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Autore: Cloe87    22/11/2016    5 recensioni
«Tu cosa ne pensi?» domandò sottovoce Eaco, osservando di sottecchi la neo Regina degli Inferi che sfoggiava una maglietta rosa confetto, con sopra stampato il segno della pace, mentre dava le ultime disposizioni a Radamante, a cui era stato affidato l’incarico di ripulire l’Europa e l’Africa dall’ondata di zombie.
«Che ha un bel culo»
«Sto parlando seriamente, Minosse!»
«Anche io!»
«Ehi, voi due, invece di stare lì a guardarmi il fondoschiena, che ne direste di darvi una mossa? I morti non ci tornano da soli nell’Ade!» la voce della diretta interessata li fece sobbalzare.
«Sì, signora. Subito signora!» si ritrovarono quindi a dire i due Giganti, presi in castagna, per poi affrettarsi a darsi da fare.
«Dannazione! Che sia telepate?» sfuggì di conseguenza ad Eaco, preoccupato per la figura barbina in cui era appena incappato, mentre sbraitava ordini a destra e a manca ai suoi sottoposti.
«E cosa vuoi che ne sappia io! Fino a ieri nemmeno sapevo che Ade avesse una figlia!» gli rispose di conseguenza Minosse, con un’alzata di spalle.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Wyvern Rhadamanthys
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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QUANDO TI VIENE DETTO “NIENTE PROVOCAZIONI”, MA IL TUO CAPO CI PENSA AL POSTO TUO!

 

«Suvvia Radamante, non sarete ancora arrabbiato con me per ieri mattina?»

Lo sguardo inceneritore che la Viverna riservò a Madame Garnet, tolse ogni dubbio sul fatto che fosse decisamente furioso.

«Vi ho già spiegato che si è semplicemente trattato di un malinteso» cercò di scusarsi la Vivre.

«Un malinteso? Sono stato svegliato di soprassalto da Minosse ed Eaco, che mi hanno tramortito, imbavagliato, trascinato negli uffici dell’ambasciata e legato ad una sedia con il Cosmic Marionation; ed il tutto per una ceretta alle sopraciglia» le rispose di conseguenza Radamante con tono pacato, ma tagliente, mentre si sistemava il colletto dello smoking, in attesa dell’arrivo di Chrysanthe nella hall dell’albergo, in cui avevano prenotato un paio di camere per prepararsi in vista della serata.

«Vi sareste lasciato fare un trattamento di bellezza di vostra spontanea volontà?» ribatté Garnet e Radamante la guardò con sprezzante sufficienza:

«Per il bene del Regno e per dimostrare la mia lealtà al mio Signore ho fatto ben  di peggio; come ad esempio strapparmi il cuore dal petto. Io non sono come te Garnet! Tienilo bene a mente!»

La nobildonna emise un lungo sospiro rassegnato:

«Lo so che non posso sperare di essere compresa da voi, ma io mio marito lo amavo»

«Quindi avevi disertato per un motivo così futile?»

«Futile dite? Vi ricordo che per amore sono scoppiate guerre, sono caduti regni e persino gli dei hanno fatto pazzie» gli ricordò però Garnet, ma Radamante non rispose, non aveva proprio voglia di mettersi a discutere con quella donna di sterili discorsi su sentimenti e roba simile. Lui era un vero Spettro e queste cose non lo toccavano. In più la Vivre era già riuscita a fargli saltare i nervi  con quella sorta di sequestro e la serata alle porte non si preannunciava esattamente rilassante. Era infatti da quando Chrys gli aveva dato l’invito alla serata di Gala, che Radamante si era dato al training autogeno per allenare il suo selfcontrol,  in quanto si sarebbe trovato di fronte ad Atena (e sicuramente anche a qualche saint) e quindi era necessario riuscire a controllarsi in ogni circostanza, per non mandare i vacca la missione. Chrys infatti era stata chiara al riguardo: l’ottimo whisky d’annata, che gli aveva offerto quando lo aveva convocato nel suo salotto privato, era uno dei frutti dei ricavi dello studio finanziario; così come i televisori, i computer, il cibo, i vestiti, i mobili e tutto il resto. Quindi era indispensabile per il Regno dei Morti che quella serata filasse liscia, onde evitare di mettere in cattiva luce lo studio che era la fonte di reddito primaria dell’Ade.

