Capitolo
20:
Febbre,
veleni e camini presi in prestito
Era
stesa lì da non sapeva neanche quanto, gli
occhi chiusi e in completo silenzio, ascoltando distrattamente i
flebili rumori
che la circondavano.
Era
così rilassata che forse si sarebbe persino
addormenta... non le succedeva da un po’, di starsene
così in tranquillità.
Tuttavia
un leggero rumore di passi la mise
subito in allerta, drizzando le orecchie mentre sentiva che qualcuno si
stava
sedendo vicino a lei senza però aprire gli occhi.
“Ciao.”
Sentendo
quella voce familiare Ingrid aprì gli
occhi, puntando le iridi azzurre sul ragazzo che la stava osservando di
rimando, guardandola per una volta senza nemmeno l'ombra di un sorriso
sul
volto.
“Ciao
Olly. Come mai qui? Anche tu scappi dal
mondo?”
“Ti
cercavo, in realtà... Mi dispiace molto per
quello che è successo.”
Il
tono e la nota quasi sconsolata le fecero
capire che Oliver lo pensava davvero, ma sorrise comunque, stringendosi
nelle
spalle prima di puntare gli occhi chiari sul cielo azzurro, come se non
fosse
importante.
“Sei
gentile... ma non importa, davvero.”
“Ti
sbagli, importa... non è giusto che ti
dicano quelle cose.”
“A
me non importa Olly... che pensino quello che
vogliono. Per quanto mi riguarda possono avere tutti i pregiudizi del
mondo,
basta che poi non vengano a lamentarsi se i Purosangue li
maltrattano.”
“Vedi,
è complicato... per i Purosangue tu non
rappresenti niente di che, ma per i Nati Babbani... sei tedesca Ingrid,
e ad
alcuni questi basta per pensare di conoscerti.”
“Ne
sono consapevole... fortunatamente però, non
tutti i Nati Babbani la pensano così. Tu non mi hai preso
per pazza e assetata
di sangue solo perché ho l'accento tedesco, no?”
“No
Ingrid, io preferisco conoscere le persone
prima di giudicare... e poi hai ragione: noi non possiamo
permettercelo, non
quando ci lamentiamo che gli altri lo facciano con noi. Molti
Purosangue sono degli imbecilli, ma neanche noi scherziamo... non ti
possono accusare solo perchè sei tedesca e hai un accento
strano."
Ingrid
lo colpì sulla spalla ma gli sorrise e lui
ricambiò, stendendosi
sull'erba accanto a lei e puntando gli occhi castani sul cielo
stranamente
sgombro da nuvole:
“A
cosa stai pensando?”
“Alle
stupidaggini che fanno le persone...
Babbani e Maghi. Infondo non siamo poi così diversi, a mio
parere. Loro si
discriminano a vicenda proprio come facciamo noi, anche se per motivi
diversi... ed entrambi a volte incappiamo in delle guerre che
potrebbero essere
evitate.”
“Oggi
sei davvero filosofica... hai mangiato un
libro a colazione?”
“Stai
insinuando che in genere non mi esprimo
bene Miller? Occhio a come parli!”
Ingrid
sbuffò, colpendolo leggermente sulla
spalla e facendolo ridacchiare, sorridendole con aria divertita:
“Chiedo
perdono, non volevo offendervi,
signorina.”
“Sarà
meglio.”
Ingrid
sbuffò, sfrondandosi di sembrare
scocciata mentre Oliver continuava a guardarla, scoppiando a ridere
dopo qualche
istante di silenzio:
“Scusa,
non riesco a prenderti sul serio... con
l’accento sembri davvero minacciosa! Dai Ingrid non fare
quella faccia...
aspetta, dove vai?”
“Manifesto
la mia indignazione e levo le tende,
se permetti!”
La
bionda sbuffò e fece per alzarsi, ma Oliver
ridendo la fermò, prendendola delicatamente per un polso
senza smettere di
sorridere:
“No,
non te lo permetto... andiamo, torna
qui.” Con un lieve strattone la fece di
nuovo stendere accanto a
lui, sorridendole con aria divertita mentre invece lei sbuffava.
“Cos’è,
ora mi fai il muso? Che tenera...”
“Io
non sono tenera!”
Oliver
annuì quasi a volerle dare ragione, ma il
sorrisetto che sfoggiava fece comunque sbuffare la ragazza, che si
alzò a
sedere sull'erba per puntare lo sguardo sul Lago Nero, che scintillava
sotto il
sole..
“Certo,
come preferisci... piuttosto, non
abbiamo lezione tra poco?”
“Si,
anche se preferirei stare qui... hai idea
che prenderò l'ennesima S in Storia.. Dai,
andiamo.”
Ingrid
si alzò per poi rivolgersi al ragazzo
ancora seduto sull’erba, tendendogli una mano pallida per
aiutarlo ad
alzarsi... Oliver la prese, stringendola con un sorriso allegro
stampato in
faccia mentre si alzava:
“Quindi
preferiresti stare qui con me?”
“Beh,
insomma... sì, credo. Ma basta
chiacchierare, andiamo o faremo tardi!”
Ingrid
gli mise una mano su una delle spalle
larghe, quasi spingendolo verso il castello mentre il Grifondoro
sorrideva
vivacemente, improvvisamente ancor più di buon umore
rispetto a poco prima.
