Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: TotalEclipseOfTheHeart    23/11/2016    2 recensioni
Elayne O'Connel ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta, e scopre di essere stata scelta come Guardiana della Terza Dimensione, Astrapos, per combattere contro il male.
Perchè Yggdrasil, l'Albero del Mondo, sta morendo, e con lui, anche il sigillo che teneva prigionieri Nidhoggr, la Grande Viverna, sta svanendo.
Solo I Sette Guardiani possono combatterlo, ritrovando l'Aetherna, l'unica anima pura che possa sconfiggere il mostro.
E' però una lotta contro il tempo, perchè, se sarà lui a trovarla, per loro, per tutto il mondo, sarà la fine...
Tratto dal testo:
"Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e booommm … la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei o chi per loro avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Seh … se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi ma … non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io??? Tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse … come no."
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note:
Come accaduto nel Capitolo XIV, anche qui vi faccio un breve anticpiazione, dicendovi che a partire da ora, sebben raramente, potrete trovare anche brevi capitoli dedicati, in parte o interamente, ai Tre Figli di Nidhoggr.
Riflettedno su alcune vostre osservazioni, infatti, ho ritenuto necessario ricorrere a questo espediente,  in modo da descrivere meglio anche i villain della storia, che così verranno indagati più approfonditamente.
Detto questo, buona lettura!
Aspetto le vostre recensioni!!!

 

Capitolo XXVI
Sotto la maschera
 

(Lilith)

Ok, forse adesso è meglio che prenda io le redini del racconto.
Altrimenti, dubito che potreste realmente capire.
È vero, si, ne sono perfettamente conscia.
Finora né io né i miei fratelli ci siamo mostrati proprio come dei gran samaritani, nella storia, ma penso di potervi spiegare.
Direi di iniziare con mio fratello, già … perché, se dopo l’inaspettato successo ottenuto con la cattura dell’Eletta mi sarei aspettata come minimo qualche riconoscimento, o anche solo una maggiore libertà gestionale nella situazione militare in cui ci trovavamo, beh … allora mi sbagliavo di grosso.
Furibonda, forse per l’unica vera volta in vita mia, marciavo attraverso le bellissime stanze della Fortezza di Zaffiri, una colossale costruzione in marmo nero e coralli dai colori tetri e cupi, le cui mura erano illuminate a tratti da mosaici di zaffiri che variavano prendendo tutte le sfumature dell’oceano, donando un minimo di luminosità all’ambiente, o almeno quel che bastava per non perdersi in quell’intrico di corridoi tutti uguali.
Mi diressi verso l’Altare degli Abissi, la zona dove di solito riunivo i miei sottoposti di maggiore grado per i consigli di guerra e che in quel momento era stata infestata da quel monolite senza personalità di mio fratello maggiore, Tartaros.
Quello sporco bastardo aveva letteralmente mandato a monte i miei programmi, rompendo l’accordo che avevo presso con l’umana e ordinando alle MIE truppe di procedere comunque con la conquista di quella dimensione.
Strinsi i denti, furibonda, mentre la vergogna mi faceva tremare le mani. Se c’era una cosa che assolutamente non tolleravo, era proprio non mantenere la parola d’onore: avevo giurato a quella ragazza che, se si fosse consegnata, noi avremmo rivolto altrove le nostre attenzioni, e lei si era fidata. E ora saltava fuori quell’imbecille, a mandare tutto all’aria e a distruggere la mia reputazione.
Come potevo guidare un esercito se nemmeno le mie parole avevano un valore?
Quale uomo, o mostro, mi avrebbe mai seguita sapendo che non portavo rispetto nemmeno per gli accordi fatti con gli avversari?
Era veramente questo che ci si aspettava, da un comandante del mio calibro?
Insomma, avevamo ottenuto l’Eletta, un bottino che, paragonato alla conquista di Thalass, era decisamente superiore. E come se non bastasse avevamo anche la Guardiana dell’Acqua, che finchè avessimo avuto in pugno la vita di suo fratello avrebbe obbedito a ogni nostro ordine. Cosa chiedere di più?
Inoltre, altra cosa che mi faceva imbestialire, era stato il modo in cui lui aveva preso, senza nemmeno dirmi niente, il controllo dei miei uomini, surclassandomi come se non contassi nulla. E senza consultarmi aveva riorganizzato tutto il nostro sistema militare.
Come osava?
Insomma, non doveva starsene a Flogon, a riconquistare le terre che avevamo perso?
