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Autore: eliseCS    10/11/2016    1 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Piccolo pensierino di metà settimana...



35 – Scintille
 
 
 
Di colpo il pavimento si rimaterializzò sotto i suoi piedi e per poco le ginocchia di Elise non cedettero per il contraccolpo.
Era ancora circondata dalla luce accecante, lo sentiva, ma allo stesso tempo c’era qualcosa che le diceva che doveva aprire gli occhi.
E così fece.
Vedeva le figure di tutti gli altri intorno in bianco e nero, come se fossero state ombre, mentre lei si trovava esattamente sotto la volta dell’arco.
 
Individuò Shayleen vicino al signor Potter: sapeva cosa doveva fare.
 
A passi rapidi si spostò dalla sua posizione e la raggiunse.
Le afferrò il braccio, quello che la donna stava tendendo davanti al visto per proteggersi dalla luce, spostandoglielo.
Da riflesso, sentendosi toccare, Shayleen aprì di scatto gli occhi tenendoli poi sbarrati per lo stupore.
Il contatto con la ragazza permetteva anche a lei di vedere nonostante la luce, ed Elise era di certo l’ultima persona che si aspettava di trovarsi davanti.
L’espressione della ragazza però non era arrabbiata, dura o minacciosa come si sarebbe aspettata.
Al contrario, il suo viso era sereno e disteso: le stava addirittura sorridendo.
Elise lasciò la presa sul braccio di Shayleen per prenderla per mano, cominciando poi a camminare portandosi la donna appresso.
Quella la seguì senza opporre resistenza.
Elise continuò a guidarla finchè entrambe non furono davanti all’arco.
 
Shayleen la guardò: adesso era lei che aveva un’espressione spaventata in viso.
“Mi hai chiesto di riportarti Evan…” disse semplicemente la ragazza indicando con la mano libera la superficie al di sotto dell’arco lasciata scoperta dal velo che era tirato in parte da un vento invisibile.
Ed Evan era lì, al di là della superficie che Elise stessa aveva attraversato poco tempo prima.
 
L’uomo tese una mano in avanti: un chiaro invito a prenderla per Shayleen.
La donna la guardò come ipnotizzata.
Per un attimo Elise, che ancora la teneva per mano, ebbe paura che Shayleen si sarebbe svegliata da quello strano stato di trance e avrebbe mandato tutto all’aria.
Con suo grande sollievo dopo qualche istante la donna cominciò a sollevare il braccio protendendosi verso Evan.
Nel momento in cui l’avambraccio della donna affondò al di là dell’arco, accettando la mano che Evan le aveva teso, Elise la lasciò andare.
Un ultimo ti vogli bene, detto dall’inconfondibile voce di suo padre, le risuonò nella testa prima che le due figure sparissero definitivamente dal suo campo visivo inoltrandosi nel buio che c’era oltre.
 
Elise si rese conto che la luce si stava pian piano affievolendo mentre le forze sembravano tornarle: però non erano quelli i patti.
Infatti più si sentiva in forze e più le sembrava di essere attirata come una calamita verso l’arco.
Si riconcentrò per rinforzare la luce e in quel momento realizzò come mai quella sensazione che sentiva quando la emetteva le era così familiare: era la stessa che provava quando doveva guarire qualcuno.
Si concentrò ulteriormente per assicurarsi che non cambiasse: adesso poteva non solo guarire le persone che erano lì, poteva fare molto di più…
Prima però doveva sistemare tre piccoli particolari.
 
Sfruttando il fatto di essere l’unica che riusciva a muoversi in tutta quella luminosità si avvicinò furtivamente a Jack, Nancy e all’Auror che aveva fatto la spia che avevano a mala pena fatto in tempo a raggrupparsi quando la forte luce aveva cominciato a diffondersi.
Schiantarli e legarli insieme in modo che una volta svegli non creassero problemi le riuscì incredibilmente facile, e quando ebbe finito si sentì straordinariamente soddisfatta.
 
Ora doveva solo andare fino in fondo con quello che aveva cominciato.
 