*
“Ricordate
le mie parole: questa volta non
prendo Troll! Ho studiato tutto il fine settimana, DEVO prendere
almeno... una
S!”
“Certo
che sei un ragazzo davvero ambizioso,
tu...”
L’occhiataccia
di Oliver fece zittire
all’istante Bella, che gli sorrise angelicamente mentre
invece Ingrid
ridacchiava.
“Ok,
scusa Olly... piuttosto, dimmi la data del
Concilio dei Folletti.”
“A
volte mi chiedo perché metà delle cose che
studiamo hanno a che fare con i folletti... comunque...
1122?”
“No,
quello è il Concordato di Worms... 1111
Olly, come fai a non ricordartelo?”
“Non
è colpa mia, io ci provo... le date mi
odiano, non mi entrano in testa.”
Oliver
sospirò, assumendo un’aria sconsolata che
fece sorridere Ingrid, mettendogli una mano sulla spalla come a volerlo
consolare:
“Dai...
se riesco, ti suggerisco! Anche se
nemmeno io sono una cima, in Storia.”
“Almeno
non sono l'unico... ma grazie Ingrid,
sei un tesoro. Bella, vergogna! Non vuoi condividere con i tuoi amici
la tua
conoscenza?”
“DOPO
CHE HO PASSATO UNA SETTIMANA A SGOBBARE?
No, grazie. Ah, ecco Jane... magari lei sarà disposta ad
aiutarti, basta farle
gli occhi dolci e mostrarsi in difficoltà.”
Isabella
sorrise, rivolgendo un cenno in
direzione della Tassorosso che si stava avvicinando al trio, camminando
a passo
svelto lungo il corridoio. Quando li ebbe raggiunti sorrise alle due
ragazze,
rivolgendosi però al Grifondoro con aria improvvisamente
seria:
“Ciao
ragazzi... Oliver, sai dov’è Dante?”
“È
in Sala Comune, ha detto che non stava molto
bene e preferiva riposarsi fino alla lezione di C-“
“STA
MALE? Cos’ha? È grave? Devo andare a vedere
come sta, è capace di uccidersi solo inciampando nei suoi
stessi piedi! Dite a
Rüf che farò tardi!” Senza
nemmeno dare ai tre il tempo di reagire la
Tassorosso si era voltata, diventando improvvisamente pallida mentre
quasi
correva verso la direzione opposta, ovvero le scale.
“Ma,
Jane... non sai la parola d'ordine!”
Il
Grifondoro inarcò un sopracciglio con aria
scettica, guardando la ragazza quasi inchiodare sul pavimento
liscissimo prima
di voltarsi, guardandolo con cipiglio impaziente:
“Giusta
osservazione, Olly... presto, dimmela!”
“Jane,
non so se...”
“Magicis
vires.”
Sia
Oliver che Ingrid si voltarono verso Bella,
guardandola con tanto d’occhi mentre invece Jane le sorrise
con gratitudine,
ringraziandola prima di sparire dietro un angolo.
“Bella,
come fai a sapere la nostra parola
d’ordine?”
“Tesoro,
sono Caposcuola. Ti aspetti davvero che
non conosca le parole d'ordine? E ora forza miei prodi, abbiamo una
verifica da
superare.”
“Non
sono pronto. Ingrid, mi farai supporto
morale?”
Oliver
sospirò con aria sconsolata, facendola
ridere mentre i re entravano nell’aula di Storia della Magia,
occupando gli
ultimi posti infondo: in particolare il Grifondoro volle tenersi vicina
Isabella, non avendo nessuna intenzione di cadere in una gaffe
mostruosa come
un paio di settimane prima.
Isabella
sembrò intuire i pensieri dell’amico
perché sorrise, non obbiettando e sedendosi accanto a lui,
rivolgendogli
un’occhiata divertita:
“Dimmi
un po’ Olly... ma Dante sta male sul
serio?”
*
Sorrise,
rilassato e compiaciuto allo stesso
tempo: finalmente poteva riposarsi un po’, nella
più completa tranquillità per
di più.
La
Sala Comune era avvolta nel più totale
silenzio, e Dante poteva finalmente rilassarsi in santa pace... un
po’ gli
dispiaceva pensare ai suoi compagni a lezione, ma non sarebbe crollato
il mondo
se per una volta saltava una lezione.
Aveva
appena preso la rivista sul Quidditch che
aveva preso in prestito da Oliver quando sentì il familiare
rumore del ritratto
della Signora Grassa che si spostava di lato, permettendo a qualcuno di
entrare.
Stava
per abbassare la rivista per vedere di chi
si trattasse vista l'ora insolita, ma una voce decisamente nota lo
anticipò,
facendogli drizzare le orecchie all’istante:
“Danny!”
Accigliato,
il ragazzo alzò lo sguardo con la
certezza di avere le allucinazioni e di vedere Jane anche quando non
c'era...
eppure se la trovò effettivamente davanti, con
un’espressione sgomenta dipinta
in faccia mentre lo guardava comodamente steso sul divano.
“JANE?
Che ci fai qui, come sei... Olly.”