Chi diamine gli aveva dato il permesso di venirsene qui, senza dire nulla, a stravolgere tutti i miei progetti, umiliandomi e trattandomi come una mocciosa scomoda?
Strinsi i denti, sempre più su di giri, incurante del modo in cui la mia aura, fuori controllo, aveva quasi distrutto l’intero corridoio, finchè non aprii le porte dell’Altare, con un impeto tale che sbatterono con fragore contro le pareti.
Mio fratello si voltò, lievemente sorpreso, osservandomi in silenzio.
Tartaros era senza ombra di dubbio un uomo avvenente, con i capelli color onice, raccolti in una cascata di trecce scure, che gli arrivavano fino alle spalle. Gli occhi erano perennemente nascosti da degli occhiali da sole scuri, ma sapevo bene come fosse solo un espediente, volto a evitare che la gente scoprisse come, in realtà, non fossero che dei pozzi scuri e vuoti. La carnagione era scurissima, color cioccolato, e i muscoli scolpiti e tonici, il fisico palestrato e slanciato, virile e totalmente privo di peli. Inoltre, sul lato sinistro del viso, un’ustione rossa gli percorreva la mascella per raggiungere anche la tempia, ricordo di un combattimento particolarmente ostico.
“Sorella.”, disse, inespressivo, tornando a osservare gli abissi blu lapislazzuli, fuori dalla finestra, “Credevo fossi sul campo di battaglia. Gli uomini ormai sono partiti.”
Incrociai le braccia, lasciando che la mia aura si calmasse: “Uomini che hai inviato senza il mio permesso. Devo forse ricordarti che questa postazione è sotto la MIA giurisdizione, ora?”
Quello si voltò nuovamente, osservandomi privo di espressione: “E sono forse tenuto a consiglio, sorella? O forse hai dimenticato il TUO fallimento, a Flogon? O il fatto che sono stato IO a distruggere le Dimensioni dello Spazio e  del Tempo, all’inizio di questa guerra? Non c’è da stupirsi se nostro padre si fida di più del mio, di giudizio, in termini di decisioni militari.”
Strinsi i pugni, mentre le unghie affondavano nella carne, e gocce color inchiostro si confondevano col pavimento nero della stanza.
Quindi, era stato lui a inviarlo?
Perché?
“Si, è vero.”, dissi, avvicinandomi a lui, e osservando l’accampamento di Titani degli Abissi, sotto di noi, “Questo però non toglie che IO sono riuscita a portare dalla nostra parte Shyral, e che IO ho catturato Elayne.”
Quello si fermò, osservandomi tetro: “Wow, le chiami anche per nome, ora?”
Mi immobilizzai, fissandolo interrogativa, finchè quello sospirò, spiegando: “Nostro padre è preoccupato, sorella. Hai promesso alla Guardiana di Astrapos che avresti ritirato le truppe da Thalass, in cambio della sua resa, e stavi anche per farlo. Inoltre, hai fallito a Flogon e ora sembra che tra te e la Guardiana dell’Acqua ci sia un legame particolare. Anzi, tra te e suo fratello. Perché hai impedito a Belfagor di torturarlo?”, sentii il corpo raggelarsi, mentre cercavo di mantenere un’espressione neutra, anche se, dentro di me, il panico iniziava rapidamente a prendere il sopravvento.
Lo sapeva?
Che Nidhoggr sapesse?
Scossi il capo. Impossibile. Non avrebbe mai potuto dubitare di una cosa simile, e inoltre, sapeva che, se l’avevo fatto, era perché quel ragazzo ci serviva VIVO.
Lui proseguì, visibilmente preoccupato: “Il suo timore è che tu ti stia indebolendo, sorella. Ovviamente, si fida ancora ciecamente di te e del tuo giudizio, ma anche sorvolando sulla storia dell’esca per pesci o su quella della ritirata dalla Dimensione dell’Acqua, lui desidera assicurarsi che, questa volta, tutto vada esattamente secondo i piani. Per questo mi ha mandato qui.”
Mi oscurai, chiedendo: “E tu, tu cosa pensi?”
Mi guardò, poi abbassò lo sguardo, improvvisamente tetro: “Sei mia sorella, insieme, siamo entrambi suoi figli. Questo per me è più che sufficiente, non mi serve altro per sapere che tu farai ciò che la tua posizione richiede, poco importa fin dove dovremmo spingerci. Così come lo farò io, e come lo farà nostro fratello. Lui si aspetta questa da noi e non saremo certo noi a deluderlo. Dopotutto, siamo una famiglia, no?”
