso quel silenzio; l’aveva preso
per un sentimento diverso, quasi una sorta di rancore.
“…il momento è molto difficile Oscar: la
monarchia è in pericolo e i Borboni devono essere pronti a tutto… forse sarà
necessario combattere contro i rivoltosi… se questo accadrà, io vi vorrei al
mio fianco…”
Alla richiesta di Maria Antonietta, Oscar non
aveva risposto, ma il suo sguardo le era parso velato di cupo rimprovero. E
quell’atteggiamento aveva molto turbato la regina, presagendo con timore
l’inizio della fine.
Era stata intrapresa una strada da cui non
v’era ritorno.
Quale inquietudine l’aveva spinta a rinnegare tutto e a schierarsi dalla parte
dei rivoltosi?
Quanto vi è costata la vostra decisione,
Oscar?
Quale lotta avete dovuto ingaggiare con voi
stessa, cosa può avervi sconvolto tanto da indurvi a rinunciare al vostro nome
e alla vostra posizione? Perché lo avete fatto? Perché vi siete messa contro di
me? Mi avete odiato anche voi?
Vorrei che ci fosse una ragione più nobile…
deve esserci, perché voi siete sempre stata troppo leale anche verso voi
stessa…
Tali domande la assalivano per la prima volta,
ma non riusciva a trovare le risposte e ciò la gettava nello sconforto. La regina, benché conoscesse la nobiltà
d’animo di Oscar, la devozione assoluta che le aveva sempre dimostrato in svariate
occasioni, sentiva con dolore che qualcosa le era sfuggito.
Certo non poteva sapere che le scelte di Oscar
erano state dettate dal cuore e dall’amore per André, ne poteva sapere che mai
Oscar era stata tanto sicura di essere per la prima volta dalla parte giusta.
Il suo nobile cuore l’aveva spinta in quella
direzione. Non poteva sapere che era morta con l’unico rimpianto di non aver
amato abbastanza quando poteva. Maria
Antonietta ignorava tutto ciò, e questo non sapere la verità era per lei uno strazio.
Inoltre una strana angoscia le pervadeva l’animo, come un presagio funesto che
annunciava il declino di un tempo che stava per finire.
Si alzò e si avvicinò alla finestra, l’ora
volgeva al tramonto di quel 14 luglio, infuocato come quello del loro ultimo
incontro…
***
Erano passati pochi giorni dalla presa della
Bastiglia. La situazione a Parigi era sempre più drammatica: la rivoluzione
vera e propria era iniziata e nulla l’avrebbe arrestata ormai.
Lo scandalo del tradimento di Oscar in qualche
modo, era stato messo a tacere con la sua morte.
Maria Antonietta aveva avuto modo di parlare
col generale Jarjayes, che seppur straziato dal dolore, non aveva risparmiato
parole dure verso la figlia che si era macchiata di tradimento.
Al suo risentimento, la sovrana aveva risposto
con parole pietose e piene di dignità
regale, che lo avevano lasciato interdetto.
“Generale, nonostante tutto la morte di
madamigella Oscar mi addolora profondamente. Abbiamo perso qualcosa di assai
prezioso. Per la pace della vostra anima vi invito a perdonare le azioni di
vostra figlia come ho fatto io. Oscar ha pagato a caro prezzo le sue scelte e
solo Dio può giudicare.”
Dopo le consuete condoglianze, aveva voluto
sapere tutti i particolari circa la morte dell’amica e dove era stato sepolto
il suo corpo.
Il generale le disse che la figlia era stata
sepolta su una collina ad Arres, insieme al suo amico di sempre André, morto il
giorno prima di lei. Senza esitare Maria Antonietta diede ordine che fossero
portati dei fiori freschi sulla sua tomba. L’uomo ringraziò la sovrana, ma
chissà per quale strano pudore, non le rivelò quello che aveva scoperto solo
dopo la loro morte; non le parlò dell’amore tra sua figlia e Andrè, sentimento
che li aveva spinti ad abbandonare tutto per seguire gli ideali della
rivoluzione. O forse, fu solo orgoglio personale di un uomo che non poteva
accettare i cambiamenti di un mondo che si era sempre fondato su certe regole
ferree.