«Pensala come ti pare Garnet, ma sappi che non mi piaci» tagliò infatti corto Radamante, che mal sopportava quella donna, così come il potere che stava iniziando ad assumere da quando le era stata affida la gestione l’ambasciata.

«La cosa non mi stupisce e so di non poter pretendere diversamente, dato il mio trascorso, ma  cercate almeno di togliervi quell’espressione truce dalla faccia. La dea sta arrivando» rispose però Garnet, mentre un’imprecazione rivolta ai tacchi a spillo si levava oltre la porta dell’ascensore e presto i due Spettri si trovarono di fronte a Chrysanthe, scortata da una preoccupata Pandora, che faceva il suo ingresso nella sala d’accoglienza dell’hotel, inciampando miseramente in un lembo del vestito. Fortunatamente Radamante aveva i riflessi pronti e riuscì ad evitare che la dea finisse lunga distesa sul pavimento, ritrovandosela così fra le braccia.

«Dannazione! Spero che chi ha inventato i tacchi a spillo stia bruciando in un girone infernale!  Sarà una lunghissima serata! Comunque grazie, Radamante»  Disse la dea, ricomponendosi, per poi posare lo sguardo sul suo salvatore: «Ma tu guarda! Senza il monociglio sembri quasi figo!» per poi aggiungere, notando l’espressione attonita del suo interlocutore, un: «Ehm, Rada, tutto bene?»

«Perdonatelo mia signora,  è solo che è abituato a vedervi in altre vesti» intervenne quindi Garnet, con un sorrisino sornione stampato in volto, beccandosi un’occhiata assassina di Radamante, mentre faceva strada per raggiungere l’esterno dell’edificio, dove li aspettava una limousine.

«Mi sa che al vostro ritorno dovremmo riprendere il discorso che abbiamo interrotto, nobile Radamante»  sussurrò quindi divertita la Vivre alla Viverna, cosa che fece sibilare al Gigante Infernale un «Impiccati Garnet!» mentre saliva sull’autovettura.

 

“Che imperdonabile scivolata di stile!” non poté fare a meno di considerare amaramente Radamante, mentre scrutava le luci di Tokyo che sfrecciavano fuori dal finestrino. Si era infatti preparato a tutto: a conversare civilmente con Atena, a sopportare i possibili saint presenti, a tenere a bada il suo desiderio di farli fuori tutti e a sfoderare la sua migliore faccia da culo, appresa durante gli anni in cui, ancora ignaro del suo vero essere, frequentava l’alta società inglese. Ma purtroppo una cosa gli era sfuggita: non si era infatti minimamente preparato a Chrys.

La Viverna lanciò uno sguardo fugace alla dea degli Inferi intenta anch’essa ad osservare la città nipponica oltre il finestrino: i capelli normalmente lasciati allo stato brado, erano stati sapientemente domati da mani esperte in un’acconciatura che ricadeva da un lato; i vestiti anti-stupro avevano lasciato il posto ad un sensuale abito a sirena che andava ad esaltarne il corpo, mentre un leggiero trucco rifiniva il tutto, mettendo in risalto i suoi penetranti occhi verdi. Poco da dire sul fatto che anche Radamante non poté fare a meno di concordare con Minosse, che sosteneva che la loro Regina poteva tranquillamente pisciare in testa ad Atena se solo l’avesse voluto. Peccato solo per il comportamento, decisamente lontano anni luce dall’eleganza e dalla raffinatezza della Kido; cosa che, nonostante l’odio che Radamante provava per la reincarnazione della dea della Giustizia, non poteva negare. Pregò quindi ardentemente che durante quella serata la sua dea non se ne uscisse con una delle sue, ma riuscisse a mantenere un contegno degno del suo stato.

«Radamante ti vedo piuttosto teso. Va tutto bene?»

La voce di Chrys lo riscosse dai suoi pensieri.

«Sì, mia signora. A meraviglia» rispose Radamente, ma Chrys  gli scoccò uno sguardo poco convinto:

«Ad ogni modo ti ringrazio per aver accettato di accompagnarmi. So quanto sia difficile per te essere qui ed essere costretto a far finta di essere tutti amici. Apprezzo molto lo sforzo che stai compiendo» gli sorrise quindi la dea per rilassarlo, ma con scarso risultato.

«Dovere mia signora. Non commetterò più l’errore di dimenticarmi del mio ruolo e i miei doveri» rispose quindi Radamante, mentre l’autista comunicava di essere giunto a Villa Kido.

