Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Signorina Granger    02/12/2016    8 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 20: Febbre, veleni e camini presi in prestito
 
 

                                                                                                                                                   Martedì 23 Marzo

 
 
Era stesa lì da non sapeva neanche quanto, gli occhi chiusi e in completo silenzio, ascoltando distrattamente i flebili rumori che la circondavano.
Era così rilassata che forse si sarebbe persino addormenta... non le succedeva da un po’, di starsene così in tranquillità.
 
Tuttavia un leggero rumore di passi la mise subito in allerta, drizzando le orecchie mentre sentiva che qualcuno si stava sedendo vicino a lei senza però aprire gli occhi.
 
“Ciao.”
 
Sentendo quella voce familiare Ingrid aprì gli occhi, puntando le iridi azzurre sul ragazzo che la stava osservando di rimando, guardandola per una volta senza nemmeno l'ombra di un sorriso sul volto.
 
“Ciao Olly. Come mai qui? Anche tu scappi dal mondo?”
 
“Ti cercavo, in realtà... Mi dispiace molto per quello che è successo.”
 
Il tono e la nota quasi sconsolata le fecero capire che Oliver lo pensava davvero, ma sorrise comunque, stringendosi nelle spalle prima di puntare gli occhi chiari sul cielo azzurro, come se non fosse importante.
 
“Sei gentile... ma non importa, davvero.”
 
“Ti sbagli, importa... non è giusto che ti dicano quelle cose.”
 
“A me non importa Olly... che pensino quello che vogliono. Per quanto mi riguarda possono avere tutti i pregiudizi del mondo, basta che poi non vengano a lamentarsi se i Purosangue li maltrattano.”
 
“Vedi, è complicato... per i Purosangue tu non rappresenti niente di che, ma per i Nati Babbani... sei tedesca Ingrid, e ad alcuni questi basta per pensare di conoscerti.”
 
“Ne sono consapevole... fortunatamente però, non tutti i Nati Babbani la pensano così. Tu non mi hai preso per pazza e assetata di sangue solo perché ho l'accento tedesco, no?”
 
“No Ingrid, io preferisco conoscere le persone prima di giudicare... e poi hai ragione: noi non possiamo permettercelo, non quando ci lamentiamo che gli altri lo facciano con noi. Molti Purosangue sono degli imbecilli, ma neanche noi scherziamo... non ti possono accusare solo perchè sei tedesca e hai un accento strano."

 
Ingrid lo colpì sulla spalla ma gli sorrise e lui ricambiò, stendendosi sull'erba accanto a lei e puntando gli occhi castani sul cielo stranamente sgombro da nuvole:
 
“A cosa stai pensando?”
 
“Alle stupidaggini che fanno le persone... Babbani e Maghi. Infondo non siamo poi così diversi, a mio parere. Loro si discriminano a vicenda proprio come facciamo noi, anche se per motivi diversi... ed entrambi a volte incappiamo in delle guerre che potrebbero essere evitate.”
 
“Oggi sei davvero filosofica... hai mangiato un libro a colazione?”
 
“Stai insinuando che in genere non mi esprimo bene Miller? Occhio a come parli!”
 
Ingrid sbuffò, colpendolo leggermente sulla spalla e facendolo ridacchiare, sorridendole con aria divertita:
 
“Chiedo perdono, non volevo offendervi, signorina.”
 
“Sarà meglio.”
 
Ingrid sbuffò, sfrondandosi di sembrare scocciata mentre Oliver continuava a guardarla, scoppiando a ridere dopo qualche istante di silenzio:
 
“Scusa, non riesco a prenderti sul serio... con l’accento sembri davvero minacciosa! Dai Ingrid non fare quella faccia... aspetta, dove vai?”
 
 
“Manifesto la mia indignazione e levo le tende, se permetti!”
 
La bionda sbuffò e fece per alzarsi, ma Oliver ridendo la fermò, prendendola delicatamente per un polso senza smettere di sorridere:
 
“No, non te lo permetto... andiamo, torna qui.”   Con un lieve strattone la fece di nuovo stendere accanto a lui, sorridendole con aria divertita mentre invece lei sbuffava.
 
“Cos’è, ora mi fai il muso? Che tenera...”
 
“Io non sono tenera!”
 
Oliver annuì quasi a volerle dare ragione, ma il sorrisetto che sfoggiava fece comunque sbuffare la ragazza, che si alzò a sedere sull'erba per puntare lo sguardo sul Lago Nero, che scintillava sotto il sole..
 
“Certo, come preferisci... piuttosto, non abbiamo lezione tra poco?”
 
“Si, anche se preferirei stare qui... hai idea che prenderò l'ennesima S in Storia.. Dai, andiamo.”
 
Ingrid si alzò per poi rivolgersi al ragazzo ancora seduto sull’erba, tendendogli una mano pallida per aiutarlo ad alzarsi... Oliver la prese, stringendola con un sorriso allegro stampato in faccia mentre si alzava:
 
“Quindi preferiresti stare qui con me?”
 
“Beh, insomma... sì, credo. Ma basta chiacchierare, andiamo o faremo tardi!”
 
