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Autore: eliseCS    14/11/2016    1 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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36 – Il momento della verità
 
 
 
James si svegliò di colpo senza un motivo ben preciso.
Aveva dormito senza sognare nulla, cosa di cui era abbastanza stupito.
Guardando fuori dalla finestra si rese conto che era già buio, doveva essere notte inoltrata.
 
“Hai dormito quasi dodici ore” una voce lo fece sobbalzare: Jade era seduta su una sedia di fronte al suo letto, esattamente dove l’aveva lasciata prima che si addormentasse.
Aveva dormito dodici ore…
Si girò di scatto verso Elise: la ragazza era ancora addormentata nel letto accanto al suo e sembrava non essersi minimamente mossa.
“Mi dispiace ma non è successo niente mentre dormivi” gli confermò la donna dispiaciuta.
Era evidente che anche lei sarebbe stata contenta se la nipote avesse dato segni di miglioramento.
Il ragazzo si lasciò ricadere sul letto con un sospiro.
Adesso che pensava che tutta la faccenda con Shayleen fosse finalmente finita ecco che gli restava qualcosa di cui preoccuparsi.
Richiuse gli occhi andando a cercare con la mano quella di Elise per poterla stringere di nuovo.
Quanto avrebbe voluto che la ragazza ricambiasse la sua stretta.
 
Ancora non sapeva che purtroppo avrebbe dovuto aspettare più di qualche giorno prima di poter tirare definitivamente un sospiro di sollievo.
 
 
 
***
 
 
 
Aprire gli occhi le sembrava impossibile.
Aveva le palpebre così pesanti che in quel momento le era inconcepibile anche solo pensare di provare ad alzarle.
Si sentiva stanca, esausta come non era mai stata.
 
Svuotata da ogni energia.
 
Sapeva però di non essere morta grazie alle voci che sentiva vagamente durante i rari attimi in cui poteva dire di essere in una specie di stato di veglia, durante i quali emergeva dalle tenebre che sembravano avvolgerla.
Quello che le parlava più spesso era James, seguito da Julia e Dan.
Avrebbe potuto giurare di aver sentito anche Albus e Lily insieme a Rose e Hugo che la ringraziavano per averli salvati – loro e i genitori – e per avergli restituito i poteri.
A quella notizia Elise si sarebbe messa a saltare dalla gioia, se solo avesse potuto.
Era proprio quello a cui aveva puntato e sapere di esserci riuscita le aveva tolto un peso dal petto.
Se solo fosse riuscita a far sparire anche la stanchezza che le impediva di muoversi e aprire gli occhi sarebbe stato perfetto.
 
Provò a concentrarsi per fare il punto della situazione.
Intanto era viva, e questa era già una gran cosa.
Verosimilmente era in una specie di coma per permettere al suo organismo di recuperare dopo l’enorme sforzo che aveva fatto.
E le andava anche bene, ma adesso per quanto la riguardava poteva anche bastare.
Tanto sapeva già cosa aspettarsi quando si sarebbe svegliata.
 
Perché lei si sarebbe svegliata, su quello non si discuteva.
 
 
 
La conclusione a cui era arrivata era che avevano sbagliato l’interpretazione della profezia.
Lei, il signor Potter, il Primo Ministro Shacklebolt e ovviamente anche Shayleen.
 
La luce che nasceva dal buio non era lei, ma i suoi poteri.
Poteri talmente forti, luminosi, da essere paragonati alla luce di una stella.
La luce si era spenta insieme a lei quando era passata oltre il velo e anche se alla fine lei era tornata indietro la luce era rimasta spenta lo stesso.
 
Ed ecco spiegato quel senso di spossatezza che si sentiva addosso: i suoi poteri non c’erano più, e quella era una grande differenza.
La cosa comunque non la preoccupava più di tanto: aveva vissuto più di metà della sua vita senza i suoi poteri.
Certo, magari all’inizio avrebbe fatto un po’ di fatica a riabituarsi alla normalità, ma non aveva rimpianti.
Stavano tutti bene, lei compresa quando si sarebbe decisa a risvegliarsi, e quello era tutto quello che contava.
 
Probabilmente la parte più difficile sarebbe stata dire la novità a James…
 
 
 
***
 
 
 
Aprì gli occhi con una facilità disarmante mettendo subito a fuoco il soffitto della stanza del San Mungo dove era stata ricoverata.
Non era quella della prima volta, però, poteva dirlo perché la cornice del quadro appeso al muro davanti al letto era diversa: chissà qual era il personaggio che la occupava.
La finestra della camera era chiusa e le tende erano tirate, ma si poteva ugualmente intuire la bella giornata di sole che c’era al di fuori.
 