«A quanto pare ci tocca… e che il cielo ce la mandi buona!» commentò quindi Chrys, prendendo un bel respiro mentre usciva dalla limousine.

 

Pentita. Questa era la parola giusta con la quale Chrys si sarebbe descritta nell’accedere all’immenso salone per le feste di Villa Kido.  L’ambiente, decorato con gusto neoclassico, faceva trasudare da ogni marmo la passione per gli antichi fasti ellenici del fu Mitsumasa Kido, ed il fatto che il tutto fosse poi passato nelle mani della reincarnazione di Atena, non aveva certo aiutato a dare alla dimora un taglio più moderno. Infatti Saori tra colonne e capitelli corinzi ci stava più che bene. Non che non fosse tutto di gran classe, ma a Chrys tutto quel trasbordare di sfarzo non la entusiasmava, dato che prediligeva uno stile più sobrio e funzionale. L’apparire infatti non faceva per lei e quella sera ne ebbe la conferma. La sala era infatti gremita di persone famose e altolocate, tra le quali facevano spicco politici, grandi industriali e finanzieri, con le loro accompagnatrici, molte delle quali modelle o attrici.

Poco da dire sul fatto che Chrysanthe si stava maledicendo di aver accettato quell’invito, nonché ringraziando Garnet di averle suggerito di portarsi dietro uno dei suoi Spettri. In caso contrario avrebbe rischiato di finire con il sedere a terra già un paio di volte;  ed  era entrata nel salone da poco meno di dieci minuti! Aveva quindi deciso di rimanere saldamente attaccata al braccio di Radamante, onde evitare di dare spettacolo finendo a gambe all’aria.

«Cos’è che vi rende nervosa, mia signora?»

Radamante la distolse dall’amaro  pensiero che si stava perdendo una seratona di giochi di ruolo, organizzata da Niobe di Deep, Fedor della Mandragola, Cube di Durahan e Winber del Pipistrello.

«Non sono nervosa. Cosa te lo fa pensare?»  

«Il fatto che mi state stritolando il braccio»

Chrys scoccò mortificata uno sguardo a Radamante che, stoicamente, stava tentando di non dare troppo a vedere che la morsa d’acciaio, con la quale la sua dea si stringeva al suo arto, iniziava a causargli non poco dolore.

«Scusami. È che ho poca dimestichezza con i tacchi e in più mi sto chiedendo seriamente chi me l’ha fatto fare. Insomma, io non ci azzecco nulla con la gente che c’è qui dentro!» ammise quindi Chrys, allentando la presa sul Gigante Infernale, che tirò un sospiro di sollievo.

«Tenete a mente che siete una dea. Quindi siete superiore a tutti i presenti in sala a prescindere» tentò d’incoraggiarla Radamante, guadagnandosi in risposta uno sguardo decisamente scettico:

«Ti dimentichi che fino a qualche mese fa ero una studentessa universitaria e che la mia esperienza come divinità si può riassumere sui campi di battaglia. I convenevoli non sono il mio forte» commentò infatti Chrys, mentre osservava l’elegante figura di Saori che avanzava nella sua direzione, affiancata dall’immancabile maggiordomo Tatsumi, dal Cavaliere del Sagittario in borghese e dall’ex reincarnazione di Poseidone con Sorrento al seguito.

«Benvenuta nella mia umile dimora, Miss Chrys Archer. Sono lieta che abbiate accettato l’invito» l’accolse cordiale Saori, senza però riuscire a trattenere un certo stupore di fronte alla neo regina dell’Ade in abiti eleganti, che la facevano quasi sembrare una donna di classe. Altrettanto sorpresi di fronte alla dea infernale e al suo accompagnatore erano Aiolos (che scrutava Radamante in smoking e senza monociglio come se fosse un alieno), e Julian Solo che osservava Chrys decisamente incuriosito.