 
Ingrid gli mise una mano su una delle spalle larghe, quasi spingendolo verso il castello mentre il Grifondoro sorrideva vivacemente, improvvisamente ancor più di buon umore rispetto a poco prima.
 
 
                                                                               *


 
“Ricordate le mie parole: questa volta non prendo Troll! Ho studiato tutto il fine settimana, DEVO prendere almeno... una S!”
 
“Certo che sei un ragazzo davvero ambizioso, tu...”
 
L’occhiataccia di Oliver fece zittire all’istante Bella, che gli sorrise angelicamente mentre invece Ingrid ridacchiava.
 
“Ok, scusa Olly... piuttosto, dimmi la data del Concilio dei Folletti.”
 
“A volte mi chiedo perché metà delle cose che studiamo hanno a che fare con i folletti... comunque... 1122?”
 
“No, quello è il Concordato di Worms... 1111 Olly, come fai a non ricordartelo?”
 
“Non è colpa mia, io ci provo... le date mi odiano, non mi entrano in testa.”
 
Oliver sospirò, assumendo un’aria sconsolata che fece sorridere Ingrid, mettendogli una mano sulla spalla come a volerlo consolare:
 
“Dai... se riesco, ti suggerisco! Anche se nemmeno io sono una cima, in Storia.”
 
“Almeno non sono l'unico... ma grazie Ingrid, sei un tesoro. Bella, vergogna! Non vuoi condividere con i tuoi amici la tua conoscenza?”
 
“DOPO CHE HO PASSATO UNA SETTIMANA A SGOBBARE? No, grazie. Ah, ecco Jane... magari lei sarà disposta ad aiutarti, basta farle gli occhi dolci e mostrarsi in difficoltà.”
 
Isabella sorrise, rivolgendo un cenno in direzione della Tassorosso che si stava avvicinando al trio, camminando a passo svelto lungo il corridoio. Quando li ebbe raggiunti sorrise alle due ragazze, rivolgendosi però al Grifondoro con aria improvvisamente seria:
 
“Ciao ragazzi... Oliver, sai dov’è Dante?”
 
“È in Sala Comune, ha detto che non stava molto bene e preferiva riposarsi fino alla lezione di C-“
 
“STA MALE? Cos’ha? È grave? Devo andare a vedere come sta, è capace di uccidersi solo inciampando nei suoi stessi piedi! Dite a Rüf che farò tardi!”  Senza nemmeno dare ai tre il tempo di reagire la Tassorosso si era voltata, diventando improvvisamente pallida mentre quasi correva verso la direzione opposta, ovvero le scale.
 
“Ma, Jane... non sai la parola d'ordine!”
 
Il Grifondoro inarcò un sopracciglio con aria scettica, guardando la ragazza quasi inchiodare sul pavimento liscissimo prima di voltarsi, guardandolo con cipiglio impaziente:
 
“Giusta osservazione, Olly... presto, dimmela!”
 
“Jane, non so se...”
 
“Magicis vires.”
 
Sia Oliver che Ingrid si voltarono verso Bella, guardandola con tanto d’occhi mentre invece Jane le sorrise con gratitudine, ringraziandola prima di sparire dietro un angolo.
 
“Bella, come fai a sapere la nostra parola d’ordine?”
 
“Tesoro, sono Caposcuola. Ti aspetti davvero che non conosca le parole d'ordine? E ora forza miei prodi, abbiamo una verifica da superare.”
 
“Non sono pronto. Ingrid, mi farai supporto morale?”
 
Oliver sospirò con aria sconsolata, facendola ridere mentre i re entravano nell’aula di Storia della Magia, occupando gli ultimi posti infondo: in particolare il Grifondoro volle tenersi vicina Isabella, non avendo nessuna intenzione di cadere in una gaffe mostruosa come un paio di settimane prima.
 
Isabella sembrò intuire i pensieri dell’amico perché sorrise, non obbiettando e sedendosi accanto a lui, rivolgendogli un’occhiata divertita:
 
“Dimmi un po’ Olly... ma Dante sta male sul serio?”
 
 
                                                                       *
 
Sorrise, rilassato e compiaciuto allo stesso tempo: finalmente poteva riposarsi un po’, nella più completa tranquillità per di più.
 
La Sala Comune era avvolta nel più totale silenzio, e Dante poteva finalmente rilassarsi in santa pace... un po’ gli dispiaceva pensare ai suoi compagni a lezione, ma non sarebbe crollato il mondo se per una volta saltava una lezione.
 
Aveva appena preso la rivista sul Quidditch che aveva preso in prestito da Oliver quando sentì il familiare rumore del ritratto della Signora Grassa che si spostava di lato, permettendo a qualcuno di entrare.
 
Stava per abbassare la rivista per vedere di chi si trattasse vista l'ora insolita, ma una voce decisamente nota lo anticipò, facendogli drizzare le orecchie all’istante:
 
“Danny!”
 
 
Accigliato, il ragazzo alzò lo sguardo con la certezza di avere le allucinazioni e di vedere Jane anche quando non c'era... eppure se la trovò effettivamente davanti, con un’espressione sgomenta dipinta in faccia mentre lo guardava comodamente steso sul divano.
 
