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Autore: _Giuls17_    10/12/2016    1 recensioni
[the dark world, the same enemy but that's another story]
Hermione aveva provato sulla sua pelle il dolore vero e da quel momento aveva preso la decisione più importante della sua vita, una decisione che aveva richiesto un sacrifico che lei aveva eseguito senza indugio; ma in un mondo in cui Lord Voldemort ha preso il potere e Harry Potter cerca ancora di contrastarlo, non tutto andrà per il verso giusto.
C6: -Vorrei tanto che non fossi una stronza Serpeverde con zero capacità di amare.-
C7: “Cercavamo un amore travolgente, e l’abbiamo sempre avuto davanti, è sempre stata lei ad attirare la tua attenzione"
C8: -L’amore ci rende fragili ed io vivo in una famiglia in cui non posso permettermi questo genere di debolezza.-
C13: Ti prego non lo dire, se non lo dici non è vero e se tu non lo dici posso dimenticare, posso dimenticarti.
C19: -Io ti ho aspettato per tutta la vita.-
C23: Abbiamo deciso di distruggerci.
C44: A prescindere dal fatto che li amasse entrambi.
C48: Posso mettere la parola fine a tutto questo dolore.
C49: Hermione è una persona fatta di amore di rimpianti...
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark World'
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Buonasera a tutti :) Scusatemi se ieri ho mancato il nostro 
appuntamento, ma purtroppo sto preparando una materia davvero difficile
e anche la sera ultimamente mi ritrovo a stuiare, quindi 
il tempo scorre troppo velocemente e mi perdo XD
Veniamo a noi, questo è il capitolo di cui vi parlavo un pò di tempo fa.
Finalmente arriva lo scontro che tanto speravo e ho molti dubbi, 
spero che a voi piaccia e che vi faccia capire Hermione un pò di più!
 
Kill ‘em all
 
Si guardò allo specchio e ciò che vide non le fece provare niente, nessun sentimento, né rabbia, paura, né sofferenza, né niente, era vuota, proprio come lo specchio che stava trasmettendo la sua immagine.
Ovvero quella di una ragazza di sedici anni, all’apparenza perfetta, dai capelli all’aspetto fisico, vestita come da protocollo e immobile come una purosangue nobile doveva stare, ma quella ragazza allo specchio non era Hermione, era solo la sua immagine riflessa, l’immagine che avrebbe regalato a suo padre e Voldemort, l’immagine che avrebbe avuto se avesse deciso di non lottare, di lasciarsi trascinare dalla corrente.
Distolse lo sguardo, rendendosi conto che anche per lei quel riflesso era troppo, troppo dolore trasmetteva, troppa indecisione e troppi dubbi, non sarebbe riuscita a portarne il peso in quella sera.
Controllò la bacchetta, riposta nella tasca della gonna e si avviò verso le scale del settimo piano ma per farlo passò in mezzo a Silente, al capo Auror e a Draco, con il resto dei suoi amici.
Nonostante tutto però non lo guardò, una volta gli aveva promesso che non l’avrebbe mai guardato con quegli occhi, con quelli di Lei e avrebbe mantenuto la promessa fino alla fine, fino al suo ultimo respiro e anche se lui ci aveva provato a farla tornare, Hermione non era tornata.
Sapeva di avergli detto mesi fa che avrebbe dovuto farlo, che avrebbe dovuto farla tornare ad ogni costo per evitare che la Magia Nera la consumasse, per evitare che Voldemort vincesse, ma quando aveva letto quel bigliettino, aveva capito un’altra cosa fondamentale: l’Hermione spezzata e l’Hermione innamorata non sarebbero state all’altezza del compito, non sarebbero riuscite a sconfiggere l’uomo che le aveva rovinate fin dalla tenere età.
Perciò era venuta a patti con se stessa, capendo che l’unica persona capace di portare a termine la missione era la Regina di Ghiaccio, la versione di Hermione che aveva creato per se stessa, quella versione che rappresentava tutto ciò che nella vita aveva sempre odiato.
Si fermò alla base delle scale, notando che il capo Auror si stava avvicinando assieme a Silente.
 