«Il piacere è mio, Lady Saori» rispose quindi Chrys stingendole la mano, sfoderando un sorriso  falso come l’anima di Giuda, mentre Radamente si esibiva in un lieve inchino in segno di saluto. Nel frattempo l’ex reincarnazione del dio dei mari si era fatto avanti per farsi vedere e mettersi in mostra:

«Lasciate che mi presenti: il mio nome è Julian Solo e sono onorato di fare la vostra conoscenza, anche se mi sorprende incontrarvi nelle vesti di un’azionista della Fondazione Grado. A quanto pare siete una donna che ama stupire!» le disse infatti  Julian cercando di fare il brillante, esibendosi poi in un baciamano da manuale che fece storcere il naso a Chrys. Alla dea della Morte infatti i palloni gonfiati non erano mai piaciuti, mentre a Radamante iniziavano a prudere le mani. Quel ragazzino snob infatti stava osando un po’ troppo per i suoi gusti, senza contare che ormai Julian non era altro che un misero essere umano, quindi avrebbe dovuto riservare ad una divinità un atteggiamento meno confidenziale, ma ad abbassare la cresta al giovane rampollo ci pensò la stessa Chrysanthe:

«A dire il vero la cosa non dovrebbe sorprendere così tanto. Le azioni della Fondazione rendono bene e io ho diversi impiegati alle mie dipendenze e si da il caso che non tutti siano nati nella bambagia» rispose difatti la dea infernale sfoderando uno dei suoi sorrisetti irritanti, per poi aggiungere un : «Sarò comunque lieta di elargire una donazione per la vostra iniziativa. Ho infatti toccato con mano le devastazioni causate dall’inspiegabile alluvione che ha colpito l’intero pianeta, dato che, prima di ereditare quello che restava dei possedimenti di chi mi ha messo al mondo, e aprire lo studio finanziario, vivevo nella zona costiera di New York. È stata una vera è propria tragedia in fatto di vite umane»

Il silenzio calò tra i presenti, mentre il fare sicuro e disinvolto di Julian svaniva di botto.

«Sono desolato Miss. Non avrei mai immaginato che avrei potuto causarvi danno»

«Causarmi danno? Non comprendo. Infondo non è mica stata colpa vostra, ma un cataclisma del tutto naturale, giusto? Quindi perché vi scusate?  Anzi, i vostri sforzi per rimediare al problema sono lodevoli» gli rispose però Chrys con finta noncuranza, andando a conficcare per bene il coltello nella piaga. Se c’era qualcosa che Chrysanthe proprio non sopportava erano le lacrime da coccodrillo.

«Allora perché non siete intervenuta, se vi stavano così a cuore le zone colpite?» intervenne però irritato Sorrento (a cui non era sfuggita la provocazione), in difesa del suo ex signore.

«Purtroppo i cataclismi atmosferici sono al di fuori dalle mie competenze e comunque non credo che vi sarebbe piaciuto se fossi intervenuta. Anche perché altrimenti non saremmo qui a parlarne. Quindi fossi in te sarei contento di sapere che avevo già da pensare abbastanza per me stessa, senza dovermi andare ad arrovellare anche per i problemi causati dagli altri. Comunque vi posso garantire che le anime di quelle povere persone sono finite in un bel posto» rispose di conseguenza Chrys senza scomporsi.

«Quindi in sostanza, non vi curate di ciò che succede al di fuori del vostro orticello; dico bene?» considerò quindi Aiolos, riservando alla dea degli Inferi uno sguardo di disapprovazione non troppo velato.

«Diciamo che preferisco prima cercare di mandare avanti la mia baracca. D’altronde non sono mica io quella che si erige ad ultimo baluardo in difesa del mondo» gli rispose però Chrysanthe, senza mascherare il sarcasmo.

Aiolos fece quindi per replicare, ma Saori gli fece cenno di non farlo. L’aria si stava infatti facendo tesa, nonostante la dea Infernale sembrasse piuttosto divertita da quel tagliente scambio di battute, causate dalla sua innata capacità di provocare; vizio che a quanto pare non riusciva a togliersi nemmeno negli eventi ufficiali, cosa che fece pensare a Saori che, per quanto poteva cercare di sembrare una dea aristocratica, Chrys rimaneva comunque un’imprevedibile istigatrice da taverna. Peccato che la stessa cosa non si potesse dire di Julian, decisamente mortificato, Sorrento, alquanto irritato e il Sagittario, decisamente contrariato. Fortunatamente Radamante si era saggiamente tirato fuori (insieme a Tatsumi) dalla discussione, nonostante fosse palese che la situazione non gli garbava per nulla e che stesse tenendo d’occhio ogni singolo gesto del Gold Saint e dell’ex Marine, in modo da essere pronto ad intervenire alla prima mossa sospetta.