Rimasta sola Maria Antonietta ebbe modo di
riflettere sulle parole del generale.
Oscar e il suo servo sepolti vicini su una
collina… Cosa può voler dire?
Si chiedeva stupita.
Quello era stato il desiderio espresso da
Oscar in punto di morte. Così aveva detto il generale.
Certo poteva sembrare una richiesta strana,
indubbiamente vi si celava dietro un significato che era impossibile per la
regina non intuire e che pure la sorprendeva.
André lo ricordava, l’attendente di
madamigella Oscar, che l’aveva seguita per una vita.
Morto il giorno prima di lei.
Le veniva alla mente un episodio accaduto
prima di diventare regina, quando Oscar aveva sfidato re Luigi XV per salvare
la vita al suo amico, condannato a morte per l’incidente dove lei era caduta da
cavallo. All’epoca non vi aveva badato, ma un gesto così estremo da parte
dell’amica non poteva essere stato dettato da un sentimento molto più profondo
dell’amicizia? [1]
Cosa c’era stato veramente tra madamigella
Oscar e quell’uomo?
Servo e padrona, amici, fratelli o cos’altro?
Doveva essere molto importante per lei, sapevo
che le era caro quanto un fratello, lei stessa una volta mi confidò questo
fatto in via eccezionale… Oscar quella volta mi sorprese veramente… non era una
persona facile alle confidenze con nessuno… ma forse…?
Oscar non aveva mai mostrato alcun interesse
verso nessun uomo che frequentasse la corte e questo atteggiamento era stato
varie volte frainteso.
Si sapeva solo dell’amicizia con il conte di
Fersen e nessuno l’aveva mai interpretata come qualcos’altro. Comunque nulla
che avesse una parvenza con un sentimento come l’amore.
L’ unica volta che qualcuno aveva tentato di
chiederla in moglie, aveva ricevuto un secco e deciso rifiuto. Tutti, compreso
la regina, avevano sempre creduto che madamigella Oscar fosse una donna
insensibile ai turbamenti del cuore. Ma era stato davvero così?
Avete mai amato Oscar? È la prima volta che mi
pongo una domanda del genere. Non mi sono mai preoccupata di cosa passava per
il vostro cuore; egoisticamente sapevo soltanto che mi eravate fedele e questo
mi bastava. Come vorrei che aveste provato la felicità che può dare l’amore… io
ho la speranza che l’abbiate provato almeno una volta nella vostra vita, anche
se non ho mai saputo leggere così profondamente nel vostro sguardo… ma chi
avrebbe saputo farlo?
Eravate così riservata e diversa da chiunque…
sembrava che per voi non esistesse altro che il dovere, io vi ammiravo anche
per questo vostro rigore… eppure in certi momenti, quando vi vedevo con Andrè…
mi sembrava che… tra voi…
ah, forse le mie sono solo sciocche fantasie…
Nel cuore di Maria Antonietta, si faceva largo
un sospetto che per quanto apparisse assurdo e incredibile, poteva davvero
essere reale. E neppure sarebbe stata capace di immaginare una volgare tresca
di sesso tra madamigella e un suo servo per quanto intimo; no, questo avrebbe
offeso la sua memoria.
La profonda moralità di Oscar per la regina
era indiscutibile.
Forse Oscar era stata innamorata di André,
quell’uomo che le era sempre stato accanto. Forse lo aveva amato da sempre. Di
nascosto da tutti. Forse lui l’aveva riamata.
L’amore poteva avere spinto madamigella Oscar,
a fare quello che aveva fatto?
Maria Antonietta si sorprese a sperare che
fosse così e che fosse stata felice.
Felice di scegliere quella strada che lei non
era stata libera di seguire.
