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Autore: Hikari_Sengoku    19/11/2016    3 recensioni
Kaname é ormai un membro esterno della Mithril, e ha bisogno di una protezione ridotta. Viene assegnata a Sousuke una nuova missione. Chi sará il nuovo soggetto da proteggere? In quali guai trascinerá i nostri eroi? (Nuovi capitoli a scadenze non assolutamente fisse, ma piú o meno ogni settimana per i primi tempi, credo!)
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurz Weber, Melissa Mao, Nuovo personaggio, Sousuke Sagara, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Da svenimento a svenimento

Bastarono pochi metri perché la sua vista cominciasse ad ondeggiare furiosamente e ad annebbiarsi. Doveva aver perso troppo sangue. Non sentiva piú nulla, e lentamente stava perdendo anche la vista e la sensibilitá agli arti. Stava svenendo. Aggrappandosi alle mura di metallo, barcolló in avanti, non sapendo bene dove andasse. Ad un certo punto, un baratro luminoso si aprí sotto di lei, che ci cadde dentro e svenne del tutto.


Quando Hikari si risveglió, si rese conto di trovarsi in una stanza d'ospedale, e non morta sul pavimento del velivolo. O peggio, spiaccicata al suolo. Abbassó lo sguardo, e si vede completamente bendata dalla vita in su, spalle comprese. Aveva una flebo ed una sacca per la trasfusione di fianco, attaccati mediante aghi al suo braccio sinistro. Ai suoi lati, due gruppi di cani rabbiosi si confrontavano... O meglio, Sousuke, Mao, Kaname e Kurz da un lato, e i suoi nuovi compagni di gioco con Mathieu al seguito dall'altro, si fissavano in cagnesco dai bordi del suo letto. Erano talmente presi dalle reciproche antipatie da non essersi accorti che si era svegliata, cosí ebbe tutto il tempo per guardarli con calma.
Seduto SUL letto, di fianco alla sua testa, il tizio col passamontagna fissava a turno lei ed il letto di fianco al suo, coperto dall'uomo stesso alla sua visuale. Poco piú giú, la ragazza coi tatuaggi era tutta presa da i ragazzi vicino a lei, cosí che Hikari poté ammirarne con tutta tranquillitá i lineamenti marcati senza essere volgari, il naso elegante e la bocca rosea e carnosa, le ciglia lunghe e nere e gli occhi dello stesso colore dei capelli. I tatuaggi erano ghirigori senza senso, che le ricoprivano interamente le braccia. Mathieu pareva scazzato, mentre il ragazzo in fondo - un bellissimo ragazzo dal viso angelico, con spauriti occhi verdi acqua - era piú spaventato che altro. Doveva essere il pilota del Mordred, l'unico della compagnia che non aveva visto.
"Ti sei svegliata, finalmente!" Disse la squillante voce di Kaname.
"Era l'ora" commentó sarcastica la ragazza castana.
"Kurojima, questi tizi hanno insistito per rimanere a "monitorare" la situazione. Grazie all'intervento combinato loro e della Mithril nessuno sa che voi siete qui, e le vostre cartelle cliniche sono top secret. Puoi gentilmente dichiarare loro di non correre piú alcun pericolo? Temo che non se ne andranno finché non lo avranno sentito con le loro stesse orecchie" sbuffó Mao infastidita. Quei tipi non le piacevano. Per niente.
Purtroppo Hikari era di parere contrario. "Tanto per cominciare, non voglio che se ne vadano." Ghigni di trionfo fecero la loro comparsa. "Mi devono spiegare troppe cose. In secondo luogo, a che voi ti stai riferendo?"
"A quello lí" rispose lapidaria Mao indicando il letto a fianco al suo, che lei non poteva vedere. Era irritata. Parecchio.
"Che fine hanno fatto gli AS nemici?" Chiese.
"Si sono dispersi, li ho allontanati io dal centro di controllo, ma torneranno, molto presto" rispose Kaname.
Nel frattempo, la castana aveva preso a far moine a Kurz, che aveva cominciato a sbavare. La ragazza aveva ancheggiato fino a lui, strusciandocisi contro come una gatta. Lo guardava languida, gli sbatteva gli occhioni (e non solo quelli) in faccia...
Gli stava porgendo le labbra, quando Mathieu l'aveva richiamata all'ordine: "Miranda!"
"Ma tesoruccio, ci stavo solo giocando! Lo sai che amo solo te! E poi tu devi chiamarmi solo Mira. Sono solo Mira per te" rispose lei tutta carina, quando lui la attiró a se e la bació, e con gusto anche!
"Potreste anche risparmiarci lo spettacolino, sapete?" Disse Kaname, mentre Mao risvegliava il suo sottoposto con un pugno.
Hikari si alzó a sedere. Le era parso di sentire dei passi concitati in corridoio. Pochi secondi dopo, la dottoressa Rangetsu fece la sua comparsa dalla porta della stanza. "Hikari! Ma come ti sei conciata! Guarda come sei ridotta!" Disse sedendosi dall'altra parte del letto. "Che é successo?"
"Mi hanno attaccata, signora Rangetsu. La pregherei per la sua incolumitá di abbandonare al piú presto ogni velleitá di curarmi" disse nel tono piú freddo che riuscí a trovare.
"Ma tesoro..." Tentó la donna.
"Staró bene, glielo giuro." Rispose Hikari prendendole le mani. Sentí una schicchera quando sfioró con le dita il castone verde dell'anello della donna. Strinse con forza quelle dita morbide e lunghe, guardandola intensamente negli occhi perché capisse.
Dopo istanti di silenzio infinito, la dottoressa le pose dolcemente una mano sulla testa: "Ciao, cara", le diede un bacio in fronte e se ne andó. Mentre tutti assistevano alla scena in silenzio, l'uomo in nero ne aveva approfittato per cambiare la flebo ormai vuota.
"Quanto tempo ho dormito?" Chiese Hikari confusa. "Un paio di giorni. Aspettavamo che ti svegliassi per portarti al nostro quartier generale" le rispose Mathieu. Un vago senso di stordimento la avvolgeva.
"E voi avete accettato supinamente la situazione?" Chiese confusa. Da quando li conosceva, non l'avevano mai lasciata in pace, nemmeno per un secondo!
"Ehm, anche noi saremo con te. Siamo in loro balia al momento" Rispose Kurz, che pure sembrava tranquillo.
" Ci stanno impedendo di avere rapporti col quartier generale" finí Mao.
"Cooome? Peercheé?" Strascicó Hikari, sempre piú stanca. Rispose l'uomo in nero: "Dovete perdonarci, Milady, ma questo affare é molto piú grande di voi. Avete la nostra parola d'onore che non vi sará torto un capello, e che le comunicazioni verranno riprese appena il problema sará risolto"
Hikari sentí bofonchiare qualcuno: "La nostra parola d'onore..." Ma prima che potesse anche solo sentire la fine della frase, si era addormentata.


"La ragazza si é ripresa, ed é pronta per l'operazione" disse la donna al telefono.
"Perfetto. Due giorni e verremo a prenderla. Ben fatto, rafiki. Ci sentiamo presto"
"A presto" la telefonata si concluse con uno scatto, l'ennesimo.
"Mi dispiace, piccola" pensó la donna.



"Sicuro di sentirti bene? Non vorrei che ricadessi"
"Sto bene. E sai che dobbiamo farlo. Non lo vedi quanto ha sofferto in questi mesi? Sola come un cane, hai visto com'é magra? E le ferite? Non é giusto continuare a giocare ai paladini mascherati con lei."
"Hai ragione, peró... Cosí sará piú difficile proteggerla"
"Gli amici sono sempre stati i punti deboli ed i punti di forza di ognuno, ed é l'ora che anche noi ci rassegnamo a questo"
"Sei diventato piú profondo, sai? Di solito ero io quello che pensava."
"Ah-ah. Ha parlato il genio"


