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Autore: Sam__    16/11/2016    4 recensioni
[Swan Queen/ Long AU / OOC]
Innamorarsi e ritrovarsi con il cuore spezzato, imparare ad amare ancora, voler restare sul fondo ma contemporaneamente voler essere disperatamente salvati, scoprire la propria sessualità, stringere amicizie con persone che non ti aspettavi, sognare in grande, fare progetti, litigare, urlare, piangere …
Storia su come l’adolescenza può essere un gran casino!
I dolci sedici anni, vissuti da Emma e Regina.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Neal Cassidy, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15.
Come cane e gatto.

 
 
 
 
Emma non voleva che ci pensasse lei.
Perché Emma non si fidava di Robin, specie dopo quello che le aveva detto qualche sera prima.
Ma rispettò la volontà di Regina e represse il suo istinto di protezione.
Mantenendosi però vicino allo spioncino della porta, per controllare la situazione.
“Devi stare tranquilla.” Le disse la voce di Malefica da dietro le spalle “se succede qualcosa potrà dire addio alle sue palle.”
La serietà in quelle parole fece sperare ad Emma che Robin non sfiorasse Regina.
“Ci credo! Ma mi sento più sicura se li tengo sott’occhio.”
Malefica annuì, tornando a sedersi nel divano.
La bionda pensò a quanto fossero strane quelle ragazze e soprattutto la loro amicizia: potevano non vedersi o sentirsi per settimane, potevano litigare tutto il tempo, potevano dimostrare di non curarsi l’una dell’altra ma al momento del bisogno erano sempre pronte a guardarsi le spalle, a proteggersi e salvarsi.
Forse erano proprio quelli i tipi di persone delle quali si diceva che sarebbero rimasti con te fino alla fine.
 
Dall’altro lato della porta, Regina incitava Robin ad andar via.
“Non sei il benvenuto qui.”
“Perché è la casa della tua ragazza?”
Anche. “Perché in qualsiasi posto in cui mi trovo non sei gradito.”
“Da quando? Ieri?”
“Da quando fai l’arrogante, pensando di avere un diritto di proprietà sulla mia persona.”
“So di non avere un diritto di proprietà sulla tua persona, sto solo aspettando che tu apra gli occhi.”
“Su cosa, esattamente?”
“Sul fatto che non puoi lasciarmi per lei! Non ha nulla a che fare con il tuo mondo.”
“Forse è proprio per questo che voglio Emma. Mi distacca da tutto quello di cui faccio parte.”
“Ma prima o poi vorrai tornare indietro, ti mancherà tutto questo.”
Regina alzò gli occhi al cielo “credi che Emma mi vieti anche lontanamente di fare qualcosa? Mi tiene solo lontana dai guai. Tutto il resto è una mia scelta.”
“Quindi lasciarmi è una tua scelta? Non sei condizionata?”
“Certo che no, Robin! Condizionata da cosa? C’è un’altra persona, okay? C’è sempre stata! Non è mai realmente iniziata perché il mio cuore era proprio lì dove voleva stare, con lei. Malgrado il mio corpo fosse con te, e la mia mente tentava di esserci.”
“Mi stai facendo male, Regina.” Confessò il ragazzo.
“Mi dispiace. Sei tu che l’hai voluto. Potevi semplicemente accettare la mia decisione invece mi hai detto che non potevo lasciarti se non lo volevi …”
“Che cosa dovrei fare? Che si fa quando non vuoi lasciare quella persona ma lei vuole lasciare te? Tu hai qualcuno con cui andare avanti, ed io?”
Regina scrollò le spalle “non c’è un modo. La gente va e viene, non puoi trattenerla, malgrado la tua volontà. Dopo Daniel…sono sopravissuta, a malapena ma pur sempre sopravvissuta.” Allargò le braccia “e un giorno è arrivata Emma e tutto è tornato al proprio posto.”
“Devo sopravvivere mentre aspetto che arrivi qualcun altro?”