Ripromettendosi
di fare a fette l'amico il prima
possibile Dante sbuffò, mentre invece Jane non batteva
ciglio, continuando ad
osservarlo attentamente:
“Ma
tu non stavi male!?” Un sorriso
colpevole e innocente si fece largo sul volto del ragazzo, anche se il
viso di
Jane non era per niente addolcito dal suo solito sorriso o
dall’espressione
dolce che la caratterizzava... in effetti non sembrava molto contenta.
“Quindi
hai parlato con Oliver... In effetti non
mi sento molto bene Jane.”
“Dante
Julius... mi hai preso per scema? Guarda
che ti conosco come le mie tasche!”
Jane
gli si avvicinò, mettendosi le mani sui fianchi
e fulminandolo con lo sguardo, mentre il ragazzo si metteva a sedere
sul
divano, sfoggiando un sorriso innocente:
“Dai
piccola, non...”
“Sei
un cretino Julius! E io che mi sono fatta
persino diecimila rampe di scale di corsa per venire a vedere come
stavi...
solo per saltare la verifica, per di più!
Vergognati!”
“Ahi...
AHIA! Jane, metti giù quel
cuscino!” Dante sbuffò, mettendosi le
mani sopra la testa per difendersi
dalle cuscinate della ragazza, che gli stava manifestando
così tutta la sua
irritazione. Alla fine il ragazzo ebbe la meglio, prendendole il
cuscino dalle
mani e rimettendolo al suo posto, sul divano.
“Dai
Jane, non guardarmi così... mi dispiace se
ti sei preoccupata.”
“Sei
sempre il solito. Io vado a fare la
verifica di Storia, e tu vieni con me.”
Jane
lo prese per mano, tirandolo su dal divano
mentre il ragazzo sbuffava, seguendola comunque:
“Ma
ho davvero male di testa... non possiamo
stare qui, invece?”
“Neanche
per idea, io non salto le verifiche...
neanche se mi fai gli occhi dolci, rassegnati.”
Jane
si voltò, sorridendogli quasi vivacemente e
facendolo sbuffare, senza però osare contraddirla: sapeva
per certo che quando
voleva, sapeva essere persino più testarda di lui.
“Ok,
va bene. Ma solo perché sei tu...”
*
Ripiegò
la lettera mentre alzava lo sguardo,
posando gli occhi sulla finestra e osservando il Lago Nero scintillare
sotto la
luce del sole che aveva finalmente deciso di farsi vedere.
Era
davvero una bella giornata... risultava
quasi impossibile immaginarsi cruenti scenari in giro per
l’Europa, esattamente
in quel momento.
Eppure,
a giudicare dalle parole di sua moglie,
sfortunatamente era possibile.
“È
di Stephanie?”
“Lo
dici come se sperassi in una risposta
negativa...”
“In
effetti è così, perché quando ti
scrive lei
sprizzi gioia e cuori... Ma se hai quella faccia, vuol dire che non
sono buone
notizie.”
Sorrise
quasi tristemente, consapevole che
Charlotte aveva ragione mentre si voltava verso di lei, per nulla
sorpreso di
non averla neanche sentita entrare.
“Sfortunatamente
hai ragione CeCe... mi è appena
arrivata e si, è di Stephanie. Ci sono molte cose che i
giornali omettono,
sfortunatamente.”
“Ad
esempio? Qualcosa di molto grave?”
Charlotte piegò le labbra in una smorfia, sedendosi sul
tavolo e guardando
l'amico quasi come se fosse in attesa di informazioni, immaginando di
andare
dal Direttore della Gazzetta del Profeta e minacciarlo di non
nascondere
dettagli non proprio irrilevanti, come aveva continuato a fare negli
ultimi
anni.
“Pare
che i tedeschi abbiano ucciso 136 civili
solo un paio di giorni fa... e ieri ne hanno fucilati altri
32.”
“Sembra
che i tedeschi si divertano ad usarle,
le armi...”
“Purtroppo.
Ma non fa cenno al Ministero, niente
di niente... parla solo dei Babbani. Secondo te che vuol
dire?”
Regan
inarcò un sopracciglio, guardando l'amica
come se sperasse che lei gli fornisse una risposta chiara: era
difficile
comunicare con Stephanie, da quando vivevano lontani... lei non
riusciva mai a
nascondergli nulla guardandolo in faccia, ma ora era tutto molto
diverso,
sfortunatamente.
“Non
lo so Reg, non ne so molto... ma credo che
Stephanie si farebbe tagliare due dita, piuttosto che metterti nei
guai. Se ti
nasconde qualcosa, lo fa solo per il tuo bene e per non farti
preoccupare.”
“Hanno
persino chiuso i camini, quindi non posso
più neanche parlarle direttamente... che strazio.”
Regan
sospirò, guardando la lettera che teneva
ancora in mano con aria sconsolata, morendo dalla voglia di sapere per
filo e
per segno cosa stesse succedendo fuori da quelle mura, oltre la campana
di
vetro che lo teneva alla larga da tutto il resto.
La
sua sete di conoscenza tuttavia era nulla in
confronto a quella di Charlotte, che dopo aver esitato per un attimo
allungò
una mano verso Regan, sorridendogli leggermente:
“Posso?”
“Certo.
Ma non c'è niente di eclatante, temo che
rimarrai delusa.”
