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Autore: Marne    14/11/2016    5 recensioni
| Spin Off della long-fic "Lo Specchio delle Anime" |
Draco Malfoy ed Hermione Granger sembrano aver appena ottenuto la tanto agognata pace, dopo aver affrontato delle sfide particolarmente dure e dopo aver finalmente ritrovato un equilibrio con i propri demoni interiori. L'aver risolto la prima missione, sei mesi prima, ha tuttavia evidenziato le loro capacità nel risolvere misteri ed il Ministero, ancora una volta, ha bisogno del loro aiuto.
In un villaggio sperduto vicino Chester, un incantesimo si è abbattuto sulla popolazione e sembra proprio che Re Artù e la sua corte abbiano ripreso a calpestare la terra dei vivi, mettendo a rischio l'equilibrio fra passato, presente e futuro. Una spada - Excalibur - sembra essere responsabile di questo incantesimo e Draco ed Hermione sono gli unici a poterla recuperare prima che sia troppo tardi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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Lleggenda di Camelot.

 

 

  

 

Atto V – Draco dormiens.

 

 

Druella Fitzroy in Goldstein era sempre stata una donna pacata, estremamente riflessiva ed amante del silenzio e della calma che solamente le ore di allenamento nella Sala Blu dell’Accademia potevano garantirle. In quel momento, tuttavia, facendo la sua entrata trionfale accompagnata da un altrettanto furioso Anthony, tutta quella calma che suo nonno aveva impiegato anni a garantire sembrò perdersi nel nulla.

Erano stati smaterializzati a casa da degli Auror appostati giusto fuori dai confini dell’incantesimo, sistemati lì con il compito di aspettare ed avvisare autorità maggiormente competenti nel caso in cui ci fossero state novità sia positive che negative. Fra questi c’era anche Merrick Rosier1, che il vecchio Fitzroy aveva corteggiato per anni nella speranza che si unisse all’Accademia per portare avanti la vecchia tradizione di famiglia e rendere onore al suo vecchio zio Evan. Per una qualche ragione, però, lei si era sempre rifiutata ed anche in quel momento aveva preferito delegare ad altri il compito di accompagnarli.

«Nonno!» sbottò la giovane, buttando via lo stupido e pesantissimo mantello che aveva trovato nell’armadio della torre. «Per tutte le cavallette, nonno vieni immediatamente fuori o butto giù tutta la scuola!».

Attirati da quelle urla belluine, gli studenti dell’Accademia sbucarono da dietro le porte chiuse, osservando la loro futura direttrice ed uno degli insegnanti attraversare quel corridoio ricoperto da marmo italiano come se fossero stati sul punto di realizzare davvero quella minaccia che lei aveva appena urlato ai quattro venti.

Lord Gerarld Fitzroy era un uomo anziano che manteneva comunque la sua aria di algida e rispettosa superiorità, soprattutto quando si veniva a dei duelli: nonostante si fosse ritirato dalla scena da almeno cinquant’anni – da quando, naturalmente, suo figlio William aveva preso il suo posto, seguito a ruota dall’unica nipote – nessuno metteva in dubbio che fosse ancora il migliore. Le sue lezioni erano rare e preziose, quindi, quando l’ultima della sua stirpe iniziò a sbraitare come una banshee imbizzarrita, fu con non poco stupore che i suoi alunni spostarono l’attenzione da lui e la portarono sulla porta, oltre la quale le urla continuavano a susseguirsi.

«Cosa sta succedendo?» mugugnò il vecchio, rialzandosi dalla sua poltrona ed avviandosi all’uscita, venendo tuttavia interrotto dallo spalancarsi dei battenti e da un caos a dir poco inconcepibile in quei luoghi che lui aveva sempre considerato come sacri. «Druella, per Merlino! Ti sembra questo il modo di-».