“No! No, tu non devi sbagliare! Devi vivere per te stesso, senza dipendere da nessuno e ben venga se arriverà qualcuno ad accompagnarti nel tuo viaggio ma non cadere giù solo per farti salvare.”
“Ma con te ha funzionato! Ti hanno salvata!” osservò Robin.
“Non ti affidare a questo. Quando ho toccato il fondo, era perché pensavo fosse quello che volevo, non perché sapevo che qualcuno sarebbe venuto a prendermi.”
“Voglio solo avere qualcuno anch’io.”
“Ma non puoi trattenere me, capisci? E poi lì fuori è pieno di persone che vogliono te.”
“Non lo so, Regina. E se tutti trovassero qualcuno migliore di me, alla fine?”
La ragazza abbozzò un sorriso “non abbiamo tutti paura che sia così?”
“Hai paura anche con Emma?” la guardò confuso.
“Oh, ce l’ho ancor di più con Emma” guardò in basso, cominciando a giocherellare con le sue stesse mani “chiunque è migliore di me, non ci metterebbe nulla a trovarlo se solo capisse quanto valgo.”
“Beh, ha lasciato Neal, nettamente il ragazzo migliore di Storybrooke, per te. Qualcosa dovrà pur valere.”
“Si ma, non credo la mia paura possa svanire per questo.”
“Credo la paura sia più grande quanto è più forte quello che provi.”
Regina annuì.
“E credo che sarà una cosa che riuscirai a mandare via con il tempo.”
Regina non poteva far altro che augurarselo.
“Potevi già essere a fare stragi di cuori invece di perdere tempo venendo qui.”Gli disse, smorzando la serietà che si era creata.
“Credo di essere venuto per farmene una ragione.”
“Nah, ti dispiace solo perché il ragazzo più popolare della scuola è stato scaricato invece di essere stato lui a infrangere l’ennesimo cuore.” Sorrise.
“Forse.” Rispose Robin abbozzando un sorriso “sei davvero sicura della tua scelta?”
“Mai stata più sicura in vita mia.”
“Posso stare ancora con il gruppo o …?”
“Ma certo che si, Robin! Noi funzioniamo decisamente meglio da amici.”
Il ragazzo annuì, guardando la porta dietro Regina.
“Scusa ma non posso invitarti ad entrare, è un pigiama party.” Scosse la testa, sorridendo.
“Salutami le ragazze.” Disse voltandosi per andar via.
 
Emma aprì immediatamente la porta non appena vide Robin andarsene.
“Tutto bene? Che cosa è successo?”
Regina le sorrise “sono single al cento per cento.” Le diede un bacio sulle labbra.
“Oh! Aah! Fantastico!” disse seguendo Regina all’interno di casa sua.
Ursula abbassò la musica al vedere Regina, e insieme a Crudelia e Malefica stettero a guardarla in attesa.
“Robin vi saluta.”
Le tre ragazze annuirono, grate di non dover picchiare nessuno, almeno quella sera.
“Chi ha fame?” chiese poi Emma, sperando di far ritornare la serenità di inizio serata.
“Pizza!” urlò Ruby.
“Vi va se cucino io?” si propose Regina “facciamo un diversivo invece del solito cibo da asporto.”
“Oh si! Le volte che ha cucinato per noi volevamo sempre il triplo bis!” rispose Ursula.
“Quei piatti me li sognavo la notte!” aggiunse Crudelia.
“Tu cucini?” inarcò un sopraciglio la bionda.
“Ed anche parecchio bene. Non mi limito ad una cioccolata calda.”
“Che cosa stai insinuando?”
“Te lo mostro.” Disse, facendosi strada verso la cucina, seguita a ruota da Emma.
“Non fatelo sul cibo!” si raccomando Malefica. Tra quelle due la tensione sessuale la fiutavi nell’aria.
 
“Intanto, chi ti ha insegnato?” chiese Emma appoggiata vicino ai fornelli, mentre Regina prendeva le pentole dalla credenza, oramai conosceva quella casa a memoria.
“Internet.” Rispose.
“Non ci credo!” rise.