Sentii il cuore stringermisi, mentre osservavo mio fratello, chiedendomi come diavolo facesse a essere ancora così cieco.
Famiglia?
Chi aveva mai parlato di una cosa simile?
Era più che evidente come, ormai, quel concetto fosse ben lontano da ciò che eravamo.
Dopo tutti quegli anni, non mi ero mai sognata, nemmeno per un secondo, di vederci come una famiglia. Semplicemente, era del tutto ridicolo.
Quando mentre cresci, vieni addestrato al solo scopo di servire, conquistare e uccidere, non c’è spazio per certi concetti. Eravamo stati addestrati come macchine, programmati come servi e mossi come marionette: bisognava essere veramente folli per poter pensare che colui che c’era dietro tutto ciò potesse veramente vederci come una famiglia.
Sospirai, ritirandomi in silenzio, consapevole che, per quanto avessi potuto protestare, mio fratello non si sarebbe smosso di un millimetro.
Percorsi i corridoi in silenzio.
Non mi importava. Anche se c’erano stati degli IMPREVISTI inattesi, avrei continuato a servire la nostra causa. Dopotutto, non conoscevo altro modo di vivere e poi, con un po’ di fortuna, nessuno avrebbe mai scoperto niente. Nidhoggr poteva anche essere l’entità cosmica più potente di tutto l’Universo, ma era ancora sigillato nell’Abisso, e finchè fosse stato lontano, non avrebbe avuto modo di scoprire ciò che sua figlia stava realmente facendo.
Mi diressi spedita verso le segrete, dove sapevo che l’avrei trovato, ma quando mi apprestai per entrare sentii, chiare e forti, le sue grida straziate provenire da dietro la spessa porta in legno di quercia.
Mi precipitai all’interno, e subito li vidi.
Lui, il mio Finrel, era a terra, e sopra di lui Apophis ghignava divertito e incurante delle grida e delle proteste dell’Eletta che, impotente, dalla cella non aveva potuto fare altro che guardare, mentre si divertiva a mutilare con minuscoli ma precisi taglietti il viso del ragazzo che, disperato, si raggomitolava a terra, cercando di difendersi.
Come mi vide però, ovviamente Apophis parve perdere interesse per il suo nuovo giocattolo, e, battendo le mani contento, mi corse incontro, abbracciandomi felice: “Ehi, sorellona! Allora, che mi hai portato oggi? Sai che adoro i tuoi trofei, sono sempre così interessanti!”
Io, dal canto mio, ero immobile, raggelata. Incapace di reagire di fronte al dolore del mio compagno che alzando appena il capo, mi lanciò uno sguardo carico di messaggi inespressi, cercando di farmi capire che dovevo riprendermi: non potevo permettere che qualcuno sapesse.
Mi morsi il labbro, sorridendo forzata e porgendo un piccolo sacchetto in cuoio ad Apophis che, tutto contento, iniziò a saltellare sul posto: “Niente di particolare. I miei uomini sono riusciti a uccidere il Principe dei Mirinidi, questo è un piccolo souvenir che mi hanno lasciato. Ora, però, dovrei fare quattro chiacchiere con i miei prigionieri. Non vorremmo mica farli morire di noia, vero?”, dissi, cercando di apparire sciolta.
Quello si illuminò: “Certo che no! Posso aiutarti? Sai quanto amo torturare i mortali, è così divertente!!! E poi, con te sorellona, è sempre meglio. Anche se nostro padre ha scelto me come Essenza della Paura, tu sei sempre la più brava in queste cose. Non come quel cretino di Tart, mi mette sempre i bastoni tra le ruote. Ed è ancora arrabbiato perché non ho ucciso l’Albero.”
Mi addolcii.
Potevo sforzarmi quanto volevo, e se si fosse trattato di un altro, probabilmente lo avrei ucciso vedendolo trattare in quel modo Finrel, ma Apophis. Insomma, lui era lui.
Era il solo li che potesse capirmi, e insieme ci appoggiavamo sempre.
E poi, era così scemo a volte che proprio non ci si riusciva a odiarlo.
“Per questa volta passo, ora va, Ok?”, dissi, arruffandogli i capelli mentre quello metteva su un broncio triste.
“E va bene, ma domani sei tutta per me, chiaro?”, ribattè, facendomi un linguaccia divertita, per poi eclissarsi.
Sospirai, spostando lo sguardo su Finrel che, tremante, cercava di evitare il mio sguardo.
