R.A.B.
Finito di scrivere il biglietto, Regulus lo rilesse con apprensione. A stento capiva quello che aveva scritto.
Al Signore
Oscuro
So che
avrò trovato
la morte molto prima che tu legga queste parole, ma voglio che tu
sappia che
sono stato io ad aver scoperto il tuo segreto. Ho rubato il vero
Horcrux e
intendo distruggerlo appena possibile. Affronto la morte nella speranza
che,
quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale.
R.A.B
Pensò che potesse andare bene. Piegò il foglietto e lo infilò dentro il medaglione falso, quasi identico all’originale, che era riuscito a comprare da Magie Sinister a Nocturn Alley.
Ormai era tutto pronto, ma lui
non accennava a muoversi.
Ancora un po’.
Posso aspettare ancora un’ora. È presto…
Un’ora dopo, era ancora lì.
Mezz’ora…
Dieci minuti… Ancora cinque minuti…
Ormai non riusciva nemmeno a rimanere fermo, per quanto gli tremavano le mani. Per tutto quel tempo non aveva fatto che rimandare il momento in cui si sarebbe dovuto alzare per chiamare Kreacher.
Non voleva farlo. Dopo tutto
quello che aveva fatto per rimediare ai suoi errori, ora aveva perso
anche
l’ultima briciola di coraggio che gli era rimasta. Per di
più non era neanche
tanto sicuro che sarebbe riuscito a rubare il medaglione. Gli ostacoli
che
Voldemort vi aveva posto intorno adesso gli sembravano ancora
più
insormontabili.
Proprio nel momento in cui si
sarebbe dovuto decidere a lasciarsi alle spalle ogni cosa lo tenesse
ancora
legato alla vita, quei ricordi lo avevano arpionato, trascinandolo
sempre più
indietro, senza che lui potesse, o volesse, opporre resistenza.
Per farsi forza, con uno sforzo
sovrumano della mente ripensò alle tante volte in cui aveva
visto Voldemort
assassinare o mandare a uccidere persone innocenti, bambini e altri che
non
potevano difendersi.
No, non era giusto che Lui
continuasse a commettere quei crimini senza che nessuno alzasse un dito
per
impedirglielo. Qualcuno doveva pur farlo.
Voldemort era un essere
spregevole, capace di utilizzare qualsiasi mezzo per raggiungere i
propri
scopi. E quando sarebbe arrivato al massimo del potere, chi lo avrebbe
fermato
più? Nessuno.
In quel preciso istante, il Marchio Nero bruciò. Il cuore gli batté all’impazzata. Il Signore Oscuro lo stava chiamando. Se avesse atteso troppo a lungo, si sarebbe insospettito e lo avrebbe mandato a cercare.
Non aveva più tempo per rimandare.
Provò a deglutire ma non ci riuscì. Tremando come una foglia, si alzò dalla sedia e s’incamminò con passo malfermo fuori dalla sua stanza. Diede un’ultima occhiata a quei colori verde e argento che lo avevano accompagnato per tanto tempo, dopo di che si chiuse la porta alle spalle.
Mentre scendeva, passò davanti al salotto, in cui Walburga e Orion stavano parlando del più e del meno. Come se qualcuno avesse attirato la loro attenzione, i due si voltarono nello stesso istante a guardarlo. Regulus si era involontariamente fermato davanti all’entrata.
“Tutto bene, Regulus?” chiese Orion, nel suo solito tono severo.
Lui annuì.
“Devo uscire…” annunciò, senza fiato.
“Cerca di tornare presto” gli rispose sua madre. “E stai attento a non farti arrestare. Un giorno o l’altro mi verrà un colpo”.
Spero tanto di no pensò lui, distogliendo in fretta lo sguardo appannato e continuando a scendere di corsa, lasciando i suoi genitori a scambiarsi delle occhiate preoccupate e cariche di brutti presentimenti.
Kreacher si trovava all’ingresso, e tremava anche lui. Quando vide avvicinarsi il suo padrone, gli lanciò uno sguardo implorante. Regulus non rispose alla sua tacita richiesta di rinunciare all’impresa. Tirò fuori dalla tasca una lettera e gliela porse.