«Tua madre!» sbraitò lei, impedendogli di continuare e puntandogli contro il dito. «Tua madre ha rovinato il mio viaggio di nozze! Ho rischiato di essere violentata da un vecchio maniaco!». Dietro di lei, Anthony annuiva con aria grave, senza neppure accennare a calmare la sua sposa – cosa che era ormai solito fare dal giorno stesso in cui si erano conosciuti – o ad intervenire per rimettere al loro posto tutti i gli studenti che li circondavano come una mandria di cornacchie impiccione. Avevano per la maggior parte più di diciassette anni, se fossero stati più giovani nessuno sapeva cosa avrebbero potuto fare. Forse si sarebbero messi ad incitare alla rissa.

Incerto, dopo quell’affermazione, Lord Fitzroy guardò i nipoti con aria sconcertata, per poi lanciare un’occhiata preoccupata a tutti i suoi allievi. Quello non era il luogo adatto ad una crisi isterica di coppia. «Ella cara, di cosa… di cosa stai parlando? Mia madre come avrebbe mai potuto rovinare il tuo viaggio di nozze?» le domandò, con gentilezza, facendosi avanti come se lei fosse stata pazza e lui avesse temuto che potesse reagire con violenza.

«È ringiovanita» sbottò Anthony, poggiando con delicatezza la mano sulla spalla della moglie, che sembrava sul punto di balzare alla gola del nonno. «Ed oltre a rovinare il nostro viaggio di nozze sta per rovinare la vita di tutto il mondo».

 

***

 

«Dovevamo per forza lasciarli andare via?» si lamentò Draco, per l’ennesima volta, voltandosi ad osservare la sua fidanzata con il suo miglior cipiglio da principino esasperato, quasi gli avessero tolto il trono e lo avessero fatto finire con le regali chiappe al suolo. «Goldstein era meraviglioso in Difesa ed è abile con gli incantesimi! Quanto ad Ella…» fece uno sbuffo spazientito. «Ella è soprannominata manolesta, nell’ambiente. Sono certo che Manolesta ci sarebbe stata incredibilmente utile».

Hermione non lo degnò di uno sguardo, limitandosi a sbuffare. «Probabilmente affronteremo la sua bisnonna, Draco, a te potrebbe sembrare perfettamente lecito chiederle di mettersi contro la sua stessa famiglia, ma per le persone dotate di un cuore non è una cosa tanto carina da chiedere».

Il modo in cui lui si accigliò l’avrebbe fatta certamente sorridere, se si fosse abbassata a guardarlo. «Per quale motivo mi trattate tutti come se fossi un mostro insensibile?» domandò, sconfortato e ferito. «Proprio tu, Hermione, che hai esplorato le parti più oscure della mia anima!».

«Proprio perché ho esplorato le parti più oscure della mia anima sono certa che tu sia un mostro insensibile e senza coscienza».

I due si scambiarono un’occhiata apatica, poi, lentamente, si sorrisero. Draco si avvicinò a lei, passandole un braccio intorno alla vita per lasciarle un piccolo bacio sulla guancia. «Non mi serve una coscienza, finché ho la mia dolce e pedante Mezzosangue accanto. Sei tutta la coscienza che mi serve per non raggiungere i livelli di grande psicosi che corrono nel ramo materno della mia famiglia».

Lei gli diede un pizzicotto al fianco, scuotendo il capo. La nuvola che scurì i suoi occhi gli fece capire quanto incosciente fosse stato nel rivangare la pessima esperienza che lei aveva avuto con Bellatrix2. Ma Hermione, naturalmente, era una donna ben più forte di quanto chiunque potesse immaginare, i ricordi non erano che immagini remote e lei non si sarebbe mai fatta condizionare da questi. Dopotutto, stava per sposarlo! «Mi hai dato del Grillo Parlante, Malfoy? Non so se dirmene onorata o disgustata» gli disse, alzando gli occhi al cielo. «Questo farebbe di te il mio Pinocchio?».

«Pidocchio?». Draco inarcò le elegantissime sopracciglia bionde, scostando un ramo basso dalla via sua e della sua fidanzata. «Capisco che l’esser ricco di famiglia mi abbia aiutato a vivere di rendita per un po’ di tempo, ma addirittura darmi del parassita, Mezzosangue…».