Hikari aprí gli occhi diverse volte, prima di svegliarsi del tutto. La vista era ancora mezzo offuscata, ma percepí chiaramente di stare in una stanza buia, senza finestre. Una lama di luce entrava dalla porta socchiusa. Sulla parete di fronte al suo letto, solitario inquilino della stanza insieme al comodino, era disegnato un enorme cerchio di vernice bianca. Al suo interno, troneggiava il simbolo che lei aveva visto sul giacchetto di Mathieu. Hikari si alzó dal letto e si avvicinó al graffito, spolverando con la mano la testa dell'airone.
Fu cosí che la trovarono Sousuke e Kaname aprendo la porta. Immobile come probabilmente era da molto, sembrava una statua. Una statua piangente. Lungo le gote, strie salate scavavano solchi invisibili. Gli occhi brillavano di lacrime, mentre accarezzava teneramente il graffito sulla parete.
"Hikari, ci sono due persone che vorrebbero parlarti" le disse Kaname.
"Chi?" Chiese lei asciugandodi le guancie con la manica.
"Noi" una voce maschile, dolce, non troppo bassa raggiunse le orecchie incredule di Hikari. Una voce conosciuta, anzi! Una voce amata, che temeva non avrebbe piú sentito. Hikari credette di avere le allucinazioni! La porta si spalancó. Davanti a lei l'uomo ancora incappucciato, appoggiandosi ad un bastone, sorreggeva al suo fianco un giovane prostrato dalla malattia, dai lucidi capelli castani e la barba lunga di qualche giorno. Il ragazzo si sfiló il passamontagna, mostrando i capelli d'oro e gli occhi color del cielo: "Hik, non ci riconosci piú?" Disse guardandola negli occhi. Non ci sono parole per descrivere la felicitá di quel momento. In un battito d'ali, Hikari si era trasformata. Aveva corso loro incontro come una pazza, con lacrime di gioia li aveva stretti, con un sorriso cosí vero! Era talmente felice! I suoi occhi brillavano mentre rideva, di una risata cosí bella che tutti se ne innamorarono. "Siete voi! Siete davvero voi! Sono cosí felice!" Esclamó, stringendoli ancora. Niente poteva rendere quella felicitá a parole. Le era scoppiata dentro una bomba di felicitá, sentiva di star per esplodere! Non poteva essere!
"Che ti é successo, Sho? Perché sei cosí deperito? Daiki, perché zoppichi? E soprattutto, che fine avevate fatto? Mi avete fatto morire di dolore, stupidi cretini! Dovete raccontarmi un sacco di cose!" Li sgridó ancora appesa ai loro colli.
"Hik, mi stai soffocando!" Disse Sho con voce roca. Il ragazzo era terribilmente magro e debole. Nonostante i muscoli sviluppatissimi, non riusciva a reggersi in piedi. Aveva il volto scavato. Sembrava terribilmente malato.
"Che ne dici di parlarne tutti insieme davanti ad una calda tazza di thè? Ti racconteremo tutto, promesso" disse Daiki stringendola a se col braccio libero.
"D'accordo, andiamo" disse lei sorreggendo Sho dall'altro lato. Insieme si allontanarono.
Kaname e Sousuke rimasero lí, osservando i tre amici allontanarsi insieme parlottando. Sousuke pensó che doveva essere bello avere degli amici cosí. "Guarda che anche noi siamo cosí. Un po' meno melodrammatici, ma siamo cosí." Gli disse Kaname. "L'ho detto ad alta voce ?" "Si!"