Quasi
sbuffando l'uomo porse il foglio
all'amica, che lo spiegò in fretta: gli occhi di Charlotte
però non si
soffermarono sul papiro scritto da Stephanie, posandosi invece dritti
verso la
fine, dove l'amica salutava il marito e sperava di poterlo incontrare
presto,
oltre che ad Hogwarts tutto andasse per il meglio.
Un
lieve sorriso increspò le labbra di
Charlotte, che porse nuovamente la lettera a Regan mentre scivolava
giù dal
tavolo, guardandolo quasi con allegria:
“Tutta
tua... grazie Reg. È davvero, non
preoccuparti... andrà tutto bene, vedrai. Si
risolverà tutto, presto o tardi.”
Regan
guardò l'amica sorridergli e uscire dalla
stanza senza aggiungere altro, osservandola però con
un’espressione leggermente
accigliata prima di abbassare nuovamente lo sguardo sulla lettera della
moglie,
osservando la pergamena quasi con aria accusatoria, come se volesse
nascondergli qualcosa: conosceva sua moglie, e conosceva anche
Charlotte
Selwyn... e aveva come la sensazione che la prima avesse detto alla
seconda
molto più di quanto non avesse fatto con lui, grazie a
quelle righe.
“Te
lo prometto, Stephanie... arriverà il giorno
in cui riuscirò a decifrare il codice che usate..”
*
Zigzando
tra gli studenti riversati nei corridoi
dopo la fine delle lezioni, Isabella era finalmente riuscita a
raggiungere
l’Infermeria... giusto per accertarsi con i suoi stessi occhi
che non era tutta
una montatura, ma che il “malato” fosse malato sul
serio.
La
ragazza aprì la porta a doppio battente senza
tanti preamboli, trotterellando dentro l’Infermeria con
noncuranza, come se
fosse la sua Sala Comune. Gli occhi azzurri della Corvonero vagarono
sui letti
disposti ordinatamente lungo le pareti, soffermandosi su una branda
accostata
al muro, accanto ad un’ampia finestra.
Istintivamente
sfoggiò un sorrisetto, quasi
divertita dalla situazione... solo due giorni prima non avrebbe mai
detto che
avrebbe vissuto un momento del genere.
Forse
lo pensò anche l’oggetto della sua
attenzione, che si voltò verso di lei prima di inarcare un
sopracciglio,
guardando la compagna con aria scettica:
“Sei
venuta a controllare se sono morto Burton?
Mi dispiace deluderti, ma ci vuole ben altro per togliermi di
mezzo.”
“No,
tranquillo, non era questa la mia
intenzione... sono solo venuta a vedere l’infermo con i miei
occhi.” Isabella sorrise
dolcemente, fermandosi davanti al
letto di Antares e guardandolo con aria divertita, grata a Cassiopea
per
essersi lasciata sfuggire che il cugino stava male e che era relegato
in Infermeria
dalla sera prima.
“Se
stai pensando che lo stia facendo apposta
per saltare le lezioni e quant’altro, ti sbagli di grosso...
anzi, muoio dalla
voglia di uscire da qui, in tutta onestà.”
“Non
si sa mai, quando si tratta di te... volevo
controllare. Ma muoviti a guarire Black, non ho voglia di farmi tutti i
turni
da sola!”
“So
che vai matta per la mia compagnia, ma
nemmeno io mi sto divertendo!”
“E
allora prendi le medicine, per Merlino!”
Isabella
sospirò, roteando gli occhi mentre
Antares sfoggiava una smorfia di puro disgusto, lanciando
un’occhiata schifata
alle suddette medicine e incrociando le braccia al petto:
“No.”
“Ci
mancava solo questa... Beh, non ho la voglia
e nemmeno la forza di ficcartele in gola dopo la verifica di Storia,
quindi non
spreco tempo... ci vediamo Black!”
“Davvero
non mi minacci di morte? Strano...”
“Come
ho detto non ne ho il tempo e nemmeno la
voglia... ma potrei trovare qualcuno in grado di farlo. Non
preoccuparti
Antares, sono sicura che uscirai da qui molto presto, se farai il
bravo...
magari domani passerò a raccontarti della lezione di Carsen
di oggi. Ciao!”
Isabella
sorrise, girando sui tacchi prima di
trotterellare fuori dall’Infermeria, lasciando di nuovo solo
il ragazzo oltre
che irritato dal perdere la suddetta lezione e vagamente stupito
dall’arrendevolezza della ragazza: e dire che quando l'aveva
vista entrare
aveva già iniziato a cercare mentalmente un modo per
sfuggirle...
*
“Ciao...
dove vai con tutti quei libri?”
“Mi
annoiavo e ho pensato di leggere un po’... è
strano, prendere questi libri è una specie di deja
fu!” Lyanna sorrise
mentre camminava lungo il corridoio praticamente deserto, in compagnia
di William:
in genere la Biblioteca traboccava di studenti di tutte le
età, ma alle 15
erano ancora praticamente tutti a lezione, quindi ne aveva approfittato
per
riuscire a prendere qualche libro senza finire calpestata da una
mandria di
adolescenti.
“Motivo
per cui NON li prendo in prestito, per
quanto io abbia amato Hogwarts non tornerei mai indietro... la vita da
studente
mi è bastata una volta.”
