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Autore: SofiFlo    18/11/2016    1 recensioni
L'Università, gli amici, gli amori: Regina inizia un anno favoloso all'Università di Storybrooke, con persone che non potranno che restare per sempre nella sua vita. Lezioni, incontri, studi, svaghi, un po' di fantasia, indecisirni e voglia di vivere, giusto per essere "normali" o, per meglio dire, più simili alla realtà.
Con qualche tentativo di inserire tutti i personaggi e le ship
(Scusatemi, non sono capace di scrivere le presentazioni)
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Emma camminava avanti e indietro, senza smettere di parlare, ma quelle parole non raggiungevano l’orecchio di Regina. Non riusciva a sentire e non riusciva a capire, e non era dovuto all’eco che avrebbe dovuto sentire in quell’edificio enorme, era come se ci fosse un velo tra lei ed Emma, un velo sottilissimo, che toglieva semplicemente un po’ di colore a tutto quel che aveva davanti.

Sentiva i suoi passi rimbombare sulle pareti di quella…chiesa? Sì, sembrava proprio l’interno di Notre Dame, almeno per come ricordava di averla vista a Parigi, ma non c’era la folla di quel giorno, la chiesa era deserta e c’era solo Emma…no, Emma era sparita, ora era Robin a camminare, sembrava un predicatore, vestito di bianco e di nero, forse aveva fatto cambio di ruolo con Emma, anche lei era vestita così fino a poco prima. Doveva essere un discorso molto forte, il suo, si muoveva con una sorta di agitazione, sembrava nervoso, muoveva le braccia, pareva, a volte, arrabbiato. E la folla lo acclamava, ma…quando era comparsa la folla, e perché erano in una piazza ora? La luce del sole le arrivava negli occhi, e non poteva vedere bene.

Sì, c’era Emma, di nuovo, non avrebbe confuso quella chioma bionda con nessun altra al mondo, ma…il fuoco la circondava e perché nessuno l’aiutava? Era su una pira, ma era ancora viva! Le fiamme salivano verso quella figura lontana e Regina sentì il proprio urlo, quel grido disperato che non sembrava neanche poter provenire dalla sua gola.

Le fiamme danzarono davanti ai suoi occhi, in un turbinio luccicante, che sarebbe potuto sembrare un bello spettacolo se non avesse visto quel corpo atletico dimenarsi al centro del fuoco, contorcersi in un’implorazione di pietà.


Regina si svegliò di soprassalto,  nella sua camera da letto, sudata da capo a piedi. Cercò di spostarsi i capelli appiccicati alla faccia, ma le mani, tremanti, non rispondevano.

Scese dal letto, sentendo ogni movimento pesante, come se il corpo non volesse risponderle.  Andò in doccia e rimase lì, vestita, sotto l’acqua fredda che le scorreva addosso. Sentì il suo corpo, in quel momento così estraneo, sussultare. Spense l’acqua e si sedette in terra, portandosi una mano alla fronte. Aveva la febbre, di questo era certa.

Si cambiò il pigiama, ma non asciugò i capelli. Per il caldo, non riuscì neanche a stare a letto a dormire, e si abbandonò invece sul divano.

Così, la mattina dopo, quando Emma arrivò a casa sua, fu Regina ad andare ad aprire. La guardò per qualche secondo, poi cercò di richiudere la porta, ma Emma la bloccò con il piede, e a quel punto Regina sapeva che non avrebbe vinto quella battaglia. Non le restava altra soluzione che farla entrare.

Sedette sul divano da cui si era appena alzata, cercando di tenere una postura composta, che non tradisse il disordine che aveva in testa, e sperando di avere i capelli in ordine, e rimase a fissare la bionda, che le stava di fronte, in piedi.

Per alcuni minuti, che a entrambe sembrarono ore, non dissero una parola. Si osservarono semplicemente a vicenda, come due animali pronti l’uno ad attaccare i punti deboli dell’altro, attente a non lasciare incrociare gli sguardi, neanche quando questi andavano ad accarezzare i tratti del volto che avevano davanti.

Quando Regina fece per aprire la bocca, Emma cominciò a parlare.

“Scusami per ieri sera” e subito fece una pausa. Alzò lo sguardo, i suoi occhi verdi si immersero in quelli color cioccolato di Regina, e qualunque esitazione svanì. “Scusami, scusami, scusami. Scusami se mi sono innamorata di te, scusami per non aver avuto il coraggio di dirtelo, scusami se ti ho baciata senza preavviso, senza chiederti il permesso.

Non avevo programmato niente di tutto questo, non mi sono innamorata di te al primo sguardo e non ti ho voluta conoscere per questo. Ho sempre saputo che eri favolosa, ma non volevo innamorarmi di te.

Scusami se mi sto per mettere a piangere e scusami se sto facendo venire le lacrime agli occhi anche a te.