“JANE? Che ci fai qui, come sei... Olly.”
 
Ripromettendosi di fare a fette l'amico il prima possibile Dante sbuffò, mentre invece Jane non batteva ciglio, continuando ad osservarlo attentamente:
 
“Ma tu non stavi male!?”   Un sorriso colpevole e innocente si fece largo sul volto del ragazzo, anche se il viso di Jane non era per niente addolcito dal suo solito sorriso o dall’espressione dolce che la caratterizzava... in effetti non sembrava molto contenta.
 
“Quindi hai parlato con Oliver... In effetti non mi sento molto bene Jane.”
 
“Dante Julius... mi hai preso per scema? Guarda che ti conosco come le mie tasche!”
 
Jane gli si avvicinò, mettendosi le mani sui fianchi e fulminandolo con lo sguardo, mentre il ragazzo si metteva a sedere sul divano, sfoggiando un sorriso innocente:
 
“Dai piccola, non...”
 
“Sei un cretino Julius! E io che mi sono fatta persino diecimila rampe di scale di corsa per venire a vedere come stavi... solo per saltare la verifica, per di più! Vergognati!”
 
“Ahi... AHIA! Jane, metti giù quel cuscino!”  Dante sbuffò, mettendosi le mani sopra la testa per difendersi dalle cuscinate della ragazza, che gli stava manifestando così tutta la sua irritazione. Alla fine il ragazzo ebbe la meglio, prendendole il cuscino dalle mani e rimettendolo al suo posto, sul divano.
 
“Dai Jane, non guardarmi così... mi dispiace se ti sei preoccupata.”
 
“Sei sempre il solito. Io vado a fare la verifica di Storia, e tu vieni con me.”
 
Jane lo prese per mano, tirandolo su dal divano mentre il ragazzo sbuffava, seguendola comunque:


 
“Ma ho davvero male di testa... non possiamo stare qui, invece?”
 
“Neanche per idea, io non salto le verifiche... neanche se mi fai gli occhi dolci, rassegnati.”
 
Jane si voltò, sorridendogli quasi vivacemente e facendolo sbuffare, senza però osare contraddirla: sapeva per certo che quando voleva, sapeva essere persino più testarda di lui.
 
“Ok, va bene. Ma solo perché sei tu...”
 
 
                                                                         *
 
 
Ripiegò la lettera mentre alzava lo sguardo, posando gli occhi sulla finestra e osservando il Lago Nero scintillare sotto la luce del sole che aveva finalmente deciso di farsi vedere.
Era davvero una bella giornata... risultava quasi impossibile immaginarsi cruenti scenari in giro per l’Europa, esattamente in quel momento.
 
Eppure, a giudicare dalle parole di sua moglie, sfortunatamente era possibile.
 
“È di Stephanie?”
 
“Lo dici come se sperassi in una risposta negativa...”
 
“In effetti è così, perché quando ti scrive lei sprizzi gioia e cuori... Ma se hai quella faccia, vuol dire che non sono buone notizie.”
 
Sorrise quasi tristemente, consapevole che Charlotte aveva ragione mentre si voltava verso di lei, per nulla sorpreso di non averla neanche sentita entrare.
 
“Sfortunatamente hai ragione CeCe... mi è appena arrivata e si, è di Stephanie. Ci sono molte cose che i giornali omettono, sfortunatamente.”
 
“Ad esempio? Qualcosa di molto grave?”  Charlotte piegò le labbra in una smorfia, sedendosi sul tavolo e guardando l'amico quasi come se fosse in attesa di informazioni, immaginando di andare dal Direttore della Gazzetta del Profeta e minacciarlo di non nascondere dettagli non proprio irrilevanti, come aveva continuato a fare negli ultimi anni.
 
“Pare che i tedeschi abbiano ucciso 136 civili solo un paio di giorni fa... e ieri ne hanno fucilati altri 32.”
 
“Sembra che i tedeschi si divertano ad usarle, le armi...”
 
“Purtroppo. Ma non fa cenno al Ministero, niente di niente... parla solo dei Babbani. Secondo te che vuol dire?”
 
Regan inarcò un sopracciglio, guardando l'amica come se sperasse che lei gli fornisse una risposta chiara: era difficile comunicare con Stephanie, da quando vivevano lontani... lei non riusciva mai a nascondergli nulla guardandolo in faccia, ma ora era tutto molto diverso, sfortunatamente.
 
“Non lo so Reg, non ne so molto... ma credo che Stephanie si farebbe tagliare due dita, piuttosto che metterti nei guai. Se ti nasconde qualcosa, lo fa solo per il tuo bene e per non farti preoccupare.”
 
“Hanno persino chiuso i camini, quindi non posso più neanche parlarle direttamente... che strazio.”
 
Regan sospirò, guardando la lettera che teneva ancora in mano con aria sconsolata, morendo dalla voglia di sapere per filo e per segno cosa stesse succedendo fuori da quelle mura, oltre la campana di vetro che lo teneva alla larga da tutto il resto.
 
La sua sete di conoscenza tuttavia era nulla in confronto a quella di Charlotte, che dopo aver esitato per un attimo allungò una mano verso Regan, sorridendogli leggermente:
 
“Posso?”
 