“Dovevo arrangiarmi! Due anni fa abbiamo affittato uno chalet in montagna e nessuno di noi sapeva cucinare, cosa avremmo mangiato per una settimana? Così ho deciso di imparare.”
“Dopotutto, c’è qualcosa che sai fare.”
“Oh certo! Mi aprirò un ristorante allora.”
Emma le diede un buffetto  “dai, si sta solo parlando!”
Regina riempì una pentola d’acqua e la mise sul fuoco “mi stai tra i piedi.” Disse ad Emma, piazzata proprio nella zona dove la mora avrebbe fatto avanti e indietro.
“Scusami.” Disse, avvicinandosi per darle un bacio in guancia e poi spostarsi “posso aiutarti?”
“Così da non poter impressionarti con le mie doti culinarie? Ah-ah! Faccio tutto io.”
“Così da dimostrarti che la cioccolata calda non è l’unica cosa che mi riesce bene.”
“Lieta di sapere che sai bruciare anche altro.”
“Molto divertente.” Rispose la bionda, sedendosi nel bancone dietro Regina “devo ricordarti di chi è stata la colpa?”
“Tua che non mi hai lasciato andare.”
“Ho fatto la cosa giusta.”
La mora si voltò a guardarla “è vero, l’hai fatta.”
Emma le sorrise “che cosa mi cucini?”
“Nella credenza abbiamo pasta, pasta, altra pasta e …. Oh, pasta!”
“Ho buttato fuori i miei genitori nel pomeriggio per sistemare casa, torneranno con la spesa.”
“A proposito, dove li hai mandati?”
“Granny’s.”
“Non che c’era da chiederlo.”
Ora che ci pensava … “ma i tuoi sanno di noi?” aggiunse.
“Nessuno sapeva di noi fino a stamattina quindi perché dovrebbero saperlo?”
Scrollò  le spalle “non so, sembrava avessi un buon rapporto con i tuoi genitori.”
“Ce l’ho. Ma non c’è stata l’occasione di dirglielo. Erano molto affezionati a Neal, mi serve un momento adatto, non uno qualsiasi. E’ una cosa importante.”
Regina annuì.
“I tuoi lo sanno?”
Sbuffò a ridere “non ho quel rapporto con i miei. Se lo verranno a sapere ne parleremo.”
Emma preferì cambiare discorso.
“Allora, con cosa farai la pasta?”
“Con della polpa di pomodoro, credo.”
“L’unico condimento rimasto?” chiese con imbarazzo.
“A meno che tu non voglia olio e pepe.”
Emma scese dal bancone solo per avvolgere da dietro Regina in un abbraccio “senti lascia perdere, davvero. Ordiniamo una pizza.”
La mora si rigirò nell’abbracciò e prese il viso della ragazza tra le mani “lasciati stupire!”
“E’ che … sembri arrabbiata.”
“Ammetto che avere una varietà di scelta delle cose da cucinare mi sarebbe piaciuto ma no, non sono arrabbiata.”
“Mi fido.” Rispose Emma, dandole un bacio veloce e tornando al suo posto.
“Invece posso chiederti come mai hai fatto quella cosa a mensa?”
“Quale cosa?”
“Prendermi e baciarmi quando stavamo ancora decidendo se era o meno il caso di dire che stavamo insieme.”
“Beh Ruby lo stava per dire, ho preferito dirlo io.”
“Oh, eccome se l’hai detto!” rispose, svuotando la lattina della polpa nella pentola.
“Ti ha infastidito?”
“Mi ha dato una sensazione di ipocrisia.”
“Non volevo, scusami. E’ solo che, tanto valeva mostrare quanto ero felice io per questa cosa, invece di far vedere quanto ne era felice Ruby.”
Regina non poté fare a meno di sorridere a quell’affermazione “effettivamente … forse hai fatto bene.”
“Forse?”
“Non sono in vena di darti ragione.” La canzonò.
“Ah, mi sembra giusto.” si finse offesa Emma “almeno di Robin vuoi raccontarmi?”
“Te l’ho detto, ha solo finalmente accettato la mia decisione.”