«Bene, direi che è un’ottima cosa se siete intenzionata a sostenerci. Durante la serata verranno esposti i progetti d’intervento e le aree interessate dall’iniziativa. Nel frattempo vi invito a prendere parte al buffet. Le tartine al salmone e al caviale sono deliziose» tagliò infatti corto la Kido, prima che potesse finire male, per poi accomiatarsi insieme a Julian end company, con la scusa di dover andare ad accogliere gli altri ospiti. Una nuova Guerra Sacra era infatti ben lungi dai suoi programmi; soprattutto ora che la dea degli Inferi era la maggiore azionista della Fondazione Grado!

Chrys si trovò così a sostenere lo sguardo interdetto di Radamante.

«Che c’è?» chiese quindi la dea.

«Nulla. È solo che mi ricordavo che l’obiettivo originario della serata era di tessere relazioni cordiali ed evitare le provocazioni per il bene dello studio finanziario» commentò infatti Radamante e Chrys si strinse nelle spalle:

«Hai ragione, ma tutto questo perbenismo proprio non lo sopporto. Fare infatti finta che sia stata tutta opera di Poseidone, passando Julian come una povera vittima innocente delle circostanze, non mi pare corretto; perché se proprio vogliamo dirla tutta, il dio dei mari, durante la maggior parte della faccenda, era assopito nel corpo di Julian. Quindi usarlo come scusa per parasi il culo è una cosa che trovo di cattivo gusto. Così come il simpaticone del Sagittario dovrebbe ricordarsi che la miccia che ha innescato il tutto è partita dal Grande Tempio»  

«Già, Kanon» non poté fare a meno di sibilare la Viverna, puntando lo sguardo verso la porta a vetri che dava sulla balconata che portava in giardino. Il cosmo di quell’infame non era infatti sfuggito alla Viverna.

«Ma d'altronde una stella maledetta, rimane sempre una stella maledetta, per quanto si cerca di nasconderlo» commentò però Chrys, lanciando anch’essa uno sguardo furbastro verso la vetrata. Forse quella serata non sarebbe stata del tutto inutile…

«Cosa intendete dire?» chiese Radamante alquanto interdetto.

«Nulla di cui tu ti debba preoccupare» gli rispose quindi con noncuranza la dea, per poi mandarlo a reperire dello champagne, con lo scopo di levarselo di torno, in modo da poter scambiare due parole in santa pace con il soggetto di quell’ultimo scambio di battute.  

 

 

L’aria della sera ormai andava rinfrescando e un leggero venticello aveva preso a soffiare, movimentando gli alberi del curato giardino di Villa Kido e Kanon, osservando la facciata della lussuosa villa dalla balconata che conduceva al parco, non poté fare a meno di considerare che infondo non tutti i mali venivano per nuocere. Infatti se non ci fosse stata la Notte degli Inganni la neonata Atena non sarebbe mai finita tra le mani del vecchio Kido e quindi col cavolo che si sarebbe potuta sognare tutto quel lusso. Il Grande Tempio era infatti decisamente più spartano, essendo essenzialmente una caserma, quindi altro che residenza signorile. Che poi fosse tutto realmente frutto del caso? L’ex Marine aveva seri dubbi al riguardo. D’altronde quando si ha a che fare con gli dei non si sa mai fino in fondo dove stia la verità. Un po’ dicono, un po’ nascondono e un po’ mentono, ma in ogni caso cercano sempre di girare la frittata a loro vantaggio. Atena inclusa.

Kanon aveva infatti accettato di partecipare a quella pagliacciata senza troppo entusiasmo, anche perché di chiedere scusa a Julian Solo, presenziando alla serata di beneficenza, non gli garbava più di tanto. Non che non riconoscesse di essersi macchiato di gravi colpe e di molte vite umane, ma i suoi debiti non erano sicuramente nei confronti di quel ragazzino viziato di Julian Solo, che proprio del tutto ignaro di quello che stava facendo non era. Infatti, per essere pignoli, le sue scuse sarebbero state più corrette se rivolte a Poseidone, l’unico veramente rimasto fregato in tutta quella faccenda. Ma le vie della giustizia di Atena non coincidevano con la sua visione delle cose e quindi gli era toccato chiedere ammenda al giovane rampollo, cosa che lo aveva reso alquanto indisposto.

In più, oltre al dover essersi reso partecipe a quella farsa utile solo alla Kido per farsi pubblicità, vi era un altro problema che ultimamente impensieriva il Gemini minore: ovvero la nuova dea della morte.

