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Autore: ToscaSam    11/11/2016    0 recensioni
Queste sono le pagine scritte da Sama di Suna
nella sua ora più disperata.
Ore di una vita che pareva infinita,
oppure no?
Jashin l'ha abbandonata
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(dal testo)
"Lavorava così, il Kazekage. Si sbarazzava degli scomodi. E io decisi di diventare scomodissima.
La notte è fonda ormai. Sto finendo la candela.
La foresta di Kusa fruscia docilmente sotto le carezze del vento.
Sono stanca di pensare."
***********
"< Sama> mi disse.
< Prendi la falce e seguimi. Oggi andiamo molto più lontano>.
< Perché?> chiesi io, forse falsamente innocente.
< Perché è quello che cazzo ho deciso> Hidan è sempre stato famoso per la sua finezza d'espressione."
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Sama è stato il mio primo, primissimo original character. Volevo scrivere la sua storia, dall'inizio alla fine e mi è piaciuta l'idea di farlo attraverso pagine di una specie di diario. La storia sarà quindi apprezzabile nella sua interezza solo alla fine, grazie al puzzle completo che ne uscirà.
Genere: Guerra, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Hidan, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Naruto Shippuuden, Più contesti
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II


 

Terra del Fuoco
tramonto
 
Abbandonare Kusa mi ha riempito di vuoto. Si può dire?
Lo so che non ha molto senso …. eppure l'ho proprio sentito. L'ho sentito entrare, farsi largo dentro di me e magiare qualunque altra emozione potessi ancora provare.
Stanotte ho sognato Ryoko.
Ryoko è la mia migliore amica. Bella, coi capelli rossi, sempre spettinati. I suoi occhi verdi e penetranti. I suoi modi decisamente poco aristocratici.
Avrebbe reagito così, lei, se fosse stato Itachi quello morto?
Mi vorrà ancora bene? La rivedrò mai più?
E pensare la prima volta che la vidi …. era così chiusa in sé stessa. Una tigre, un felino che si trae dinnanzi a qualsiasi mano tenti di fargli le carezze.
Eppure ero riuscita a diventare sua amica, in un modo o nell'altro.
 
Ero da poco tempo stata ammessa al titolo di recluta nell'Akatsuki. Facevo un po' di tutto e il leader tollerava la mia presenza. Hidan era stato molto bravo ad addestrarmi. Nessuno poteva essere contrario ad avermi lì con loro.
Inoltre la mia particolarità di non poter morire poteva costituire un vantaggio, qualora qualche membro principale fosse caduto. Ero un jolly, una riserva.
Principalmente a quei tempi mi occupavo di recuperare il cibo. Piccole razzie nei villaggi vicini, qualche sacrificio occasionale per la mia sicurezza personale – sempre e solo alle persone che ritenevo meritevoli di morte – e altre commissioni per l'organizzazione … come per esempio la messaggera.
Non so ben dire quale fosse il mio carattere, all'epoca. Ancora non ho raccontato di come venni cacciata da Suna e di come mi ritrovai ad abbracciare la fede di Jashin (diciamo che non ebbi molta scelta). Lo racconterò un'altra volta. Oggi mi sento particolarmente in vena di parlare di Ryoko.
In ogni caso. Ero una tipetta di tredici, quattordici anni.
Mi ricordo che portarono questa ragazza – mi parve molto più grande di me – e che lei invece faceva di tutto per andarsene.
Aveva un atteggiamento glaciale e occhi iniettati di veleno.
« Il leader ti parlerà a breve. Sai perché sei stata portata qui» diceva Kakuzu, con voce se possibile ancora più fredda di quella della ragazza dai capelli rossi.
« Non mi interessano i vostri schifo di motivi. Non mi unirò a nessuna organizzazione. Sono libera. Sono per conto mio».
Kisame le teneva una mano sulla spalla. Aveva un atteggiamento confidenziale e rilassato. Sembrava che la conoscesse.
« Via, Riucchan … non fare la scontrosa. Aspetta che il leader ti parli, gattina!»
« Gattina?! Toglimi queste manacce di dosso, tu! »
« Dai, siamo amici o no?» Lui era divertito, lei furiosa.
« Ti ho detto di togliere queste mani dal mio corpo. Kisame! Smettila!»
Si, si conoscevano, dedussi. Avevano lo stesso coprifronte rigato. Kiri, il paese della nebbia.
Pensai che non potesse esserci paese più adeguato per una tipa così. I suoi occhi erano davvero minacciosi.
La infastidiva il comportamento rilassato di Kisame. Pensai che si trovasse più a suo agio con Kakuzu, che la minacciava con cattiveria. Almeno lui rispondeva con la stessa moneta. Kisame la poneva su un piano cui non era abituata o, almeno, al quale non voleva abituarsi in quel momento.
Pain venne fuori dopo non molto e la condusse nel suo ufficio.
 