Se quella era la verità che si celava dietro
le scelte di Oscar, immaginava cosa poteva aver provato quand’era morto.
Immaginava l’angoscia e la disperazione che l’avevano assalita.
Ricordava cosa aveva provato lei quando Fersen
era partito per l’America, la paura di non vederlo tornare l’aveva tormentata
per anni e il pensiero che potesse morire era stato terribile.
Le avevano raccontato come era morta Oscar, in
prima linea sotto la Bastiglia, si era esposta direttamente al fuoco della
guarnigione. Come se cercasse la morte, le aveva detto il generale.
Si può cercare la morte solo per disperazione,
quando la nostra vita non ha più senso… quando non c’è più niente per cui valga
la pena vivere.
Lei sapeva bene cosa volesse dire; la
disperazione, quel vuoto assoluto che sembra mangiarti l’anima lei lo provava e
l’aveva provato con la morte di suo figlio. L’assenza totale di ogni speranza.
Eppure neppure la morte poteva spezzare quel
legame inscindibile che la legava al sangue del suo sangue e tante volte, aveva
sentito il desiderio di raggiungere suo figlio.
C’era qualcosa di ineluttabile in quella
vicenda. In quelle due vite.
Forse per Oscar e quell’uomo era stata la
stessa cosa.
Due persone erano vissute insieme tutta la
vita, tanto da creare un legame talmente forte e saldo che neppure la morte può
spezzare; l’amore più che il destino comune, li rende inseparabili.
Due anime indivisibili che la sorte accomuna.
Ecco la semplice verità che la regina sentiva
di aver compreso non senza sforzo e molti turbamenti.
Dopo la morte del figlio, la sua mente aveva
preso a vagare in regioni profonde e sconosciute che non sapeva di possedere e
che a volte le facevano intuire delle verità che in passato non avrebbe mai
saputo cogliere, troppo abbagliata dal mondo dorato e falso in cui era sempre vissuta.
Pensare che quella potesse essere la verità
che stava dietro le scelte di Oscar, dava un po’ di sollievo alla sovrana, ma
ciò era vero solo in parte.
Cara amica, riposate in pace, io non vi
dimenticherò mai.
Ho la speranza che mi abbiate sempre voluto
bene, fino alla fine, e che ciò che avete fatto, non sia stato dettato dalla
volontà di farmi del male. Voglio credere che ci sia stato un motivo più grande
e nobile che fa onore al vostro cuore, Oscar.
Se potete continuate a proteggermi da dove
siete, ne ho un bisogno estremo, adesso che tutto sembra volgersi contro di me…
Con questa preghiera che le infuse un po’ di
serenità, la regina si asciugò gli occhi umidi di pianto. Ormai anche questo
giorno volgeva al termine, mentre all’orizzonte fiammeggiante si affacciava la
storia che veniva a reclamare nuove vittime. Fossero colpevoli o innocenti, a
lei non importava.
Era solo questione di mesi ormai, prima che le
donne affamate e stanche di Parigi, venissero a bussare violentemente ai
cancelli di Versailles…
PARIGI 1793
La vedova Capeto era nella sua cella umida e
fredda.
Il suo destino ormai era già segnato: il
processo aveva decretato la sua condanna a morte.
Presto avrebbe condiviso la sorte di suo
marito.
Si concedeva un po’ di consolazione solo
attraverso il ricordo di un amico ormai lontano, che aveva rischiato tutto per
salvarla dal suo terribile destino. Pregare per lui era il solo conforto rimastole.
Pensava ai suoi figli che non avrebbe più
rivisto, alla piccola Sofia e a Joseph, morti serenamente qualche anno prima, a
cui era stata risparmiata la triste sorte dei loro fratelli.
E pensava ancora ad Oscar e ai lontani giorni
passati con lei. E a come le cose sarebbero potute essere diverse, se avesse
dato ascolto a chi la consigliava sinceramente e saggiamente per il meglio.