-Ricorda il piano, signorina Granger?- le chiese Scrimgeour.
-Mi preparo da tutta una vita per questo momento, ciò che mi domando invece, è se lei riuscirà a fare la sua parte.-
-Ma come osa…-
-Suvvia Rufus, possiamo capire le preoccupazioni della ragazza. Hermione sei pronta, puoi mettere la parola fine a tutto questo.-
Lei inghiottì il groppo che si era formato in gola, rendendosi conto che la parola fine forse non esisteva per la sua storia ma si sarebbe accontenta di quella degli altri.
-Tenetevi pronti. Lastrange sarà la prima a muoversi, è il cane sciolto di Voldemort e lui le darà piede libero, conoscendo la sua propensione i Serpeverde verranno lasciati per ultimi, così da ghermire i traditori, si concentreranno sui Grifondoro e successivamente faranno in modo di entrare anche nelle altre Case.
Fermateli prima che ciò avvenga.-
 
Non deve morire nessuno.
“Loro possono morire. Devono morire.”
 
-Uccideteli tutti.- sussurrò mordendosi il labbro subito dopo per nascondere le sue parole, avrebbe voluto pronunciare quella frase ma sapeva che quelle parole sarebbero state troppe anche per lei, troppo crudeli.
 
-I miei uomini sono sistemati ad ogni entrata, appositamente nascosti mentre altri saranno qui con me, fra il settimo e il sesto piano, li lasciamo uscire e li prendiamo.-
-Loro devono per forza rimanere? Saranno d’intralcio e questo sarà un rischio, che io non sono disposta a correre.- disse, senza guardarli.
-Restano, ci servono, Silente e Piton penseranno a loro.-
-Saranno troppo impegnati a combattere.- sussurrò dando le spalle.
Hermione senza voltarsi indietro cominciò a salire le scale, e nonostante avesse deciso di ignoralo non poté evitare di percepire i suoi occhi bucarle la schiena, la carne per arrivare al suo cuore, se fosse stata lei si sarebbe voltata, se fosse stata lei sarebbe corsa da lui per dirgli ciò che il suo cuore fremeva di dire per un ultima volta, ma lei non c’era, l’aveva repressa nei meandri della sua anima spezzata; una come lei non le sarebbe stata utile, non le avrebbe concesso la lucidità necessaria per vincere e quindi decise di non voltarsi.
Nonostante sentisse il suo cuore morire sempre di più per ogni passo che faceva lontano da lui, da Draco, non si voltò neanche una volta, sperando che lui cogliesse il suo silenzio come il più grande gesto d’amore che aveva fatto nei suoi confronti.
 
***
 
-Harmonia Nectere Passus.-
-Harmonia Nectere Passus.- il sussurrò di Hermione fu tale che neanche lei riuscì a percepire le sue parole; quando riaprì gli occhi ed appoggiò le mani per aprire l’Armadio Svanitore la sua vita le passò davanti.
Ogni istante passato a lottare, a leccarsi le ferite, a distruggere una parte di se stessa per non darla a suo padre o a Voldemort, ed adesso aveva risposto alla chiamata, senza alcuna possibilità di scelta.
Guardò il Marchio Nero vivo sul braccio e fece un passo indietro, come aveva previsto Voldemort fu il primo ad uscire poi vide i suoi genitori, Bellatrix Lestrange e molti altri del suo esercito di Mangiamorte.
 
-Hogwarts non è cambiata poi così tanto in tutti questi anni.- Voldemort l’osservò e uno strano sorriso si dipinse sul suo viso.
-Hermione hai completato la tua missione, hai reso un servizio a me ed hai reso…-
-Onore alla tua famiglia.- Albert Granger si avvicinò a lei e senza che potesse evitarlo l’abbracciò.
Un brivido le percorse la schiena e non riuscì neanche ad alzare le mani per ricambiare quel gesto.
Suo padre non l’abbracciava mai, o meglio lo aveva fatto prima dell’arrivo di Voldemort nelle loro vite, lo aveva fatto nel tempo in cui era stato suo padre ma adesso, quell’abbraccio per lei non aveva minimamente senso, così rimase ferma come un blocco di ghiaccio.
Sperando che finisse presto.
 
