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Autore: Signorina Granger    27/11/2016    8 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Capitolo 19: Fratelli
 
 
                                                                                                                                                      Lunedì 15 Marzo
 
 
La stanza era avvolta completamente nel silenzio, fatta eccezione per l'orologio a pendolo che scandiva con esasperante precisione il tempo che passava.
Era seduto alla sua scrivania da almeno mezz'ora, con la stessa lettera in mano... Sospirò, chiedendosi a come l'avrebbe detto.
 
Odiava fare quel genere di cose, ma sfortunatamente era una delle fastidiose incombenze che la sua posizione richiedeva... e dopo anni era perfettamente consapevole di non avere scelta.
 
Quando sentì bussare alla porta Armando Dippet alzò lo sguardo, ripiegando la lettera che gli era arrivata solo un paio d'ore prima di parlare ad alta voce:
 
“Avanti.”
 
La pesante porta intagliata si aprì senza alcuna esitazione e il pallido viso di una ragazzina sai capelli lunghi fece capolino sulla soglia della stanza, rivolgendo quasi un sorriso in direzione del Preside:
 
“Voleva vedermi, Professore?”
 
“Siediti Isabella, per favore.”
 
La giovane Corvonero obbedì, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi alla scrivania del Preside, prendendo posto su una delle sedie imbottite senza proferire parola.
Nel frattempo qualcosa ronzava nel cervello dell'uomo, ricordando la conversazione che aveva avuto solo poco prima con Silente a proposito della questione... come faceva spesso gli aveva chiesto un consiglio, e secondo il Vicepreside doveva semplicemente essere sincero con lei, senza troppi giri di parole.
 
Probabilmente il silenzio del Preside insospettì la ragazzina, che inarcò un sopracciglio mentre teneva le gambe accavallate, le mani pallide appoggiate in grembo mene cercava di occupare meno spazio possibile sulla sedia, sentendosi leggermente a disagio:
 
“Ho fatto qualcosa di male?”
 
“No... Ma mi è recentemente arrivata una lettera, Isabella... Dai tuoi genitori.”
 
 
Armando si schiarì la voce, notando l’espressione quasi allarmata che era comparsa, anche solo per un attimo, sul viso della Corvonero: sembrava che con quelle parole avesse confermato la sua ipotesi sull’essere in un mare di guai.
 
“I miei genitori?”
 
“Sì. Loro... pensano che sarebbe meglio se tu tornassi a casa. Solo per un po’ di tempo...”
 
“Non voglio tornare a casa... perché non posso restare qui?”   Isabella deglutì, tormentandosi nervosamente le dita mentre non staccava gli occhi da quelli del Preside, quasi implorandolo di non farla andare via: adorava la scuola... finché poteva restare, non voleva certo andarsene.
 
“Non ti stiamo punendo, non hai fatto nulla di male... ma vedi, si tratta di tuo fratello. Come sai, Nicholas è tornato a casa la settimana scorsa perché non si... sentiva molto bene. E tuo padre sostiene che sia meglio se torni a casa anche tu, per un po’ di tempo.”
 
Dopo essersi consultato con i Medimaghi
 
 
Ormai ne aveva viste e passate tante, alla sua età... ma Armando Dippet non ebbe comunque il coraggio di pronunciare quelle ultime parole ad alta voce, lasciando che aleggiassero nell'aria, tra lui e la ragazzina di 14 anni che gli stava seduta davanti.
 
D'altra parte sapeva che Isabella Burton non era affatto stupida, tantomeno ingenua... probabilmente l'avrebbe capito da sola, anche senza che lui sottolineasse la spiacevole situazione in cui si trovava.
 
Isabella rimase impassibile, non aprendo bocca per qualche istante mentre ricambiava lo sguardo di Dippet, ascoltando momentaneamente le lancette dei secondi muoversi mente elaborava quanto appena sentito.
Sfortunatamente, i suoi incubi si stavano avverando.
 
Forse avrebbe voluto chiedere perché nessuno aveva avuto il coraggio di dirglielo di persona... e quel giorno, Isabella ancora non sapeva che nessuno l'avrebbe mai fatto neanche in seguito. Non sentì mai dire ad alta voce che suo fratello stava molto, troppo male... ma si chiese molte volte perché suo padre non avesse voluto neanche scrivere a lei direttamente, invece che al Preside per usarlo come portavoce.
 
Dopo qualche istante di estenuante silenzio la ragazzina parlò, mantenendo un tono di voce quasi troppo pacato per il contesto in cui si trovava:
 
“Quando posso tornare?”
 
“Stasera stessa... scriverò a tuo padre per confermare che torni a casa mentre prepari le tue cose... a meno che non voglia tu, ovviamente.”
 
“No... se non le dispiace, preferirei lo facesse lei. La ringrazio, Professore.”
 
Isabella si alzò, sforzandosi di sorridere debolmente al Preside prima di girare sui tacchi, allontanandosi dalla scrivania per avvicinarsi alla porta: non moriva dalla voglia di tornare a casa, ovviamente... ma non avrebbe mai lasciato Nicholas in balia dei loro genitori, non quando probabilmente non gli restava più molto tempo.

 
 
La cosa peggiore? Non era neanche sorpresa... forse infondo lo sapeva già da molto tempo, da quando Nick aveva iniziato a passare del tempo in Infermeria troppo frequentemente.
 
Forse, per la prima volta, Isabella Burton non era affatto felice di non essersi sbagliata.

 
 
                                                                                    *
 
 
Le labbra si piegarono in un debole sorriso mentre sfiorava con un dito tremante la targa d’oro appoggiata sul tavolo, seguendo le linee delle lettere che erano state incise quasi tre anni prima.
 
Nicholas Burton
 
 
Quando, pochi giorni dopo la sua morte, Isabella era tornata ad Hogwarts e si era ritrovata quella targa tra le mani aveva quasi riso, tra le lacrime: aveva sentito suo fratello dire quanto quelle specie di premi o commemorazioni fossero stupide ai suoi occhi moltissime volte... difficilmente avrebbe mai immaginato che, un giorno, ne avrebbero fatta una anche per lui.
 