"A
me non dispiaceva studiare... anzi, ero
parecchio brava. Ho sentito che oggi quelli del settimo anno avevano
una
verifica con Rüf... poverini, non li invidio. Persino io non
riuscivo a stare
attenta durante le sue ore!”
“Io
spesso e volentieri le saltavo, tanto non se
ne sarebbe mai accorto.”
Will
fece spallucce, ricordando ben poco delle
suddette lezioni: me aveva saltate parecchie in effetti, specialmente
durante
il sesto e settimo anno... in un modo o nell'altro era sempre riuscito
a
cavarsela egregiamente comunque, diplomandosi con voti altissimi con
leggera
stizza da parte di diversi insegnanti che, se ne rendeva perfettamente
conto,
non lo potevano vedere forse proprio per il suo essere sfacciato, un
po’
arrogante ma comunque terribilmente sveglio e acuto.
“Figurati,
non sapeva nemmeno i nostri nomi...
ma dopo dobbiamo assiste Regan, e non vedo l'ora... potrò
finalmente
dimostrargli una volta per tutte che non è più
bravo di me!”
La
donna sorrise quasi con aria trionfante, come
se non vedesse l'ora di farla vedere al collega mentre invece Will
inarcava un
sopracciglio, osservandola con aria vagamente perplessa:
“Da
quando sei così competitiva?”
“Solo
quando serve Will, solo quando serve...”
*
Antares
sbuffò, lanciando un’occhiata più che
torva in direzione dell’orologio: non riusciva a credere di
dover sprecare il
tempo in quel modo... e il peggio è che mancava poco
all'inizio della lezione
sui Veleni, proprio quella che non avrebbe voluto perdere per niente al
mondo.
Eppure
in qualche modo era finito lì, su un
maledetto letto ad aspettare nemmeno lui sapeva bene cosa... forse che
Madama
Chips si distraesse per scappare? Era un'idea... peccato che la donna
gli
avesse sequestrato la bacchetta, altrimenti avrebbe usato la magia per
usare
una qualche esca.
Quando
la porta della Biblioteca si aprì il
ragazzo quasi drizzò le orecchie, sperando che qualcuno
fosse arrivato a
liberarlo da quella tortura... e in effetti sorrise nel vedere una
figura
familiare avvicinarglisi, anche se non venne ricambiato:
“Grazie
al cielo... devo uscire di qui,
altrimenti darò di matto.”
“Beh,
un motivo in più per prendere quelle, dico
bene? Mi è giunta voce che ti rifiuti, Antares.”
Il
sorriso sollevato svanì all’istante dal volto
del ragazzo, che guardò con perplessità la
ragazza dai capelli e occhi castani
che gli stava davanti:
“Chi
te l’ha... io la uccido, la Burton.”
“Non
c'è bisogno di prendersela tanto... e poi
io la trovo molto simpatica.”
Lyra
sorrise, facendo sospirare leggermente il
ragazzo che la guardò quasi con aria esasperata:
“Perché
Lyra, c'è qualcuno in cui tu non vedi
qualcosa di positivo?”
“Certo!”
“Ad
esempio?”
“Beh...
ora
come ora non mi viene in mente nessuno, però
quando ci avrò pensato te lo
farò sapere. Comunque sia... prendi quelle pastiglie Ant,
altrimenti
continuerai a stare qui a lungo... e tu non vuoi perdere la partita di
Domenica, vero?”
Lyra
sorrise dolcemente, sapendo di aver fatto
centro nel vedere la faccia quasi orripilata del ragazzo, che
sgranò gli occhi
azzurri con orrore:
“NON
CI PENSO NEANCHE! Io ci vado, anche se
dovessi avere la... Broncopolmonite!”
“Dovresti
passare sul mio cadavere, Ant... sei
già svenuto a Ottobre perché avevi la febbre, non
vorrai che riaccada, vero?”
Antares
sbuffò, borbottando qualcosa di
incomprensibile mentre la Corvonero gli sorrideva, porgendogli il
bicchiere
d'acqua e le tre pastiglie bianche appoggiate sul comodino:
“Suvvia,
non è la fine del mondo... non fare il
bambino!”
“Ti
ricordo che sono più grande di te, semmai io
dovrei dare della bambina a te!”
“Forse,
ma IO non ho paura delle medicine. Prima
le prendi, prima guarisci... l’influenza non ha mai ucciso
nessuno, e nemmeno
QUESTE.”
Antares
guardò prima lei e poi quello che teneva
in mano, sbuffando prima di prenderle il bicchiere dalle mani con una
smorfia
stampata in volto, promettendo vendetta ad Isabella Burton per avergli
portato
davanti una delle poche persone che lo poteva convincere a fare
qualcosa.
Anche
se in effetti le era quasi grato di aver
parlato con lei e con suo cugino Altair, che molto probabilmente
l'avrebbe
costretto a forza... in fin dei conti il cugino voleva che vincessero
la
partita tanto quanto lui.
“Sono
quasi commossa Ant, finalmente mi ascolti!
Stai facendo progressi.”
“Smettila
di prendermi in giro Lyra...”
*
“Incredibile
ma vero, non siamo arrivati
in ritardo… anzi, siamo in anticipo!”
