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Autore: ThorinOakenshield    11/12/2016    3 recensioni
Lei: un'artista ambulante che sogna di diventare una giullare di corte.
Lui: un re in esilio in viaggio per affari importanti.
E se le loro strade si incrociassero?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il liuto e la spada
 
Dunque, ragassuoli, anche in questo caso devo fare una piccola premessa.
Inizialmente questa storia l’avevo scritta per conto mio, con nessunissima intenzione di pubblicarla su EFP, per il semplice fatto che questa è una sorta di fanfiction di una storia che sto scrivendo per i fatti miei, una storia che è tutta farina del mio sacco e che mi piacerebbe tanto mandare a una casa editrice, un giorno.
Ebbene, una mattina mi sono svegliata e ho pensato: “Però! Il personaggio che ho inventato starebbe benissimo con Thorin! Quasi quasi ci scrivo una cosina innocua, così, giusto per sfizio.”
Dopo averla scritta, però, mi sono resa conto che mi piaceva così tanto che mi andava di condividerla con voi.
Per rendere il tutto comprensibile – visto che, ovviamente, non conoscete il mio personaggio e la sua storia – farò una brevissima spiegazione. Allora, la mia protagonista è una folletta che sogna di fare la giullare, ma la sua famiglia non era d’accordo con questa sua scelta, allora lei è scappata di casa (anche perché non si trovava bene con loro, si sentiva sempre sminuita). Nella fanfiction che andrete a leggere, è giunta da pochi giorni nel regno di Re Artù, dove inizia a suonare per le strade per guadagnare qualcosa.
Buona lettura! :D
 
E fu così che il prode cavaliere salvò la fanciulla in difficoltà
 

Era lì da appena due giorni, e già era riuscita a racimolare qualcosa. Ida non era mai stata così fiera di se stessa. Paradossalmente, sperò che la sua famiglia fosse lì a vederla, se non altro per rimangiarsi tutto quello che le avevano sempre detto, visto che era stata in grado di sopravvivere dalla Bretagna fino a Camelot contando solo sulle sue capacità.
Suonando e facendo numeri per le strade del regno di Re Artù, era riuscita ad attirare l’attenzione di un numero non indifferente di persone, e piano piano il suo cappellino verde si era colmato di un bel po’ di monete d’oro. Poi, per completare il tutto, aveva fatto amicizia con il proprietario della Tana del Drago, ed erano d’accordo che, qualche volta, gli avrebbe dato una mano, così altri soldi in arrivo.
In quel momento, la folletta era impegnata, seduta contro il muro, il cappello davanti a lei, a suonare una nuova canzone che aveva inventato, e della quale andava assai fiera.
 
Ora conoscete tutti
I bardi e le loro canzoni
Quando le ore saranno passate
Chiuderò gli occhi
In un mondo lontano
Potremo incontrarci di nuovo
Ma ora ascoltate la mia canzone
Sull’alba della notte
Cantiamo la canzone del bardo.