Nella sala del thé, nel tipico stile cinese tanto amato da Daiki, c'era un basso tavolinetto, due divanetti ed uno scarno mobilio in tono con le pareti ricoperte di tessuto color carta da zucchero. Il pavimento nero era ricoperto da un lucido tappeto azzurro di stuoia colorata. Quando vi arrivarono, Daiki andó a prendere il thè, mentre Hikari fece stendere Sho, che le era parso tremendamente instabile, sul divano con la testa sulle sue gambe. Hikari attendeva con impaziente silenzio, accarezzando i capelli di Sho. Si sono allungati, pensó Cosa vi é successo, ragazzi? Il ragazzo invece la guardava con un misto di nostalgia e tenerezza. Ti spiegheremo tutto. Ci saremo noi d'ora in poi, non soffrirai piú. Poco dopo Daiki tornó col servizio da thè sul carrello. Dopo aver chiuso le tende azzurre alle finestre, si sedette di fronte a loro, lasciando il bastone nero, dal pomo d'argento a forma di testa di drago, al suo fianco. Gli occhietti azzurri della creatura riverberarono. Mentre Daiki versava il thè, Sho disse con voce roca: "Ti abbiamo fatto soffrire, vero Hik? Lo vedo: Sei cosí magra, hai incisa sul volto la traccia del lutto, i segni di chi é morto dentro. Mi dispiace. Avrei voluto..." Un forte dolore lo colse alla testa, costringendolo a smettere.
"Non ti affaticare, Sho. Ti sei giá sforzato troppo alzandoti. Racconteró tutto io" disse Daiki posandogli una mano sul braccio per rassicurarlo. Hikari rimase sorpresa. Di solito, era Daiki quello profondo, e Sho quello che si occupava di lui. Sembrava tutto invertito, adesso. Impressionata, chiese: "Che vi é successo? Chi lo ha ridotto cosí?". Daiki si versó il thé, e dopo un breve sorso rispose spiegandole che poco tempo prima una famosa associazione, l'Amalgam, si era sciolta per la morte del capo, e le varie unitá si erano disperse. In particolare, una di loro era dedita alla ricerca delle origini della Black Technology. Per poter mandare avanti le loro ricerche, gli scienziati avevano bisogno di soggetti Whispered, sia per gli esperimenti, che come Centro della loro base operativa volante, il velivolo che lei aveva visto. Questi scienziati, dopo lunghe ricerche, erano riusciti a risalire all'anima comune di ogni potere, la Scintilla di Prometeo. Prometeo é il nome fittizio che avevano dato a colui che aveva donato questo potere agli uomini. Una volta isolatala, avevano creato un macchinario capace di trovare la massima concentrazione di questo potere iniziale, chiave per sfruttare i poteri giá presenti al meglio, ed ottenere l'accesso al mondo da cui questo potere proviene, scoprendo in lei questa chiave.
Mentre Daiki spiegava, Hikari accarezzava i capelli di Sho, facendogli un delicato massaggio alle tempie. I polpastrelli lasciavano una scia verde sulla pelle abbronzata, che svaniva dopo poco. Sho era teso dal dolore, ma contrariamente al solito, non si dimenava, nè gridava. Soprattutto, sembrava ancora se stesso.
Daiki continuó a spiegarle. Quando questa unitá si era divisa per prenderla, lei eri giá partita. Attirata dalle tracce di energia che gli aveva lasciato addosso, metá della squadra gli era stata mandata contro. Grazie ad un colpo di fortuna, erano riusciti a prendere il controllo della mezza unitá che gli era venuta contro. Ovviamente, la parte rimanente, il cervello dell'operazione, non si era arresa, e aveva ritentato. "Tu sai com'é andata a finire. Ci hanno attaccati il 10 agosto. A causa di quell'incidente, la tua famiglia é morta, e tu sei rimasta ferita. Noi non siamo morti. Sbalzati dalla macchina, siamo stati recuperati dal gruppo. Io sono stato ferito alla gamba destra in quell'occasione" disse Daiki scoprendo sotto l'aderente pantalone nero una lunga cicatrice frastagliata, simile a quelle che lei aveva sulla schiena, che saliva dalla stretta caviglia fin su a metá coscia, stridendo col colorito pallido del ragazzo. Hikari adagió delicatamente la testa di Sho, che di era addormentato, sul cuscino, e si lasció cadere per terra. Sfioró la cicatrice con la punta delle dita.
"Ma non ti fa male?"
"Cosa?" Chiese Hikari spiazzata.
"Cadere in quel modo. Io con questa gamba mi ammazzo, tu tra un po' diventi Tarzan!" O cavolo. E ora cosa avrebbe fatto? Mica poteva dirglielo, insomma! Non voleva passare per debole, per drogata! Ma tanto prima o poi sarebbero venuti a saperlo dalle analisi, quindi tanto valeva che glielo dicesse lei. Non gli aveva mai detto una bugia, non avrebbe cominciato certo oggi.