Non sapeva bene nemmeno lei perché era scesa nella Sala dei Trofei, mandando allegramente a quel paese i compiti che avrebbe dovuto fare... non ci andava mai in effetti, ma aveva fatto la stessa cosa anche l'anno prima.
 
Isabella appoggiò la targa di nuovo al suo posto, insieme alle altre... e i suoi occhi chiari incontrarono un’altra, appoggiata proprio vicino a quella del fratello visto che erano state sistemate nella vetrinetta in ordine cronologico.
 
La ragazza sfoggiò quasi una smorfia nel leggere quel nome... e non solo perché non lo sopportava, ma perché quel nome era vicino proprio a quello di suo fratello. Le faceva quasi schifo, in effetti.
 
Tom Orvoloson Riddle
 
Quando, un anno prima, avevano rifilato quel “premio” al Serpeverde Isabella non aveva smesso di essere scettica neanche per un istante, osservandolo sorridere cortesemente mentre stringeva la mano a Dippet... non che fosse stata l'unica, in realtà: Silente non aveva sorriso neanche per mezzo secondo, cosa abbastanza insolita visto che durante le lezioni era sempre molto affabile.
 
“Menzione speciale un corno... io non me la bevo, quella dell’eroe che scopre il mostro... Riddle ficca sempre il naso in faccende che non lo riguardano, e sa sempre più di quanto non dovrebbe.”
 
Aveva detto così a Brianna quel giorno, sbuffando a mezza voce e rifiutandosi categoricamente di applaudire: e dire che a lei quel ragazzino Grifondoro aveva sempre ispirato una gran simpatia... impossibile che potesse aver causato la morte di Mirtilla.
 
 
“Non capirò mai perché proprio non ti piace, Bella... sai, credo che metà della scuola sospiri quando passa.”
 
“È carismatico, Bree... ma lo sono tutti i peggiori, se proprio vogliamo dirlo. È più subdolo e falso del simbolo della sua Casata, e sfortunatamente ho la sensazione che un giorno non sarò l'unica a pensarla così.”

 
 
Isabella smise di guardare la targa, lanciando invece un’occhiata in direzione dell’orologio a pendolo che ticchettava in un angolo della stanza: forse era il momento di chiudersi in Biblioteca e studiare, invece di crogiolarsi sul ricordo di Nicholas.
 
“Forse dovrei andare... ciao Nick.”
 
Mandò un bacio alla targa di suo fratello prima di girare sui tacchi, uscendo dalla Sala dei Trofei con l'ultimo ricordo che aveva di Nicholas fisso nella mente... aveva la fastidiosa sensazione che l'immagine di suo fratello morto non l'avrebbe mai abbandonata del tutto.
 
 
                                                                          *
 
 
“Dove accidenti è finita Bella? Da quando non fa i compiti? Sta male?”
 
“No... o forse sì, ma non le ammetterebbe mai. Conoscendola si ostinerà a fare finta di niente, e credo sia meglio assecondarla.”
 
Jane si strinse nelle spalle, fissando lo sguardo fuori da una finestra per “cercare ispirazione”: stava facendo i compiti di Divinazione, ma non sapeva cosa inventarsi.
 
Ingrid invece inarcò un sopracciglio, guardando la ragazza con aria interrogativa:
 
“Che intendi? Perché dovrebbe stare male?”
 
“Oggi... è l'anniversario di morte di suo fratello. Ma non lo citerà nemmeno, se la conosco almeno un po’... e credo sia meglio darle corda, piuttosto che ricordarglielo ulteriormente.”
 
“Naturalmente. Ma... non sapevo che suo fratello fosse morto, non credo che l'abbia mai nominato da quando la conosco.”
 
“Non lo fa spesso. È morto tre anni fa, Nicholas era al settimo anno e noi al quarto... ma me lo ricordo benissimo lo stesso, c'erano stendardi neri ovunque.”
 
Jane abbassò lo sguardo sulla pergamena, improvvisamente piuttosto cura mentre Ingrid elaborava quanto appena sentito, non riuscendo a credere che ci avesse messo quasi un mese a sapere che Isabella non era figlia unica come si poteva pensare a primo impatto.
 
“E come è morto? Se era ancora qui non può centrare la guerra... la Camera dei Segreti era già aperta?”
 
“No, quella è stata una brutta faccenda esclusivamente dello scorso anno... non è morto come Mirtilla, non ha avuto incidenti. Non so i particolari, ovviamente non era mio amico e a quel tempo nemmeno Bella lo era poi molto... So solo che un giorno l'hanno mandato a casa, non stava bene. E pochi giorni dopo, Dippet ha spedito a casa anche Bella. Credo sia morto dopo una settimana al massimo, e allora Isabella è tornata a scuola.”
 
“Poverina... io mi sarei presa più tempo, non sarei mai riuscita a tornare a scuola quasi subito. Non so come reagirei, se dovessi perdere Astrid.”
 
“Sai Ingrid, lei... non ama passare il tempo a casa, con i suoi genitori. Dice sempre che sua madre non la capisce e che suo padre non la considera, credo che Nicholas fosse la sua ancora di salvezza, quantomeno in famiglia. Io sono figlia unica e non ne so molto, ma erano davvero molto legati.”
 
Jane sorrise debolmente, ricordando un episodio avvenuto diversi anni prima, quando erano al terzo anno... Ovviamente Isabella Burton era già un tipetto a tredici anni e non si lasciava sopraffare facilmente, ma Nicholas era comunque spuntato dal nulla con la spilla da Prefetto appuntata sul petto, quasi ringhiando ai due studenti del quinto anno che stavano prendendo in giro la sorellina per i suoi capelli di girare al largo, o li avrebbe appesi con le sue mani alla Guferia e lasciato che i Gufi li usassero come cena.
 
“Immagino... che storia triste.”   Ingrid appoggiò il mento su una mano, assumendo un’espressione pensierosa mentre rifletteva sulla sua compagna di Casa e su sua sorella allo stesso tempo: chissà come avrebbe reagito lei, perdendo la sua piccola peste... probabilmente non avrebbe retto, Bella era decisamente forte se considerato anche il distacco che aveva con i suoi genitori.
 
Se non altro lei aveva sempre avuto un bel rapporto con loro... Isabella invece si era ritrovata quasi sola, in un certo senso.
 