La porta della cella si aprì ed entrò una
giovane donna, non era la solita che ultimamente si occupava di lei. La prigioniera
ebbe la sensazione di averla vista in un'altra occasione, ma non ricordava
dove.
Forse era la moglie di una delle guardie,
pensò.
Poi la donna le parlò gentilmente, come
nessuno faceva più da tempo.
“Buongiorno madame…scusate se mi permetto di
chiamarvi così, ma è proibito usare il termine Maestà…” disse esitando la
donna.
“Siete molto gentile ma non vi dovete scusare.
Potreste avere delle noie.”
“Non temete, ho chiesto io di potermi occupare
di voi, e se potrò cercherò di alleviare le vostre sofferenze. Mi chiamo
Rosalie Lamorielle. Ditemi madame, che posso fare per voi?”
“Vedete Rosalie, ho delle forti emorragie…
Avevo chiesto aiuto alla donna che veniva qui prima, ma ho sempre ricevuto solo
rifiuti. Voi potete fare qualcosa?”
Rosalie notò il pallore della prigioniera;
doveva essere molto debole.
“Vedrò quello che posso fare, intanto perché
non mangiate un po’ di minestra calda?” disse Rosalie e prima di andarsene posò sul piccolo tavolo di legno della cella
un piatto di brodo fumante in cui galleggiavano pezzi di una misera patata.
Tornò qualche ora dopo con panni puliti e un
catino di acqua tiepida perché la donna potesse lavarsi. Rosalie prese la
biancheria sporca e ne fece un fagotto
da portar via.
“Volete che vi aiuti a sistemare i capelli?”
“Grazie, Rosalie.” rispose la donna porgendole
la spazzola.
Mentre Rosalie le pettinava le lunghe chiome
ormai bianche, la prigioniera la osservava con una leggera perplessità nello
sguardo. Quella giovane donna aveva un aria stranamente famigliare, ma non
riusciva a immaginare dove e come avesse potuto incontrarla. Era una donna del
popolo, ma pareva avere modi e atteggiamenti troppo eleganti, per essere una
semplice popolana.
Dopo qualche attimo di incertezza, si rivolse
a Rosalie che non immaginava di aver destato la curiosità dell’infelice
prigioniera.
“Scusate madamoiselle, ma noi non ci siamo già
incontrate, per caso? Avverto la strana sensazione di avervi già conosciuto,
anche se può sembrare assurdo.”
“Non è assurdo, ma sono sorpresa, non credevo
vi ricordaste di me. Vedete, una volta, molti anni fa sono venuta a corte…”
“A corte? Oh… Ma sì certo, ora ricordo,
veniste a un ballo insieme a madamigella Oscar!”
La donna dai capelli bianchi, precocemente invecchiata,
che un tempo era stata la donna più affascinante di Versailles, si era alzata
dalla sedia con un’ espressione animata sul viso, quasi un lampo di gioia
venuto a darle una leggera scossa.
“Sì, è esatto, venni accompagnata da lei.”
“Oh…quanti ricordi! Certo, voi siete quella
fanciulla che viveva con lei! Vi prego Rosalie, potete parlarmi di Oscar? Ne
sarei così felice!” esclamò quasi con tono allegro.
“Lo farò con piacere, se questo può essere per
voi motivo di gioia, anche in un frangente come questo. Sapete, madamigella
Oscar era la persona più buona e generosa che io abbia mai incontrato. Ha fatto
davvero molto per me.”
“Come vi siete incontrate?”
Rosalie prese una sedia e iniziò a raccontare
la sua storia.
Rievocare quei fatti del passato, era certamente
doloroso per Rosalie, ma lo fece ugualmente, pensando che comunque la pena di
Maria Antonietta era ben maggiore.
Così Rosalie raccontò del suo incontro
bizzarro con Oscar, di come l’avesse scambiata per un uomo, di come fosse
andata a vivere con lei. Raccontò dei momenti di gioia che avevano condiviso e
di quanto Oscar l’avesse aiutata, sostenuta e consolata; raccontò di aver
trovato una nuova famiglia e di quanto fosse stata felice in quegli anni. Ma
non le parlò mai della contessa di Polignac e delle vicende ad essa legate, si
limitò a parlare di Oscar.