“Certo. Ma non c'è niente di eclatante, temo che rimarrai delusa.”
 
Quasi sbuffando l'uomo porse il foglio all'amica, che lo spiegò in fretta: gli occhi di Charlotte però non si soffermarono sul papiro scritto da Stephanie, posandosi invece dritti verso la fine, dove l'amica salutava il marito e sperava di poterlo incontrare presto, oltre che ad Hogwarts tutto andasse per il meglio.
Un lieve sorriso increspò le labbra di Charlotte, che porse nuovamente la lettera a Regan mentre scivolava giù dal tavolo, guardandolo quasi con allegria:
 
“Tutta tua... grazie Reg. È davvero, non preoccuparti... andrà tutto bene, vedrai. Si risolverà tutto, presto o tardi.”
 

 
 
Regan guardò l'amica sorridergli e uscire dalla stanza senza aggiungere altro, osservandola però con un’espressione leggermente accigliata prima di abbassare nuovamente lo sguardo sulla lettera della moglie, osservando la pergamena quasi con aria accusatoria, come se volesse nascondergli qualcosa: conosceva sua moglie, e conosceva anche Charlotte Selwyn... e aveva come la sensazione che la prima avesse detto alla seconda molto più di quanto non avesse fatto con lui, grazie a quelle righe.
 
“Te lo prometto, Stephanie... arriverà il giorno in cui riuscirò a decifrare il codice che usate..”
 
 
                                                                             *
 
 
Zigzando tra gli studenti riversati nei corridoi dopo la fine delle lezioni, Isabella era finalmente riuscita a raggiungere l’Infermeria... giusto per accertarsi con i suoi stessi occhi che non era tutta una montatura, ma che il “malato” fosse malato sul serio.
 
La ragazza aprì la porta a doppio battente senza tanti preamboli, trotterellando dentro l’Infermeria con noncuranza, come se fosse la sua Sala Comune. Gli occhi azzurri della Corvonero vagarono sui letti disposti ordinatamente lungo le pareti, soffermandosi su una branda accostata al muro, accanto ad un’ampia finestra.
 
Istintivamente sfoggiò un sorrisetto, quasi divertita dalla situazione... solo due giorni prima non avrebbe mai detto che avrebbe vissuto un momento del genere.
 
Forse lo pensò anche l’oggetto della sua attenzione, che si voltò verso di lei prima di inarcare un sopracciglio, guardando la compagna con aria scettica:
 
“Sei venuta a controllare se sono morto Burton? Mi dispiace deluderti, ma ci vuole ben altro per togliermi di mezzo.”
 
“No, tranquillo, non era questa la mia intenzione... sono solo venuta a vedere l’infermo con i miei occhi.”    Isabella sorrise dolcemente, fermandosi davanti al letto di Antares e guardandolo con aria divertita, grata a Cassiopea per essersi lasciata sfuggire che il cugino stava male e che era relegato in Infermeria dalla sera prima.
 
“Se stai pensando che lo stia facendo apposta per saltare le lezioni e quant’altro, ti sbagli di grosso... anzi, muoio dalla voglia di uscire da qui, in tutta onestà.”
 
“Non si sa mai, quando si tratta di te... volevo controllare. Ma muoviti a guarire Black, non ho voglia di farmi tutti i turni da sola!”
 
“So che vai matta per la mia compagnia, ma nemmeno io mi sto divertendo!”
 
“E allora prendi le medicine, per Merlino!”
 
Isabella sospirò, roteando gli occhi mentre Antares sfoggiava una smorfia di puro disgusto, lanciando un’occhiata schifata alle suddette medicine e incrociando le braccia al petto:
 
“No.”
 
“Ci mancava solo questa... Beh, non ho la voglia e nemmeno la forza di ficcartele in gola dopo la verifica di Storia, quindi non spreco tempo... ci vediamo Black!”
 
“Davvero non mi minacci di morte? Strano...”
 
“Come ho detto non ne ho il tempo e nemmeno la voglia... ma potrei trovare qualcuno in grado di farlo. Non preoccuparti Antares, sono sicura che uscirai da qui molto presto, se farai il bravo... magari domani passerò a raccontarti della lezione di Carsen di oggi. Ciao!”
 
Isabella sorrise, girando sui tacchi prima di trotterellare fuori dall’Infermeria, lasciando di nuovo solo il ragazzo oltre che irritato dal perdere la suddetta lezione e vagamente stupito dall’arrendevolezza della ragazza: e dire che quando l'aveva vista entrare aveva già iniziato a cercare mentalmente un modo per sfuggirle...
 
 
                                                                                 *
 
 
“Ciao... dove vai con tutti quei libri?”
 
“Mi annoiavo e ho pensato di leggere un po’... è strano, prendere questi libri è una specie di deja fu!”  Lyanna sorrise mentre camminava lungo il corridoio praticamente deserto, in compagnia di William: in genere la Biblioteca traboccava di studenti di tutte le età, ma alle 15 erano ancora praticamente tutti a lezione, quindi ne aveva approfittato per riuscire a prendere qualche libro senza finire calpestata da una mandria di adolescenti.
 