“Ok, forse è il caso di smetterla di deprimerci... piuttosto, la mia sorellina si comporta bene o ha distrutto la vostra Sala Comune?”
 
“Tranquilla, Astrid è adorabile... ieri sera ha avuto un’interessante conversazione con il Frate Grasso, in effetti.”  Un sorriso spuntò sul volto di Jane, ricordando con una punta di divertimento le chiacchiere della ragazzina con il fantasma della sua Casa.
 
“Quella parla persino con i muri, probabilmente... ti prego, tienila d'occhio.”
 
“Tranquilla, farò in modo che non combini pasticci... quanto avrei voluto un fratellino da coccolare.”
 
Jane sospirò, riprendendo a scarabocchiare sulla sua pergamena mentre i suoi pensieri volevano improvvisamente a casa, da sua madre. Si sentiva un po’ in colpa per averla lasciata sola, ma Rosalie Prewett sapeva badare al fatto suo... e poi non se l'era proprio sentita di lasciare Hogwarts qualche settimana prima, con gli occhioni tristi di Dante davanti.
 
“Credimi Jane, a volte fare la sorella diventa un lavoro... ci sono momenti in cui prenderei Astrid e la chiuderei dentro una stanza, pur di starmene in pace e tranquillità.”
 
“Se non altro non sei mai sola... a me è mancato, a volte.”
 
Jane sorrise con una nota di amarezza mentre Ingrid invece taceva, sorridendo alla vista del ragazzo che si stava avvicinando in fretta al loro tavolo, puntando dritto verso la Tassorosso senza fare il minimo rumore.
 
Solo quando le fu alle spalle si chinò, abbracciandola e dandole un bacio su una guancia:
 
“Ti senti sola piccola Jane? Non preoccuparti, ora hai me a tenerti compagnia!”
 
“Ho la sensazione che d'ora in poi non sarò mai più sola... chissà perché.”
 
Jane sorrise, voltandosi leggermente per incrociare lo sguardo di Dante, che le sorrise di rimando prima di arruffarle i capelli con una manata, ignorando le sue protese come da routine prima di stritolarla in un altro abbraccio.
 
“Ovvio che no Jane, non ti liberi facilmente di me!”
 
“Ma perché tutti mi usano come cuscino per gli abbracci e mi pettinano i capelli, cosa vi hanno fatto? E Dante, così mi incrini una costola!”
 
Jane sbuffò, cercando di districarsi dal soffocante abbraccio di Dante mentre Ingrid assisteva alla scena sorridendo, trovandoli come sempre decisamente teneri e divertenti allo stesso tempo.
 
Di fronte alle proteste della ragazza Dante sorrise con aria colpevole, staccandosi leggermente da lei ma tenendola ancora stretta tra le braccia, guardandola con affetto:
 
“Hai ragione, scusa... ma sei troppo magrolina, non è colpa mia se rischio di spezzarti! Hai mangiato a pranzo? E poi cos’è questa storia che tutti ti abbracciano?”
 
“E io che pensavo di aver trovato un fidanzato... ho trovato una seconda madre! Ingrid, smettila di ridere!”
 
 
                                                                                 *
 
 
“È una mia impressione, o sei un po’ nervoso?”
 
Regan inarcò un sopracciglio, osservando il collega che era seduto di fronte a lui con aria interrogativa. In effetti Will non aveva quasi spiccicato parola per tutta la partita a scacchi in corso, limitandosi a rimuginare con aria assorta.
 
L’ex Serpeverde sbuffò debolmente, stringendosi al contempo nelle spalle mentre muoveva una della sue Torri:
 
“Non sono nervoso... mi sto solo chiedendo a cosa faremo, più tardi.”
 
“Ti riferisci alla lezione che dobbiamo tenere insieme a Charlotte? Hai per caso paura che ti possa tagliuzzare?”
 
“Perdonami, ma sono due mesi che non fa altro che dire che aspetta l'occasione giusta per potermi Schiantare... e oggi le servirò l'occasione su un vassoio d'argento, temo.”
 
Will piegò le labbra in una smorfia, cercando di ignorare invece le risatine divertite di Regan, che guardò il collega con l'aria di chi la sa lunga:
 
“In effetti il tuo ragionamento non fa una grinza... io non vorrei trovarmi sulla strada di Charlotte Selwyn armata di bacchetta e con la scusa per poter duellare contro di me.”
 
“Ti ringrazio Reg, sei davvero di grande aiuto. Temo di non averla mai vista duellare, sfortunatamente... Quindi non mi posso neanche preparo psicologicamente. Tu sai qualcosa?”
 
“Beh, una volta sono andato al Dipartimento a salutare Stephanie, quando si stava ancora Addestrando... Charlotte era due anni più avanti in Accademia e stava per ottenere il Diploma. C'era anche lei, e ricordo chiaramente di averla vista mettere ko tutti i suoi compagni. Alla faccia di chi diceva che le donne non possono duellare.”
 
“E se mi dessi malato? Non voglio finire in Infermeria per un mese, grazie.”
 
“Rilassati Will, siamo a scuola, a lezione! Sono sicurissimo che si conterrà... ma vedi di starle alla larga una volta fuori da queste mura, almeno qui hai la certezza che non ti potrà uccidere.”
 
Will sbuffò, fulminandolo con lo sguardo mentre invece Regan sorrideva, sinceramente divertito dal leggero nervosismo del collega.
Tuttavia il sorriso di Reg non ebbe vita lunga, visto che Will sfoggiò un mezzo ghigno prima di parlare di nuovo, con tono carico di soddisfazione:
 
“Parli molto e presti poca attenzione, Reg... Scacco.”
 
“Cazzo.”
 
 
                                                                           *
 
 
“Da quanto sei qui?”
 
“2420 secondi.”
 
 
Lyanna inarcò un sopracciglio mentre Charlotte invece si affrettò a sorriderle debolmente, quasi con aria colpevole:
 
“Intendevo, circa 40 minuti.”
 
“Come mai?”
 
“Non lo so... qui c'è un silenzio tombale, prima delle lezioni. A volte mi piace, il silenzio.”
 