Si mosse piano verificando di avere il controllo di tutte le sue parti del corpo.
Sorrise mentre sfilava le braccia dal leggero lenzuolo bianco con cui era stata coperta.
Appoggiando il destro al suo fianco realizzò che nella stanza non era sola.
 
James era seduto su una sedia accanto al letto, le braccia incrociate appoggiate sul materasso e la testa posata sopra girata di lato: era così che si era addormentato.
Stava dormendo ma la sua espressione non era rilassata, il cipiglio che assumeva quando era particolarmente preoccupato per qualcosa era ben visibile.
 
 
 
Era passata una settimana da quel fatidico giorno, una settimana durante la quale Elise non aveva dato il minimo segno di miglioramento.
In realtà non aveva dato segno proprio di niente: aveva continuato a dormire e basta, e Guaritori e Medimaghi si erano limitati a fare il minimo indispensabile insistendo nel dire che non avrebbe avuto senso per loro fare di più perché tanto la ragazza si sarebbe svegliata da sola quando sarebbe stata pronta.
 
Questo comunque non aveva impedito a James e a tutti gli altri di continuare ad essere divorati dalla preoccupazione.
La prima volta che Dan aveva portato Julia in ospedale per poter vedere l’amica la ragazza era rimasta bloccata sulla porta per qualche istante prima di scoppiare a piangere e catapultarsi su di lei cominciando a minacciarla che come minimo l’avrebbe uccisa se non si fosse decisa a darsi una mossa a svegliarsi.
Quando alla fine aveva recuperato la sua lucidità era stata lei a suggerire di non dire nulla, almeno per il momento, agli Starlet: si sarebbero preoccupati per nulla e non avrebbero comunque potuto fare nulla.
Quando Elise si sarebbe svegliata avrebbero pensato a cosa raccontare a loro.
 
In quella settimana James era come diventato un accessorio fisso della stanza, alternando sedia e letto a seconda che fosse giorno o notte.
L’unica volta che erano riusciti a portarlo a casa era stato mentre stava dormendo.
Solo che quando si era svegliato nel suo letto e non in ospedale aveva dato di matto e i signori Potter si erano rassegnati a dovergli portare i cambi al San Mungo e promettergli che non l’avrebbero più portato via senza il suo consenso per scongiurare il rischio che il figlio si autoimponesse un incantesimo di adesione permanente alla sedia (o al letto) che era stata strategicamente posizionata affianco al letto di Elise.
 
 
 
Elise non resistette alla tentazione, si raddrizzò sul letto e posò la mano tra i capelli ribelli di James accarezzandogli piano la testa.
Conoscendolo, testardo com’era, da lui non si sarebbe aspettata né più né meno di vederlo addormentato in una posizione così scomoda solo per restare vicino a lei.
Probabilmente si sarebbe arrabbiato con se stesso per il fatto di essersi addormentato.
 
Merlino, quanta voglia di abbracciarlo che aveva!
 
Il viso del ragazzo si rilassò appena in risposta alle leggere carezze che Elise stava continuando a fargli.
Dopo un po’ però tornò ad aggrottarsi finchè James non si svegliò sbattendo più volte le palpebre e alzando la testa guardandosi intorno quasi confuso.
Elise ridacchiò piano alla sua espressione quando il ragazzo si rese conto che non era l’unico sveglio nella stanza.
Smise praticamente subito e tese le braccia verso di lui nel momento in cui si accorse che quelle che avevano cominciato a scendere lungo le sue guance erano lacrime.
L’aveva già visto piangere quando lei era passata dall’altra parte dell’arco, ma anche in quella occasione non le era sembrato così sconvolto.
 
James non si fece ripetere l’invito due volte e l’attimo successivo erano abbracciati, lui praticamente disteso sopra la ragazza, entrambi che sorridevano tra le lacrime.
“Stai bene…”
“Sto bene”
 
 
 
 
Il Guaritore che passò più tardi per dare un’occhiata alla paziente inizialmente sorrise entrando nella camera notando che il giovane Potter non era più sulla sua sedia: finalmente doveva aver ascoltato tutti quelli che continuavano a ripetergli di concedersi un attimo di pausa e andare a casa per riposarsi come si deve.
Dovette però ammettere di essersi sbagliato alla grande quando si accorse che sì, effettivamente James non era più sulla sedia, ma sul letto, abbracciato ad Elise che dormiva con la testa appoggiata al suo petto.
Tutti e due sembravano estremamente rilassati, l’ombra di un sorriso ancora sulle loro labbra.
 