“Tutto quel tempo è successo solo questo?”
“Abbiamo un po’ parlato del tempo che passa, di come si supera qualcosa …”
“Di me?”
“Ovviamente. Ho menzionato che il mio cuore era con te anche quando stavo con lui.”
Emma restò colpita da quelle parole “il tuo cuore era con me in che senso?”
“In senso figurativo ma romantico: il mio cuore è tuo, puoi prendertelo se vuoi.”
Odiò il modo in cui lo disse.
Come fosse una cosa normale e quotidiana.
Come fosse la cosa più semplice al mondo, dirle per la prima volta che il suo cuore le apparteneva … proprio mentre cucinava la pasta con il pomodoro!
Ma fu proprio per quello che Emma amò così tanto quel momento.
Non aveva nessun particolare speciale o unico per essere ricordato, ma le parole di Regina lo avevano appena caratterizzato.
“Puoi girarti un secondo che devo baciarti?”
Regina si voltò con un sorriso stampato sulle labbra e si lasciò baciare da Emma.
“Se mi fai bruciare qualcosa la colpa è tua.”
“No, la colpa è solo tua e delle tue parole.”
“Io ho soltanto detto quello che penso.”
“Potevi scegliere un altro momento.”
“Non c’era momento migliore per farti sapere che il mio cuore era già tuo mentre nel giro di poche settimane passavi  dal volere me e Neal ma amare di più lui ad amare di più me.”
Ora che ci pensava, avevano sempre usato il verbo amore senza mai dirsi quelle due parole.
“Beh nel giro di poche settimane, ho realizzato molte cose: Ti ricordi quando ti dissi che la cioccolata calda con la cannella era la mia cosa preferita al mondo?”
Regina annuì.
“Mi sbagliavo. Tu sei la mia cosa preferita al mondo.”
E questo valeva qualsiasi ti amo.
 
Più tardi quella sera, dopo che tutti avevano fatto i complimenti a Regina per la bontà del piatto pur essendo tanto comune e semplice da fare, Mulan si alzò da tavola “si è fatto tardi.”
“Oh, ma potete restare a dormire!” rispose Emma.
“I tuoi genitori?” chiese Regina.
“Ho detto loro che vi avrei invitato a restare a dormire quindi credo passeranno la notte da Granny’s.”
“Si ma un secondo” intervenne Zelena “non per male, Emma, ma in questa casa non ci sono abbastanza posti letto per tutte.”
“Ci sono due divani e tanti sacchi a pelo.” Sorrise.
“Allora restiamo?” ipotizzò Aurora cercando conferma nella sua ragazza, che rispose annuendo.
“Per me va bene.” disse Zelena.
“Idem.” Le fece eco Ruby.
Regina sbuffò a ridere quando da parte delle sue amiche l’unica risposta che arrivò fu il silenzio.
“Cosa?” chiese Emma non capendo.
“Non sono tipe da sacco a pelo …” rispose la mora.
“I divani sono due, quindi se per voi va bene-“
“Non provarci, Mal!” la fermò Regina “i divani sono due, quindi si fa a sorteggio.”
Malefica sbuffò “non mi metto a discutere solo perché non voglio rovinare la serata.”
“Non ti metti a discutere perché sai che ho ragione.”
Malefica fece per rispondere.
“Lascia perdere!” le disse Crudelia “creerai esattamente quello che vuoi evitare.”
“E comunque il sorteggio potrebbe essere dalla nostra parte.” Ammiccò Ursula.
Infatti non fu dalla loro parte.
“Comodo il pavimento?” sghignazzò Regina, riferendosi ovviamente alle sue amiche e non ad Aurora, Mulan e Zelena finite anche loro nei sacchi a pelo.
“Sii gentile.” La riprese Emma.
“Dovresti essere anche tu qui con noi, dal momento che il divano è uscito ad Emma.” Disse Malefica.
“Emma ha voluto condividerlo con me. Puoi sempre chiedere a Ruby di condividerlo con te.”
“Che ne dite se la smettiamo e ci mettiamo a dormire?” propose Zelena.