“Di certo aiuta a riflettere... a cosa stavi pensando?”
 
Lyanna sedette sulla cattedra accanto alla collega, quasi sperando che Charlotte fosse sincera con lei, per una volta: non aveva ovviamente mai accennato al suo congedo temporaneo o al motivo per cui l’Auror fosse ad Hogwarts... sapeva il perché, ma sperava che prima o poi Charlotte l'avrebbe detto a voce alta.
 
“Silente mi ha detto che tre anni fa è morto il fratello di Isabella Burton... lo sapevi?”
 
“No... come è morto?”
 
“Malattia credo, non ha fatto molto riferimenti... credo fosse un modo per dirmi che se Isabella non dovesse presentarsi a lezione, non dovremmo forzarla.”
 
“Immagino che preferisca stare da sola.”
 
“Forse. Ma a mio parere distruggere le cose o semplicemente duellare aiuta molto... sfoghi moltissimo.”
 
Charlotte si strinse nelle spalle, ostinandosi a tenere lo sguardo basso mentre faceva dondolare distrattamente le gambe, le mani serrate intorno al bordo della cattedra.
Forse avrebbe dovuto e voluto chiederle se stava parlando per semplice esperienza personale, ma Lyanna non lo fece, restando semplicemente in silenzio e non sapendo come comportarsi: non voleva mettere a disagio la collega e nei guai Regan rivelandole di sapere come era finita ad Hogwarts per dei mesi... ma si sentiva quasi in colpa a sapere la verità senza che lei ne fosse consapevole.
 
“Se lo dici tu, non ne dubito. Sai, ammiro molto le persone come te o come mio fratello...
 Credo che non potrei mai fare l’Auror.”
 
“La parte peggiore è l’Addestramento, che sembra non finire mai... o l'inizio, quando ti devi rendere conto di dove sei, cosa fai e che ogni tua azione porterà ad una precisa conseguenza. Poi ci ti abitui, e dovremmo farcene tutti una ragione. Purtroppo non viviamo in un romanzo, non finisce sempre tutto bene... e i buoni non vincono sempre, temo.”

 
                                                                                 *
 
 
Isabella si chiuse la porta alle spalle, avvicinandosi al suo letto per poi lasciarcisi cadere sopra.
 
Stupida
 
Erano passati tre anni, ma quel giorno si sentiva come se fosse successo solo poche ore prima.
 
Stupida
 
Aveva davvero sperato che almeno quel giorno i puoi genitori si sarebbero degnati di scriverle?
 
Stupida
 
Prese il cuscino, premendoselo sul viso e stringendolo tra le dita con forza, quasi a volerci sfogare addosso tutta la tensione che provava.
 
Stupida
 
Non cambierà mai. Anzi, se possibile era peggiorato.
Suo padre le rivolgeva a stento la parola da quando Nicholas era morto... e sua madre si era fatta ancora più apprensiva nei suoi confronti, preoccupandosi che diventasse una sottospecie di moglie e casalinga perfetta ora che era la loro unica speranza.
 
Stupida
 
Non gli importava, ormai lo sapeva. Non sapeva nemmeno se quel giorno, come lei, stavano rimpiangendo Nicholas.
 
Si tolse lentamente il cuscino dal viso, sbattendolo sul letto con forza, mordendomi il labbro con veemenza mentre ributtava le lacrime indietro, rifiutandosi di piangere: non glie l'avrebbe mai data, quella soddisfazione.
 
Tremando leggermente Bella si alzò, avvicinandosi al suo baule per poi aprirlo.
 
Stupida
 
Certo che sì erano dispiaciuti per la morte di suo fratello... infondo era lui, quello che contava. Era lui quello importante, quello su cui riversare ogni speranza.
 
Lei era solo una ragazza, dopotutto. Una ragazza troppo testarda e incline a fare di testa sua per poter andare bene alla sua famiglia.
 
 
“Perché papà non mi considera? Gli ho fatto qualcosa di male?”
 
“No Bella... Non capisce quanto tu sia speciale, anche se sei una femmina... Ma io lo so, non preoccuparti. E un giorno lo capiranno, ne sono sicuro.”

 
 
Stupida
 
Nicholas si sbagliava, a suo padre non interessava cercare di capire o conoscere sua figlia... per lui, sarebbe sempre stata in secondo piano.
 
 
Isabella deglutì, tirando fuori quello che stava cercando dal baule: un tubetto color cremisi è una tela completamente bianca, una delle tante che si era infilava nel baule prima di andare ad Hogwarts, come ogni anno.
 
 
“Perché non mi parlate? Che cosa devo fare per farmi ascoltare da voi?”
 
Lacrime. Un bicchiere che s’infrangeva sul tappeto... e suo padre la guardava, ostinandosi a restare in silenzio.
 
“Mi dispiace. Lo so che avreste preferito perdere me invece di perdere Nick ma è andata così. E non posso farci niente, anche se vorrei poter dire il contrario.”


 
Stupida
 
 
Appoggiò la tela sul pavimento, inginocchiandocisi davanti con gli occhi lucidi mentre apriva il tubetto di colore con la mente affollata da ricordi.
 
 
“Perché mi avete detto di stare in silenzio a cena?”
 
“Perché è quello che devi fare, Isabella... non preoccuparti, non ti devi affannare... Tu devi sorridere, essere carina e annuire. Nient’altro, non c'è bisogno di far sapere la tua opinione.”
 
“E se io invece volessi farla sentire, madre?”

 
 
Stupida, non gli importa di sapere cosa pensi. Devi sorridere ed essere carina, per il resto sei invisibile.
 
Il colore sporcò di rosso la tela immacolata e Bella contorse la mascella, stringendo con forza il tubetto affinché uscisse abbastanza colore. Poi lo lasciò sul pavimento accanto a lei, tracciando delle linee usando le dita che divennero ben presto di un acceso rosso, quasi come se fossero sporche di sangue.
 
Rosso, vedeva semplicemente rosso, un colore che in realtà non aveva mai amato.
 
Rosso come i capelli che aveva sempre odiato;
Rosso come il pigiama che aveva da bambina;
Rosso come il vestito che metteva sua madre agli eventi  importanti;
Rosso come il sangue.
 