“Ascoltami bene, Kreacher. Domani mattina dovrai assolutamente portare questa busta a Rachel Queen. Niente gufi, devi dargliela a mano, intesi?”
Kreacher annuì.
“Bene. Andiamo allora”.
“I-il padrone è
sicuro di voler…?”
gracchiò l’elfo, terrorizzato.
“Devo andare. A te non
succederà
niente, non preoccuparti. Devi solo aiutarmi e fare quello che ti dico
io,
senza protestare” ordinò Regulus tenendo i pugni
chiusi per l’ansia: ogni
parola era come una lama che gli si conficcava nella carne.
Kreacher gli porse il braccino esitando, Regulus lo afferrò. Un attimo dopo si erano Smaterializzati, lasciando il buio ingresso di Grimmauld Place deserto e silenzioso.
***
Si trovavano su un’enorme scogliera in mezzo al mare in tumulto. La notte era completamente scesa, il cielo senza luna e coperto da nuvoloni minacciosi, mentre il vento soffiava furibondo, sollevando onde altissime che andavano a infrangersi contro gli scogli, ricoprendo di schizzi umidi e salati il ragazzo e il suo elfo domestico.
“Lumos” disse Regulus, e la bacchetta illuminò l’ingresso di una galleria che fendeva la scogliera. Lanciò un’occhiata a Kreacher, e lui gli indicò proprio quella via.
Attraversarono la galleria a nuoto nell’acqua ghiacciata, poi tornarono all’asciutto, trovandosi di fronte a una parete rocciosa.
“È qui che Tu-Sai-Chi ti ha ferito?” chiese Regulus, e l’elfo annuì.
Il ragazzo estrasse dalla cintura un piccolo pugnale che aveva preso a casa.
“No, padrone, lo faccia a
Kreacher…”
“Grazie, ma no”
rispose
lui e, con una smorfia di disgusto, s’incise un taglio nel
palmo della mano. Il
sangue cadde sulla pietra e la roccia scomparve
all’improvviso.
Regulus non era molto bravo a curare magicamente ma riuscì a far rimarginare la ferita. In quello stesso istante, il Marchio Nero bruciò di nuovo, stavolta più forte di prima. Voldemort era impaziente.
“Andiamo” disse, con una certa urgenza.
Si ritrovarono in una caverna enorme che copriva un grande lago nero e piatto. Era tutto buio, tranne una tenue luce verde che illuminava uno scoglio al centro del lago, così lontano che sembrava un puntino in mezzo a quella distesa infinita di acqua.
Troppo lontano per raggiungerlo a nuoto, pensò Regulus. Ora che era lì, la paura era misteriosamente diminuita.
“Come siete arrivati fin
lì?”
chiese a Kreacher, ma l’elfo sembrava entrato nel panico
più totale. Gemeva e
singhiozzava, attaccandosi al mantello come un bambino piccolo.
“Kreacher, stai
calmo. Ti ho già detto che non ti succederà
niente”.
“N-non d-deve toccare
l’acqua…”
disse Kreacher.
Regulus vide la riva del lago lambire la punta della propria scarpa e si trasse indietro.
“C’era… una
b-barca…” singhiozzò
l’elfo. “Lui l’ha tirata
fuori… dall’acqua… ha p-preso una
catena… nell’aria…”
“Indicami in quale punto si trova
la barca”.
Non fu facile. Kreacher era molto
scosso e non se lo ricordava bene. Tuttavia spiegò quasi
esattamente al padrone
cosa dovesse fare e, infatti, Regulus alla fine fu in grado di scoprire
le
tracce magiche lasciate da Voldemort e a tirare una catena di rame, che
era
legata ad una piccola barca.
I due salirono sulla barchetta,
la quale iniziò a muoversi da sola verso il centro del lago.
Kreacher era
rannicchiato sul fondo, con la testa tra le braccia, come se non
volesse
vedere.
Fu solo a quel punto che Regulus
ebbe la fortissima tentazione di tornare indietro. Facendosi luce con
la
bacchetta, aveva scrutato le profondità del lago e, con suo
sommo orrore, aveva
visto decine di cadaveri galleggiare pochi centimetri sotto la
superficie.