Sempre rimanendo vicino all’arco – in qualche modo sembrava che non potesse starci lontana per troppo tempo – riprese a fare quello che stava facendo prima.
Si portò le mani al petto, all’altezza del cuore, per poi allontanarle fino a distendere del tutto le braccia, lasciando che la sua energia, i suoi poteri, vi fluissero attraverso aumentando ulteriormente l’intensità della luce.
Fu quando sentì che le forze cominciavano nuovamente a mancarle che capì che quello che stava facendo stava funzionando.
Poteva percepire che le ferite provocate dai maltrattamenti subiti stavano via via scomparendo da tutti i presenti, nessuno escluso, e più andava avanti più sentiva quello strano legame che la teneva vicina all’arco – alla morte – affievolirsi.
 
Andò avanti fino all’ultimo finchè di colpo non finì.
 
Elise si sentì completamente svuotata, la luce si spense nel giro di una frazione di secondo e nell’istante in cui la sala ripiombava nel buio la ragazza era già crollata per terra priva di sensi.
 
 
 
***
 
 
 
Pian piano le persone cominciarono a riprendersi.
Erano stati colti di sorpresa da quella luce così forte e quando quella era arrivata a illuminare a giorno la sala, rimanendo però ben più intensa della luce del solito sole, non avevano potuto fare altro se non schermarsi gli occhi come potevano e rimanere fermi sul posto.
Era stato come essere sottoposti all’incantesimo delle pastoie total-body, anche se leggermente meno sgradevole e fastidioso.
Gli attimi che avevano passato fermi e in silenzio erano sembrati comunque interminabili, soprattutto considerato che nessuno aveva la minima idea di quello che stava succedendo.
 
Poi qualcosa aveva cominciato a cambiare.
Chi prima chi dopo tutti avevano cominciato a sentirsi rinvigoriti.
Chi l’aveva già provato avrebbe potuto dire che quella sensazione era tremendamente simile a quella che si sentiva quando Elise si metteva all’opera con la sua guarigione.
Ma non era finita lì.
Quella sensazione aveva continuato a persistere finchè qualcosa di molto più profondo era scattato in ognuno di loro.
In quell’attimo anche le manette che avevano attorno ai polsi si erano dissolte nel nulla e dopo pochi istanti la luminosità che tutti riuscivano a percepire anche con gli occhi chiusi attraverso le palpebre aveva cominciato a diminuire per poi scomparire del tutto.
 
Qualsiasi cosa fosse successa era finita.
 
Ci volle più di qualche minuto prima che tutti recuperassero l’uso della vista, gli occhi che dovevano riabituarsi al buio appena rischiarato dal tremulo bagliore che proveniva dall’arco al centro della piattaforma di pietra.
 
Quando accadde la prima cosa che videro li lasciò increduli.
Shayleen era sparita mentre Jack, Nancy e la talpa degli Auror erano a terra, palesemente schiantati e legati come salami con delle corde che erano sicuramente state evocate con la magia.
 
James fu il primo ad accorgersene trattenendo a mala pena un gemito strozzato.
Era il più vicino all’arco vista la sua scenata quando Shayleen ci aveva spinto dentro la figlia, per cui gli era bastato girarsi appena per accorgersi della figura con la coda dell’occhio.
 
Elise era lì, distesa su un fianco esattamente sotto l’arco, gli occhi chiusi e l’espressione di chi è in pace con il mondo.
 
Il ragazzo raggelò e subito corse al suo fianco spostandola lontana da quel maledetto affare.
Si accovacciò vicino a lei e la girò in modo che fosse in posizione supina, riprendendo a respirare solo quando si fu assicurato che anche la ragazza lo faceva e che il suo cuore batteva ancora.
 
Era viva.
 
Non sapeva per quale magia, per quale miracolo, ma Elise era viva!
 
Sorrise tra le lacrime mentre stringeva a sé la ragazza addormentata, le altre persone attorno a lui che tiravano a loro volta un grande sospiro di sollievo.
 
 
Nel giro di un quarto d’ora erano fuori da lì, James che portava Elise in braccio e guardava malissimo chiunque gli proponesse di portarla per un attimo al posto suo così che lui potesse riposarsi.
L’ultima volta aveva quasi ringhiato a uno degli Auror che erano venuti a recuperarli che glielo aveva suggerito e da quel momento nessuno aveva più osato dirgli nulla.
Alla fine si ritrovarono nella sala di allenamento degli Auror che avevano scelto come base di partenza per l’operazione, accolti da un Primo Ministro Kingsley Shacklebolt che aveva un’aria distrutta.
Il suo sguardo si illuminò letteralmente quando se li vide arrivare davanti.
 