E mentre Rosalie parlava, la prigioniera si
perdeva nei suoi ricordi lontani; immagini, profumi e colori le tornavano alla
memoria e intanto percepiva di Oscar un quadro intimo e segreto che lei aveva
sempre ignorato. Alla luce del racconto di Rosalie, la figura della vecchia
amica le appariva sotto molteplici aspetti diversi; coglieva per la prima volta
la sensibilità, la dolcezza e la generosità
di un animo più femminile di quanto avesse sempre creduto.
Le dispiaceva non aver saputo vedere appieno
quelle qualità.
“…Mi ricordo che eravamo sempre insieme, noi
tre, io lei e André, il suo attendente. Ricordo le splendide estati che
passammo in Normandia, lunghe giornate passate a cavallo in riva al mare.
Eravamo una specie di famiglia, strana e bellissima. Anche André è sempre stato
molto gentile con me. Oscar e André sono state le persone più straordinarie che
io abbia mai incontrato in tutta la mia vita. Mi hanno sempre aiutato e
sostenuto perfino nei momenti più difficili, che pure ci sono stati e ho dovuto
affrontare in quel periodo. Nonostante questo, finché vissi con loro in quella
casa, fui molto felice. Ho sofferto molto quando molti anni dopo fui costretta
ad andar via…” [2]
La donna aveva ascoltato tutta la storia con
attenzione, mentre il suo sguardo si era fatto remoto e vagamente malinconico.
Si era persa per qualche attimo nei suoi ricordi lontani, poi fece un sospiro e
tornò in sé. Era profondamente commossa, ma c’erano altre cose che avrebbe
voluto sapere di Oscar, e quella ragazza che le era vissuta accanto per tanti
anni, non poteva ignorarle.
“Rosalie, io debbo chiedervi una cosa su
Oscar, che in molti anni non ho mai avuto modo di comprendere… ecco, voi
credete che Oscar sia stata felice della sua vita? “
Di fronte all’espressione perplessa della
ragazza, Maria Antonietta volle confidarsi con la giovane e rivelarle i dubbi
che agitavano il suo cuore da molto tempo.
“Me lo sono chiesta spesso dopo la sua morte… come
avete detto anche voi, Oscar era una persona molto riservata, non parlava
volentieri della sua vita neppure con me, nonostante l’amicizia che ci legò per
20 anni. Mi sono resa conto troppo tardi di quanto poco la conoscessi, in
verità. Quando tradì la Corona non mi spiegai perché lo avesse fatto e ne fui
delusa, lo ammetto. In seguito mi venne il dubbio o forse la speranza che
l’amore l’avesse spinta a compiere quella scelta, ma le mie erano soltanto
supposizioni e forse solo voi ora potete sciogliere l’ansia che mi porto dentro
da tanto tempo. Ho bisogno di sapere la verità, Rosalie vi prego… ditemi che
Oscar fece quella scelta per delle ragioni profonde e più nobili dell’odio…“
La prigioniera aveva pronunciato l’ultima
frase come se quasi non avesse fiato a sufficienza. Rosalie sgomenta, era
rimasta in silenzio un attimo a contemplare quegli occhi impauriti che la
fissavano ansiosi.
“Non angustiatevi madame. Oscar ha fatto ciò
in cui credeva, ma non per fare un torto a voi. Sono sicura che non avrebbe voluto
che le cose andassero in questo modo, non avrebbe voluto vedervi soffrire, ne
vedere tutto questo sangue versato per la Francia. Voleva solo costruire un
mondo più giusto, che le permettesse di vivere vicino a chi amava… credo che
abbia fatto quella scelta per amore…”
“Allora, anche Oscar ha conosciuto l’amore… ha
amato come una donna…?” chiese con un sospiro quasi emozionata.