Nel frattempo, Daiki la scrutava coi suoi occhi limpidi, osservandola mordersi le labbra, come faceva quando era nervosa, e stringere la federa del divano. Cosa doveva dirgli di cosí difficile?
"Ehm, vedi, io il dolore non lo sento piú" Pigoló.
"Come sarebbe a dire non lo senti piú?" Rispose lui confuso.
"Che non provo piú dolore. Mi sono... Bruciata questa capacitá." Disse Hikari guardando in terra. Si sentiva un verme.
"Come hai fatto?" Chiese stupito.
"Beh, diciamo che ho preso un po' troppi analgesici" Disse lei girandosi contro il divano. Di sicuro Daiki aveva capito. Adesso l'avrebbe disprezzata, l'avrebbe lasciata di nuovo. L'aveva deluso... Il silenzio caló, inabissando il suo spirito.
Era finita.
"Una volta" disse atono all'improvviso dietro le sue spalle, "ti mordevi le labbra a sangue. Dicevi che il dolore ti rischiarava le idee, che era una delle cose che rende vivi"
"Mi dispiace, ti ho deluso!" Disse lei stringendosi al divano. Altri minuti passarono, mentre lei mordeva la federa e lui la fissava in silenzio.
Alla fine decise. La prese per il polso, sentendo il suo bisogno di un contatto umano, dopo tanto tempo. "Ehi, va tutto bene, non preoccuparti. Raccontami" Era vero, Hikari era sempre stata un pilastro morale e vederle confutare ció che aveva sempre strenuamente difeso con tanta facilitá l'aveva deluso molto. Poi peró aveva pensato che lei ne aveva passate tante. Aveva creduto di aver perso tutto, era rimasta ferita, insomma chiunque sarebbe crollato dopo aver visto la sua vita rivoltarsi come un calzino. Hikari, si rese conto, era spezzata, come il bordo frastagliato di un vetro. Era tagliente, ma anche tagliata. Stavolta era lei ad aver bisogno di lui dopo tanto tempo. Con delicatezza la fece sedere con lui sul divano, mettendole un braccio intorno alle spalle e uno intorno alla vita la strinse a se, col volto contro il suo petto.
Con voce tremante, Hikari cominció a raccontare: "Quando... Quando voi ve ne siete andati, io ero distrutta. Avevo la schiena tranciata da mille pezzi di lamiera, e vagavo scioccata e prossima al dissanguamento. Non mi ero resa conto di ció che era successo. Ricordo solo il dolore intenso, il sangue per terra, ma é tutto cosí nebuloso... All'improvviso la mia mente si é come estraniata, ha cominciato a viaggiare in un universo mai visto. Ho visto una forte luce verde, ed una miriade di informazioni che mi entravano in testa, mi facevano impazzire... Un incubo. É cosí che mi ha trovato la dottoressa Rangetsu, praticamente fatta in mezzo alla strada, con un colabrodo al posto della schiena." Il sarcasmo trasudava a fiotti dalle sue parole, e lí finalmente Daiki la riconobbe, la sua amica guerriera.
"Per due settimane non ho fatto che urlare, come una codarda. Ho urlato per assordare il dolore che sentivo, fuori e dentro, per non vedere la realtá. Ho urlato talmente forte che la dottoressa é stata costretta a sedarmi pesantemente, tanto che non ho potuto piú farne a meno. Io tutto quel dolore non lo volevo, non lo volevo, e avrei fatto di tutto per farlo sparire, meglio ancora adesso che potevo farlo senza sforzo! Per fuggire dal dolore, sono diventata ció che piú rifuggivo, ció che piú odiavo, solo per non sentire le vostre voci, l'odio che mi faceva impazzire. Sono stati mesi d'inferno, mesi di pazzia pura, di odio contro tutti, il mondo, me stessa... Ero sull'orlo della follia..." Si interruppe singhiozzando. Daiki attese, accarezzandole piano la testa, accettando lentamente i fatti, assorbendo dentro di se quella consapevolezza, conscio della sua scelta: Non l'avrebbe piú lasciata. Ne lei l'avrebbe mai fatto.
"Era l'ora" Le disse quando si fu calmata.
"Di cosa?"
"Che piangessi. Sapevo che non l'avevi ancora fatto"
"Ah. E come mai?" Chiese lei staccandosi.
"Hik, io ti conosco. E so anche che sei cosí stupida da non voler piangere perché non accetti la realtá. Non mentirmi." Rispose posandole una mano sulla testa. Hikari si sentí tremendamente in colpa, fissando i limpidi occhi del suo migliore amico.
"Ma ora ce l'hai fatta. L'hai accettato. Per te é l'ora di cominciare ad andare avanti. Sei pronta, andiamo?" Le disse dolcemente.
"Dove?" Chiese lei, imbambolata. Lui rise.
"Verso il futuro. Peró se preferisci una meta piú immediata, c'é la barella in corridoio!" Disse il ragazzo indicando l'amico ancora addormentato sul divanetto basso.
Sbuffó. "Vado, vado! Pigrone" rispose tornando poco dopo. "Io lo prendo per i piedi, tu per le spalle" affermó Daiki alzandosi col bastone, per poi abbandonarlo poco dopo in favore delle appendici sopra citate.
"Al mio tre. Uno, due, tre!" Esclamó Hikari tutto d'un fiato.