And I carry the weight of the world on my shoulders
A family in crisis that only grows older
Daughter to father, daughter to father
I am broken but I am hoping
Daughter to father, daughter to father
I am crying, a part of me is dying and
Cause These are, these are
The confessions of a broken heart
 
-Ora che siamo qui possiamo completare la missione. Possiamo portare via a Silente tutto quello che ha, e tu, figlia mia sei stata l’arma più preziosa.-
Hermione annuì, il corpo ancora contratto per lo sforzo di non scappare lontano da quell’uomo che per tutta la vita l’aveva picchiata e maltrattata, cercando di mostrare il suo riconoscimento per quelle parole che ferivano più delle cruciatus che aveva ricevuto al posto delle carezze e dell’affetto.
 
Quando suo padre sciolse l’abbraccio vide lo sguardo di sua madre soffermarsi su di lei e sorriderle, si avvicinò e come se niente fosse le sistemò la camicia e le strinse il braccio, incoraggiandola a prendere la bacchetta.
-Si comincia.-
Voldemort si diresse verso l’uscita della Stanza delle Necessità ed Hermione si ritrovò a seguirlo come se niente fosse.
-Bellatrix a te i Grifondoro, Nott con lei, dirigiti verso i Corvonero solo dopo, voi altri controllate la scuola, ogni angolo, c’è sempre gente fuori dal Dormitorio, io mi occuperò di Silente.-
Hermione senza volerlo si ritrovò a seguire i suoi genitori e Voldemort lungo le scale del settimo piano e sperò in cuor suo che il piano funzionasse, o avrebbe perso tutto.
-Perché non riesco ad entrare nella tua mente, Hermione?-
La voce di Voldemort la freddò sul posto e in quel momento si rese conto che i suoi genitori stavano proseguendo lontano da lei e che ancora gli Auror non erano intervenuti.
 
Perché? Che sta succedendo?
“Qualcosa non va.”
 
-Dovresti toglierti quell’espressione sul volto, da cane bastonato. Sei una purosangue, sei un Mangiamorte, questo non è da te.-
Lei alzò lo sguardo e per la prima volta da tanto sentì riemergere la Regina dentro di se, sentì quella strana forza che le aveva donato per tutti quegli anni travolgerla.
-Mi avevate chiesto di dare di più. Io ho semplicemente completato la missione, ho dato di più per provare la mia fiducia e questo ne è stato il risultato.
Io sono questo ora.-
-Forse. O forse le tenebre ancora non ti hanno trascinato giù, ma succederà Hermione, nel tuo corpo scorre il sangue di tuo padre e scorre il mio Marchio.
Mi appartieni.-
Voldemort le diede le spalle e lei si ritrovò con il fiato corto e l’insensata voglia di chiudersi di nuovo nel suo armadio, lasciandosi andare del tutto, lasciandosi andare senza poter più tornare, se lui aveva rivendicato qualche possesso su di lei qualcosa le diceva che la sua battaglia personale era appena iniziata e che tutto quello che aveva passato fino a quel momento non era servito a niente.
 
Se lui vorrà avermi, non c’è niente che io possa fare per impedirlo.
 
-Hermione guarda qui.-
Si voltò quando sentì la voce di suo padre e in quel momento perse tutto il colorito che la sua esile figura poteva sopportare e quando si mosse percepì la terra muoversi sotto i piedi o forse era semplicemente lei a non riuscire a reggersi in piedi.
Albert stava trascinando Draco per il colletto della camicia, il viso sporco di sangue probabilmente per un pugno che aveva ricevuto, stava provando a dimenarsi e quando i loro occhi s’incrociarono, Hermione non poté evitare di non mostrare quella parte di se stessa, quella parte che aveva tanto odiato e che solo lui era riuscito a cacciare via, non poté evitare di infrangere la loro promessa o suo padre li avrebbe uccisi entrambi.
-E`lui, non è vero? Il figlio di Lucius Malfoy non può passare inosservato.-
 
“Cosa sta succedendo? Lui dovrebbe essere al sicuro! Perché gli Auror non intervengono.”
Siamo sole.
Siamo fottute.
 
