Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: balim    11/12/2016    0 recensioni
《Ora, prima di procedere oltre nella narrazione, io desidero avvisarvi che non dovrete sorprendervi se doveste udire nomi ellenici attribuiti a stranieri. [...] Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte.
In tempi posteriori […], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una notte […] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. 》
[Platone]
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
○● Capitolo  6 ●○


















Certo è che quando Jade si era offerta con gratitudine di aiutare Ohm e Ana non stesse fingendo.
Anzi, voleva assolutamente evitare di vivere a scrocco nel periodo in cui avrebbe approfittato della loro ospitalità. Ma era pur sempre una ragazza abituata a un certo tipo di lavoro, in una società a stampo cittadino. 
Il letame invece puzzava, e anche tanto. 
Nonostante la mancanza di una sveglia, all'alba un gallo aveva impeccabilmente svegliato l'intera casa, e Jade si era ritrovata catapultata in quella routine così diversa dalla sua. 
Dopo una colazione veloce, le bambine si misero all'aperto a intrecciare ceste, mentre Jade venne  portata alla stalla, dopo che aver appurato la sua ignoranza in materia di coltivazioni. 
Essendo sempre vissuta in un ambiente più civilizzato e meno rurale, le sue conoscenze riguardo coltivazioni e campi erano così inconsistenti che l'unico lavoro a cui poteva essere sottoposta era quello di tipo puramente manuale. 
Arrivata alla stalla Jade aveva fortunatamente ricordato alcune lezioni di equitazione prese da bambina, e sebbene non fosse un’esperta del campo, le basi ancora le ricordava.
Non ci volevano comunque particolari capacità nel raccogliere escrementi di animali, ed è per questo che il suo primo compito le venne affidato con un sorriso incoraggiante da parte di Ana. 
Sebbene inizialmente avesse accettato di buon grado il compito affidatole, e il suo olfatto si fosse ormai abituato all'odore tutt'altro che delicato che aleggiava nello stanzone, nel giro di un'oretta già aveva le braccia a pezzi e la fronte sudata.
Una cosa era però certa.
 La sua mente dopo la lunga dormita era sveglia più che mai, ed invasa da migliaia di pensieri. 
Appena sveglia non era riuscita a credere che il luogo in cui si trovava fosse reale e non frutto di un sogno (data la frequenza con cui sogni strani si stavano susseguendo in quel periodo). 
Dopo un attimo di confusione tutti i ricordi del giorno prima erano infatti ricomparsa prepotenti, compresa la consapevolezza di non avere idea di dove padre zio e cugino fossero andati a finire. 
Un senso di impotenza l'aveva invasa senza lasciarla più, ma al lavoro nella stalla aveva preso coraggio e cominciato a fare supposizioni cercando di mantenere il maggior grado di oggettività possibile.
Il viaggio in barca a quanto pare concluso in tragedia non era stato normale. 
O per lo meno, era iniziato in maniera tranquilla, ma era più che ovvio, perché Jade lo ricordava chiaramente,  che nessuna onda anomala,  nessuna tempesta aveva disturbato il suo viaggio. 
Non era successo niente, niente fino a che Jade aveva avvertito un colpo che l'aveva brutalmente sbalzata. Avvertito, non immaginato, poiché ricordava altrettante chiaramente che non era stata l'unica ad essere mossa dalla sua postazione, sebbene gli altri presenti non fossero caduti in modo tanto plateale quanto lei. 
I ricordi si fermavano però lì, nel momento in cui la ragazza doveva aver perso i sensi a quanto pare, sensi poi riguadagnati a distanza di una giornata, su una spiaggia di un'isola sconosciuta. 
La ragione suggeriva un disastro navale.
Jade sebbene non fosse pronta ad accettarla sapeva che la possibilità che tutti gli altri potessero essere morti era reale oltre che molto probabile.
Questo pensiero le aveva fatto gelare il sangue nelle vene.
Però aveva poi convenuto che per quanto potesse essere strano lei era sopravvissuta senza nemmeno un graffio, in ottima salute (sebbene un po' infreddolita) e approdando su un'isola. 
Isola a quanto pare inesistente sui libri di geografia e non captabile dal radar della nave, quasi catapultata da un altro periodo storico, e che a sua volta sembrava ignorare altre superfici emerse che non fossero l'isola stessa e le due isole poco distanti. 
Fino a prova contraria quello era e rimaneva il mar Mediterraneo, completamente circondato da quella terra che componeva l’Europa. 
La situazione aveva dell'assurdo, o meglio del paranormale, come si era premurata di affermare nella sua testa Jade.
Insomma la situazione era critica, ma troppo strana perché Jade dovesse rassegnarsi a perdere le speranze. 
Quando ormai il sole era alto nel cielo e la stalla finalmente pulita, Jade uscì all'aperto, cercando con lo sguardo Ana o Ohm, persi nel campo di agrumi. 
Non aveva idea di come la situazione si sarebbe evoluta, ma Jade non si era mai data per vinta in vita sua e non aveva intenzione di cominciare. 
Raggiunse Ana a testa alta, chiedendole dove ci fosse ancora bisogno di lei. 