Dovette fare un grande sforzo per
non dare di stomaco, sia per la ripugnanza di quei corpi morti, sia per
l’orrore che lo attanagliava al solo pensiero che quegli
stessi cadaveri non
sarebbero rimasti tali a lungo.
Ma prima che potesse arrendersi, la prua della barca toccò terra. Ora che lo vedeva da vicino, quello che gli era sembrato uno scoglio si rivelò essere un vero e proprio isolotto piatto. In cima a un piedistallo c’era un bacile di pietra, pieno di una sostanza liquida e verde.
Regulus aveva dimenticato come si
respirava. Ormai non sapeva più cosa faceva: si muoveva
meccanicamente, come se
le sue facoltà mentali fossero fuori uso.
Meglio,
pensò, tremando. Era molto meglio non rendersi conto di
ciò
che stava per fare.
Tirò fuori dalla tasca il medaglione falso e lo diede a Kreacher, che lo fissava sbigottito, poi gli parlò.
“Ora devo bere quella pozione”
esordì, mettendo a tacere gli strilli spaventati
dell’elfo. “Se vedi che non ce
la faccio, continua a farmela bere, anche se dovrai costringermi.
Quando l’avrò
presa tutta, scambia i medaglioni e torna a casa”.
“Ma… m-ma…”
balbettò Kreacher,
orripilato. “E voi?”
“Non importa. Lasciami qui e
torna a casa. Kreacher, smettila e ascoltami. Quando sarai
lì, non dovrai dire
niente a nessuno della famiglia, che sia rinnegato o no, hai capito?
Poi distruggi
quel medaglione, devi distruggerlo assolutamente. E ricordati della
lettera che
ti ho dato”.
“Oh, per favore… per
favore…!”
gemette l’elfo, e Regulus si sentì stringere il
cuore vedendolo in quello
stato.
“Mi dispiace, Kreacher, ma devi
fare tutto quello che ti ho detto. È un ordine”.
Evocò con la magia un bicchiere e lo immerse nel bacile.
Prima di bere, esitò per qualche istante, ma il Marchio Nero che bruciò per la terza volta lo distolse dai pensieri malinconici e pieni di terrore: ora l’Oscuro Signore era veramente arrabbiato.
Chissà come mai, Regulus provò una sorta di cupa soddisfazione per averlo fatto infuriare. Puntò lo sguardo sul liquido immobile nel bicchiere e lo bevve.
All’inizio non accadde nulla, a
parte un piccolo bruciore allo stomaco. Regulus dovette svuotare
quattro
bicchieri prima di accasciarsi a terra tra le urla spaventate di
Kreacher.
Non vedeva più niente, intorno a
lui era il buio più completo. Sentiva solo un dolore
bruciante infuocargli le
viscere. Voleva che finisse, ma dopo un attimo sentì
qualcuno piegargli
indietro la testa e versargli ancora la pozione in gola.
Non si era accorto di gridare, e
in quel momento vide materializzarsi davanti a sé una scena
sbiadita, che
assumeva maggiore nitidezza a ogni sorso.
Era come se si trovasse in un
cimitero, non più nella caverna, alla presenza di Lord
Voldemort in persona.
Quest’ultimo gli rivolse un sorriso diabolico, dopo di che
puntò la bacchetta
contro qualcuno. Ci fu un lampo di luce verde, e Orion Black fu ucciso.
Un attimo dopo la stessa sorte
toccò a Walburga. Regulus avrebbe voluto impedirlo, e si
dimenava, ma non
riusciva a muoversi.
“Basta! Ti prego, smettila!”
Le sue urla non servirono a
niente. Kreacher lo costrinse a bere dell’altra pozione,
singhiozzando.
Un altro lampo: anche Narcissa era
morta.
Poi toccò a Kreacher. L’elfo
stramazzò a terra.
Regulus provò a coprirsi gli
occhi con le mani, ma fu inutile. Fu costretto ad assistere anche alla
morte di
Sirius.
“Lascialo stare! Basta!” urlava. In quel momento più che mai sarebbe voluto morire, pur di non guardare quello spettacolo straziante.
Ma il peggio arrivò quando vide anche Rachel sul punto di essere uccisa.