Anche se percepì un rumore di sottofondo non si lasciò distrarre, strinse con più intensità la bacchetta tra le mani, pronta ad affrontare qualsiasi prova.
-Rispondi Hermione!- urlò suo padre dando un altro pugno a Draco e buttandolo ai suoi piedi.
-Sì.- rispose, ed alzò il viso per mostrare la sua maschera glaciale, reprimendo il senso di vomito che la stava per assalire. Ogni pungo dato, ogni goccia di sangue non faceva altro che ricordarle tutte le volte che suo padre l’aveva picchiata, tutte le volte in cui aveva preferito usare le mani, usare altri mezzi per impartire una punizione, sapendo che solo in quel modo avrebbe provato maggior godimento, maggior piacere nel torturare la vittima.
-Dovremo portarlo al Manor, come souvenir, Lord Voldemort apprezzerebbe.-
-Ho chiuso con lui quando mi è stato detto, quindi non vedo…- mentì.
-Non vedo perché tu mi stia parlando in questo modo sfrontato signorina. Hai fatto quello che ti è stato ordinato di fare, come sempre, Hermione e se io decido che il suo sangue abbellirà il pavimento della mia casa, così sarà.
E tu non potrai fare niente.-
Albert fece un passo verso di lei, puntando la bacchetta contro di lui.
-Cosa c’è nei tuoi occhi? Eh?-
Lei non si mosse, contro ogni previsione sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto fare e che quel momento lo aveva aspettato da tutta una vita, non sarebbe più riuscita a mostrare indifferenza, in fondo l’avevano già fatta crollare quell’estate, scoprendo lui, adesso niente era cambiato, lo stavano di nuovo utilizzando per arrivare a lei, solo che neanche questa volta avrebbe permesso che gli facessero del male.
-Non sfidare la tua buona sorte, sei qui e hai fatto il tuo dovere ma non sei qui per darmi degli ordini.
Una cosa del genere non succederà mai.-
 
Un altro rumore poco lontano catturò la sua attenzione ma lei non si mosse, ogni parte del suo corpo era bloccata, pronta a scattare nell’esatto momento in cui suo padre avesse deciso di spezzarla ancora di più e sapeva che quel momento sarebbe arrivato, forse troppo presto.
 
-Jean sicuramente Potter sarà da queste parti. Trovalo. Voglio anche lui.-
-Sì.-
Sua madre si allontanò senza far rumore e sparì in uno dei corridoi adiacenti.
-Noi potremo anche divertirci un pò. In fondo dobbiamo dimostrare che qui ad Hogwarts i ragazzi non sono al sicuro, che Silente non sarà in grado di proteggerli e quale modo migliore se non ucciderne qualcuno?-
Una goccia di sudore le attraversò la schiena e si mosse nello stesso instante in cui suo padre stava alzando la bacchetta, per uccidere l’unica persona che contava nella sua vita, l’unica persona che amava; il cuore stava per uscirle dal petto per colpa dei suoi battiti accelerati ma non se ne preoccupò, e in quel momento fece cadere la maschera, mostrando a suo padre quel pezzo di se che aveva nascosto per tropo tempo, così la rabbia, il dolore e la consapevolezza di opporsi a lui per un’ultima volta le diedero la forza di affrontarlo.
-Tu non lo toccherai.- sussurrò a denti stretti.
-Ecco quindi la vera Hermione, mia figlia che se la fa con un sucido come lui…!-
-Ti ho detto di non toccarlo!- urlò alzando la bacchetta.
-Cosa intendi fare? Lo sai quale sarà la tua punizione se muoverai la bacchetta contro di me: Voldemort ti ucciderà.
Preferisci morire e vederlo vivere? Eh?!-
-Herm…- Draco provò a parlare, ma una semplice occhiata lo esortò a restare in silenzio.
-Tu non hai idea di che cosa voglio io, non l’hai mai saputo. Tu per me non sei mio padre, non lo sei più da molto tempo e questo mi da il potere di oppormi a te.-
-Potere? Quale potere può avere una ragazzina che non ha idea di cosa il mondo le riserverà. Credi forse che ti ripagheranno per questo? Che ti saranno grati per aver sventato l’assalto ad Hogwarts? No.-
Quella semplice parola la fece fremere, cosa voleva dire no?
-Non ti ringrazieranno, non lo faranno Hermione perché tu porti il marchio del nemico, del Signore Oscuro e non importa quanto bene tu farai nella vita, alla fine tutto ti porterà sempre a quello. E sempre per quello sarai trattata.
Giudicata.
Non c’è futuro per te con lui, quindi abbassa la bacchetta, sottomettiti ora e tutto ti sarà perdonato.
Lotta e perirai con esso.-
 