“Sono
piuttosto stupita anche io… che ci
è successo oggi?!” Charlotte
sorrise, parlando quasi con un tono allegro che le fece guadagnare
un’occhiata
quasi preoccupata da parte di William, che si era seduto accanto a lei
mentre
insieme a Lyanna aspettavano l’arrivo di Regan.
“Perché
quella faccia, Cavendish?”
“Mi
chiedo solo se il tuo entusiasmo non
abbia a che fare con quello che stiamo per fare… non
è che stai progettando di
avvelenarmi, vero?”
“Ma
per favore Will, ti sembra che mi
metterei davvero ad avvelenare le persone nel bel mezzo di una
lezione?”
Charlotte
roteò gli occhi, parlando come
se il collega avesse detto un’assurdità bella e
buona; Will parve rilassarsi a
quelle parole, abbozzando un lieve sorriso che sparì pochi
istanti dopo, quando
Charlotte parlò nuovamente con tono vago, come se stesse
riflettendo:
“…
Se volessi avvelenare qualcuno, ovviamente lo farei in un
luogo più neutrale, dove non potrebbero risalire a
me.”
Charlotte
sfoggiò un sorriso a trentadue
denti mentre William sbuffava, scuotendo debolmente il capo mentre
Lyanna restava
in silenzio, tamburellando con le dita sul banco: non era mai stata una
persona
molto paziente, odiava aspettare… e non vedeva
l’ora che la lezione avesse
inizio.
“Immagino
che sia un modo per dire che ti
potrebbe scivolare qualcosa nel mio cibo, stasera.”
“Come
sei pessimista e sospettoso
William… Mi reputi davvero tanto subdola?”
Charlotte
inarcò un sopracciglio, guardandolo
quasi con aria divertita mentre la porta dell’aula si apriva,
permettendo ad
Oliver, Ingrid, Bella, Dante e Jane di entrare e impedendo
all’uomo di
risponderle.
Un
vero peccato in realtà, perché a
Charlotte sarebbe davvero piaciuto avere quella risposta.
*
“Sai,
sono quasi sollevata che Rod non ci
sia… con lui nelle vicinanze di un calderone non si poteva
mai stare
tranquilli!”
“Vero…
però un po’ mi manca, con lui ci
si divertiva sempre.” Oliver
sfoggiò un
sorriso, ricordando con sincero divertimento le innumerevoli lezioni di
Pozioni
a cui aveva preso parte insieme al compagno per sei anni e mezzo,
assistendo a
gaffe assurde e a scenette memorabili, tra le quali la giacca di
Lumacorno che
quasi prendeva fuoco.
“Oh,
decisamente…. Le sue citazioni rimarranno
scolpite nel mio cuore per sempre. Mi passi il coltello
d’argento, per favore?”
Oliver
obbedì, passando il coltello a
Bella per permetterle di sminuzzare delle code di Salamandra mentre
Dante se la
rideva al ricordo degli aforismi di Rodericus Lestrange.
“Hai
ben poco da ridere Julius, non è che
tu sia un Pozionista provetto…”
“Beh,
almeno io non ho una sequenza
infinita di Troll in Storia della Magia…”
“Bambini,
fatela finita… fate i
bravi.”
Jane roteò gli occhi
azzurri, imitata da Isabella mentre invece Ingrid sorrideva, quasi con
aria
divertita mentre mescolava lentamente il contenuto del suo calderone:
“Ho
sentito molto parlare di questo Rod…
era Grifondoro?”
“Sì,
ed è davvero un personaggio. Peccato
che se ne sia andato, ma quest0anno l’hanno fatto in
tanti.”
Alle
parole di Oliver Dante piegò le
labbra in una smorfia, assumendo un’aria cupa mentre pensava
ad Amos,
ricordando il giorno in cui si erano dovuti salutare, solo qualche
settimana
prima.
Jane
gli lanciò un’occhiata e, intuendo a
cosa stesse pensando, gli rivolse un debole sorriso consolatorio,
sfiorandogli
un braccio con una mano prima di parlargli a bassa voce:
“Manca
anche a me, Dan… Ma almeno hai me,
no?”
Jane sfoggiò un sorriso che Dante
non riuscì a non ricambiare, annuendo e guardandola con
dolcezza:
“Fortunatamente
sì.”
“Ragazzi,
mi raccomando… se diventa
turchese state a distanza di sicurezza dal calderone, cercate di non
respirare
l’odore del Veleno… non ci va di dovervi
rianimare, in tutta onestà.”
“Quindi
basta annusarlo per perdere i
sensi?”
“Si…
e se lo si fa per più di una
manciata di secondi si può cadere in una convalescenza molto
lunga, quindi non
inalatelo se non volete svegliarvi al San Mungo tra sei mesi.”
Il
tono di Regan era talmente serio che
nessuno osò mettere le sue parole in discussione e tutti si
allontanarono di
riflesso dal calderone che ribolliva, riempiendo la stanza di vapore
caldo.
La
persona che probabilmente si stava
divertendo di più in tutta l’aula era Lyanna, che
stava quasi mescolando
allegramente il suo veleno in fase di preparazione, con un sorriso
stampato in
faccia e l’aria rilassata come se l’avesse fatto
milioni di altre volte:
“Lyanna,
ti reputo una delle persone più
dolci e gentili che io conosca… Ma quel sorriso che hai
mentre prepari un
veleno mortale se ingerito o anche solo toccato è un
po’ preoccupante.”