***

I giorni erano passati, e con essi anche alcune settimane. 
Ormai Jade si trovava ospite presso la casa di Ohm da quasi un mese, e di certo aveva fatto di tutto per non essere un peso nei confronti di quelle persone così buone.
Nessuna barca era stata trovata distrutta, nessun nubifragio a quanto pare si era manifestato. Nessun uomo ritrovato vagante sulla spiaggia. 
Sembrava che Jade fosse letteralmente spuntata dal nulla, materializzata sull'isola di Tmavt un giorno qualunque, senza alcun modo per tornare a casa.
Dopo il primo momento di negazione la ragazza aveva accettato l'accaduto, innanzitutto cercando di capire le modalità per le quali si era ritrovata su quella strana isola, senza ancora alcun successo.
Era autunno inoltrato, e le piante di agrumi del piccolo appezzamento di terreno di Ohm stavano dando frutto.
Jade aiutava solerte Ohm Ana e i pochi braccianti che l'uomo poteva permettersi, ma dopo le numerose oltre che sfiancanti ore di lavoro all'aperto a riempire ceste di arance, Jade tentava di studiare l'isola, la sua collocazione, e la sua effettiva esistenza, aiutata da Ana.

"Sial a nord, Simal a sud est, e Tmavt a ovest, ci sono. Sial è completamente disabitata mentre a Simal ci sono un migliaio di abitanti ma i villaggi della parte montuosa non sono in buoni rapporti con gli abitanti di Tmavt,  giusto?"
"No Jade, i vilaggi nella parte nord di Simal non sono in buoni rapporti con noi, certo abitano sulle montagne,  ma non puoi fare questo collegamento!"
"Ma scusami perché? Cioè se abitano tutti sulle montagne!"
"Il fatto è che ci sono i monti anche a Est su Simal, non puoi generalizzare così."
"Ah." Rispose con fare stizzito Jade.
In quel momento erano entrambe sedute sul piccolo porticato in legno dell'abitazione, la distesa di alberi da frutto davanti agli occhi. Nel primo pomeriggio solitamente le due ragazze si dedicavano a lavori più leggeri. Ana era ormai dall'anno prima che in inverno insegnava a leggere e scrivere le bambine, essendo un periodo non troppo pieno di lavoro, mentre d'estate le lasciava libere di giocare quando non c'erano lavoretti che le due potessero assolvere senza problemi.
Jade era rimasta affascinata da questa organizzazione, e dal fatto che nel paesino in cui si trovava non ci fossero scuole.
"Una scuola ci sarebbe in realtà, ma è a un’ora a piedi da qua e occupa tutta la mattina e tutto il pomeriggio. Il problema è che ruberebbe tanto tempo a Latsmi e Kiraj, e loro ci servono qui. Poi costa molto la scuola e non potremmo permettercelo per entrambe." Aveva detto un giorno Ana, rispondendo a una delle tantissime domande che Jade le aveva rivolto.
"E tu come hai imparato allora?"aveva allora chiesto Jade. 
Ci impiegò un po' a rispondere quella volta. 
" Mia madre prima di sposarsi abitava in città e ha studiato lì. Poi ha insegnato alcune delle cose che sapeva a me e mio fratello, poi beh, è morta." Rispose infine Ana, con un sorriso che Jade non seppe identificare. 
Sembrava quasi un sorriso di scuse, ma molto probabilmente doveva essere un sorriso dispiaciuto. Sebbene la morte di madre e fratello risalissero ormai a molti anni prima non doveva essere piacevole ricordarlo. 
Ana mostrò a Jade alcuni libri piuttosto elementari su cui faceva esercitare le bambine. Fu con un moto di sconcerto che Jade si accorse di un elemento piuttosto grosso da aggiungere alle stranezze di quel luogo, un elemento essenziale.
"Vedi, si comincia con l'alfabeto e poi con parole semplici, casa, albero, prato..."  
Guardando quel libro, costellato da parole scritte in caratteri grossi e chiari, Jade si rese conto di quanto non riuscisse a riconoscere nemmeno una lettera. 
Allora fu colta da un lampo improvviso.
"Io non lo so leggere." Disse con voce neutra Jade, cercando di non lasciar trapelare il tumulto di emozioni che quella scoperta aveva scatenato. 
Non sapeva leggere, non conosceva quello strano alfabeto,  ma allora evidentemente la lingua parlata da Ana non poteva essere lingua italiana. 
E se non era lingua italiana, che razza di lingua poteva essere, se Jade a malapena conosceva poche parole in inglese?
Jade si sentì stupida a non averci pensato prima.
Uscì dalla stanza e fu subito all'aperto. 
Si accovacciò a terra. Subito fuori dal porticato l'erba era poca e la terra piuttosto pulita.  
Tolse con la mano sassolini e pezzetti di legno. 
"Ana vieni qui." Disse a voce alta per farsi sentire dalla ragazza, che notando il comportamento strano di Jade non l'aveva persa d'occhio un secondo.
Quella infatti aveva subito raggiunto la mora, guardandola con malcelato dubbio.
Jade era sicura che la ragazza avesse dubbi riguardo la sua salute mentale, ma al momento non se ne curò. 
Si assicurò di avere l'attenzione della maggiore e prese un legnetto da terra, scrivendo in modo chiaro sul terreno.