Lo schiaffo che lei gli assestò sul braccio rese chiaro che si fosse sbagliato. «Pinocchio era un burattino fatto da un falegname senza figli, Geppetto. La Fata Turchina gli ha dato vita e gli ha promesso che sarebbe diventato un bambino vero se avesse imparato a comportarsi bene» gli spiegò, con un sorrisino allegro. «Il Grillo Parlante gli faceva da coscienza, perché ovviamente lui non ne aveva una… quando disubbidiva e diceva bugie gli cresceva il naso e poi dovevano essere dei picchi a farlo tornare della giusta misura!».

Il povero Draco accolse quella notizia con una certa sorpresa. «I picchi? Nel senso… nel senso gli uccelli?» domandò, sconcertato, toccandosi la punta del naso con fare preoccupato.

«Il naso è di legno, lui è un burattino» specificò lei, alzando gli occhi al cielo. «Quando non obbedisce al grillo e dice bugie il suo naso si allunga e i picchi devono accorciarlo».

«Se io non obbedisco al mio grillo finisco sempre col litigare e sì, alla fine qualcosa si allunga, ma di certo non è il naso».

«Malfoy!».

Il suo rimprovero si perse fra gli alberi, ma, stranamente, non scatenò alcun tipo di reazione. Strano, quella parte dell’Inghilterra pullulava di ogni tipo di bestiole e creature, comprese tante creature Fantastiche di cui Draco non conosceva e non voleva conoscere il nome. Tuttavia, avendo passato anni in zone sperdute del mondo, circondato da terribili maledizioni e bestie sconosciute, lui sapeva fin troppo bene di non potersi fidare della tranquillità che li stava circondando.

Non potevano proprio fidarsi.

«La radura non è molto lontana» disse alla donna, facendole cenno di seguirlo lungo una zona più appartata. «Ti ricordi quella volta in cui ti ho raccontato della mia avventura in Perù?» le domandò poi, accigliato, stringendole la mano per assicurarsi che non si perdesse per strada. Ed anche, seppur in modo fortemente limitato, per sentirsi più tranquillo e rilassato. Non le avrebbe dato la soddisfazione di farle sapere quanto, in realtà, si sentisse in ansia.

«Intendi quando il lama ha provato a mangiarti i capelli scambiandoti per un cespo di lattuga?» chiese lei di rimando, ricambiando la sua stretta con un leggero sorriso. «Se non sbaglio me l’hai raccontato quando ho trovato la foto scattata da Ranya3 e non hai potuto negare. Non che tu non ci abbia provato, naturalmente, nonostante fosse evidente che il lama non fosse attratto da te per una questione di chimica animale».

Draco ebbe la forza di accigliarsi, nonostante quel silenzio intorno a loro si fosse fatto sempre più strano, sempre più innaturale. Come la maledizione in Perù. «Stai per sposarmi, mia cara, dovresti conoscere il vero motto della famiglia Black».

«Negare l’evidenza?».

«Negare soprattutto l’evidenza» le rispose, secco, stringendosi nelle spalle ma mantenendo gli occhi puntati nell’oscurità tutta intorno a loro. «Hai conosciuto il cugino Sirius, mia cara, credevo avessi imparato già con lui». Le sorrise, poi, vagamente intenerito. «Hai visto Teddy? Aveva le mani sporche di cioccolata ma ha inventato una credibilissima storia su di un ippogrifo entrato dalla finestra che lui ha combattuto con gran coraggio».

«Andromeda l’ha messo in punizione per una settimana» specificò Hermione, con una risatina divertita. «Quanto a Sirius…» il suo tono si affievolì notevolmente, finché non fu costretta a schiarirsi la voce. «Una volta l’abbiamo beccato in una stanza così piena di fumo da sembrare Londra in una mattina di novembre, ma ha avuto la faccia tosta di negare di aver toccato una sigaretta. La signora Weasley lo ha picchiato con il manico di scopa di Ron».

Senza poterselo impedire, Draco strinse i denti. «Non parlarmi di quella donna e di quel… quel mostro4. Mai più» sibilò, stringendo la presa sulla mano di lei con fare possessivo. Hermione poteva aver iniziato a superare il trauma, lui, invece, era ben lontano dal digerire tutta la rabbia che si portava in corpo da mesi. «Attenta a quella radice, Mon Ange, è parecchio grossa e potresti inciampare».