Hermione provò una fitta al petto all’altezza del cuore, un dolore sordo cui non seppe dare un nome, ma che sapeva di paura. Lei che per tutta la vita aveva celato quell’emozione, per salvarsi, lei che aveva conservato la speranza come unica risorsa adesso non aveva più niente.
Perché sì, suo padre le aveva tolto anche quella, la speranza era stata estirpata rudemente, brutalmente e senza che lei potesse lottare ed in fondo sapeva per certo che quelle parole sarebbero presto diventate realtà.
Strinse la bacchetta e si morse il labbro finché non percepì il sangue e in quel momento la sensazione di vomito tornò a travolgerla ma la ricacciò, aveva già preso la sua scelta e tutto quello non le sarebbe servito ad alleviare i sensi di colpa.
Il suo destino era già stato scritto.
 
Lentamente abbassò la bacchetta, vide suo padre sorridere, vide suo padre gioire della consapevolezza di aver vinto, di aver definitivamente vinto quella battaglia contro la figlia ribelle e tenere stretta la bacchetta del suo ragazzo come se fosse un premio a cui avrebbe aggiunto anche la sua, vide Draco con gli occhi sbarrati per la sorpresa e la paura, vide l’amore che provava per lei e mentre continuava ad abbassarsi per posare a terra la bacchetta, nel momento esatto in cui suo padre abbassò la guardia, lei però scattò verso di lui.
Come la tigre contro la preda.
-Expelliarmus!-
-Protego.-
 
Albert scattò di lato ed Hermione lo seguì come se ne andasse della sua stessa vita, lasciando Draco indietro, sconvolto a raccogliere la bacchetta che il padre aveva appena lasciato andare.
 
-Stupeficum!-
Hermione si buttò a terra e riuscì ad evitarlo all’ultimo, poggiò una mano pronta per far leva ma vide nuovamente suo padre tornare alla carica contro di lei.
-Impedimenta.-
-Protego!!-
 
Si alzò velocemente da terra e corse per la direzione opposta e solo in quel momento percepì chiaro e forte i rumori per tutta la scuola, gli Auror erano in azione e lei poteva fare la sua parte tranquillamente.
Alzò lo sguardo e vide Harry poco lontano da lei, stava fronteggiando Bellatrix come non lo aveva mai visto duellare al quinto anno, tutta la rabbia che aveva provato gli stava dando forza.
-Sectusempra!- urlò e l’incantesimo colpì suo padre di striscio ma lo fece urlare per il dolore e senza volerlo quell’urlo la ripagò di tutte le volte che era stata lei ad urlare.
Di tutte le volte che lui le aveva fatto male.
-Incarceramus.-
 
Cadde a terra sbattendo il mento e sentì l’odore del sangue in bocca, sputò e provò a divincolarsi ma senza riuscirsi ed osservò suo padre alzarsi nonostante le ferite e dirigersi verso Draco; il quale era riuscito a recuperare la bacchetta ed adesso stava duellando contro sua madre, nel tentativo di impedirle di avvicinarsi e dare man forte al marito.
Per un momento fu fiera di lui, fiera del ragazzo che era diventato, forte e coraggioso, ma immediatamente dopo si rese conto che suo padre l’avrebbe preso alle spalle, come un infame, come se non avesse il coraggio di uccidere la sua vittima guardandola negli occhi e neanche quello poté sopportare.
Non lo aveva mai considerato un vile, forse crudele, ma mai vigliacco.
-Adesso la facciamo finita Hermione.- sussurrò guardandola negli occhi, così da non attirare l’attenzione su di lui.
Puntò la bacchetta contro di lui, e per quel lasso di tempo il suo cuore smise di battere e capì perfettamente cosa avrebbe dovuto fare per salvarlo, a cosa sarebbe andata in contro, calcolò perfettamente le conseguenze delle sue azioni e come tutte le altre volte si rese conto che non le temeva.
Non temeva la ragazza che sarebbe diventata dopo, non temeva niente, neanche la morte, ma temeva di perdere lui e se lui fosse morto allora quel mondo per lei non avrebbe avuto più senso.
Sperò a quel punto di riuscire a sopravvivere al rimorso.
 