Tremai, pensando a quanto avrei voluto fregarmene, e correre da lui, guarendo le sue ferite senza curarmi della presenza dell’Eletta, che dalla cella avrebbe potuto vedere tutto, e intuire quindi la nostra relazione.
Ancora una volta, quindi, sotterrai le emozioni, come anni e anni di addestramento mi avevano insegnato a fare, e mi avvicinai.
Osservai inespressiva l’umana, che incatenata alla parete della cella mi squadrava con odio, poi presi Finrel da sotto la spalla, sollevandolo a dicendo: “Bene, ti reggi ancora in piedi. Poco importa, presto non riuscirai a fare nemmeno quello.”
Con la coda dell’occhio, potei vedere Elayne calmarsi, osservandoci in silenzio.
Pregai che mi credesse, poi portai Finrel presso una delle stanze laterali, adibite e spedale per i prigionieri.
Come fummo all’interno, gli presi il viso tra le mani, osservandolo in silenzio. Lo shock, la fatica per le ore passate nelle segrete e il dolore per le ferite subite gli avevano fatto perdere i sensi, per cui potei osservarlo con calma.
Avevo notato subito, sin dal nostro primo incontro, come fosse un giovane non poco avvenente. I riccioli scuri, che a tratti sfumanti verso il blu dell’oceano gli coprivano sbarazzini gli occhi color lapislazzuli, così come il fisico muscoloso e robusto, tonico e indubbiamente ben addestrato, lo rendevano incredibilmente affascinante.
Per me, che in quei millenni non avevo mai avuto modo di indagare a fondo nella natura dei mortali, impegnata com’ero a sterminarli uno a uno, quelle caratteristiche, mescolate alla sua indole dolce e comprensiva, che aveva saputo guardare oltre la mia posizione di Figlia di Nidhoggr, avevano inevitabilmente fatto breccia nel mio animo.
Con lui, in quelle brevi settimane di reclusione, avevo saputo scoprire orizzonti e mondi a me prima ignoti, emozioni che credevo non mi potessero mai appartenere e verità che altrimenti non avrei potuto conoscere.
Avevo visto la mia maschera di ferrea disciplina sgretolarsi, sotto i suoi sorrisi così naturali e sinceri, per dare finalmente posto alla vera me, finalmente apprezzata da qualcuno che la amasse veramente.
Eppure, forse proprio a causa di quel cambiamento, avevo iniziato a indebolirmi.
Lentamente, le verità che lui mi aveva mostrato avevano iniziato a cambiarmi, al punto che avevo fatto quella promessa, promessa che, prima, non mi sarei mai nemmeno sognata di mantenere.
Strinsi i denti, consapevole che, se volevo proteggerlo, e impedire che qualcuno scoprisse qualcosa, allora dovevo, assolutamente, impedire che altro trapelasse dal mio atteggiamento. D’ora in poi, per il suo bene, almeno in pubblico, avrei dovuto tornare a essere la vecchia me: fredda, calcolatrice e precisa a livelli inumani.
Anche a costo di far soffrire qualcuno.
Anche a costo di perdere me stessa.
Era lui, come potevo fare altro?


Note dell'Autrice:
Eccomi di ritorno!
Grande novità, finalmente compare il terzo fratello, e cambiamo un po' prospettiva, questa volta incentrandoci un po' sulla nostra Lilith, che per ora non si è mostrata proprio moltissimo.
Tranquilli, torneremo anche dai nostri protagonisti.
Confesso che sono sorpresa, avevo programmato tutti i capitoli fino alla fine, ma a quanto pare ho veramente parecchio da dire e quindi, anche se inaspettatamente, la storia si sta dilungando oltre i miei programmi. Ma calmi, alla fine, tutto si risolverà (ma non vi dico come!).
Penso che rivedremo Lilith anche nel prossimo capitolo, perchè qui la cosa è stata introdotta veramente poco, a vorrei approfondire sia il modo in cui la relazione tra le e Finrel è nata sia il carattere di quest'ultimo, che per ora non ha fatto molto.
Comunque, presto riprenderemo anche con la trama principale, è solo che ho pensato che fosse opportuno approfondire e caratterizzare bene anche i villain, per cui ho deciso di ddedicare loro alcuni spezzoni di storia.
Spero che questa scelta sia approvata.
Ringrazio ancora tutti coloro che mi seguono e continuano a recensire.
Alla prossima!
Teoth

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: TotalEclipseOfTheHeart