«Sai bene che loro non fanno più parte della mia vita e non li rivedremo più» provò a rassicurarlo, con quella solita gentilezza che a lui faceva venire l’orticaria. Sembrava sempre che non lo ritenesse abbastanza intelligente o forte da sopportare il carico di emozioni. «Radice? Intendi que-oh!». Naturalmente, lei inciampò proprio in quella radice, rovinando al suolo e trascinando anche lui con sé. Si ritrovarono entrambi contro la terra umida, lei fortunatamente per metà sul mantello di lui e quindi relativamente salva dal fango.

«Mezzosangue, per le mutande consunte di Merlino, te l’avevo pure detto! Lo sai che il fango è difficilissimo da eliminare da questo tessuto! E la spada si è pure sporcata» si lagnò Draco, tirandosi a sedere ed assicurandosi che anche lei facesse altrettanto, controllando che non si fosse ferita. «Stai bene?».

Lo sbuffo spazientito con lui lei gli rispose lo fece sorridere. «La spada, ti preoccupi della spada! Prima di quella e poi della tua futura moglie, è davvero poco cavalleresco da parte tua» sbottò, voltandosi a fissare malevolmente la radice in questione. «Io avevo alzato la gamba, la stavo superando ma si è sollevata! Non posso proprio capire come accidenti sia successo» mugugnò, rialzandosi quando lui, avendolo già fatto, le allungò la mano. Muoversi con quei vestiti doveva essere tutto fuorché semplice. Hermione, presa dalla stizza, si voltò a fissare la radice in questione con espressione bellicosa – proprio come era solita fare con Draco quando erano dei ragazzini – e poi, presa da un istinto che di nobile non aveva nulla, le diede un calcio.

Un secondo prima che lo colpisse, tuttavia, Draco notò qualcosa che avrebbe preferito davvero tanto non vedere. O, meglio ancora, che avrebbe preferito vedere ma solo come allucinazione, come una svista dettata dalla caduta. Le impedì di continuare con i suoi intenti, chiedendole, con un cenno, di guardare con maggiore attenzione.

C’erano delle scaglie.

Quella non era una radice.

Era una coda.

 

***

 

Il Nero delle Ebridi ha scaglie ruvide, occhi viola brillante e una fila di creste affilate lungo la schiena. La sua coda termina con una punta a forma di freccia e possiede ali simili a quelle di un pipistrello.5

Draco sentiva le gambe tremare, ma non era abbastanza spaventato da buttarsi alle spalle ogni dignità e mettersi a correre via come un bambino davanti all’uomo nero. Certo, a dargli coraggio era anche la presa di ferro che Hermione aveva arpionato al suo braccio, infilzandogli le unghie nella carne fin quasi a farlo sanguinare.

Ci voleva una bella faccia tosta ad essere spaventata! Lei non era quella che aveva aiutato un drago a fuggire da Hogwarts e che era evasa dalla Gringott a cavallo di una bestia cresciuta in cattività? Era Draco a non aver mai visto una creatura simile da così vicino. Quantomeno, non senza una squadra di Dragonologi pronti ad intervenire.

Il rettile era enorme, pacificamente addormentato fra gli alberi e solo vagamente infastidito dopo la loro rovinosa caduta sulla sua coda. Era più grosso di quello che aveva visto durante il Torneo Tremaghi, segno che dovesse essere un maschio. I maschi erano meno aggressivi, stando a quelle breve conversazioni che aveva avuto con l’unica, vera esperta con cui avesse mai avuto il piacere di parlare6. E fu proprio a lei che pensò, cercando di capire cosa accidenti fare per uscire da quella situazione molto più che incresciosa.

“Il Nero è estremamente aggressivo, soprattutto quando si invade il suo territorio”.

Naturalmente, lui ed Hermione avevano appena invaso la tana del drago, cogliendolo proprio nel momento del pisolino serale. Il brutto muso dentato era rivolto verso la cascata alla loro destra e, proprio al centro della spirale di scaglie, stava la spada, incastonata nella roccia.