Aveva passato le ultime ore a cercare di recuperare gli Auror che erano coinvolti nella missione e che erano rimasti intrappolati a Skelton House.
Aveva pensato che sarebbe presto diventato matto quando gli avevano riferito che non solo il signor Potter, ma anche i coniugi Weasley e le rispettive famiglie erano sparite e impossibili da rintracciare.
Dopo ore di ragionamenti e deduzioni, e dopo che ebbe trovato la porta della sala con l’arco sigillata dall’interno e impossibile da forzare non aveva potuto fare altro se non lasciare degli Auror davanti alla porta con l’ordine di fare qualsiasi cosa avrebbero dovuto fare quando quella si fosse finalmente riaperta.
Inutile dire che vedere quegli stessi Auror scortare i Potter e i Weasley vivi e illesi aveva superato le sue più rosee aspettative.
Per non parlare di quando gli avevano riferito che Nancy, Jack e l’Auror traditore erano stati portati direttamente ad Azkaban.
Un po’ meno contento era per le condizioni in cui versava Elise che sembrava essere estremamente debole.
La ragazza era stata subito portata al San Mungo, ancora tra le braccia di James che sembrava sordo alla richiesta di riposo dei suoi arti pur di continuare a tenere la ragazza stretta a sé.
Anche gli altri ragazzi erano stati accompagnati al San Mungo per verificare che effettivamente stessero bene.
 
 
Alla fine solo il signor Potter rimase con il Primo Ministro.
 
“Shayleen è scappata” disse l’Auror senza cercare di mascherare la preoccupazione che traspariva dal suo tono di voce.
Con sua grande sorpresa Shacklebolt scosse la testa lasciandosi addirittura scappare un mezzo sorriso soddisfatto.
“Siamo riusciti a localizzare Villa Skelton, Harry” lo mise al corrente. “E sai questo cosa vuol dire, visto che stiamo parlando di una proprietà protetta da Incanto Fidelius…”
“Vuol dire che il Custode Segreto ha confessato”
“Ma Shayleen era il Custode Segreto…”
Gli occhi del signor Potter si spalancarono quando realizzò le implicazioni di quello che il Ministro aveva detto.
Se Shayleen era il Custode Segreto e la villa era localizzabile c’era una sola spiegazione, visto che dubitava fortemente che la donna avesse deciso di punto in bianco di denunciare la sua posizione.
“Non è possibile..!” esclamò incredulo.
“È l’unica spiegazione possibile” rispose Kingsley. “Immagino però che per sapere com’è andata davvero dovremo aspettare che la ragazza si svegli” aggiunse con tono più cupo.
“A proposito: si può sapere cosa diavolo è successo?”
 
 
Quando il signor Potter ebbe finito di raccontare decise che forse era il caso che anche lui raggiungesse la sua famiglia in ospedale.
Chiese al Ministro di allestire una passaporta, evitando abilmente la domanda sul perché non volesse usare la smaterializzazione, e nel giro di pochi minuti stava già camminando lungo il corridoio che lo avrebbe portato dai suoi cari.
 
Giunto a destinazione scoprì che Rose e Hugo erano già tornati a casa con Hermione, Lily e Ginny.
Nella stanza erano rimasti Ron, Albus, Jade, Dan e James.
L’ultimo era seduto sul letto nel quale riposava Elise stringendo la mano della ragazza senza mai staccarle gli occhi di dosso.
Albus corse subito ad abbracciare il padre mentre Ron usciva un attimo per chiamare un Guaritore che venisse a dare un occhiata all’ultimo arrivato.
Quando rientrò il Guaritore non era l’unica persona che lo accompagnava: insieme a loro c’era un Auror della squadra di Harry che senza troppe cerimonie porse al suo capo un sacchetto di velluto abbastanza voluminoso dicendo che il contenuto era stato recuperato e doveva essere restituito ai legittimi proprietari.
Si congedò prima che il signor Potter potesse chiedere qualcosa.
 
Dopo che il Guaritore ebbe finito con lui l’Auror rovesciò il contenuto della borsa sul tavolo presente nella stanza e non potè impedirsi di rimanere a bocca aperta: davanti a lui c’erano le loro bacchette.
Dopo diversi istanti di teso silenzio il primo a farsi avanti fu Dan.
Riconobbe la sua nel mucchio e la impugnò deciso.
Nel momento in cui lo fece un calore improvviso si propagò lungo tutto il suo braccio, una scia di scintille blu e argento si sprigionò dall’estremità della bacchetta come un fuoco d’artificio quando la abbassò sferzando l’aria.
Era esattamente quello che era successo nel negozio di Olivander quando era stato scelto la prima volta.
In quella gli sguardi di tutti i presenti si rivolsero a di lui, persino James per qualche istante aveva distolto il suo da Elise.
 