Isabella si morse il labbro, sentendo la voce di Nicholas rimbombarle nella testa insieme a quella di sua madre,  che le ripeteva cosa doveva e non doveva fare.
 
Per quanto amasse Nicholas, si era sempre sbagliato: non sarebbero stati insieme per sempre, e i suoi genitori non avevano ancora cambiato su di lei... e forse non l'avrebbero mai fatto.
 
 
                                                                                *
 
 
“Pensierosa?”
 
Ingrid alzò lo sguardo, posando gli occhi azzurri sul ragazzo che, in piedi accanto a lei, le sorrideva.
 
“Solo un po’.”   Si strinse nelle spalle mentre Oliver prendeva posto sul banco accanto a lei, guardandosi intorno alla ricerca di Isabella senza però trovarne traccia.
 
“Sai, Jane mi ha detto del fratello di Bella. Stavo pensando a come reagirei, se dovesse succedere a me.”
 
“Non succederà. Nicholas è morto per malattia... piuttosto rara in effetti, non so di preciso di cosa si trattasse ma aveva a che fare con il sangue.”
 
“Vorrei poterti credere al 100%, sai Olly?”   Ingrid gli sorrise e, per una volta, Oliver riuscì a vedere la nota di malinconia e di tristezza nel sorriso e negli occhi di quella ragazza, quasi sempre nascosti dietro all’allegria.
 
Stava per chiederle il motivo delle sue parole quando il silenzio calò improvvisamente nella stanza: la porta dell'aula si era aperta e Charlotte era entrata, facendo zittire tutti all’istante... gli altri professori compresi, che erano arrivato in aula pochi minuti prima.
 
“Salve ragazzi... spero che ieri vi siate risposati, dopo la simpatica passeggiata di sabato notte.”
 
Charlotte sorrise quasi allegramente, avvicinandosi con il suo solito passo rapido e deciso aiutato dall’assenza della gonna.
 
Si trattenne dal ridere di fronte si borbottii seccati a cui andò incontro, intrecciando le mani dietro la schiena prima di sorridere:
 
“Credo che lo prenderò come un sì. Allora... se ci siete tutti, possiamo cominciare visto che oggi abbiamo la fortuna di avere con noi anche Lyanna e Regan.”
 
“Ehm-ehm.”
 
“Si beh, anche il Professor Cavendish. Manca qualcuno?”
 
“Bella.”
 
La voce di Jane causò quasi l'eco nella stanza grande è abbastanza spoglia, seguita da un breve silenzio durante il quale la Tassorosso e Ingrid si scambiarono un’occhiata eloquente, chiedendosi se il motivo dell'assenza della Corvonero non fosse semplicemente la data.
 
Lyanna rimase in silenzio, inarcando però un sopracciglio e guardando Charlotte, che si voltò a sua volta verso di lei prima di parlare di nuovo:
 
“Beh... non importa, cominceremo comunque.”
 
“Strano, non è mai in ritardo.”  Regan inarcò un sopracciglio con aria confusa, mentre invece Will si stringeva nelle spalle e gli studenti che non ricordavano cosa significasse quel giorno per la Corvonero stavano pensando la stessa cosa: Isabella non faceva mai tardi a lezione, tantomeno non le saltava.
 
 
“Chissà che ha.”
 
“Probabilmente è impegnata in una rissa con qualche studente che ha avuto la malsana idea di prenderla in giro... arriverà.”  Antares fece un gesto noncurante con la mano, liquidando il discorso e certo che la collega sarebbe arrivata in fretta dopo aver conciato per le feste qualche malcapitato che si era messo sulla sua strada.
 
 
“Oggi non vi farò allenare tra di voi... non subito almeno. Se permettete, vi voglio mostrare come si fa sul serio. Allora, chi si offre gentilmente come volontario?”
 
Charlotte fece un mezzo giro su se stessa, sorridendo con aria angelica in direzione dei tre colleghi, con Lyanna che quasi rideva e gli altri due improvvisamente molto evasivi.
 
“Reg moriva dalla voglia di duellare, Selwyn.”
 
IO? Tu semmai!”
 
“Non fate i bambini, qualcuno lo deve fare... rilassatevi, non vi ucciderò e non vi manderò neanche in Infermeria.”
 
Charlotte sorrise amorevolmente in direzione dei due colleghi, mentre alle sue spalle i ragazzi sghignazzavano allegramente senza volersi perdere neanche un istante di quella scenetta alquanto insolita: dopo che la donna li aveva messi ko per settimane, morivano dalla voglia di vederla farlo anche con i loro stessi insegnanti.
 
 
"Ma non può farlo Lyanna?”
 
“Grazie tante Will, sei un vero gentiluomo!”
 
"Finitela di fare i bambini... vorrà dire che deciderò io. Reg, vieni sulla pedana.”
 
 
William sorrise con aria trionfante, mentre invece Regan sbuffava sommessamente: in effetti stava per chiederle di quale pedana stesse parlando, ma non ebbe nemmeno tempo di aprire bocca che una pedana rettangolare era effettivamente comparsa nella stanza, proprio accanto a loro me re i banchi erano spariti nel nulla.
 
Charlotte gli sorrise con una punta di divertimento, facendogli un cenno e invitando l'amico a seguirla:
 
“Non preoccuparti Reg, tratto bene i miei amici... qualcun altro dovrebbe preoccuparsi, invece.”
 
 
William sbuffò, incrociando le braccia al petto mentre si chiedeva che cosa avrebbe combinato Charlotte: sfortunatamente, quel giorno aveva la scusante per poterlo finalmente mandare in Infermeria.
 
 
                                                                          *
 
 
“Ciao Imogen! Come mai qui fuori?”
 
La ragazza si voltò di scatto, puntando gli occhi chiari sulla compagna che era appena spuntata nel corridoio del Dormitorio, sorridendole allegramente come suo solito:
 
“Parla piano!”
 
“Perché? Che succede?”  Cassiopea inarcò un sopracciglio, fermandosi accanto all'amica che sospirò, accennando alla porta chiusa davanti a loro con il capo:
 
“Bella... credo che non voglia essere disturbata.”
 
“Che ci fa qui, non ha lezione?”
 