-Ava…-
-Crucio!-
Le parole le uscirono dalla bocca come se fossero sempre state lì, come se in tutti quegli anni anche lei avesse voluto dirle per fargliela pagare, per ripagarlo con la stessa moneta per tutte le volte che aveva preferito Voldemort a lei, alla sua stessa figlia.
Lo vide accasciarsi per il dolore e cadde in ginocchio anche lei, dopo l’ultimo sforzo.
-Io ti odio!- urlò come se non avesse aspettato altro.
E qualcosa finalmente dentro di se si ruppe definitivamente mentre qualcosa di molto più piccolo tornava alla luce, si costrinse a non lasciarla andare, si costrinse a non dimenticare.
-Ti sei fatto odiare così tanto che mi hai costretta a diventare un’altra persona, io ti odio così tanto che per anni mi sono considerata l’unica, vera, responsabile di tutta la mia sofferenza, ma quando ho capito che la colpa era solo tua, era troppo tardi, per me era troppo tardi! Ed in quel momento tutto l’odio che ho provato per te mi si è rivoltato contro e mi sono odiata per essere diventata un mostro.- si lasciò andare e percepì le lacrime lungo le guance, quelle lacrime che per lui non aveva più versato.
Aveva smesso di piangere per suo padre al suo primo anno, si era imposta che per lui non avrebbe versato più neanche una lacrima, ed adesso invece aveva infranto di nuovo un'altra promessa.
 
Daughter to father, daughter to father
I am broken but I am hoping
 
 
-Mi hai costretta ad un’eternità di miseria, hai condannato la tua stessa figlia a questo!- gli mostrò il braccio col Marchio come prova di quella sofferenza, e le sue lacrime, -Tu mi hai spezzato il cuore.
Ed hai preferito Voldemort a me, perché?! Perché valgo così poco per te?!-
-Perché tu non sei riuscita a dargli niente mentre io gli ho dato il potere.- disse una voce alle sue spalle e quando si voltò trovò il Mago Oscuro con due Auror e Silente, inerme, senza neanche la bacchetta ma solo con il suo ghigno.
-Io ho dato a tuo padre quello che desiderava e lui mi ha ripagato con il suo servizio. Senza chiedere mai niente.
Voleva per te lo stesso destino, ma tu sei sempre andata contro corrente. Sempre contro i principi imposti, sia da tuo padre che da tua madre.
Sei stata una delusione.-
Hermione si mosse, qualcuno senza che lei si accorgesse l’aveva liberata ed adesso che si era rimessa in piedi guardava con aria sconvolta colui che aveva mosso le fila del suo destino.
-Io sono molto di più.-
-No Hermione, tu sei quello che io ti ho fatto diventare, con il dolore e la tortura. Tu sei il frutto del mio lavoro e sei una mia proprietà.-
-Portatelo via!- disse Silente frapponendosi tra loro.
-Forse stasera, quando tornerai nel letto crederai di aver vinto, crederai che sia tutto finito ma in realtà ti renderai conto che la tua misera vita non ti apparterrà, non più di prima e che tutto questo non ti darà la giustizia che credevi di meritare.-
-E cosa mi darà?-
-Niente Hermione. Non proverai niente.-
 
***
 
Draco si passò la mano tra i capelli ed ascoltò attentamente il rapporto che il Capo Auror aveva stilato ai fini del mandato di cattura, l’esercito di Mangiamorte era stato scortato direttamente ad Azkaban, ad eccezione di una sola persona, Bellatrix Lestrange era riuscita a scappare sotto gli occhi di tutti e nessuno era riuscito a fermarla, in attesa dell’accuse formali ma tutti sapevano che anche dopo di quelle il loro destino non sarebbe cambiato.
Adesso il Mondo Magico avrebbe visto il Primo Ministro per il mostro che era sempre stato e niente di tutto quello sarebbe mai successo se Hermione non avesse fatto la spia.
Quella parola non gli era mai piaciuta ma in quel momento non era riuscito a trovare una definizione più corretta per la sua ragazza.
Alzò lo sguardo verso le scale e la trovò lì, seduta, nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata poche ore fa, solo che stavolta accanto a lei c’era Ginny e non Blaise ed anche lei stava provando invano di riportarla indietro.
Senza alcun riscontro positivo.
Hermione si era persa e stavolta anche lui aveva capito che l’oscurità in cui si era smarrita era molto più tetra e pericolosa di tutte le altre.
 