“Oh, sì! Oscar ha amato ed è stata molto
amata, da tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerla bene. Soprattutto una
persona la amata con tutto il suo cuore. Quando vivevo a Palazzo Jarjayes ho
avuto modo di notare il legame profondo che c’era tra Oscar e il suo
attendente, André, il ragazzo che era cresciuto con lei come un fratello.”
Lo sguardo di Maria Antonietta si fece attento
e parve animarsi.
“Sì, mi ricordo di André, erano sempre
insieme. Lo sospettavo, ma non ero sicura, credevo di sbagliarmi. Dunque si
amavano davvero?”
“Di Oscar in verità, non era facile capire
cosa provasse… penso che fosse molto affezionata ad André, anche se lei non
manifestava mai i suoi sentimenti. Al
contrario André, credo ne fosse da sempre innamorato. Lo si capiva da come la
guardava che l’amore muoveva ogni suo gesto. André era sempre molto premuroso
con lei, gentile, attento e molto protettivo. Lei non sembrava notarlo, ma
credo che in fondo al cuore a modo suo, lo abbia amato sinceramente. Non so
cosa sia accaduto fra loro in seguito, ma sono certa che Oscar debba aver
scoperto i sentimenti di André e li ha ricambiati. La mattina che lei e André
vennero a Parigi con gli altri soldati per unirsi al popolo, appena li vidi
insieme, capii che erano uniti come non lo erano mai stati. Ricordo che di lei
mi colpì il suo sguardo: era quello di una donna innamorata, che aveva
abbandonato tutto per seguire l’uomo che amava…”
“Allora Oscar… ha fatto tutto per amore? Voi
Rosalie mi state dicendo questo? Oh…”
Rosalie sentiva la voce della poverina
incrinarsi di commozione a stento trattenuta.
“Sì, solo per questo… per amore di un
uomo e perché credeva in un possibile
mondo migliore…”
“Non ha mai avuto un sentimento d’odio verso
di me? È così dunque?” proseguì la donna che non riusciva più a trattenere le
lacrime e se non fosse stato per il contesto, avrebbero potuto essere di gioia.
“Oh, madame! Come avrebbe potuto odiare voi?
No… no, assolutamente. Non c’è mai stato un simile sentimento nel suo cuore.
Oscar vi ha sempre rispettato e ora, se vi potesse vedere, soffrirebbe della
vostra situazione, sarebbe infelice per voi. Non avrebbe mai voluto tutto quello
che è accaduto fino ad oggi. Non era per questo che ha combattuto. Credetemi se
vi dico che Oscar ha sempre voluto solo il vostro bene e nient’altro!”
Rosalie aveva parlato con una certa enfasi;
era sorpresa del turbamento che aveva preso la povera donna e non avrebbe
saputo immaginare i dubbi che l’avevano agitata chissà per quanto tempo.
“Oh, Rosalie, voi non sapete cosa
rappresentino per me le vostre parole…” a questo punto Maria Antonietta si
coprì il volto con le mani, incapace di trattenere i singhiozzi, mentre la
ragazza tentava di calmarla.
“Io… io capisco come
vi sentite… non piangete vi prego…” le disse porgendole il suo fazzoletto
perché si asciugasse il viso bagnato. Attese alcuni minuti. Maria Antonietta si
ricompose un po’, poi proseguì.
“Vedete, negli ultimi anni io ho conosciuto
solo l’odio spietato di quello che era il mio popolo. Sapeste quante volte mi
sono sentita sola, abbandonata da tutti. Pensavo che anche Oscar…- si fermò
perché la voce le tremava, poi riprese a parlare più debolmente - Che cose
orribili ho dovuto vedere e cosa devo ancora sopportare… quando la morte
arriverà sarà una liberazione per me… mi hanno accusata dei più turpi delitti,
di essere stata la rovina di questo paese, mi hanno tolto i miei figli, morirò
senza poterli vedere e questo è l’unico rammarico che ho. Ma se penso un
momento ad Oscar, alla sua stima, al bene che ha sempre avuto per me… io adesso
capisco davvero, capisco tutto… e provo quasi sollievo. Grazie Rosalie, di
cuore. Le vostre parole hanno portato un raggio di luce all’interno di questa
tetra cella.”