Excalibur era eccezionale: identica alle descrizioni delle leggende, simile a tutte le altre spade che lui aveva visto nelle esposizioni a casa dei suoi amici. Al tempo stesso, tuttavia, c’era qualcosa di incredibilmente speciale in quella lama, forse nel modo in cui riluceva alla pallida luce emanata dalle loro bacchette, forse a causa dei rampicanti che la circondavano come a volerla proteggere.

La Spada che consegnerà il Trono al Vero Re d’Inghilterra.

«Cosa facciamo?» sibilò Hermione, guardandosi intorno con aria ansiosa. L’oscurità li circondava e, una volta resosi conto di dov’erano andati a finire e di chi fosse il loro vicino, il rumore sinistro del respiro della bestia impediva che il silenzio li avvolgesse come prima. «C’è un incantesimo muffliato qui intorno» aggiunse lei, quasi avesse voluto rispondere alla domanda che lui non aveva davvero posto. «Per questo motivo non abbiamo sentito nulla, mentre ci avvicinavamo. Immagino ci sia anche un qualche incanto che impedisce alla gente di avvicinarsi, Ella mi ha detto che sua nonna è sempre stata un’esperta in questo tipo di incantesimi».

“Il Nero odia essere disturbato. Se fossi mai riuscita a diventare una magizoologa mi sarebbe piaciuto poterli studiare da vicino”.

Ah, se solo avesse potuto dire a Rosemary di quel suo incontro! Lei lo avrebbe odiato per sempre, oppure si sarebbe fatta una grossa risata e gli avrebbe chiesto quante paia di mutande aveva già sporcato. Se fosse stato abbastanza sfortunato, probabilmente entro la fine della notte avrebbe avuto modo di rivederla e raccontarle tutto di persona.

Si sarebbe arrabbiata infinitamente, ne era certo: le aveva promesso una Rosemary Malfoy e stava per morire prima di portare a termine quel semplicissimo compito che lei gli aveva affibbiato. Quello e, naturalmente, far uscire suo padre dal vortice di depressione in cui era caduto dal momento stesso della sua morte.

«E come mai noi ci siamo avvicinati?» porre quella domanda, per Draco, fu proprio una violenza contro se stesso. «Questa mattina siamo passati giusto a qualche metro di distanza e non siamo stati attirati qui, mentre adesso sì. Perché?» insistette, tirando Hermione indietro di un passo. Quando lei calpestò un rametto lui sentì distintamente una delle sue ossa fare la stessa fine fra i denti del bestione.

«Perché, naturalmente, io vi voglio qui» gli rispose una voce cristallina ed incredibilmente familiare, proveniente direttamente dalle loro spalle. Voltandosi, entrambi si trovarono davanti ad una donna con meravigliosi capelli biondi ed occhi di smeraldo, straordinariamente simile a Druella ma decisamente più spaventosa.

«Margaret Fitzroy, è un piacere rivederla» Con una certa ironia, Draco si inchinò in direzione della donna, non sapendo bene se fosse più saggio mantenere Hermione al suo fianco oppure spingerla indietro, verso il drago ancora placidamente e miracolosamente addormentato. «L’ultima volta che l’ho incontrata era una simpatica vecchina che faceva la maglia, adesso, invece, usa la magia della più importante spada mai esistita. E tutto per che cosa? Per delle rughe in meno? Per un sedere senza cellulite?».

«Draco» gli sibilò Hermione, dandogli un pugno sulla spalla e lanciandogli uno sguardo esasperato. Non stuzzicare la pazza maniaca, idiota.

«Ti prego, chiamami Morgana, adesso» gli rispose la donna, con una risatina agghiacciante, dondolando leggermente i piedi da sopra il ramo su cui si era accomodata. «E sì, ho fatto tutto per qualche anno di meno» aggiunse, con un sorrisino. «Una nuova possibilità di splendere, di impormi senza un marito asfissiante… adesso sono io la protagonista».