“Tranquillo
Will, non sono sadica… ma era
da molto che non avevo a che fare con questo genere di cose, un
po’ mi mancava.
Sono sicura che a CeCe il suo lavoro manca.”
“Alcune
cose di sicuro… altre un po’
meno.”
L’Auror
si strinse nelle spalle senza
aggiungere altro, continuando a mescolare e tenendo lo sguardo sul
calderone
con aria assorta, come se avesse la mente altrove.
Lyanna invece si stava decisamente dando da
fare, arrivando a portare a termine il lavoro con largo anticipo.
“Lyanna,
per caso mi vuoi far sfigurare
davanti ai ragazzi?”
“No
Reg, come ti viene in mente?”
Lyanna sorrise amabilmente al collega,
strizzandogli l’occhio con aria divertita mentre Regan
roteava gli occhi,
continuando a camminare per la stanza tenendo le mani intrecciate
dietro la
schiena, incapace di stare fermo e seduto dietro alla cattedra.
“Sapete,
è quasi divertente vedervi diventare
studenti per un giorno… siete davvero carini mentre vi
cimentate nel mio pane
quotidiano.”
Fermandosi
davanti alla fila di banchi in
prima fila dove aveva sistemato i tre colleghi Regan sorrise, guardando
Charlotte e William con aria divertita… in effetti era molto
piacevole giocare
al prof anche con loro, avendo la possibilità di prenderli
un po’ in giro.
Entrambi
però sbuffarono, fulminando
l’amico con lo sguardo quasi in perfetta sincronia:
“Falla
finita Reg, ti ricordo che ti ho disarmato in dieci
secondi solo una settimana fa.”
“Stia
attenta Signorina Selwyn,
altrimenti la metterò in punizione…”
“Regan,
attento. Ricorda che sono amica
di tua moglie.”
“Credo
che minacciare un insegnante
meriti un castigo… Regan, metti Charlotte a lavare i
pavimenti, le farà bene.”
“Continua
così e userò la tua preziosa
giacca per farlo, Cavendish!”
Mentre
i due riprendevano a discutere
come da manuale Lyanna alzò gli occhi scuri al cielo,
scuotendo il capo come a
voler dichiarare la sua resa: ormai non provava nemmeno più
a dividerli,
finivano sempre con il prendersi in giro a vicenda prima di smettere di
colpo,
riprendendo a fare quello che stavano facendo con nonchalance.
Regan
invece sorrise con aria divertita
prima di tornare verso i ragazzi per impedire a Dante di far esplodere
qualcosa… Anche
se si stava iniziando a
chiedere quali fossero i veri ragazzi, in quella stanza.
*
Si
rigirò tra le coperte, sbuffando e
sforzandosi di ignorare il lancinante mal di testa che aveva da quel
pomeriggio… odiava essere malato.
Aveva
anche dovuto prendere quelle
orribili medicine, ma non stava affatto meglio… aveva
praticamente sofferto per
nulla, quindi.
Antares
sbuffò, ordinandosi mentalmente
di dormire e di uscire dall’Infermeria il mattino
seguente… non aveva alcuna
intenzione di passare gli ultimi giorni prima della partita a letto,
non poteva
perdere gli ultimi due allenamenti.
Isabella
era persino passata a salutarlo
dopo la lezione con Carsen, comunicandogli la valanga di compiti che
avevano
assegnato solo quel giorno e ordinandogli di guarire in
fretta… aveva il
sospetto che la ragazza pensasse che si fosse ammalato apposta per far
fare
tutto il lavoro a lei, in effetti.
Sbuffò,
maledicendo la mala sorte per farlo
ammalare sempre prima delle partite… che avesse a che fare
per caso con lo
stress? Non era da escludere, anche se di certo l’essersi
ammalato l’aveva reso
ancora più nervoso… di sicuro il fatto che suo
cugino Altair fosse piombato in
Infermeria in crisi nervosa perché rischiava di perdere il
suo Portiere per la
Finale non l’aveva tranquillizzato.
Si
stava sistemando nervosamente il
cuscino quando istintivamente si bloccò, rimanendo immobile
e con le orecchie
tese: gli era sembrato di sentire dei passi, proprio fuori dalla
porta… probabilmente
si sarebbe alzato per dare un’occhiata, ma dopo un attimo di
esitazione
concluse che probabilmente era solo Isabella, o qualche Prefetto di
turno… e se
anche c’era qualche studente che stava gironzolando per il
castello, non aveva nessuna
voglia di rincorrere nessuno per i corridoi con la febbre alta.
*
Tenendo
la bacchetta stretta in mano e
leggermente sollevata, Charlotte salì le scale in fretta,
non curandosi di non
fare rumore… tecnicamente non c’era alcuna regola
che le impedisse di andarsene
in giro per la scuola a quell’ora, anche se stava per
introdursi in delle
stanze che non le appartenevano.