“Immagino di sì, ma non ci tengo a chiederglielo! Qui ci vorrebbe Brianna, temo.”
 
Imogen sbuffò, appoggiandosi al muro con aria sconsolata mentre Cassiopea annuiva distrattamente, passandosi una mano tra i capelli:
 
“Già... ma sfortunatamente dobbiamo pensarci noi due. Ok, ci provo io. Al limite, dì a mio fratello che gli voglio bene.”
 
Senza dare tempo alla compagna di aggiungere altro Cassiopea Black bussò alla porta, aspettando pazientemente una risposta che non arrivò:
 
“Bella, sono Cassy... posso entrare? Non vorrei disturbarti, ma ho scordato un libro sul comodino.”
 
“Che razza di scusa è?”
 
“Beh, trovane una tu allora!”
   I sussurri delle due Corvonero vennero interrotti da un borbottio sommesso proveniente dall'interno della stanza, che le spinse immediatamente ad entrare.
 
“Meno male, stai bene! Cominciavo a preoccuparmi!”
 
“Imogen, sei troppo tragica! Bella non vuole certo suicidarsi!”
 
Cassiopea sbuffò, roteando gli occhi e guadagnandosi così un’occhiataccia dall’amica, che le consiglio di tacere prima di rivolgersi di nuovo ad Isabella, seduta sul suo letto con una tela sulle ginocchia:
 
“Beh, in ogni caso... non puoi stare qui dentro Bella, devi andare a lezione... e tu non sali le lezioni!”
 
“C'è sempre una prima volta, Imogen.”
 
“Naturale, ma NON OGGI. Perciò alzati e vai nei Sotterranei, altrimenti ti ci porteremo noi con la forza.”
 
“Cassy, non mi va.”
 
“Non dire sciocchezze, certo che ti va... insomma, lo so che muori dalla voglia di prendere mio cugino a calci nel sedere, quindi vieni con me e niente storie.” Senza tanti preamboli Cassiopea si avvicinò all’amica, prendendole la tela dalle mani e lasciandola sul letto sotto lo sguardo sbigottito di Imogen, che si stava chiedendo se Cassiopea Black sarebbe mai uscita viva da quella stanza... eppure Bella non oppose grande resistenza, limitandosi a sbuffare mentre Cassy se la trascinava allegramente verso la porta, uscendo insieme a lei.
 
Imogen posò lo sguardo sul letto dell’amica, in particolare sulla tela… Isabella era piuttosto brava disegnare e aveva visto moltissimi schizzi nel corso degli anni, ma quello era molto diverso: c’era un solo colore ad occupare la tela, il rosso… e sembrava che avesse usato le dita, anziché i pennelli. Per un attimo si chiese se non avesse a che fare con Nicholas ma poi si affrettò a seguirle, consapevole che fosse meglio aiutare la giovane Black e scortare Bella: conoscendola, era capacissima di darsela a gambe alla prima occasione.
 
 
                                                                              *
 
 
“Non so voi, ma io MUOIO dalla voglia di vedere Charlotte che atterra Cavendish.”
 
Dante sfoggiò un sorriso a trentadue denti, visibilmente allegro come se fosse arrivato improvvisamente Natale: aveva sentito che i due avevano studiato ad Hogwarts insieme... e non ci voleva una vista d’aquila per rendersi conto del rapporto conflittuale che avevano, visto che battibeccavano anche davanti a loro.
 
“A me invece dispiace per lui... Ho la sensazione che finora Charlotte si sia rilassata.”
 
Jane inarcò un sopracciglio, osservando l’Auror ridacchiare mentre parava non nonchalance gli incantesimi di Regan, in piedi sulla pedana quasi senza muoversi.
 
“Non è da escludere. Sentì Jane, sai perché Bella non c'è?”
 
“Credo che non stia avendo una bella giornata Dan, tutto qui.” Jane si strinse nelle spalle, rivolgendogli un debole sorriso. Lui la guardò con aria interrogativa ma la Tassorosso rimase in silenzio, non volendo farsi gli affari dell'amica e spiegarsi meglio con il ragazzo.
 
 
Probabilmente più tardi sarebbe andata a cercarla per parlarle, anche se conoscendola forse preferiva stare sola invece che in compagnia.
 
Charlotte aveva appena disarmato Regan con un pigro colpo di bacchetta quando la porta della stanza si aprì, facendo scendere un tombale silenzio della stanza.
Isabella era sulla soglia dell'aula e, senza badare a nessun altro, poso gli occhi dritti su Charlotte, parlando con tono piatto e quasi inespressivo:
 
“Chiedo scusa per il ritardo, non ricapiterà.”
 
A quel punto gli occhi di tutti saettarono sull’insegnante, chiedendosi come avrebbe reagito: dopo un attimo di esitazione però Charlotte si limitò ad annuire, rivolgendo persino un debole sorriso alla studentessa:
 
“Non preoccuparti Isabella... vieni pure.”
 
Probabilmente Will avrebbe espresso a gran voce il suo disappunto, visto che se fosse stato lui a tardare tanto Charlotte lo avrebbe preso a padellate, ma un’occhiata di Lyanna lo convinse a desistere, restando in religioso silenzio come tutti gli altri.
 
Evitando lo sguardo di chiunque intanto Isabella si era lasciata scivolare su una sedia vuota, maledicendosi per essersi lasciata convincere mentre, ne era sicura, tutti si stavano chiedendo perché fosse arrivata tanto tardi. Peccato che non avesse alcuna voglia di spiegarlo, a nessuno.
 
 
Il silenzio tombale e vagamente imbarazzante venne provvidenzialmente interrotto da Charlotte, che si schiarì la voce prima di rivolgersi a William, sorridendogli con pericolosa gentilezza:
 
“D'accordo... bando alle ciance, continuiamo. Coraggio Will, è il tuo turno... vediamo come te la cavi nel MIO campo.”
 
“Lo sai che se utilizzi le Maledizioni Senza Perdono al di fuori delle missioni verrai sanzionata, vero?”
 
“Hai paura che usi Crucio per caso? Tranquillo Will, non ti farò male... così poi possiamo cedere il posto ai nostri cari studenti, che muoiono dalla voglia di scontrarsi contro i loro insegnanti."