«Ma perché farci trovare la spada?» domandò Hermione, accigliata. «Perché portarci all’unica arma che potrebbe fermare questo suo piano assurdo?».

In cuor suo, Draco conosceva benissimo la risposta.

La conosceva e la temeva.

«Ma io non vi ho portati alla spada… vi ho portati al Drago» specificò Margaret, con un sorriso dolce, da nonna. «Vedete, io ho letto delle vostre avventure per il mondo e sapevo che vi avrebbero mandati qui a rovinare tutto. Così…» si strinse nelle spalle, allegra, sistemandosi la generosa scollatura. «Mi dispiace soprattutto per te, Draco caro, ma vedi… non posso rinunciare a queste» nel dirlo, accennò al seno prosperoso. «Quindi… beh, spero vi divertiate nell’aldilà» continuò, tirando fuori la bacchetta.

“Quando il Nero punta una preda, nulla potrà impedirgli di porre fine alla sua caccia”.

«Margaret-».

Un boato infernale anticipò di un istante il pop della smaterializzazione della strega, svanita nel nulla. Un momento dopo, un ringhio feroce si sprigionò dalle loro spalle, facendo tremare la terra sotto i loro piedi.

Draco dormiens nunquam titillandus7.

Il drago si era svegliato.

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

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Avvertenza: Questa fanfiction è un sequel/spin-off della mia long: Lo Specchio delle Anime.

 

 

Non stuzzicate il drago che dorme.

 

Anche questa settimana, fortunatamente, sono riuscita ad aggiornare in tempo! La storia si avvicina alla conclusione – un altro capitolo e poi, forse, soltanto l’Epilogo – e credo che, con questa, si concluderà, per un po’, la parentesi del “Mirror Universe” (l’universo cui appartengono tutte le storie legate a Lo Specchio delle Anime). Forse mi prenderò un po’ di “ferie”, forse elaborerò qualcosa di diverso. Chi lo sa? Io di certo no!

 

Nonna Margaret è una simpatica vecchina, nevvero? 

 

 

Punti importanti:

 

» 1 – Merrick Rosier è un OC presente nella Long, come molti altri apparsi qui e lì nella fanfiction. Per chi non lo sapesse, è una cugina di Draco che, per ragioni particolari spiegate nella long stessa, ha deciso di diventare Auror.

 

» 2 – Venitemi a dire che Bellatrix non è psicopatica, se ne avete il coraggio! Ovviamente il riferimento è all’incontro che c’è stato fra Hermione e la Mangiamorte a Malfoy Manor, quando quest’ultima l’ha torturata per avere informazioni.

 

» 3 – Ranya è un’esperta di arte antica proprio come Draco. Ha aiutato lui ed Hermione nel passato (più suo zio che lei, in realtà) e si è tenuta in contatto, soprattutto perché ha una bella cotta per la nostra Mezzosangue ;)

 

» 4 – Nel caso non abbiate letto Lo Specchio, non ho intenzione di fare spoiler. Vi basti sapere che, in Lo Specchio, Ron e Molly si sono comportati davvero molto male con Hermione. Tranquilli, tutto ha una sua ragione logica.

 

» 5 – Cit. da “Animali Fantastici e dove trovarli, di N. Scamander”. Il 17 uscirà il film, non vedo l’ora. C’è una legilimens in quel film. Io adoro i legilimens. Nella mia prossima storia voglio usare una legilimens. (Merrick è una legilimens, se vogliamo esser pignoli).

 

» 6 – Riferimento a Rosemary Crave, figlia del dottor Newton Crave. Storia lunga, la ragazzina ha avuto una brutta vita. Draco e lei sono stati molto amici, anche se solo per un breve periodo.

 

» 7 – Non stuzzicare il drago che dorme. Ovviamente, è il motto di Hogwarts.  

 

Ho una domanda: io avevo pensato di scrivere qualcosina sui Malandrini, ma potrei avere in mente un’altra fanfiction ambientata nel periodo di Harry (possibile Dramione, in questo caso). Voi cosa pensate sia meglio sviluppare, per prima?

 

A lunedì prossimo, spero!  

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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