Durante il tragitto, i due parlarono del piú e del meno, ricadendo infine nell'argomento Sho: "Senti, mi dici una cosa: Come hai fatto prima a calmarlo cosí velocemente? Di solito, cimette una vita a ristabilirsi dalle sue crisi violente"
"Ho sfruttato la Scintilla. Sho é stato utilizzato dal gruppo perché é "portatore sano" della Black Technology. In poche parole, ha una leggera predisposizione a contenere informazioni di quel genere, capacitá che lo rende particolarmente sensibile ai possessori completi del potere. É un'ottimo motore di ricerca. Lo sfruttamento del suo potere peró causa il sovraccarico delle cellule neuronali. Io ho semplicemente smaltito parte di quel sovraccarico."
"Che paroloni!" La scherní Daiki.
"Non sono io ad usare paroloni. Sei tu che sei ignorante!" Lo derise lei.
"Ah, si? Adesso vediamo chi é l'ignorante!" Rise lui assalendola.
"No, no, ti prego! Lo sai che soffro il solletico!" Pregó lei ridendo a crepapelle.
"Potete fare un po' meno casino? Qui c'é qualcuno che cerca di dormire!" Si lamentó una voce roca dal lettino.
"Sho! Ma allora non stavi dormendo!" Esclamó Hikari.
"Ma dai! E come faccio, con voi che gridate come dannati?"
"Brutto...!" Disse lei tirandogli uno dei cuscini della barella in faccia. Risero.