“Motivo per cui NON li prendo in prestito, per quanto io abbia amato Hogwarts non tornerei mai indietro... la vita da studente mi è bastata una volta.”
 
"A me non dispiaceva studiare... anzi, ero parecchio brava. Ho sentito che oggi quelli del settimo anno avevano una verifica con Rüf... poverini, non li invidio. Persino io non riuscivo a stare attenta durante le sue ore!”
 
“Io spesso e volentieri le saltavo, tanto non se ne sarebbe mai accorto.”
 
Will fece spallucce, ricordando ben poco delle suddette lezioni: me aveva saltate parecchie in effetti, specialmente durante il sesto e settimo anno... in un modo o nell'altro era sempre riuscito a cavarsela egregiamente comunque, diplomandosi con voti altissimi con leggera stizza da parte di diversi insegnanti che, se ne rendeva perfettamente conto, non lo potevano vedere forse proprio per il suo essere sfacciato, un po’ arrogante ma comunque terribilmente sveglio e acuto.
 
“Figurati, non sapeva nemmeno i nostri nomi... ma dopo dobbiamo assiste Regan, e non vedo l'ora... potrò finalmente dimostrargli una volta per tutte che non è più bravo di me!”
 
La donna sorrise quasi con aria trionfante, come se non vedesse l'ora di farla vedere al collega mentre invece Will inarcava un sopracciglio, osservandola con aria vagamente perplessa:
 
“Da quando sei così competitiva?”
 
“Solo quando serve Will, solo quando serve...”
 
 
                                                                          *
 
 
Antares sbuffò, lanciando un’occhiata più che torva in direzione dell’orologio: non riusciva a credere di dover sprecare il tempo in quel modo... e il peggio è che mancava poco all'inizio della lezione sui Veleni, proprio quella che non avrebbe voluto perdere per niente al mondo.
 
Eppure in qualche modo era finito lì, su un maledetto letto ad aspettare nemmeno lui sapeva bene cosa... forse che Madama Chips si distraesse per scappare? Era un'idea... peccato che la donna gli avesse sequestrato la bacchetta, altrimenti avrebbe usato la magia per usare una qualche esca.
 
Quando la porta della Biblioteca si aprì il ragazzo quasi drizzò le orecchie, sperando che qualcuno fosse arrivato a liberarlo da quella tortura... e in effetti sorrise nel vedere una figura familiare avvicinarglisi, anche se non venne ricambiato:
 
“Grazie al cielo... devo uscire di qui, altrimenti darò di matto.”
 
“Beh, un motivo in più per prendere quelle, dico bene? Mi è giunta voce che ti rifiuti, Antares.”
 
Il sorriso sollevato svanì all’istante dal volto del ragazzo, che guardò con perplessità la ragazza dai capelli e occhi castani che gli stava davanti:


 
“Chi te l’ha... io la uccido, la Burton.”
 
“Non c'è bisogno di prendersela tanto... e poi io la trovo molto simpatica.”
 
Lyra sorrise, facendo sospirare leggermente il ragazzo che la guardò quasi con aria esasperata:


 
“Perché Lyra, c'è qualcuno in cui tu non vedi qualcosa di positivo?”
 
“Certo!”
 
“Ad esempio?”
 
“Beh... ora come ora non mi viene in mente nessuno, però quando ci avrò pensato te lo farò sapere. Comunque sia... prendi quelle pastiglie Ant, altrimenti continuerai a stare qui a lungo... e tu non vuoi perdere la partita di Domenica, vero?”
 
Lyra sorrise dolcemente, sapendo di aver fatto centro nel vedere la faccia quasi orripilata del ragazzo, che sgranò gli occhi azzurri con orrore:
 
“NON CI PENSO NEANCHE! Io ci vado, anche se dovessi avere la... Broncopolmonite!”
 
“Dovresti passare sul mio cadavere, Ant... sei già svenuto a Ottobre perché avevi la febbre, non vorrai che riaccada, vero?”
 
Antares sbuffò, borbottando qualcosa di incomprensibile mentre la Corvonero gli sorrideva, porgendogli il bicchiere d'acqua e le tre pastiglie bianche appoggiate sul comodino:
 
“Suvvia, non è la fine del mondo... non fare il bambino!”
 
“Ti ricordo che sono più grande di te, semmai io dovrei dare della bambina a te!”
 
“Forse, ma IO non ho paura delle medicine. Prima le prendi, prima guarisci... l’influenza non ha mai ucciso nessuno, e nemmeno QUESTE.”
 
Antares guardò prima lei e poi quello che teneva in mano, sbuffando prima di prenderle il bicchiere dalle mani con una smorfia stampata in volto, promettendo vendetta ad Isabella Burton per avergli portato davanti una delle poche persone che lo poteva convincere a fare qualcosa.
 
Anche se in effetti le era quasi grato di aver parlato con lei e con suo cugino Altair, che molto probabilmente l'avrebbe costretto a forza... in fin dei conti il cugino voleva che vincessero la partita tanto quanto lui.
 
“Sono quasi commossa Ant, finalmente mi ascolti! Stai facendo progressi.”
 
“Smettila di prendermi in giro Lyra...”
 