“Esatto! Fate silenzio.” Decretò Aurora, stringendosi maggiormente al corpo di Mulan.
Regina si sistemò meglio contro lo schienale del divano, cercando di dare più spazio ad Emma.
“Non è granché comodo, eh?” sussurrò.
La bionda abbozzò un sorriso.
“Ho un idea! Girati.”
Emma la guardò confusa.
“Se ci mettiamo a cucchiaio staremo più comode.”
Fece come le era stato detto e si sentì infuocare quando le braccia di Regina l’avvolsero, stringendola al suo corpo.
“Meglio?”
“Per certi versi.”
“Che cosa vorrebbe dire?”
“La tua vicinanza fisica mi deconcentra.” Confessò la bionda.
Regina rise piano per poi stamparle un bacio nell’incavo del collo.
“Così non aiuti.”
“C’è sempre la tua camera.”
Emma restò in silenzio davanti quell’affermazione.
Diceva sul serio?!
“Stavo scherzando” affermò Regina “è solo troppo divertente.”
“Cos’è divertente? Il mio disagio a parlare di ciò?”
Il viso della mora si corrucciò, malgrado Emma non poteva vederlo.
“A parlare di cosa?”
Emma sospirò “non è il momento. Qualcuno potrebbe sentire.”
“Stiamo sussurrando.”
“Si, ma c’è troppo silenzio.”
“Vuoi andare da un’altra parte?”
“No, no. Può aspettare domani.”
Regina si rassegnò, restando in silenzio per qualche minuto.
“Si ma io non posso andare a dormire così.”
“Così come?”
“Con te che ce l’hai con me.”
Emma si girò nuovamente, in modo da incontrare gli occhi dell’altra “non ce l’ho con te.”
“Non riesco a scacciare via il pensiero, comunque.”
“Sembri un gatto.” Disse improvvisamente la bionda.
“Cosa c’entra?”
“Dico, se tu fossi un animale saresti definitivamente un gatto.”
“Che tipo?”
“Oh, un gatto qualunque! Sono tutti uguali: eleganti, indipendenti e riservati.”
“Io sono tutti e tre.”
“Te l’ho detto che sei un gatto.”
“Tu sei un Golden Retriever.”
Emma inarcò un sopraciglio “mi hai dato addirittura una razza nel giro di pochi secondi.”
“Ma certo, è facile! Sai quei cani che sono sempre felici, che vanno d’accordo con chiunque e ti mettono allegria solo a guardarli? Sei definitivamente un Golden Retriever.”
“Ma cani e gatti non vanno granché d’accordo.”
“Beh ci sono casi e casi.”
“Allora perché si dice come cane e gatto?”
Regina sorrise “c’è una canzone su questa cosa e diceva tipo … come cane e gatto, come il giorno e la notte, siamo bianco e nero, viviamo solo per rincorrerci …
“Che cavolo di canzone è?” rise piano Emma.
“Non so in quale cassetto della mia memoria era ma ci rispecchia perfettamente, non trovi?”
“Abbastanza.”
In quel momento, un cuscino a velocità arrivo addosso ad Emma “ahi!”
“Vi dovete stare zitte!” affermò Crudelia “e ripassami il cuscino!”
“Se dovete parlare andate in un’altra stanza.” Aggiunse Ursula.
“Così mi lasciate il divano.” Le fece eco Malefica.
Regina prese il cuscino e con forza lo lanciò in faccia a Crudelia “e tu dormi, Mal.”
Si risistemò dietro Emma.
“Ti ho fatto distrarre alla fine.” Le disse quest’ultima.
La mora le stampò un bacio sulle labbra “buonanotte.”
“Notte.” Rispose la bionda, per poi rigirarsi e sistemarsi a cucchiaio.
Regina la strinse maggiormente a sé “oh, quasi dimenticavo: prima mi hai detto che vengo prima della cioccolata calda con cannella nella lista delle cose preferite. Tu vieni prima delle sigarette.”
Emma si limitò a sorridere.
 
 
L’indomani mattina, decisero di fermarsi da Granny’s per fare colazione prima di andare a scuola.