Anche quando era arrivato l’orario di visita i Potter, Dan e Julia avevano convenuto che sarebbe stato un peccato svegliarli, soprattutto James che non riposava decentemente da un pezzo, anche se Albus non aveva resistito alla tentazione ed era andato e tornato da casa nel giro di due minuti portandosi dietro una macchina fotografica per fare una foto ai due perché: “Insomma, sono troppo teneri così per farsi scappare l’occasione!”.
Neanche il rumore del flash aveva disturbato il sonno dei due ragazzi.
 
 
 
ↄ ↄ ↄ
 
 
 
“Pausa. Adesso” stabilì Julia chiudendo con un tonfo uno dei manuali di infermieristica da cui lei e la coinquilina stavano studiando.
Elise accolse la proposta, o meglio, l’ordine, con un sospiro di assenso, riponendo a sua volta il libro che anche lei aveva in mano, non prima di averci lasciato il segno.
 
L’arrivo di settembre non avrebbe portato con sé solo l’autunno ma anche l’esame finale di tirocinio tanto temuto dagli studenti della facoltà di infermieristica.
Elise spesso si chiedeva come mai i docenti dovessero divertirsi a torturarli così: non lo facevano già abbastanza durante l’anno accademico con gli altri esami?
(Evidentemente la risposta era no)
 
E così come avevano fatto già l’anno prima le due ragazze, libri e manuali alla mano, si erano date al ripasso seguendo scrupolosamente l’elenco degli argomenti illustrato nella guida che era stata data loro.
Il fatto che l’elenco comprendesse ogni singolo argomento affrontato in quei due anni era un altro discorso…
 
Anche James e Daniel, dal canto loro, non erano però messi tanto meglio, considerato che anche loro prima dell’inizio dell’anno accademico avrebbero dovuto affrontare un esame simile, solo con modalità diverse.
 
Si erano così ritrovati a vedersi meno di quanto avrebbero voluto, decidendo che era meglio studiare ognuno per conto proprio dopo un tentativo di un pomeriggio di studio tutti insieme che aveva avuto esiti disastrosi.
Disastrosi per lo studio, ovviamente; loro si erano divertiti un sacco.
Sotto sotto però ad Elise andava bene così: meno vedeva James meno avrebbe dovuto continuare a mentirgli.
 
 
Dopo il suo risveglio il ragazzo si era comportato in modo impeccabile, tanto che più volte Elise si era ritrovata a chiedersi come avesse fatto a meritarsi una persona così.
Era stato paziente e non le aveva mai messo fretta.
Anche adesso, a distanza di settimane, annuiva accondiscendente quando Elise gli diceva di non sentirsi ancora pronta per riprendere a usare i suoi poteri dopo l’esperienza traumatica che aveva vissuto al di là dell’arco.
 
Ovviamente aveva dovuto raccontare per filo e per segno quello che era successo, anche per dare la conferma definitiva che Shayleen fosse andata, ma era riuscita a sorvolare magistralmente sui dettagli che voleva lei.
L’ultima parte della profezia e la definitiva scomparsa dei suoi poteri erano tra quelli.
Peccato che quel giorno avrebbe finalmente capito come mai Daniel continuasse a dire che Julia sarebbe stata benissimo tra i Corvonero se avesse mai potuto frequentare Hogwarts…
 
 
 
“Potremo invitare i ragazzi a fare merenda qui, che ne dici?” propose Julia distogliendo Elise dalla (lunga) lista di argomenti che dovevano ancora ripassare strappandole i fogli dalle mani.
La bionda alzò un sopracciglio.
“E dai! Un po’ di distrazione può farci solo bene: stiamo studiando da stamattina e ci siamo a mala pena fermate per pranzo…” argomentò ancora la prima.
“Non vorrei disturbarli, sai che stanno studiando anche loro…” provò ad opporsi debolmente Elise.
“Oh, non credo che James avrebbe nulla in contrario ad essere disturbato da te…”
“Ma piantala!”
“Solo quando andrai a chiamarli. Dan stamattina mi ha detto che sarebbero stati tutti e due dai Potter a esercitarsi… finalmente ha imparato a usare decentemente il cellulare…”
“Perché allora non lo chiami?” tentò ancora Elise.
“Potrebbe averlo spento, come facciamo noi, per non avere distrazioni. Eddai! Ti smaterializzi e in due secondi abbiamo fatto, cosa ti costa?”
Al riferimento alla smaterializzazione Elise trasalì, notando solo in quel momento che il tono che Julia aveva tenuto durante tutta la conversazione era semplicemente troppo casuale per esserlo davvero.
Probabilmente aveva deciso di arrivare a parlare di quello prima ancora di proporre la pausa.
Accidenti a lei che la conosceva così bene e al suo intuito da Corvonero mancata.
 