"CASA"

I caratteri erano chiari, la parola era semplice, nessuna irregolarità nel terreno poteva dare origine a errate letture di quelle poche sillabe. Jade, ancora accovacciata, alzò lo sguardo su Ana, in piedi dietro di lei, e non le sfuggì lo sguardo decisamente interrogativo della bionda. 
"Cosa sarebbe scusa Jade?" Chiese infatti con una risata nervosa. 
Jade non rispose, ma anzi cancellò la parola e ne scrisse un'altra.

"ALBERO"

Stava riscrivendo esattamente le stesse parole lette da Ana nel libro, ma a quanto pare lei non le sapeva leggere. 
La situazione stava paradossalmente diventando sempre più assurda. 
"Ho scritto esattamente le parole che hai letto Ana. Le stesse." Disse con un tono tetro Jade, non alzando gli occhi dal terreno. 
"Albero e casa. Ho scritto albero e casa." 
Ci fu un momento di silenzio. Ana non ebbe il coraggio di dire nulla a Jade. 
La situazione degenerò velocemente. 
In preda alla rabbia, alla frustrazione e alla paura Jade scagliò il legnetto lontano e balzando in piedi repentinamente scalciò il cumulo di terriccio che aveva sotto i piedi, con un verso frustrato. 
" Arrivo dal nulla in un posto che sembra uscito da un altro secolo, sopravvivendo da sola a un disastro, qui vengo ospitata parlando la mia lingua e alla fine viene fuori che è la tua stessa lingua ma con un fottuto alfabeto diverso?  MA TI SEMBRA NORMALE?"
Jade prese a camminare fuori di sé davanti al portico. Ana ancora non si era mossa e non aveva aperto bocca. 
Jade strappò rabbiosamente delle erbacce selvatiche, ma nulla sembrava farla stare meglio.
"Perchè è tutto così difficile? Così strano? Basterebbe un telefono, della civiltà! E io sarei potuta già essere a casa a quest'ora." 
Infine, dopo settimane di preoccupazioni e ansie, paure e dubbi, Jade smise di trattenere tutto dentro e scoppiò senza alcun ritegno a piangere.  
Solo allora Ana decise di intervenire, e avvicinandosi alla giovane semplicemente abbracciandola.
Pochi minuti dopo entrambe erano sedute sulle scale del portico. 
Il silenzio tra loro era pesante. La situazione era piuttosto critica. 
"Perché non parli?" Chiese Jade senza guardare l'amica, con lo sguardo perso verso i campi parati di fronte a loro.
"Perchè non c'è niente da dire." Rispose semplicemente Ana.
"A cosa pensi allora?"
"Al fatto che anche se non mi sono mai trovata in una situazione del genere posso immaginare come ti senti, e non deve essere bello."
Un silenzio consenziente seguì quest’ affermazione.
"Perché non sei preoccupata?  Stai ospitando una completa estranea che sembra provenire da un altro pianeta, senza sapere niente di lei, in una famiglia che di certo non ha bisogno di bocche in più da sfamare."
"Tu vedi solo il lato negativo, non pensi che le cose accadano per un motivo a volte? Per quanto possano sembrare strane o tragiche, forse bisogna solo trovare il buono o il bello in ciò che accade, e ripartire da quello."
Jade scosse la testa stranita. Non era mai stata una persona negativa, per natura tendeva da sempre ad apprezzare tutto ciò che le capitava, era sempre stata una ragazza felice sebbene molto riservata, ma in quel momento le sembrava impossibile non disperarsi. 
"Io non vedo il lato negativo, il problema è che un lato positivo non esiste Ana! Cosa ci vedi di positivo in tutto questo?"
"Ancora non si vede, ma secondo me arriverà.  Arriva sempre, anche se a volte più tardi di quato ci si aspetti."
A quel punto Ana diede una carezza sulla spalla di Jade e si alzò, riponendo il suo libro a posto.
"Ana, io non voglio sembrare ingrata, non hai idea di quanto io apprezzi tutto ciò che stai e state facendo per me, e non so nemmeno come sdebitarmi, io voglio solo trovare un modo per tornare a casa..."
"Lo so Jade, lo so, ma fidati di me, la situazione si sistemerà, me lo sento."
E con questo Jade rimase sola, con come unica compagnia i suoi pensieri. 