 
                                                                          *

 

“Incredibile ma vero, non siamo arrivati in ritardo… anzi, siamo in anticipo!”

 

“Sono piuttosto stupita anche io… che ci è successo oggi?!”       Charlotte sorrise, parlando quasi con un tono allegro che le fece guadagnare un’occhiata quasi preoccupata da parte di William, che si era seduto accanto a lei mentre insieme a Lyanna aspettavano l’arrivo di Regan.

 

“Perché quella faccia, Cavendish?”

 

“Mi chiedo solo se il tuo entusiasmo non abbia a che fare con quello che stiamo per fare… non è che stai progettando di avvelenarmi, vero?”

 

“Ma per favore Will, ti sembra che mi metterei davvero ad avvelenare le persone nel bel mezzo di una lezione?”

 

Charlotte roteò gli occhi, parlando come se il collega avesse detto un’assurdità bella e buona; Will parve rilassarsi a quelle parole, abbozzando un lieve sorriso che sparì pochi istanti dopo, quando Charlotte parlò nuovamente con tono vago, come se stesse riflettendo:

 

“… Se volessi avvelenare qualcuno, ovviamente lo farei in un luogo più neutrale, dove non potrebbero risalire a me.”

 

Charlotte sfoggiò un sorriso a trentadue denti mentre William sbuffava, scuotendo debolmente il capo mentre Lyanna restava in silenzio, tamburellando con le dita sul banco: non era mai stata una persona molto paziente, odiava aspettare… e non vedeva l’ora che la lezione avesse inizio.

 

“Immagino che sia un modo per dire che ti potrebbe scivolare qualcosa nel mio cibo, stasera.”

 

“Come sei pessimista e sospettoso William… Mi reputi davvero tanto subdola?”

 

Charlotte inarcò un sopracciglio, guardandolo quasi con aria divertita mentre la porta dell’aula si apriva, permettendo ad Oliver, Ingrid, Bella, Dante e Jane di entrare e impedendo all’uomo di risponderle.

 

Un vero peccato in realtà, perché a Charlotte sarebbe davvero piaciuto avere quella risposta.

 

                                                                                  *

 

“Sai, sono quasi sollevata che Rod non ci sia… con lui nelle vicinanze di un calderone non si poteva mai stare tranquilli!”

 

“Vero… però un po’ mi manca, con lui ci si divertiva sempre.”  Oliver sfoggiò un sorriso, ricordando con sincero divertimento le innumerevoli lezioni di Pozioni a cui aveva preso parte insieme al compagno per sei anni e mezzo, assistendo a gaffe assurde e a scenette memorabili, tra le quali la giacca di Lumacorno che quasi prendeva fuoco.

 

“Oh, decisamente…. Le sue citazioni rimarranno scolpite nel mio cuore per sempre. Mi passi il coltello d’argento, per favore?”

 

Oliver obbedì, passando il coltello a Bella per permetterle di sminuzzare delle code di Salamandra mentre Dante se la rideva al ricordo degli aforismi di Rodericus Lestrange.

 

“Hai ben poco da ridere Julius, non è che tu sia un Pozionista provetto…”

 

“Beh, almeno io non ho una sequenza infinita di Troll in Storia della Magia…”

 

“Bambini, fatela finita… fate i bravi.”      Jane roteò gli occhi azzurri, imitata da Isabella mentre invece Ingrid sorrideva, quasi con aria divertita mentre mescolava lentamente il contenuto del suo calderone:

 

“Ho sentito molto parlare di questo Rod… era Grifondoro?”

 

“Sì, ed è davvero un personaggio. Peccato che se ne sia andato, ma quest0anno l’hanno fatto in tanti.”

 

Alle parole di Oliver Dante piegò le labbra in una smorfia, assumendo un’aria cupa mentre pensava ad Amos, ricordando il giorno in cui si erano dovuti salutare, solo qualche settimana prima.

 

Jane gli lanciò un’occhiata e, intuendo a cosa stesse pensando, gli rivolse un debole sorriso consolatorio, sfiorandogli un braccio con una mano prima di parlargli a bassa voce:

 

“Manca anche a me, Dan… Ma almeno hai me, no?”    Jane sfoggiò un sorriso che Dante non riuscì a non ricambiare, annuendo e guardandola con dolcezza:

 

“Fortunatamente sì.”

 

“Ragazzi, mi raccomando… se diventa turchese state a distanza di sicurezza dal calderone, cercate di non respirare l’odore del Veleno… non ci va di dovervi rianimare, in tutta onestà.”

 

“Quindi basta annusarlo per perdere i sensi?”

 

“Si… e se lo si fa per più di una manciata di secondi si può cadere in una convalescenza molto lunga, quindi non inalatelo se non volete svegliarvi al San Mungo tra sei mesi.”

 

Il tono di Regan era talmente serio che nessuno osò mettere le sue parole in discussione e tutti si allontanarono di riflesso dal calderone che ribolliva, riempiendo la stanza di vapore caldo.