"Beh, non la metterei proprio così..."    Oliver inarcò un sopracciglio, parlando a bassa voce in mood che solo Ingrid potesse sentirlo, facendola sorridere leggermente.
 
 
Charlotte sorrise, in piedi con la bacchetta stretta in mano con l'aria più rilassata del mondo, completamente a suo agio al contrario del collega, che la raggiunse rivolgendole un'occhiata decisamente torva:  perché gli risultava molto difficile crederle?
 
 “Com’è che dicono i francesi? En garde.”  
 
 
                                                                                    *
 
 
“Isabella, posso parlarti un secondo?”   La Corvonero si voltò, sentendosi quasi raggelare di fronte alle parole di Charlotte, che stava facendo tornare al loro posto banchi e sedie mentre tutto i suoi compagni stavano uscendo dall'aula.
 
“Si, certo.” Isabella deglutì, sospirando leggermente e preparandosi alla ramanzina mentre, alle sue spalle, Ingrid e Oliver le lanciavano un’occhiata quasi compassionevole.
 
Quando la porta fu nuovamente chiusa Charlotte andò a sedersi sulla pedana dove avevano duellato fino a pochi minuti prima, invitandola con un cenno della mano ad imitarla.
 
Ora mi uccide
Che faccio? Scappo?
No, non posso, ho già fatto una figuraccia!

 
“Tranquilla Bella, non ti mangio.”   Charlotte le sorrise, quasi intuendo i suoi pensieri e guardandola senza alcuna nota di irritazione o disappunto, come se volesse fare una normalissima chiacchierata.
 
Lo spero
 
“Ok...”
 
Isabella sedette accanto all’insegnante, sentendosi leggermente a disagio e chiedendosi che cosa volesse dirle: se non altro era andata bene durante la lezione, anche se era arrivata con mostruoso ritardo... la soddisfazione di aver atterrato Oliver e anche Starkey era decisamente molta.
 
“Tranquilla, non ti voglio rimproverare. Sarebbe ipocrita in effetti, io arrivavo spesso in ritardo a lezione.”
 
“Si, Imogen me l'ha detto..”
 
Ops
 
La ragazza si maledisse mentalmente, conscia che l'amica l'avrebbe uccisa... ma Charlotte si limitò a sorridere con sincero divertimento, annuendo come se se lo aspettasse:
 
“Immaginavo che la mia dolce cuginetta parlasse di me... Ma seriamente Bella, volevo solo dirti...”
 
Charlotte esitò, fissando lo sguardo sul pavimento quasi come se stesse pensando a cosa è come dirlo... non sapeva neanche perché lo stesse facendo, ma sentiva quasi che fosse giusto così.
 
“... anche io avevo un fratello. È morto qualche mese fa.”
 
“Mi dispiace.”
 
“Già, beh... non so cosa sia successo al tuo, ma di sicuro come il mio ti voleva molto bene. E sono certa che non sia giusto nei tuoi confronti stare così male. Lo so che ti manca, forse non smetterà mai di mancarti... una mia amica una volta mi ha detto che la tristezza passa, ma che il dolore rimane per sempre dentro di noi. Io credo che possiamo cercare di attenuarlo, per quanto sia possibile.”
 
Charlotte sorrise con aria cupa, ripensando alle parole di Luisa... Probabilmente aveva ragione lei, infondo.
 
“A lei manca suo fratello?”
 
“Oh si, moltissimo. Mi manca ogni giorno... era molto speciale per me. Sai, credo che io e te non abbiamo una situazione familiare molto diversa, i miei genitori non mi sono stati molto accanto dopo la perdita e la cosa non ha di certo aiutato. Forse è valso lo stesso per te.”
 
Isabella si limitò ad annuire, abbassando lo sguardo sui suoi piedi senza proferire parola, lasciando che forse l’Auror a continuare:
 
“Beh, in tal caso ti do un consiglio, Isabella... mandali a quel paese. Una famiglia non è una famiglia, se non ti sta accanto quando ne hai bisogno. E anche se forse io ci ho messo troppo tempo a capirlo, crogiolarsi non serve a nulla. Non ci sono più, e non possiamo farli tornare indietro... Neanche con tutte lacrime o la rabbia del mondo.”
 
 
                                                                             *
 
 
Antares era seduto su una sedia, sbuffando e lanciando occhiate in direzione del cugino, seduto di fronte a lui.
 
“Tu che cosa hai risposto alla domanda 2?”
 
“Non te lo dico.”
 
“Grazie tante Altair.”
 
“Lo faccio per te cugino, devi mantenerti uno studente modello in vista dei M.A.G.O.... come me, del resto.”
 
Altair sorrise dolcemente al cugino, che sbuffò e borbottò qualcosa di incomprensibile prima di tornare a concentrarsi sui compiti: era solo lunedì e già rimpiangeva il fine settimana...
 
Probabilmente Altair avrebbe parlato di nuovo, ma un rumore di passi attirò la sua attenzione, portandolo a rivolgere un gran sorriso a qualcuno oltre la spalla di Antares, che non si voltò nemmeno: c'era solo una persona a cui Altair sorrideva in quel modo.
 
“Eccovi qui! Come state?”   Cassiopea sorrise, andando a sedersi sulle ginocchia del fratello senza doverlo neanche chiedere, lasciandosi abbracciare e coccolare come sempre.
 
“Bene... Antares cerca di copiare i compiti da me.”
 
“Capirai, per una domanda!”    Antares sbuffò, facendo ridacchiare entrambi i cugini mentre Cassiopea appoggiava la testa a quella del fratello, dandogli un bacio su una guancia:
 
“Come mai tutto questo affetto, Cassy?”
 
“Niente... è solo che pensavo a quello che è successo a Bella, e penso che se dovesse succedere a me ne uscirei distrutta... quindi sappi che ti voglio bene, Altair.”
 
“Anche io ti voglio bene, cucciola. Ma diciamolo anche ad Antares, se no si sente escluso.”
 
“Non preoccuparti, sono anni che assisto alle vostre effusioni zuccherose... sono figlio unico, e credo che mi vada bene così.”
 