Infatti il cosmo di quella strana dea sconosciuta, che lo aveva richiamato alla vita insieme ai restanti Gold Saint, lo aveva turbato più del dovuto, dato che l’aveva percepito stranamente accattivante. In più si era sentito subito attratto da lei. Era infatti bastato un suo sguardo per non riuscire più a togliersela completamente dalla testa. Infatuazione? Kanon l’avrebbe preferito; infondo era una bella donna, nonostante il suo modo di vestirsi, e di conseguenza avrebbe potuto giustificalo, ma purtroppo l’ex Marine aveva la sensazione che tale attrazione fosse qualcosa di molto diverso dalla semplice attrazione fisica; qualcosa alla quale preferiva non pensarci. Aveva quindi cercato di far finta di nulla, bollando la cosa come una suggestione passeggera; e ci stava pure riuscendo, se non fosse stato che quella sera, all’ingresso di Chrys nel salone delle feste di Villa Kido, aveva nuovamente provato la sgradevole sensazione di essere nel posto sbagliato; una sensazione che si portava dentro da tutta una vita e che era riuscito in parte a placare espiando il suoi peccati nei confronti di Atena, immolandosi per lei e la salvezza del mondo durante la Guerra Sacra contro Ade, e riappacificandosi con suo fratello.

“Il mio posto è il Grande Tempio” si disse quindi mentalmente per scacciare via quelle inquietanti sensazioni, anche se una vocina bastarda infondo al suo cosmo non poté fare a meno di sussurragli un “Ne sei proprio sicuro? Stella maledetta della Casa di Gemini?”. Vocina che ricacciò prontamente da dove era venuta, mentre un’impacciata figura femminile si stava dirigendo nella sua direzione.

«Vi vedo in difficoltà. Posso esservi d’aiuto, Miss Chrys Archer?» disse quindi Kanon con fare distaccato (e ben attento a non fare trasparire i suoi pensieri), alla Regina degli Inferi, che sembrava stesse camminando sulle uova.

«Oh, no grazie! Ormai sono arrivata al parapetto!» rispose però Chrysanthe ancorandosi alla balaustra in marmo sibilando un “Tacchi di merda”, per poi rivolgersi all’ex Marine che era rimasto impassibile ad osservare tutta la scena:

«A quanto pare non sono l’unica che si sta annoiando a morte sta sera! Comunque, con chi ho il piacere di parlare? Il Gemini psicopatico o il Gemini stronzo?»

Il fare volutamente ironico della dea venne sorvolato da Kanon che si limitò a rispondere con un asciutto: «Quello stronzo direi. D'altronde pare che alla lista dei miei peccati siano stati aggiunti anche il diluvio e il maremoto che hanno colpito il pianeta, nonostante io non abbia un tale potere»

«Diciamo che sono stati due fenomeni conseguenti alle tue azioni. Quindi, se proprio vogliamo essere precisi, anche se l’esecutore materiale è stato Julian, tu sei stato colui che ha dato fuoco alle polveri, quindi non sei proprio estraneo all’accaduto. Se invece di stracciare il sigillo di Atena ti fossi fatto i fatti tuoi era meglio» gli rispose quindi logica Chrys e Kanon non poté fare a meno di esibirsi in un lieve inchino di resa:

«Touché, milady: colpito e affondato. Avete ragione, con il senno di poi, se mi facevo i fatti miei era meglio. Peccato che all’epoca ero decisamente furioso e desideroso di vendetta, cosa che mi ha portato a maledire mio fratello e ad approfittare del re dei mari» disse però Kanon, ritrovandosi così a dover sostenere uno sguardo alquanto indecifrabile di Chrys:

«Quindi credi seriamente di essere stato tu a condurre alla pazzia tuo fratello maledicendolo? Non credi di sopravvalutarti un po’ troppo?» disse infatti la dea della morte, spiazzandolo.

«Cosa intendete dire?» chiese infatti interdetto Kanon, che non riusciva a capire dove la regina degli Inferi volesse andare a parare con quel discorso.

«Pensi seriamente che basti maledire una persona per ridurla nello stato in cui era Gemini? Se fosse così, sai come sarebbe messo male il mondo? E anche se il tuo cosmo è notevole, nemmeno uno come te potrebbe riuscire a fare una cosa del genere. Per farlo ci vuole la mano di un dio»

«Quindi secondo voi dietro a quello che è successo c’è l’opera di qualcun altro?» domandò di conseguenza Kanon, che stava iniziando ad esternare un certo interesse.