« Chi è?» chiesi a Kisame.
Non avevo voglia di starmi a confondere con Kakuzu. Non mi avrebbe risposto, o comunque avrebbe detto qualcosa come …
« Affari del leader. Non impicciarti»
disse, infatti.
Sbuffai sonoramente.
« Fatti i cazzi tuoi. Parlavo a Kisame»
Kakuzu mi sopportava assai poco. Sinceramente nemmeno lui brillava di simpatia ai miei occhi.
Avevo imparato a farmi strada, fra quella gente che inizialmente avevo preso come “ninja incredibilmente superiori a me per abilità, con i quali non potrò mai avere nulla a che fare”. Ben presto l'atteggiamento di riverenza e sottomissione era stato messo da parte in favore del mio più spontaneo e selvatico caratterino.
Non che Hidan non mi avesse incoraggiata in quella direzione, sia chiaro.
Kisame mi rispose:
« È Ryoko, una spadaccina di Kiri. Siamo cresciuti insieme. Era un bel po' che non la vedevo»
Io mi dondolai sul divano di pelle nera, tutto sbucciato e vecchio: « E che ci fa qui?».
Kisame alzò le spalle.
« Il leader ha mandato me e Itachi a prenderla. Credo che la voglia con noi. È in gamba, la vecchia Riucchan. Una gran bevitrice di birra, a quel che ricordo».
« E il leader la vuole come compagna di bevute?» incalzai, sarcastica.
« Chissà. Forse come cosa secondaria la vuole anche come membro. Sai, è una nukenin pure lei»
« Ma dai. Davvero?»
« Fa la parte della vendicatrice solitaria. Una brutta storia … la sua famiglia. Tutti morti. È veramente forte. Una vera ninja coi fiocchi».
Provai sinceramente un'invidia bruciante, per quella chioma rossa e quella bella figura stagliata.
Bella, forte e persino nell'Akatsuki. Comodo.
Per i miei quattordici anni sentivo il mio orgoglio piuttosto ferito, ma che dire: alta un metro e un tappo, da sempre, lentigginosa, coi capelli corti e arruffati. Somigliavo più a un folletto o a un goblin, prima che a un potenziale membro dell'Akatsuki.
Però quel giorno non me lo scorderò mai.
 
« Sama, Pain vuole anche te nel suo studio»
Non ricordo chi me lo disse. Fatto sta che mi ritrovai con Ryoko al cospetto del leader. E le parole furono:
« Sama, da oggi dividerai la tua stanza con questa persona».
Io e Ryoko ci scambiammo un'occhiata velocissima, prendendo le misure reciprocamente.
« Sissignore» dissi, obbediente e schietta.
Se l'ordine aveva sortito in me qualche scontentezza, ero riuscita a non darlo a vedere.
« Tu e Ryoko di Kiri formerete un team, da oggi. Siete una squadra».
E con questo fui fuori dall'ufficio e poi chissà come di nuovo in camera mia … che non era più solo mia.
Ryoko di Kiri … compagna di squadra … un team. Io e lei, membre dell'Akatsuki.
Ero dentro. Ero una di loro.
Due anni a fare la matricola e finalmente, potevo indossare la tunica a nuvole rosse.
Non ricordo molto altro di quel giorno, più che altro la confusione.
 

 

  
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