Ron e Albus si avvicinarono al tavolo cercando e riconoscendo la propria bacchetta per poi stringerla in mano come aveva fatto Daniel poco prima.
Una fontana di scintille arancioni e un’altra di scintille verdi invasero la stanza lasciando spazio subito dopo ai volti sorridenti e soddisfatti dei proprietari che avevano appena ritrovato la loro bacchetta con l’aggiunta della sorpresa di poterla usare di nuovo.
Jade si guardava stranita le mani dopo aver realizzato che anche lei riusciva di nuovo a usare i suoi poteri.
Dopo che le scintille rosse e oro ebbero finito di fuoriuscire dalla bacchetta del signor Potter questo ne individuò una tra le restanti e la portò al figlio.
 
James guardò dubbioso lo strumento che il padre gli stava porgendo, ma alla fine neanche lui potè resistere dal prendere la sua fidata bacchetta in mano e lasciarsi andare alla sensazione di calore che l’aveva invaso mentre quella sparava in aria scintille scarlatte come se stesse festeggiando il ricongiungimento con il suo padrone.
La sua felicità ebbe però vita breve: gli bastò tornare ad osservare la ragazza che dormiva davanti a lui per incupirsi nuovamente.
 
Non era passato poi molto tempo, ma Elise ancora non dava segno di volersi riprendere, e il Medimago che l’aveva visitata aveva detto che non si poteva fare altro che aspettare che si svegliasse da sola.
Era semplicemente lì, distesa sul letto, pallida ancora più del solito, il suo petto che si alzava e abbassava così lentamente che in certi momenti il ragazzo temeva avesse smesso di respirare.
 
“James” il signor Potter lo chiamò piano cercando di attirare la sua attenzione.
Aveva strette in mano le bacchette della moglie e di Lily, Ron al suo fianco teneva quelle di Hermione e dei figli.
Il fatto che stessero per tornare a casa per restituirle ai legittimi proprietari era sottointeso.
“Io da qui non mi muovo” lo anticipò il ragazzo prima che suo padre potesse proseguire.
“James, per favore, sii ragionevole: hai bisogno di riposarti anche tu…”
“Posso riposare benissimo anche restando qui”
“Non voglio che resti qui da solo
C’è Elise
“Ma…”
 
“Resto io con loro” a sorpresa Jade si inserì nel discorso. “Non avrei comunque lasciato mia nipote da sola, posso tenere d’occhio anche James, non è un problema” propose.
Il signor Potter fece passare più volte il suo sguardo dal figlio alla donna.
“Mi assicurerò che si riposi anche lui, non preoccuparti” lo rassicurò ancora.
L’uomo annuì sospirando: “Va bene, grazie” e dopo aver salutato il figlio con uno sguardo ammonitore si smaterializzò, Albus e Ron al seguito.
Dan si guardò intorno quasi spaesato, sentendosi fuori posto, prima di affermare: “Sarà meglio che vada ad avvertire Julia che stiamo tutti bene” e smaterializzarsi a sua volta.
 
Con un cenno della mano Jade fece spostare l’altro letto presente nella stanza in modo che si avvicinasse a quello già occupato da Elise riservando poi un’occhiata significativa a James.
“Hai sentito tuo padre: hai bisogno di riposare, forza” lo incitò indicando il letto.
“Se cambia qualcosa sarai il primo a saperlo, promesso” insistette visto che il ragazzo non sembrava molto convinto.
 
La donna sorrise quando James si addormentò neanche dieci secondi dopo aver appoggiato la testa sul cuscino, la mano che nonostante stesse dormendo stringeva ancora quella della ragazza nel letto in parte.













Siccome finalmente la tesi è in tipografia a stampare ho pensato di festeggiare facendo un aggiornamento infrasettimanale a sorpresa, spero che vi abbia fatto piacere.
E adesso che ci penso mi va anche bene perchè so già che lunedì sarò impegnata più o meno tutta la giornata, quindi il prossimo capitolo arrivera lunedì sera tardi o addirittura martedì (ma spero di riuscire a rispettare il giorno).
Siamo sempre più vicini alla fine...
Alla prossima
E.
   
 
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