«Non ne ho le prove concrete, ma ultimamente ho avuto modo di approfondire varie faccende e molte cose mi sono risultare stranamente troppo dovute al “caso”. Leggendo infatti i resoconti della Guerra Sacra appena conclusasi, ho avuto la sensazione che, sotto, sotto ci sia dell’altro. Senza contare che pare siano pure andate disperse tre Stelle Malefiche delle più potenti e la cosa non mi piace» spiegò Chrys.

«E potrei sapere il motivo per il quale state dicendo proprio a me queste cose?» chiese però guardingo Kanon, che era ben conscio che una divinità difficilmente si prendeva il disturbo di conversare con un comune mortale, per giunta di una fazione diversa dalla propria, senza motivo. Senza contare che quella conversazione si stava rivelando alquanto strana. Inizialmente aveva infatti creduto che la dea si fosse rivolta a lui solo per sfotterlo, allo scopo di spezzare la noia della serata, ma dalla piega che stava prendendo il discorso, le cosa sembrava essere diversa; peccato che la risposta che ricevette gli risuonò nel cervello quasi come se fosse un avvertimento:

«Perché è nelle mie intenzioni fare in modo che tutte le Stelle Malefiche ritornino all’ovile»

Lo sguardo che Chrys gli rivolse gli fece provare uno strano brivido gelido lungo la schiena, ma nonostante questo Kanon riuscì a mantenere la sua solita imperturbabilità:

«Buona fortuna allora! Con permesso, ma devo rientrare. Non vorrei che Lady Saori mi dia per disperso» si accomiatò quindi Kanon, incappando così in Radamante, che stava raggiungendo la dea con due bicchieri di champagne in mano.

«Radamante che sorpresa! Vedo che finalmente ti sei deciso a sfoltire quell’inguardabile sopracciglio! Anche se ti ricordavo della Viverna e non del pinguino!» non riuscì quindi a trattenersi Kanon, che rivolse al suo ex rivale un ghigno divertito, ritrovandoselo di fronte tirato a lucido con brillantina e smoking. Poco da dire che il sarcasmo del Gemini minore non piacque allo Spettro:

«Tu! Brutto figlio di…»

Ma l’ira di Radamante fu prontamente smorzata da Chrys che lo riportò all’ordine, sfilando i bicchieri dalle mani del Gigante Infernale, prima che andassero in frantumi.

«Attento Rada, non credo che Lady Saori apprezzerebbe se disgraziatamente rompessimo i suoi preziosi calici in cristallo di Boemia. Poi sprecare dell’ottimo champagne per così poco non ne vale la pena, non trovi? Senza contare che ad innervosire gli animi ci ho già pensato io!»

«Avete ragione, mia signora. Per uno come lui sarebbe un vero spreco» accordò lo Spettro, rivolgendo però uno sguardo assassino nei confronti di Kanon, che invece lo ricambiò con uno decisamente divertito, per poi accomiatarsi con un cenno di saluto e un “Statemi bene”.

Fu così che Chrys si ritrovò ad avere a che fare con un Radamante decisamente contrariato:

«Posso cortesemente sapere cosa ci facevate in compagnia di quell’uomo, mia signora? Vorrei infatti ricordarvi che un tipo pericoloso»

Chrys però fece finta di nulla e liquidò il tutto con un: «Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria e dato che l’ho incrociato sul balcone mi è sembrato scortese non scambiarci due parole»

Lo sguardo di Radamante le fece però intendere che non se l’era bevuta. Lo Spettro stava infatti per replicare, ma la comparsa di due potenti cosmi oscuri, seguirti da una potente deflagrazione, fece morie la sua protesta sul nascere.

«Ma che diamine succede?» fu infatti l’esclamazione dello Spettro, rientrando di corsa nel salone insieme a Chrys, mentre il viso della sua dea si era fatto improvvisamente serio, riconoscendo le sagome degli intrusi nel polverone causato dal crollo del soffitto della villa, per poi però sfoderare un sorrisetto tanto divertito quanto inquietante.

«A quanto pare un paio di stronzi hanno deciso di venire a movimentare la serata!» fu infatti l’esclamazione di Chrysanthe, mentre le figure di Fantaso ed Icelo si facevano sempre più nitide tra il caos delle macerie e  le urla degli invitati terrorizzati.   

  
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