“Dici? Non sai quello che ti perdi, cuginetto... anche se a volte Altair è antipatico, ovviamente.”
 
A quel punto Antares sorrise, alzando lo sguardo sulla cugina prima di annuire con aria quasi divertita:
 
“Su questo siamo più che d'accordo, Cassy.”
 
 
                                                                              *
 
 
Ingrid camminava a passo svelto, guardandosi intorno con impazienza: possibile che proprio non riuscisse a trovarla?
 
Stava praticamente setacciando la Biblioteca da cima a fondo, sperando che fosse ancora lì anche se era quasi ora di cena, ormai... la lezione era da poco finita e non appena aveva lasciato i Sotterranei Ingrid aveva iniziato a cercare sua sorella.
 
Sorrise quando finalmente la trovo, seduta ad un tavolo in compagnia di un paio di ragazzine della sua età. Senza pensarci due volte Ingrid puntò in direzione della ragazzina, che vedendola arrivare le sorrise allegramente prima di finire quasi stritolata dall’abbraccio della sorella maggiore.
 
“Ingrid, cosa stai facendo?”
 
“Ti sto abbracciando, piccoletta... volevo dirti che ti voglio bene, anche se a volte mi rompi le scatole.”
 
 
                                                                                    *
 
“Dante, ma che cavolo fai?”
“Dan mollaci, non siamo poppanti!”
 
“Lo so, ma vi voglio bene lo stesso!”
Ignorando le proteste dei due fratelli minori Dante continuò a stritolarli, approfittando il suo essere più alto di tutti e due per impedire a Coraline e Francies di sfuggire alla sua presa.
 
Intanto Jane assisteva alla scena con un sorriso stampato in faccia, osservando il ragazzo stritolare i fratelli minori e ignorando al contempo le loro proteste.  
Si era spesso chiesa come sarebbe stato avere dei fratelli… e non riusciva a non invidiare almeno un po’ il fidanzato per la “tribù” con cui aveva condiviso l’infanzia.
Dante alzò lo sguardo su di lei, sorridendole mentre metteva finalmente a terra Coraline, che tirò un sospiro di sollievo:
 
Grazie al cielo…”
 
“Coraggio Jane, vieni qui.”
“Veramente non…”
 
La Tassorosso fece per dileguarsi per non “intromettersi” ma Dante fu più veloce, raggiungendola con solo due falcate per poi afferrarla, incollandosela al petto e baciandola con trasporto sotto lo sguardo di Francies e Cora, che sfoggiò un gran sorriso:
“Sono carinissimi, vero?”
“Se lo dici tu.” 
“Si Fran, lo dico io… Jane è perfetta per quella testa di legno di Danny, dobbiamo fare in modo che se la tenga stretta… è il nostro lavoro da fratelli minori!”
 
                                                                                                           *

William sedette sulla poltrona, trattenendo a stento una keggera smorfia: gli faceva ancora un male atroce la schiea, dopo la batosta inflittagli da Charlotte.
Di sicuro non aveva usato la Maledizione Curciatus, ma non si era comunque risparmiata... l'aveva aiutato a rialzarsi quasi ridacchiando, prendendosi una specie di rivincita attesa per anni, da quando aveva preso un voto più alto di lei in Difesa contro le Arti Oscure ai M.A.G.O. 
Will appoggiò la testa allo schienale della sedia, ripensando a quello che gli aveva detto Lyana... le aveva chiesto perchè Charlotte avesse chiesto ad Isabella di poterle parlare, e la collega gli aveva spiegato del fratello della ragazza, morto esattamente tre anni prima. 

Forse non gli piaceva ammetterlo, ma la faccenda l'aveva fatto pensare... di certo Charlotte aveva voluto parlare con la ragazza perchè aveva vissuto un'esperienza simile, anche se non l'avrebbe di certo detto a lui. 
Aveva pensato solo dopo a come dovesse essere perdere un fratello, una persona con la quale sei cresciuto, che ti conosce forse meglio di chiunque e con il quale hai condiviso di tutto, segreti che forse nessun'altro conoscerà mai. 

Non avrebbe mai conosciuto quella sensazione, e non aveva mai vissuto nessuna di quelle siruazioni... non era figlio unico, semplicemente non conosceva i suoi fratelli, e di certo le cose non sarebbero cambiate. Odiava suo padre più di chiunque altro, di certo non sarebbe asndato a cercare lui o i supi figli... una volta da bambino, in una delle sue rare visite, gli aveva chiesto di parlargli dei "suoi fratelli"... e "il Duca", come lo chiamava lui per prenderlo in giro, non aveva esitato a correggerlo: "frattellastri", gli aveva detto.

Sia mai che potesse illudersi di avere una famiglia... Will sbuffò debolmente, spostando lo sgaurdo fuori dalla finestra e chiedendosi come fossero. Un po' di curiosità l'aveva sempre avuta dopotutto, così come per sua madre, che non aveva mai conosciuto. 
Non aveva avuto molti punti di riferimento da bambino, e nemmeno da adolescente... così, meglio soli che mal accompagnati era diventato il suo motto, in un certo senso, forse cercando di convincere se stesso in primis, piuttosto che gli altri.

Certo, non avrebbe mai conosciuto il lutto di un familiare... ma forse avrebbe preferito godersi quello che veniva prima, ossia l'affetto. E non avrebbe mai perdonato suo padre per aveglierlo negato, sia da parte sua che da parte di sua madre. 





 
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Angolo Autrice:
 
Salve! Questa volta ci ho messo meno, come promesso... in realtà avrei anche aggiornato prima, ma ieri non potevo non andare a vedere Animali Fantastici e Dove Trovarli... per poi piangere come una rimbambita di fronte alla colonna sonora iniziale, ma tralasciamo.
 
Non so come mi sia venuto l’input di incentrare questo capitolo sul rapporto tra fratelli, ma spero davvero che vi sia piaciuto anche se è stato molto incentrato su Isabella, più che altro.
 
Mille grazie come sempre per le recensioni, scusate se non vi ho risposto... e niente, anche questo è abbastanza lungo ma da quel che ho capito non vi dispiace, quindi tanto meglio XD
 
A presto con il seguito!
 
Signorina Granger
 
   
 
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