Furono interrotte dai passi pesanti di una
delle guardie.
“Cittadina, il tempo è scaduto; dovete andare
via…”
“Sì, per favore, solo un momento…” pregò
Rosalie. La guardia si allontanò senza aggiungere altro.
Nonostante la commozione da cui Rosalie era
presa, si avvicinò alla donna e l’abbracciò tra le lacrime.
Maria Antonietta si lasciò cullare da
quell’abbraccio, il primo che riceveva dopo molto tempo.
“Madame, vorrei poter fare di più per voi…”
“Avete già fatto molto, credetemi…grazie…
grazie davvero…”
Rosalie continuò a cullare fra le braccia la
sfortunata infelice finché non si calmò un poco. Poi dopo un po’ di tempo la
prigioniera ritrovò una certa compostezza; aveva quasi smesso di piangere.
“Vi ringrazio tanto, pensare a madamigella
Oscar, mi fa sentire più sollevata…ringrazio Dio di aver avuto accanto una
persona come lei. È un peccato che non l’abbia capito in tempo.”
Venne la mattina dell’esecuzione di Maria
Antonietta.
Prima di lasciare la cella per salire sulla
carretta dei condannati, la vedova di Luigi XVI consegnò una rosa bianca di
stoffa a Rosalie. L’aveva fatta pensando alla sua amica. Al suo animo forte,
generoso e leale.
“Vi prego fatemi un ultimo favore, colorate
questa rosa con il colore preferito da Oscar e deponetela sulla sua tomba. “
E prima che la mannaia cadesse pesantemente
sul suo collo, quella che era stata l’ultima regina di Francia, rivolse il suo
ultimo fugace pensiero al ricordo di uno sguardo orgoglioso e affascinante di
una quattordicenne come lei; ricordava del loro primo incontro sul suolo
francese, due occhi azzurri come il cielo d’estate che la scrutavano severi, ma
sinceri.
Rosalie tornata a casa, ripensò alla richiesta
della regina. Guardando la rosa sentì un vago senso di tristezza e rimpianto.
Avrebbe esaudito quell’ultimo desiderio.
Sarebbe tornata su quella collina ad Arres, su
quelle tombe dove aveva già versato tutte le sue lacrime, dove riposavano due
persone che erano state importanti per lei, che in qualche modo avevano
cambiato la sua vita. Pensando ad Oscar, si rese conto che neppure lei, che
pure le era vissuta accanto tanti anni, conosceva il lato più intimo e segreto
del suo cuore. Solo una persona aveva avuto il privilegio di poter leggere
l’anima di Oscar, un uomo che da sempre le era vissuto accanto e ne conosceva
l’animo nel profondo.
Un animo puro e candido… ma intenso come il
profumo delle rose, che lei amava tanto.
Fine
La mia raccolta finisce qui. Questo ultimo
racconto si lega in qualche modo alle memorie di Alain, infatti era stato
scritto tempo fa sull’onda di quella tematica. Rivisto e corretto di recente,
ho pensato che potesse chiudere nel modo giusto questa serie di storie; mi
sembrava necessario approfondire ulteriormente il discorso con gli ultimi
momenti di vita della regina, con i suoi ricordi legati a Oscar. Come sempre
spero che vi sia piaciuto e per un po’ non vi stresserò più con le mie storie
tristi, anche perché penso di essermi ampiamente sfogata, per ora. Tornerò
magari con una storia più felice, credo. Grazie ancora a tutte per le
recensioni che avete lasciato, grazie alle persone che hanno messo la raccolta
nei preferiti, grazie a tutte per avermi seguita fin qui.