***
 
La serata passò senza nuove brutte sorprese. 
Latsmi alla notizia che Jade non sapeva né scrivere né leggere si esibì in una lunga risata canzonatoria, stroncata il prima possibile dalla sorella maggiore, ma Jade non se la prese nemmeno lontanamente.  
Non aveva intenzione di riversare i suoi problemi in una bambina che semplicemente si comportava da bambina, alla vista di una ragazza più grande ignorante rispetto all'istruzione più basilare.
 Dopo cena in casa c'era silenzio, mentre Jade e Ana riordinavano, Ohm intagliava con un coltello un pezzo di legno e le bambine giocavano a terra. 
"Pa la storia stasera ce la racconti?" Esordi Latsmi, riconoscendo l'avvicinarsi del momento in cui si sarebbe dovuta ritirare con la sorella.
"Va bene, ma stasera sceglie Kiraj, perché scegli sempre tu di solito" 
La piccola Kiraj alzó gli occhioni chiari dal libro illustrato su cui stava imparando a leggere con la sorella. 
Come sempre il suo sguardo era serio, troppo serio per una bambina di quell’età. Quella passò lo sguardo tra il padre e la sorellina, quasi come a soppesare con consapevolezza qualcosa chiaro solo a lei e annuì. 
Kiraj e Latsmi si alzarono e si incamminarono verso la loro stanza, seguite a ruota dal genitore. 
Ana e Jade non si scomposero, finendo si sistemare lo stanzone principale, cosi da poi riprendere con le nozioni fondamentali che Ana stava con grande pazienza insegnando alla minore, quando Kiraj si fermò di scatto sulla soglia, girandosi poi lentamente.
"Può venire anche Jade a sentire la storia?" 
Se la mora non avesse visto con i suoi stessi occhi il labiale della bambina coincidere con la voce che aveva appena sentito non avrebbe creduto che fosse stata proprio Kiraj a parlare, ma non c'era alcun dubbio. 
Per la prima volta da quando l'aveva vista nel bosco Kiraj si era espressa, e per di più richiedendo proprio Jade. 
Lanciato di sfuggita ad Ana uno sguardo, e ottenendo in risposta un plateale cenno con cui le veniva indicato di seguire la bambina, i 4 si spostarono come in processione nella stanza da letto delle bambine.
Jade si sentiva un po’ confusa, Kiraj non aveva mai dimostrato particolare interesse per lei, e di certo non aveva mai parlato davanti a lei durante la sua non così corta permanenza nella casa di Ohm.  
Ognuna si sistemò sul proprio giaciglio, Ohm prese in braccio Latsmi e chiese a Kiraj quale fosse la storia scelta.
“Io voglio la storia delle origini!” Disse con voce chiara e concisa la bambina.
Ohm le sorrise e cominciò con il racconto.






   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: balim