 

La persona che probabilmente si stava divertendo di più in tutta l’aula era Lyanna, che stava quasi mescolando allegramente il suo veleno in fase di preparazione, con un sorriso stampato in faccia e l’aria rilassata come se l’avesse fatto milioni di altre volte:

 

“Lyanna, ti reputo una delle persone più dolci e gentili che io conosca… Ma quel sorriso che hai mentre prepari un veleno mortale se ingerito o anche solo toccato è un po’ preoccupante.”

 

“Tranquillo Will, non sono sadica… ma era da molto che non avevo a che fare con questo genere di cose, un po’ mi mancava. Sono sicura che a CeCe il suo lavoro manca.”

 

“Alcune cose di sicuro… altre un po’ meno.”

 

L’Auror si strinse nelle spalle senza aggiungere altro, continuando a mescolare e tenendo lo sguardo sul calderone con aria assorta, come se avesse la mente altrove.  Lyanna invece si stava decisamente dando da fare, arrivando a portare a termine il lavoro con largo anticipo.

 

“Lyanna, per caso mi vuoi far sfigurare davanti ai ragazzi?”

 

“No Reg, come ti viene in mente?”    Lyanna sorrise amabilmente al collega, strizzandogli l’occhio con aria divertita mentre Regan roteava gli occhi, continuando a camminare per la stanza tenendo le mani intrecciate dietro la schiena, incapace di stare fermo e seduto dietro alla cattedra.

 

“Sapete, è quasi divertente vedervi diventare studenti per un giorno… siete davvero carini mentre vi cimentate nel mio pane quotidiano.”

 

Fermandosi davanti alla fila di banchi in prima fila dove aveva sistemato i tre colleghi Regan sorrise, guardando Charlotte e William con aria divertita… in effetti era molto piacevole giocare al prof anche con loro, avendo la possibilità di prenderli un po’ in giro.

 

Entrambi però sbuffarono, fulminando l’amico con lo sguardo quasi in perfetta sincronia:

 

“Falla finita Reg, ti ricordo che ti ho disarmato in dieci secondi solo una settimana fa.”

 

“Stia attenta Signorina Selwyn, altrimenti la metterò in punizione…”

 

“Regan, attento. Ricorda che sono amica di tua moglie.”

 

“Credo che minacciare un insegnante meriti un castigo… Regan, metti Charlotte a lavare i pavimenti, le farà bene.”

 

“Continua così e userò la tua preziosa giacca per farlo, Cavendish!”

 

Mentre i due riprendevano a discutere come da manuale Lyanna alzò gli occhi scuri al cielo, scuotendo il capo come a voler dichiarare la sua resa: ormai non provava nemmeno più a dividerli, finivano sempre con il prendersi in giro a vicenda prima di smettere di colpo, riprendendo a fare quello che stavano facendo con nonchalance.

 

Regan invece sorrise con aria divertita prima di tornare verso i ragazzi per impedire a Dante di far esplodere qualcosa…  Anche se si stava iniziando a chiedere quali fossero i veri ragazzi, in quella stanza.

 

 

                                                                                    *

 

Si rigirò tra le coperte, sbuffando e sforzandosi di ignorare il lancinante mal di testa che aveva da quel pomeriggio… odiava essere malato.

 

Aveva anche dovuto prendere quelle orribili medicine, ma non stava affatto meglio… aveva praticamente sofferto per nulla, quindi.

 

Antares sbuffò, ordinandosi mentalmente di dormire e di uscire dall’Infermeria il mattino seguente… non aveva alcuna intenzione di passare gli ultimi giorni prima della partita a letto, non poteva perdere gli ultimi due allenamenti.

 

Isabella era persino passata a salutarlo dopo la lezione con Carsen, comunicandogli la valanga di compiti che avevano assegnato solo quel giorno e ordinandogli di guarire in fretta… aveva il sospetto che la ragazza pensasse che si fosse ammalato apposta per far fare tutto il lavoro a lei, in effetti.

 

Sbuffò, maledicendo la mala sorte per farlo ammalare sempre prima delle partite… che avesse a che fare per caso con lo stress? Non era da escludere, anche se di certo l’essersi ammalato l’aveva reso ancora più nervoso… di sicuro il fatto che suo cugino Altair fosse piombato in Infermeria in crisi nervosa perché rischiava di perdere il suo Portiere per la Finale non l’aveva tranquillizzato.

 

Si stava sistemando nervosamente il cuscino quando istintivamente si bloccò, rimanendo immobile e con le orecchie tese: gli era sembrato di sentire dei passi, proprio fuori dalla porta… probabilmente si sarebbe alzato per dare un’occhiata, ma dopo un attimo di esitazione concluse che probabilmente era solo Isabella, o qualche Prefetto di turno… e se anche c’era qualche studente che stava gironzolando per il castello, non aveva nessuna voglia di rincorrere nessuno per i corridoi con la febbre alta.

 

                                                                             *

 

Tenendo la bacchetta stretta in mano e leggermente sollevata, Charlotte salì le scale in fretta, non curandosi di non fare rumore… tecnicamente non c’era alcuna regola che le impedisse di andarsene in giro per la scuola a quell’ora, anche se stava per introdursi in delle stanze che non le appartenevano.

 

Si fermò davanti alla porta, sfiorando la maniglia con le dita per assicurarsi che non ci fosse qualche incantesimo di protezione sopra. Ovviamente era chiusa, ma non era certo una sorpresa… figurarsi se un uomo come Albus Silente lasciava aperta la porta del suo ufficio.