Non appena Emma entrò, vide i suoi genitori seduti ad un tavolo “buongiorno!” esclamò, correndo da loro.
“Ciao, tesoro!” disse Snow, tirandola in un abbraccio.
“Com’è andata?” chiese David.
“Ci siamo divertite. E manca qualsiasi forma di cibo a casa.”
“Lo sapevamo, ma hai detto che avreste ordinato una pizza.”
“Alla fine Regina ha voluto cucinare.” scrollò le spalle “a voi com’è andata?”
I due si guardarono, scambiandosi un sorriso complice “benissimo.” Risposero all’unisono.
“Okay, okay, risparmiatemi i dettagli.”
“Non abbiamo detto nulla.” Ribatté Snow.
“Ho ugualmente capito! Vado a fare colazione.”
Raggiunse Regina che era in un tavolo da sola.
“Perché non ti sei seduta con le altre?”
“Dobbiamo parlare, ricordi?”
Emma annuì, sedendosi di fronte a lei.
Granny  arrivò qualche secondo dopo “ecco qui: cioccolata calda con cannella per Emma” poggiò davanti la ragazza una tazza colma fino all’orlo “e caffè macchiato per Regina.” Una tazza più piccola le fu poggiata davanti.
“Grazie!” risposero all’unisono.
La vecchia signora sorrise, per poi lasciarle sole.
“L’ha fatto di sua spontanea volontà o …?” chiese Emma.
“Ho ordinato io. Non è poi così difficile indovinare cosa vuoi per colazione.”
“Grazie a te, allora.” Sorrise.
“A cosa ti riferivi ieri? Cos’è che ti fa sentire a disagio?” chiese Regina immediatamente dopo. La curiosità le stava arrovellando il cervello da diverse ore.
La bionda scrollò le spalle “la tua esperienza.”
“Ovvero?”
“Tu sei così pronta. E’ naturale per te, e non credo trovi normale che io voglia aspettare.”
“Mmh. Mi dai il soggetto della conversazione o devi confondermi ancora per molto?”
Emma deglutì. La imbarazzava dirlo.
“Quindi?” l’incitò Regina.
“Ieri, quando mi hai detto che potevamo andare nella mia camera, a cosa ti riferivi?” cercò di girarci intorno.
“Per la miseria, ancora? Stavo scherzando!”
“No, no lo so! Ma su cosa stavi scherzando?”
“Sul … salire in camera e fare sesso?”
Emma le puntò l’indice contro “ecco, esattamente quello, l’ultima parola che hai detto.”
“Che problema hai con la parola sesso?”
“Regina, ti prego.” Le gote le diventarono rosse.
“Cavolo ma fai sul serio? Che cosa c’è di così imbarazzante?”
“Vedi? Tu sei così tranquilla pure a parlarne. Non trovi nulla di strano, imbarazzante o quant’altro. L’hai già fatto, perché dovresti avere un problema?”
“Cioè tu e Neal non avete mai-“
“No, no!”
La notizia scombussolò la mora “ma stavate insieme da un anno …”
“Non eravamo pronti!”
“Okay, okay” alzò le mani in segno di resa “non ti sto giudicando, voglio solo capire.”
“Ogni volta che fai un riferimento, anche per scherzo, mi metti in difficoltà.” Ammise tristemente.
“Emma, mi dispiace, non lo sapevo. Non ne farò più, okay?”
“Forse per te è anormale, è troppo tardi … avremmo già dovuto farlo …”
Regina strinse la sua mano sopra il tavolo “pensi davvero che sia così importante per me? Non me ne frega niente, davvero.”
La bionda sospirò “non voglio che tu stia dietro a me ed ai miei tempi.”
“Beh indovina un po’? Io sto con te quindi aspetterò i tuoi tempi.”
“E’ solo che non mi sembra giusto.”
“Emma, io avrò anche superato le paure e l’insicurezza che precedono la prima volta, ma con te avrà un importanza diversa. Ci tengo tanto quanto ci tieni tu e quando è così è giusto aspettare di avere un intimità che ti coinvolga al punto da sentirci pronte.”