 
Ida Korrigan sarebbe andata avanti, se un uomo, in compagnia di altri suoi amici, non le avesse sottratto il cappello con le monete.
Bruscamente, la folletta appoggiò il liuto a terra e scattò in piedi. “Ehi! Ridammelo subito!” Gli corse incontro.
L’uomo alzò in alto il cappello, così Ida dovette saltare, ma non riuscì a riprenderlo.
La folletta era furiosa e, per la prima volta in tutta la sua vita, si maledisse per non aver mai imparato a utilizzare la magia, così avrebbe potuto fargliela vedere a quei brutti ceffi.
L’uomo le ritornò il berretto, ridendo rozzamente. “Scusa, volevamo semplicemente attirare la tua attenzione.”
Ida glielo strappò dalle mani, arrabbiata come non mai.
Quel losco individuo, tra gli sghignazzi dei suoi amici, accostò la sua mano callosa alla guancia di Ida. “Lo sai cosa ci siamo sempre chiesti, da quando ti abbiamo vista?”
Lei gli diede un colpo al polso, allontanando la mano dal suo viso, dopodiché fece un passo indietro.
L’uomo sorrise, rivelando i suoi denti gialli e storti, decisamente poco curati. “Se, là sotto, le follette sono come le umane.” Si avvicinò a lei. “Che ne diresti di appagare questa nostra curiosità?”
Ida Korrigan indietreggiò ancora di più, finendo addosso a un amico di quell’essere sudicio. Questo l’afferrò per le braccia, e lei si sottrasse bruscamente, finendo addosso ad un altro.
La folletta non avrebbe certamente fatto una bella fine, se qualcuno, da dietro, non fosse intervenuto: “Cosa state facendo?!”
Distratti da quella voce, quei loschi individui si voltarono, e si ritrovarono davanti un nano.
Ida sgranò gli occhi e, nonostante la brutta situazione in cui si trovava, riuscì a notare che quel tipo era veramente molto bello: grandi occhi azzurri, quasi di ghiaccio, lunghi capelli corvini striati d’argento, una barba ben curata e un fisico possente che suppliva alla totale mancanza di altezza. Anche se pareva piuttosto alto per essere un nano.
L’uomo che aveva rubato il berretto a Ida, lo guardò dall’alto al basso, dopodiché fece un ghigno beffardo. “Credi forse di farci paura, nano?!”
Il nano indurì il suo sguardo. “Non siete uomini molto intelligenti, voi che parlate in questo modo ad un individuo armato, mentre voi non avete nemmeno una daga. E, anche se l’aveste nascosta da qualche parte, ben poco potrebbe fare contro la mia spada e la mia ascia.”
Improvvisamente, quegli esseri non fecero più i gradassi, e Ida sorrise: ben li stava.
“Cosa vuoi?”
“Voglio che lasciate la folletta in pace e che ve ne andiate lontani dalla mia vista. Subito.”
Dopo un attimo di esitazione, dovuta alla perplessità e all’orgoglio ferito, quei ceffi se ne andarono, voltandosi, qualche volta, a lanciare delle occhiate di astio al nano, il quale non pareva affatto intimidito, anzi: se ne stava dritto, le braccia incrociate sul petto, lo sguardo fiero.
Nel frattempo, Ida era rimasta in disparte, con il cappello stretto in mano, come se stesse proteggendo qualcosa di immensamente prezioso. Non poté fare a meno di chiedersi se stesse sognando: lei, salvata da un essere bello come quello che aveva davanti, le sembrava di trovarsi in quelle ballate di cui parlava sempre, dove l’affascinante principe azzurro correva in aiuto della principessa in pericolo.
Quando ebbe finito di guardare male quegli uomini che si stavano allontanando, il nano posò il suo sguardo sulla folletta, e questa avvertì il suo cuore battere talmente forte, che non si sarebbe affatto sorpresa se le fosse uscito dal petto.
Egli si avvicinò a lei e, ad ogni suo passo, Ida si sentì avvampare sempre di più.
“Stai bene?” le chiese il nano con la sua bellissima voce roca e profonda, tastandole appena il viso.
Questa volta, la folletta non si sottrasse, anzi, quel gesto le aveva fatto non poco piacere. “Sì, sto bene.” Sorrise e sbatté le ciglia, sperando di fargli almeno un po’ di effetto. “Grazie a voi.”
Ida doveva essere riuscita nel suo intento, dal momento che il nano fece un mezzo sorriso. Sembrava intenerito e anche un po’ affascinato. “Non potevo certo restare indifferente dinanzi a una scena del genere.”
Le speranze di Ida caddero un po’ giù: forse quel nano non l’aveva salvata perché provava interesse per lei, forse l’avrebbe fatto con chiunque, perché semplicemente era una persona con dei principi.
Mentre lei era impegnata a farsi mille domande a riguardo, il nano mise le braccia conserte e sorrise di nuovo, guardandola con interesse, facendo rinascere in lei un altro briciolo di speranza. “Qual è il tuo nome?”
“Ida” rispose la folletta con un sorriso smagliante, giocherellando con il cappello, molto infantilmente. “Ida Korrigan… e il vostro?” Le gote le divennero rosse, e il nano la trovò tremendamente adorabile.
“Thorin Scudodiquercia.”
Una lucetta si accese nella testa di Ida. Thorin Scudodiquercia… ma io l’ho già sentito questo nome! Le ci volle un attimo per capire. Sgranò gli occhi e si diede della stupida. Ma certo! Come ho fatto a non capirlo?! Nessun nano poteva essere così bello e affascinante, se non lui.
Thorin si schiarì la voce. “Immagino che hai già sentito parlare di me.”
Lei annuì, guardandolo con aria sognante. Non si trovava solo davanti ad un bel nano che l’aveva salvata da uno stupro, bensì anche davanti a un eroe del piccolo popolo, quello a cui apparteneva lei.
Thorin Scudodiquercia accentuò il suo mezzo sorriso. Sarebbe rimasto lì ancora un po’ a parlare con Ida, ma si rese conto che era tardi e che si sarebbe dovuto affrettare, se voleva raggiungere la terra degli hobbit in fretta. “Perdonami, ma ora devo proprio andare” disse con un certo dispiacere.
Ida si sentì come se il mondo le fosse caduto addosso. Era troppo bello per durare per sempre, pensò abbattuta.
“Spero che ci rivedremo un giorno.”
A quelle parole, il cuore della folletta si mise direttamente a ballare. “Lo spero anch’io.”
Dopo averle rivolto un ultimo sorriso, Thorin Scudodiquercia si voltò e andò per la sua strada, mentre gli occhi di Ida Korrigan rimasero attaccati alla sua schiena, finché non sparì dal suo campo visivo, lasciandole un vuoto dentro.
 
L’Antro di Lucri:
 
Allora, miei dolci pupilli, che ve ne pare? ^^
Vi avverto solo che la mia Ida è un tantinello OOC, perché lei non è tipa da fantasticare su principi azzurri su cavalli bianchi e compagnia bella. Solo che, si sa, Thorin fa un certo effetto e imbambolerebbe persino la persona più ghiacciosa(?) del pianeta.
Anyway, la canzone che canta Ida, purtroppo, non l’ho inventata io, sarebbe The Bard’s Song, dei Blind Guardian.
Poi volevo spendere un due parole sul titolo della fanfiction: l’ho intitolata così perché il liuto e la spada rappresentano i due protagonisti, dal momento che Ida suona quello strumento, e il nano utilizza quell’arma. Ma suppongo che c’eravate arrivati da soli xD.
Ah sì! Un’ultima cosa, poi giuro su Thorin che vi lascio in pace! Questa sarà una mini long, una mini long molto mini, in quanto mi manca solo un capitolo per finire. Insomma, in poche parole: è una mini long di soli due capitoli.
Alla prossima! =DD
 
Lucri

 
 
 
   
 
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