 

Fortunatamente non era certo la prima volta in cui si trovava davanti ad una porta sigillata… non c’è mai niente di davvero chiuso, diceva sempre suo fratello.

 

Sospirò prima di puntare la bacchetta contro la serratura, chiedendo mentalmente scusa al suo ex professore preferito mentre la serratura scattava rumorosamente nel corridoio buio e completamente deserto, permettendole di aprire con cautela la porta.

 

“Ha sentito che hanno sigillato praticamente tutti i camini del Paese? Sembra che il Ministero non voglia avere a che fare con la Metropolvere per un po’, salve qualche eccezione.”

 

“Glielo ripeto Professore, le sarei davvero grata se mi desse del Tu… Mi conosce da quando portavo le trecce.”

 

“E’ vero, ma mi riesce difficile… temo che non ci riuscirò molto facilmente, Charlotte.”

 

Non osando controbattere alla donna non era rimasto che alzare gli occhi al cielo, mentre il Vicepreside la guardava quasi con aria divertita, gli occhi azzurri luccicanti mentre era seduto accanto a lei, al tavolo degli Insegnanti in Sala Grande.

 

“Ad ogni modo… si, come le dicevo stanno chiudendo tutte le comunicazioni. Temono che Grindelwald possa spuntare in un qualche salotto, forse?”

 

“Non saprei dirlo signore, non ho molte notizie dal Dipartimento al momento.”

 

“Non credo di essere autorizzato a darle informazioni, Signorina Selwyn… ma il Ministro vuole vedermi la settimana prossima, e sarò a Londra per un paio di giorni. E’ una fortuna che non abbiano sigillato il mio camino e quello del Professor Dippet, altrimenti mi sarebbe toccato prendere il treno, dopo che hanno rimosso quasi tutte le Passaporte del Paese.”

 

Charlotte aveva bloccato la mano a mezz’aria per un istante prima di riprendere a mangiare, sapendo che il mago l’osservava con la coda dell’occhio, quasi ridendo sotto i baffi…  Di sicuro sapeva esattamente cosa stesse pensando l’ex allieva:

 

“Già signore… una vera fortuna.”

 

Non sapeva perché, ma a quanto sembrava Silente le aveva dato il via libera per usare il camino del suo ufficio… ma era del parere che fosse meglio non chiedersi il motivo di molte azioni di quel geniale, imprevedibile mago.

 

Charlotte si chiuse delicatamente la porta alle spalle, sentendosi comunque un po’ in colpa mentre si avvicinava al caminetto spento, accendendolo in fretta prima di inginocchiarcisi davanti.

 

Sperando che andasse tutto secondo i piani Charlotte sospirò prima di chinarsi verso le fiamme, chiudendo gli occhi e mormorando qualcosa a bassa voce:

 

“Londra, Dipartimento degli Auror.”

 

                                                                                 *

 

“Chi non muore si rivede.”

 

Sussultò, voltandosi di scatto verso la fonte della voce… sorrise con sollievo nel trovarsi davanti al viso di Charlotte, affrettandosi ad avvicinarsi al camino e inginocchiandocisi davanti:

 

“Ciao Charlie… come sei riuscita a farlo? Stanno bloccando tutto, eccetto i camini del Wizengamot, degli Auror più importanti e del Ministro.”

 

“Non chiuderebbero mai il camino di Silente Stephanie… e come saprai lui ora è a Londra, al Ministero. Mi sento una specie di ladra e credo che tu abbia il tempo contato, perciò facciamola breve.”

 

“Lo dici a ME? Mi sono infiltrata nell’ufficio del Capo degli Auror CeCe, se Burke mi becca QUI sono morta!”

 

“Allora facciamo in fretta Stephanie, o tuo marito mi ucciderà per averti messa nei guai… dimmi cosa avete scoperto su Schmidt.”

 

Stephanie esitò per un attimo prima di parlare, gli occhi fissi sulla sua amica e collega… ma poi sorrise, guardandola quasi con sollievo e soddisfazione allo stesso tempo: dopo mesi, finalmente la rivedeva. La sua collega preferita era tornata, insieme al suo sguardo determinato.

 

“Bentornata, Selwyn.”

 









......................................................................................................................................
Angolo Autrice:

Buonasera! Visto che con le recensioni siete state abbastanza rapide e il capitolo era quasi finito già dall'altro ieri, l'ho sistemato ed eccomi qui.

Nel prossimo capitolo ci sarà ovviamente la partita Grifondoro Vs Serpeverde... perciò, per chi tifate? Ovviamente Nene, Coco e Phebe non possono votare u.u  (Tranquilla Nene, ti prometto che Antares si rimetterà per l'incontro XD)

Non so quando arriverà il prossimo capitolo perchè devo preparare una valanga di materiale di Sociologia e Antropolgia per martedì e mercoledì, e ho altre due storie da aggiornare... alla peggio, ci sentiamo mercoledì sera o giovedì con il seguito, se il mio cervello non si sarà liquefatto... Buon fine settimana!

Signorina Granger
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Signorina Granger