Dopo quella provocazione Julia non si era persa nemmeno mezza delle emozioni che erano passate per la faccia dell’amica.
Sorpresa e stupore, rabbia, rifiuto, tristezza e, in ultimo, sconforto.
 
“Non posso smaterializzarmi, Ju” disse Elise in un sussurro.
“Solo perché continui a rimandare. Vedrai che prima ricomincerai ad esercitarti e prima le cose torneranno come prima” cercò di motivarla lei, lieta che l’amica avesse finalmente deciso di aprirsi su quello che nell’ultimo periodo per lei era diventato un argomento tabù.
A quanto pareva affrontare la cosa in modo diretto era l’unica tattica che riusciva a far parlare Elise.
 
“No Julia, non hai capito” aveva ripreso la bionda nel frattempo. “Io non posso più smaterializzarmi né… fare altro
Fu il turno di Julia a sfoggiare un’espressione sorpresa e confusa allo stesso tempo.
“Io… non ho più i miei poteri. Era il prezzo da pagare per poter tornare indietro e restituire la magia agli altri…”
Julia si alzò di scatto in piedi dal pavimento del salotto dov’erano rimaste sedute fino a quel momento.
Si era immaginata che dietro ci fosse qualcosa di serio, ma non così tanto!
 
Corse in camera a recuperare il cellulare da dove l’aveva lasciato e quando ritornò in sala aveva già fatto partire la chiamata, l’orecchio incollato al dispositivo.
Pur di non doverla guardare in faccia Elise aveva riaperto un libro ad una pagina a caso e si era rimessa a leggere.
Nonostante tutto non potè impedirsi di guardare la sua coinquilina in un leggero stato di panico quando la persona che quest’ultima stava chiamando aveva risposto al telefono.
 
“Dan? Dì a James di venire subito qui da noi… certo che centra Elise, perché avrei chiamato sennò? …ok, muovetevi”
La ragazza chiuse la chiamata voltandosi e scoprendo che Elise non era più nella stanza con lei.
 
 
Dopo neanche cinque minuti il campanello dell’appartamento trillò allegramente e Julia andò ad aprire la porta trovandosi davanti Dan con un punto interrogativo stampato in faccia e James con un’espressione palesemente preoccupata.
“Cos’è successo?” domandò brevemente quest’ultimo.
Julia provò a pensare ad un modo delicato per rispondere, salvo poi rassegnarsi e decidere di andare direttamente al nocciolo della questione.
“Elise mi ha detto che non può più usare i suoi poteri, non li ha più” spiegò rapidamente.
 
Visti i precedenti si sarebbe aspettata di dover aiutare Dan a trattenere un James almeno un pochino arrabbiato, ma contrariamente alle sue previsioni un lampo di comprensione attraversò gli occhi del moro che irrigidì appena la sua postura.
“Dov’è adesso?” domandò.
“Credo si sia barricata in camera…”
James annuì e senza aggiungere una parola imboccò il piccolo corridoio che portava alle camere.
 
In tutto quello Dan sembrava non aver capito fino in fondo cosa stesse succedendo: i problemi e i guai non sarebbero dovuti essere finiti da un pezzo?
“Vieni con me che poi ti spiego” disse affettuosamente Julia arpionando il braccio del ragazzo e trascinandolo fuori dall’appartamento.
“Lasciamo a quei due un po’ di privacy, non voglio essere qui quando il palazzo crollerà perché si sono messi a litigare di nuovo…”













Sono tornata a casa prima del previsto, perciò ecco il capitolo!
Spiegata finalmente la profezia: Elise per tornare indietro e per restituire la magia ai legittimi proprietari ha dovuto fare a meno dei suoi poteri, e doverlo confessare a James la spaventa.
Ma come dice anche il titolo del capitolo: il momento della verità è arrivato.
Prima Julia, che da brava Corvonero mancata capisce subito che la sua amica sta nascondendo qualcosa, e poi James: chissà come reagirà lui alla novità...
La storia ha raggiunto le 60 recensioni (super wow!!), perciò grazie a chi continua a seguirla, a chi trova il tempo per farmi sapere cosa ne pensa, e in particolare grazie a 
meg76 che mi lascia un parere ad ogni capitolo (per la fine della storia dovrò farti un monumento!).
Alla prossima settimana con il prossimo capitolo!
Buona serata
E.


 
   
 
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