“No, lei no… uccidi me, ma
lascia
lei…” disse, senza più la forza di
urlare.
“Padrone, è finita”.
La voce lontana di Kreacher neanche giunse alle sue orecchie. Non voleva vedere né sentire, ma fu inevitabile…
Di colpo tornò tutto buio, poi
Regulus riuscì a riaprire gli occhi. Era di nuovo in
sé, o quasi. Disteso sulla
roccia, vide Kreacher che gli dava le spalle per scambiare i
medaglioni.
Sentiva una sete bruciante.
Senza pensare, prima che l’elfo
potesse accorgersene a gridargli di non farlo, si avvicinò
all’acqua del lago
per bere…
Non appena Regulus sfiorò il lago, una mano bianca e raggrinzita infranse la superficie e gli afferrò il braccio.
Centinaia di cadaveri
s’innalzarono dall’acqua, dirigendosi verso di lui.
Regulus provò a fare
qualcosa, ma si accorse di essere troppo debole per opporre resistenza.
Kreacher, gridando come se
servisse ad allontanarli, provò a lottare con alcuni di
essi, nel tentativo di
raggiungere il padrone.
Ma i cadaveri lo stavano già
trascinando dentro l’acqua.
“Vattene, Kreacher!” ordinò Regulus.
L’elfo scoppiò a piangere ma
continuò ad assestare pugni e graffi agli Inferi. Era
convinto di raggiungerlo,
e poi lo avrebbe portato via con sé…
Un altro gruppo di Inferi afferrò
l’elfo, trascinandolo dalla parte opposta. A quel punto
Kreacher capì che non
ce l’avrebbe mai fatta a salvare Regulus.
Con la morte nel cuore, fece quello che lui gli aveva ordinato. Si Smaterializzò, lasciando propri assalitori a stringere l’aria, proprio nel momento in cui le acque del lago si chiudevano sopra il suo padrone.
*Angolo autrice*
Ok, ce l'ho fatta. Ho cercato di rimandare questo momento per due giorni, ma ora mi sono fatta coraggio e ho aggiornato. Almeno mi sono tolta questo capitolo…non che gli altri saranno più divertenti, ma tanto vale togliersi il problema in fretta… Comunque, ho progettato anche l’epilogo però sono ancora piuttosto indecisa. Si vedrà...
Alohomora
(tu mi capisci, immagino, quindi dovresti sapere
perchè in questo momento mi sento quasi vuota…
Anche io faccio sempre le
recensioni “a caldo”, quindi non preoccuparti. Dopo
aver postato questo capitolo, ti risponderò alla email che
mi hai mandato)
dirkfelpy89 (se
ti può consolare, anche io ho il magone…)
MEISSA_S
(grazie grazie, non so cosa dire. Mi dispiace di
deprimerti così ma spero che il finale ti risollevi il
morale. Risponderò al più presto anche alla tua
mail)
lyrapotter
(hai proprio ragione, i migliori sono quelli che
se ne vanno prima…non è giusto!)
Pepesale (se
vuoi, fammi sapere quando andrai a torturare
Pervinca Potter
97 (povera, mi dispiace, non ho intenzione
di farti piangere. La devo piantare con le fan fiction drammatiche, mi
sa…)
Basta_MarySue
(la notizia Rachel non la leggerà sulla
Gazzetta del Profeta, mi sembrava troppo brutto, poveretta…
Per quanto riguarda
le varie reazioni, credimi, immagino molto di più quella di
Sirius. Rachel non
so come reagirebbe…O_O E per quanto riguarda i genitori di
Regulus, bè, ne
parlerò indirettamente, ma calcola che ho letto che Orion
è morto proprio nello
stesso anno di suo figlio…per questo vorrei evitare di
descrivere anche
questo…non ce la farei)
Pan_Tere94
(grazie! Come ho già detto a qualcun altro, la reazione di
Sirius mi soddisfa, quella di Rachel non so proprio come renderla,
perchè deve essere una cosa tremenda per lei...)
Hermione
Jean Granger (no, nemmeno io ero troppo ansiosa di
aggiornare, ma a questo punto è meglio levarsi il
dente...sigh...)