Fu finalmente convinta delle parole di Regina.
E senza dubbio ne fu anche contenta. “D’accordo.”
“Abbiamo tutto il tempo del mondo, nessuno ci corre dietro, okay? E ci sono ancora un sacco di tappe da fare.”
“Che faremo insieme.” Precisò Emma.
La mora sorrise “cresceremo insieme, sta tranquilla.”
In quel momento, Daniel entrò nel locale.
Andò dritto nel loro tavolo “possiamo parlare?” disse a Regina.
Quest’ultima guardò Emma “torno subito, okay?”
La ragazza annuì piano e lentamente lasciò andare la mano che le stava ancora stringendo.
Regina pensò di avvicinarsi e baciarla, ma poi si ricordò che anche i genitori della ragazza erano lì, così lasciò perdere e seguì Daniel fuori dal locale.
“Così hai lasciato Robin.” Le disse non appena furono fuori.
“Già.”
“Magari possiamo tornare a parlare di quello che è successo a capodanno?”
Regina lo guardò confusa “cosa è successo a capodanno?”
“Stavo venendo da te per baciarti a mezzanotte.”
“Ah, vero. Io sono andata da Emma.”
“Non è di lei che stiamo parlando in questo momento!” alzò leggermente il tono della voce il ragazzo.
“Okay, per cominciare ti calmi. E poi di cosa staremmo parlando allora, sentiamo.”
“Si parlava della possibilità di spiegarti perché l’ho fatto.”
“Ma a me non me ne frega niente, è abbastanza chiaro?”
Daniel sospirò “possibile che io non ti faccia alcun effetto?”
“In circostanze diverse me l’avresti fatto, te lo garantisco.”
“Basta togliere Emma alla circostanza attuale, scommetto.”
“Non puoi toglierla, però. E’ per questo che alla fine parliamo sempre di lei.”
Daniel le si avvicinò “puoi far finta che non esista per un secondo?”
Regina alzò gli occhi al cielo “ne dubito.”
“Okay ma se lei non ci fosse ed io invece sarei qui, adesso che succederebbe?”
“Spererei di essere abbastanza forte da non cadere nelle tue braccia credendo davvero che tu sia tornato per me.”
“Ma l’ho fatto.” Ribatté il ragazzo.
“Ma è troppo tardi. A prescindere da Emma, è troppo tardi.”
“Perché?”
“Mi hai lasciato qui e sei andato via senza dire una parola, senza lasciarmi un biglietto, hai cambiato numero di telefono.”
“Te l’ho detto, credevo solo fosse più facile sparire senza dirti addio. Non sapevo neanche come dirti addio.”
“Potevi anche inventarlo!” esclamò esasperata “anche un addio pietoso sarebbe stato meglio di andare a dormire con la sicurezza di vederti il giorno dopo e risvegliarsi per scoprire che sei andato via.”
“Dimmi cosa devo fare per farmi perdonare.”
“Niente. Io voglio che tu non faccia niente perché non mi interessa perdonarti! Mi dici di non parlare di Emma quando lei è l’unica ad essermi rimasta a fianco quando perfino io mi ero mandata al diavolo.”
Daniel rise “e credi durerà ancora per molto? Sei il problema che nessuno riesce a risolvere! La sfida che tutti rifiutano! E’ una tipa che non si da per vinta e vuole solo mettersi in gioco! Se ne andrà Regina, te lo garantisco.”
“E tu invece resterai dopo avermi già lasciata una volta? Tze, immagino.” Fece un passo indietro “risolvi le questioni per cui sei tornato ma non venire più a cercarmi. E soprattutto, non parlare mai più come se conoscessi Emma.”
Fece per girarsi ma Daniel fu più veloce e, avendo già visto la figura di Emma avvicinarsi alla porta, prese Regina per un braccio e la tirò davanti a sé, tenendola in una morsa ferrea “tu prova a risolvere questo” le sussurrò prima di baciarla.