Tre giorni dopo il clima era molto piú disteso nel quartier generale. I due gruppi si erano creati due bolle isolate in cui ognuno faceva ció che preferiva ignorandosi. Il gruppo della Mithril era passato dalla reclusione ringhiosa ad una ringhiosa convivenza semi-pacifica, grazie all'intervento di due controllori dell'ordine d'eccezione: Kaname e Hikari, che tra una ventagliata da una parte ed un pugno dall'altra erano riusciti ad instaurare un clima quasi casalingo.
Dall'altro lato, la maggior parte del gruppo preferiva ignorare bellamente gli altri, eccezion fatta per Miranda (che adorava stuzzicare Kurz, puntualmente rimesso al suo posto dalle donne e da Mathieu, che era gelosissimo), Daiki e Sho. Quella mattina fuori c'era un bel sole, e Mathieu aprendo il frigorifero l'aveva trovato deserto, cosí avevano prontamente deciso di comune accordo che sarebbero state le donne a fare la spesa ("Brutti maschilisti! Screanzati!" E chi piú ne ha piú ne metta). E altrettanto prontamente, Miranda e Mao avevano gentilmente declinato l'invito ("Io fare la spesa? Giammai") accampando scuse dalla dubbia veridicitá, lasciando l'ingrato compito ai due mastini da guardia, che per fortuna non avevano protestato oltre. Sousuke si era subito proposto volontario.
"Ok, ragazze, ecco la lista della spesa. Mi raccomando, non strafate!" Disse Daiki porgendogli la lista.
"Si mammina!" Lo scherní Hikari.
"Non prendermi in giro! Su, ora andate"
"Aspettate! Datemi un attimo il braccio" urló Sho scapicollandosi (per quanto glielo permettesse la sedia a rotelle) lungo il corridoio.
"Il braccio? Perché?" Chiese Kaname.
Sho si alzó in piedi, brandendo una siringa dall'aspetto alquanto minaccioso. Sousuke subito si allarmó: "Cosa vuoi fare?" Gli ringhió aggredendolo.
"Sergente Sagara, puó stare tranquillo. É solo un ricetrasmettitore iniettabile, controlli pure!"
Infatti, Sousuke non trovó nulla ispezionando la siringa, lasciando un borbottoso lasciapassare a Sho, che con un gesto veloce afferró prima il polso di Hikari, poi quello di Kaname e infine quello di Sagara, iniettandogli il dispositivo emanante una fievole luce.
"Ok, noi andiamo!" Esclamarono le ragazze.
"E i soldi?" Chiese Sho.
"Ce l'ho!" Sorrise Hikari vittoriosa sventolando il portafoglio del ragazzo.
"Brutta ladra! Dopo facciamo i conti!" Le inveí contro.
"Credici!" Gli urló lei di rimando dalla porta.