Scusami, scusami, scusami se sono un completo disastro, scusami se non volevi che ti baciassi, scusami se ho sbagliato tutto.

Ti prego, scusami, ma non allontanarmi.”

Regina si alzò, barcollando leggermente, con le lacrime agli occhi. Fece qualche passo fino ad arrivare a pochi centimetri da Emma.

“No, non ti scuso.” Mormorò

Poi colmò lo spazio tra di loro con un abbraccio, strinse Emma, che la stava guardando con occhi tristi e spalancati, tra le sue braccia, interamente, con i bicipiti distesi lungo il corpo, immobili, lasciati cadere senza speranza. E infilò il proprio viso nell’incavo del collo dell’amica, immergendosi nel suo profumo.

“Scusami per aver avuto paura” sussurrò contro il suo collo “Scusami per averti allontanata, ieri sera. Scusami per averti lasciata scusare, anche se non hai colpa.”

Continuò, alzando il volto, fino a far sfiorare le loro labbra.

“Non andartene, per favore.” Uscì dalla sua bocca come un sospiro, quasi inudibile, come se non ci fosse.

Un attimo dopo, le sue labbra premevano su quelle di Emma. Fu un sollievo sentire di nuovo il suo sapore, quello che la sera prima non aveva cercato di allontanare dalla propria mente. La baciò con ansia, con una fretta quasi aggressiva, senza preoccuparsi di nascondere il desiderio, né di mascherare qualunque emozione passasse nel suo cuore, come aveva fatto fino a pochi minuti prima. Sapeva di essere al sicuro con Emma, si chiedeva solo come avesse potuto dimenticarsene così in fretta la sera prima.

Emma le prese la mano, e, guardando le loro dita intrecciate, assicurò a Regina che non aveva alcuna intenzione di allontanarsi. Le stampò un bacio sulla guancia prima di avvicinarsi al suo orecchio. “Sei bellissima, anche la mattina, con i capelli arruffati e il pigiama da nonna”

“Emma! Non prendermi in giro!” Nonostante le parole di rimprovero, Regina rise, e non accennò minimamente ad andare a cambiarsi.

 Lanciò invece Emma sul divano e si fece abbracciare da lei, mentre cercava di dormire ancora un po’, sperando di riposarsi a sufficienza dopo la notte precedente. La febbre era passata, ma lei si sentiva ancora stanca ed Emma era lì, e non voleva mandarla via. Quando le baciò la fronte, Regina sentì un brivido percorrerle tutto il corpo, scaldato immediatamente da quel contatto tenero e delicato.

Non riuscì a chiudere occhio per alcune ore, ma rimase tra le braccia della bionda a pensare a mille cose.

Immaginò un futuro insieme, immaginò di vivere con Emma e sentire il suo respiro delicato accanto a lei tutte le notti. Immaginò di avere dei figli, e pensò che nessuno di loro avrebbe avuto i capelli biondi e gli occhi verdi di Emma perché i suoi tratti avrebbero sicuramente dominato, per poi rendersi conto che non sarebbe mai stato possibile, e aver voglia di piangere.

Le ritornò persino in mente l’ultima volta che aveva fantasticato così riguardo la propria vita. Quanto faceva male sapere che quelle non potevano che essere illusioni, mentre una volta erano almeno potuti sembrare dei sogni realizzabili.

Decise che era meglio concentrarsi sul presente, e vivere la quotidianità, sperando, sempre, di saper trovare una soluzione a quel che avrebbe voluto non fosse così difficile.

Non voleva arrendersi, non voleva aver paura, non con Emma. Non si sarebbe arresa, mai. Non poteva aspettarsi che fosse tutto facile subito, e non avrebbe dato nulla per scontato. Non lo aveva mai fatto.

Regina voleva solo non pensare alla vita, in quella mattina ancora buia, sdraiata tra le braccia di una persona che per lei significava veramente più di quanto avrebbe potuto immaginare di trovare al suo arrivo a Storybrooke.

Quando il respiro di Emma si calmò, non riuscì a fare a meno di restare a guardarla, così vicina eppure irraggiungibile, immersa in un mondo celato dalle palpebre. Quanto le odiava, sapendo che nascondevano ai suoi occhi gli occhi verdi di Emma.

[N.d.A. E in questa giornata piovosa, ecco finalmente un nuovo capitolo!  Non ho molto da dire, mi dispiace di aver aggiornato così tardi, ma ho veramente cercato di fare il prima possibile…non ho scuse, sono la peggior scrittrice di fanfictions al mondo

Cosa ne pensate dell’ultima parte di questo capitolo, ho esagerato con la negatività? Se sì, scusatemi….spero, nel caso, di aver compensato con il restoJ

Spero che stiate bene e che abbiate ancora un po’ di voglia di leggere!

Un abbraccio
•Sofia

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