Regina si dimenò per sottrarsi a quel contatto, mentre Daniel aprì gli occhi per accertarsi che Emma avesse visto.
A quella sicurezza, la lasciò andare “forse ti ho messo nei guai” scrollò le spalle facendole un cenno verso la porta.
Regina si girò per trovare Emma con un espressione distrutta sul viso.
“No no no! Non è come pensi!”
 
Emma non la degnò di uno sguardo e cominciò a camminare per andare via.
Regina le si mise davanti “l’ha fatto apposta, Emma! Mi ha baciata lui.”
La ragazza scosse il capo, superò l’altra e corse verso il suo maggiolino.
Ovviamente, Regina le seguì “se solo mi ascoltassi per un secondo invece di scappare!”
Emma aprì la macchina e salì, e Regina fece lo stesso.
“Scendi dalla macchina.”
“No se prima non mi ascolti.”
“Hai un secondo.”
“Emma, per la miseria!”
La bionda sbuffò.
Aveva visto ciò che aveva visto. E non voleva discuterne adesso.
“Gli avevo detto di non venirmi mai più a cercare e lui ti ha vista e per dispetto mi ha baciata!” spiegò Regina.
“Certo.”
“Perché non mi credi? Ti ho mai dato motivo di dubitare della mia fiducia?”
“Perché non può essere un caso: un attimo prima ti dico di non essere pronta per un rapporto intimo, quello dopo lui arriva, e poi vi trovo fuori a baciarvi!”
“E come sarebbe connesso tutto questo?”
“Vuoi ottenere da lui qualcosa che non puoi avere da me.”
“Certo, è per questo che ho ti ho aspettato tutto questo tempo: per mandare tutto a puttane!” disse con sarcasmo.
“Puoi aver riconsiderato tutto dopo la mia dichiarazione.”
“E mandato un messaggio a Daniel così velocemente che un secondo dopo era già lì! Ovviamente con scritto scopiamo seduta stante davanti a Granny’s così la mia ragazza ci vede! Sono più intelligente di così, e tu lo sai.”
“Lo sei?”
“Cazzo, ma fai sul serio?” doveva essere lei a mantenere la calma ma in realtà si stava solo infuriando.
“Ti ho vista Regina! Magari ti ha baciata lui ma tu non l’hai di certo respinto!”
“Ho cercato di spingerlo via per tutto il dannato tempo! Mi teneva stretta perché sapeva che l’avrei allontanato ma doveva farsi vedere da te!”
Davvero non capiva come Emma potesse ancora insistere su un qualcosa che era talmente ovvio.
“Che cosa ci avrebbe guadagnato se io vi avessi visto?”
“Questo!” indicò prima lei e poi se stessa “voleva esattamente farci litigare perché dal momento che io non lo voglio, vuole rovinare la mia relazione con te.”
Emma annuì “ora va via, per favore.”
“Che cosa?” chiese sconvolta.
“In testa ho costantemente l’immagine di te e lui che vi baciate, e la tua spiegazione è logica, non è che non mi fidi-”
Non è che non ti fidi? A me sembra tutto il contrario visti i tuoi dubbi! La fiducia annienta i dubbi. La fiducia non permette alla tua testa di contraddire il tuo cuore.”
“E’ solo andato tutto un po’ troppo veloce. Posso avere un po’ di tempo da sola? Forse la mia testa non riesce a sentire il mio cuore.”
“Forse perché il tuo cuore nemmeno ci prova a farsi sentire … fai quello che vuoi.” Fece per scendere dalla macchina.
“Regina-“ tentò di fermarla.
“Credo che anche a me serva del tempo.”
Uscì dal maggiolino giallo, sbattendo con forza lo sportello dietro di sé.
 
 
 


 
 

# don’t fight me on this
 

Perdonate il ritardo, purtroppo la mia beta ha a malapena il tempo di respirare e quindi ha ritardato con la revisione!
Questo è il capitolo 15, e se andate a vedere il prologo significa che siamo arrivati alla fine di questo viaggio ... o quasi.
Alla prossima settimana con l'epilogo!
Sam
  
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