-Cosa succederà adesso?-
Harry guardò Silente, il quale stava osservando i danni riportati dallo scontro, con un amaro sorriso.
-Domani verrà divulgata la notizia dell’arresto e nelle ore a seguire verranno formulate le accuse.-
-Non intendevo questo e lei lo sa.-
-Il Wizengamot non la convocherà prima dell’estate, Scrimgeour è stato abbastanza chiaro. Dovranno prima perquisire e in caso sequestrare oggetti rilevanti a Granger Manor e avviare la procedura ordinaria per le indagini.-
-Sarà chiamata a testimoniare?-
-Non so che ruolo avrà nel processo, ma domani nella mia deposizione metterò in chiaro il ruolo che ha avuto la signorina Granger durante questo attacco e l’importanza vitale della sua partecipazione.-
-Sarà abbastanza?- domandò Draco ma Silente non rispose alla sua domanda.
E anche lui capì che non gli sarebbe dato sapere, non fino al momento della sua convocazione.
 
-Draco… ascolta.-
Harry lo prese da parte e si allontanarono dal trambusto e da occhi indiscreti.
-Posso darti un consiglio?-
-Certo.- disse il biondo, incrociando le braccia.
-Hermione dovrà stare da te quest’estate.-
-Dici… Dici che me la lasceranno portare?-
-Hermione non ha più una casa, Draco. Il Manor sarà sotto sequestro e che io sappia non c’è nessuno che si prenderà cura di lei, non può neanche scappare con la traccia, quindi deve avere un posto.
Convinci tuo padre, fa di tutto, offriti per un Voto Infrangibile se fosse il caso ma…-
-No, non la lascerò sola se è quello che intendi. Non potrei mai dopo quello che ha fatto per me.- ammise, ricordandosi la prontezza del suo intervento, se non fosse stato per lei suo padre l’avrebbe ucciso.
-La colpa è stata mia, se ti avessi detto di aspettare invece di farti dubitare degli Auror…-
-Erano in ritardo, anche lei se n’è accorta. Se fossero intervenuti prima, forse non sarebbe successo niente del genere, ma è troppo tardi per i se e per i ma.
Vado a parlarne con Silente.-
 
Si avviò di nuovo verso il preside, cercando di mascherare l’ansia nei suoi gesti e nel suo comportamento, cercando di scacciare le parole che fino a quel momento aveva sentito, tra Hermione e suo padre e poi con Voldemort, ma non ci riuscì, sapeva che non avrebbe mai dimenticato.
Non avrebbe mai scordato il dolore di una figlia provocato dal suo stesso padre e in quel momento aveva capito che in tutti quegli anni lei non gli aveva mai detto quelle parole, costantemente repressa aveva omesso anche quello, quell’odio viscerale verso la figura paterna, e non avrebbe mai scordato le parole di Voldemort, convinto di come e di cosa Hermione fosse diventata ma dovette ammettere che erano state quelle a spaventarlo di più.
Hermione ci aveva creduto. Aveva creduto alle sue parole ed adesso estirparle dalla sua mente sarebbe stata la sua impresa, la sua missione personale.
 
*
 
Strinse ancora più forte le gambe al petto e vi appoggiò la testa, non riuscendo né a chiudere gli occhi né a mollare la presa sulla bacchetta, ancora incastrata a forza tra le sue mani.
Non ricordò il momento esatto in cui si era lasciata andare ma sapeva per certo che erano passate delle ore da quel momento, eppure ancora non si era mossa, nonostante le persone,  i suoi amici si fossero fermati a parlare con lei.
Ma Hermione era rimasta in silenzio.
Nel silenzio glaciale in cui aveva passato maggior parte della sua vita, il silenzio che aveva creato per salvaguardare se stessa dall’ira del padre.
“Non devi credergli. Tu non gli appartieni, tu non sei una sua creazione.”
Non è solo questo.
Non si tratta solo di questo.
 
Il suo cuore lo sapeva bene come anche la sua mente, ciò che l’aveva ferita non erano state le parole di Voldemort molto simili a quelle dette dal padre, entrambi sapevano per certo che il suo futuro, che il futuro che aveva scelto le si sarebbe rivoltato contro, avevano dato per scontato che in quel mondo non ci sarebbe comunque stato posto per lei ed entrambi erano riusciti a farglielo credere.
Il tarlo del dubbio la stava rodendo, fin nelle viscere e non aveva idea di come estirparlo.
Ciò che però non era ancora riuscita a digerire era stato l’aver usato quella Maledizione contro il padre, il piacere derivato dalle sue urla aveva alleviato le cicatrici interiori che ancora si portava, quelle che mai avrebbe chiuso; e ciò che le faceva più paura era che ci aveva provato piacere, anche lei era diventata il carnefice e non riusciva a pentirsene.
 