Si
fermò davanti alla porta, sfiorando la
maniglia con le dita per assicurarsi che non ci fosse qualche
incantesimo di
protezione sopra. Ovviamente era chiusa, ma non era certo una
sorpresa…
figurarsi se un uomo come Albus Silente lasciava aperta la porta del
suo
ufficio.
Fortunatamente
non era certo la prima
volta in cui si trovava davanti ad una porta sigillata… non c’è mai niente di davvero
chiuso, diceva sempre suo fratello.
Sospirò
prima di puntare la bacchetta
contro la serratura, chiedendo mentalmente scusa al suo ex professore
preferito
mentre la serratura scattava rumorosamente nel corridoio buio e
completamente
deserto, permettendole di aprire con cautela la porta.
“Ha
sentito che hanno sigillato praticamente tutti i camini
del Paese? Sembra che il Ministero non voglia avere a che fare con la
Metropolvere per un po’, salve qualche eccezione.”
“Glielo
ripeto Professore, le sarei davvero grata se mi desse
del Tu… Mi conosce da quando portavo le trecce.”
“E’
vero, ma mi riesce difficile… temo che non ci
riuscirò
molto facilmente, Charlotte.”
Non
osando controbattere alla donna non era rimasto che alzare
gli occhi al cielo, mentre il Vicepreside la guardava quasi con aria
divertita,
gli occhi azzurri luccicanti mentre era seduto accanto a lei, al tavolo
degli Insegnanti
in Sala Grande.
“Ad
ogni modo… si, come le dicevo stanno chiudendo tutte le
comunicazioni. Temono che Grindelwald possa spuntare in un qualche
salotto,
forse?”
“Non
saprei dirlo signore, non ho molte notizie dal
Dipartimento al momento.”
“Non
credo di essere autorizzato a darle informazioni,
Signorina Selwyn… ma il Ministro vuole vedermi la settimana
prossima, e sarò a
Londra per un paio di giorni. E’ una fortuna che non abbiano
sigillato il mio
camino e quello del Professor Dippet, altrimenti mi sarebbe toccato
prendere il
treno, dopo che hanno rimosso quasi tutte le Passaporte del
Paese.”
Charlotte
aveva bloccato la mano a mezz’aria per un istante
prima di riprendere a mangiare, sapendo che il mago
l’osservava con la coda
dell’occhio, quasi ridendo sotto i baffi… Di sicuro sapeva esattamente
cosa stesse
pensando l’ex allieva:
“Già
signore… una vera fortuna.”
Non
sapeva perché, ma a quanto sembrava
Silente le aveva dato il via libera per usare il camino del suo
ufficio… ma era
del parere che fosse meglio non chiedersi il motivo di molte azioni di
quel
geniale, imprevedibile mago.
Charlotte
si chiuse delicatamente la
porta alle spalle, sentendosi comunque un po’ in colpa mentre
si avvicinava al
caminetto spento, accendendolo in fretta prima di inginocchiarcisi
davanti.
Sperando
che andasse tutto secondo i
piani Charlotte sospirò prima di chinarsi verso le fiamme,
chiudendo gli occhi
e mormorando qualcosa a bassa voce:
“Londra,
Dipartimento degli Auror.”
*
“Chi
non muore si rivede.”
Sussultò,
voltandosi di scatto verso la
fonte della voce… sorrise con sollievo nel trovarsi davanti
al viso di
Charlotte, affrettandosi ad avvicinarsi al camino e inginocchiandocisi
davanti:
“Ciao
Charlie… come sei riuscita a farlo?
Stanno bloccando tutto, eccetto i camini del Wizengamot, degli Auror
più
importanti e del Ministro.”
“Non
chiuderebbero mai il camino di
Silente Stephanie… e come saprai lui ora è a
Londra, al Ministero. Mi sento una
specie di ladra e credo che tu abbia il tempo contato,
perciò facciamola breve.”
“Lo
dici a ME? Mi sono infiltrata nell’ufficio
del Capo degli Auror CeCe, se Burke mi becca QUI sono morta!”
“Allora
facciamo in fretta Stephanie, o
tuo marito mi ucciderà per averti messa nei guai…
dimmi cosa avete scoperto su Schmidt.”
Stephanie
esitò per un attimo prima di
parlare, gli occhi fissi sulla sua amica e collega… ma poi
sorrise, guardandola
quasi con sollievo e soddisfazione allo stesso tempo: dopo mesi,
finalmente la
rivedeva. La sua collega preferita era tornata, insieme al suo sguardo
determinato.
“Bentornata,
Selwyn.”
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Angolo Autrice:
Buonasera! Visto che con le recensioni siete state abbastanza rapide e il capitolo era quasi finito già dall'altro ieri, l'ho sistemato ed eccomi qui.
Nel prossimo capitolo ci sarà ovviamente la partita Grifondoro Vs Serpeverde... perciò, per chi tifate? Ovviamente Nene, Coco e Phebe non possono votare u.u (Tranquilla Nene, ti prometto che Antares si rimetterà per l'incontro XD)
Non so quando arriverà il prossimo capitolo perchè devo preparare una valanga di materiale di Sociologia e Antropolgia per martedì e mercoledì, e ho altre due storie da aggiornare... alla peggio, ci sentiamo mercoledì sera o giovedì con il seguito, se il mio cervello non si sarà liquefatto... Buon fine settimana!
Signorina Granger