Arrivati alla porta del centro commerciale, due piccoli mendicanti cenciosi li fissarono astiosi per breve tempo coi loro brillanti occhi cerulei. Hikari vide due ciocche rossiccie spuntare dai loro cappellini calcati in testa, e sorrise dando loro una banconota. Poi entrarono, e la ragazza si dimenticó di loro.


Mezz'oretta dopo, i tre erano finiti per caso nel reparto profumi del centro commerciale, alla ricerca dell'essenza preferita di Hikari, apparentemente introvabile. Le ragazze avevano mandato Sousuke a fare la spesa al loro posto, impegnate nello smanettare tra i vari profumi. Mentre si stavano divertendo fra le varie boccette e boccettine, un uomo dalla pelle scura e due penetranti occhi neri si avvicinó a loro, sfoggiando un impeccabile completo bianco, strofinandosi il naso con un fazzoletto di candida tela.
"Mi perdoni signorina, ma ho il raffreddore e volevo regalare un profumo alla mia fidanzata. Mi potrebbe dare un suo parere su questo profumo?" Le chiese con voce nasale l'uomo avvicinandole al naso un secondo fazzoletto. Hikari inspiró profondamente e... Svenne.








​Ed ecco, dopo mesi e mesi di silenzio, l'ottavo capitolo! Mi scuso per il terribile, spaventoso, orripilante ritardo, ma proprio non ci sono riuscita a metterlo prima. Avevo molte indecisioni soprattutto sul dialogo fra Daiki e Hikari. Melenso, melenso, melenso, e non credo sia migliorato molto. Un capitolo di passaggio fra due scene d'azione. Odio far svenire i miei personaggi, ma non sapevo proprio come metterla! Ringrazio LightoDarkness e fenris per aver commentato e Kitsune_akuma per averla messa fra le seguite e le preferite. Prossimo capitolo: Forse fra un paio di settimane!


http://www.grandeblu.it/index.php?url=saccheggio&id=53936
   
 
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