Ho scelto di saltare. Ho scelto ancora una volta e se da un lato sono dilaniata da questa scelta, dall’altro so che la rifarei.
“Non sei come loro.”
E se lo fossi? Se fossi esattamente come loro ma mi fossi celata dietro le mie maschere? Dietro la mia sofferenza e l’amore di Draco? Se fossi esattamente come loro allora Voldemort avrebbe vinto, avrebbe ragione: sono una sua creatura.
E come tale gli appartengo.
“Tu sei Hermione. Non se il mostro che tuo padre ti ha fatto credere né che Voldemort crede di aver creato.
Sei Hermione Granger, ma non per questo appartieni a loro.”
Io non lo so, non so più niente.
 
Quando riemerse da quello stato catatonico osservò brevemente la scena davanti a se, ancora Auror, ancora discussioni, ancora e ancora.
Non si mosse comunque, non cercò Draco, né se stessa. Non provò a fare niente se non rintanarsi di nuovo nei meandri della sua intimità, del suo subconscio così che l’oscurità la potesse portare lontano.
Lontano da tutto quel dolore, da quelle sofferenze, da quel mondo che non era fatto per lei.
Hermione chiuse brevemente gli occhi ma ciò che gli apparve era comunque il volto di Draco, percepì la sua voce poco distante, stava parlando con lei, ne era certa ma non riuscì comunque a voltarsi, a rassicurarlo, percepì il suo tocco leggero sul braccio ma nonostante volesse scostarsi, come se fosse infuocato non lo fece, non poteva farlo.
Voleva aggrapparsi a qualcosa, qualcosa di concreto prima di sprofondare nelle tenebre e decise che Draco, come sempre, sarebbe stato la sua ancora, il suo punto fermo e quando capì quello, capì anche che le tenebre ormai erano parte integrante del suo cuore, della sua persona.
Hermione era esistita a prescindere dalle tenebre molto tempo fa ma adesso esse erano parte di lei, una parte che non sarebbe mai riuscita ad estirpare.
E questo, per una che non aveva mai paura, la fece tremare senza volerlo.
 


∞Angolo Autrice: Eccoci qua! Quindi... a voi il giudizioooo!! Ho avuto paura di rendere il capitolo troppo scontato, troppo semplice ma c'è da dire che anche nella semplicità si possono esprimere molte cose e tutto acquista una piega diversa.
Silent poi prevedeva da tempo il tutto e non si sarebbe mica lasciato scappare l'occasione di acchiappare Voldemort nel'atto finale, ma parliamo di Hermione.
Finalmente è arrivato il confronto col padre, ho usato una canzone della Lohan per aiutarmi e spero che sia servita! L'odio trapela da ogni suo gesto, da ogni sua parole, sa cosa il padre le ha fatto e cosa l'ha portata ad essere e per una volta si sente libera dalle sue costrizioni e riesce a dargli tutto quello che prova; ma sono le parole di Voldy a ferirla di più, l'ha definita una nullità e le ha detto che non avrebbe provato niente, che lei è il risultato del suo odio, adesso cosa succederà a Hermione?
Si lascerà condizionare o riuscirà ad avere la pace che tanto sperava?
Le risposte non sono lontane, come spero anche la sua conclusione, anche se il traguardo è ancora lontano!
Ringrazio come sempre tutti voi che mi seguite, che leggete, che aggiunte la storia e che vi soffermate a recensire. <3
XOXO

Spoiler:   Ed il nostro destino non è quello che ci hanno fatto credere ieri sera, il nostro destino è essere molto di più.”
E se alla gente non importasse?
E se alla gente non importasse il ruolo da me svolto? O il mio dolore? E se alla gente importasse solo del Marchio che porto, come segno indelebile delle mie scelte e del mio fallimento?
Dimmi cosa dovrei fare io, se la gente mi vedesse come un Mangiamorte? Come la Regina di Ghiaccio?
Se io per loro fossi semplicemente un mostro?
 
   
 
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